La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Ocak 15, 2010

STRAFEXPEDITION A TREVISO?

Leggete qua:

TAPPEZZA IL PAESE CON
"TI AMO": LEI LO DENUNCIA

"Ha rimediato una denuncia per molestie un novello 'Cyrano' che, sotto l'urgenza di una passione d'amore, aveva tappezzato i muri delle case di Paese, piccolo comune alle porte di Treviso, di cartelloni con una plateale dichiarazione per la sua bella. Ma lei, sposata e con figli, non ha gradito affatto ed ha querelato il compaesano individuato come responsabile del gesto. Nei cartelloni l'uomo aveva vergato alcune parole di una canzone di Eros Ramazzotti. Il pretendente, scusandosi con i residenti per l'insolito spettacolo, si è giustificato dicendo di essere troppo innamorato e si è quindi impegnato a rimuovere i cartelli da muri e pali dell'illuminazione pubblica nell'arco di 24 ore. Inutilmente, però, perchè la polizia municipale ha provveduto direttamente in poche ore. "

Ho sentito questa notizia al radiogiornale.
Fra l'annuncio nel sommario e la vera e propria notizia in coda al radiogiornale fremevo e pensavo. Il primo pensiero all'annuncio è stato: "se persino l'espressione più aperta, gioiosa ed espansiva del più profondo e vero fra i desideri di natura, ovvero cantare in versi il proprio disio amoroso in questo caso infelice (e quindi ancora più nobile)
con la stessa naturalità di una cascata che irrompe, di un fiore che sboccia, di una fiera che segue la femmina nei boschi, e la stessa voglia di spandersi pel mondo del canto solitario e disperato di un passerotto invaghito della femmina che non può avere,
è divenuto reato, allora non ci si lamenti se i giovani maschi come me si mostrano all'apparenza cinici e si relazionano solo con le puttane e se gli uomini d'oggi in generale rifuggano dai tentativi di corteggiamento e di impegno sentimentale.
Si tratta semplicemente, volendo parafrasare il Vangelo, di non "gettare alle scrofe" quella sincerità di sentimento e quell'espressività di desiderio che alla prima espressione (figuriamoci poi) viene non solo calpestata ma anche presa a pretesto di denunzie."
Il rispondere con la crudeltà a chi esprime gentilezza di core, il reagire con la denuncia a chi, nell'atto di dichiararsi ha mostrato la parte più preziosa e delicata di sè, il replicare con il disprezzo a chi apprezza, proprio perchè con naturalità e sincerità apprezza e proprio mentre nell'apprezzare mostra ingenuo, puro e naturale trasporto per la bellezza e il sentimento sono atti di barbaria psicologica che ai miei occhi e ai miei sensi squalificano il genere femminile almeno quanto il noto comportamento delle stronzette italiote con il Leopardi.

Nel servizio si è andati oltre nel ferire la mia sensibilità, concludendo con il perfido interrogativo "un adulto immaturo?"
A questo punto non comprendo se è maggiore l'incapacità di penetrare nelle cose, l'insensibilità d'animo, la perfidia dell'infierire o la crudeltà gratuita.
Perchè per gli antichi Cupido era uno scherzoso ragazzo che amava colpire a capriccio qualsiasi uomo e qualsiasi dio?
Perchè, evidentemente è sempre stata chiara l'essenza dell'amore e la sua irriducibilità alla ragione (e soprattutto ai criteri di "utile" e di "opportuno"). A prescindere dal suo grado di maturità, ogni singolo essere umano è passibile di subire dalla natura e dal fato il prorompere del desiderio amoroso indipendentemente dal fatto di essere ricambiato. Se così non fosse, e si potesse amorosamente disiare solo e soltanto chi è in grado di ricambiare il disio (cessando magicamente di essere attratti da chi ci respinge), tutti gli amori sarebbero felici, e non si tratterebbe più dell'Amore. Se persino la plebe ha capito che "l'amore è cieco", questi psicologi si mostrano ben ignoranti in quanto di più profondo è nella psiche umana (a dimostrazione che gli attuali studi di psicologia fondano le loro tesi sulle erronee premesse di ideologi fuori dalla realtà)
O per maturità intendono la capacità di innamorarsi solo di chi ci ricambia o di chi porta a noi un "utile" materiale o sentimentale, e allora non maturità si dovrebbe dire, ma "stregoneria" o "freddo calcolo" (e quindi di fatto incapacità di provare sentimenti puri, in quanto discinti da secondi fini), o devono accettare che, dal punto di vista "razionalistico", tutti gli innamorati siano immaturi (del resto la stessa etologia di Lorentz mostra che il fenomeno dell'innamoramento è per tutti gli animali "superiori" una sorta di "regressione" all'infanzia).
Dirò di più: la tipologia d'amore più sublimemente celebrata nelle lettere e più immortalmente rappresentata sui palcoscenici è sempre stata proprio quella infelice, quella che vede la persona amante gridare alle stelle ed esternare negli atti il proprio desiderio amoroso non ricambiato dalla persona amata. Tale incomprimibile sentimento di infelicità, tale tragica tensione emotiva, tale inappagamento da erotico ad esistenziale è sempre stato il soggetto che le immagini e i suoni delle poesie hanno innalzato al divino, ha sempre costituito l'essenza di quanto l'intelletto poetico, da Petrarca a Pavese, ha sublimato nell'opera di genio.
L'uomo di Treviso con il suo gesto ha semplicemente voluto esprimere al mondo tutto ciò. Barbaro di cuore e ottuso di mente è chi non lo comprende.

Alla fine del servizio si preannunciava l'opinione contraria di una psicologa. "Bene", dicevo "finalmente una femmina che unisce cuore a intelletto e non si nasconde". Invece la pseudosessuologa di turno affermava non solo la presunta "immaturità" del gesto, ma addirittura la "violenza" di esso, adducendo ad argomentazioni quegli inequivocabili capovolgimenti della realtà propri del femminismo e l'osservazione secondo cui saremmo di fronte "all'ennesima preoccupante affermazione della società dell'immagine nella quale qualcosa è vero solo se appare". Mettiamo in chiaro qualche punto.

1) All'obiezione dell'immaturità ho già risposto anticipatamente notando come sia nella natura dell'amore il desiderare ardentemente l'altra persona anche quando questa non ci vuole e in quella di ogni essere umano dotato di sentimento e di espressività il desiderio di rendere sensibile al mondo la frustrazione erotica, la lacerazione interiore e la sofferenza psicologica conseguente a tale infelicità. Deduco quindi come chi, nonostante il nome di psicologa, non comprende questo non possa conoscere nè sentimento alcuno (se non l'abissale odio dell'impotenza, dell'invidia e della rivalsa proprio, come ben descritto da Nietzsche, alla morale cristiana e poi trasmutato due secoli fa nell'egalitarismo ed oggi nel femminismo) nè alcuna espressività (se non il parlare dietro i paraventi di una pseudoscienza fondata su convinzioni arbitrarie di moderni figuri e all'interno degli schematismi manichei della cultura ufficiale politicamente corretta in senso femminista e contronatura, le cui "verità" morali, contrarie ad ogni ragione, ad ogni etica, ad ogni logica, ad ogni natura, ad ogni tradizione e ad ogni buon senso, sono imposte tramite da decenni con il bombardamento mediatico, la propaganda scolare e l'importazione di leggi e costumi d'oltreoceano).

2) Il discorso della "società dell'immagine" che indurrebbe "a non sopportare di non avere quanto si desidere e ad esternare le proprie frustrazioni" merita una sonora risata. Forse che anche Francesco Petrarca, Torquato Tasso, Giacomo Leopardi e Cesare Pavese hanno vissuto ai tempi di Berlusconi? Va bene che i poeti sono eterni, ma non esageriamo. Forse che in natura l'usignuolo o il cardo esprimano con il canto la loro sofferenza amorosa perchè influenzati dalla "violenza della società dell'immagine"? Una scoperta sensazionale per le scienze naturali!

Le altre argomentazioni contro quest'infelice di Treviso sono come sempre e come detto contrarie alla realtà.

3) Non si può rimproverare all'uomo l'insistenza, in quanto proprio la perseveranza nel corteggiamento è l'unica dote che può rendere questo efficace: anche il più affascinante degli uomini e persino colui che dalla donna è apprezzato e disiato non ottiene nulla se si arresta ai primi dinieghi (a volte posti dalla donna solo per verificare il reale interesse dell'uomo) e fugge alle prime difficoltà (sovente create ad arte per costringere l'uomo a faticare mostrando il meglio di sè e a rendere sensibili tutte le proprie doti fra le quali, durante il tempo del corteggiamento allungato all'uopo, la donna può cercare quelle soggettivamente ritenute importanti e solo allora decidere se concedersi).

4) Non si può nemmeno imputargli una "mancata autorizzazione" nel corteggiamento, giacchè il corteggiamento stesso esiste proprio per rendere sensibile (tramite il gesto o la parola) agli occhi e alle orecchie di chi non ci apprezza qualità per cui invece essere eventualmente apprezzati, per poterci procurare le occasioni di incontro nelle quali mostrare eccellenza in doti grazie a cui essere poi eventualmente accettati, per convincere insomma una persona con la quale non abbiamo alcun diritto ad essere intimi ad offrirci il consenso per una maggiore "intimità" (di corpo e d'anima). Se esistesse una "autorizzazione" a priori non vi sarebbe alcun bisogno del corteggiamento (quindi, per chi non l'ha capito, il corteggiamento non può essere "autorizzato", essendo di per sè il tentativo di ottenere il consenso).

5) Nella fattispecie, poi, l'uomo non ha compiuto nulla di oggettivamente molesto nè tantomeno violento. Quale danno avrebbe poi inferto alla denunciante? Il "fastidio" di vedere per un giorno le vie della città adornate del suo nome? L'intollerabole "molestia" del sentirsi disiata come una madonna petrarchesca? La terribile "violenza" di apparire pubblicamente come una musa degna dei carmi immortali? Il "terrore" che i figli credano di avere una madre bella e desiderabile? Fosse anche vero, tutto ciò è senz'altro minore di quanto deve sopportare un giovane delicato di corpo e psiche nel vedere i muri tappezzati di immagini di fanciulle discinte in atteggiamento di tirannica vanità quando non prepotenza vanagloriosa o di aperto disprezzo versol'uomo. Fosse anche vero il "danno", resta senza dubbio minore di quello (consciamente o meno) inferto da lei a lui tramite la follia amorosa. Magari in questo caso la donna non avrà scelto in alcun modo di far consapevolmente innamorare l'uomo, ma nemmeno l'uomo ha consciamente scelto di innamorarsi di lei, però se all'uno si attribuiscono le responsabilità di quella follia non scelta, lo stesso si deve fare per l'altra.

6) Non è ammissibile reagire con un disprezzo da riservare a chi offende e con un'ostilità portata fino alla denuncia penale nei confronti di ha espresso soltanto interesse naturale (nel tentativo di tentare il disio amoroso) e apprezzamenti gentili (o comunque non volgari nè tantomeno minacciosi).

7) Se una donna riceve da un cuore che tenta di essere gentile un interessamento o un complimento (più o meno raffinato, più o meno poetico, più o meno maldestro, più o meno esplicito), anche quando non è interesata deve usare la medesima gentilezza nel declinare. Questa è civiltà!

Non è chi esprime la propria incapacità di vivere nella frustrazione del desiderio d'amore ad essere immaturo, è chi lo definisce "immaturo" o addirittura "violento" a non conoscere evidentemente alcuna forma di amore.
Come si fa, infatti, a sopportare di non avere presso di sè la persona di cui si sente infinito bisogno? Solo il suicidio rimane come via per chi davvero capisce di essere senza speranza di raggiungere la persona amata. Se non ci si toglie la vita è perchè si sa mentire a se stessi e si riesce ancora a sperare. Non si dice forse seriamente fra amanti, come cantò il Tasso, "vita de la mia vita"? E questa speranza dell'anima, in una persona espressiva e sensibile, DEVE potersi sciogliere in canto e spandere al mondo come la musica degli augelli in primavera.
Chi si dice capace di vivere seranamente comunque evidentemente non ha affatto amato. E chi impone come "dovere", anzi, come "prova di civiltà" il sopportare la frustrazione amorosa senza esprimerla al mondo si farebbe in poesia ed in natura è letteralmente un mostro (e non solo in senso figurato: basta guardare in viso certe psicologhe...).
Se da due millenni, attraverso il cristianesimo, la specie di individui più meschina, più debole, più malriuscita, più invidiosa di tutto ciò che è bello, forte, palpitante di vita e capace di generare verso l'alto si è impossessata dei giudizi morali (portando alla morte del mondo antico e alla maledizione per i tipi superiori d'uomo e di civiltà), da almeno due decenni è successo ancora di peggio: il tipo di donna peggiore, quello con meno profondità di sentimento, meno finezza d'intelletto, meno bellezza di corpo e di spirito, vuoto di ragioni ma pieno di odio e di rivalsa per tutto quanto è maschile, si è impossessato dei giudizi di valore in "psicologicis" (guardate per un attimo le "psicologhe" che si incontrano in ogni trasmissione "culturale" e ad ogni colloquio di lavoro: nulla di onesto, di retto e di pulito è in loro, la loro oscurità d'animo è mascherata solo dalla loro generale bruttezza).

Quanto alla "musa" in questione, voglio solo dire che il fatto di essere sposata con figli non può giustificare una perfidia così sviluppata (anche considerando come in genere le femmine dopo aver partorito divengano "meno perfide" proprio perchè compiaciute della propria opera). Essere capaci di infierire, su chi già di per sè, per malignità del fato (nessuno sceglie chi amare) soffre inumanamente per mal d'amore e vive l'inferno dell'intima frustrazione che da erotica si fa quasi sempre esistenziale (fino a volte a condurre al suicidio), addirittura con denunzie (e senza aver subito alcun danno oggettivo e sensibile, alcuna minaccia, alcuna aggressione oggettivamente violenta o molesta), denota una aridità di sentimento, una perfidia di mente e una crudeltà di animo innate possibili solo in certe donne.

Certo, si tratta sempre di un grado di perfidia minore di quello della psicologa la quale, a sangue freddo, si presenta per radio a dipingere la vera vittima prima della follia amorosa (l'uomo innamorato senza speranza) come carnefice (anche se nulla ha fatto di oggettivamente violento o molesto, nè tanto meno ha minacciato o compiuto atti ostili).Qui non c'è solo l'istinto della crudeltà, del gusto sadico, dell'infierire sul corpo e sulla psiche di chi non può difendersi, ma anche quelli della menzogna e del travisamento sistematico di ogni realtà, di ogni umanità, di ogni sentimento.
Parafrasando il Nietzsche di un famoso capitolo dell'anticristiano, qua sono cristianesimo e femminismo a rimare fra loro.

Tutto ciò, comunque, poichè tale modo di trattare gli innamorati infelici si sta diffondendo fra le donne moderne (facendosi addirittura legge per colpa della cagna-Carfagna) mi fa sorgere una domanda: come è possibil cosa che le donne (le quali non sono affatto escluse nè dalla natura nè dal fato dalla possibilità di cadere vittime di amori infelici o impossibili) mostrino sì esacerbata ostilità verso chi tenta corteggiamenti disperati?
Due sono le possibili risposte. In primis, per natura, prima ancora che per cultura, spettano all'uomo le fatiche e i rischi del corteggiamento e quindi anche, nei casi, infelici, il dovere di tentare con un modo scenico o un gesto eclatante di conquistare l'inconquistabile. Le donne, in casi parimenti disperati, dovrebbero comunque ricorrere ad altri mezzi (mezzi più sottili e più indiretti: la loro natura femminile non offre loro che l'imbarazzo della scelta): non sarebbe il suo ruolo "corteggiare". Ecco che dunque in ogni caso mai le donne si troverebbero penalizzate da leggi e costumi che infierissero oltremisura sui corteggiamenti disperati.
In secundis, nonostante le belle menzogne dei poeti e delle muse, dietro quel sentimentalismo così diffuso fra le donne (che è sovente gridato ai quattro venti, come si dovesse vendere a manate e gittarsi a staia e guarda caso tirato pressochè sistematicamente fuori in ogni occasione mondana e di regalo) non si trova quasi mai il sentimento vero. Come diceva Nietzsche, "le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono". Lo dimostrano non solo otto secoli di letteratura (in cui le più tenui sfumature di sentimento sono state immortalmente dipinte da uomini e le più delicate e preziose fioriture dell'animo, la squisitezza del parlare, la profondità del pensare, la delicatezza del percepire, la nobiltà del sentire, l'ingenuità fanciullesca, il naturale trasporto per la bellezza, la disposizione al sogno, tutte le doti insomma letterariamente attribuite alle donne sono appartenute in realtà agli uomini, capaci di proiettare nell'eterno femminino le proprie qualità più profonde che la società e le donne, nelle loro pretese di fare dell'uomo solo e soltanto un cavaliere protettivo, gli impedivano di mostrare nella vita quotidiana, scambiandole per debolezze), ma la stessa contemporaneità, con gli omicidi/suicidi motivati dall'amore quasi a senso unico.
Le donne reali (partorite da altre donne) non sono affatto capaci, come invece le superne creature dell'arte (partorite dagli uomini), di slanci sentimentali puri (ovvero aventi in sè il proprio principio, privi di secondi fini). Il più delle volte si tratta solo di commedie sentimentali (finalizzate, se non a un interesse materiale o morale di qualche tipo, alla mera vanità), e quando davvero una donna si "perde" per amore, si tratta quasi sempre del cacciatore che si impiglia nella propria rete.
Ecco dunque che non hanno nessuna remora ad incitare la società ad infierire su chi, per ingenuo trasporto verso la bellezza e l'amore, compie atti considerati passibili di rilevanza penale dalla demagogia femminista: sanno benissimo che a loro non potrebbe mai capitare.
E forse manco si rendono conto dell'ingiuistizia che commettono: non conoscendo il sentimento puro non conoscono neanche il dolore provocato dal suo ferimento.

Ad ogni modo, in uno stato libero, ognuno ha diritto a concepire per sentimento quello che meglio crede. Quello a cui non si ha diritto è chiamare violenza quanto oggettivamente non è tale.

La psicologa evidentemente appartiene a quella fascia di donne pronte a sostenere la vaga ed omnicomprensiva definizione di "violenza sessuale" o "molestia", in cui può potenzialmente ricadere qualunque atto, detto e persino sguardo non avente in sè nulla di oggettivamente violento nè molesto, ma avente la sola "colpa" di esprimere desiderio naturale per il corpo della donna e di non essere da questa a posteriori gradito (dopo che però lo ha magari implicitamente indotto o addirittura socialmente preteso).
Ella usa impropriamente il termine violenza non solo (come fanno le femministe teoriche) per far punire, con la severità spettante ad uno stupro vero (o comunque a giustificare una punizione con la medesima solerzia) quanto nulla ha da spartire con ciò che ogni mondo civile ha dai tempi di Tarquinio il Superbo riconosciuto e punito come stupro,
non solo (come hanno fatto le sostenitrici delle nuove leggi contrarie all'oggettività del diritto ed alla presunzione di innocenza) per permettere a qualsiasi donna di far finire in galera qualsiasi uomo con la sola parola, senza riscontri oggettivi, facendo valere come prova la sola accusa (non smentibile, al contrario di tutti gli altri reati, con la mancanza di evidenze fattuali dato che, avendo inserito nel reato anche quanto non può essere scientificamente rilevato, esse non vi sarebbero nemmeno in caso di colpevolezza) o addirittura
stabilendo a posteriori e secondo i propri soggettivi e inconoscibili parametri il confine fra lecito e illecito, ma addirittura per far sentire come una colpa propria la fonte stessa del patimento amoroso, come un crimine l'espressione di quanto di più profondo, vero e nel caso del sentimento anche prezioso esista nel maschile.
Non ho parole. Non ci sono parole per contrastare questo. Le parole non basterebbero a descrivere l'orrore. Le parole non servirebbero a rimediare al danno. Solo le azioni sono possibili.
E le azioni devono essere grandi ed estese come grande ed esteso è questa profanazione dell'uomo. La mia pazienza è satura. Inizio non troppo ironicamente a pensare come positiva sarebbe una nuova guerra mondiale, non solo e non tanto perchè essa, con le sue distruzioni, permetterebbe una nuova rinascita e un nuovo benessere da dopoguerra (come ormai la ma generazione non potrebbe più conoscere altrimenti), ma anche e soprattutto perchè potrebbe costituire l'occasione per insegnare per prova ad un certo tipo di donna quale sia la differenza fra una vera violenza e quella che esse definiscono tale dopo il femminismo. Ecco qui perchè spero che l'Italia venga invasa questa volta non da sud (come ai tempi delle ciociare), ma da Nord: in tal caso un avversario con soldataglia proveniente dalla steppa potrebbe dare alle stronze del nord, che tirano in ballo la "violenza" per agire ricatti materiali e morali di ogni sorta, per tiranneggiare con i sensi di colpa ingiusti e indotti intere generazioni, per ottenere tutto dallo stato e dagli uomini con il vittimismo, la menzogna e la distorsione ad arte del reale, quanto ormai si meritano quasi in toto (se non altro per averlo invocato!)
Se per ora mantengo la pace è solo e soltanto perchè, al contrario di quanto pensano certe donne sugli uomini, non ritengo giusto che tutte paghino per le perfidie di una sola parte (fosse anche il 99,99%).
Sulle stronze manifeste (come la denunciante, la psicologa di radio2, o quelle che, come la tal Francesca del commento all'articolo linkato, inneggia all'infierire fisicamente e psichicamente sugli uomini), però, nessuna pietà. Violenza, violenza, violenza.

P.S.
Tolgo la possibilità di commentare questi post, poichè la sola funzione del dialogo è chiarire i rispettivi pensieri. Per quanto riguarda il mio, mi sono preso tutto il tempo per esprimerlo compiutamente. Non ho bisogno di ribattute. Chi non mi condivide ora non mi condividerebbe nemmeno dopo un dialogo di anni. Certe ingiustizie o si sentono subito nel profondo o non si sentono mai. Chi invece condivide quanto dico non deve perdere tempo qui dentro: deve uscire di casa ed agire di conseguenza, in conformità a quello che sono le donne da lui conosciute. Affermi il suo accordo con i fatti, se vuol farmi felice. Se proprio mi vuole conoscere, mi mandi una mail che organizziamo assieme una spedizione punitiva in quel di Treviso...
Guerra, guerra, guerra, tremenda, inesorata!

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