La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cumartesi, Mayıs 29, 2010

GIUDICI CAVALLERESCHI AL NORD E CRETINISMO A SUD:
TIRANNICIDIO DOPPIAMENTE LEGITTIMATO!


I. Contestati i "futili motivi" a Omar Bianchera
Non pretendevo che i giudici riconoscessero il gesto come una finalmente legittima reazione alle ennesime ingiustizie promosse dalla stessa magistratura (la quale in tanti, troppi casi, permette sistematicamente al sottoinsieme più perfido delle donne di far finire in galera qualsiasi uomo, per qualsiasi motivo, con la sola parola, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze certe della presunta violenza, o comunque di ridurre la vita dell'ex-marito a quella di perseguitato politico privato di ogni bene materiale e morale), ma addirittura definire futile motivo l'essere costretto a versare alla ex una somma superiore alle proprie liquidità, il perdere la proprietà della casa e il vedersi sequetrata preventivamente gran parte dei propri futuri profitti a favore della controparte costituisce un'esagerazione inaccettabile per la logica prima ancora che per l'etica.
Per dimostrare che le cose non stiano come dico i giudici dovrebbero essere disposti a privarsi della totalità dei loro beni monetari senza considerare questo motivo giustificato per lamentarsene animosamente. Potranno dire che è un motivo sbagliato, non sufficiente per uccidere, non in grado di giustificare la violenza, ma non certo un motivo "futile".
Siamo davvero arrivati ad un punto a partire dal quale solo gesti "incorreggibili e disperati" possono risvegliare le coscienze dei maschi (ormai ridotti a mandrie di buoi idolatranti la femmina dorata proposta sul piedistallo dall'occidente decadente, incapaci di riflettere autonomamente e di giudicare criticamente, nemmeno in quanto li tange o li potrebbe tangere realisticamente).


II. e le cretine a Sud osano accusare chi nota quei motivi non essere futili, ma fonte di terribile e trascurato travaglio per tutti i maschi moderni (anche per chi non uccide, ma non ce la fa più a sopportare l'ingiustizia e la menzogna)

Basti citare questi due episodi:
QUI
un padre ridotto dall'ex moglie, sempre per mezzo dell'interpretazione a senso unico delle leggi sul divorzio e sulla violenza sessuale, a una versione moderne dell'esule ottocentesco, privato della casa, dei figli, di tutte le sostenza economiche, di ogni forza psicologica per continuare potere e volere vivere e lavorare e quasi della stessa libertà (tramite accuse false), il quale ammettere di non essere stato "sfortunato", ma di rappresentare la norma dei casi di separazione (ovviamene di quelli nei quali la controparte femminile voglia fare uso, senza limiti, remore nè regole, di tutto quanto a lei concesso da leggi, costumi e ideologie attuali: negli altri casi tutto quanto raccontato nell'articolo non avviene non già per merito di leggi e magistrati più equi, ma semplicemente di donne meno false, meno avide e meno perfide, o semplicemente meno furbe);

QUI
un uomo condannato all'ergastolo (evidentemente senza prove) per uno stupro mai avvenuto e liberato solo 29 anni dopo essere stato scagionato dal test del DNA (come se non sarebbe stato necessario svolgere ogni accertamento possibile prima di condannarlo);

e confrontarli con la continua propaganda mediatica secondo la quale le donne sarebbero sempre "vittime del patriarcato" o "discriminate dalla società maschilista" e soprattutto con le farneticazioni delle intellettuali femministe per le quali esisterebbe "la cultura dello stupro" (per la quale la donna non potrebbe denunciare le violenze e sarebbe comunque considerata negativamente e accusata a sua volta).

Come se le donne non godessero, per un misto di stupidità cavalleresca e demagogia femminista consolidatosi in occidente (ne parlavo QUI), di privilegi (culturali e legislativi) sconosciuti persino alle caste superiori delle società gerarchiche (le quali almeno, a maggiori diritti vedevano corrispondere maggiori doveri, e non la possibilità di scaricare sugli altri le proprie responsabilità ed erano sempre costrette ad esercitare direttamente la violenza, con i rischi e l'onestà del caso, e non tramite interposta persona o subdolamente con il vittimismo)!

Come se i giovani maschi non crescessero con enormi danni alla psiche, all'autostima e quindi alla vita per colpa di una "moda" cinematografica, adolescenziale e culturale femminile avente come costume raffigurare "divertente" la violenza fisica e psicologica sugli uomini e doverosa la loro umiliazione nel profondo ed irrisione nel disio, dopo aver mostrato ogni figura maschile o come bruto e violento da punire in ogni modo o come un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi inflizione di tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione sessuale, riduzione al nulla davanti a sè o agli altri, dolore nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale se reiterato fino all'ossessione e all'impossibilità di sorridere alla vita e al sesso, disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio), un vuoto pupazzo da sollevare nell'illusione solo per farlo cadere nella delusione con il massimo possibile di sofferenza fisica e mentale e di umiliazione pubblica e privata!

Come se le false accuse (per capriccio, vendetta arbitraria, interesse materiale o morale, anche solo quello di poter mantenere la propria immagine di dama intangibile negando a posteriori il consenso ad un rapporto "compromettente", gratuito sfoggio di preminenza nell'esser credute a priori mentre l'altro deve tacere e se parla è tenuto degno del riso e dello sdeno, patologico bisogni di attenzione, voglia di ricattare o di ricevere un risarcimento o semplice sadico diletto nel mostrare di poter rovinare la vita di chiunque con la sola parola, a fidanzati, amanti occasionali, mariti, ex-mariti o semplici sconosciuti al posto sbagliato nel momento sbagliato) non esistessero, anzi non potessero esistere!

Come se il 40 percento dei casi di violenza non fosse falso o esagerato ad arte dalle ex per trattare da una posizione di forza la causa di divorzio!

Come se appunto non si fosse già, alla prova dei fatti, all'estremo opposto, quello di una sistematica svalutazione della figura maschile iniziata alle elementari (in cui si viene bombardati dalla distorsione femminista e colpevolizzante del passato costituita di anacronismi morali con finalità strumentali) e proseguita, con lo stile pubblicitario (nel quali i maschi sonon rappresentati soltanto o come brutti e cattivi, da punire sempre, fisicamente, psicologicamente o giudiziariamente, nella maniera più ampia, sistematica immediata, giustificata ed eclatante possibile, con metodi variabili dai calci nelle palle all'omicidio, o come giullari da irridere nel disio in ogni modo e luogo, quando non come freddi specchi su cui provare la propria avvenenza o meri pupazzi da sollevare nell'illusione e far cadere nella delusione con il massimo del dolore e dell'umiliazione possibili) fino al vertice della cultura ufficiale politicamente corretta (pronta sistematicamente a presentare tutto quanto è più o meno fondatamente ritenuto maschile come brutto, cattivo, impuro, rozzo, primitivo, violento, brutale, semplicistico, volgare e tutto quanto è più o meno arbitrariamente presentato come femminile quale bello, buono, puro, raffinato, evoluto, pacifico, ragionato, complesso, nobile), passando per l'interpretazione sociologica di certa pseudoscienza prefigurante un mondo di sole donne e figurante già oggi gli uomini come inutili e dannosi (da convertire in una brutta copia delle donne o addirittua da eliminare del tutto in prospettiva, o comunque da spingere ai margini della società, apolidi e con una vita ridotta ad un susseguirsi di provocazioni, irrisioni, ferimenti fisici e psicologici profondi e inappagamenti sempiterni d'ogni disio nonchè di impossibilità senza scampo sia a sentirsi apprezzati e accettati per quello che sono sia a emergere in qualsiasi modo per esserlo, come da tempo ogni maschio sente di dover fare), quello di una società senza padri, quello dell'aspirazione collettiva ad un mondo di uomini "fuco", quello, più realisticamente, di un mondo in cui gli uomini (finchè utili tenuti socialemnte attivi) hanno solo doveri senza diritti, solo difetti senza pregi, e solo accuse senza difese, quello di una società pronta a trattare da violentatori cittadini innocenti fino a prova contraria, ancora prima di aver provato la preseunta violenza al di là di ogni dubbio in un regolare processo in modo oggettivo e chiaro a tutti, mediante riscontri fattuali incontrovertibili o testimonianze concordanti di persone terze rispetto ad accusa e difesa, spesso ancora prima di poter aver anche solo vagamente ricostruito i fatti, quello della gogna morale, mediatica e a volte pure giudiziaria cui è immediatamente sottoposto, basta leggere i giornali, chiunque, anche il più educato, stimato e pacifico dei ragazzi, venga accusato da una donna anche per fatti le cui effettive gravità e realtà sono tutte da verificare,quello del processo inquisitorio in cui la semplice parola dell'accusa viene assunta a priori come prova solo perchè ritenuta "credibile" (ma allora perchè non dovrebbe essere credibile anche la parola dell'accusato?), in cui il solo metterla in dubbio o chiederle di portare prove concrete e testimonianze terze per essere creduta viene considerato mancanza di rispetto o ulteriore prova di colpa (o addirittura "seconda violenza" come dicono le femminista made in usa, quasi la "prima" fosse automaticamente dimostrata dal tentativo stesso dell'uomo di difendersi dalle accuse della donna) in cui, solo perchè il suo racconto è riscontrabile fino ad un certo punto, viene presa per verità anche su quanto non è affatto dimostrato da prove dirette o da testimonianze terze, in cui si lascia alla difesa l'onere di dimostrare falsa l'accusa non provata!
Come se, insomma, tali episodi (di cui ho riportato solo due esempi, ma potrei citare anche questi) non fossero reali.



III. Le vaginate delle cretine a Sud
La risposta classica delle cretine sarebbe quella di contrappormi altri casi reali in cui dall'altra parte del mondo (o da culture nate nell'altra parte del mondo) una donna viene trattata come schiava dal marito o casi in cui, anche da noi, la vita di una donna viene distrutta da un uomo malvagio.

Paragonare questi due estremi costituisce un'impostura.

Nei casi che le femministe mi vorrebbero contrapporre, si tratta di atti criminali e ingiusti agiti da singoli uomini CONTRO il sentire della comunita' (almeno della nostra) e le leggi dello stato, contro cioe' il volere degli altri uomini (nessuno di noi, o almeno nessuno di coloro cui mi ispiro o che ritengo degno di vivere in civilta', pensa sia giusto trattare tutte le donne come schiave, ucciderle o usare arbitrariamente violenza su alcune di loro).
Nei casi citati da me si tratta invece di crimini ed ingiustizie compiute direttamente ed ex-novo dallo stato, in nome della giusizia e della legge e per volontà di donne trattate come vittime quando non come unica fonte di verità e sensibilità umane (secondo stereotipi che le femministe criminialmente alimentano per questioni ideologiche e di cui quelle associazioni a delinquere chiamate "centri antiviolenza" sono dirette responsabili morali per via delle loro campagne demoniazzatrici contri i padri e delle loro pseudoargomentazioni, contrarie ad ogni diritto e ad ogni ragione, del genere "lo stupro è grave quindi non può mai rimanere impunito", come se, ad esempio, nei casi non certo meno gravi di omicidio si potesse condannare l'imputato all'ergastolo senza prove certe, pur di non lasciare impunito il crimine, "il trauma della vittima è enorme, quindi nel dubbio non si può mettere fuori lo stupratore", come se la gravità di un'accusa potesse fungere da presunzione di colpa, o "la maggioranza degli stupri è vera e spesso non denunciata, quindi in caso di denuncia bisogna arrivare celermente e quasi sistematicamente alla condanna", come se la responsabilità penale non fosse personale e se potessero esistere meccanismi di "compensazione" fra ingiustizie e crimini agiti e subiti da persone diverse).
La gravità dal punto di vista umano delle vittime sarà pure uguale, ma dal punto di vista superiore della civiltà non lo è. Un conto sono la violenza, l'ingiustizia e la menzogna agite da singoli criminali (che lo stato non riesce a fermare in tempo o a punire successivamente, nonostante cerchi di riconscerli e perseguirli con gli strumenti delle leggi, dei tribunali, delle polizie), un conto sono atti di violenza, ingiustizia e menzogna (come privare un cittadino della sua libertà sulla base di una accusa falsa o esagerata ad arte) agiti contro cittadini innocenti da quello stesso stato che dovrebbe invece proprio da essi tutelare.

La gravità non risiede tanto nell'esistenza di fanciulle tanto false e perfide (le quali, in ogni caso, lo dico chiaramente, sono una netta minoranza nel genere femminile, come una netta minoranza in quello maschile sono i violentatori, minoranze che generano ribrezzo all'interno del loro stesso sesso) da accusare un uomo di una violenza mai avvenuta. Si sa che esistono le persone false e perfide (come esistono gli uomini malvagi e brutali da violentare fanciulle indifese). La legge esiste per proteggersi anche da queste persone. La gravità risiede nel fatto che lo stato permetta a quel sottoinsieme di donne perfide e false nuocere massimamente, per colpa di una legge con la quale qualunque donna può far andare in galera qualunque uomo con la sua sola parola, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della violenza.
Sarebbe come se uno stato permettesse al sottoinsieme violento e malvagio degli uomini di andare in giro stuprando impunemente. Accettare l'abolizione della presunzione di innocenza nel caso dei reati sessuali equivarrebbe ad accettare una legge tanto talebana da permettere a quella minoranza di uomini tanto perversa da considerare normale stuprare le donne di agire impunemente.
E' questa la mia risposta a chi sostiene che la critica ad un certo femminismo equivalga a volere un mondo in cui gli uomini siano liberi di stuprare:
"non è vero come dicono le femministe che la presunzione di innocenza nei reati sessuali implichi libertà di stuprare per i violenti. Come non è vero che si debba sempre operare una scelta disgiuntiva fra innocenti in carcere e colpevoli fuori e che il garantismo renda sistematica la seconda ipotesi. Come insegna Popper, di ciò che esiste si può sempre provare l'esistenza, mentre non sempre è possibile provare la non esistenza di quanto non esiste. Nello specifico poi, in un mondo in cui da una sigaretta si risale ad un attentatore, non è credibile che sia possibile costringere ad un rapporto chi non lo vuole senza lasciare tracce. Quindi le prove di quanto ogni mondo civile ha da sempre giustamente riconosciuto e punito come stupro si possono sempre trovare. Non sempre invece è possibile dimostrare la non esitenza di fatti inventati, esagerati ad arte o definito come violenza solo a posteriori e secondo i soggettivi parametri della presunta vittima, magari secondo quanto solo la demagogia femminista può pretendere di inserire nella vaga e omnicomprensiva definizione "moderna" di stupro. "Se si seguissero questi tuoi principi garantisti certe violenze non sarebbero quasi mai punite", mi si risponde da siti femministi e ora pure da certi "docenti di magistrati". Questi giudici (e queste femministe, se hanno ancora un cervello) dovrebbero riflettere sulla liceità, per un sistema giuridico fondato sulla ragione e sul diritto (nonchè sulla proporzionalità della pena: danno grave -> pena grave, danno lieve ->pena lieve, danno non rilevabile -> nessun reato), di includere in un reato grave come la violenza sessuale quanto manco lascia segni oggettivamente rilevabili per gli investigatori (e quindi può difficilmente, anche qualora vero, essere accostato al grave trauma psicofisico dello stupro, al contrario ben evidente e riscontrabile sotto ogni punto di vista, e giustificare una pesante pena detentiva per il colpevole), anzichè inneggiare alla possibilità di condannare qualcuno senza prove."
Tirannide è tutto quanto, pur di perseguire i propri fini, usa lo stato per esercitare la violenza e l'arbitrio, la falsità e la perfidia, ovvero fa svolgere ad esso il contrario della funzione per cui lo stato esiste: tutelare i cittadini dalla violenza e dall'arbitrio così come dalla falsità e dalla perfidia, proteggerli da danni ingiusti anche nel caso incontrino le persine più violente e più malvagie, più false e più perfide.


IV. Abbattere la tirannide
Ecco perchè dico che serve lottare contro la tirannide del femminismo istituzionalizzato.

Non perchè, abbattuto il tiranno, sarebbe con esso abbattuto il male dal mondo e dagli uomini (e dalle donne), ma semplicemente perchè lo stato non sarebbe più uno strumento a servizio di quel sottoinsieme di donne (o di uomini) tanto perfide e false (o violenti e malvagi) da pensare di distruggere la vita e la psiche di una persona accusando falsamente (o stuprando realmente).

E parte della tirannia sono le femministe a sud e le loro simili. E' anche colpa loro se la società occidentale genera senza mostrare remore o pentimenti situazioni come quelle da me riportate.
Se si dà dell'uomo l'immagine dello stupratore per natura (o cultura) e si arriva ad accusare di "maschilismo" o "negazionismo" chiunque osi denunciare l'esistenza di donne pronte a fare un uso strumentale della giustizia pur di perseguire i propri fini o di distruggere la vita o la psiche degli uomini, o ribadire come in ogni caso nessuno (né uomo nè donna) abbia il diritto ad essere creduto sulla parola (se questa non è puntualmente confermata da riscontri oggettivo o testimonianze terze) e tutti (uomini e donne) abbiano il diritto a non essere trattati da violentatori (o da mentitrici) prima che le violenze (o le menzogne) siano provate al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolare processo, allora un innocente in carcere non è più il frutto di un errore giudiziario accidentale, ma diventa necessaria conseguenza di quanto anche in fisica sarebbe chiamato un errore sistematico

Se si spendono pagine e pagine di blog per negare, svalorizzare o addirittura irridere le esperienze di sofferenza e ingiustizia dei padri separati, se si chiama misogini o stalker virtuale chiunque osi far notare come le donne possano distruggere la vita e la psiche degli uomini senza dover in prima persona uccidere o violentare, ma semplicemente sfruttando le armi a loro date dalla natura (in ipercompensazione della presunta debolezza fisica: perfidia sessuale, tirannia erotica, veleno sentimentale, abilità negli inganni dei sensi e delle idee e nel conseguente uso strumentale delle persone, violenza psicologica, vittimismo) e dalla cultura (specie quella moderna, con le sue leggi a senso unico su aborto, divorzio e violenza sessuale), allora la storia di padri di fronte alla scelta se diventare il prossimo bianchera o il prossimo maurizio sarà sempre davvero la norma.

Esse accusano i siti "maschilisti" di fomentare l'odio e la discriminazione contro il sesso femminile, ma non si accorgono di essere le prime fautrici di una continua e planetaria istingazione contro gli uomini che lede l'uguaglianza innazi alla legge e la presunzione di innocenza.

Quello che ritengo davvero intollerabile e veramente "sessista" di quel gruppo virtuale, è il loro chiamare "maschilisti" o addirittura "negazionisti" tutti coloro i quali osano criticare gli indomostrabili dogmi del femminismo colà sostenuti.

I "maschilisti negazionisti" citano fatti riscontrabili, non balle ideologiche, cercano analisi attente, non giudizi gratuiti e precisano di non avercela con le donne ma con un certo femminismo. Se si guarda ad esempio ad "antifeminist.altervista.org/", gli articoli sulla guerra psicologica e la propaganda di massa sono illuminanti anche al di là della questione maschile.

Se per voi (e chiedo scusa se tu, ipotetica lettrice che potresti imbatterti in questo blog, non appartieni al gruppo virtuale linkato) il sito antifeminist è impresentabile, è solo e soltanto perchè siete abituate a poter considerare fonte di ogni valore e premessa di ogni giudizio i dogmi dell'egalitarismo femminista (che poi, di fatti, spesso nega ogni vera uguaglianza), anche quando, come in molti punti fatti notare dal sito, cozzano contro ogni logica, ogni etica, ogni storia, ogni natura ed ogni buon senso.

Quando qualche "antifemminista" ha osato presentarsi da quelle parti e contestare il dogma "donne vittime-uomini carnefici" facendo presente, ad esempio, che ancora oggi la maggioranza delle morti sul lavoro (e dunque dei "sacrifici" per la società cui anche le donne appartengono) è costituita da uomini (per cui parlare di "sfruttamento e oppressione" degli uomini ai danni delle donne è fuorviante, molto più fuorviante che non parlare, ad esempio di "protezione e privilegi" medievali ancora in vigore per le donne grazie alle buone intenzioni degli uomini, a meno di non considerare i primi come emeriti imbecilli capaci solo di agire a proprio danno anche quando vogliono sfruttare o opprimere qualcuno) e che oltre alla violenza sulle donne e agli stupri veri esistono la violenza (spesso psicologica e legale, ma a volte pure fisica: è avvenuto anche al GF) sugli uomini e le denuncie false o strumentali, è stato verbalmente aggredito.
E questo sarebbe dialogo?

"Cosa vogliono questi siti antifemministi?" si chiedono.
Se potessi rispondere senza essere linciato: vogliono combattere la misandria che con prove e testimonianze dimostrano esistere in occidente. Vogliono pari diritti per gli uomini e la cessazione degli insulti e dei dileggi e delle guerre psicologiche. Non è molto, è quanto ci spetterebbe di diritto. Queste "femministe a sud" dovrebbero provare a contestare i fatti che i siti "antifemministi" (da loro scorrettamente chiamati misogini) riportano anzichè prendersela solo perchè, basandosi sui fatti, osano porre in dubbio "verità" che la cultura moderna ritiene intoccabili. Chi si dichiara contrario alla misoginia in nome dei diritti dei singoli dovrebbe eessere il primo ad aiutarli, per coerenza ed equità.

E non mi si accusi di vittimismo. Quanto da me contestato è puntuale e riscontrabile. Sì, certo le femministe a sud direbbero che seguo il vittimimo misogino.
Da qual pulpito viene la predica! Chi da sempre costruisce un'interpretazione ideologica della realtà (presente e, con anacronismi arbitrari, passata) sul dogma donna vittima e uomo carnefice osa accusare di vittimismo addirittura misogino uomini colpevoli semplicemente di mostrare con dati da tutti rilevabili e fatti tutti noti (semplicemente leggendo in maniera diversa i dati e rilevando evidenze solitamente trascurate) come esistano specie nell'attuale occidente situazioni in cui l'uomo risulta svantaggiato o addirittura bersagliato di odio, irrisione o ingiustizia!

Un sito come Uomini3000 (ma anche come maschiselvatici, anche se lì le tesi di fondo, fra lo psicanalitico e il filosofico, dei Risè, possono allontanare le menti più "razionaliste" ed essere pure contestate da chi, come me, non ama Jung, nè ha nostalgia di una "tradizione" sempre e solo distorta a posteriori nell'uno o nell'altro senso) riporta quotidianamente dati, cifre ed esempi (con relative fonti) sulla misandria della cultura ufficiale, sul male-bashing dello "stile pubblicitario" (che, ripeto, ha effetti devastanti nella psiche di chi non ha ancora avuto tempo e modo di sentirsi socialmente accettato, amorosamente disiato e universalmente mirato) e sulle sentenze antimaschili

Le cretine di un sito come Femminismo a Sud, invece chiamano maschilista chiunque non nega affatto parità di diritti e doveri (e soprattutto di possibilità effettive di vivere liberi e felici in quanto davvero più conta davanti alla natura e alla discendenza) alle donne, ma denuncia come dietro una parvenza di uguaglianza si celino ingiustizie (sociali e giudiziarie) contro gli uomini
e accusano di "difendere gli stupratori" o di "giustificare, negare o sminuire le violenze" coloro i quali non affermano affatto lo stupro non esistere/essere sempre invetato dalle donne, non essere un reato grave o costituire addirittura una "normale reazione" alle libertà sessuali femminili, ma si lamentano di come le leggi, le interpretazioni e le definizioni attuali sulla cosiddetta "violenza sessuale" rischino di permettere a qualsiasi donna di far finire in galera qualsiasi uomo con la sola parola, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, ed anche per fatti dalla gravità e soprattutto dalla realtà tutte da dimostrare.
Sarò ancora una volta più esplicito su questo punto. Io non dico affatto che "lo stupro va bene". Dico che non va bene poter chiamare stupro qualunque cosa la donna si senta di intendere con quel nome in qualsiasi momento.


V. Chi voglio difendere dalla campagna isterica della cosiddetta "violenza sessuale" Io non difendo gli stupratori, ma il diritto di ogni individuo nato maschio a non essere trattato da stupratore prima che il presunto stupro sia provato al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolare processo, possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all'accusa.

Con la vaga e omnicomprensiva definizione di violenza sessuale, comprendente non solo e non tanto quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e puniti come stupro, ma letteralmente tutto ciò di cui, a posteriori, e secondo i propri soggettivi e inconoscibili parametri, una donna possa per qualsiasi motivo accusare un uomo, a prescindere sia dall'effettive e dimostrabili gravità e realtà dei fatti (i quali possono non solo essere inventati dal nulla o esagerati ad arte, ma addirittura consistere semplicemente in qualsiasi atto, detto, toccata e persino sguardo non abbia in sè nulla nè di violento nè di molesto, ma abbia la sola colpa di esprimere disio naturale per il corpo della donna e di non essere da questa a posteriori gradito, dopo che però lo ha implicitamente indotto, come nel caso del farsi avanti spontaneo verso la bellezza, con complimenti, proposte o gesti gioiosi, o addirittura socialmente preteso, come nel caso del corteggiamento più lungo e complesso), sia dal fatto di aver dato (come nel caso della dipendente disposta a concedersi per favori di carriera e poi a denunciare la violenza una volta non più soddisfatta dagli accordi) o lasciato credere di dare il consenso (come nel caso della ragazza pronta a denunciare per violenza il fidanzato perchè, a suo dire, una volta abbandonatosi alle onde della voluttà su suo stesso invito, si sarebbe spinto oltre quando lei avrebbe cambiato idea), e soprattutto con la possibilità di far valere come prova la semplice dichiarazione dell'accusa, ritenuta in credibile in tutto e per tutto solo perchè magari plausibile in astratto e coincidente con la realtà fino ad un momento prima del presunto stupro o addirittura per un politicamente corretto "partito preso" di difesa ad oltranza della figura femminile (fino al punto da considerare vergognosa difesa degli stupratori e offesa a tutte le donne il chiedere il rispetto per gli accusati del diritto alla difesa e della presunzione di innocenza, e mancanza di rispetto per la donna, ulteriore prova di colpa dell'uomo, o addirittura "seconda violenza", il permettersi di controbattere all'accusa insinuando dubbi o formulando altre ipotesi, come necessario da principio per ogni ricerca della verità, il pretendere dall'accusatrice una descrizione particolareggiata, logica e concordante dei fatti e soprattutto prove dirette e testimonianze certe della presunta violenza, o comunque numerosi, puntuali e concordanti riscontri fattuali esterni al proprio racconto, l'osare richiedere, nel dubbio, l'assoluzione dell'imputato) il femminismo ha voluto dare alla donna l'onnipotenza giudiziara sugli uomini.

Non solo (come avveniva in passato) questa può mentire per mascherare un tradimento, per negare a posteriori di essersi concessa senza violenza e di aver fatto, magari perchè abbandonata all'ebbrezza dell'alcool o della trasgressione, ciò che a mente fredda non avrebbe poi voluto aver fatto, per nascondere un comportamento giudicabile poi troppo disinibito, per ammettere davanti a se stessa e agli altri di aver acconsentito ad un rapporto di cui poi per qualche motivo si è pentita, per semplice timore di apparire "leggera" per aver accettato un rapporto temuto compromettente per uno stupido concetto di "rispettabilità", per patologico bisogno di richiamare l'attenzione e di essere trattata da vittima, o per vari motivi non sempre individuabili, intuibili o comprensibili dall'esterno, non solo può accusare chiunque per via di un litigio successivo o per perfidia calcolata fin dall'inizio, per capriccio, vendetta arbitraria, ricatto, interesse "economico-sentimentale", o gratuito sfoggio di preminenza sociale nell'essere creduta a priori mentre l'altra campana è tenuta a tacere, per rancore generalizzato verso l'altro sesso, o per il sadico diletto di far vedere come (magari solo per scommessa) può con la sola parola rovinare la vita di un uomo o di un ragazzo, ma può sistematicamente usare l'accusa di violenza sessuale come arma per estorcere denaro o altri vantaggi a chiunque (in Inghilterra una ragazza ha accusato colui a cui si è concessa nel bagno di un supermercato solo per poi denunciare e chiedere il risarcimento), per trattare da una posizione di forza in una causa di divorzio (il 40% delle accuse in tale contesto si mostrano infondate quasi da subito), per minacciare chi non obbedisce al proprio capriccio da principessa, per punire arbitrariamente chiunque osi ferire la sua vanità tirannica, o opporsi alla sua prepotenza vanagloriosa, rifiutandosi di sottomettersi al suo volere o semplicemente facendo troppo rumore per le scale (come avvenuto a Verona).

O anche solo per colpire chi le rivolge uno sguardo o una parola non graditi (per uno sguardo di troppo e per un complimento di troppo c'è gente in italia che è finita in galera), o chi, magari senza saperlo, risulta scomodo per i suoi fini, o si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato (mentre lei ha bisogno di fare i capricci, di sfogare la propria rabbia di giornata contro il primo uomo le capito a tiro, o di distrarsi e divertirsi con uno sfoggio di preminenza sociale o di sadismo gratuito).
O anche solo perchè non ha i soldi per il biglietto del treno. Come commenta giustamente l'amminsitratore di MetroMaschile,
"Fatemi capire:
ma se una donna riesce a fare una denuncia di stupro anche solo per viaggiare gratis in treno, c'è qualche altro motivo per cui non denuncerebbe?
Una lite condominiale, un incidente stradale, una mancata promozione?
Giudici e legislatori, SVEGLIATEVI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
"
Se tutto questo non è affatto la norma, è solo perchè in primis, la presunzione di innocenza e l'oggettività del diritto continuano nonostante tutto a sussistere almeno parzialmente (per merito di qualche magistrato e di qualche tutore delle forze dell'ordine, o per semplice inerzia del sistema), in secundis perchè nemmeno le donne (vititme anch'esse del vittimismo femminista) si rendono esattamente conto del genere di onnipotenza loro concessa del sistema, e infine, e soprattutto, perchè la maggioranza delle donne non è costituita da perfide mentitrici o da femministe senza scrupoli.
Tutto il mio panegirico non è infatti rivolto contro le donne, ma contro il sistema che permette ad un sottoinsieme particolarmente perfido di donne di infierire su uomini innocenti o ritenuti colpevoli a capriccio (in maniera del tutto speculare a quanto accadrebbe, e in altri luoghi effettivamente accade, se le leggi permettessero ad un insieme particolarmente malvagio di uomini di infierire su donne oggettivamente incolpevoli).


VI. Invettiva finale contro le femministe a sud e le fiancheggiatrici
A ulteriore riprova di quanto dico vi è la stessa reazione delle femministe a sud ai blog e ai forum in cui si fa con veemenza presente tutto ciò. Ovviamente le ragioni ordinate e le osservazioni pacate vengono trascurate. Quando qualcuno, giustificatamente scosso dalle continue ingiustizie (mediatiche, quotidiane e giudiziarie) contro gli uomini, i padri, i giovani maschi o chiunque si trovi al posto sbagliato nel momento sbagliato davanti ad una donna, reagisce con veemenza indicando ad esempio da imitare coloro che a tale tirannide si sono ribelalti con il gesto del tirannicida, le stronzette a sud non perdono occasione per "denunciare" la "violenza maschile". Al solito giochino perfido proprio del resto a tutti i sedicenti antifascisti (compiere atti proditori, con la violenza del'agguato e della menzogna, per suscitare una legittima o perlomeno comprensibile reazione e additare quella al pubblico sdegno, onde raggiungere il proprio obiettivo politico) si aggiunge la minaccia reale di "denuncia" contro chi andasse "troppo in là" nel criticarle, anche solo virtualmente (perchè per loro notare come la tirannide femminista sia da abbattere, se necessario anche con il tirannicidio è già una "minaccia di stupro"). Questo dimostra come, nonostante urlino il contrario, esse sappiano (perlomeno inconsciamente) per vero che allo stato attuale del "diritto" qualsiasi donna, con l'uso strumentale della legge, può distruggere la vita di chiunque con una semplice "denuncia" (a volte peggiore per le conseguenze sulla vita e la psiche di chi ne è colpito della più brutale delle violenze). Se così non fosse una semplice "denuncia" non sarebbe sufficiente a sfogare la rabbia di chi si senta minacciata di violenza. Eppur tutto ciò non mi spaventa. Mi rassicura invece sulle mie ragioni e mi impone di trovare il coraggio per continuare nella lotta di liberazione dalla tirannide femminista (a sud come a nord).

Dicono che noi siamo sostenitori/giustificatori/difensori degli stupratori. Ho provato a dimostrare il contrario, ma che dire di loro? Che dire di chi di fatto non solo difende ma incita (tramite la critica sistematica all'oggettività del diritto e alla presunzione di innocenza) le false accuse di stupro o comunque le distruzioni delle vite dei padri e in genere degli uomini? E colpa loro se accadono fatti del genere!

Dicono che noi ritratteremmo tutto se venissimo denunciati. Io invece affero che in genere la violenza è un atto legittimo contro la menzogna (quando la ragione è inascoltata).

Dite che noi saremmo persecutori virtuali o incitatori dell'odio sessuale perchè scriviamo in rete quanto ho anche questa volta ripetuto. Ho cercato di chiarire come le nostre rivendicazioni non nascano dall'odio e dalla prevaricazione, ma dalla ragione e dal diritto, ma voi che considerate colpevoli fino a prova contraria gli uomini in quanto uomini allora che sareste?

Dite poi che siamo da perseguire perchè "non accettiamo" il comportamento delle donne moderne.
Ma dove sta scritto che dobbiamo subire sempre? Voi usate il vittimismo per fare violenze e ingiustizie e vi lamentate se qualcuno si ribella!

Voi avete la violenza dello stato, ergo noi dobbiamo difenderci con la violenza del tirannicida.
Leggetevi l'Alfieri, stronze!
E non chiamate il nostro agire femminicidio, bensì tirannicidio, perchè quando con i vostri pensieri e le vostre azioni vi fate complici della distruzione non solo della vita e della psiche delle vittime di seduttrici-vampire, dei padri separati, degli accusti innocenti, o dei giovani maschi vittime del continuo ball-busting fisico o psicologico spinto dalle mode hollywoodiane, ma di ogni logica e di ogni diritto, di ogni natura e di ogni buon senso, di ogni regola civile e di ogni verità fattuale, non minacciamo la vostra morte in quanto femmine, ma in quanto tiranne.


P.S.
Per colpa delle leggi a senso unico sul divorzio (testimoniate dai fatti su riportati) non potrò mai sposarmi (finchè sarò sano di mente, perchè solo chi è folle può scientemente accettare il rischio di fare la fine dell'esule ottocentesco privato di casa, famiglia, roba, a discrezione della controparte).
Per colpa delle leggi a senso unico sulla violenza sessuale (testimoniate dai fatti su riportati) non potrà mai avere rapporti (o anche solo flirt che implichino lo stare solus ad solam) con donne non-prostitute (finchè non diverrò autolesionista, poichè solo chi è autolesionista può consciamente accettare il rischio di essere accusato a posteriori di violenza per qualcosa di mai commesso e di finire in galera sulla sola parola della donna anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze).
Per colpa delle leggi sulle molestie non riesco neanche più a guardare una donna senza vedervi non solo malcelata sufficienza o aperto disprezzo, ma addirittura pericolo per la mia incolumità fisica, psichica e giudiziaria, e sento definitivamente uccisa sul nascere ogni sponteaneità di trasporto verso la bellezza da cui dovrebbero in condizioni normali sorgere sguardi, complimenti, inviti e poesie.
Per colpa della campagna d'odio antimaschile di cui voi siete responsabili da tempo fatico a prendere sonno o a concentrarmi sul lavoro, sia perchè psicologicamente non accetto di essere considerato "cattivo" o "impuro" per il solo fatto di essere nato maschio e di mostrare i relativi desideri naturali e additato a colpevole di ogni male passato, presente e futuro, nonostante personalmente non abbia mai fatto male ad una mosca e non abbia mai alzato le mani sulle donne (l'unico scontro fisico risale alle elementari, quando diedi una spinta ad una compagna che si era avvicinata troppo) e , prima di essere bombardato dal neofemminismo degli anni duemile, non ero mai stato neppure "antifemminista" (sono cresciuto a cartoni in cui le donne erano pari agli uomini in diritti e doveri, e per questo sono rimasto deluso quando ho scoperto che ai maschi spettano doveri medievali nel corteggiamento e nella vita), sia perchè, materialmente, ho davvero paura che girando per strada, magari in luoghi bui e isolati, qualcuna per qualche strano motivo a me ignoto mi accusi di violenza, che rendendomi antipatico ad una collega questa mi accusi di molestia, che in qualsiasi rapporto con lo stato ed il lavoro debba sempre essere discriminato o condannato in quanto maschio ("ci vogliono più donne", "bisogna stare dalla parte delle donne", "le donne sono più brave", sento sempre ripetermi attorno).
Per colpa del "male-bashing" pubblicitario e scolastico non riuscirò mai ad avere una sufficiente autostima non solo per farmi avanti nel corteggiamento (verso cui sono restio già per altri motivi ben spiegati in questo blog) ma anche solo per non automortificarmi nei rapporti umani e lavorativi, non solo per avere speranza di fare una qualunque carriera, ma anche solo per non sentirmi uno "stupido"(come scritto nelle maglie delle teenagers americane contro i coetanei).
Io sto davvero male da qualche anno per questa ATTIVITA' REITERATA E INTENZIONALE ANTIMASCHILE di cui siete parte. Ho da qualche anno dovuto cambiare le mie abitudini per via di questa MOLESTIA perpetrata da TV, aule di tribunale, cinema e pubblicità, oltre che dai vostri blog.
Io (come tanti altri) subisco "disagio psicologico". Sono indotto al pensiero che la mia incolumità (fisica, psicologica, giudiziaria) sia a rischio per la sola parola di una qualsiasi donna mossa da qualsiasi motivo (potrei essere io uno dei tanti finiti in galera in seguito a denunzie infondate).
E voi avete il coraggio di scrivere "Qualunque sia la vostra attività prevalente ciò non toglie che la vostra molestia è reiterata ed intenzionale. Che crea disagio psicologico, ansia, costringe a modificare abitudini, induce al pensiero che sia a rischio l'incolumità di donne e femministe?"

Mi avete indotto voi alla guerra. Io non sono più a rischio, sono già stato ampiamente violato. Consideratevi pure a rischio anche voi, d'ora in avanti. Io non porgo l'altra guancia. E me ne frego se i giudici e i giornalisti sono dalla vostra parte. Io non odio le donne, ma non sopporto le tiranne che come voi sovvertono ogni fatto, ogni etica, ogni logica, ogni diritto ed ogni ragione (sfruttando interpretazioni a senso unico della storia figlie della Grande Menzogna hegeliano-marxista-femminista e prive di riscontro con la realtà) e per prime se la prendono con i più deboli ,i più indifesi (si può essere deboli a prescindere dalla forza fisica, specie se la stupidità cavalleresca concede al "sesso debole" la licenza di permettersi di tutto , persino una certa violenza fisica o psicologica, senza possibilità di reazione o punizione, e si può essere indifesi a prescindere dalle persone dello stesso sesso che siedono in parlamento, specie se queste, per accondiscendenza verso la demagogia femminista politcally correct, promuovono continuamente leggi e costumi a senso unico come neanche un direttorio di 30 tiranne potrebbe fare, solo per compiacere le donne, per farsi votare da esse che sono la maggioranza e per "scusarsi" di non portare la gonna, fregandosene, dall'alto delle loro protezioni sociali ed economiche, della sorte dei maschi "normali") e i più ingenui (coloro che sono mossi da ingenuo trasporto per la bellezza e se non fossero irrisi, umiliati e violentati nella psiche e nel sesso da chi rimirano farebbero di queste l'oggetto non solo del loro disio, ma delle loro confidenze, dei loro teneri sensi, delle loro ricordenze acerbe, e, perchè no, del loro amore e della loro tendenza a trasformare la bellezza mortale in grazia immortale e a rendere le amate immotali simili alle dee greche).

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