La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Şubat 08, 2011

PROPAGANDA RADIOFONICA Oggi alla radio uno "studioso" (da trent'anni) del fenomeno della cosiddetta "violenza familiare" e del cosiddetto "stalking", per criticare comunque il governo che, con Mara Puttagna, si è inventato quest'ultimo reato, si lamentava del fatto che a suo dire, dopo la denuncia, le vittime rimarrebbero "senza tutela giuridica ed economica". PATROCINATO GRATUITO Forse bisognerebbe ricordargli che stiamo parlando dello stesso fottuto governo che due anni fa ha introdotto il patrocinato gratuito per le presunte vittime di violenza (significa che l'avvocato viene pagato dallo stato anche quando la donna è ricca o denuncia per avere il risarcimento). Cosa ingiusta, perchè implica che lo stato, prima ancora di aver potuto provare (magari con riscontri oggettivi e testimonianze terze) l'accusa al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolar processo, prima ancora addirittura che le prime indagini possano chiarire effettive realtà e gravità dei fatti contestati, considera già la donna vittima (e quindi l'uomo colpevole) sulla sola parola della denunciante (come da stupidità cavalleresca e demagogia femminista). Questo rende il processo non più equo perchè dà ai giudici l'idea che lo stato abbia interesse a condannare o comunque che stia dalla parte dell'accusa, che consideri positivamente l'accoglimento della tesi accusatoria e negativamente un'eventuale assoluzione. Solo con un processo che metta in dubbio la parola dell'accusa come quella della difesa per cercare elementi atti a validare l'una o l'altra tesi (e che nel dubbio assolva per insufficienza di prove, evitando di trattare tanto l'accusatrice come bugiarda quanto l'imputato come violento) è possibile stabilire la verità, non certo supponendo a priori vera la colpevolezza. Si giustifica insomma l'assistenza gratuita con un argomento (aiutare le vittime di violenza) che potrebbe essere preso per vero solo dopo la conclusione di quello stesso processo che si deve ancora svolgere e per cui si chiede l'assistenza! E' un ragionamento circolare. Per tutti i motivi per cui qualcuno può sostenere che una vittima di violenza non deve spendere i propri soldi (anche quando potrebbe permetterselo) in avvocato io no ho altrettanti per sostenere che un accusato innocente non dovrebbe spendere i propri (anche quando li ha) per mostrare la propria innocenza. E poichè non si può sapere a priori in quale delle due situazioni si sia, o si fornisce l'assistenza legale gratuita sia alle accusatrici sia agli accusati o non la si fornisce a nessuno che non abbia i requisiti di indigenza... ASSOCIAZIONI A DELINQUERE DI STAMPO FEMMINISTA (O CAVALLERESCO) Certe associazioni per giustificare la propria esistenza gonfiano le cifre e creano ad hoc le emergenze. Quando non basta lasciare alle presunte vittime il "diritto" a definire secondo i propri arbitrari, soggettivi, inconoscibili e indimostrabili parametri, il confine fra lecito e illecito, e far valere come prova la sola parola (mentre l'altra campana tenuta a tacere e se parla presa degna a priori solo del riso o del disprezzo) arrivano al punto da formulare domande apparentemente innocenti (tipo "ha mai alzato la voce", "ti ha mai criticata?", "ha mai mostrato disprezzo per le tue opinioni", "ti ha mai rifiutato qualcosa") in modo da indurre le ignare intervistate a dare risposte positive (chiunque non sia vissuto in un convento in odore di santità, ha vissuto assieme a persone che alzano talvolta la voce, che lo criticano, che osteggiano fino al disprezzo almeno una certa parte delle opinioni, che si rifiutano di accontentarlo in tutto, essendo poi il prima a fare altrettanto) che vengono segnate quale denuncia di "violenza psicologica". E' così che qualche anno fa emersero le "ricerche shock" dell'istat sui "milioni di donne che almeno una volta nella vita hanno subito violenza dai maschi". Con definizioni vaghe e omnicomprensive (vengono messi sullo stesso piano le vere violenze psicologiche del genere "se non cambi di abito ti spacco la faccia", "se vuoi comprarti un vestito vatti a prostituire", con critiche pacate quali "ti preferivo come ieri", "non possiamo permetterci troppe spese") e soprattutto preparata a priori in maniera astratta dal reale e non previdente il confronto/controllo con il singolo fatto concreto si può dire tutto e il contrario di tutto. Anche che le vittime siano principalmente uomini e che la maggioranza degli uomini sia violentata psicologicamente dalle donne tutti i giorni. Ma nello spefico, cosa vorrebbe questo studioso? Ancora più tutela per il presunto "sesso debole"? Come se molte delle violenze vere non nascessero proprio per saturazione della pazienza in seguito all'ipertutela di certe stronze approfittatrici, mentitrici, calcolatrici, perfide, sadiche (cui è data possibilità di ridurre la vita di ogni uomo a quella dell'esule ottocentesco privato di famiglia, casa, roba, allontanato dai figli, distrutto negli affetti e nella rispettabilità sociale, quando non mandato in galera con accuse false e pretestuose). Già così, come ammesso un paio d'anni fa da un magistrato donna, il 40 percento delle denuncie di mogli, fidanzate ex mogli ed ex fidanzate è falsa. Vorrebbe il risarcimento preventivo? Il risarcimento preventivo fomenta situazioni come quella angloamericana: le denuncie strumentali all'ottenimento del denaro prima del processo (tanto anche in caso di condanna per falso le pene detentive sono irrisorie e i soldi del risarcimento non vengono chiesti indietro dalle associazioni). In America Parlanti è in carcere proprio perchè accusato da una donna che aveva già fatto altrettanto con il marito di prima per uscire da difficoltà economiche. In Inghilterra una ragazza è stata scoperta (per caso, dalle telecamere, altrimenti sarebbe stata trattata come vittima e avrebbe mandato a 20 anni di galere il ragazzo sulla sola parola) e condannata a 1 anno con la condizionale (niente carcere) per aver adescato un innocente da accusare poi di violenza per avere 25mila sterline dalla solita associazione femminil-femminista. ASSURDITA' PSEUDOSCIENTIFICHE Poi diceva che se "le violenze venissero denunciate" il fenomeno sarebbe arginato. In primis, si deve notare l'assurdo del dire "con certezza scientifica" che le violenze siano più di quelle denunciate quando per dire se una violenza sia grave e soprattutto reale sarebbe necessario un processo (che ovviamente non c'è in assenza di denuncia). Già con denuncie e processi è difficile stabilire con esattezza le effettive gravità e soprattutto realtà dei fatti contestati, figuriamoci senza denuncie e senza processo, solo in base a pianti e accettazioni aprioiristiche della tesi donna-vittima uomo carnefice (il tale diceva che le vittime sono quasi sempre donne anche quando, come nel caso dello stalking, pur nell'attuale formulazione vaga e femministacemente interpretabile, il 30% di accusate e condannate sono femmine). In secundis sta fomentando il fenomeno della denuncia a priori e del risarcimento\arresto\condanna di un presunto violento prima ancora che possa commettere la violenza (e quindi di essere effettivamente violento). RIBALTAMENTO DELLO STATO DI DIRITTO Per inseguire l'impossibile obiettivo di arrestare sistematicamente i criminali prima ancora che commettano alcun crimine, consegui la certezza di fare il processo alle intenzioni piuttosto che ai fatti (ovvero di fermare e punire qualcuno non per quanto ha oggettivamente commesso ma per quanto la futura/presunta vittima suppone avrebbe fatto senza alcun riscontro oggettivo di ciò, come invece nel tentato omicidio) e il rischio di rovinare materialmente e moralmente, fisicamente e psicologicamente, economicamente e giuridicamente, la vita a cittadini innocenti o colpevoli di fatti diversi e meno gravi da quelli contestati, perchè: 1) le presunte "violenze" potrebbero essere non arbitrari e unilaterali strumenti di oppressione di un carnefice su una vittima, ma mezzi di offesa/difesa all'interno di un rapporto conflittuale in cui ciascuno, per interesse, tirannia ed ottenimento della preminenza, usa (con poche remore, regole e limitazioni) le armi che ha, e in cui l'uso magari da parte della donna della violenza psicologica al posto di quella fisica non dimostra maggiore bontà bensì maggiore perfidia, non denota un essere vittima ma un diverso modo di essere carnefice; 2) a rientrare nella definizione di "violenza" sono potenzialmente tutti gli atti di cui praticamente ogni uomo ed ogni donna non siano entrati in monastero di clausura in odore di santità si sono almeno qualche volta resi protagonisti (alzare la voce nelle discussioni, criticare in privato o in pubblico l'altro, lanciare oggetti per ira, non accettare compromessi su certe scelte o certi giudizi); 2) se si parla di violenza verbale o psicologica, le donne (al contrario di quanto accade nello scontro fisico) non hanno certo per natura meno armi, anzi (le disparità di desideri nell'amore sessuale e quelle psicologiche, legate alla predisposizione all'esser madri, e quindi a manipolare anime pur mo' nate, le permetterebbero di sfruttare dipendenze erotiche e affettive e a fine di tirannia, ricatto, prepotenza, vanità), e per legge e costumi hanno la possibilità del vittimismo e della violenza della legge (o di quella da agire per interposta persona: vedi mandanti di varia natura, non ultima quella che aizza i figli contro il padre), quindi non ha senso consdierarle meno violente a priori, anche perchè, come mostrano certe statistiche di cui non si parla, con i bambini, più deboli, lo sono spesso anche fisicamente (e statisticamente più degli uomini) e soprattutto l'esperienza quotidiana mostra che ad alzare la voce e a criticare il partner in pubblico o anche a tirare oggetti e ad alzare le mani per prime (confidando in cavalleria, o timore della legge, e colpo a tradimento o scorretto) le donne superano spesso gli uomini; 3) se la definizione di "violenza" è lasciata all'esclusivo arbitrio della presunta vittima (o comunque alla soggettiva, inconoscibile e incontrollabile dall'esterno, sensibilità della singola donna), senza alcun obbligo non solo di riscontro nei fatti, di confronto con l'altra campana (tenuta a tacere e se parla presa degna del riso o del disprezzo), ma anche solo di riferimento oggettivo, i numeri possono essere tutti gli interi da zero a infinito; 4) specie all'interno di legami sentimentali degenerati in litigi, contese e ripicche, le testimonianze possono essere completamente inventate o esagerate ad arte (per capriccio, vendetta, ricatto, interesse di risarcimento o gratuita volontà di distruzione della vita dell'altro). TRIBUNALI SPECIALI Già così si rischia sulla sola parola della donna, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, di essere allontanati dalla casa, dai figli e costretti a sostenere i rischi e i costi di un processo per violenza (per non dire per pedofilia su false accuse), e se l'ex trova un'amica pronta a testimoniare (di aver visto anche solo uno schiaffo), pure di essere arrestati prima del processo. Vorresti la legge spagnola, per cui si può addirittura finire in galera come criminali, privati di ogni bene, di ogni libertà, di ogni rispettabilità sociale e di ogni speranza materiale e morale di ricostruirsi una vita, non solo senza prove ma pure senza processo? LA VERITA' I 2/3 dello stalking (come la quasi totalità degli omicidi in famiglia) è agito dagli uomini? Ah, beh, grazie! Ho visto (nel mio lavoro reale, quando lavoravo altrove da dove sono ora) tante situazioni in cui i mariti vengono bersagliati dalle ex-mogli in ogni modo umanamente immaginabile, vivono quasi peggio dell'esule ottocentesco (alcuni dormono davvero in macchina perché non riescono a pagare l'affitto, tanti svolgono lavori faticosi con straordinari impossibili per pagare alimenti impossibili, tanti cambiano lavoro e città) e devono subire umiliazioni (pubbliche e private) di ogni sorta (dagli schiaffi ai quali non possono replicare per non essere accusati di violenza, alla calunnia con amici e tribunali), accuse false e infamanti (di default quella di violenza, spesso presenti altre invenzioni più fantasiose riguardo ad abitudini sessuali, comportamenti e fatti privati in famiglia), falsità e malignità (mettere i figli contro e sparlare con i conoscenti dando al marito la colpa di tutti), soprusi ed angherie, pignoramenti improvvisi e ingiustificati, veri e propri espropri (di auto e di case), e il tutto in maniera perfettamente legale e protetta dalla mentalità femminista e dalla società galante, che persino un uomo mite e pacifico come me (una volta ferito nell'intimo e in quello che doveva essere un aspetto di dolcezza) potrebbe trasformarsi in un efferato killer. Le psicologhe parlano in proposito di "pulsioni bruttissime", ma solo secondo il loro falso (in quanto non conforme né ad un'oggettività non esistente nella sfera sentimentale né alla natura intima dell'anima che deve essere giudicata: quella maschile) e inumano (in quanto non comprensivo dell'animo altrui) ragionamento di donna. Per me è molto più brutto subire passivamente la distruzione della propria vita (da parte di chi spesso fa ciò protetto dai benefici di legge e di galanteria) Io (quando non parlo dal punto di vista dello stato di diritto, ma da quello femmineo-soggettivo, possibile anche per un uomo) sono per la serie: se tu distruggi la mia vita io distruggo la tua. Le donne (e le psicologhe) pensano di poter continuare all'infinito ad approfittare di una posizione di preminenza di natura (nel sesso) e di galanteria (nella società) per infliggere umiliazioni e irrisioni psicologiche (nell'intimità, nei divertimenti pubblici, nella vita sociale), torture e giochini sentimentali per la loro vanagloria, derisioni (pubbliche o private), raggiri e vere e proprie tirannie (attraverso lo sfruttamento del desiderio) sessuali, senza subire le conseguenze delle proprie azioni perché protette dallo status di "donna": invece ogni tanto (non spesso, certo) la corda si spezza, a furia di tirarla. E certi pisquanoidi persino giustificano il COMPORTAMENTO DELLE STRONZE (quando non nascondono la realtà di quello delle "mogli-vampire" dipinte invece come povere vittime). Perché si uccide? Perché si impazzisce? Perché si diventa violenti? Semplice. Perché la pazienza ha un limite: non tutti gli uomini reali sono pari a San Giuseppe. A volte le donne pensano l'uomo essere un pezzo di legno davanti a cui si può fare di tutto, o un attore che deve recitare una parte voluta d’altrui (non siamo pagato per questo come invece le escort che l’hanno scelto). Invece non siamo né pezzi di legno né falegnami. Più aumentaranno le leggi di iperprotezione della donna (anche quando stronza, anche quando mirante alla distruzione economico-sentimentale dell'uomo per qualunque soggettivo motivo) e di stupro dello stato di diritto, più si accrescerà per umana e comprensibile (anche se non sempre giustificabile giuridicamente) reazione degli uomini più sensibili e sfortunati. E questo innescherà altre leggi draconiane e altre violazioni di presunzione di innocenza e oggettività del diritto. Sarà una spirale di odio e sospetto fra i sessi. Ma quando qualche uomo aprirà gli occhi, potrà guidare gli altri alla riscossa, che passerà necessariamente per l'accordo con i paesi orientali ancora non così infettati dal femminismo e per la distruzione morale e fisica di maschipentiti come lo stronzo (in quanto simile per perfidia e menzogna alle donne e disposto a proteggere e giustificare le stronze) che ha parlato alla radio. Firmato: Mohammed Al Zahab'InGiustifica

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Cuma, Şubat 04, 2011

ELISA DI NOTTE: IL LIETO FINE

Un tempo al liceo un mio amico ed io, per farci forza nelle difficoltà fisiche e mentali dell'inverno scolastico, avevamo un motto: "il freddo purificatore". Come il fuoco, bruciando, purifica, così il gelo, aggredendo le membra, fortifica le menti dei forti.
A Città di Castello oggi tutti gridano alla tragedia. I soliti preti addirittura parlano di "grido di lamento lasciato inascoltato". Io sostengo il lieto fine. E, tanto per tirare in ballo la religione, parlo di "menzogna spenta dalla giustizia divina".
Cosa sarebbe successo infatti se la bella "Elisa" non fosse morta assiderata dopo aver denunciato una violenza mai subita (come ha chiaramente mostrato l'autopsia)?
Cosa sarebbe successo se fosse stata in compagnia del fidanzato, di un amante occasionale, di un amico, o semplicemente di un uomo colpevole di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato?
Stando a quanto accade in tanti altri casi simili fino a quel punto, e soprattutto a quel che il femminismo vuole sempre più far accadere per prassi, il "maschio violentatore" sarebbe stato arrestato e imprigionato sulla sola parola di lei, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza. E magari, anche dopo le verifiche mediche e il processo, sarebbe pure stato condannato con l'argomento "l'assenza di segni di penetrazione violenta non necessariamente esclude la possibilità di forme di coercizio e di violenza meno invasive". E la Cassazione (omettendo come sempre di notare che prima di provare oggettivamente la violenza la vittima è soltanto presunta e che se è la stessa persona a poter fungere al contempo da accusa e da testimone-fonte di prova, la presunzione di innocenza è violata clamorosamente) avrebbe confermato la condanna ribandendo (come se la lezione di Kant sull'impossibilità di dimostrare per via logico-sintattica l'esistenza o meno di qualcosa fosse passata in vano) che "nei reati sessuali la testimonianza della vittima può costiture fonte di prova su cui fondare anche esclusivamente il convincimento di colpevolezza dell'imputato, purchè il giudice ne dia adeguata motivazione" (con argomentazioni degne dei sofisti, ovvero fondate sulle parole e non sui fatti).
Questa volta la Divina Provvidenza ha invece allungato le proprie mani sulla mentitrice evitando che l'ennesimo uomo innocente
fosse trattato da tutti come un mostro, dovesse ipotecare i propri beni per pagare le spese processuali, finisse da innocente alla gogna mediatica e sociale, dovesse ragionevolmente temere di avere rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall'esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e "seconda violenza" (e quindi la terribile sensazione di chi è accuasato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione).
Ecco perchè parlo di Freddo Purificatore.
Voi piangete pure la morte di una stronza. Io sorrido per il salvataggio di un fanciullo innocente.
E lancio dal mio pulpito un monito: questa sia la fine per tutte le troiette mentitrici dell'occidente, che prima, in balia dell'alcool o della trasgressione, ne combinano di tutti i colori e poi, per incapacità di rispondere delle proprie azioni davanti ai genitori, ai fidanzati, agli amici, al mondo, dicono di essere state "violentate".
Se l'uomo occidentale è tanto stupido da lasciarsi distruggere dal femminismo lo stato di diritto (con tassatività delle definizioni e presunzione di innocenza) e tanto vigliacco da non usare più la giusta dose di brutalità contro le femmine ingannatrici e corruttrici, ci deve pur pensare un Dio a bruciare, questa volta con il gelo, le STREGHE!


P.S.
Se non vi sono riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza e chi, con la sua testimonianza, funge da fonte di prova, parla nella stessa persona della parte accusatoria (che solo nell'artificio giudiziario è considerata distinta dalla teste, come se le persone, e i loro interessi, si potessero sdoppiare fra "parte interessata" e "parte imparziale"), allora l'accusato ha di fatto subito come prova contro di sè il fatto stesso di essere accusato (esattamente come nella vituperata inquisizione), e diviene suo onere cercare nei fatti e nei testimoni riscontri alla propria versione. Non può più, come vorrebbe lo stato di diritto, pretendere che sia l'accusa a dimostrare, con prove oggettive e testimonianze imparziali, che quanto racconta sia vero.
Basta che la storia raccontata dall'accusa appaia più credibile di quella raccontata dalla difesa. Non è più necessario, come vorrebbero ogni diritto ed ogni ragione di un mondo civile, che ogni versione che veda l'imputato innocente sia oggettivamente dimostrata come impossibile.

E non mi si venga a dire che "la giurisprudenza ha trovato modi per permettere all'accusa di fare anche da teste senza pregiudicare l'equilibrio fra le parti". Non mi si parli di "verifica della credibilità oggettive e dell'attendibilità soggettiva" come "condizione sufficiente" per salvare la presunzione di innocenza.

La credibilità oggettiva non sussiste mai.
Vero è che una testimonianza falsa può essere riconosciuta come tale per eventuali incoerenze ed illogicità, o per assenza di certi particolari e per gli eccessi nel dipingere negativamente l'imputato e nel raccontare fatti tanto cruenti e malvagi da parere al limite del parossismo, ma è altrettanto vero che è perfettamente possibile inventare qualcosa di mai esistito ma dotato di tutte le caratteristiche di coerenza, logicità, consonanza, ricchezza di particolari, assenza apparente di volontà di infierire sull'imputato.
Come insegnato da Kant nella dimostrazione sull'infondatezza della prova ontologica di Sant'Anselmo ("fra tutti gli attributi di un essere perfetto deve esistere l'esistenza quindi dio esiste), l'essere non è un predicato. Come nell'esempio dei talleri immaginati e di quelli veri, la differenza fra una cosa vera e una immaginaria non è necessariamente qualitativa (non c'è alcuna differenza infatti tra i talleri: quelli immaginati sono identici a quelli reali), ma risiede nel semplice fatto (verificabile solo e soltanto con l'esperienza) che l'una esiste e l'altra no. Quindi è assolutamente impossibile stabilire con certezza se un fatto sia vero o meno basandosi solo sulle parole.

L'attendibilità soggettiva non può esistere nel caso la teste sia parte in causa.
Già la "rigorosa verifica positiva sull'assenza di motivi di astio o interesse per cui calunniare l'imputato" richiederebbe, per assurdo, non solo di dimostrare per falsi i motivi più plausibili (vendetta sentimentale, ricatto, rancore generalizzato verso gli uomini, volontà di risarcimento, patologico bisogno di sentirsi vittima per avere attenzioni, timore di essere sgridate dai genitori, di lasciar scoprire un tradimento o di rendere pubblico un comportamento giudicabile come troppo disinibito),
ma di verificare che nessun altro possibile motivo (anche il più incredibile e nascosto, dallo sfogo capriccio di giornata alla riproduzione di una situazione da film, dalla decisione di guadagnare come una meretrice senza esserlo, ricattando gli uomini di volta in volta adescati -"se non paghi quello che dico dico che mi hai stuprata", al sadico diletto di vedersi creduta a priori mentre la controparte è messa alla gogna, trattata da mostro e tenuta a tacere o presa se parla degna solo del riso o del disprezzo, finoanche alla scommessa alla don rodrigo con un'amica sulla possibilità di rovinare la vita al primo che passa con la sola parola) sia sussistente. E per fare ciò servirebbe un viaggo nel profondo della psiche umana, da cui nessuno potrebbe comunque trarre conclusioni certe (data la varietà, la mutevolezza e la fantasia della mente maschile come femminile).
Ma anche se ciò fosse possibile e desse esito negativo, il motivo per cui la teste-presunta vittima potrebbe mentire risiede proprio nel fatto di essere colei che, con la denuncia, sostiene l'accusa. Se c'è una cosa certa provata dalla denuncia in sè è proprio (a prescindere dall'effettiva realtà e gravità dei fatti denunciati) il fatto che la denunciante voglia (per un motivo o per l'altro) che il denunciato sia condannato (altrimenti non denuncerebbe). Non si può venire a dire che ciò non viola la necessaria oggettività richiesta alle prove. E non si può neanche sostenere, con argomenti da sofisti, che sia possibile, dalla dichiarazione di chi è persona interessata eventualmente a mentire, discernere con esattezza il vero dal falso in assenza (non di rado) di riscontri oggettivi e testimonianze terze.
E tutto ciò trascurando il fatto che se la denunciante è parte civile ha banalmente almeno l'interesse economico per mentire!

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