La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Perşembe, Eylül 27, 2007

ANCORA SU MISS ITALIA

Non sta scritto da nessuna parte che mostrare il fondoschiena sia men dignitoso che mostrare il viso. Sono entrambi fatti puramente estetici, in un concorso di bellezza, esattamente come gli occhi, le gambe, o le chiome.

Se si ritiene poco dignitoso competere nella bellezza del corpo, allora si eviti di partecipare a Miss Italia e piuttosto si apra un blog in cui raccontare tutte le proprie raffinatezze sentimentali e le proprie squisitezze intellettuali. C'è modo e tempo per esprimere qualunque dote a questo mondo. Se però si voglioni i privilegi, la fama, la desiderabilità oggettiva e l'universale ammirazione che solo la bellezza conferisce, si sia almeno coerenti con la propria scelta. Non si possono trarre i vantaggi da quell'aurea di disio e di stupore, di rispetto e quasi di venerazione di cui il pubblico ammanta colei che ritiene la più bella, e poi dire che essere giudicate per le grazie corporali è avvilente. E' una questione di coerenza prima che di morale.

Neppure il dio apollo si lamenterebbe di doversi mostrare di schiena, se dovesse competere in bellezza e splendore con gli altri dèi olimpici.

Da un punto di vista naturale, poi, è noto che, rispetto ad altri particolari, le forme del fondoschiena, al pari di quelle del seno, sono fonte di maggior disio nell'uomo e dunque di maggiore illusione di bellezza, in quanto maggiormente legate alla funzione riproduttiva (la diversa conformazione del bacino nella donna è funzionale all'accoglimento del nascitura). E, come direbbe Schopenhauer nel caso del seno turgido (disiato dall'uomo perché segno di nutrimento abbondante per il neonato) non è la mente, ma l'istinto a saperlo. Mostrando il fondoschiena le miss permetterebbero di valutare in maniera più completa la loro bellezza, giacché desiderabilità e bellezza, nella donna,al contrario che nell'uomo non sono scindibili. Un uomo può essere bellissimo e non desiderato se non da poche, mentre una donna bella è sempre desiderata da tutti, proprio perché la definizione della sua stessa bellezza risiede nel desiderio maschile.
Che la bellezza femminile nasca dall'illusione naturale in ispecie nell'uomo non è un mistero e non vi sarebbe nulla di cui vergognarsi.

Il corpo maschile ha in sé mediamente tutte le doti eccellendo nelle quali un corpo di donna sarebbe ritenuto più bello rispetto agli altri corpi femminili:
è più alto, più plastico, più vigoroso, non ha la cellulite. Ha in sé lo splendore del sole e infatti è simboleggiato dal Dio Apollo. Se si volesse parlare di fatto estetico puro, sarebbe il corpo maschile a dover concorrere, così come infatti avveniva nelle antiche olimpiadi (che ne erano la massima celabrazione per i Greci).

E' soltanto la pura illusione del desiderio dell'uomo, sia a livello sensitivo, come è suscitato nell'immediatezza dalla natura, sia a livello intellettivo, come è sublimato nell'intelletto e nei secoli dalle immagini e dai suoni delle poesie, ad aver creato il mito della bellezza femminile, la quale in natura non esisterebbe affatto (chi, fra un leone maschio con la sua bella criniera e la leonessa spelacchiata sceglierebbe quest'ultima?).

Come ebbi a dire più volte, il corpo maschile, al pari della luce del sole, risplende di bellezza propria, mentre quello femminile, sì come la luna, splende soltanto di luce riflessa.

Una stronzetta fra le eliminate si lamentava pretestuosamente con il finocchietto della moda del fatto che questo avrebbe "fischiato dietro le ragazze" come in strada. Premesso che, data la natura gay dell'interessato i fischi, se si sono verificati, erano ovviamente indirizzati a quei bei ragazzi che sono sempre dietro le quinte o fra il pubblico, la risposta avrebbe dovuto essere molto più dura.
Io avrei detto: "senti, cocca, senza chi ti fischia dietro non vi sarebbe la tua bellezza. (che non esiste in natura). E comunque non ti basterebbe un'orchestra di fischietti per farti arrivare più avanti di dove sei arrivata".
Invece il modaiolo omosessuale (e molto simpatico, quasi quasi cambio sponda) ha preferito fare il galante e dire "dovete mostrare un lato che non è né quello A né quello B, ma quello del cuore".
Si è dimenticato di rilevare che evidentemente, per le femmine umane, dato il loro comportamento ordinario con i coetanei, tale termine indica solo un muscolo involontario, senza alcuna implicazione sentimentale.

Ad ogni modo, l'appuntamento con le pulcelle che si ricordano del cuore solo quando lo si può buonisticamente sbandierare in televisione, mentre non hanno alcuna remora a ferire intimamente e per sempre chi dall'ingenuo trasporto verso la bellezza è mosso verso di loro palpitante, si è solo rimandato. Miss Italia farà anche soldi e carriera, molte simil-miss potrebbero da me essere incontrate come escort. Punto sul fatto che come diceva Schopenhauer, la ricchezza terrena è come l'acqua del mare: più se ne beve, più se ne ha sete, e poiché non può esister per tutte la possibilità di guadagnar infinito (magari per qualcuna sì ma non per tutte) molte dovranno pensare a fonti alternative di reddito oppure ad arrotondamenti alla loro attività principale (modella, hostess, traduttrice, segretaria, o anche lavoratrice laureata). Basta attendere. Mi viene in mente un proverbio orientale, ma visto che a me le escort servono vive non lo cito.

Manca il sonetto dedicato alla miss vincitrice
prometto entro il week-end di postarlo.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Etiketler:

Çarşamba, Eylül 26, 2007

SIMONA, DA ANORESSICA A GRASSONA

Non ascolterò più Radiotre. Troppo sinistrorsi, politically correct e stupidi (stupidi a pensare che gli ascoltatori possano bere tutto quanto la loro ideologicamente versato).
Ieri sera una cretina, parlando di anoressia, in una lettera lunghissima (da cui si leggevano estratti) ha scritto qualcosa come "anch'io ero anoressica a 20 anni...credevo che solo quel modello di bellezza efebico, asessuato e indifeso mi avrebbe dato l'amore di cui avevo bisogno......il sistema maschilista e patriarcale grava pesantemente sulle donne e va abbattuto....e il discorso sarebbe più ampio..bla bla co co dé"

Cretina!
Incolpi gli uomini di desiderare un tipo di bellezza anoressico che nella maggior parte nemmanco desiderano e ADDIRITTURA arrivi al parossismo di lamentarti con loro di un PRIVILEGIO che per natura e per cultura (e soprattutto nella galante, poetica ed estetica cultura italica figlia dello Stilnovo) le donne hanno proprio sugli uomini stessi, e di come qualche cretina, nella smania ossessiva di trarre il massimo vantaggio (io aggiungo: economico-sentimentale) in termini di amore sessuale, desiderabilità, autostima, vanagloria, capriccio o interesse, da tale privilegio, finisca con l'esagerare nel seguire la magrezza delle modelle filiformi ed eteree presentate dalla TV divenendo anoressica!
Come se, esistendo una corsia preferenziale riservata alle donne, queste, per la fretta e la furia di sfruttarla, si accalcassero all'imbocco per percorrerla ed accelerassero in essa esageratamente finendo poi per scontrarsi fra loro o uscire di strada. Ma ti rendi conto? Diamo la colpa all'esistenza della corsia preferenziale o alle donne che per la fretta di usarla mettono in moto l'auto prima del cervello?

Falsa!
Ma in questo sei in buona compagnia. Tu chiami oppressione il vantaggio e discriminazione il privilegio. Ne avevo ampiamente parlato, qua, qui e qui.
Come ebbi già a dire parlando contro una parlamentare di Forza Italia (la stupidità è dunque trasversale agli schieramenti parlamentari, dato che la ritrovo immutata in questa estrema sinistra radiofonica), non è la società ad essere sessista: la natura lo è. La società, se amante di quanto possiamo chiamare "equo vivere", può semplicemente tentare di compensare le disparità naturali, o, meglio, dare agli individui la libertà di compensarle.
E' quello che ha sempre fatto il mondo umano prima dell'avvento del femminismo.
Oggi come ieri la donna ha sempre privilegio di natura d'essere apprezzata, ammirata e desiderata in sé per la bellezza (e, quando non vi è, comunque per l'illusione data dal desiderio). Per naturale compensazione l’uomo ha sempre potuto proporre altre doti per essere simmetricamente apprezzato, a seconda del mondo. Il mondo eroico ed omerico aveva la virtù guerriera, il mondo cavalleresco e cristiano la cultura, il pensiero, le belle arti, la conoscenza, il cor gentile, il mondo capitalista ha il denaro. Forse un futuro (utopico) proporrà finalmente il puro spirito. Il mondo attuale, intanto, con tutti i suoi difetti, ha il denaro. Avrà tutti i difetti ma almeno permette all'uomo di compensare la disparità di desideri (non necessariamente sessuali) e inclinazioni sentimentali con la donna. Non è assurdo. E' invece assurdo un mondo che programmaticamente voglia eliminare le differenze.
E' ipocrita poi un mondo che chiama svantaggio il privilegio e chiama discriminazione una scelta (dettata da diversi desideri di natura).
Se vige la morale pseudo-cavalleresca, per cui sia per cultura sia per legge è sancito che l'uomo debba mantenere la donna (se questa non ha voglia di lavorare o di cercare un lavoro in grado di farle guadagnare quanto desidera), se anche per un semplice rapporto "free" l'uomo deve dare infinite cose in pensieri, parole, opere, fatiche, dignità (quando deve recitare da cavalier servente) e soprattutto doni e regali e inviti a cena, se una donna può ottenere (economicamente e sentimentalmente, oppure in moneta di vanagloria e autostima) tutto senza dare nulla più che un sorriso, se viene accettata, disiata o comunque socialmente apprezzata in ogni dove di per sè, in quanto "soave fanciulla", per la sua grazia, la sua leggiadria ed ogni altra dote attribuitale per natura e cultura (addirittura anche quando, come accade spesso, manca la vera bellezza) perché mai una donna dovrebbe faticare per arrivare a guadagnare tassativamente una certa cifra (come ha l'obbligo l'uomo per non essere un nulla) o raggiungere una certa posizione di prestigio socio-economico (quella indispensabile invece all'uomo per essere ammirato e potersi circondare delle donne che desidera) dato che già per natura piovono su di lei privilegi principeschi (in relazione all'uomo), complimenti, desiderabilità e ammirazione, o comunque accettazione, sociale e per natura le viene dato tutto?
Sarebbe molto stupida se non ne approfittasse, facendosi per quanto possibile mantenere o, se ama il lavoro, scegliendo una professione per puro gusto e non per soldi (ed è per questo e solo per questo che le donne svolgono mestieri meno remunerati ma non per questo meno appaganti in sé).
Se deve sempre essere l'uomo a "spendere" (sia materialmente, sia idealmente) per la sola speranza di conquista, deve esistere per lui ALMENO LA POSSIBILITA' di guadagnare di più, altrimenti dove trarrebbe le risorse per la "rincorsa"? O per voi è naturale che l'uomo viva perennemente infelice e inappagato?
La donna, per privilegio sia di natura sia di galanteria, ha la possibilità, nella sfera dell'AUTOSTIMA (erotica ed affettiva), di essere ammirata, disiata ed apprezzata al primo sguardo e, in quella del POTERE (personale e sociale) di influenzare l'agire e il pensare degli uomini (e quindi la storia), SENZA BISOGNO di faticare, compiere "imprese" o mostrare eccellenza in doti particolari (come i cavalieri che se non le dimostrano non sono né disiati né ammirati) o di raggiungere una posizione di preminenza sociale ed economica (come invece gli uomini che senza di essa non contano nulla).
E tutto questo vale per natura, poiché è il maschio ad essere indotto dalla natura ad onta di perigli e fatiche a seguire la femmina nel più fitto dei boschi e chissà dove, non viceversa.
Tale disparità DEVE essere compensata in un modo o nell'altro dall'ordine sociale. Il denaro è un mezzo (o il mezzo attuale).
Se le persone sono lasciate libere tale "riequilibrio" avviene senza discriminazioni, non per effetto di divieti o svantaggi alle donne, ma per conseguenza di libere scelte diverse dettate da bisogni diversi, inclinazioni diverse e doti naturali differenti. E' se si pretende di eliminare a posteriori tale riequilibrio che si compie azione ingiuste e discriminatoria in quanto un'uguaglianza imposta penalizzerebbe gli uomini DATO CHE il non avere il femminista 50 e 50 non deriva da discriminazione contro le donne ma dal fatto che esse (per privilegio naturale e culturale) hanno meno bisogno di certe posizioni e di certe carriere (per essere felici o anche solo socialmente accettate e amorosamente disiate) e quindi non vi spendono tanto tempo ed energia come sono invece obbligati a fare gli uomini: conseguentemente correggere a posteriori per avere il politicamente corretto 50 e 50 sarebbe come, per il puro gusto di "pareggiare", rallentare a metà di una competizione chi ha corso e faticato di più perché aveva più necessità di arrivare prima.
Se davvero si realizzassero i propositi del ministero delle pari opportunità la situazione sarebbe totalmente a svantaggio dell'uomo, e non certo pari o giusta.
Il desiderio è dispari.
La donna gode di un privilegio nella sfera, diciamo, erotico-sentimentale, che le deriva direttamente dalla natura. Tale posizione di privilegio (o, se vogliamo, di preminenza) diffonde i propri effetti, direttamente o indirettamente (e in maniera assolutamente indipendente dall'organizzazione sociale, la quale non può, anche volendo, vincere la natura in questo), in ogni aspetto della vita dato che, come mostra Freud, tutto ciò che desideriamo o vogliamo, consciamente o meno, deriva dal profondo degli impulsi sessuali. Di ciò non si può non tenere conto parlando di "parità", sempre che si abbia come fine una parità effettuale o, meglio, una uguale possibilità di ogni individuo di cercare la via per essere felice, o meno infelice possibile, secondo i propri personalissimi ed ingiudicabili parametri. In caso contrario significa o che si è troppo stupidi per capire la sostanza del problema oltrepassando l'apparenza o troppo perfide e false per ammettere di avere un vantaggio (molto più influente della superiore forza fisica maschile) il quale DEVE essere compensato da una società che voglia essere non dico giusta, ma almeno FUNZIONANTE (solo quanto è bilanciato, come lo è stato il mondo della tradizione, può funzionare a lungo). La terza via significa semplicemente ritenere accettabile la crudeltà della natura solo perché in questo caso va (o sembra andare) a vantaggio della donna, sottendere che l'uomo debba sempre essere tiranneggiato o reso profondamente degno del riso da questa e definire arbitrariamente la disparità naturale come "giustizia naturale" (ragionamento tipico delle ecofemministe: e sarebbe interessante la loro reazione a chi sostenesse giusto per l'uomo approfittare della brutalità fisica e delle forze naturali di coesione , ossia del branco, per schiavizzare le donne, perché è il discorso simmetrico a questo quello sostenuto da certe ecofemministe e da certe donne).
Rousseau credeva ingenuamente tale influenza delle donne (esercitata per mezzo di ciò che nell'uomo è di più profondo e di più irrazionale) un fatto positivo in quanto naturale, ma Leopardi e Schopenhauer hanno ampiamente dimostrato come alla natura poco importi dell'infelicità o della felicità dei singoli individui.
La felicità è un concetto speculativo e infinitamente soggettivo nelle sue possibilità (o, per i pessimisti, illusorio nella sua impossibilità), e non è raggiunto con il puro soddisfacimento del corpo, ma è oggettivamente riscontrabile che laddove non possono essere pienamente appagati i bisogni naturali (fra cui, per l'uomo, quelli di bellezza e di piacere, dei sensi come delle idee), l'essere vivente dotato di autocoscienza è inevitabilmente infelice.
Per questo è disumano non voler concedere all'uomo di poter compensare la situazione svantaggiata di partenza o lamentarsi delle conseguenze macroscopiche di ciò (vedi statistiche sui redditi), ovvero di come a volte l'uomo (non tutti sono imbecilli come sembra) vi riesca con le proprie forze (lavorando e guadagnando di più, sacrificandosi di più nella carriera perché non ha altra scelta).
Se una donna può avere la bellezza per essere apprezzata, ammirata, disiata al primo sguardo, un uomo deve poter acquisire altre doti parimenti oggettive e immediatamente apprezzabili per essere allo stesso modo ammirato e disiato e "pareggiare il rapporto" con la bella donna.
Se ella possiede la bellezza, di cui, sensitivamente e intellettivamente, l'uomo ha naturale ed intimo bisogno e verso cui è mosso da profondo e immortale disio, egli deve possedere e poter offrire a lei altre doti di cui la donna ha pari bisogno e brama e verso le quali è mossa a desiderio con ugual forza.
Ogni rapporto umano, fra uomo e uomo o fra uomo e donna, è fatto di dare ed avere (non necessariamente e banalmente in senso economico, ovviamente). Solo gli stolti possono credere il contrario e confidare nella gratuità (la quale non esiste neppure nel sentimento).
I rapporti fra uomo e donna nel regno dei cieli non mi interessano. Io parlo di quanto accade sulla terra. E' raro si incontrino San Francesco e Santa Chiara e poiché l'uomo deve poter godere realmente, di quando in quando, delle bellezze che abitano la terra, deve anche possedere quelle doti in grado di allettare e realisticamente disporre a concedersi le donne vere prima delle sante.
Se non possiede tali doti non ha nulla di concreto da offrire alla donna e da lei disiato e gradito, per cui non potrà sorgere alcun rapporto costruttivo con lei. E l'uomo con ogni probabilità sarà infelice e inappagato sia sensitivamente sia intellettivamente, oltre che mai apprezzato, con conseguenze sia distruttive sia autodistruttive.
Possibile che donne lauerate e intelligenti non capiscano queste semplici verità?
Sono gli spermatozoi che devono correre all'ovulo, non viceversa. Non possono essere "rallentati" per "parità". E sono gli animali maschi che devono lottare, inseguire e raggiungere e conquistare l'animale femmina che sta ferma e non ha obblighi. E per correre, inseguire, competere, serve la benzina, la forza, la fiducia. E la benzina, la forza, la fiducia, in un mondo capitalista, risiedono nelle possibilità economiche. Stupido negarlo. E negare dunque che la situazione attuale non sia frutto di una discriminazione, ma del tentativo disperato degli uomini di compensare il naturale privilegio delle donne significa essere ciniche e bare. Oltre che FALSE!

Cieca!
La cosa che è da abbattere (ma per equità verso gli uomini, non verso le donne) qui sarebbe solo il millenario privilegio che alle donne è dato dalla bellezza, ma, sebbene alcune esagerazioni servili di derivazione medievale codificate con il nome di galanteria potrebbero essere abolite (emancipando l'uomo), sarà difficile eliminare la forte componente naturale nascente dagli impulsi più vitali e profondi.
NELLA SESSUALITA' gli uomini e le donne non sono mossi dal libero arbitrio, ma dal genio della specie.
La natura inculca nel petto dell'uomo una brama infinita di cogliere l'ebbrezza ed il piacere dei sensi da quante più donne possibili, e ne fa nascere il desiderio immediatamente e al primo sguardo, con l'immediatezza del fulmine e l'intensità del tuono, ma con la soavità di plenilunio di giugno dopo la pioggia, non appena la bellezza si fa sensibile a lui nelle fattezze del corpo muliebre, nella claritate del viso, nelle forme dei seni rotonde, nelle membra scolpite, nella figura slanciata, nelle chiome fluenti e nell'altre grazie ch'è bello tacere.
Parimenti inscrive nell'istinto della donna la dote di farsi sommamente desiderare e seguire in ogni dove, (come una fiera nei boschi) dal maggior numero possibile di maschi, in modo da ampliare al massimo la rosa di coloro che sono disposti a competere per lei e dai quali selezionare chi mostra eccellenza nelle caratteristiche volute per la riproduzione e il bene della discendenza (o, razionalizzato nelle società più evoluto, quelle doti materiali o intellettuali che rendono un uomo gradito o utile alla femmina, o conferiscono prestigio sociale).
Tutto ciò risponde ai fini della natura, non a quelli dell'uomo (ed è infatti motivi di infinite infelicità individuali, da quelle dei giovani uomini intimamente feriti dalle "stronze" a quelle delle donne tradite): il desiderio maschile serve garantire la massima propagazione dell'istinto vitale, quello femminile a garantire la selezione dell'eccellenza.
Questo è l'amore naturale "l'inganno che la natura ha dato agli uomini per propagarne la specie".
Tutto il resto, nell'amore, è solo costruzione dell'uomo, della sua ragione, della sua arte, della sua parola, e, più profondamente, del suo inconscio.
L'aveva già compreso Schopenhauer:
"L'uomo tende per natura all'incostanza in amore, la donna alla costanza. L'amore dell'uomo cala sensibilmente non appena è stato soddisfatto: quasi tutte le altre donne lo eccitano più di quella che già possiede, perciò desidera variare. Invece l'amore della donna aumenta proprio da quel momento. Ciò dipende dal fine della natura, la quale mira a conservare la specie e quindi a moltiplicarla il più possibile. L'uomo infatti può comodamente generare in un anno più di cento figli, se ha a disposizione altrettante donne: la donna invece, per quanti uomini abbia, potrebbe comunque mettere al mondo un solo figlio all'anno (a prescindere dalle nascite gemellari). Perciò l'uomo va continuamente alla ricerca di altre donne, mentre la donna si attacca saldamente a un unico uomo: la natura infatti la spinge a conservarsi, d'istinto e senza alcuna riflessione, colui che nutrirà e proteggerà la futura prole." (LA METAFISICA DELL'AMORE SESSUALE)
Se da un lato è evidente (e il fatto tu fossi apprezzata quando eri bella è l'esempio lampante) come l'uomo, nella sua ricerca di bellezza corporale e ideale, sia mosso dall'impulso naturale al sesso, dall'altro non risulta assolutamente vero, come par dire taluno o vantarsi taluna, che la sessualità delle donne sia meno presente o risulti meno centrale nell'esistenza. Semplicemente si esprime in un modo diverso, ma ciò non significa affatto ricopra una minor importanza nella vita, anzi. Il modo ad essa proprio è più quello del selezionare e dell'accudire che non quello del bramare continuamente e infinitamente il congiungimento carnale, è più afferente al sentirsi desiderate che non al desiderare, il quale è il modo maschile per eccellenza (ed è motore d'arte ed ispirazione di poesia negli uomini nati alle cose dell'intelletto).
La sessualità è sempre presente nell'inconscio, altrimenti le femmine, ad esempio, non si farebbero belle (“per piacere a loro stesse”) anche quando non ne avrebbero razionalmente bisogno: è invece naturale per le femmine essere massimamente belle e desiderate almeno quanto è per noi maschi naturale desiderare la bellezza. Sono le società talebane che proibiscono questo con motivi religioso-morali al fine(pratico) di controllare la società guidando gli individui fin nel profondo delle pulsioni e dei desideri. Un mondo libero non può dannare i desideri di natura, né i modi che uomini e donne scelgono per appagarli (o per trarre dall'appagamento di altri in essi un vantaggio individuale, come nella prostituzione libera).
La teoria femminista portata avanti da molti fra cui, devo constatare con rammarico, quelli del Financial Times (e creduta, perché tutto sommato comoda per chi vuol sentirsi in posizione di forza, da tanti uomini) riprende per motivi opposti ma uguali lo stesso principio delle teorie talebane (come del resto le crociate contro la prostituzione e la pornografia, entrambe invece, quando non imposte d'altrui, libere espressioni della sessualità individuale e collettiva). E' strano che una certa "censura" al nudo e alle veline venga auspicata come "femminismo positivo e liberatorio" nello stesso momento in cui altre donne, in fuga da società talebane e sessuofobiche, cercano di raggiungere, a rischio della loro stessa vita, lo stile di vita e di parvenza che voi, stolidi articolisti perbenisti del Financial Times criticate, e vedono nel vestire occidentale (e italiano) e nel modo di farsi belle delle donne libere un simbolo ed una speranza di emancipazione.

E' naturale il desiderio che muove il maschio verso la bellezza corporale della donna, la claritade del suo viso, le sue chiome fluenti, le divine lunghezze delle membra, le rotondità del petto, lo slancio statuario del corpo, le grazie tutte della sua angelica figura, alta, e cara allo sguardo suspiciente, e della pelle liscia e levigata, soave al tatto, è altrettanto naturale il disio della femmina di corrispondere a tale ideale estetico e d'esser così da tutti rimirata, apprezzata, bramata e idolatrata al primo sguardo. SI potrà cambiare il modello di bellezza (e probabilmente va cambiato, rispetto a quello sterile e asessuato di oggi), ma non il fatto che l'uomo desideri nella donna il "sogno estetico".
Non siamo noi a scegliere cosa soddisfare: noi scegliamo solo i mezzi e i modi.
E' la natura stessa che ci indica cosa ci piace, non possiamo farci piacere qualcosa ad arbitrio, almeno nei bisogni naturali. Non possiamo essere appagati se non soddisfiamo la brama di bellezza e di piacere che la natura stessa ci inculca nei petti. Perché un uomo si avvicina ad una donna (attraente)? Non intendo per l'amicizia, la quale è invero rara, se sincera, ed è propria dell'uomo (in natura non esiste), ma per quanto si dice "amore"? Perchè lo ritiene giusto? Perché esegue un calcolo o una dimostrazione che a ciò lo convincono? Perché la società glie lo insegna? Perché lo ritiene moralmente accettabile o positivo? NO! perché la natura lo spinge a ciò, come spinge le fiere ad inseguire la femmina nei boschi, come muove le stelle scorrenti del cielo e dà vita alle distese luminose del mare e alle terre che producono frutti! Come narra il De rerum natura di Lucrezio.
Se così non fosse, e si fosse spinti da mero edonismo o necessità estetico-intellettuale, si sceglierebbe di mirare la Venere di Milo o le Tre Grazie del Canova piuttosto che attaccar discorso con certe donzelle (dal comportamento magari intriso di stronzaggine e di vanagloria) solo perché sono le uniche creature viventi, nel raggio di qualche miglio, in grado di assomigliare a qualcosa in grado di suscitare un minimo palpito di desiderio.
Spesso converrebbe anche all'uomo poter scegliere di non desiderare (quante sofferenze e quante spese eviterebbe!) carnalmente e il fatto che non possa significa che non è lui a decidere (così come, ad onta del vanto femminile, non è nemmeno emancipazione dalla natura o merito intellettivo della donna la sua "razionalità erotico- sentimentale", ma meramente un'espressione raffinata del suo istinto sessuale, il quale non è desiderare ma farsi desiderare, e poi selezionare l'eccellenza). Si possono inibire le pulsioni, non cambiarle né annullarle.

Che la donna abbia l'istinto materno e che la sua sessualità la porti più ad accudire che non a divertirsi fra cento letti, più a selezionare il miglior padre per la prole che non a faticare direttamente essa stessa per raggiungere quella preminenza economico-lavorativa da lei ricercata nell'uomo, e che l'uomo viceversa abbia il desiderio "diffusivo" di godere della bellezza così come è diffusa sopra la vastità multiforme dell'unierso femmineo ed abbia bisogno di eccellere in doti oggettivamente e immediatamente apprezzabili (quali ad esempio quelle economiche) per compensare la disparità di numeri e desideri con il femminile ed essere parimenti ammirato e disiato come una donna lo è al primo sguardo per le sue forme belle,
sono fatti naturali, non culturali. La cultura può variare modelli e modi di bellezza e di eccellenza, ma non il fatto che la donna desideri l'eccellenza (nelle doti da ciascuna ritenute più importanti secondo i propri rispettivi e magari inconsci parametri) e l'uomo la beltà del corpo.
Che la donna sia tanto madre da un lato quanto oggetto di desiderio dall'altro non è stabilito dall'uomo o dalla cultura, ma da madre (matrigna?) natura. Ciò non è offensivo, come pensano le sciocche che gridano contro la "dicotomia madre/puttana imposta dall'oppressione maschile". Non è l'uomo a scegliere di disiare la donna appena le grazie di lei si fanno sensibili agli occhi né è l'uomo a far desiderare alla donna di procreare e accudire i pargoli. E' la natura.

Tu hai un concetto e una misura di emancipazione basati unicamente su valutazioni numeriche o ideologiche riguardo il lavoro. Ciò coglie solo la superficie del problema e non tocca le motivazioni profonde dell'essere umano. Il lavoro infatti è un mezzo, non già un fine supremo dell'essere umano, né una sua escatologica realizzazione (come pare nell'idealizzazione capitalista del guadagno).
Il vero fine dell'essere umano non è arrivare in una determinata posizione socio-economica in sé o svolgere un determinato lavoro in quanto tale. Non è così che la vita in sé si compie e i desideri si appagano. Il fine supremo, anzi profondo, dell'uomo (e della donna) è essere riconosciuto, apprezzato, desiderato. Raggiungere una certa posizione socioeconomica, svolgere un certo lavoro, piuttosto che non sposarsi, essere belle, sfilare ecc.
sono soltanto i mezzi con cui si può essere riconosciuti, apprezzati e desiderati nel mondo odierno.

Per privilegio di natura prima ancora che di cultura, la donna ha la possibilità di essere dal mondo apprezzata, ammirata, disiata al primo sguardo in sé e per sé, per la sua grazia, la sua leggiadria, la sua essenza mondana (quando manca la bellezza, vi supplisce l'illusione del desiderio), senza bisogno di fare granché o di mostrare necessariamente altre doti, poiché l'uomo la desidera primieramente per la bellezza.
Al contrario, poiché la donna vuole selezionare fra i tanti che la desiderano colui che "eccelle", l'uomo è costretto a mostrare un certo valore, a faticare, a competere, a raggiungere una certa posizione socio-economica o anche culturale e di prestigio, giacché il concetto di "eccellenza", trasposto nel mondo umano, non ha valenza soltanto estetica, ma si ammante di una sfaccettata serie di significati ed implica conseguentemente per l'uomo un'altrettanto variegata serie di "imprese da compiere".
Se non vi riesce, rimane un puro nulla e non solo non ha alcuna speranza d'esser degnato d'uno sguardo dalle donne, ma risulta completamente trasparente per tutta la società (giacché non può esercitare nel mondo quell'influenza indiretta sugli uomini e sulle cose per tramite di quanto in essi è di più profondo e irrazionale, quell'influsso sui pensieri e sulle azioni che per disparità di desideri ed inclinazioni sentimentali è proprio della donna).
Per la donna la carriera è una scelta, per un uomo un obbligo. Altrimenti è infelice, non può godere di ciò di cui ha bisogno per natura e non ha né accettazione né stima del sesso opposto.

Isterica!
La tua isteria femminile non ti permette di ragionare e di usare la logica
Il privilegio delle donne(di essere ammirate dal mondo, apprezzate dalle genti, accettate socialmente e disiate da tutti al primo sguardo in sé e per sé, per la propria grazia, la propria bellezza, quando c'è, la propria leggiadria, la propria essenza mondana dunque, senza bisogno di raggiungere una preminenza economica o lavorativa o mostrare obbligatoriamente altre doti come devon invece far i cavalieri, i quali senza esse sono puro nulla e non hanno né stima né accettazione sociale né interesse da parte del sesso opposto) nasce dalla natura mentre quello (eventuale e presunto) degli uomini dall'organizzazione sociale. Visto che sono la società e le persone ad adeguare i loro comportamenti, i loro modi di agire, i loro pensieri e le loro organizzazioni alla realtà naturale e mai viceversa, debbo dedurre con conseguenza necessaria come sia il secondo ad essere un necessario prodotto e adeguamento e bilanciamento del primo (si raggiunge sempre, in natura, un certo equilibrio, altrimenti i sistemi instabili saltano).
NON E' naturale né giusto, imporre un 50% di uomini e donne in tutto e per tutto, in barba alle differenti necessità ed alle differenti sensibilità ed ai differenti desideri e doti di natura, ma anzi profondamente ingiusto proprio perché impedisce la naturale compensazione delle disparità. Esiste una naturale disparità di desideri (non necessariamente solo sessuali) e di inclinazioni sentimentali per cui nella sfera privata (non solo sessuale, ma anche nell'amicizia, nella famiglia, nel rapporto filiale o in quello fra fratello e sorella) l'influenza psicologica esercitata dalla donna sull'uomo è infinitamente superiore a quella esercitata da questo su di lei. Tale modalità di "controllo degli eventi e dei pensieri", notata per primo da Rousseau, è puramente natura ed è esercitata tramite quanto di più profondo e irrazionale esiste nell'uomo e quindi non dipende affatto dalla cultura o dalla società, e nessuna cultura, per quanto misogina e nessuna società, per quanto talebana, potrà mai impedire ciò. E solo una cultura imbecille (come evidentemente quella che ti è propria) può negarlo.

Idiota!
Tu sostieni di aver creduto che solo quel modello di bellezza assessuato ed efebico avrebbe potuto procurarti l'amore di cui avevi bisogno. Dai infine di questo tuo errore la colpa agli uomini.
Io invece sostengo di credere, anzi, di essere sicuro, che soltanto pagando profumatamente, o comunque raggiungendo una posizione di eccellenza socio-economica, potrò avere la possibilità di accompagnarmi ad una quelle donne dalla bellezza tanto alta e nova innanzi a cui "null'omo pote ma ciascun sospira", e delle quali per natura e quasi per istinto sento di avere sensitivo ed intellettivo bisogno amoroso.
Data la disparità fra maschi e femmine di numeri e desideri (che il modello restrittivo di bellezza della pubblicità accresce e non diminuisce: io come uomo averei vantaggio che le donne normali fossero considerate belle e desiderabili, giacchè minore sarebbe il valore oggi stellare delle vere belle) infatti, l'unica mia possibilità di compensare con qualcosa di parimenti disiato ed apprezzato il valore oggettivo ed immediato della bellezza, di pareggiare un rapporto (o una speranza di rapporto) che mi vedrebbe irrimediabilmente soggetto a qualsivoglia irrisione pubblica e privata e a qualsiasi ferimento intimo, e ad un continuo disagio da sessuale ad esistenziale, e di evitare di vivere per il resto della mia vita infelice e inappagato, nella continua frustrazione d'ogni disio, è il denaro.
Se un giorno, preso dalla smania di denaro e di carriera da ciò motivata, dovessi arrivare a rubare o a compiere atti assurdi e sbagliati, potrei forse dare la colpa di ciò alle donne, che con la loro brama di eccellenza di fatto mi spingono a ciò? Non sarebbe meglio mantenere la responsabilità delle proprie azioni e finirla di fare gli scaricabarile?

Stupida!
Che un uomo desideri la bellezza al primo sguardo nella donna, subito attratto dalle sue forme e dalle sue chiome, è naturale, mentre è innaturale il modello di bellezza anoressico imposto dalla moda contemporanea. Che però tu dia agli uomini la colpa di un modello di bellezza inventato da donne e da finocchi è inaccettabile e dimostra o la tua stupidità o la tua malafede

Ipocrita!
Non è sbagliato che gli uomini siano con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine, ma con la soavità del plenilunio di giugno dopo la pioggia, attratti dalle grazie corporali delle donne, ma che queste, anziché essere sinonimo di piena salute e di fecondità, come sarebbe in natura, siano sinonimo di anoressia e quindi debolezza e malattia e sterilità. Parli di più contro gli stilisti (froci) e meno contro gli uomini (mossi dal desiderio di natura che solo l'immaginario distorto moderno ha potuto rivolgere verso un modello di bellezza intimamente fragile e malato e sterile, al contrario di quello classico).

Bastarda!
Tu fai finta di essere la sola persona sensibile al mondo, ingigantendo le tue sofferenze e attribuendo ad altri la colpa dei tuoi sbagli, e volutamente trascuri dolori, sofferenze e frustrazioni forse ancora più intime e profonde provocate (spesso a causa delle perfida vanagloria e della tirannica prepotenza delle donne) negli uomini dalla stessa situazione di cui osi lamentarti. Ne avevo parlato anche io, ma tanto è inutile cercare di far capire a chi capire non vuole per la perfida chiusura del proprio presunto cuore!

Ignorante!
Non sai che simile polemica sulla magrezza esisteva negli anni Trenta, quando il regima fascista, quello sì maschilista e patriarcale (almeno nei propositi), criticava, con argomentazioni in molti tratti perfettamente sovrapponibili alle tue femministe, il modello di bellezza proposto dalle democrazie occidentali e femministe, della donna alta ed eterea, asessuata e magra, ritenuto sinonimo di troppa emancipazione dal ruolo tradizionale, di ossessiva volontà di imitare l'uomo, di incapacità di generare e di decadenza, contrapponendovi invece quello della donna fascista robusta e prosperosa, materna ed in carne, capace di generare figli robusti e perfettamente organica al sistema nel suo ruolo di madre prolifica e di moglie fedele. Ora che anche l'Italia è divenuta una democrazia femminista tu vedi proprio nel trionfo mediatico dell'immagine femminile creata dalle culture che per prime a inizio novecento hanno voluto l'emancipazione il simbolo di una presunta oppressione maschilista e patriarcale? Ma la tua ossessione non è la bilancia, è il rapporto con l'uomo! Tu lo vedi oppressore anche quando è oppresso! Esaltato anche quando è umiliato! Favorito anche quando è svantaggiato!

L'ossessiva rappresentazione della figura femminile della pubblicità è frutto della sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile, di cui ho spesso parlato, sopravvalutazione assurda e con effetti reali e disastrosi soprattutto sui giovani maschi, sulla loro psiche e sulla loro autostima, altro che balle sul maschilismo e il patriarcato e le donne vittime!. Poi bisognerebbe spiegarti che il mondo moderno, dopo due millenni di anti-virile (e forse per questo in alcuni aspetto misogino) cristianesimo e due secoli di effemminata cultura democratica, non solo non è più patriarcale, ma risulta una immensa vagina a cielo aperto. Come spiegherebbe bene Julius Evola, in questa prevalenza della notte sul giorno, della luna sul sole, del senso materiale e materno della vita su quello spirituale e paterno, in questo attuale trionfo delle forze oscure e telluriche su quelle solari e supere delle grandi tradizioni occidentali, nulla è più rimasto in piedi di veramente degno dei padri, e gli uomini stessi di virile non hanno proprio più quasi nulla, specie nello spirito e nell'intelletto. Non voglio però fare una digressione filosofica o politica, dunque fingo di non aver colto la provocazione, riservandomi di rispondere più precisamente e più lungamente in seguito.
Intanto vai a fare gentilmente in culo.

GENTILI FANCULI DALLA SUBLIME PORTA

P.S.
Trascuro di adirarmi perché certe donne viventi in questo sterile e decadente mondo moedrno, degenere e terragno e privo di vera arte e di veri slanci spirituali, prima di pronunziare il termine "patriarcato", richiamante alle gerarchie dei mondi tradizionali, retti dalle caste superiori dei guerrieri o dei sacerdoti, capaci di immortali opere che davano senso e significato alla vita dell'uomo qualil'Eneide virgiliana o la Commedia dantesca, dovrebbero sciacquarsi la bocca.
Rimarco solo che, come del resto concordano molti psicologi e psicanalisti, l'attuale disgregazione sociale dell'occidente, generatrice di numerosi fenomeni di decadenza (dalla violenza giovanile alla mancanza di valori spirituali, dalla sparizione di ogni senso del dovere alla cancellazione dell'idea stessa di famiglia) è conseguenza primeramente della scomparsa (e della maledizione femminista) materiale e morale della figura del padre. Di tutto si può dire dell'attuale società fuorché sia patriarcale. Dalla culla alla tomba molti uomini non vedono altro che donne, nella scuola, nella TV e nel mondo della cultura e in quello della magistratura. Tutto quanto viene loro insegnato e fatto percepire come positivo o negativo non deriva pressoché da nulla se non da donne. Solo una cretina, una cieca, una sorda o una falsa può negarlo. Ho mandato a quel paese persino una cara amica per non dover sentire così bistrattata una verità tanto sensibile ed evidente (e dire che, come nichilista, non dovrebbe starmi a cuore più di tanto l'oggettività, ma, pur non credendo assolutamente in essa, non arrivo al punto da ritenere che tutte le "verità relative e soggettive" siano equivalenti: ce ne sono di platealmente false e quando una donna chiama nera un'auto bianca io dico che è scema, anche se ella è amica, se il mondo è a colori e se io ho letto Nietzsche), figuriamoci se non mando a cagare un'anonima ascoltatrice.
A me piace poi rovesciare la medievale cavalleria: dopo la sequela di insulti che ha scandito il mio discorso sostituendo parodisticamente quella dei galanti complimenti, termino con l'equivalente del baciamano: il fanculo con sputo in un occhio.
Non mi si dica che devo avere pietà di questa Simona e della sua attuale sofferenza e della sua precedente malattia. Le donne italiana avranno anche mille problemi, ma questi non possono derivare da quello che non c'è più. Forse esse iniziano piuttosto a sentire gli svantaggi concreti della sua sparizione. Magari gli antichi padri avrebbero coccolato le figlie, impedendo loro di seguire ciecamente la pubblicità anoressica. Magari avrebbero dato loro altro valore, come donne, che non quello puramente estetico-pubblicitario. Magari nel mondo antico ad essere esposto era il corpo maschile, e quello femminile non avrebbe dovuto costrinersi a diete o a strani trattamenti che (come denunciato da Simona) fanno perdere la voglia di fare all'amore e interrompono il ciclo. Ma la sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile e l'emancipazione della donna hanno prodotto questo mondo, libero, ma con tante contraddizioni. Niente più padri, niente più figlie predilette. A questo punto dico: peggio per loro! Io, come maschio, vi vivo (a parte le cretinate ideologiche e le provocazioni sessuali che devo sentire per radio o vedere in tv) meglio di quanto avrei vissuto un tempo. Tanto, se Simona è ingrassata, di modelle ne trovo comunque altre, potendo (e dovendo comunque) "pagare". Mica devo fare a schioppettate con il padre o duellare con la spada con i fratelli come un tempo, per cogliere il fiore di una donzella ed appagare il mio sogno estetico. Ora, nel mondo mercantile e femmineo, mi basta arrivare ad un accordo pacifico (ed economico).

Salı, Eylül 25, 2007

MISS ITALIA: RIFLESSIONI DI UN GIOVANE NEL LIMBO
Il sentimento che provo ad ogni miss Italia che passa è duplice: da un lato vi è la speranza, poiché spero anno dopo anni di avvicinarmi a quelle doti che sole potranno permettermi di accumulare forza, cultura, prestigio, potere e ricchezza, di raggiungere un primato fra gli uomini, e quindi farmi divenire degno d'accostarmi a cotanta bellezza divina, dall'altro lato vi è la delusione di non poter mai vivere un sogno completamente felice. Quando ero giovane come e più di queste ragazze, non avevo né potere né ricchezza per rendermi desiderabile ai loro occhi, e come davanti a quelli del mondo ero socialmente trasparente, mentre se e quando avrò conseguito quella posizione di prestigio culturale, di ricchezza finanziaria, di forza intellettiva, di eccellenza economica e di primato sociale tale da divenire visibile ai loro desideri di donne sommamente disiate, avrò ineluttabilmente perso quella delicatezza d'animo, quel sentire puro e immediato, quel trasporto ingenuo verso la bellezza e le cose, quella sensibilità estetica e assieme intellettiva con cui da fanciullo guardavo suspiciente alla luna vedendovi le grazie di ogni sogno vivente e di ogni oggetto amoroso.

Potrò fregarmene della gente che dirà "ma guarda quello: sta con una che potrebbe essere sua figlia", mentre più difficile sarà tacitare la mia voglia di essere ancora il fanciullo che sogna di fare all'amore con l'irraggiungibile intatta luna mentre sarò invece un uomo il quale all'altezza di quella luna che stringerò fra le braccia sarà già arrivato con le proprie forze. Ciò potrà anche essere bello da un punto di vista vanitoso, ma ucciderà la poesia di immaginarsi la dea della luna scendere in terra e chinarsi sul fanciullo come fece Selene su Endimione.
Per avere quel sogno bisognerebbe essere visibili dalle miss quando si è ancora più "piccoli" e molto più in basso rispetto a loro che sono fra le stelle luccicanti del cielo.

Qualche pisquano pensa ciò possibile, da giovane (e dunque finché è coetaneo) per chi è bello e muscoloso. Sciocco in realtà chi pensa contino i muscoli, la pettinatura o l'aspetto fisico. Un uomo desidera la donna per la bellezza, ma una donne desidera l'uomo per l'eccellenza. E l'eccellenza in un mondo capitalista non può essere che quella economica.
E dire che leggevo sciocchezze sui "machi palestrati"che conquistano in un forum di filosofi! Poca filosofia, fanciulli, e più biologia (o almeno più filosofia di Schopenhauer, che è quello che tiene più da conto la natura dice meno frottole sul tema amoroso).
Nessuna cultura cambierà mai questo dato. L'amore infatti è un istinto prima che un sentimento o addirittura un'espressione sociale e in esso siamo mossi più dal genio della specie che non dal libero arbitrio o dalla "cultura". Poiché l'uomo, se avesse a disposizione cento donne, potrebbe generare in un anno cento figli al pari del re priamo, mentre la donna, anche se avesse cento uomini potrebbe partorirne uno solo nello stesso tempo, la natura, la quale ha a cuore l'accrescimento e la selezione della specie, non già la felicità degli individui, fa sì che il primo desideri godere delle bellezze corporali del maggior numero di donne possibili e cerchi dunque sempre anche 100 donne contemporaneamente subitaneamente attratto al primo sguardo dalle loro forme e dalle loro chiome, mentre la seconda voglia prima di tutto esser sommamente bella e disiabile per poi attorniarsi sì magari anche di 100 uomini, ma non per copulare con tutti, bensì per selezionare, fra coloro attirati dalle sue grazie, colui che mostra di eccellere nelle doti volute da lei e non necessariamente estetiche (non solo bellezza, ma anche cultura, sensibilità, potere, forza, intelligenza, cuore, o quant'altro ogni singola donna soggettivamente ritiene importante) e d'essere il miglior padre per la futura prole. Tutto ciò continua a muovere i desideri indipendentemente da quanto pensano, studiano e progettano gli individui nelle loro singole vite, e quindi rimane vero anche quando magari né l'uomo, né la donna desidererebbero consciamente avere figli o amanti o inseguire donne o attirare uomini. L'uomo desidera un seno anche quando non pensa all'allattamento del fanciullo e la donna desidera il migliore fra gli uomini anche quando non pensa di farsi mantenere o di procreare. E' la natura a far desiderare agli uomini e alle donne quanto è utile alla propagazione, all'accrescimento e alla selezione della specie e a rendere desiderabile la persone del sesso opposto che "corrisponde individualmente" e possiede le doti più utili alla specie.
Chi non capisce questo o lo nega per portare avanti tesi "sociali" lo fa o per imbecillità, o per l'illusione di credere l'amore qualcosa di puro e di divino, o per poter continuare a costringere a proprio comodo e capriccio gli uomini a vivere contro natura e a farli sentire in colpa quando non vi riescono.

Qui si inseriscono poi le "ingiustizie" sociali.
Concedo solo questo a chi dice che "non sempre contano i soldi, non al liceo". Magari da giovanissime le future "miss Italia" sono ancora mosse da pulsioni adolescenziali e non hanno ancora ben chiaro quello che davvero vogliono di eccellente in un uomo, ma già vogliono farsi disiare per selezionare. Strano è il concetto di eccellenza da loro cercato, ma comunque mai risiede nella sola bellezza fisica.
In quell'allucinante misto di consumismo e di sensualità, di dissoluzione spirituale e di ricerca esasperata dell'intellettualità, di capitalismo e di sentimentalismo che è il mondo dei ragazzi, educati fra barbari divertimenti in discoteche caotiche e lussuriose, e pacifiche (o pacifiste) discussioni politicamente corrette a scuola, fra ostentazione pubblicitaria del sesso ed ossessiva ricerca di un impossibile significato escatologico, fra telefonini e moderni romanzi amorosi (o presunti tali), non possono che finire per selezionare il "capobranco liceale", colui che eccelle in discutibili doti pseudo-culturali e post-industriali, quali realizzare col gel l'ultima pettinatura, conoscere cantante più in alto nella hit, avere i cd dell'ultimo gruppo, aver comprato l'ultimo telefonino, indossare le scarpe all'ultimo grido, vestirsi secondo l'ultima tendenza, conoscere e poter far conoscere il nuovo locale alla moda. D'altronde, la preminenza dell'apparire sulla vera conoscenza, propria del mondo liberal-massonico uscito vincitore dalle guerre mondiali, non potrebbe mai e poi mai far desiderare come eccellente il primo della classe. Ma questo, in effetti, era anche ai tempi di Leopardi. Carmina non dant panem neque ficas. Per fortuna si cresce. Già da piccole, peraltro, le fanciulle tendono a trattare con sufficienza quando non con aperto disprezzo i coetanei, e a desiderare quelli "più grandi": non ci capisce in cosa siano "maggiori" dei coetanei, se non nella possibilità di avere la patente ed accompagnarle in discoteca, nell'aver principiato a lavorare e poter offrire dunque loro regali e cene, nello avere più conoscenze e poter dunque far visitare loro luoghi di divertimento, di vacanza o di svago inserendole nella "mondanità" (piccolo borghese) e nell'aver iniziato un percorso di carriera e quindi nell'avere una posizione sociale più riconosciuta, rispettata o comunque definita rispetto agli "scolaretti". Del resto rispetto a questi ultimi non si mostrano neppure "più grandi" come maturità, a giudicare dall'enorme mole di cretinate che dicono (basta leggere i loro sms o ascoltare le radio in cui intervengono i "giovani d'oggi") e di disastri che fanno (e le stragi del sabato sera sono la oggettiva dimostrazione). Spesso il "più piccolo" compagno di scuola studioso mostra molta più serietà e competenza nelle cose, ma viene (almeno per il momento) negletto.

Può succedere è vero, raramente e in maniera del tutto casuale, che tali bellezze si accompagnino a coetanei, ma ciò rimane un fenomeno irrilevante.
Il coetaneo in questione infatti resta comunque un "uomo episodico", privo di qualunque peso nell'economia sentimentale sia "pubblica" sia "privata", impossibilitato ad avere qualsiasi potere "contrattuale". E' stato infatti scelto a caso o a capriccio, per pura vanagloria, per comodità temporanea o, peggio, per gratuito sfoggio di preminenza erotica, con il semplice compito di accompagnatore, autista, conoscitore degli ultimi luoghi alla moda o delle ultime canzoni, specchio su cui misurare la propria vanità e i propri poteri attrattivi o comunque pezzo di legno su cui permettersi di tutto e da gettare via con noncuranza una volta che la sua utilità è svanita.
Per questo è stato semplicemente toccato da una fortuna (o sfortuna) momentanea, ma può essere oggetto di qualsiasi umiliazione intima, di qualsiasi ferimento sentimentale, di qualsiasi irrisione nel disio, in pubblico o in privato, di qualunque sofferenza emotiva, di qualunque disagio da sessuale ad esistenziale e, una volta messo da parte, non ha alcuna possibilità di rifarsi, davanti agli occhi suoi o a quelli delle persone circostanti, o di trovare un'equivalente rispetto a chi lo ha lasciato.
E' stato scelto fra i tanti altri coetanei parimenti ammiratori della di lei bellezza così come si sceglie una borsa fra le tante in un negozio parimenti esposte, per l'incidentalità del momento, senza un motivo fondante e oggettivo, per pura coincidenza, ma non ha d'innanzi alla belle donna nulla di comparabile alla bellezza, non ha, alla prova dei fatti, da offrirle nulla di oggettivamente valido, immediatamente apprezzabile, universalmente desiderato e socialmente prestigioso, affinché possa risultare ammirato, apprezzato e disiato così come ella lo è (da lui e dal mondo tutto) irresistibilmente per le grazie corporali.

Solo se e quando, con il tempo e la fatica, avrà saputo conquistare una posizione socio-economica, una ricchezza monetaria, un prestigio culturale, sarà allora davvero dotato delle capacità e delle possibilità di "star di paro" alla bella donna.

Per fortuna crescono poi anche le fanciulle ed iniziano più sensatamente a valutare secondo paremetri sempre soggettivi nella loro importanza ma comunque oggettivi nella loro valutazione, come ad esempio la ricchezza finanziaria e la posizione sociale.
E' a questo dunque che deve guardare qualsiasi adolescente saggio che voglia avere speranze concrete di felicità. Lasciarsi prendere dalla foga di "essere come i fighi" che momentaneamente sembrano monopolizzare le attenzioni delle belle e magari lanciarsi in improbabili tentativi di imitazione o di conquista amorosa sarebbe come iniziare un gioco di strategia attaccando a più non posso con le proprie risibili iniziali forze, per trovarsi poi senza risorse, senza successo tangibile e senza speranza. Chi invece lascia perdere gli infantili tentativi di "avere la più bella" quando ancora è "senza armi", semplicemente chiedendolo, come fosse in una favola, e investe invece meticolosamente nella costruzione di conoscenze, progetti lavorativi, cultura, possibilità di guadagno, è come chi nel gioco vive pacifico all'inizio, potenziando finanze, ricerca e industria, per poi conquistare il mondo al momento opportuno (ossia quando ha le armi per farlo ed il peso economico per sostenere lo sforzo prolungato e vittorioso). Solo i cretini pensano che in guerra ed in amore sia fallo l'indugiar. Nei giochi di guerra come in quelli amorosi bisogna invece sempre attendere il momento adatto senza fretta, pianificare attentamente, sia la tattica sia soprattutto la strategia e sopra ogni cosa assicurarsi di avere le forze per arrivare a ciò che ci si prefigge. Il coraggio senza intelligenza è stupido suicidio, e quando porta risultati negativi altrimenti evitabili è anche crimine contro di sé. Chi non lo pensa e va "a istinto" sperando di vincere sempre per l'impeto è come un animale pur grande e predatorio che si trovi in mezzo ad una battaglia. Persino gli elefanti vennero sconfitti dai romani ben organizzati, consapevoli e determinati.
Chi si muove come un elefante potrà aver successo all'inizio, magari con le ragazzine più giovani e insensate, vincere qualche battaglia, come all'inizio aveva successo anche Pirro con i suoi animali, quando si scontrava contro soldati poco esperti, ma sarà destinato a perdere la guerra. Ci si ricordi infatti che, parafrasando la madre di Sordi nel Marchese Del Grillo, i fighi di cui tanto si parla ai tempi del liceo, quelli che non studiano, non pianificano, ma conquistano subito con le frottole, le amenità consumistiche, le numerose conoscenze di cui possono vantarsi, la presunta simpatia, e l'essere sempre "avanti" (nel vestire, nelle mode, nella musica da hit, nei locali di tendenza) e non hanno bisogno né di studiare né di pagare, presto o tardi, finiranno sempre col culo per terra (e il portafoglio vuoto), mentre chi ha saputo costruire una posizione sociale e un prestigio oggettivamente riconosciuto, una preparazione solida e una cultura vasta, una vita economicamente fondata e una ricchezza finanziaria, persa una donna se ne fa sempre un'altra (mal che gli vada, pagando).

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Etiketler:

Pazartesi, Eylül 24, 2007

LA CANDIDATA DI COSTANTINOPOLI

La concorrente n°004 è stata la prescelta dalla Sublime Porta per l'attuale concorso di Miss Italia.
Ho deciso di votare per lei fin da ieri, in parte sicuramente per lo slancio statuario della figura, la chiara bellezza degli occhi e l'angelica perfezione delle forme, ma poiché pari altezza, pari claritate e pari bellezza di viso esono qualità proprie contemporanemante di altre concorrenti, in parte anche per quanto dichiarato.
Al contrario di altre fanciulle, pronte a sostenere l'importanza dello studio, dell'impegno e della serietà di vita (tanto ossessivamente che conviene dubitarne), non ha avuto esitazione né vergogna nell'esprimere apertamente quanto i suoi desiderio non siano tanto avere una particolare laurea o dedicarsi ad un particolare lavoro, ma puramente poter seguire i propri hobbies: la moda e lo shopping.
Evidentemente ella da un lato desidera interpretare il sogno estetico dell'anima contemporanea e diventare una di quelle alte bellezze ed eteree che il mondo rimira sfilare sulle passerelle come musiche al vento e può soltanto guardare di giorno sognando ad occhi aperti al loro gir per via o sospirare di notte nella luce diffusa della luna, assieme all'altre auree di idealità di cui il disire umano la riveste quando è corteggiata dalle divine stelle, dall'altro vuole vivere come una versione moderna delle principesse rinascimentali e, come quelle vivevano fra corti e balli, fra gioielli e oggetti d'arte, ella vuole potersi abitualmente permettere vestiti firmati, gioielli preziosi, soggiorni in posti da favola, notti in hotel di lusso, viaggi in auto sportive, creme infinite e infiniti doni e oggetti alla moda.
Entrambe le inclinazioni implicano in primo luogo scegliere un uomo che eccella finanziariamente.
Qualcuno pensa che ciò sia una pura necessità materiale di fanciulle poco abbienti o una distorsione culturale di questo mondo capitalista e pubblicitario su donne benestanti ma impressionabili. Ciò è soltanto parzialmente vero.
La fanciulla in questione non pare né povera (dati i suoi hobbies, sembra tutt'altro) né manipolabile: segue semplicemente la natura. E il desiderio da lei espresso non è frutto della cultura, è frutto natura, poiché l'istinto femminile non è disiare diffusivamente come l'uomo, inseguire la bellezza nel maggior numero di creature femminee appena essa si fa sensibile, bensì selezionare l'eccellenza. La società può cambiare il concetto di eccellenza, ma non il fatto che le donne la desiderino. La sua misura nel mondo omerico era la virtù guerriera, nel mondo cristiano il valore cavalleresco, nel mondo futuro sarà forse il puro spirito, ma intanto, nel mondo capitalista, è la capacità di produrre, spendere e sfoggiare la ricchezza. Allo stesso modo la società può cambiare l'immagine della bellezza, ma non il fatto che gli uomini la desiderino più d'ogni altra cosa. Magari un uomo del Cinquecento avrebbe come modello la Venere del Botticelli e sprezzerebbe le nostrane modelle anoressiche, un greco preferirebbe la Venere di Milo, e non degnerebbe d'uno sguardo una cubista, ma tutti gli uomini di tutte le epoche hanno cercato e cercheranno sempre il proprio sogno estetico vivente.
Conformemente ai complementari fini di propagazione della vita e di selezione della specie, l'uomo vorrebbe sempre godere di cento donne immediatamente attratto dalla loro bellezza, mentre la donna vorrebbe cento uomini solo per farsi desiderare da loro al fine metterli alla prova e selezionare colui che eccelle nelle doti da lei volute (ché questo avviene anco in natura), e tali doti, in un mondo evolutosi come evidente oggi, non possono andar troppo distanti da una alta posizione socio-economica.

Perché dunque oso sognare e apprezzare tanto, se non sono fra coloro che hanno raggiunto in occidente tale posizione?
Perché evidentemente, come nello spirito del blog, nei riguardi di fanciulle simili mi immagino nell'inconscio di poterle incontrare non tanto come amanti quanto come escort.

In attesa di incontrare il suo principe azzurro (o verde se paga in dollari), una donzella dalla bellezza e dal carattere tratteggiati sopra può comunque vivere come vivrebbe assieme ad un miliardario, se sceglie anche gli uomini normali fra coloro i quali sono disposti a fare follie per lei o comunque a versarle l'equivalente del loro stipendio mensile per una notte, e quindi, di fatto a darle nella singola volta dell'incontro (o tutte le volte che possono permettersi di incontrarla), in cambio della sua bellezza sensitiva e intellettiva, quanto potrebbe darle tutti i giorni l'uomo desiderato.

Sicuramente la miss in questione non sarà mai un'accompagnatrice, e magari prenderebbe come insulto il mio sognarlo, ma mi piace ugualmente pensare a come le donzelle che potrei incontrare come escort potrebbero benissimo aver percorso la stessa "carriera", partecipato agli stessi concorsi ed avuto le stesse inclinazioni, gli stessi ragionamenti, gli stessi "hobbies".

Le fanciulle d'altissimo livello, sia fisico ed estetico sia culturale e intellettivo, con cui desidererei massimamente incontrarmi a pagamento e con le quali vorrei vivere il mio sogno estetico completo, hanno in comune l'avere, o l'avere avuto, come primo lavoro, quello di modelle (a Milano, direi, se le voglio incontrare in Italia). Una fanciulla di queste. che per tal motivo sia da giovanissima nella città meneghina, con l'animo simile a "quell'ignoranza completa del male, delle sveture, dei patimenti destinati a spegner presto quella pura gioia" narrata dal Leopardi, quel fiore insomma "primissimo della vita" vedrebbe non la Milano dei "Brambilla", dei lavoratori, o dei neolaureati, ma quella delle sfilate, delle auto sportive, dei gioielli, dei locali alla moda, del jet-set televisivo, delle boutique esclusive, di moderni principi che come nel rinascimento vivono fra "cani, cavalli e belli arredi". Affascinata, più che dagli uomini, dallo splendore e dagli ori di tale mondo, di cui inizia a godere i primi agi e le prime ricchezze, le prime vanità e le prime glorie mondane, le prime celebrità mediatiche ed i primi divertimenti, può decidere di concedere le proprie grazie corporali e le proprie bellezze intellettuali e fisiche a chi le possa permettere vivere in tale mondo non solo nella finzione temporanea del lavoro, ma anche nel reale.
Non è bisogno, ma vanità. Non è semplice interesse, ma profondo desiderio di essere principessa anche giù dalla passerella.
Così penso che nasca la mia accompagnatrice ideale. Taluni pensano che io sbagli a conferire tanta importanza a tale aspetto "formativo", che erri in tali supposizioni, che la realtà sia più brutale, terragna o comunque triste, e o che comunque esageri con rime e doni votivi alle escort. Io penso invece che un modello di fanciulla quale quella da me non solo fisicamente dipinta esista, debba esistere in questo universo consumista e sensuale, in questa Italia eterna indecisa fra chiesa e bordello, in questo tempo di commistione fra le opere di carne e le opere di spirito, in questa terra amante del sacro e del profano, della bellezza e del denaro, del guadagno facile e della santità, della bella vita e delle storie francescane e capace di spasimare parimenti per una carta di credito e per un'opera lirica, per un videofonino in vetrina e per un miracolo religioso.
Penso che qualunque opera dedichi a colei che sì, comunque pago, ma che resta sempre la figurazione della più pura ed alta bellezza, non sia opera vana. Ella per una notte mi porta nel giardino di Allah. Ed io dunque perché, oltre a darle il rate principesco, non dovrei comporle e recitarle versi tali da farla sentire principessa anche, se mi ascolta, con le orecchie (sempre solo per una notte, s'intende)?

Poiché il desiderio che me la fa vedere bella nasce dalla natura, io paragono la sua bellezza a fenomeni naturali e fra questi non posso tacere l'ombra della notte che pare fluire sull'onde del mare:

Bella sei tu nei tuoi begl'occhi chiari
Lucenti come stelle nella sera
Bella tu sei nella tua chioma nera
Fluente come l'ombra sopra i mari

E come il volto della luna appari
A chi dal basso ti riguarda e spera,
Alta statuaria e di bellezza vera
Tal che null'altra a te può star di pari

Il tuo viso perfetto nell'ovale
Risplende d'un sorriso d'innocenza
E le forme dei seni angelicate

Come fiori di giglio nell'estate
Diffondon del soave conoscenza:
Tu sei la donna che non ha l'uguale.


schema metrico: ABBA ABBA CDE EDC
schema accentuativo:
4a-8a-10a
1a-6a-10a
4a-8a-10a
1a-6a-10a

4a-8a-10a
4a-8a-10a
4a-8a-10a
1a-6a-10a

1a-6a-10a
1a-6a-10a
1a-6a-10a

1a-6a-10a
1a-6a-10a
4a-8a-10a

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Etiketler:

MISS ITALIA

La candidata di Costantinopoli è la n°004 (milanese).
Purtroppo non ho tempo di scrivere altro.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Etiketler:

Cuma, Eylül 21, 2007

TURISTA SESSUALE

"libero", ma non dalla morale da quattro soldi
L'altro ieri leggevo sul giornale "libero" e sui vari blog che un trentino è stato arrestato per "turismo sessuale" dopo essersi recato in Thailandia pagando minorenni in cambio di atti sessuali. Nulla da eccepire sul provvedimento, molto da eccepire sul giornalista di Libero, sui lettori e commentatori dei vari blog, sul titolo e sui contenuti dell'articolo. Nei vari blog si confondeva il gaudente cercatore di prostitute (maggiorenni) con il pedofilo o il pederasta e si parificava il turismo sessuale lecito ed adulto con quello illecito e minorenne. L'articolista di "libero" poi superava se stesso (e la stessa linea editoriale del giornale, sempre favorevole al libero scambio, anche di sesso) e faecva la ramanzina ai turisti sessuali che dai tempi di Goethe venivano in Italia a pagare le donne locali ed ora, assieme agli italiani, vanno all'estero sempre in cerca di meretrici.
Non posso esimermi dallo sfogarmi.
Che nel GRAND TOUR sia compreso il sesso è un fatto normale, anzi sublime, splendido, appagante e financo necessario.

Senza l'estasi carnale non vi è appagamento completo e il tour risulterebbe come una commedia priva dell'ultimo canto del paradiso.
Anche Dante, del resto, nel suo giro escatologico fra i gironi infernali, le cerchia purgatoriali e i cieli paradisiaci, è partito dall profondità insondabili dell'umano, è salito verso il cielo e non si è fermato al monte del paradiso terrestre, ma ha proseguito fino alla visio dèi ed ha concluso con un "venni" preso dal linguaggio sessuale. E se persino il Poeta, per il suo tour, sceglie "colei che dà beatitudine" come compagna dell'ultima cantica e un orgasmo per significare il compimento dell'opera divina, non si capisce perché un uomo normale non possa scegliere (con la prosa del denaro anziché con la poesia dei versi oggi molto poco apprezzati) una escort in grado di conferire una beatitudine molto terrena come compagna e un godimento carnale per incoronare la propria vacanza.

Pagare in moneta è il modo più rapido e sicuro per ottenerlo, fin dai tempi in cui viaggiando per le calde acque del mediterraneo, si potevano vivere momenti d'ebbrezza e di piacere congiungendosi carnalmente con le sacerdotesse di Venere Prostituta e godendo, nelle grazie del loro corpo, la perfezione stessa della bellezza divina alla cui forza ed alla cui voluttà ci abbandonava infinitamente.

Solo un povero illuso può pensare di conquistare bellezze divine senza pagare.
Questo è vero anche in patria, figuriamoci all'estero, ove vi è meno tempo da dedicare e si dovrebbero risparmiare le fatiche mentali (il riposo, soprattutto psicologico, è un altro fine precipuo della vacanza).

Se non si paga si è costretti dai fatti a tentare in continuazione con n donne diverse (molte delle quali ovviamente non certo corrispondenti ai nostri ideali estetici e ai nostri sogni sentimentali) sperando che la n+1 esima sia quella giusta, illudendosi ogni volta (illusione e desiderio sono gemelli e perché una donna "normale" appaia bella e desiderabile è necessario illudersi in tal senso e idealizzarla) per poi sperimentare, realisticamente, sia la naturale crudeltà insita nelle circostanze, ovvero il rifiuto di sé, la frustrazione del desiderio e la delusione della mente, in quanto non si può pretendere di essere graditi proprio a chi ci attira al primo sguardo, o di possedere le doti in grado di conquistarla o anche solo, possedendole, di avere l'occasione per mostrarle), sia la artificale stronzaggine del raffinato intelletto femminile (l'inganno perpetrato scientemente, la malvagità, il ferire intimamente per vanagloria o per capriccio o gratuita dimostrazione di preminenza, o la voglia di umiliare ed irridere in pubblico o in privato o render ridicolo il prossimo nel suo desiderio davanti a sé o agli altri).

Anche prescindendo da queste chiare evidenze umane, e volendo fare un discorso solo di diritto, finché si parla di prostituzione fra adulti, deve vigere la regola che ciascuno, uomo o donna, cliente o meno, prostituta o meno, ha il sacro e santo diritto (alla faccia di San Paolo) di disporre a piacimento del proprio corpo (e quindi anche di usarlo come "mezzo" di arricchimento, se così decide) e di fare di esso e della sessualità in genere quanto, in base ai propri soggettivi parametri, alla propria insindacabile valutazione ed alla propria irriproducibile sensibilità, più ritiene piacevole, opportuno, degno, gaudente o vantaggioso (sentimento e coinvolgimento o, al contrario, recita e straniamento; passione amorosa, o mero divertimento o fatto estetico puro di cui godere, come a teatro, pagando il biglietto). Nessuno ha diritto a giudicare dall'esterno. Non ne hanno più diritto i preti, non devono averlo gli stati, non dovranno averlo le femministe.

Nell'articolo si parlava di minorenni e per questo e solo per questo la persona in questione è stata condannata. Tutta la prosopopea contro la prostituzione, storica ed attuale, è fuori luogo, e serve solo ad attirare attenzione da parte dei pruriginosi moralisti e delle femministe stronze e proibizioniste. Per fortuna l'Italia, al contrario della Corea del Sud (che oggi ha annunciato di ritirare i passaporti a chi va all'estero per cercare le prostitute vietate in patria) è ancora uno stato liberale e la distinzione fra prostituzione e pedofilia, turismo sessuale fra adulti e turismo sessuale su minori è ancora ben netta (così come è ben netta la distinzione fra lavoratori regolari e bambini sfruttati dagli schiavisti nella produzione di beni irregolari). Non ho dunque bisogno di convincere alcun legislatore. Aggiungo solo che chi usa i bambini e la loro immagine come strumento per condannare comportamenti fra adulti che non condivide, che non ritiene morali nella sua arbitraria visione del mondo ma che non può proibire in uno stato liberale, è moralmente non migliore di chi per altri scopi (sessuali o lavorativi) usa gli stessi bambini. Sfruttare il giusto sdegno contro chi approfitta dei minori per montare una campagna di odio o comunque di stigmatizzazione della prostituzione in sé (sia inteso: fra adulti consenzienti) non significa né essere integerrimi, né voler difendere i bambini: significa solo non avere argomenti oggettivamente fondati per sostenere validamente le proprie idee moralistiche e proibizionistiche, e non avere alcun senso oggettivo dell'etica (l'etica liberale e libertaria intendo, magari essi per etica intendono solo lo stato etico di hitleriana o staliniana memoria) e alcun oggettivo rispetto della libertà degli adulti e della condizione dei bambini (che infatti viene semplicemente usata in senso "pubblicitario").
Che certe donne e femministe eccellano in tale compito di disinformazione ed in tali campagne denigratorie contro i clienti di prostitute adulte non mi sorprende. Mai è appartenuto al femminile il senso dell'oggettivo e del rispetto del diritto altrui (fatto ampliamente dimostrato da Schopenhauer, e chi fra le donne si arroga privilegi (travestiti da diritti) "in quanto donna", e sensibilità particolari con diritti particolari a decidere il bene e il male, non può certo riconoscere oggettivamente le libertà del prossimo (quando sono contrarie al proprio "diritto da regina") e il diritto del prossimo (tanto degli uomini quanto delle donne quando sono prostitute) a stabilire autonomamente ed altrettanto arbitrariamente il bene e il male nella propria vita privata.

Bisogno e sfruttamento fra balle ideologiche e libero mercato
Quanto poi alle varie obiezioni sullo "sfruttamento delle condizioni di bisogno", sui paesi poveri "con donne senza scelta" e via andare, si tratta di argomentazioni il più delle volte infondate.

Quando le stesse persone che vengono dette "poverine" se stanno a casa loro ricevendo turisti vengono in Europa per fare le badanti, le colf o le infermiere sono ben accette e non sono dette sfruttate se guadagnano una piccola frazione dell'europeo medio in mestieri che molti europei non vogliono più fare. Se poi decidono di prostituirsi per guadagnare di più la cosa ad alcuni non va più bene perché immorale e, per vieterglielo senza incolpare delle donne (che sarebbe politicamente scorretto) sono dette "poverine" e "vittime". E già qui vi è la prima incoerenza sessuofobica e femminista (o il primo opportunismo: "non è sfruttato chi è utile a noi, mentre lo è chi è utile agli altri": ecco il ragionamento delle donne-femministe che magari hanno la colf thailandese per potersi permettere la loro vita "emancipata" e poi condannano gli uomini che, per essere a loro volta sessualemnte emancipati, cercano prostitute in Thailandia). Per fortuna in molti e in molte la pensano ormai diversamente, ed accettano quanto rivendicato dalle associazioni di prostitute libere da decenni: la liceità e la libertà della loro scelta. Infatti, ormai anche la maggioranza delle donne in Italia è favorevole a riaprire le cosiddette "case chiuse", in cui lasciar operare le prostitute straniera altrimenti prive di possibilità di esercitare in casa come le italiane, sancendo quanto appena sostenuto. Risulta allora piuttosto incoerente voler considerare illecito all'estero quanto è accetatto in patria. E vietare in patria e all'estero è profondamente illiberale: colgo l'occasione per offrire asilo politico nell'Impero Ottomano a tutti i cittadini della Sud Korea i quali siano perseguitato dal regime nemico del culto di Venere Prostituta.

Lavorare per campare, scegliere un lavoro piuttosto che un altro per motivi di soldi, spostarsi ad acquistare o cercare manodopera dove costa meno e a vendere e cercare clienti dove costa di più, nonché vivere meglio quando si hanno più quattrini sono principi del capitalismo e non possono essere moralmente deplorati solo quando permettono finalmente all'uomo di trovare sesso a buon mercato e di sfuggira alla tirannia delle donne "normali" ed agli spennamenti (o addirittura sbranamenti economico-sentimentali) delle escort (dichiarate o meno, esplicite o implicite).

E' dunque normale che i meno abbienti cerchino all'estero quanto non possono permettersi in patria, così come le aziende cercano fuori dai confini la manodopera per continuare ad essere concorrenziali. Un imbecille di avvocato o uno stronzetto di giudice un tempo in un forum sull'argomento disse che tali marxistiche considerazioni non sono accettabili perché si sta parlando di persone e non di merce. IMBECILLE! Certo che si parla di persone! Ma si parla di persone anche quando parliamo degli operai rumeni che producono la Renault Logan al metà del costo d'un'auto francese, quando si parla di ingegneri indiani che lavorano ad un decimo del costo di un collega americano, quando si parla di uomini o bambini cinesi che lavorano 14 ore al giorno per produrre i beni che fanno concorrenza all'Europa! Pare che per questi "amici delle donne" vi sia sfruttamento solo quando la parte femminile non è quella che riesce a sfruttare l'altra. IMBECILLE E FALSO!
Se gli ingegneri italiani non dovessero subire la concorrenza del sud-est asiatico, guadagnerebbero diecimila euro al mese anziché mille e potrebbero permettersi le top escort di tutto il mondo. Visto che invece esiste la Cina, devono andare in thailandia per permettersi col proprio stipendio una escort senza svenarsi, esattamente come la famiglia italiana media impoverita dalla situazione economica mondiale provocata dal colosso cinese deve andare nel negozio ove i prodotti costano meno e non più nella boutique.
Si potrebbe costringere questa gente a comprare dove costa di più pur tenendole con lo stipendio attuale?
D'accordo che lo sfruttamento va combattuto ovunque, ma non si può prendersela con chi deve cercare di conviverci. Questo non è un invito a sfruttare, ma a cercare di acquistare ogni cosa (dal cibo al sesso) ove i prezzi sono minori, in conformità alla pura e semplice legge di mercato. L'importante è mantenere il rispetto per le persone e la loro libertà. Esistono poi le leggi degli stati per definire cosa è sfruttamento e cosa è costrizione. E visto che non mi risulta siano condannabili per sfruttamento le industrie europee e italiane che spostano all'estero la produzione, o i datori di lavoro che impiegano regolarmente manodopera straniera (non lo sono moralmente e non potrebbero esserlo legalmente, altrimenti verrebbe condannato l'intero sistema capitalista fin nei suoi principi fondanti), non vedo perché dovrebbe essere chiamato "approfittatore" chi cerca escort meno costose all'estero (sempre che, ovviamente, trovi donne adulte, consenzienti e autonome), quando queste donne semplicemente scelgono di accompagnare i turisti più ricchi per vivere più agiatamente dei loro connazionali maschi (e delle loro coetanee non avvenenti) i quali non sono detti di per sé né poverini né sfruttati (in certi paesi come Cuba dovrebbero intervenire i ministeri delle pari opportunità per riequilibrare una situazione finanziaria di fatto non certo favorevole ai maschi rispetto alle femmine). E di fatto perché un'azienda dovrebbe pagare un operaio rumeno o thailandese come un operaio italiano dato che il costo della vita (e degli stipendi medi) è diverso? Non mi parrebbe giusto soprattutto nei confronti dell'operaio italiano (che a questo punto vivrebbe peggio del suo collega residente laddove la vita costa meno). Invece per le escort si pretenderebbe che gli uomini pagassero in Romania o in Thailandia come in Italia. E perché? Per privilegio femminile? Per consentire alle donne locali di vivere, di fatto, più agiatamente dei loro uomini e delle stesse donne occidentali? A volte l'etica dei moralisti traballa nella logica. Un conto è sfruttare il bisogno, altro è muoversi alla cerca dei prezzi migliori.

Sfruttamento impossibile
Anche a termine del codice civile, lo sfruttamento della condizione di bisogno esiste solo quando una delle due parti conosce la condizione di bisogno dell'altra e sfrutta tale conoscenza per ottenere una disparità di prestazioni superiore alla metà del valore della prestazione stessa. Orbene, anche ammesso e non concesso che il turista sessuale conosca la condizione di bisogno della prostituta locale (e ovviamente che tale prostituta sia realmente in una situazione di bisogno: e tale eventualità, peraltro, restringe notevolmente il numero di casi in cui l'accusa morale suddetta si può applicare, ché anche nei paesi meno sviluppati dell'Italia non tutti sono poveri e sfruttabili), perché possa esistere sfruttamento è necessario che ottenga un prezzo più che dimezzato. Chi crede ciò sia possibile non conosce il meretricio. Qualsiasi prostituta, dalla più disagiata alla più altolocata può confermare che il prezzo è quasi sempre (escludendo i soli casi di costrizione e di pesante sfruttamento da parte di un magnaccia violento che imponga arbitrariamente prezzi bassi per far lavorare di più la ragazza) fatto dalla prostituta, non dal cliente. Poi vi sono i clienti illusi, i quali riportano di aver "dimezzato" il rate: essi non si rendono conto che non hanno dimezzato proprio un bel niente (se non, forse, il loro conto in banca), ma semplicemente sono stati al gioco della prostituta che prima ha chiesto un rate raddoppiato ben sapendo le puerili intenzioni del cliente "contrattatore". Tale "gioco contrattuale è comunemente in uso nei paesi arabi, e ovunque nel mondo lo spirito mercantile del popolo sia forte, sia riguardo al meretricio, sia riguardo ad ogni altro aspetto del commercio. In ogni parte del mondo, però, alla fine il rate è sempre e solo quello che la prostituta stabilisce (in base ai propri soggettivi parametri i quali, qui sta il punto, possono ovviamente essere diversi da nazione a nazione, per via delle diverse culture e diverse economie). E' anche giusto, solo la singola donna ha diritto a stabilire il prezzo della propria recita scenica e del piacere reale che dispensa con le grazie del proprio corpo e le illusioni della propria arte. E' così anche per gli artisti. Del resto, se la cifra proposta dal cliente è troppo bassa, la prostituta, come l'artisa, ha un mezzo efficacissimo a disposizione: il rifiuto. Ella può dire che a quella cifra non vende la propria "opera artistica" e che se vuole dell'arte a basso prezzo il cliente deve andare altrove. Il più delle volte, in tali casi, il cliente finisce per accettare il rate (o, se se ne va, troverà un'altra prositituta che in un modo o nell'altro, farà accettare il proprio rate). Il motivo è molto semplice e naturale, anzi, come si direbbe oggi, biologico.

Il bisogno naturale è stare con una donna (e non farsi seghe come dicono brutalmente certi perfidi proibizionisti che è una perversione sociale dovuta alla solitudine: nessun animale si masturba), accarezzarla come la brezza del marina fa con le onde d'argento nei pleniluni d'estate, inebriarsi del suo profumo, della sua voce, delle sue chiome aulenti e sparse come quelle della sera dannunziana, poterla sfiorare, tangere, scorrere il suo corpo con le dita come un sublime strumento di musica arcana, godere di lei e della sua bellezza, abbandonarsi alle onde della voluttà (la quale è sensualità innalzata a sentimento) e del piacere dei sensi, lasciarsi, per un momento, all'ebbrezza sessuale e al fluire di immagini suoni e sensazioni, e non è totalmente vero possa essere cancellato o escluso per volontà. Certo, in ogni singola situazione, la volontà umana può decidere di inibire l'impulso sessuale (se vi è un motivo ritenuto valido), altrimenti saremmo davvero degli animali privi del libero arbitrio, però, reiterando queste inibizioni all'infinito e facendole divenire abitudini, per un proibizionismo de iure o de facto della società e della tradizione (le quali impongono, normalmente, certi comportamenti, certe prove, certe condizioni per arrivare a ciò, rispetto a cui il singolo può non trovarsi a proprio agio, non ritenere dignitoso, non sentirsi in grado o non trovare piacere o addirittura trovarvi sofferenza emotiva) si crea una vera e propria infelicità, poi divenente frustrazione quando non sfociante in qualcosa di più serio e distruttivo.
Si vive a metà: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi un vero disagio esistenziale che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiagato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinato a scoppiare prima o poi in qualche modo.
Alla lunga il bisogno di vivere almeno qualche momento di abbandono è davvero impellente e vitale come la fame, o, meglio, l'aria. Su questo le escort guadagnano (ed i loro rate lo dimostrano). Quando manca la possibilità (per lo meno nel pensiero: ossia che la possibilità della via a pagamento sia possibile, anche se magari non abbiamo ancora risparmiato tutti i soldi necessari) di scegliere come raggiungere la donna manca davvero il respiro.

Quando l'unico modo è il corteggiamento, se esso affronta questi problemi, nel caso meno grave la donna e il corteggiamento diventano un'ossessione (e la necessità di riuscire perché non vi è altra strada per la felicità porta a quelle incomprensioni, a quei disagi e a quelle illusioni di cui leggiamo spesso), anche se il desiderio per lei resta naturale, e nell'ossessione non c'è libertà.
Tutti questi problemi si curano non con le medicine e nemmeno con la morale: si curano con la libertà di scelta (per tutti).
Naturali sono i bisogni, umano il modo per soddisfarli, Ed in un mondo libero deve essere sempre e solo l'individuo a decidere qual modo scegliere. Questo per me è irrinunciabile.

Sono questi bisogni (inscritti nella natura) a spingere l'azione dell'uomo in ambito "escortistico" (in patria come all'estero), spesso colorata da calda passione (per la bellezza, per la recita, per l'ideale femminino in genere), quando l'azione della donna è invece spinta da freddo calcolo razionale e da motivazioni non naturali, ma sociali (e dunque molto più libere e gestibili). La scelta dell'uomo è condizionata dalla sua natura e dai suoi bisogni tanto istintivi quanto, diciamo, erotico-sentimentali (soprattutto nell'escorting, che è di fatto una vendita di semplice bordò spacciato per elisir d'amore), mentre quella della donna, a meno che non sia costretta a concedersi al cliente dalla minaccia di violenza o dal pericolo di perire per fame (e allora torneremmo al caso guidato dall'istinto di sopravvivenza, ma non è certo il caso delle escort, le quali sono su un piano socioculturale non certo infimo, possono scegliersi i clienti e guadagnano in una notte quanto un normale lavoratore risparmia in mesi e mesi), opera ad un superiore livello di libertà (quello della ragione rispetto a quello emozionale).
Sono dunque le donne, e non gli uomini a ricoprire il ruolo del leone nell'escorting, l'uomo, come dice Madonna Chiara, è sempre gazzella. Vani sono i tentativi di negarlo (spinti dal desiderio di non sentirsi deboli, situazione alla quale si preferisce, vedo, il senso di colpa), basati su pregiudizi morali e generalizzazioni arbitrarie (tirare in ballo il pregiudizio paolino sul corpo, il fatto che chi vende sesso venderebbe se stesso, il supporre che vivere certe situazioni del mestiere per tanti soldi sia peggio che sopportare le normali spiacevoli situazioni degli altri mestieri per molto meno, il tacitamente sostenere che sia tutto sgradevole, e non magari indifferente, il supporre a priori che non vi siano puttane veramente libere, che nessuna donna si concederebbe per denaro se non costretta da violenza o da bisogno estremo, come invece non è, osservando la realtà, nelle quale le persone, tanto donne quanto uomini, usano ordinariamente il sesso, nella sua accezione più piena anche emotiva e sentimentale, per motivi di interesse, pur non essendo spinte dal bisogno, il criticare con esclusivo riguardo al meretricio schemi di comportamento e forme mentali proprie dell'intero sistema capitalista, il citare situazioni tristi di costrizione per insinuare che qualcosa di esse rimanga anche per le meretrici libere, come se si citassero gli schiavi delle piramidi per criticare la situazione degli operai specializzati di oggi o le situazioni fantozziane per dire male anche di supermanager perché sempre stipendiati ecc., sono tutte considerazioni nascenti non dalla ragione, ma dal tentativo di falsare la realtà con un subdolo tentativo di coinvolgimento emotivo).
La libertà risiede nel poter scegliere, ed il fatto che la scelta sia dettata da un interesse razionale anziché da una libidine irrazionale (come avverrebbe nel sesso gratuito) o dalla altrettanto irrazionale vanagloria (nel caso di certe dame “Oneste”) non limita la libertà della scelta stessa, anzi, per me l’amplifica (dato che si può essere più facilmente schiavi delle passioni piuttosto che della ragione, Seneca docet).
Nella prostituzione è la donna, e non l'uomo, a sfruttare i desideri di natura, i bisogni sensuali o intimi, le debolezze carnali, le debolezze sentimentali, le intime necessità di illusione, le sue difficoltà con l'altro sesso, la sua timidezza, la sua insicurezza innata o indotta dal comportamento altrui e dalle situazioni sociali, per mero interesse (materiali, come emanciparsi dalla povertà, o raggiungere in fretta il benessere, o evitare i "normali" problemi economici della vita delle classi medie, o potersi permettere capricci lussuosi e costosissimi, o vivere nella ricchezza e nello sfarzo come moderne principesse, oppure "spirituali" come sostenere l'autostima nel vedere molti uomini disposti a pagare pur di avere la loro compagnia e quindi nell'avere la conferma "oggettiva" di essere belle fra le belle, o sentire cosa si prova a mettere economicamente a frutto, di propria iniziativa, il desiderio di natura provocato altrimenti "gratis" negli uomini, o provare l'emozione di poter avere rapidi guadagni in modo da permettersi auto sportive, vestiti firmati, gioielli sontuosi, oggetti alla moda e vita di gran lusso, o appagare la vanità di sentirsi desiderate e valutate cifre degne di grandi artisti, e di vedere uomini ricchi che fanno follie per loro o uomini "medi" che sacrificano, per loro, interi stipendi, o ancora vivere in ambienti raffinati e costosi, o poter incontrare i "primi" fra gli uomini per ricchezza, cultura, gusto o livello sociale, o comunque uomini molto abbienti che, si suppone, abbiano raggiunto l'eccellenza in campo socio-economico d'eccellenza in virtù di doti personali e intellettuali, di carattere e di ingengno, apprezzabili nel mondo moderno, come la determinazione, la capacità di imporre il proprio valore nel mondo, la costanza, l'impegno, l'arguzia, la genialità ecc. in tutti i tempi apprezzate dalle donne nell'uomo più della bellezza)e quindi (a meno che non sia davvero costretta a sua volta dall'istinto di sopravvivenza, ma, come detto, non è il caso delle prostitute incontrate dai turisti occidentali le quali vivono più agiatamente dei connazionali). E' lei a condurre il gioco. Con questo nessuna accusa: dico che è una leonessa mica una strega

Chi disconosce questo (e ne leggo tanti nei commenti alle varie notizie sul "turismo sessuale" e la "prostituzione), pur vivendo tutte le evidenze per capirlo o addirittura sapendo dentro di sé che è vero, può per quanto mi riguarda bere la cicuta. Se prova a dirmi di vergognarmi gli rispondo per le rime.
E se c'è qualcuno o qualcuna che ritiene giusto e normale ch'un uomo si sottoponga alle forche caudine del corteggiamento e non raggiunga mai di fatto il proprio sogno estetico e comunque possa mai scegliere nella sfera sessuale (ché, senza pagare, difficilmente sceglie), sappia che per me la sua vita, così intimamente protesa all'infelicità della mia, ha presso il mio impero il valore di quella di una noiosa zanzara. Non speri nelle convenzioni Onu. Lo schiaccerei senza pietà.

Liberali a tratti

Poi vi sono quelle persone (ivi comprese, per ovvi motivi d'interesse egoistico sublimato all'intelletto, le escort operanti ad alto livello in Europa Occidentale) che accettano la prostituzione ma ritengono immorale chi cerca di pagare meno andando all'estero. E chi dice che il "prezzo equo" del sesso sia quello italiano e non quello thailandese o quello rumeno? Non si è forse sempre detto che ogni donna stabilisce il proprio prezzo? E se alcune donne d'alcuni paesi chiedono un prezzo minore ha senso sceglierle. Scelta immorale?
Non sono "morali" nemmeno le varie italiane, le quali sfruttano le particolari condizioni locali, come l'eccessivo uso da parte dei mezzi di comunicazione di massa (i quali agiscono con immagini e scene sull'inconscio, e pesantemente) di richiami sessuali tali da distorcere la prospettiva sulla sessualità (concentrandosi sulle forme perfette di donne discinte appartenenti ad un unico e schematico, nonché difficilmente reperibile, modello estetico), e da esaltarne il desiderio nell'uomo e l'importanza molto più di quanto non sia già in natura, e la rarità di creature in grado di mostrare una seppur lontana e vaghissima somiglianza con l'ideale estetico interpretato dalle fanciulle del motor show e dalle modelle della televisione, al fine di attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, al fine di pretendere da chiunque voglia relazionarsi con loro nella sfera erotico-sentimentale la recita da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire ed esigono comunque si paghi (in tempo, fatiche, corteggiamenti, e talvolta sempre in denaro, sotto forma di doni e omaggi o comunque in sincerità o addirittura in dignità, quando si dovrebbe recitare da cavalier servente disposto a dire e fare tutto per avere in cambio la sola speranza), al fine di atteggiarsi a miss mondo anche se di bellezza mediocre o di ricevere grandi benefici materiali nello spennamento da matrimonio o ricatto socio-legale se non-escort, o in quello da rate se escort.
Senza la "particolare situazione locale" di cui sopra, esse non potrebbero trattare con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”, non potrebbero sforzarsi con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori, soprattutto non potrebbero godere della attuale posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale (ed economico-sentimentale), vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile, se giovani, chiedere, se escort, rate impensabili all'estero per donne anche molto più belle, o, se non escort, spennare comunque oppure semplicemente compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte.
O per voi, anime "liberali a tratti", sono immorali solo coloro che gioiscono quando il "mercato" si allarga e le possibilità di guadagnare o di essere altezzose, per le discendenti delle stronzette di leopardiana memoria, si riducono?

Chi non è d'accordo su questo punto risponda, prego.

Quanto a tutti gli altri che mi leggono, soprattutto uomini amanti delle escort, va da sé che se riconosciamo come bisogni solo quelli altrui e li consideriamo sempre fonte di costrizione mentre i nostri bisogni non vengono considerati tali o vengono considerati superabili e si ignora la forza con cui, attraverso di essi, possiamo essere guidati, sfruttati, veramente oppressi o addirittura tiranneggiati dalle donne, allora è inutile scrivere sui forum di quanto siamo infelici e di quanto le donne siano perfide. Non si tratta di cattiveria ma di natura. Chiunque abbia un potere o una posizione di privilegio ne farà il più ampio uso. L'uomo consapevole non si lamenta di questo (che non avrebbe senso), ma cerca di evitare le situazioni in cui la sua debolezza è più evidente e non mediata da alcunché di razionale (come potrebbe invece essere nell'escorting [1]),

L'emancipazione dal dovere del corteggiamento tramite il frequentare le escort (in Italia o all'estero) è uno di quei sistemi (funziona ovviamente se si usa una misura, altrimenti ci si rovina in un altro modo).

L'uomo virtuoso, poi, tenta non solo di porre dei freni al potere altrui ma anche accrescere il proprio, spostando la "fatica" da una sfera in cui sarebbe solo preda (come quella erotico-sentimentale) ad una nella quale può giocare le carte del proprio intelletto, dalla propria industria, della propria virtù (la sfera finanziaria, ad esempio).
Cercare o addirittura creare sfere in cui sia possibile eccellere, e faticare in esse per guadagnare quello che sarà speso nella sfera amorosa, anziché faticare inutilmente in quest'ultima, ecco il sistema. E spendere meno significa solo ottenere un sistema più efficiente.

Guardiamo poi al meretricio in un'ottica chiaresca e non credendo alle favole, e vedrete che non ci ritroveremo piangere dicendo: mi ha ingannato, mi ha deluso, credevo ci fosse qualcosa, è una poverina ecc.....
Chi non crede alle favole non fa la fine di cappuccetto rosso.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Nota [1]
E' vero che anche nel culto di Venere Prostituta la donna (parliamo delle donne che scelgono autonomamente la prostituzione come via per guadagnare più della media: coloro che vi sono costrette da altri van chiamate vittime e non prostitute, cionondimento le prostitute libere esistono e sono tante a scorno di moralisti preti e femministe) continua (come detto più volte) a mantenere una posizione di forza e di preminenza, giacché comunque sfrutta per propria utilità il desiderio naturale dell'uomo, ma è altrettanto vero che qui, al contrario dei rapporti "gratuiti" non regolati da "contratto economico" (verbale), ed eccettuati certi episodi di truffa (comunque simili alle truffe di qualunque altro genere e dunque fuori da questo discorso), non vi è mai inganno, promessa vana o aleatorietà del corrispettivo, ma sempre chiarezza d'intenti, parole schiette, patti concordati, rapporto onesto e finalità dichiarate.
Anche quando non vi sono inganni e irrisioni, nei rapporti "gratuiti" vi è comunque la possibilità (che in Italia è quasi la regola) per le belle o sedicenti tali, di trattare con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”.

La escort, invece, qualunque cosa pensi la donna dietro di lei, se accetta il cliente (il che non è giustamente scontato, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista "personale", ma qui l'eventuale rifiuto non fa male perché è chiaro, senza inganno e senza perfidia: solo business), lo condurrà, non solo fisicamente, in excelsis, inebriando l'anima come i sensi. Certo si tratta di finzione (le passioni e le vicende del teatro), ma almeno in quei momenti non si sta male (come nei rapporti "gratuiti") e non si viene umiliati o trattati con disprezzo e sufficienza.

Etiketler: