La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Çarşamba, Haziran 27, 2007

CONTRO I VESCOVI

Dopo aver vagamente citato nel post precedente il poeta burlesco Germano Mosconi (pur con tutto il rispetto per il genere comico-giocoso e la tradizione della poesia burlesca nella quale certamente anche le bestemmie rientrano come forma artistica, non potevo certo, in osservanza della mia Religione, bestemmiare apertamente come nel famoso canto del "porcodrillo" né posso ora linkare quell'opera, giacché è prevista la morte nel mio impero per chi bestemmia, ed io non voglio escludermi dalla legge) oggi, come promesso, proseguirò la battaglia anticlericale postando la risposta di Costantinopoli ai Vescovi redigenti la cosiddetta "pastorale della Strada" e richiedenti il divieto di prostituzione. Si tratta della stessa risposta che preparai anni fa per un'analoga richiesta dei clericali (e delle catto-femministe) di punire i "clienti" (e cioé anche me, in quanto comunque cliente di accompagnatrici a pagamento anche se di "alto livello" socio-economico).
Udite, udite (ora parlo seriamente).

RISPOSTA DI COSTANTINOPOLI
alle affermazioni dei Vescovi sulla "prostituzione, moderna forma di schiavitù"

La prostituzione non è nè moderna nè, in sè e per sè, una forma di schiavitù.
Come sostiene da tempo il Comitato Diritti Civili delle Prostitute, "quando non è violenza, sopraffazione, sfruttamento, ma libera scelta, la prostituzione è un’espressione della sessualità. Vietarla è ridicolo prima ancora che illegale."
Il Vaticano strumentalizza la crescente diffusione di crimini moderni ed efferati, quali la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù, per creare consenso sulla condanna di comportamenti sessuali contraria alla dottrina morale della Chiesa.
Dovrebbe invece distinguere fra la prostituzione in sè, come fatto privato, ossia scambio di sesso per denaro fra due individui adulti e consenzienti, e i crimini di terze persone che sfruttano le necessità ed i desideri dell'una e dell'altra per proprio tornacondo, speculando sulla miseria, sull'inganno, sull'illegalità.
Quando non vi è costrizione, la prostituzione, sia da parte di chi la pratica, sia da quella di chi ne usufruisce, è parte della vita privata e le libertà sessuale degli individui, e come tale non deve riguardare lo stato. Solo quando lede la libertà altrui o disturba altri cittadini lo stato ha diritto di occuparsene, ma non certo proibendola in sè e per sè. Solo quando vede il coinvolgimento criminoso di persone dedite allo sfruttamento, alla costrizione ed alla tratta lo stato deve intervenire.
Spaventa che la chiesa e certi politici vogliano imporre, sull'onda emotiva dello sdegno per la riduzione in schiavitù di tante ragazze vittime del racket, una morale di stato. Non è certo questa la strada per la libertà. Giusto cercare in ogni modo di liberare le schiave, ma ingiusto voler fare di tutte le prostitute delle vittime, cancellando la volontà e la voce di coloro che dichiarano di voler proseguire in pace la loro attività (Carla Corso)
Un conto, infatti, sono le nigeriane e le albanesi costrette sulla strada dalla mafia e dai trafficanti a prostituirsi dietro minacce, violenze, o debiti-capestro, altro conto sono quelle italiane o quelle straniere regolarmente in Italia o liberamente viaggianti per l'Europa che "ricevono dietro omaggio" a casa propria o in hotel di lusso, le quali potrebbero benissimo svolgere un altro mestiere, ma decidono essere meglio per loro, anzichè guadagnare poco in molto tempo vendendo (o svendendo) le proprie capacità, il proprio studio, la propria cultura, le proprie braccia nel "mercato del lavoro", guadagnare invece molto in poco tempo, offrendo le proprie grazie: scelta assolutamente legittima, dato che, trattandosi della loro esistenza e della loro felicità, nessun uomo liberale ha diritto di giudicare.
In mezzo, c'è una zona grigia di persone prostitute immigranti che scelgono la strada della prostituzione per emanciparsi più in fretta dalla povertà. Esse sono vittime non della prostituzione, ma dell'insicurezza del dover stare in strada senza diritti civili (come notato dal Comitato delle prostitute) e diventano preda di sfruttatori e violenti. Ad esse dovrebbe essere proposta un'alternativa di lavoro, ma non certo l'obbligo di essere "redente". Se scelgono di continuare, devono essere aiutate pur rimanento prostitute.
CARLA CORSO:
"A noi questo mestiere va bene, non vogliamo farne un altro, vogliamo solo farlo più tranquillamente e con certe garanzie. (...) Pretendiamo di farlo in tutta tranquillità, senza essere continuamente prese di mira dalla polizia o dai benpensanti".

Carla Corso, leader delle prostitute italiane, nel suo libro "Ritratto a tinte forti".
Le statistiche (CENSIS, CESTIM, PARSEC) dichiarano che 10-20 percento delle prostitute immigrate è costituito da schiave. Sebbene non si tratti di una realtà trascurabile, non è con l'identificazione di prostituta come schiave che si risolvono i problemi.
Da terrelibere.it:
"Donne migranti nella prostituzione", la tesi di laurea di una giovane operatrice sociale italiana. Nella quale si possono leggere cose come "Si è andato diffondendo [...] nel processo che accompagna la lotta al traffico di esseri umani, un meccanismo di "etichettamento sociale" delle donne coinvolte nello sfruttamento della prostituzione come "vittime passive". Le analisi più attente della realtà prostituzionale straniera in Italia, invece, concordano nello smentire l'utilità di una lettura schiacciata sulla vittimizzazione delle donne" e "All'interno della tratta [...] non rientrano solo e sempre donne totalmente assoggettate, ma ci sono differenze e gradazioni molteplici relativamente ai margini di autonomia ed autodeterminazione conquistabili. Meno che mai si può pensare di assimilare tutta la prostituzione straniera alla tratta."

Non bisogna mai dimenticare che quasi la metà delle prostitute è italiana (e quindi non si può identificare, ancora una volta, tratta e prostituzione).
Per quanto riguarda le straniere irregolari, comunque,
il Comitato conferma:

"Apprendiamo con viva preoccupazione che in Commissione Giustizia della Camera è stata imposta dalla maggioranza di centro destra come testo base il ddl del governo sulla prostituzione cancellando con un colpo di mano ben 13 proposte dei vari gruppi parlamentari. La poco democratica prassi attuata ci fa supporre che il dibattito sulla legge subirà una evoluzione sul tono emergenziale difficile da contrastare. La proposta governativa nella sostanza proibisce l’esercizio della prostituzione con arresto e ammende da comminare a prostitute/i e a clienti. Per il governo chi si prostituisce è sempre e soltanto “vittima della tratta” come falsamente si dice nella relazione tecnica della legge, e quindi va semplicemente aiutata e salvata con adeguati interventi di polizia. E’ falso, la maggioranza delle donne e degli uomini che si prostituiscono lo fa per scelta, e la loro scelta va rispettata."

Interessantissima la premessa del Manifesto delle "sex workers", contro ogni sorta di eccessivo vittimismo:

"Recentemente il dibattito sul lavoro sessuale e sul traffico di esseri umani ha un posto importante nell’agenda politica internazionale. Sia a livello nazionale che internazionale le organizzazioni nazionali e internazionali hanno dato vita ad una moltitudine di iniziative – conferenze, iniziative politiche, progetti.

Citiamo ad esempio il Protocollo sulla tratta degli esseri umani adottato dall’ONU nel 2000, la legge quadro sulla Tratta adottata dal Consiglio Europeo nel 2002 e parecchie conferenze internazionali, una delle quali organizzata dal Parlamento Europeo ed un’altra dall’Organizzazione internazionale sull’Immigrazione. E’ desolante constatare l’assenza quasi totale dai processi decisionali di migranti che effettivamente operano nel mercato del sesso.

Si parla della tratta come di una violazione dei diritti umani, ma raramente il dibattito si concentra sugli interessi e i bisogni reali delle vittime del traffico o sulla garanzia dei loro diritti. Al contrario quando si parla di tratta, lo si fa sempre nel contesto della lotta al crimine organizzato e all’immigrazione clandestina. Per combattere la tratta, alcuni paesi europei hanno adottato misure molto repressive per impedire alle donne migranti di svolgere lavoro sessuale nei loro territori. Anziché prevenire la tratta e i suoi abusi, le misure adottate sono discriminatorie e di fatto incoraggiano la tratta. Se si impedisce alle persone di emigrare per vie legali, esse diventano sempre più dipendenti da chi controlla i circuiti illegali.

L’attuale dibattito sulla tratta ha un impatto sulla vita quotidiana delle migranti e dei migranti attivi nel mercato del sesso e distorce la realtà della prostituzione. Rafforza lo stereotipo secondo il quale le prostitute sono tutte vittime. I politici utilizzano le storie delle “vittime innocenti” costrette ad entrare nel mondo della prostituzione per legittimare le loro politiche anti-immigrazione e anti-prostituzione. Questi discorsi non rispettano-rispecchiano i bisogni e la realtà dei migranti e nemmeno di coloro che sono effettivamnte schiavizzate e costrette, poiché toglie loro potere decisionale e la possibilità di autodeterminarsi. Il dibattito mostra solo una faccia della medaglia e fa arretrare i diritti delle persone migranti che lavorano nel mercato del sesso.

I diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso non sono solo messi in pericolo dalle misure anti-immigrazione e dai toni con cui si svolge il dibattito sulla tratta. In molti paesi europei lo spirito neo-conservatore giustifica le misure adottate contro la prostituzione, come in Francia e in Italia.

La legge svedese che criminalizza i clienti ha gravi conseguenze sulle condizioni di lavoro delle persone che si prostituiscono.

Anche in Olanda, a dispetto della legalizzazione del mercato del sesso, l’obiettivo politico reale non è migliorare le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso, bensì controllare e regolamentare l’industria e il mercato tenendo i migranti e le migranti fuori dai confini del paese.

Noi chiediamo che i diritti delle persone che lavorano nel mercato del sesso vengano rimessi all’ordine del giorno nell’agenda politica internazionale. Il dibattito sulla tratta degli esseri umani dovrebbe affrontare la questione dei diritti umani, del diritto al lavoro e alla libera circolazione, con la collaborazione attiva delle organizzazioni che rappresentano i sex workers."


Eccettuate coloro che sono violentemente costrette a quel mestiere dalle organizzazioni criminali (quest'ultime vanno perseguite e smantallate al pari di tutte le bande malavitose che sfruttano il lavoro di altri)le altre donne (e gli altri uomini) scelgono quell'attività liberamente, esercitando il sacrosanto diritto a disporre a piacimento del proprio corpo (e quindi anche il diritto a "venderlo" o "noleggiarlo"). Esse hanno diritto a farlo senza essere giudicate dalla morale comune, dallo stato, o da chi, avvezzo a una logica "illiberale" le vorrebbe schedare come criminali. Stesso discorso valga per i loro "clienti".

Il fatto prostituzione in sè attiene alla sfera intima delle persone, la loro ricerca del piacere o del guadagno, della soddisfazione o della necessità, della trasgressione o dell'autostima, della sincerità o della recita, dello svago o di quant'altro concerne il delicato equilibrio della sessualità e sulla quale nè lo stato, nè tanto meno la chiesa dovrebbero avere diritto di legiferare o proibire,
Tratta di esseri umani, sfruttamento e riduzione in schiavitù sono crimini in sè, non in quanto legati alla prostituzione.
La chiesa sfrutta quell'errore chiamato paralogisma chiamando con lo stesso nome il peccato e il reato, al fine di condannare il primo attraverso il secondo.
Se possiamo anche concordare sul fatto che chi fa con una schiava si rende complice degli aguzzini, non possiamo certo ravvisare colpa o reato alcuno a chi si accompagna ad una donna libera (italiana o straniera regolare) che ha scelto consapevolmente, per motivi personali e soggettivi, la professione, preferendola magari ad altre meno "remunerative", una volta soppesati i vantaggi e gli svantaggi dell'una e dell'altre.
In questo caso non si può parlare nè di tratta, nè di costrizione, dato che la scelta è stata libera, e nemmeno di povertà o sofferenza, dato che le alternativa lavorative per queste "squillo" vi sarebbero (molte di loro sono laureate) esattamente come per molti altri loro coetanei maschi o femminine meno avvenenti. Esse sfruttano, di fatto, una possibilità in più per arricchirsi legittimamente
Lo dicono anche esse: “guadagnare più della media è un fatto, che ne valga la pena, e quale sia il valore da attribuire a questa pena, ricade nell'ambito dell'estremamente soggettivo”.

Esse guadagnano in una notte quello che un impiegato medio guadagna in un mese, e il loro potere contrattuale è spesso superiore a quello dei clienti. Chi può dirle schiave?
Non è solo una questione di soldi, ma di scelte e di possibilità.
Che dire poi di quelle fanciulle che girano l'europa col nome di escort, viaggiano in prima classe da un cliente all'altro, sono indipendenti, diventano milionarie e sono famose, nell'ambiente, quasi come star?
Non si possono poi dimenticare quelle signore e signorine "normali" che incontrano dietro gentile omaggio per "arrotondare" il reddito del loro lavoro "rispettabile". Come si può chiamare sfruttata chi coglie liberamente una possibilità in più rispetto ai propri colleghi?
Per questo bisogna sempre distinguere la morale dalla legge.
La prostituzione non è un mestiere come un altro solo perché riguarda una sfera intima della persona, quella sessuale, e proprio per questo solo il singolo individuo ha diritto a stabilire cosa per lui/lei è giusto, dignitoso, morale.


Se un uomo detesta restare invischiato negli intrighi amorosi, se non ama gli artifici e le falsità che sovente contornano l'ars amandi, se concepisce la conquista come una fatica intollerabile in quell'ambito in cui vorrebbe trovare solo il piacere, se non si diverte a corteggiare e preferisce dunque trovare chi gli dona piacere a pagamento piuttosto che impegnarsi nell'arte della conquista, se non tollera di abbandonare il proprio piacere ai capricci della fortuna o a quelli di altre persone, se non accetta di recitare la parte del seduttore, o quella del Casanova sono affari e problemi suoi , non dello stato. Se una ragazza si sente apprezzata solo spogliandosi e facendosi pagare ingenti somme o se si eccita alla possibilità di facili guadagni per comperarsi creme e gioielli sono fatti suoi, non dello stato. I differenti e svariati motivi per cui alcune persone desiderino comperare del sesso e altre accettino di venderlo non riguardano lo stato, ma solo l'individuo, non il bene pubblico, ma la ricerca di felicità dei cittadini singoli. Tutti, compresi clienti e prostitute, hanno diritto a trarre dalla vita la propria parte di piacere come li aggrada, e di guadagnare come vogliono, senza che lo stato giudichi se ciò sia morale o immorale; tutti devono poter ricercare la propria felicità nei modi e nei tempi voluti, senza che chicchessia, prete o femminista, attribuisca loro gratuiti e superficiali giudizi morali fondati sul pregiudizio del ragionare per categorie.

Eccetto coloro che sono costrette (già citate) le altre prostitute sono da considerarsi persone adulte e consenzienti. Dire che sono “poverine da difendere” non solo è una falsità, sed etiam è un insulto alla loro dignità di persone adulte e consenzienti che dispongono a loro piacimento del corpo e della mente. Pensare infatti che una donna non possa mai decidere di vendere il piacere dei sensi, e inventarsi sempre che è costretta, rappresenta una malcelata misoginia, in quanto nasconde una visione di donna pretenziosamente “asessuata” (la quale diventa sessuale solo per “colpa” dell'uomo) e in definitiva incapace di decidere autonomamente.
Il maggiore favoreggiamento alla prostituzione proviene da chi vuole rilegarla nell'illegalità, ove associazioni prive di scrupoli possono quasi tranquillamente sfruttare ragazze (e ragazzi) senza pietà. Una prostituzione legalizzata permetterebbe un controllo non solo sanitario, ma soprattutto anti-crimine nel mondo del sesso a pagamento. Legalizzando la prostituzione, molte organizzazioni criminali vedrebbero assottigliati i loro profitti, al pari di quanto avverrebbe legalizzando le droghe leggere.
Ovunque la prostituzione è diventata illegale, si è accresciuta e si sono accresciute le violenze contro le prostitute
Le vetero-femministe e i moralisti clerico che vorrebbero punire i clienti, in realtà colpiscono le prostitute più deboli e in difficoltà, le quale, private del mercato “legale”, si devono rivolgere alla malavita per poter continuare ad esercitare. Una scelta proibizionista è inoltre contraria allo spirito liberale che dovrebbe concedere ad uomini e donne la possibilità di stabilire i valori della propria vita sessuale senza condizionamenti dello stato, senza l'etica da regime.
Ultimativamente un mondo ideale non è un mondo senza prostituzione, bensì un mondo nel quale una donna, per il fatto di essere una prostituta o di prostituirsi per una volta, non sia considerata cittadina di serie b. E lo stesso dicasi per i loro clienti.

SALUTI ECUMENICI DALLA SUBLIME PORTA

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Cumartesi, Haziran 23, 2007

LA PORCODRILLA e Tinto Brass

Finalmente dopo diversi giorni di notizie idiote ieri sera ne ho udite almeno tre interessanti.

La prima non è piacevole, è anzi correlata con una delle precedenti elencate idiozie, ma è interessante perché istruttiva.
Anna Falchi piange davanti ai microfoni dei telegiornali per il fallimento del proprio matrimonio d'amore.
Che l'amore sia la trappola tesa dalla natura all'uomo per propagarne la specie è stato ampiamente e soddisfacentemente dimostrato da Arthur Schopenhauer.
Che la donna, in quanto strumento in questo della natura, volendo, possa sfruttare la disparità di numeri e desideri per trarre il proprio interesse, diciamo, economico-sentimentale, è un fatto da riconoscere oggettivamente, qualunque cosa si pensi (per me, quando tale dinamica è dichiarata e consensuale, come ad esempio nell'escorting, ma anche in certe unioni di interesse, non vi è nulla di male, come invece quando vi sono l'inganno, il raggiro e la perfidia, come in certe situazioni nelle quali non l'interesse ma la brama di autostima, di tirannia, di infliggere sofferenza emotiva e di sfoggiare preminenza erotico sentimentale muove la donna).
Che però certe donne possano pensare a tutti gli uomini come a dei citrulli pronti a credere a certe favole, incredibili persino alle orecchie di un fanciullo innocente (ma esistono ancora nella scuola di oggi?), risulta sinceramente insopportabile.
E' pur vero che come sostiene Schopenhauer i cinque sesti degli uomini sono emeriti imbecilli, ma, poiché io non mi ritengo tale, mi ribello alla pretesa che da parte nostra si creda ai pianti televisivi e alle storielle di chi PRIMA ha ceduto "per amore" ad un uomo il quale, persi soldi e potere, le appare POI in tutta la sua grettezza (avesse fatto la escort forse avrebbe probabilmente potuto conoscere "sultani" più veri e più gentili).
Sorvolando sulle lacrime di coccodrilla (anzi, di Porcodrilla, riprendendo la celebre canzonetta del Veronese), approfitto per ribadire il mio pensiero circa le donne pronte a "fare un buon affare" con l'uomo. Non si tratta, per me, di una distorsione sociale, o di una prostituzione occasionale, ma del comportamento all'ordinario, prosecuzione di quanto avviene in natura, ove la femmina
(dalla mantide che per provocare movimenti o azioni indispensabili all'evoluzione arriva persino a divorare il compagno all'elefantessa che, sempre per motivi di selezione della specie, costringe l'elefante maschio ad una vita di insostenibile frustrazione ed emarginazione) sfrutta il desiderio maschile per fini utili alla specie o, nelle speci più evolute, dove esiste l'autocoscienza, a se stessa. Questo è lo stato di natura.
Il mondo civile invece è il mondo in cui l'uomo si organizza per limitare la crudeltà della natura e aumentare il proprio grado di libertà e di felicità individuale (o illusione di essa, che è lo stesso). Nel mondo civile infatti esiste la santissima prostituzione.

Chi, fra tutti gli uomini dotati d'intelletto e non solo di desiderio, si accorge del suddetto inganno non cade nella trappola della natura (o della donna) e vive l'amore sessuale esattamente come il Greco, grazie al Teatro, viveva l'ebbrezza dionisiaca: scenicamente gode dell'estasi profonda e terribile della natura senza che il relativo tormento sconvolga la propria esistenza individuale.

La differenza è che nel mondo occidentale di ora si deve pagare spesso il biglietto. L'importante è che il prezzo sia fissato chiaramente prima dello spettacolo, che non vi siano pagamenti extra fra un tempo e l'altro e che l'uomo non ceda alla tentazione di immedesimarsi con il "principe" della rappresentazione

E' la quadratura del cerchio: una parte guadagna (la donna, come sempre), l'altra, pagando il biglietto (non potrebbe essere altrimenti), vive il proprio sogno estetico completo.

La seconda e la terza notizia sono molto più divertenti. Riguardano infatti l'immortale Regista Tinto Brass. Egli rivela due fatti fondamentali.

Innanzitutto, sulla falsariga del decalogo redatto dai registi che chiedono soldi allo stato, egli sta redigendo un proprio scritto il quale, dato l'argomenti principe dei suoi film, si dovrà chiamare (a suo stesso dire) DECULOGO.
In secondo luogo, egli rivela la propria prospettiva epistemologica sul Vero:

"La verità ha le chiappe appuntite e taglienti. Se si prova di darglielo in culo le serra a mo' di tenaglia e addio uccello".


Questa è la dimostrazione di come oscenità e volgarità non siano affatto sinonimi (come credono le anime sciocche) e di quanto l'oscenitò artistica possa risultare profondamente filosofica e molto più VERA di tanta presunta "cultura per bene".

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

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Cuma, Haziran 22, 2007


"L'esercito osservò il più completo silenzio radio, ma poco dopo la mezzanotte del 22 giugno i comandi delle grandi unità trasmisero i segnali di chiamata chiedendo che le unità dipendenti confermassero di essere pronte. La breve notte estiva volgeva al termine: i pezzi di artiglieria delle divisioni di assalto e delle unità di appoggio erano pronti a far fuoco su tutti gli obiettivi, i carri armati che guidavano le formazioni corazzate erano pronti a muovere, gli uomini della fanteria osservavano le luci di coda degli aerei da caccia tedeschi e degli Stuka affievolirsi verso oriente, mentre si dirigevano verso gli obiettivi loro assegnati."

Erano le ore 3 del 22 giugno 1941.


Da: http://www.lasecondaguerramondiale.it/barbarossa02.html

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OPERAZIONE BARBAROSSA















Oggi è il Sessantaseiesimo anniversario dell'inizio della invasione tedesca dell'Unione Sovietica. Poiché il 6 è il numero del diavolo ed Hitler è unanimamente considerato un diavolo assoluto ritengo opportuno festeggiare l'evento (e questo doppio sei).

Si può disquisire infinitamente sul fatto che tale fama del Fuhrer fosse effettivamente TUTTA motivata da crudeltà assassina, unica al mondo e fine a se stessa o, più semplicemente e materialmente, ANCHE dal fatto di essere stato il primo e l'unico capo politico intenzionato a porre effettivamente un freno deciso e spregiudicato (e anche brutale) allo strapotere internazionale delle lobbies finanziarie (che per Ezra Pound durava dai tempi dell'istituzione della Banca d'Inghilterra nel Seicento e che era riuscito ad impadronirsi nell'Ottocento anche degli Stati Uniti, fondati invece in principio da spiriti liberi e veramente democratici che avevano tentato di sottrarvisi) . La sua decisione di ripagare i debiti di guerra tedeschi con il lavoro e non più con gli interessi, e facendo così ripartire l'economia tedesca (ossia il vero motivo per cui la Krupp, la Rheinmetall, la Man, la Opel, la Daimler, la Heinkel, la Messerschmidt, la Siemens e tutti quanti rappresentavano l'industria tedesca soffocata dai debiti e dai finanzieri internazionali che su essi guadagnavano, lo presero di peso dalla gattabuia di Monaco, trascurarono le sue origini plebee e populiste, e lo misero di forza sulla poltrona di cancelliere) fu qualcosa di molto più spregiudiato della stessa Rivoluzione d'Ottobre. Nemmeno i Sovietici infatti avevano mai osato mettere il dubbio il potere della finanza (Marx stesso glissa ripetutamente sull'argomento, confondendo nella sua critica il capitalismo sano, creativo, vitale, con la sua degenerazione in Usurocrazia, ovvero potere tirannico e sterile del denaro che produce altro denaro con l'interesse senza nulla creare di positivo per l'uomo).

Le critiche che si muovono all'Operazione Barbarossa tendono a vedere in Hitler uno sciocco ripetitore degli errori Napoleonici. Io ritengo che non furono gli errori ma le situazioni a risultare simili. Entrambi erano stati precedentemente vincitori dappertutto sulla terraferma, in Europa. Entrambi avevano nell'Inghilterra della banche e degli affari internazionali un avversario irriducibile. Entrambi avevano tentato la carta dell'alleanza con il colosso Russo, dimostratosi però troppo infido (o, meglio, troppo sensibile alla corruzione britannica). Entrambi, non potendo direttamente colpire l'inghilterra, troppo forte sui mari, hanno deciso di costringerla alla resa con l'assedio economico (Hitler in particolare con gli attacchi sottomarini ai convogli provenienti dalle colonie) e con il terrore che sarebbe derivato da una distruzione totale dell'unico alleato per loro ancora possibile (ovvero la Russia). Entrambi erano odiati per avere, nei fatti, unito l'Europa e dunque costituito sul Vecchio Continente una potenza tale da sminuire l'Impero Britannico (o, dopo, quello Americano).

Chi contesta la validità dell'Operazione Barbarossa si basa su due assunti:
1) che la Russia sia, per la vastità delle proprie risorse naturali e umane, imbattibile in guerra
2) che Stalin non avrebbe mai rotto il patto del '39 per primo.

La prima obiezione è semplicemente smentita dal ricordarsi come nella prima guerra mondiale il Reich del Kaiser Guglielmo sia comunque riuscito a sconfiggere militarmente la Russia (prima di perdere un anno dopo ad occidente, ma questa è un'altra storia). La seconda è annullata in questi giorni dalla scoperta da parte degli storici russi dei documenti dei piani segreti di Stalin per invadere la Germania nel 1942.

Giudicando bene questo, l'OKW, considerò nell'autonno del 1940 che, poiché la guerra con l'URSS era inevitabile, avrebbe dovuto svolgersi al più presto, finché la potenza militare dell'Asse era all'apice e finché l'esercito russo era male equipaggiato e peggio comandato (come dimostravano gli insuccessi clamorosi nella guerra in Finlandia e come conseguente le cervellotiche purghe di Stalin contro i migliori generali dell'Armata Rossa). Aspettare avrebbe significato scontrarsi con una Unione Sovietica imbattibile, contro la quale non vi sarebbe stata alcuna concreta possibilità di compensare con la qualità militare l'enorme superiorità quantitativa dei russi (giova ricordare che, mentre la Russia dello Zar era ancora un paese agricolo, dove il numero dei soldati non era solo forza militare ma anche quantità di bocche da sfamare, quella di Stalin era una russia pesantemente industrializzata a suon di piani quinquennali, nella quale il maggior numero di persone significava maggiore produzione bellica).

Poiché, non considerando l'ipotesi di imitare il Kaiser (ossai di liberare dalla Germania un qualche dissidente russo di Stalin per far scoppiare una rivolta popolare) e non potendo far colassare economicamente il gigante stalinista (troppo forte a causa dell'efficacia dei piani quinquennali) con una guerra di logoramento (come invece avvenuto nel 17 con la Russia zarista), il feldmaresciallo Keitel e il generale Jodl (rispettivamente capo e vicecapo dell'OKW) dovettero incaricare in generale Halder di elaborare un complesso piano per replicare su scala molto quanto era magistralmente riuscito con la Francia: la blietzkrieg. L'unica speranza tedesca di vittoria era quella di annientare l'Armata Rossa prima della linea Dvina-Dniepr, con rapide avanzate in profondità da parte dei Panzergruppe e manovre di accerchiamento e distruzione della fanteria su larga scala.

Potete leggere qui un dettagliato resoconto di tutti i particolari.

E' facile col senno di poi giudicare se il piano fosse fattibile o meno e se e quanto sia stato seguito fedelmente. E' controverso poi stabilire se la mancata capitolazione dell'URSS sia stata dovuta ad un fallimento dell'operazione in sé o, semplicemente, dal fatto che Stalin riuscì a mobilitare (trasportando attraverso la Siberia con carri americani, armando con sussidi occidentali e rifornendo con petrolio britannico proveniente dell'Iran attraverso un oleodotto costruito apposta) un'altra Armata Rossa in sostituzione di quella distrutta dalla travolgente avanzata della Wermacht (fatto non previsto dai Tedeschi). E' infinitamente inutile disquisire se la scelta tedesca di 66 anni fa sia stata giusta o sbagliata.

In ogni caso, dalla prospettiva tedesca, per resistere all'assedio mondiale e alla guerra totale che chi aveva umiliato la Germania nel '18 e tiranneggiata con i debiti dopo avrebbe sicuramente continuato fino alla morte, il III Reich doveva creare un impero tanto grande e tanto potente da fermare con il terrore i propri nemici mortali.

Sotto la specie dell'eternità (e dalla prospettiva di chi, come me, valuta il mondo non con l'arbitraria piccolezza della morale ma con la grandezza eternante dell'arte) non è rilevante avere vinto o perso. L'importante è aver fatto tremare il mondo. Come Tamerlano. Cosa importa se poi Timur ha fallito nell'invasione della Cina, morendo nel tentativo senza lasciare un impero capace di sopravvivergli? Le sue gesta risuonano comunque nell'eternità. Non è poi detto che deperire lentamente, per consunzione, come l'Impero Romano (d'Occidentre, ma soprattutto d'Oriente, similmente ad una cortigiana decrepita) sia tanto meglio di una fine immediata e tragica immediatamente successiva al massimo splendore.

Visto che poi, pur non avendo simpatie per Hitler o per l'ideologia nazista, ho fortissime simpatie per il Popolo Tedesco in quanto tale (in quanto artefice degli immortali capolavori filosofici di Schopenhauer e di Nietzsche, i quali pure avevano il vezzo di parlarne male e di avversarne il nazionalismo), ulteriormente motivate dal constatare come anche oggi, dopo due guerre mondiali perse e dopo l'Unione Europea incombente, siano capaci (contro il resto del mondo "politicamente corretto" contrario) di mantenere leggi e usanze favorevoli ad ogni grande spirito vitale e futurista (grandi bordelli senza limiti di gnocca e grandi autostrade senza limiti di velocità, le mie due maggiori passioni), oggi dico con voce sonante
PANZER, VORAN!

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Perşembe, Haziran 21, 2007

TRE NOTIZIE, TRE IDIOZIE

L'altro ieri sera a cena ho udito dal TG5 una sequenza di tre notizie attestanti l'idiozia dell'uomo occidentale nel considerare la sfera dell'amor naturale. La prima riguardava un corteggiatore di Bari arrestato per aver inserito un localizzatore satellitare sull'auto della donna disiata con il quale riusciva ad incontrarsi spesso (e apparentemente in maniera fortuita) con lei. Premesso che l'uomo in questione meriterebbe non di finire in carcere ma in manicomio, giacché, esistendo in Italia e in Europa tante giovin donne e belle disposte a concedere le proprie grazie dietro gentile omaggio, non vi sarebba alcun bisogno di faticare (e, soprattutto, spendere) sì tanto come si sarebbe fatto nel medioevo per vivere il proprio sogno estetico con una avvenente sconosciuta, e quindi il soggetto in questione deve essere totalmente pazzo, si tratterebbe comunque di una storia divertente come una spy-story, se non fosse condita, grazie ai giornalisti, dei soliti luoghi comuni contro gli "uomini insistenti". Come tutte le persone stolte ed effemminate i giornalisti moderni giudicano sempre dall'apparenza e mai dall'essenza, si fermano alla superficie delle cose e non colgono le cause profonde, si concentrano sulle conseguenze eteriori e tralasciano le cause. Mancano infatti di vedere il "primus movens" di tutte queste situazioni. Lo dico e non lo ripeto.

Certo comportamenti maschili a volte saranno pure dettati da semplice maleducazione (ahimé sempre più diffusa), ma sovente sono la semplice umanissima prosecuzione di quanto avviene in natura, ove il maschio deve inseguire ed insistere la femmina che fugge e resiste (lottando, come direbbe Ovidio, come "chi non vuol vincere), e solo molto raramente sono suggeriti (come invece spesso le azioni erotico-sentimentali e le reazioni delle donne) da prepotenza o da malignità premeditata. Falso o fuorviante è dunque considerli molestie o addirittura "violazioni dell'intimità". Il nocciolo della questione risiede, purtroppo, non nel libero arbitrio dei singoli o nei modelli culturali, ma nella Natura.

Esattamente come in guerra (o, se non vi piace il paragone militare Ovidiano, nella più pacifica e naturale caccia), in amore bisogna agire con sorpresa e con pertinacia.
Quando lo stesso Machiavelli dice che la fortuna è donna e bisogna batterla e urtarla non incita certo a menare le mani sulle donne, ma a comportarsi verso la dea bendata e le femmine come chi non aspetta una improbabile concessione spontanea, ma sa di dover agire.
Non si può, con le donne "normali", comportarsi come con le gentili sacerdotesse di Venere, aspettando (anche se sarebbe molto bello) che siano loro a farsi avanti o chiedendo con garbo e pacatezza se sono disposte a concedersi e a quali condizioni. E' necessario creare sorprese ed insistere secondo una tattica "militare" a oltranza che non prevede la rinuncia davanti alle prime (inevitabili) difficoltà e alle resistenze del "nemico".
L'uomo incriminato ha fatto semplicemente questo.

Non si può sapere in anticipo se le soprese saranno gradite alla donna o se le insistenze saranno da lei considerate positivo segno di interesse nei suoi confronti o banali disturbi, così come in guerra non si può sapere prima di un attacco se si otterrà l'effetto sorpresa sul nemico e se e per quanto tempo questi resisterà sulle posizioni di prima linea. Si deve per forza provare ed insistere.
In guerra come in amore è necessario rischiare, e così come in guerra non si incrimina un comandante che conduce un attacco, giusta o sbagliata che sia la sua tattica, così in amore non si dovrebbe incriminare un corteggiatore che semplicemente tenta (più o meno abilmente) un assedio amoroso così come è obbligato per natura e convenzione sociale a fare.

E' profondamente ingiusto infierire moralmente e legalmente su chi agisce secondo un obbligo di cui magari farebbe volentieri a meno. Sarebbe come incolpare della guerra i soldati di leva mandati al fronte a forza (o quasi). Lamentarsene da parte femminile risulta poi ai miei occhi inqualificabile.
Le donne si lamentano infatti delle necessarie conseguenze sia del loro privilegio naturale nella sfera erotico-sentimantale (da esse sfruttato sino alle estreme conseguenze) sia del loro comportamento infinitamente ambiguo (per consapevolezza o meno il risultato non cambia).
Come si fa a sapere se, dopo l'attrazione provocata ad arte, il successivo diniego sia sincero o puramente funzionale ad accrescere il disire e a mettere alla prova il grado di interesse del maschio e la sua capacità di sopportare, di lottare e di rischiare? Uno che non ama le fatiche, i rischi, le insistenze e le lotte nell'ambito in cui vorrebbe l'abbandono al godimento della bellezza, al fluire dei sensi e alle onde della voluttà prende per sincero quel no più per rispetto di sé che della donna, e manda a quel paese questa (cercandone altre, magari dichiaratamente disposte a concedersi semplicemente per denaro senza troppe complicazioni, sofferenze e finzioni da corteggiamento). Un uomo che rispecchi invece quanto voluto dalle donne no: deve insistere. Ne è costretto. Se non lo fa è considerato o non abbastanza interessato o non abbastanza corteggiatore. Per questo, anche se fosse l'uomo più rispettoso e meno violento del pianeta si troverebbe comunque a dover decidere nell'incertezza (un'incertezza voluta dalla donna) e a rischiare di sbagliare.
Chi si ferma ai primi rifiuto, chi non insiste, chi non rischia non ottiene nulla, se non, appunto, pagando le chiare ed oneste prostitute. Per questo sono sovente gli uomini e non le donne ad APPARIRE molesti e insistenti.
Sciocca la femmina che vanti superiorità morale per questo.
Ella "non rompe" e "non insiste" semplicemente perché nella sfera erotico-sentimentale non ha, come invece avrei io da uomo, l'obbligo del "fare" (a me piacerebbe che tale obbligo e tali differenze non esistessero, poiché ne soffro, ma, poiché la natura ha deciso altrimenti e la vanagloria delle femmine si guarda bene anche solo dall'eliminare i privilegi medievali esaltanti oltremisura tutto ciò, la saggezza mi impone di prendere atto di una situazione oggettiva).
Ella può "rispettare la privacy" semplicemente perché non deve spiare me, non ha l'obbligo di conoscermi per sorprendermi e trovare il modo di compiacermi.
Ella non si presenta dappertutto semplicemente perché non deve creare "occasioni".
Ella non attacca sempre discorso ad ogni occasione semplicemente perché non deve mostrarsi gradevole
Ella non è molesta semplicemente perché non deve fare nulla. Non già perché sia più buona o più corretta. Il fatto però che si mostri indignata e vendicativa significa al contrario che realmente è più perfida. Approfitta della sua posizione di preminenza nella sfera erotico-sentimentale per permettersi di tutto.

Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne.
Per questo, quando le occasioni non vi sono, gli uomini più intraprendenti le DEVONO creare ad arte.
Troppo comodo da tale posizione sparare giudizi sugli uomini, su quando o come tentano di creaarsi le occasioni, e criticare ogni cosa, e fare le vittime e mostrare l'altro come un "persecutore pazzo".

Quanto a queste donne lamentose e denuncianti vorrei da un lato venissero davvero un giorno perseguitate da persone VERAMENTE malvagie (e magari crudeli al par di loro), che non tentino di corteggiarle attratte dalla loro bellezza, ma di distruggerle aizzate dalla loro stronzaggine (così capiscono cosa significa avere dei persecutori veri) e dall'altro che potessero invecchiare immediatamente, in modo da comprendere quale sia la vita di chi non ha il loro privilegio di essere mirate e disiate al primo sguardo e inseguite. Il duro gelo dell'indifferenza punirebbe per sempre la loro sciocca superbia.

Posto dunque che il corteggiamento è a rischio legale, io ritengo opportuno per tutti gli uomini rispettosi delle regole e di se stessi (ancora prima che delle donne) evitare qualunque tentativo di approccio col sesso cosiddetto gentile (o meglio gentilmente perfido) e rivolgersi a quelle sacre persone dichiaratamente disposte a concedere le proprie grazie dietro compoenso.

Qui subentra però la seconda notizia, quella della chiesa la quale vorrebbe punire i clienti delle sacerdotesse di Venere ed eliminare la prostituzione dal mondo. E come si farebbe, allora, di grazia, ad appagare il proprio naturale bisogno di bellezza e di piacere? Insistere e sorprendere è vietato per legge, pagare dovrebbe essere vietato e chiedere semplicemente ad una donna se sia disposta a farci vivere un sogno estetico completo senza alcun compenso susciterebbe solo (nel migliore dei casi) ilarità (giustificatissima!). Forse sto dimenticando che la soluzione per la chiesa risiede nella castità. Per coerenza allora sarebbe giusto, alle loro richieste verso il mondo politico di sfamare le loro genti, rispondere: " risolvete il problema con il digiuno, e con la preghiera".

La prostituzione, al contrario di quanto dice la Chiesa, va regolamentata e incentivata, per permettere all'uomo normale di appagare il proprio naturale bisogno, sensitivo e intellettivo, di bellezza e di piacere, di vivere il proprio sogno estetico completo e di abbandonarsi alle onde della voluttà, senza dover passare obbligatoriamente per le forche caudine del corteggiamento (le quali, in tanti, troppi, casi, danno occasione alla raffinata perfidia di femmine vanitose e prepotenti di provocare sofferenza fisica ed emotiva, frustrazioni intime, inappagamenti carnali e mentali, ferimenti psicologici, irrisioni nel desiderio, umiliazione pubblica e privata, disagio da sessuale ad esistenziale e financo ossessione, e, anche nei casi di non stronzaggine, fanno comunque patire tutta la crudeltà dell'amor naturale col loro susseguirsi inevitabile di illusioni e delusioni: non si può pretendere di piacere alla prima donna incontrata o di risultare graditi proprio a chi è da noi mirata o, anche possedendo le doti da lei disiate, di avere dal fato l'occasione per mostrarle nel fluire caotico degli incontri e delle altre cose umane), e senza doversi sempre comportare come il giocatore d'azzardo sui grandi numeri costretto a tentare n volte la fortuna con n donne diverse (la maggior parte delle quali, ovviamente, non certo propriamente corrispondenti ai propri ideali estetici ed alle proprie esigenze sentimentali) sperando che la n+1 esima sia quella giusta, come lo sciocco adulatore pronto a forzare ogni parola e a fraintendere ogni sorriso, e come il solito insistente che ad ogni incontro deve inesorabilmente cercare con arte e con inganno di convincere la donna alla copula (perché questo sarebbe realisticamente costretto a fare, data la naturale disparità di numeri e desideri, per avere una speranza non nulla di godere di quando in quando delle belle forme femminee).

Il meretricio permette all'uomo di appagare normalmente i propri naturali desideri di bellezza e di piacere evitandogli di dover obbligatoriamente faticare nel corteggiamento per conquistare donne di bellezza mediocre o partecipare alla corte dei miracoli di fanciulle vagamente assomiglianti all'ideale estetico contemporaneo tollerando di tutto, come nelle campagne militari caratteristiche come scriveva ovidio nei suoi esametri dell'Ars Amandi o comunque farsi cavalier servente (magari in senso moderno e anti-convenzionale) di pulcelle dalla bellezza non sempre alta, ma dal comportamento sempre altezzoso, in cambio della sola speranza.

In ogni caso, anche prescindendo da tutto ciò e concentrandosi sul diritto di autodeterminazione delle scelte di vita privata e sessuale di donne di uomini unanimamente riconosciuto (almeno dopo il 1870), come si permette la chiesa di pretendere che uno stato liberale si senta in diritto di sanzionare comportamenti afferenti la vita privata e sessuale di persone adulte e consenzienti le quali non danneggiano oggettivamente alcuno (come i clienti e le prostitute), di entrare nell'intimità dei cittadini per giudicare i motivi per cui essi possano o non possano accoppiarsi (amore, amicizia, capriccio, vanagloria, tirannia sessuale, vendetta sentimentale, stronzaggine erotica sì e interesse materiale no, o, meglio, no se esplicito e onostamente dichiarato: accompagnarsi con chi è disposta a concedersi per denaro, in maniera chiara e consensuale, è vietato, mentre le unioni amorose, i fidanzamenti o le relazioni più lunghe di una sera e magari propiziate o motivate da interesse materiale e dalla volontà della donna di ottenere regali, creme, gioielli, viaggi da sogno, auto costose, vestiti firmati, o fama, successo, ricchezza, carriera, visibilità mediatica, sono concesse, salvo l'assurdo di non poter distinguere mai con certezza ed obiettività quanto di una relazione più o meno breve, più o meno lunga, sia dovuto al sentimento e quanto all'interesse e quindi di non poter mai parlare separatamente di "unione amorosa" o di "prostituzione")?

Scriverò un post a parte (e con più serietà) per affrontare la questione dell'etica e della libertà nel meretricio e per smentire le arbitrarie identificazioni della prostituzione con la schiavità (come arbitrario sarebbe identificare il lavoro manifatturiero con la costrizione e vietare le scarpe solo perché vi sono effettivamente bambini costretti a lavorare in fabbriche di calzature).
Qui voglio solo terminare con la terza notizia: Anna Falchi che si separa da Ricucci. Quale differenza vi sarebbe fra questo tipo di relazione e quella che la chiesa vorrebbe proibire? Forse il tempo (è durata anni, e non una notte soltanto). Forse il costo (Anna Falchi avrà guadagnato ben di più delle centinaia o migliaia o decine di migliaia di euro delle prostitute dichiarate dei più diversi livelli). Forse la mancanza di chiarezza e onestà (non mi risulta abbia siglato un contratto dichiarando esplicitamente di accompagnare l'uomo d'affari in cambio di un compenso). Certamente non il meccanismo (per me assolutamente legittimo, quando dichiarato e consensuale) di scambio di sesso (o, nelle forme più raffinate come quelle escortistiche di livello eccelso, sogno estetico completo e illusione d'amore) per denaro (o altra utilità economico-sociale). Tale scambio è infatti innegabile in una relazione come quella tanto declamata dai giornali.

La Signora Falchi nel suo sfogo "sentimentale" (mai il termine mi cadde tanto basso) si lamenta di difetti dell'ex-marito che erano assolutamente evidenti fin dal principio ma ch'ella ha ben saputo ignorare quando vi erano le abbaglianti ricchezze e gli splendori mondani a ricoprire tutto. Si lametna persino dell'ossessione di Ricucci per il denaro. Forse che se l'uomo, anziché la passione per i soldi, avesse avuto quella per la Poesia, per la Storia, o per i Soldatini, avrebbe potuto ugualmente "conquistarla". Non lascio ai posteri questa sentenza perché non è ardua.

Rispondo io, secondo quanto provo e quanto credo provino anche le mia amiche prostitute.
Per una prostituta può essere più dignitoso offrire servizi sessuali per un'ora piuttosto che lavorare un'intera giornata per una paga modesta compiendo attività scorrelate rispetto la propria cultura e alla propria preparazione (come accade a molti giovani) e inutile per una carriera soddisfacente. Una donna può trovare più dignitoso, anziché guadagnare poco in molto tempo (come fanno i suoi coetanei), guadagnare molto in poco tempo, offrendo le sue grazie. Scelta rispettabilissima, in quanto si tratta del suo corpo e della sua vita privata, sulla quale nessun uomo liberale ha diritto a giudicare.
Per un uomo può essere più dignitoso pagare per un momento di ebrezza, per abbandonarsi senza altre preoccupazioni, alle onde della voluttà, per trovare una donna disposta a recitare il suo “sogno estetico”, piuttosto che doversi sentire costretto dalla tradizione o dai capricci del caso a recitare la parte del giullare o del seduttore, per compiacere la vanagloria femminile, vagare per il mondo alla ricerca di un'impossibile anima gemella, o illudere con le parole dolci donzelle quando il suo unico desiderio è una notte di piacere.
Clienti e prostitute possono trovare più dignitosa e corretta la loro condotta rispetto a quella di coloro che contraggono matrimoni (legittimi) di interesse o giudicano degni di interesse solo i parner dotati di mezzi economici rilevanti o di una posizione di potere.
Per un uomo può essere più dignitoso accordarsi civilmente con una donna disposta a recitare a pagamento il suo sogno estetico per un tempo prestabilito, piuttosto che scegliere una fanciulla sedicente “onesta”, sostenere i rischi e i sacrifici, i disagi e le privazioni, caratteristici delle campagne militari che sono tipici, come reso immortale da Ovidio nei suoi esametri perfetti, dell'”Ars amandi”e poi, una volta raggiunto il suo cuore e con esso il piacere, finire per illuderla e abbandonarla. Non è forse questo “ratto ingannevole” più turpe di un accordo chiaro e onesto fra individui?!
Per una donna può essere più dignitoso dichiarare subito di volere un compenso per l'offerta del proprio corpo e dei suoi nascosti piaceri piuttosto che recitare la parte della turris eburnea, sfruttare il disio altrui per vedersi recitare la parte del giullare o del seduttore, ad esclusivo beneficio della propria vanagloria e poi, con fidanzamenti od unioni matrimoniali, ricevere di fatto molti doni e benefici economici, dando in cambio comunque la propria compagnia e il proprio corpo, infine andandosene quando il vaso della bramosia è colmo. Se ciò non è mercato del sesso, è almeno mercato dei sentimenti. Non è forse più turpe ?! Comunque si tratta di problemi su cui la sensibilità individuale è l'unica signora e nessuno, tanto meno a nome della collettività, può esprimersi al posto di un altro.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

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Pazar, Haziran 17, 2007

MONKEY ISLAND

Oggi il telegiornale, con la solita enfasi femminea e la indisponente ironia antimaschile, ha dato notizia della creazione, in riviera, di una spiaggia per sole donne, con tanto delle immaginabili interviste e battute di rito sul "divieto di accesso agli uomini", sulla "spiaggia antiuomo", su "l'uomo bandito dalla spieggia", su "le donne che si divertono da sole", su "i maschi che disturbano" e su Lara Croft (la donnina salta e spara amata dai segaioli contemporanei che cosa c'entra? Mah, misteri delle torbide menti dei "comunicatori" di oggi. Io preferisco giocare con i soldati tedeschi e le panzerdivisionen).
Sorvolando sul fatto che se il medesimo divieto fosse rivolto alle stesse donne o, ad esempio ai gay, la spiaggia verrebbe posta immediatamente sotto sequestro e i proprietari arrestati in base alle leggi contro la "discriminazione" e se fosse rivolto solo ad un sottoinsieme degli uomini (ad esempio gli ebrei) riceverebbe il biasimo e il boicottaggio dell'intera comunità internazionale (a dimostrazione di quanto poco presente sia fra i moderni in generale, ed ora, e fra le donne in particolare, e da sempre, il senso della coerenza e dell'oggettività, e di quanto poco opportuno, anzi addirittura assurdo e nefasto, sia di conseguenza consentire alle donne di possedere i medesimi diritti degli uomini nell'ambito giuridico, civile e in quello degli studi) l'esperimento è interessante, se visto da una prospettiva diversa da quella di chi, prono al sentire moderno, lo ha ideato.

La prospettiva del saggio infatti vede quel recinto costruito non per proteggere le donne dal mondo (maschile), ma per proteggere il mondo (cioé noi) dalle donne.

Lo dice anche il mito (che ha sempre il fondo pregno di verità): prima che arrivasse Pandora, gli uomini erano felici e sereni.
Solo con l'arrivo della donna e dei suoi doni illusori, ingannatori, apparentemente splendidi, ma in realtà nascondenti la caducità ed il dolore (la sua stessa "bellezza" e la vita terrena da lei generata ne sono l'esempio) sono sorte le cupidigie, le ingiustizie, le infelicità, gli inappagamenti e quindi gli odii e i soprusi e le prepotenze e le umiliazioni. Tutto è nato per il più stupido degli uomini (Epimeteo) che ha iniziato a lottare per lei, la quale stava ferma e guardava (e aggiungerei una parola sola per completare il messaggio: compiaciuta), sapendo di essere la causa, il primus movens, senza cui nulla dei disagi, delle cupidigie e degli affanni successivi sarebbe verificato. Gli uomini dovrebbero meditare su questo prima di osannare le donne, soprattutto considerando la loro arte nel suscitare desideri per muovere indirettamente la violenza e l'ingiustizia a proprio vantaggio. Se la donna non ci fosse, o se fosse di semplice accesso prendere piacere da lei, gli scontri non ci sarebbero.

Nel desiderio un uomo si "accontenta" della bellezza, mentre una donna "pretende" l'eccellenza (nelle doti che ognuna, soggettivamente, pone in ordine diverso d'importanza, e possono essere, oltre alla bellezza, l'intelligenza, la virilità, la cultura, la ricchezza, il cuore ecc.). Sovente le doti da lei volute devono risultare utili o gradite a lei per motivi soggettivi o conferenti prestigio sociale.
Nel mondo materialista e de-spiritualizzato tali doti coincidono sovente con la capacità di produrre ricchezza o comunque di raggiungere una posizione di preminenza economico-sociale. Per raggiungere tale posizione servono di norma tempo, doti e soprattutto fortuna. Chi è troppo giovane, troppo poco portato a ciò (perché magari ha doti volte più all'affermazione nel mondo dello spirito che non in quello mondano) o non abbastanza assistito dalla dei bendata deve o rinunciare a ciò che intimamente desidera (ossia la bella donna) o costringersi a cercare di ottenere quella posizione di forza socio-econimica ad ogni costo e con ogni mezzo. Di qui nasce ogni sorta di iniquità e di furfanterie, che l'uomo, per natura, non commetterebbe mai, ma che è spinto dalla brama muliebre di cose terrene a fare (altrimenti viene disprezzato, umiliato nel suo desiderio, considerato debole e costretto a rimirare altri al suo posto accompagnarsi ai suoi sogni estetici viventi).

Le donne che si lamentano dei comportamenti "tipici degli uomini" sono disprezzabili soprattutto per la loro spudorata FALSITA'. Si lamentano a livello individuale dei comportamenti "insistenti" degli uomini e a livello sociale del mondo "violento" dei maschi. Si "dimenticano" di considerare che tale comportamento e tale mondo sono indotti dalle donne.
Sono queste a pretendere che chiunque miri a loro superi delle prove. Sono queste a imporre il torneo a tutti i pretendenti (magari anche in forme moderne e anti-convenzionali). Sono queste a non concedersi mai liberamente ma a pretendere che il garzoncello affronti fatiche, disagi e privazioni. Sono queste a voler (consciamente o inconsciamente) essere in ogni dove belle e desiderabili e a farsi guardare per accrescere il desiderio e con esso il numero dei competitori da cui scegliere l'eccellente. Sono queste a fuggire per essere inseguite e farsi massimamente desiderare. Sono queste a lottare come chi non vuol vincere, a provocare e a resistere appositamente per misurare il grado di interesse del maschio. Sono queste a volere la competizione estrema fra uomini in loro onore e a compiacersi dei sacrifici (materiali, morali, sentimentali), del dolore (fisico, psicologico, emotivo) e dei rischi (fisici, mentali o legali o addirittura vitali) di questa, quale misura della propria beltà. Sono queste a volere che l'uomo lotti, insista e rischi (o con altri maschi o addirittura con la donna stessa stessa).
Chi non ama lo scontro, l'insistenza ed il rischio non ha alcuna possibilità di conquistare davvero una donna e di godere della bellezza sognata. Può godere solo se paga.

Ed a livello storico-sociale, è l'infinita brama di "eccellenza" (quasi sempre nelle doti conferenti preminenza fra gli uomini) e di cose terrene delle donne a creare i motivi profondi delle guerre e di ogni altra forma di violenza e di ingiustizia (sono infatti freddi calcoli economici e precisi interessi finanziari a provocare i conflitti e tutto quanto indebita e impoverisce i popoli, non già le furie istintive o gli impulsi irrazionali come nelle semplici risse: solo chi non capisce nulla di storia può credere il contrario e dare ragiona alle pensatrici "antimaschili", poiché sono le banche e non gli uomini in generale a fare le guerre e, giacché sono le donne e non gli uomini a scegliere il partner per la quantità di ricchezze possedute basta fare due più due per capire di chi dovrebbe essere la colpa ragionando per generalizzazione). Quando il mondo era davvero virile ed era condotto dalla casta guerriera, non solo non esistevano le banche, ma le guerre erano ben altra cosa, una sorta di giustificazione ideale dell'esistenza, e la componente eroica e cavalleresca (quindi di "costruzione spirituale") era prevalente su quella banalmente materiale e ciecamente violenta e distruttiva: ma non sono più questo da ormai diversi secoli (ovverosia da quando sono le "dame" a muovere il mondo). Non era certo dovuta a pulsioni eroiche, virili e cavallaresche la prima guerra mondiale, che invano i Futuristi (da me in precedenza citati per spiegare un malinteso) hanno tentato di mitizzare (certo vi fu chi visse eroicamente quella guerra, e non dubito di Marinetti e Boccioni, ma sono le cause e i mezzi di quella guerra a risultare oggettivamente ben poco eroici e spirituali). Se vi fosse ancora una guerra mondiale sarebbe giusto inviare al fronte soltanto le donne, non solo per compensazione di quanto hanno subito i maschi in passato in situazioni simili, ma anche perché le cause, essendo materiali, sarebbero tutta faccenda loro.

Le donne che si lamentano dei maschi meriterebbero di essere lasciate sole fino a quando non si siano scannate fra loro (ciò avviene sistematicamente, tanto è vero che mentre vivere in un monastero di frati è per un uomo sopportabile e tranquillo, se gli si dà modo di quando in quando di appagare i suoi bisogni naturali, vivere in un convento di suore è sempre stata una punizione terribile per le donne, pur con tutti gli amanti che si potevano concedere alle madri badesse).

Tornando al tema, i giornalisti chiamavano quei luoghi "spiagge rosa". In effetti le spiagge rosa sono in Sardegna. Quella di cui parla il servizio dovrebbe invece essere chiamata semplicemente l'Isola delle Scimmie.
Giova ricordare come nel tempio di Benhares esistano scimmie le quali, conscie del loro stato di sacralità e di inviolabilità, si permettono con arroganza letteralmente di tutto senza dover temere la reazione proprio perché protette dal loro "status".
Come noterebbe Schopenhauer, infatti, il comportamento tipico delle donne "protette" e "idolatrate" occidentali è simile a quello delle scimmie sacre.
Basti pensare a come molte, oggi come sempre, sfruttino il loro privilegio sociale per potersi permettere di tutto (dall'essere apprezzate e disiate al primo sguardo al ricevere trattamenti particolari in ogni ambito pubblico, dal venir considerate "rare e preziose" e dunque ricevere attenzione per quanto possono provare o sentire mentre gli stessi sentimenti e le stesse eventuali ferite emotive sono neglette quando capitano agli altri, al potersi permettere comportamenti di ogni genere, sanzionati o vituperati negli altri, solo per il loro "status", "in quanto donne", dallo sfruttare la legge giuridica e convenzionale per far accettare come vera la propria versione dei fatti e minacciare denunce per capriccio, vendetta o ricatto all'utilizzare senza giustizia alcuna le regole economico-sociali per sbranare economicamente e sentimentalmente gli uomini, nei matrimoni, nelle unioni o anche solo nei dai capricci materiali di doni e regali considerati d'obbligo per avere contatti con loro alle varie molestie erotico-sentimentali spesso elargite con noncuranza o addirittura perfidia, e divenute modus vivendi, ad onta dei disagi emotivi, delle umiliazioni private o pubbliche, delle irrisioni intime nel desiderio, e di tutte le altre sofferenze trasmutate da sessuali ad esistenziali causate a chi, volente o nolente ne è oggetto senza possibilità di replica o di difesa) senza dover temere le reazioni senza dare in cambio nulla, né giustificazione, né ringraziamenti, se non alterigia e disprezzo.

L'accondiscendenza e l'idolatria verso le donne mostrata dall'uomo occidentale (e ricambiata giustamente con arroganza e disprezzo) ha reso queste ultime davvero simili alle scimmie sacre ed ha creato la "dama", questo mostro della civiltà occidentale e del fior fiore della stupidità cristiano-germanica con le sue assurde pretese di rispetto e venerazione. Si parla tanto, in occidente, di "rispetto per la donna" (e accusando l'oriente di non averne solo perché non ha l'idolatria femminea occidentale), dimenticando che anche i boss della mafia chiamano rispetto il chinare il capo innanzi ai loro soprusi, l'accettare le loro tirannia, l'adularli, il riverirli, il servirli come vassalli.

Questa spiaggia per sole donne è la sublimazione della stupidità estetico-filosofico-morale contemporanea.
Da un lato è l'immagine sensibile della credenza secondo cui le femmine sarebbero "più belle", "più sensibili" e più "buone" (quando invece l'osservazione della natura prima ancora che dell'umanità insegnerebbe l'esatto contrario) e quindi da proteggere, mentre gli uomini sarebbero degli insensibili bruti, potenziali aggressori o, nel migliore dei casi, banali scocciatori (ed anche qui basterebbe aprire un qualsiasi libro, di poesie o di novelle, di versi o di immagini, leggere fra le righe della vera letteratura, o ascoltare una qualsiasi musica di parole o di note per capire che è ancora vero il contrario, ma tanto non si può pretendere dai contemporanei per cui una qualsiasi mediocre che tenga un diario "sentimentale" è una scrittrice e una qualsiasi scimmietta femmina che urli seminuda sul palcoscenico è una cantante).
Dall'altro lato è, dietro l'apparenza contraria, il simbolo più chiaro della più profonda pretesa delle donne, quella che un uomo per loro fatichi nel corteggiamento (formalmente disprezzato) e superi dinieghi, disprezzo e umiliazioni, fatiche, sofferenze e pericoli per giungere a lei, financo a rischiare ogni cosa ed entrare nella "città proibita": si rendono per questo irraggiungibili, solo per essere desiderabili (è evidente che le donne seguono la strada "bibilica" del vietare proprio ciò che vogliono, per i propri fini, sia massimamente desiderato e desiderabile: se Dio non avesse voluto proibire la mela di cui parla la Bibbia forse adddirittura l'uomo non l'avrebbe mai né desiderata né colta).
E magari si credono pure belle, quando spesso l'unica opera d'arte assomigliante a loro sarebbe il celebre cesso esposto da Duchamps.
Suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione è l'attività preferita da questi esseri (che pretendon dirsi umani) i quali evidentemente non hanno altro modo di appagare la propria autostima (non con tutti la natura è generosa in fantasia e profondità d'intelletto).
Ciò ferisce intimanente tanti maschi ingenui che si accostano a queste donne mossi dal naturale trasporto verso la bellezza e la felicità (o, meglio, le loro immagini illusorie). Era ora che qualcuno pensasse a proteggerli dalle stronze. Nessuno soffrirà più in spiegga per causa di queste.

Esse non si chiudono nella spieggia perché sono lesbiche o suore, ma solo perché sono stronze che se la tirano e amano essere desiderate ed odiano chi desidera, ed idolatrano se stesse e sprezzano chi le rimira, e bramano essere inseguite ma si lamentano di chi le insegue, vogliono si rischi e si insista ma fanno pubblica condanna di chi in ciò si cimenta.
Che chiudano a chiave la sera il recinto con tutte costoro, non vorrei qualcuna scappasse.
Poi si risparmia sui bagnini, perché, notoriamente, le stronze galleggiano spontaneamente.

Con questa iniziativa le donne italiane e moderne in generale si mostrano infatti per quello che sono: stronze che vogliono disprezzare l'uomo in quanto tale. Vogliono farsi guardare per poi sputare su chi le rimira. Vogliono dialogare per irridere l'interlocutore, attrarre per trattare con sufficienza chi tenta un approccio con loro e farsi desiderare per poter far sfoggio scenico del proprio rifiuto. Non meriterebbero nemmeno di esistere.Non è vero che possono fare a meno dei maschi: sia per essere belle sia per autostimarsi hanno bisogno di chi le rimiri, anche se poi lo infamano, hanno bisogno di chi le cerchi e parli con loro, anche se se ne vanno e lo insultano, ed hanno bisogno di chi le desideri fortemente (il desiderio, per natura, è forte soltanto nell'uomo, il quale infatti è il massimo artefice della più profonda e vera poesia, la quale, Freud docet, risulta una sublimazione dell'impulso sessuale), altrimenti la loro esistenza pare perdere significato. Persino le lesbiche fondano in realtà la propria bellezza sul fatto che il pubblico maschile le desideri, anche se non sono intenzionate a concedersi ad uomo alcuno.

Avrei preparato un elegante trattatello sull'argomento, ma non è d'uopo farlo leggere alle scimmie (o dovevo dire alle donne?) da spiaggia. Giungo dunque immediatamente alla conclusione da necessariamente trarre.

Al contrario della bellezza maschile, che è reale, e fondata sul vigore fisico, sulla statura superiore, sulle forme imponenti ma armoniose, sulla forza e lo splendore delle membra e dei nervi (alla latina: i muscoli e tutto quanto è teso e pronto all'azione) che richiamano la forza e lo splendore del Sole, quella femminile è pura apparenza, semplice inganno, come la luce riflessa della Luna. Il corpo maschile può essere un fatto estetico puro, mentre quello femminile è un puro contenitore (per la nuova vita). E' utile ma non è bello. Soltanto la natura, tramite il genio della specie, può farcelo vedere bello. E ce lo mostra bello infatti solo nel periodo in cui è fecondo (tanto è vero che le donne appaiono belle dai quattordici anni ai quaranta circa, ossia quando sono fertili, chirurghia estetica e inseminazioni artificiali a parte) e in particolar modo nella parti più afferenti la riproduzione, la gravidenza e l'allattamento (le forme rotonde dei seni, che comunicano al nostro istinto un abbondante nutrimento per il neonato, quelle dei glutei e delle anche, che segnalano la presenza del grembo materno pronto ad accogliere, la tonicità delle membra e la mancanza di grassi in eccesso, che garantisce in genere l'assenza di atrofia all'utero, eccetera). Quando l'uomo capirà che si tratta soltanto di un inganno avrà fatto un passo enorme verso la conoscenza del Vero (non mi illudo di questo).
Intanto le femmine approfittano di questo privilegio dato dalla natura e dalla stupidità sociale.
L'unico atteggiamento adeguato per femmine siffatte, le quali si chiudono per ammantarsi del fascino del proibito, oltre che per sentirsi in diritto di essere considerate "privilegiate" guardare il resto del mondo dall'alto al basso e rivolgersi con sufficienza o con aperto disprezzo agli interlocutori (giacché, con questa trovata del "Luogo riservato", saranno loro, al di fuori di esso, a concedere la grazia di qualche parola ai comuni mortali, non sarà mai un dialogo "paritario")
è quello di ignorarle.
Senza più la luce del desiderio maschile la loro bellezza, come la luna senza il sole, sarà destinata a veder svanire ogni aurea di idealità, a spegnersi e ad apparire quello che è: un culo di pietra (e risparmiamoci le facili battute sul fatto che di pietra certe donne hanno solo il cuore mentre il deretano ribolle di cellulite e grassi).

Era ora che chiudessero in un bel recinto tutte le italiane stronzette che se la tirano!
Un uomo savio non deve avere a che fare con loro. Per appagare i nostri naturali bisogni di bellezza e di piacere bastano e avanzano le onestissime puttane. Tutte le altre donne, siano su una spiaggia o su una discoteca, possono e debbono ANDARE A CAGARE (e così finalmente, grazie alle donne, dopo tanta poesia sopraffina e tanta letteratura classica sono riuscito a dire una volgare parolaccia moderna in questo blog)! Giusto è il disprezzo verso chi disprezza. E giusto è eliminare dal mondo chi vorrebbe costringere tutti gli uomini ad avere a che fare con le stronzette sedicenti "oneste" ogni volta che brama congiungersi carnalmente con la bellezza. Viva le Puttane! Fino alle Morte! Donec ad mortem!

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

P.S.
Non si cerchi di liquidare il messaggio come uno sfogo "contrario alle donne". Il mio desiderio infatti è non solo quello di sputare contro le varie stronzette il cui fine esistenziale è produrre a me uomo ferimento intimo, frustrazione e inappagamento fisico e mentale, disagio da sessuale ad esistenziale e sofferenza emotiva, ma anche quello di spezzare le ossa (ché tanto non ci sono trattandosi di invertebrati) e schiacciare il cervello (che tanto è assente) di tutti quegli uomini i quali o hanno permesso e permettono tutto ciò o non vorrebbero permettere ad altri di sfuggirne grazie al ricorso ad accompagnatrici a pagamento e passeggiatrici notturne. E' più contro questi uomini (dai sinistrorsi sostenitori dei "diritti delle donne" e della poltiicamente corretta "parità", ai cavalieri cristiani e ai proibizionisti della prostituzione) ad essere rivolta l'ira di Costantinopoli. Sappiano costoro che non avranno quartiere. Non si avrà pietà né di loro né dei loro figli, né dei figli dei loro figli fino alla settima generazione. Perché i figli, nella mia concezione patriarcale, portano le colpe dei padri. Non mi si chieda di avere pietà solo perché sono piccoli: crescono.

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Cumartesi, Haziran 16, 2007

MONTE NERO

Oggi è il 16 Giugno. Il Sultano vuole inviare un omaggio commosso e ammirato a tutti gli Alpini Italiani, nel ricordo della presa del Monte Nero.



Viva il battaglione Exilles, viva il Susa, viva il Pinerolo, viva il Fenestrelle, viva Vittorio Emanuele! Viva l'Italia!
Per i Pisquani che non conoscessero la storia c'è wikipedia
Per tutti gli altri c'è la canzone:



MONTE NERO

Spunta l'alba del 16 giugno,
comincia il fuoco l'artiglieria,
il Terzo Alpini è sulla via
Monte Nero a conquistar.

Monte Rosso e Monte Nero,
traditor della vita mia,
ho lasciato la casa mia
per venirti a conquistar.

Per venirti a conquistare
abbiam perduti tanti compagni
tutti giovani sui vent'anni
La sua vita non torna più.

Il colonnello che piangeva
a veder tanto macello:
- Fatti coraggio, Alpino bello,
che l'onor sarà per te! -

Arrivati a trenta metri
dal costone trincerato
con assalto disperato
il nemico fu prigionier
Ma Francesco
l'Imperatore
sugli Alpini mise la taglia:
egli premia con la medaglia
e trecento corone d'or.

Chi gli porta un prigioniero
di quest'arma valorosa
che non forza baldanzosa
fa sgomenti i suoi soldà.

Ma l'alpino non è un vile,
tal da darsi prigioniero,
preferisce di morire
che di darsi allo straniero.

O Italia, vai gloriosa
di quest'arma valorosa
che combatte senza posa
per la gloria e la libertà.

Bella Italia devi esser fiera
dei tuoi baldi e fieri Alpini
che ti dànno i tuoi confini
ricacciando lo stranier...

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