La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cumartesi, Temmuz 28, 2007

CONSIGLI PER L'ESTATE

Qualcuno fra i maschi di questi tempi spererà di "andare al rimorchio" (in Emilia-Romagna si dice così).
Io diffido sempre. Diffido soprattutto delle ragazze "belle e free". Vogliono sì farsi guardare, desiderare e tutto il resto, ma per pura vanità, e, anche se stanno volentieri in compagnia semplicemente per divertirsi, difficilmente con loro si combina qualcosa di realmente appagante, per i sensi e per l'intelletto. Almeno finché non si dà nulla di concretamente apprezzabile in cambio (e loro non sono in grado di apprezzarlo) non si può realisticamente sperare di ottenere un qualsivoglia appagamento carnale. Per vivere il proprio sogno estetico completo bisogna rivolgersi altrove. Magari da fanciulle altrettanto belle ma professioniste. Quelle ragazze "free" sono totalmente inutili al fine di soddisfare il proprio naturale disio sensitivo e intellettivo di bellezza e di piacere.
Magari non sono cattive, ma sono inconciliabili con i nostri desideri, e quindi per noi, anche se gentili ed educate, cagione di danno (emotivo, sessuale, economico, sentimentale o psicologico) e di dolore d'ogni sorta. Se poi consideriamo che fra di esse esistono le vere stronze si capisce quanto la mia diffidenza non sia frutto di ossessione, bensì di ragionevolezza (e se volete la dimostrazione matematice ve la fornisco).
Se non credete alla rappresentazione delle "stronze" più volte da me dettagliatamente messa in scena secondo preciso elenco, leggete qua.

Nihil novi:
"Roma, 24 lug. - (Adnkronos/Ign) - Quest'estate la trasgressione è donna, anzi 'cattiva ragazza'. Secondo uno studio condotto dall'Associazione Donne e Qualità della Vita, coordinato dalla sessuologa Serenella Salomoni, sarà questo il segno distintivo con cui il 21% delle intervistate vorrebbe trascorrere questa estate. Lo studio è stato condotto su un campione di 800 donne, fidanzate o sposate, di età compresa fra i 18 e i 45 anni e pubblicato sul numero in edicola domani dal settimanale 'Diva e Donna'.

La trasgressione va perseguita attraverso una ricetta ben precisa: ad esempio con una vera e propria avventura extra coppia, come confessa il 24% del panel; oppure facendo a gara con le amiche per avere il maggior numero di foto con altri uomini sedotti (23%); mentre, per il 21%, adottando un look seducente che il suo lui, ma non solo, vorrebbe.

Fra le alternative minori, il 19% prenderà un secondo numero di cellulare al solo scopo di flirtare con altri; le più classiche, il 16%, sfrutteranno l'unico periodo di vacanza partendo con le amiche piuttosto che con il fidanzato; oppure dormiranno fuori dopo una notte di pazzi divertimenti sempre senza il proprio lui (15%).

Sono sufficienti anche dei piccoli gesti che, seppur minori, confermano questo cambiamento di mood tra le donne italiane. Il 14% delle intervistate dichiara che terrà spento il cellulare per far ingelosire il proprio compagno e l'11% che, in assenza del proprio uomo, si metterà in topless in spiaggia per attirare lo sguardo di altri uomini. Infine, il 9% del panel promette di farsi un tatuaggio su una parte del corpo intima.

Secondo quanto riporta il settimanale diretto da Silvana Giacobini, la maggioranza delle 'cattive ragazze', in partenza per le vacanze più calienti del secolo, ambiscono a veri e propri trofei da riportare a casa dalle località balneari di mezza Italia.

Quello di collezionare le foto dei ragazzi sedotti, in particolare, è un tormentone importato direttamente dalle spiagge di Copacabana, come anche il 'ficar' (in italiano 'rimanere, restare'), che significa collezionare il numero più grande possibile di baci in discoteca in una sola notte. Una moda che sta sbarcando anche in Italia, sulla riviera romagnola soprattutto, ma anche in Versilia e in Sardegna, dove sempre più donne dichiarano di voler essere protagoniste, almeno per una volta, nell'arco dell'estate, di questo nuovo 'gioco'.

Al secondo posto, dopo la foto, un altro 'scalpo' ambitissimo: la copia della tessera magnetica della sua camera di albergo (21%), boxer o altri indumenti intimi sfilatigli (18%), oppure il numero record di sms ricevuti in un solo giorno dalla persona con cui si ha flirtato (15%). Insomma seduzione, trasgressione e, soprattutto, tentazione: è questo il trittico delle 'cattive ragazze' per questa torrida estate 2007. Uomo avvisato, mezzo salvato."


Non avevo bisogno di essere avvisato, poiché già conosco l'Italia e le sue Donne.

E' inutile che tentino di ingannarmi con questi proclami. Seducono e fotografano e basta. Non vi è per l'uomo alcun appagamento reale e alcun apprezzamento intimo.
Fanno tutto questo per pura vanagloria, non per bisogno naturale (come farebbe l'uomo). Quindi non sono affatto scusabili (soprattutto non è scusabile la loro ipocrisia del farsi guardare e del lamentarsi di chi le guarda, di voler flirtare e di lagnarsi di chi tenta un qualsiasi approccio, dell'essere provocanti e poi di definire molesto chi, magari maldestramente, prova di ottenere i loro favori).

Certamente non tutte quelle definitesi (magari simpaticamente) "cattive" sono anche stronze (e certo non tutti i comportameni di cui si parla nell'articolo denotano stronzaggine: anzi, taluni esprimono anche ingenua e tenera vanità), ma sono sicuro che quest'ultime non scarseggeranno.
L'uomo per loro rimane un buffone da far recitare a piacimento o di cui farsi beffe sessualmente o, nel migliore dei casi, un pezzo di legno su cui fare di tutto per misurare la di lui sopportazione o un freddo specchio per accrescere la propria autostima e stimare la propria desiderabilità. Al massimo è un contatore Geiger per le loro "radiazioni sessuali" (con le quali competono fra loro e acquisiscono autostima). Confronto a loro il più crudele dei seduttori è un innocente. Confronto le loro mode anche il catalogo di Leoporello di Don Giovanni è elenco di opere di bene (almeno lui AMAVA E DESIDERAVA DAVVERO le donne che seduceva, e il male nasceva solo dal troppo amore del bene: "È tutto amore!/ Chi a una sola è fedele,/ verso l'altre è crudele:/ io che in me sento/ sì esteso sentimento,/ vo'bene a tutte quante./ Le donne poichè calcolar non sanno, il mio buon natural chiamano inganno".).

Baciano e baciano ma poi non si combina nulla, se non sperimentare l'illusione fisica e mentale e la frustrazione intima e perpetua.

Per fortuna che esistono le puttane!

Anche le puttane sono spesso mosse da medesimi impulsi di autostima, di trofeo, di autocompiacimento, di competizione e di misurazione della propria bellezza e della propria desiderabilità in base a quanto ottengono dal maschio: la differenza è solo che le puttane sono abbastanza oneste intellettualmente da non nascondere nulla e da dare sempre in cambio il corrispettivo della propria recita COMPLETA. Le "non puttane" invece seguono la legge del "promisi e non mantengo" (non condanno le loro pulsioni di cui sopra, ma questo loro modo ingannatorio e inaccettabile, avente conseguenze nefaste per la psiche altrui).

Gli uomini saggi devono frustrare questa voglia femminile di infliggere in ogni modo (dal più esplicitamente fisico al più profondamente psicologico) e ad ogni grado (da sessuale ad esistenziale) frustrazioni all'uomo (e con essa dolore fisico e mentale, sofferenza emotiva, disagio psicologico, e forse anche ossessione) in maniera molto semplice: devono ostentatamente e costantemente ignorare le donne "oneste" per amare e pagare ed anche, perché no, IDOLATRARE, le puttane.
Non uno sguardo, non un sospiro, non un monosillabo, non un euro dovrà essere speso questa estate per le sedicenti "non-puttane".
Il mio Gran Visir vigilerà sul rispetto di questa norma mentre io me ne vado in montagna.

BUONE VACANZE DALLA SUBLIME PORTA

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Cuma, Temmuz 27, 2007

"PRIMA CHE IL SUO VOLTO SVANISCA DAL NOSTRO CUORE"
Poiché ulteriori infamie subita dagli Inglesi mi hanno fatto tornare alla mente il Financial Times, voglio ritornare al tema tirato in ballo l'altra sera a Otto e Mezzo dalla sociologa (ossia del nudo femminile, diffuso e totalizzante il quale implicherebbe, secondo lei, da parte degli uomini l'ammissione della vergognosa immagine di sé come guardoni e segaioli). Vi ho risposto ampiamente (e con argomentazioni e frasi più volte ribadite in questo blog), ma non tutto ciò che doveva essere detto è stato detto (e neppure letto, dato che ho consigliato ai lettori abituali di saltare quel passo).

Qualsiasi sia il grado di coscienza dell'individuo, qualsiasi sia il livello intellettivo del singolo e qualunque sia il mondo culturale in cui vive o a cui si ispira, i desideri più profondi e vitali (come quelli verso il corpo femminile) permangono inalterati come in tutti gli altri esseri viventi e i bisogni naturali (ivi compresi quelli di bellezza e di piacere, dei sensi come delle idee) devono essere periodicamente soddisfatti, per non soffrire e deperire (idealmente e materialmente).
Sostenere il contrario non significa essere colti e civili, ma essere semplicemente imbecilli. Significa ignorare l'osservazione del mondo sensibile e i propri medesimi sensi. Significa disconoscere l'oggettività, o comunque se, da nichilisti, non si vuol credere all'esistenza di questa, la superiore validità di una prospettiva fondata sulle pulsioni naturali e profonde dell'uomo rispetto a quella delle artificiali e mistificatorie morali "edificanti" e "pure" proposte dalle religioni antivitali e dalle ideologie moderne, fondate entrambe non sullo spirito ma sul proposito di ingannare, incolpare o abbindollare gli uomini per renderli docili e creduloni e condurli su una "retta via (sia essa "la dottrina" o "il progresso" poco conta) come tante pecore. Significa preferire la credulità al pensiero critico, la favoletta edificante all'analisi lucida del mondo. Significa anteporre la fantasia sessantottina alla realtà effettuale. Significa appartenere a coloro i quali reputano possibile che "i cervi leggeri si pasceranno nel cielo, le acque del mare abbandoneranno sul lido i pesci spogli, e un'esule parto berrà l'acqua dell'Arar e un germano quella del tigri, attraversati entrambi i rispettivi confini", tanto per completare la frase di Virgilio da cui ho tratto il titolo.

E' la Natura, non il libero arbitrio, a inculcare nel petto dell'uomo una brama infinita di cogliere l'ebbrezza ed il piacere dei sensi da quante più donne possibili, e a farne nascere il desiderio immediatamente e al primo sguardo, con l'immediatezza del fulmine e l'intensità del tuono, ma con la soavità di plenilunio di giugno dopo la pioggia, non appena la bellezza si fa sensibile a lui nelle fattezze del corpo muliebre, nella claritate del viso, nelle forme dei seni rotonde, nelle membra scolpite, nella figura slanciata, nelle chiome fluenti e nell'altre grazie ch'è bello tacere.
E' la natura, non l'intelletto o la cultura, a inscrivere nell'istinto della donna la dote di farsi sommamente desiderare e seguire in ogni dove, (come una fiera nei boschi) dal maggior numero possibile di maschi, in modo da ampliare al massimo la rosa di coloro che sono disposti a competere per lei e dai quali selezionare chi mostra eccellenza nelle caratteristiche volute per la riproduzione e il bene della discendenza (o, razionalizzato nelle società più evoluto, quelle doti materiali o intellettuali che rendono un uomo gradito o utile alla femmina, o conferiscono prestigio sociale).

Appartengono alla natura, non all'uomo, i fini di tutto ciò (che è infatti motivo di infinite infelicità individuali, da quelle dei giovani uomini intimamente feriti dalle "stronze" a quelle delle donne tradite): il desiderio maschile serve garantire la massima propagazione dell'istinto vitale, quello femminile a garantire la selezione dell'eccellenza.
Questo è l'amore naturale "l'inganno che la natura ha dato agli uomini per propagarne la specie".
Tutto il resto, nell'amore, è solo costruzione dell'uomo, della sua ragione, della sua arte, della sua parola, e, più profondamente, del suo inconscio.

Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d’intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l’avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.

Un uomo che vede la bella dama, e tosto la brama con tutto il sue essere, è pervaso da quello stesso fremito che mosse Jacopo da Lentini, notaio del Grande Federico II di Svevia, a inventare il metro perfetto del sonetto per celebrare la sua divina bellezza, è inondato da quello stesso languore che rende sublimi e inimitabili le Rime del Tasso, è permeato di quello stesso desire che spinse Catullo a comporre i carmi immortali di Lesbia, è invaso da quello stesso ardore che generò le novelle Rinascimentali e le rime petrarchiste di schiere di dotti dalle raffinate squisitezze intellettuali.

Chi rimira primieramente la fattezze in una donna e, come nell'incanto del sogno, si lasci andare all'ingenuo trasporto verso la bellezza, chi, anche solo con lo sguardo, si abbandona al profondo, vero, cupido e creativo desiderio verso le grazie corporali delle donne è fatalmente attratto, secondo natura, dalla claritade angelica del viso, dalla figura alta, dalle chiome fluenti e lunghe, dalle linee scolpite delle membra, dalle forme dei seni rotonde, dallo slancio statuario della persona, dalla piattezza d'un ventre perfetto, dalla liscia pelle e levigata, dalle fattezze tutte d''un corpo dea.

Per questo è naturale, per quanto riguarda il comportamento istintivo, che l'uomo sia indotto a rimirare prima di tutto e senza indugio le grazie corporali e le belle forme femminee postegli innanzi dalla pubblicità, e, per quanto concerne il comportamento individuale, che si senta costretto dalla disparità di numeri e desideri, volente o nolente, a non lasciare mai nulla di intentato, ad aggrapparsi ad ogni minima possibilità o ad ogni illusione, a non farsi sfuggire nessuna occasione, e quindi ad assumere l'atteggiamento di chi ad ogni incontro con una donna cerca inevitabilmente, in maniera esplicita o implicita, chiara o ingannatoria, di convincerla alla copula: è la legge dei grandi numeri, non la cultura o la morale, ad imporre questo (pena, in caso contrario, ossia di mancato sfruttamento di ogni possibile occasione, la quasi certezza dell'inappagamento, del disagio emotivo, dell'infelicità da sessuale ad esistenziale, dell'ossessione).

Non si può pretendere ordinariamente il contrario, giacché quanto è contro-natura risulta causa di sofferenza e sostenibile solo motivatamente e per breve tempo.

Per questo non ha senso parlare di comportamenti da guardoni o da bestie. Tutto quanto sopra, in quanto natura, non ha alcuna valenza morale (né in positivo, né in negativo). E non ha pure nessuna relazione con l'intelligenza, con la cultura o con la sensibilità personale. Si tratta semplicemente di pure necessità di natura.

E' forse supremamente intelligente l'uomo che decide di lasciarsi deperire senza sonno e senza cibo? Sono i seguaci dell'endura i massimi esponenti dell'umanità o è il loro forse un comportamento parimento stolto rispetto a coloro che muoioni per essersi troppo ingozzati?

Se non si mangia si muore di fame, se non si dorme si deperisce fino a divenire fantasmi, se non si beve ci si disidrata come foglie morte. E se non si appaga di quando in quando il proprio naturale bisogno di bellezza e di piacere dei sensi, la vita si dimezza in altro modo: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi una vera sofferenza che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiegato da Freud (ma non solo), influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinata a scoppiare prima o poi in qualche modo (contro sé o gli altri). In ogni caso (anche senza giungere a conseguenze estreme) alla lunga, si conosce l'infelicità sia sensitiva sia intellettiva, la frustrazione intima, e l'inappagamento da fisico diviene mentale e, se reiterato, degenera in disagio non più solo sessuale ma esistenziale, con anche il rischio di generare ossessione (nella quale non vi sono né libertà né possibilità di agire lucidamente in imprese grandi e belle).

Checché ne dica il facile e ottuso senso comune contemporaneo (a volte con pretese di psicoanalisi, a volte di sociologia, a volte di edificazione morale), la differenza rispetto agli altri animali non è nel fatto che per l'uomo i desideri di natura siano meno importanti o che possano essere repressi o ignorati o continuamente inibilti, ma nell'amara constatazione che non basta appagarli per essere pienamente felici o comunque per non sentire l'infelicità. La felicità rimane un concetto speculativo che non è certo realizzato dal solo soddisfacimento dei bisogni naturali, ma la reiterata ignoranza di questi porta necessariamente all'infelicità, sia sensitiva sia intellettiva.

La constatazione di dover soddisfare i bisogni naturali (esattamente come gli animali), le pulsioni più profonde e i desideri sessuali, a pena di vera infelicità sia sensitiva sia intellettiva, frustrazione intima, disagio da fisico ed erotico-sentimentale ad esistenziale e financo ossessione, non significa però che il modo in grado di rendere l'uomo più felice (o meno infelice) in essi sia quello della natura, se non altro per il fatto che il mondo in cui viviamo realmente e da cui traiamo gioie e dolori non è direttamente quello degli oggetti e degli eventi, ma, mediatamente, quello della nostra percezione, del nostro intimo e soggettivo sentire.

Da qui sorgono le necessità delle recite a pagamento e di tanto altro ancora (ma sarebbe fuori tema)

Tornando all'argomento principale (ossia l'immagine data di sé del pubblico maschile), mirare primieramente le grazie corporali è conseguenza necessaria del fatto che esse vengano rese sensibili ai di lui occhi , non una sua scelta: sono i creatori pubblicitari, non il pubblico maschile, a decidere di sfruttare tale richiamo naturale a fini economici. Non si può incolpare lo spettatore, il quale, per definizione, si limita a rimirare quanto gli viene posto davanti agli occhi. L'interattività nell'informazione non è ancora tale da permettere a lui di scegliere i programmi o le immagini televisive. L'unica cosa che può fare, per ora, è (come si fa sovente qui a Costantinopoli) spegnere la TV ed accendere la radio, la quale, non essendo ancora totalmente controllata dalla logica consumistica, offre ancora servizi culturali e approfondimenti storici ed è con essa ancora possibile perdere la mente in viaggi nel tempo, nel mito e nel pensiero ed in musiche immortali di bellezza sublime. Nella radio anche la bellezza femminile è evocata con le parole come avviene con le immagini e i suoni delle poesie. Alla radio non ci sono veline da appetire: solo muse da cantare o incantatrici da ascoltare. La radio non ammette l'esistenza di donne con il privilegio di catturare l'attenzione pur mostrandosi oche (e magari non essendolo) o, peggio, di esser dette cantanti per il solo fatto di urlare seminude su un palco circondato di fans eccitati.

In TV e nella pubblicità in generale le donne sono pagate per catturare l'attenzione mediante la studiata esposizione ed esaltazione delle proprie fattezze ed attirare il maggior numero di spettatori suscitando ad arte il desiderio sensuale.
E' una scelta razionale loro e di chi le paga. Sfruttare il richiamo sessuale a fini economici o comunque utilitaristici è proprio dell'intero universo pubblicitario e consumista contemporaneo, il qual riprende ciò dalla natura. Certo in un mondo de-spiritualizzato come quello mercantilista e capitalista odierno richiamare la stessa attenzione tramite argomenti quali l'immortalità dell'anima, i modelli di imitazione in prosa o in poesia, la mitologia classica, o la speculazione astratta risulterebbe alquanto arduo. Forse bisognerebbe più parlare degli effetti collaterali del mondo "de-spiritualizzato" conseguente la tanto sacralizzata rivoluzione francese che non prendersela alla cieca con gli uomini e i loro desideri di natura.

Se è un fatto iscritto nell'oggettività della natura il trasporto profondo ed istintuale dell'uomo verso la bellezza femminile, non è dimostrato che quanto di cui sopra sia voluto dall'uomo o positivo per lui.
In particolari circostanze, ad esempio, potrebbe non essere valutato positivamente dal mio gusto e dal mio intelletto, in quanto potrei aver deciso di concentrarmi sul lavoro o sul pensiero filosofico, e di astrarmi dai desideri mondani per elevarmi alla contamplazione del mondo delle idee, o anche solo allo studio della storia, della matematica, della filosofia, dell'arte o al godimento delle cose dello spirito. Se avessi voluto appagarmi realmente di tutto quanto di carnale appare in ogni dove per le vie e per le piazze e per gli schermi della tv avrei deciso di entrare in un bordello. Quando sono fuori da tali luoghi, l'apparire ai miei sensi di fanciulle discinte può risultare un danno, in quanto, turba i miei pensieri, mi distrae e, tramite il genio della specie, mi impedisce di godere pienamente e con la massima concentrazione di ciò per cui ho deciso di faticare col pensiero e con l'azione.

Chi incolpa il pubblico maschile confonde la causa con l'effetto (come solito del mondo "moderno"). Per parlare schiettamente, è la TV a creare i segaioli, non i segaioli a creare la TV. Se i sociologi non se ne accorgono peggio per loro (forse sono loro a masturbarsi troppo e a cadere in cecità mentale).
Se la maggioranza dei ragazzi è segaiola e repressa la colpa non è loro o della natura che fa bramare loro la beltade ed il piacer, ma delle loro coetanee, di bellezza spesso mediocre e dal comportamento quasi sempre altezzoso, le quali pretendono per relazionarsi con loro in tale sfera, che si reciti da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire ed esigono comunque si paghi (in tempo, fatiche, corteggiamenti, e talvolta sempre in denaro, sotto forma di doni e omaggi o comunque in sincerità o addirittura in dignità, quando si dovrebbe recitare da cavalier servente disposto a dire e fare tutto per avere in cambio la sola speranza) e soprattutto si atteggiano a miss mondo non appena mostrano una seppur lontana e vaghissima somiglianza con l'ideale estetico interpretato dalle fanciulle del motor show e dalle modelle della televisione.

E per dirla tutta e totalmente, il modello televisivo non causa solo ossessione nelle donne (che devono faticare o sottoporsi a operazioni estetiche per tentare di assomigliarvi), ma anche negli uomini (i quali vivono in perenne frustrazione, guardando l'oggetto del loro desiderio, modellato sull'immaginario mediatico, volteggiare etereo e impalpabile sullo schermo o sfilare sulle passerelle, rimanendo sempre lontano, come la luna in cui l'inesperto amante vede l'amata, e irraggiungibile, come una stella palpitante verso cui si sospiri sognando, praticamente impossibile da incontrare nella realtà).
Essendo sottoposto (dalla pubblicità di cui sopra, ma anche dai modi, dai costumi sociali e dai vestimenti di donna, spesso sessualmente espliciti più della prima) a stimoli sessuali per intensità e frequenza molto maggiori di quanto sarebbe proprio di una situazione naturale, il giovane maschio sviluppa un atteggiamento protettivo e inibitorio (a volte anche di fastidio) verso di essi, altrimenti si troverebbe a masturbarsi ad ogni cartellone pubblicitario o a saltare addosso anche alle amiche della madre. Questo lo allontana dalla naturalità del piacere e dalla piacevolezza dell'abbandono ai sensi (ché sono visti come qualcosa da cui guardarsi e difendersi per evitare sciagure personali o dolori d'ogni genere), per cui, nei momenti in cui dovrebbe invece riconciliarsi alla vita di natura si scopre quasi impontente. Questa è una reazione psicofisica che gli esperti chiamano "anoressia sessuale" e colpisce gran parte dei maschi di oggi senza che i politicamente corretti psicologi contemporanei ne diano risalto come invece fanno con le simmetriche problematiche femminili.

Questa asimmetria di preoccupazioni mi distoglie dal porre valore alle critiche del Financial Times. Se magari si fosse sottolineato l'effetto negativo del nudo diffuso, provocante e onnipresente anche sulla psiche dei maschi, avrei potuto prestare un minimo di attenzione al discorso riguardo le femmine, ma visto che la cecità dei giornalisti politically correct imposta ogni discorso sempre e soltanto nel senso delle presunte discriminazioni contro le donne e dei presunti svantaggi e disagi e dolori di queste, ignorando bellamente sia i privilegi femminei, sia gli svantaggi, i disagi ed i dolori di tutto il resto del mondo (e cioé noi), mi sono rifiutato di ascoltare.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

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Perşembe, Temmuz 26, 2007

DIO STRAMALEDISCA GLI INGLESI!
(questo il mio commento a caldo della vergognosa sentenza del Consiglio Mondiale Fia: domani commento argomentando, oggi insultando)

Sono stati trovati in mano McLaren i progetti completi per realizzare ogni singolo dettaglio della F2007.
Se ciò fosse avvenuto al di fuori dell Formula 1, fra aziende, avrebbe creato un pandemonio giudiziario con risarcimenti milionari. Immaginiamo per un attimo che sarebbe se domani si trovassero in casa di ingegneri FIAT i progetti dettagliati per costruire e collaudare la nuova Mercedes C Klasse. Potrebbe Montezemolo difendersi sostenendo semplicemente che "la nuova Punto non assomiglia alla Mercedes, non si può provare che abbiamo utilizzato quelle informazioni"?

Gli uomini McLaren-Mercedes hanno avuto la possibilità di risolvere una miriade di piccoli o grandi problemi (uno per tutti e non certo irrilevante: l'ottimizzazione dello sfruttamento delle gomme Bridgestone, che la Mclaren non conosceva provenendo dalla Michelin) grazie alle informazioni Ferrari.
Magari non hanno copiato (o non si può dimostrare), ma sicuramente hanno avuto la POSSIBILITA' almeno di "PRENDERE SPUNTO" per cercare soluzioni nuove. E questo è COMUNQUE un grande vantaggio.

Chiunque abbia lavorato in ambito scientifico sa che quando si trae spunto dal lavoro altrui, anche se non si utilizza la medesima soluzione (ma magari una soluzione nuova alla cui elaborazione autonoma ha comunque contribuito la conoscenza acquisita dalla lettura), si DEVE CITARE almeno in bibliografia quel lavoro. E' l'onestà scientifica ad imporre ciò, anche se si tratta di soluzioni diverse, anche se non si è direttamente utilizzato nulla. In bibliografia deve apparire tutto quello che si è studiato per arrivare ad elaborare il proprio lavoro, giacché anche se non vi è un'utilizzazione diretta delle informazioni, tutto quanto ha contribuito al bagaglio conoscitivo nel particolare ambito di ricerca della pubblicazione è comunque OGGETTIVAMENTE risultato più o meno utile all'elaborazione di questa. Con questa sentenza FIA si potrebbero eliminare tutte le bibliografie, sostituendole con la scritta:
"in base al precedente del Consiglio Mondiale FIA del 26 Luglio 2007 non ci si ritiene in dovere di rendere noti i lavori di ricerca che hanno contribuito all'elaborazione della presente pubblicazione, in quanto non si può provare che sono state direttamente utilizzate informazioni esterne".

VAF-FAN-CU-LO !

Bisogna scandirlo bene per i seguenti motivi. 4 sillabe = 4 motivazioni che ora elengo. In primis anche se davvero nessuna informazione fosse stata utilizzata in alcun modo (e non ci credo) già il fatto di possederla come FRUTTO DI SPIONAGGIO avrebbe dovuto motivare una sanzione (vorrei vedere se chi rubasse i codici bancari dei delegati Fia verrebbe assolto in mancanza di prove sul fatto che li abbia poi davvero utilizzati per prelevare contanti). In secundis, le informazioni sono state usate in almeno tre casi evidenti: adattamento della vettura alle gomme bridgestone (con cui la Mclaren aveva problemi nei test precampionato), scoperta del fondo flessibile della Ferrari (con conseguente immediata "richiesta di chiarimenti alla Fia, mentre alla Ferrari si chiedevano "ma come hanno fatto a scoprirlo?", e con la Fia che poi dichiara irregolare tale fondo costringendo la Ferrari a rinunciare ad un vantaggio tecnico), realizzazione (una volta compreso, grazie ai disegni, il principio di funzionamento aerodinamico dell'anteriore della F2007) di un'ala posteriore progettata apposta per mettere in crisi l'ala anteriore della Ferrari (basta osservare la perdita di prestazione delle rosse quando seguono da vicino le Mclaren, maggiore di quello a posizione invertite). In tertiis anche se nulla fosse stato deciso da Ron Dennis per spiare la Ferrari, esiste comunque per lui la RESPONSABILITA' OGGETTIVA (il Ministero degli Interni non si potrebbe lavare le mani dei danni provocati a terzi da poliziotti corrotti). In fine il recupero di prestazioni della McLaren sulla Ferrari rispetti alla situazione pre-campionato non può essere soltanto frutto del caso. Molto è merito di Alonso e delle sue doti di tester, ma il resto?













Se fosse stata le Ferrari a rubare informazioni alla McLaren tutti, da Mosley all'ultimo degli albionici dell'Automobilismo avrebbero detto "i soliti furbi italiani scorretti e sleali". Visto che "i furbi" questa volta sono stati inglesi "il fatto non sussiste".




















E poi vengono a parlare di immoralità italiana, di donne nude, di corruzione materiale e spirituale, di cattolicesimo del compromesso e del magna magna contrapposto al rigoroso protestantesimo e via dicendo.





















Ma che crepino affogati nel Tamigi, loro e la loro fottuta regina lesbica e il loro futuro re culattone! Loro e le loro principesse sgualdrine di basso rango! Loro e i loro faccendieri lobbisti e massoni! Meritavano davvero le bombe sopra la cattedrale di Saint Paul.
















PECCATO CHE DUE ANNI FA A LONDRA IN METRO' CI FOSSE COSI' POCO ESPLOSIVO. MI PIACE LA CARNE INGLESE QUANDO E' BEN COTTA. Avrebbero dovuto gli Arabi completare l'opera della Luftwaffe!





















Il prossimo che sostiene ingiusta la guerra di Mussolini agli Inglesi viene giustiziato!












P.S.
MI piacerebbe che stasera il Charun della situazione entrasse nel sito dei Servizi Segreti britannici e sottraesse l'equivalente di un plico di informazioni riservate sui terroristi. E poi potesse farsi assolvere da una corte britannica con la motivazione "non le ho usate".

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Çarşamba, Temmuz 25, 2007

CASUS BELLI contro gli Usa: ragazzini rischiano 1 anno carcere per pacca sul sedere

Questa nota degli Stati Uniti mi fa GIUSTAMENTE decidere per la guerra.
(ANSA) - WASHINGTON, 24 LUG - Due tredicenni dell'Oregon sono in carcere con l'accusa di molestie e abuso sessuale perche' davano pacche sul sedere alle compagne. Denunciati dalle loro coetanee, i due ragazzini sono stati interrogati dalla polizia e trasferiti in carcere per cinque giorni. Rischiano un anno di reclusione e la schedatura come molestatori sessuali: il processo a loro carico si terra' il 9 agosto. Il procuratore distrettuale di McMinville ritiene che la pena piu' appropriata sia la liberta' vigilata."


"Scherzi di mano scherzi di villano" amo sostenere in questi casi, ma amo anche, ripensando alla mia adolescenza, ricordare a TUTTI/E come quando "scherzi" ancora più lesivi dell'intimità sessuale (e possibile causa di traumi in questa delicata sfera, molto più della pacche sul sedere) sono attuati dalle femmine non solo non vengano mai perseguiti per legge, ma siano pure esaltati dalla pubblicità oppure salutati con plauso o ilarità dalle coetanee.
Solo un imbecille politicamente corretto può non cogliere la sproporzione della pena (e anche solo della MINACCIA di pena, che è anche peggio) rispetto al fatto in sé. Tale sproporzione viene giustificata agli occhi politicamente corretti del mondo soltanto con la gravità soggettiva rispetto alla sensibilità femminile: tale fatto è infinitamente grave sia perché viola l'oggettività del diritto (che deve essere imparziale, e non assumere una visione soggettiva ed empatica, legate alle infinite sfumature degli animi individuali e non già giungere al paradosso attuale in cui in pratica è la donna sola a stabilire, a proprio capriccio, se ha subito violenza o molestia) sia perché non ha come equo contrappeso un'analoga attenzione "empatica" alla sensibilità maschile, la quale non viene mai presa in considerazione nel giudicare il comportamento delle donne. Nessuno si chiede mai, a fronte di un comportamento maschile, quale sia il simmetrico comportamento delle "ragazzine", o cosa questo provochi nella psiche e nella sensibiltià dei coetanei maschi, ma tutti si fermano alla superficie, ossia alla "donna vittima" a all'uomo molestatore, senza indagare la sostanza e i motivi e senza vedere come le molestie, le prepotenze, le tirannie e le violenze delle donne (sempre nella sfera sessuale ed oltre) non siano affatto "inesistenti" o "meno gravi", ma semplicemente usino mezzi "nascosti" (ma a volte neanche tanto) e psicologici (o, a volte, "psicofisici").

Non dico che i ragazzini indagati siano innocenti o che le ragazzine li abbiano provocati e si siano meritate le pacche (non conosco la vicenda e correttamente taccio sul caso particolare, e poi non lo credo, poiché la reazione a certi comportamenti da femmina stronza per me sarebbe del tutto diversa: sono propenso a pensare proprio allo "scherzo villano", leggero e immotivato, come tante imbecillità adolescenziali, e nulla più), ma che quando sono le ragazzine a "scherzare" in maniera simmetrica (e spesso non di mano ma di psiche, provocando più profondo dolore e più intima umiliazione) nessuno grida alla molestia sessuale: perciò, non potendosi condannare (per ovvi motivi di impossibilità a indagare, discernere e valutare oggettivamente comportamenti privati afferenti una sfera tanto intima e soggettiva) le ragazze, non è giusto condannare nemmeno i ragazzi per queste schermaglie da adolescenti stronzetti e imbecilli (anche perché nessuno ha mai fatto niente quando, fin dalla notte dei tempi, le vittime del bullismo erano solo i ragazzi studiosi, anzi, si diceva che faceva tutto parte della crescita e dell'educazione e che chi sta troppo sui libri si doveva svegliare: mi fa adirare che ora, con le classi miste, quando vittime del medesimo bullusmo sono le femmine, scoppi il putiferio e l'accusa al genere maschile).

In generale, come ribadito più volte, depreco entrambi i comportamenti: sia, da un lato, il mettere le mani addosso, sia, dall'altro, il provocare per avere modo di sfoggiare sadismo e prepotenza oppure preminenza erotico-sentimentale, l'umiliare, l'irridere nel desiderio, il ferire intimamente, o il distruggere psicologicamente (o fisicamente) o addirittura il tiranneggiare.

Quanto alla chiara stronzaggine di queste femmine (desiderose di rovinare la vita a ragazzini imbecilli sì, ma, conoscendo le femmine e gli americani, non tanto più di loro) e di altre, non vale con me la giustificazione che sia una motivata REAZIONE.
Se vogliamo giustificare i fatti secondo principi di azione e reazione allora anche quanto viene sovente definito violenza o molestia da parte dell'uomo (in ogni campo) può essere visto quale reazione a ben più gravi violenze o molestie (di natura psicologica, emotiva, sessualmente offensiva in maniera esplicita o implicita) attuate dalla donna (ovviamente con le sue armi naturali).
Che quanto urta la particolare sensibilità femminile (atti, detti, sguardi o toccate) debba essere considerato offensivo, punito dalla legge e giustificante la vendetta più ampia, crudele, dolorosa e soggettiva da parte della donna e quanto invece ferisce l'altrettanto particolare (e non già inesistente) sensibilità maschile (ad esempio il comportamento intriso di stronzaggine, divenuto regola nelle femmine moderne, anche quando non usano le mani, e spesso motivato da prepotenza, vanagloria, necessità di autostima o sadismo o comunque volontà di provocare sofferenza emotiva) sia trascurabile, non penalmente rilevante, appartenente alla normalità, alla tollerabilità o comunque al "diritto della donna" e non provocante in sé offesa o umiliazione (anche se è quanto l'uomo prova, di fronte a sé o agli altri, quanto sente come intima ferita nella sessualità e può provocargli traumi, blocchi psicologico e metterlo a disagio emotivo, momentaneo e poi esistenziale) è PURO ARBITRIO di questa ginecocrazia plebea.

Tale arbitrio e sciocca credenza, assieme all'opinione falsa che alle donne interessi il sesso "libero" allo stesso modo degli uomini, dà troppe possibilità di divertimento alle "stronze".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.
Qualsiasi uomo scorga fra le parvenza la bella dama, tosto è spinto verso di lei da quella stessa forza che muove le stelle scorrenti del cielo, che spinge la fiera per i boschi a seguitare la femmina, che fa sbocciare ad arte i fiori laddove la bellezza fiorosce, che ricopre i nidi di piccole rondini e manda pel mondo le colombe e i conigli a Venere santi.
La vita si propaga per istinto (“Aeneadum Genitrix, hominum divumque voluptas, Alma Venus caeli subter labentia signa, quae mare navigerum, quae terre frugiferentis…”) l’arte si genera dall’istinto, i versi sgorgano dagli animi bramosi dei poeti che rimirano le dame.
“Desìo degli uomini e piacere degli dèi, Alma Venere che sola dai alimento alla vita, senza Te nulla può sorgere sotto le stelle scorrenti del cielo o alle radiose piagge della luce. Tu fai che il mare sia sparso di navi e le terre siano feconde di messi: tra i viventi di ogni essere nuovo Tuo è il merito se viene concepito, se ha nascita e se vede la luce; Te, o Dea, fuggono i venti quando arrivi, e le nubi del cielo; ai Tuoi piedi ad arte la terra fa spuntare fragranti i suoi fiori, a te sorridono le distese marine, e nel cielo fatto sereno una chiara luce e diffusa sfavilla. Cosi’, non appena un giorno rivela Primavera, e dischiuso lo Zefiro fa sentire il suo soffio fecondo, sono primi gli uccelli dalle candide piume, o Divina, a dar segno di te e del tuo arrivo, il cuore scosso dalla tua forza.” (Lucrezio, "De Rerum Natura", Inno a Venere)
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto credon gli sciocchi, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo chi è ben risaputo ad esempio da chi ha interpretato la escort ben (è il motivo della di lei forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare "dalle parole che dici umane" o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Chi sfrutta questa situazione di debolezza maschile non già per vivere il proprio normale e legittimo corteggiamento, ma solo e soltanto per deridere l’aspirante corteggiatore di fronte a sé o ad altri, per farsi gioco e beffe di lui per ribadire con pura vanagloria la propria posizione di preminenza su di lui, e mostrargli quanto lui è insignificante e banale e sostituibile mentre lei è invece unica e da tutti idolatrata viene vista da me come una vera prepotente molestatrice.

Del resto basta guardare alle società matriarcali già presenti in natura, dalle api agli elefanti, per rendersi conto di quanto infinitamente infelice sia in esse la vita del maschio. Il grado di coscienza proprio dell'essere umano la renderebbe poi intollerabile. Erra chi pensa la femmina della specie umana essere men crudele o addirittura (fatto impossibile in natura) più comprensive ed inclini al compromesso o alla pietà.

Il fatto che la donna non sia affatto portata per natura alla mediazione ed alla conciliazione, bensì al litigo, alla tirannia e al trarre le estreme conseguenze dai propri privilegi è data dal loro orinario comportamento laddove godono di privilegio per natura e ordine sociale: il CORTEGGIAMENTO

Basti pensare a come struttano il nostro desiderio di natura per farci recitare da giullare o da seduttore, a seconda che vogliano divertirsi o che bramino compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingerci a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.
Sovente poi esse traggono le estreme conseguenze dai loro privilegi, senza trattenimento di regola morale alcuna o di remora razionale.
Basti pensare a come molte, oggi come sempre, sfruttino il loro privilegio sociale per potersi permettere di tutto (dall'essere apprezzate e disiate al primo sguardo al ricevere trattamenti particolari in ogni ambito pubblico, dal venir considerate "rare e preziose" e dunque ricevere attenzione per quanto possono provare o sentire mentre gli stessi sentimenti e le stesse eventuali ferite emotive sono neglette quando capitano agli altri, al potersi permettere comportamenti di ogni genere, sanzionati o vituperati negli altri, solo per il loro "status", "in quanto donne", dallo sfruttare la legge giuridica e convenzionale per far accettare come vera la propria versione dei fatti e minacciare denunce per capriccio, vendetta o ricatto all'utilizzare senza giustizia alcuna le regole economico-sociali per sbranare economicamente e sentimentalmente gli uomini, nei matrimoni, nelle unioni o anche solo nei dai capricci materiali di doni e regali considerati d'obbligo per avere contatti con loro alle varie molestie erotico-sentimentali spesso elargite con noncuranza o addirittura perfidia, e divenute modus vivendi, ad onta dei disagi emotivi, delle umiliazioni private o pubbliche, delle irrisioni intime nel desiderio, e di tutte le altre sofferenze trasmutate da sessuali ad esistenziali causate a chi, volente o nolente ne è oggetto senza possibilità di replica o di difesa) senza dover temere le reazioni e senza dare in cambio nulla, né giustificazione, né ringraziamenti, se non alterigia e disprezzo.

Non oso pensare che sarebbe (e che cosa effettivamente era nelle società matriarcali) se tale posizione di preminenza (nella sfera diciamo "erotico-sentimentale") non fosse più compensata dall'uomo in altre sfere con la fama, col prestigio, col denaro, col potere, con la cultura, e con tutto quanto ogni uomo savio si sforza di ottenere al massimo grado per essere ammirato e disiato allo stesso modo in cui la donna lo è per le grazie corporali.
Molti e molte nascondono volutamente questo fatto, parlano di presenti discriminazioni e di necessarie educazioni alla parità.
Si può anche essere educati alla parità, ma la disparità naturale provoca intime e profonde sofferenze di per sé, gravi e verissime infelicità se si è autocoscienti, e diviene fonte di reiterate umiliazioni e di continue frustrazioni se è guidata da un intelletto raffinato come quello femminile. L'evidenza di questo si mostra manifestamente in quella condizione di uguaglianza fra uomini, in quella specie di stato "di natura" che è il periodo scolastico, nel quale nulla è dato al giovane maschio, ancora privo di posizioni sociale e ricchezze, per compensare la invece già rigogliosa bellezza muliebre.

Le giovin ragazze fanno ivi sovente un uso della propria avvenenza (o, a volte, dell'illusione del desiderio che fa vedere e bramare all'uomo la bellezza anche dove essa non v'è) ancora più malvagio e tirannico di quanto la già di per sé malvagia maggioranza dei maschi (almeno i cinque sesti del genere) non faccia della propria forza fisica e prepotenza (verso il restante sesto che detiene il senno e studia ed è deriso). STRONZE, ECCO COSA SONO!

SI INTENDONO CON STRONZE LE DONNE APPARTENENTI ALLE SEUENTI CATEGORIE
1) coloro le quali, essendo appagate del semplice sentirsi ammirate da schiere di corteggiatori, senza che questo necessariamente si traduca in un vero rapporto umano, sincero e appagante, poiché la vanità, naturale nelle femmine, si mostra manifestamente soddisfatta dal ricevere quelle cure, quelle riverenze, quelle attenzioni che i plurimillenari privilegi della Galanteria impongono di tributarle, sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza
2)coloro le quali dimenticano come non tutti siano commedianti nati al pari di loro, che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori
3) coloro le quali trattano con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”.

Ognuno ha anche il proprio modo di reagire. Non credo che, come vorrebbero rappresentare le femministe, quello più diffuso fra gli uomini sia la violenza (la quale sarebbe intimamente sbagliata in tali casi, più per rispetto di se stessi che non della donna stronza, la quale, sentendosi violemente bramata, potrebbe comunque compiacersi), bensì un più diffuso e sfumato sentimento di distacco e di avversione verso il mondo femminile e un certo tipo di donna che si matura lentamente con l'abitudine (per "dovere sociale", "definizione di norma" e "rispetto della donna") a subire certi comportamenti senza reagire (tanto sono comportamenti "normali") e può esprimersi poi nei più vari casi della vita e del lavoro in tutte le discriminazioni e le offese delle quali le femministe si lamentano.

Il mio modo di reagire è invece quello di restare indifferente e ostentatamente guardare altrove dalle belle forme di donne che, come la natura leopardiana, promettono e non mantengono (ed anzi vogliono ferire nel profondo, umiliare in pubblico o in privato ed irridere nel desiderio).
Per abolire ogni rischio di essere sessualmente deriso e ferito, devo potermi affidare al Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta giacché altrimenti, per riconciliarmi alla vita di natura, sarei costretto a cercare sempre l’approccio con ogni donna dalle parvenze simili al mio sogno estetico, concedendo a molte “stronze” la possibilità di trattarmi con sufficienza, disprezzo o irrisione, quando invece non voglio ciò succeda nemmeno al primo sguardo. Certo potrei testarle tutte e mandare a quel paese le “stronze” ma in primis esse avrebbero comunque la possibilità di ferirmi psicologicamente (dato che un minimo contatto è necessario nel tentativo), di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente (anche se sarebbe solo un episodio, ma gli episodi feriscono) ed io voglio evitare ciò, in secundis anche nei casi di non stronzaggine non è piacevole subire rifiuti e non mi piace il modus vivendi di tentare N volte con N donne diverse per sperare nella n+1 esima (non sono un tester), in tertio non sono a disagio solo quando donna fa la stronza, ma anche solo quando le situazioni la pongono in condizione di poterlo essere. Il corteggiamento, come detto, almeno al primo stadio, quello in cui le virtù dell’uomo (soprattutto d’intelletto) non possono ancora esser rese evidenti, è uo di questi casi, soprattutto nei luoghi di barbaro divertimento come le discoteche, nei quali l’uomo virtuoso è ridotto a un nulla, poiché non può esercitare e sfoggiare le sue fondamantali qualità, ossia la cultura e l’eloquenza. In questi luoghi di perdizione, dove volteggiano figure di donna impenetrabili e intangibili, come le ombre dei gironi danteschi, l’impossibilità di ottenere dannunzianamente l’amanza alimenta insani desii. Non credo di essere il solo a pensare così.

Se una fanciulla ha la bellezza per farsi immediatamente apprezzare e disiare un fanciullo deve possedere qualcosa d'altro per allettare con la stessa rapidità la donzella, altrimenti risulta condannato ad una situazione chiaramente impari,in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.

Poiché anche la chiara disparità di numeri e di desiderio non gioca a mio favore, e attorno alle ragazze non dico belle, ma lontanamente assomiglianti a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, circola la corte dei miracoli, ed io ho ben studiato il calcolo delle probabilità, nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi.
Non voglio fare come coloro i quali, pur di avere una speranza, sopportano i comportamenti psicologicamente molesti di quelle che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Io disprezzo profondamente coloro le quali sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza. Ho dunque, verso queste donne non escort (che dovrei chiamare oneste ma non lo meritano) un comportamento di indifferenza cordialmente ricambiata. Per togliere loro ogni occasione di compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte, mi dissocio da coloro i quali si dilettan nell'atto di corteggiar pulzelle.

Poiché la stronzaggine è presente nell'animo umano in entrambi i generi e non la si può realisticamente sanzionare per legge, si dovrebbe innanzitutto non tutelarla per legge (come invece fanno gli americani) e in secondo luogo si dovrebbe permettere ad ognuno di evitare quelle situazioni in cui l'altro (o l'altra) può essere infinitamente stronzo (o stronza). Come le donne devono poter evitare i luoghi bui ed isolati per timore di violenze, ed avere comunque modo di vivere liberamente, incontrare uomini e passeggiare, gli uomini devono poter evitare le donne non puttane ed avere comunque modo di godere della bellezza femminile.

Qualcuno (soliti psicanalista da strapazzo, che qui a Costantinopoli faccio strapazzare davvero per mano del boia) parlerà in proposito di paura o insicurezza. Io rispondo che sono assolutamente SICURO di ciò che ho scritto e di ciò che penso e su questa sicurezza si fonda il mio comportamento. La paura si ha dell'ignoto, mentre io conosco perfettamente la situazione. Perciò non ho paura.
Non si tratta di voler essere timidi o impauriti: io voglio solamente essere realista (più realista del re? dopotutto sono un Sultano....).
Lasciando perdere i casi idilliaci di ricerca dell’anima gemella e focalizzando l’attenzione sugli incontri in cui si cerca il divertimento tipico della giovinezza, il cogliere le gioie schiette che la natura concede, devo osservare la disparitù di numeri e di desiderio che mi mette in una posizione non certo di forza.

Ciò è vero soprattutto quando l'uomo brama di riconciliarsi alla vita di natura tramite una donna disposta a concedersi in maniera apparentemente "gratuita". E' ovvio che quando non voglio pagare subito ed in moneta mi trovo poi (o prima) a dover pagare in altro modo e in altro tempo e senza sicurezza di un corrispettivo: permetterei così che una donna, bella o meno bella, possa sfruttare il mio desiderio di natura per farmi recitare da giullare o da seduttore, a seconda che voglia divertirsi o che brami compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingermi a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.

Pretendere che una donna giovine e bella si conceda spontaneamente, facilmente e senza corrispettivo (in utilità economica o attrazione data da atteggiamenti, parole, atti soavi alle donne, e strani a ciò che nelle stesse situazioni piace primieramente agli uomini) è sinceramente irrealistico (dato soprattutto l'impari rapporto numerico fra le belle e i loro ammiratori) e chi ci crede è ingenua preda di donne che da lui e di lui potrebbero tollere ogni cosa.
Il compenso da fornire alla donna in cambio del piacere dei sensi, quando non è materiale (come nel meretricio), è "spirituale" (ammesso si possa invocare qualcosa di nobile come lo spirito in quel gran giuoco di società che è l'ars amandi): sovente consiste nel ricoprire, grazie alla propria capacità di far vivere alla donna quella "favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", la parte del seduttore per compiacere la bella donna nella sua vanagloria, mostrando l'abilità di perdere la sua mente negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento.

A volte, invece, pur essendo disposti a portare quella maschera di dongiovanni, o perché non se ne hanno le doti, o perché non si sa recitare bene, o semplicemente perché le donne sono così incapricciate, non si ottiene nulla se non di far la figura di mendicanti alla corte dei miracoli, o di giullari, o di farsi deridere intimamente o pubblicamente. Va bene, loro non saranno solo un buco per il nostro piacere (non l'ho mai sostenuto), ma io non sono il giullare per risollevare il loro animo nei momenti di sconforto (magari lasciandole irridere in vari modi al mio desiderio di natura per provare la loro avvenenza o sostenere la loro autostima) o l'attore per far sensibili i loro drammi sentimentali (sulla mia pelle!).

Da qui l'assoluta necessità per i giovani maschi di abbandonarsi all'ebbrezza e al piacere dei sensi grazie alle fattezze corporee delle sacerdotesse di Venere. Indispensabile risulta poter ignorare le coetanee.

Il negarsi dapprima per concedersi poi è qualcosa che serve ad aumentare il desiderio in chi interessa alla femmina, non già dilettarsi ad umiliare il singolo da lei scelto per la sua ingenuità o far vivere frustrata l'intere popolaziona maschile.
Il corteggiamento e la fatica sono naturali, come mi diceva Madonna Chiara, ma, ripeto, non lo sono né la stronzaggine (diffusa fra le femmine occidentali molto più che in qualunque altra popolazione di donne e da me ben definita), né il privilegio di potersi permettere verso il prossimo qualsiasi derisione profonda, qualsiasi umiliazione pubblica o privata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione nel desiderio, qualsiasi arroganza, qualsivoglia crudeltà o perfidia (mascherata da nobile alterigia)senza dover temere nulla ( dato che, se un uomo reagisce corrispondentemente, come sarebbe giusto, come si farebbe infatti con un altro uomo, viene appellato da tutti molesto, violento, bruto, irrispettoso delle donne o comunque "anti-cavalleresco" e disprezzato), nascente dal fior fiore della stupidità cristiano-germanica che ha nome galanteria e di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i greci.

Fra un atto fisico non certo violento (anche se soggettivamente definito molesto) e mosso da semplice libido e non già da malignità scientemente pianificata, da ingenua pulsione naturale (come nelle fiere che seguono la femmina e cercano di vincere le sue resistenze) e non da prepotenza o volontà di umiliare,
e qualcosa anche di non fisico, ma comunque di sessuale ed agito con parole, immagini, atti simbolici, provocazioni di ogni natura, seduzione o irrisione del desiderio suscitato ad arte, e contenente l'inganno perpetrato scientemente, la malvagità, il ferire intimamente per vanagloria o per capriccio o gratuita dimostrazione di preminenza, o la voglia di umiliare ed irridere in pubblico o in privato o render ridicolo il prossimo nel suo desiderio davanti a sé o agli altri.
io ritengo men grave il primo caso.

Non è giusto confondere l'ingeuo e il debole fanciullo mosso dalle pulsioni naturali e dall'ingenuo trasporto verso la bellezza con il bruto prepotente e con chi usa la forza per annullare la volontà altrui.

A chi vorrebbe tiranneggiarmi sfruttando le mie debolezze erotico-sentimentali, a chi vuol solo provocarmi frustrazione e farmi sentire una nullità, a chi dall'alto delle sua posizione di privilegio data dalla bellezza mi guarda con sufficienza o aperto disprezzo, a chi mediterebbe di irridermi e deridermi, intimamente o pubblicamente, suscitando ad arte in ogni modo il desiderio per poi compiacersi della sua negazione,
a chi vorrebbe dilettarsi a prendersi gioco di me o a mostrare il proprio potere attirandomi sottilmente e poi respingendomi, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendermi ridicolo agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il mio desiderio di natura, del farsi gioco del mio purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, a tutte coloro che insomma esprimono la propria stronzaggine (su cui mi sono dettagliatamente dilungato) suscitando ad arte il desiderio carnale in un uomo quando il loro obiettivo non è avere un rapporto con lui, e nemmeno verificare nel corteggiamento se egli avrebbe o meno le doti per piacere (ché non si può capire al primo sguardo), ma solo compiacersi del proprio potere, illuderlo, deriderlo o sbeffeggiarlo o misurare la di lui capacità di sopportazione della tensione psicologica da loro indotta, a tutte costoro io posso dire:
"non mi avrete,
non riuscirete a infliggere le vostre violenze psicologiche su di me
a irridermi nella mi essenza di uomo, a molestarmi sessualmente in ciò che per voi è un gioco,
io non ho bisogno di voi
e me ne vo' con le mie puttane".

In caso contrario darei la possibilità alle varie mediocri di ferirmi psicologicamente, di trattarmi con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore".

Per mia fortuna vivo nella liberale Europa, in cui è praticato e tutelato il Culto di Venere Prostituta. Per mia fortuna ho superato la fase adolescenziale di "uguaglianza" ed ora posso usare il denaro nel rapporto con le "coetanee". Tutto per me sarebbe meglio che rivivere quella situazione in cui il denaro non mi proteggeva e risultavo di fatto obbligato ad avere a che fare con certe stronze per sperare di appagare di quando in quando il mio naturale bisogno di bellezza e di piacere. Quello stato "egalitario" nascondeva un'ingiustizia di fondo (il non poter compensare con qualcosa di oggettivo le disparità naturali favorevoli alle femmine e propizie alla stronzaggine di molte).
Poiché gli Usa sono in prima linea nella lotta "alla prostituzione" in quanto tale io mi pongo oggi IN PRIMA LINEA nella lotta CONTRO GLI USA in quanto tali. L'unica mia preoccupazione è quella di evitare di venir confuso con quei talebani e quei terroristi che lanciano proclami anti-americani ma sono in realtà stati creati ad arte dagli americani stessi (e chi ci crede più alla storia di Bush e della guerra al terrore?) per i loro comodi geopolitici (leggi: guerre imperialiste e lobbiste).

Poiché la prepotenza femminile negli USA è semplicemente un'espressione individuale della prepotenza di quello stato nei confronti del mondo intero, e la pretesa di assolutezza morale e di possedere l'unica verità, l'unica organizzazione sociale, l'unica cultura, l'unica sensibilità degne del genere umano (disprezzando e bollando come "arretrato" o addirittura "amico del terrorismo o del nazismo" quanto di cultura, di sensibilità e di organizzazione sociale è diverso da loro) è nelle singole donne la medesima che prorompe nella politica e nel pensiero USA nel suo complesso (dal presunto diritto ad istituire Norimberga, un abominio giuridico di vincitori che processano i vinti, alcuni dei quali non già per i ben noti crimini contro l'umanità, ma per l'unica colpa di aver contribuiti al potenziamento politico, militare ed economico della propria patria, fino alle moderne guerre in giro per il mondo motivata da balle ideologiche sull'esportazione della democrazia, sulla lotta ad un terrorismo dalla Cia stesso costruito ad arte e su inesistenti armi di distruzione di massa), io iudico bene questo.

MERITANO QUELLE RAGAZZINE USA, UNA VOLTA DIVENUTE DONNE E MADRI, DI VEDERE LA MORTE IN GUERRA DEI LORO FIGLI, così da capire il significato di una vita distrutta d'altrui (con lo stesso arbitrio con cui esse hanno voluto distruggere la vita dei loro coetanei per un motivo così leggero e arbitrario).
Ed a quelle DONNE ITALIANE che ora, leggendo me o la notizia, penseranno che sia giusta l'accusa, che sia adeguata al modo di contrastare "le violenze e le molesti elle donne" e che si dovrebbe fare sempre così per i loro preziosi culi (e questa è una figura retorica chiamata IRONIA) auguro parimenti di sperimentare, durante l'appena invocata TERZA GUERRA MONDIALE, un'invasione dall'armata rossa, in modo da verificare con i propri occhi cosa siano le vere violenze e le vere molestie. E non dico questo perché ritenga giusto far loro del male, perché sia un sostenitore degli stupri di massa o perché sia mosso da misoginia, ma SEMPLICEMENTE perché voglio che capiscano la differenza fra lo stupro e lo scherzo (così forse smettono anche di scherzare). SIAMO INFATTI ARRIVATI AD UN PUNTO DI CONFUSIONE INSOSTENIBILE (voluto dalle femministe per puro odio ideologico verso il desiderio maschile e la sua ingenuità) fra questi due differenti concetti. NON DESIDERO SOPPORTARE OLTRE LE PROVOCAZIONI E LE MISTIFICAZIONI FEMMINISTE (addirittura schedare quei ragazzi come molestatori! Se ci fosse un elenco delle molestatrici secondo miei simmetrici e parimenti arbitrari criteri non basterebbe un intero volume!). Non mi si dica dunque che sono violento e violentatore. Io desidero solo ridare gli esatti significati alle parole stupro e scherzo (per quanto pesante e poco innocente quest'ultimo possa essere) Per questo desidero l'Armata Rossa del 44-45 per certe italiane (quelle che considerano "violenza sessuale" le pacche sul sedere).
E il fatto di aver conosciuto intimamente certe donne con certe esperienze mi fa aggiungere: AUGURO QUESTO DI CUORE (in tutti i sensi).

SANTA SIA LA GUERRA ALL'AMERICA E SANTA LA MENTE CHE PUNISCE LE STRONZE
Il Sultano Beyazid II Ottomano
Comandante dei Credenti e Successore del Profeta
Alla testa dell'Esercito di Allah

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Salı, Temmuz 24, 2007

GERMANY F.A.Q.

L'altra settimana a pranzo sono stato protagonista di una discussione a tre il cui contenuto può essere sintetizzato nelle seguenti frequentissime domande (molti di voi, leggendo taluni commenti storici, se le saranno rivolte). Ora rispondo una volta per tutte (anche se l'argomento non verrà disdegnato in seguito).

D: Perché ami i Tedeschi? Sono quelli che hanno provocato i più gravi disastri: guerre mondiali e sciagure e crimini e massacri d'ogni genere.
R: Io amo i tedeschi per la loro efficienza e la loro genialità (doti quasi sempre mutualemente esclusive). Non indago sulla loro morale. Quando penso all'ordine delle loro autostrade (prive di limiti di velocità, ma non di sicurezza) e al pragmatismo delle loro leggi (non ultime quelle sui bordelli) e quando rimiro personaggi come Gauss o Ferry Porsche (per citare due "estremi temporali" nella storia della scienza e dell'ingegneria), per non dire di Wagner e di Bach, di Nietzsche e di Schopenhauer, non posso che rimanere estasiato. Non dico che i tedeschi siano "più buoni" di altri popoli. Dico semplicemente che sono più ordinati, determinati, resoluti e, soprattutto, geniali.
Hanno provocato disastri? Né più né meno di altri popoli. Se gli inglesi hanno costruito l'impero sulla pirateria e sul commercio di oppio perché il Kaiser non avrebbe dovuto farlo occupando provvisoriamente il neutrale belgio per esigenze tattico-militari? Nella storia non ci sono buoni e cattivi: solo potenze in lotta. Un giudizio etico è dunque fuorivante ed anche profondamente ingiusto.
Ovvio che nel caos della lotta le contigenze possono portare l'uno o l'altro a compiere atrocità più o meno evidenti e tali da dar l'apparenza di maggior cattiveria: ma si tratta, appunto, soltanto di apparenza. La sostanza è sempre solo il tentativo di dominare il mondo con ogni mezzo. E chi appare più "aggressivo", come i prussiani prima e i tedeschi poi, è solo perché parte da una condizione di svantaggio e deve recuperare (come le squadre sotto nel punteggio che spesso sono portate a commettere più falli). E chi pare più pacifico e rispettoso è così solo perché deve semplicemente difendere beni e privilegi acquisiti e non ha bisogno di attaccare: per questo dice di volere la pace, come il ladro con la refurtiva in mano che, dopo aver rapinato, inneggia alla non violenza.

D: vabbé, allora l'Olocausto?
R: Lo stesso avvento al potere di Hitler è stato causato più dal modo in cui Francia e Gran Bretagna hanno preteso di fare la pace nella Prima Guerra Mondiale (contrario non solo alla giustizia, il che non sarebbe una novità, ma anche alla ragione, alla geografia ed alla storia) che non da presunta "malvagità" dei tedeschi. Sarebbe successa la stessa cosa in qualunque altro paese al mondo!
Non vi era altro modo di far ripartire l'economia e di risollevare la società che non fosse quello di stracciare il trattato, cancellare il debito e rilanciare l'industria con le commesse statali. Per quello gli industriali scelsero Hitler, mica per malvagità: per interesse. Poi nel 36 il ministero delle finanze fece una stima: le commesse statali non avrebbero potuto sostenere l'economia tedesca oltre il 1939. Quindi si scelse il riarmo (per aumentare ancora il valore delle commesse) e nel 39 ci si preparò alla guerra. Del resto quando si sfida il potere delle banche ci si deve aspettare di avere prima o poi un certo mondo coalizzato contro. Ed il modo per uscire dalla situazione è quello di attaccare duro e per primi. Come fece Federico II ai tempi della guerre dei sette anni (allora si coalizzarono Francia e Austria e Russia contro di lui, che attaccò per partire da una posizione di vantaggio attaccò a sorpresa la Sassonia). Questo modo materialista e machiavellico di spiegare la storia (che è anche il modo di Marx e dunque non ha nulla di nazista o antisemita) spiega molto meglio le cause che non quello politicamente corretto di oggi.
Hitler ha potuto far accettare bestialità in politica interna proprio perché in politica estera avanzava rivendicazioni legittime (o comunque non meno illegittime di quelle dei nemici della Germania) e proponeva soluzioni di cui la germania aveva assoluto bisogno sia per cancellare le umiliazioni e le ingiustizie subite sia per sopravvivere economicamente e politicamente da stato autonomo e forte (quale non era dopo Versaglia).
Quando ci si deve rimettere in piedi e tornare a combattere chiunque sia in grado di aiutarci va bene, anche se magari è un pazzo criminale. Questo hanno pensato i tedeschi. In condizioni normali H. sarebbe rimasto a marcire in gattabuia con tutti i suoi simili.
E se fosse anche rimasto a fare il pittore gli industriali tedeschi avrebbero trovato un altro al suo posto. Certe reazioni storiche sono inevitabili. Germania forte al centro dell'Europa in un'Europa al centro del mondo (ossia il contrario di quanto sancito dalla due guerre mondiali vinte dai solo parzialmente europei) era il fine che giustificava ogni mezzo. Citare l'etica, come dimostra Machiavelli, è infondato, in quanto mai la storia dell'uomo l'ha seguita. Usarla per giudicare e agire è dunque fuorviante. Si rischia non solo di dare giudizi ingiusti, ma anche di lasciarsi ingannare da chi usa la morale come strumento di giustificazione dei propri fini schiettamente egoistici e materiali.
Le ragioni della potenza sono superiori a quelle di una presunte etica (specie se si tratta di un'etica post-rivoluzionaria fondata sempre e solo sulle parole arbitrariamente scritte di punto in bianco da sedicenti "illuminati" su pezzi di carta straccia e mai su qualcosa di tradizionale o di trascendente). Se anche Machiavelli non l'avesse detto la storia lo dimostrerebbe comunque.

D: Ma perché vuoi giustificare l'imperialismo e i suoi crimini?
R: Ogni organismo cerca di crescere e affermarsi: è naturale per gli uomini e lo è anche per le nazioni che diventano imperi.
Il novecento non era il momento di stare a cincischiare su, mi si passi il termine, pugnette nazionalistiche di basso profilo. Era in gioco la supremazia dell'Europa nel mondo e per questo bisognava unire l'Europa (come già aveva tentato Napoleone). Un'unione nella conquista è più efficiente, rapida e capace di decisioni forti che non quella per "votazione" (anche il Kaiser e il Savoia "conquistarono" in maniera militare per unire le loro patrie).
Scusa il mio amore infinito per Machiavelli, ma la questione dei crimini contro l'umanità non ha rilevanza sulla mia scelta di campo. Le ragioni politiche non dipendono dai crimini commessi.
E anche volendo trattere l'etica, l'oggettività del fatto che molte azioni hitleriane in politica interna siano state criminali non rende le azioni dei suoi nemici migliori (o la loro politica estera giustificata). Hitler sotto questo aspetto "interno" rimane un pazzo criminale ma anche i suoi nemici rimangono sempre criminali e non divengono eroi solo perché lo hanno sconfitto. Quindi per piacere non mi si tenti di dipingere i tedeschi peggiori degli altri o addirittura "male" contro cui combattere. Era anzi DOVERE (politico, e se vogliamo IDEALE prima che morale) di ogni europeo serio stare con la potenza che poteva unire l'europa nella forza politica e militare, alla faccia degli extraeuropei angloamericani e russi che l'hanno poi spartita in maniera coloniale!

D: Va bene, anche gli Inglesi hanno sterminato popoli e non sono qui a difenderli, ma l'efferatezza di Hitler e dei suoi crimini sono fuori dalla storia! Vanno considerati a parte.
R: Fuori dalla storia vi è solo la pretesa giudaica di essere il popolo eletto, per la quale chi tocca loro (o i loro interessi) è più colpevole di chi stermina altri popoli.
Gli ebrei sono come le donne: usano il vittimismo ed i sensi di colpa suscitati ad arte per tiranneggiare gli altri ed avere privilegi. Pensano di potersi permettere di tutto senza subire le conseguenze perché protetti dal loro status. A furia di tirare ogni tanto la corda si rompe. Si rompe con gli uomini spesso e si ruppe coi tedeschi quella volta.

D: Penseresti così se avessi avuto dei parenti nei lager?
R: Allora dobbiamo anche chiederci se dovrebbero pensarla come gli storici "anzi-nazisti" i Rumeni, i Bulgari, gli Ungheresi che erano alleati della Germania per legittime aspirazioni di indipendenza e di prosperità delle proprie nazioni e si sono visti massacrati dai "Liberatori rossi". Chissà cosa hanno pensato dei soldati russi quando crocifiggevano i vecchi, violentavano i bambini e stupravano le donne: immagini che "la storia ufficiale" non riporta e che perciò non possono "muovere le coscienze europee" troppo impegnate a guardare solo i video (ricostruiti) della liberazione dei lager.

D: Ovvio che ognuno di noi è portato a guardare con più partecipazione agli eventi che hanno coinvolto i propri cari. Ma come hanno potuto votare Hitler? Indipendentemente da tutto quanto successo prima, non ti pare una scelta criminale in sé?
R: Magari se si fosse rimasti a vivere nella miseria o a morire di fame per colpa di certi banchieri internazionali e di certi trattati di pace (ben identificabili) avresti una visione diversa dalla nostra (mi ci metto anche io) di gente piena di soldi e di cibi succulenti, facile alle lacrime e incapace di riflettere autonomamente. Oggi gli africani, se fossero arringati demagogicamente sui concetti di finanza internazionale, usura e sfruttamento, non desidererebbero vedere gli americani affamati come loro? Questo (poiché opportunamente arringati) pensavano i tedeschi degli ebrei.

D: Ma quella tedesca prima dell'ultima guerra era una cultura di morte...
R: Questo è il modo con cui i nemici della Germania vedono il militarismo prussiano, non è il militarismo prussiano. Esattamente come le menti femminee che, non cogliendone la profonda spiritualità, criticano il mondo omerico e l'etica guerriera non parlano del mondo guerriero, ma di una sua parodia materialistico-brutalizzante. La Germania raffigurataci dai media è una caricatura delle Germania vera esattamente come il Chaplin-dittatore era la caricatura di Hitler. Ora i media sono controllati dalla cultura e dai capitali delle potenze vincitrici, per cui è inutile pretendere di giudicare in base alle informazioni ivi provenienti. Sarebbe come il tipico processo in cui solo una parte viene ascoltata, compresa e presa per verità a priori e l'altra viene considerata a priori bestiale e indegna di parlare per difendersi o, quando, parla, non è creduta o è ritenuta portatrice di istanze indegne (mentre le istanze dell'altra parte sono invece state implicitamente considerate legittime). Se per il giudizio si considerano la prospettiva, la sensibilità e il sistema di valori e di valutazioni soggettive di una sola parte e la verità è ricostruita con gli occhi, le orecchie e i sensi e i sentimenti e la mente di quella sola parte, ovvio che l'altra parte appaia infinitamente colpevole (e persino disumana). Magari si tratta di quello che le femministe immaginano per "giusto processo" per violenza, ma non è quello che IO ritengo un giusto modo di valutare i fatti passati.
Il totalitarismo, qualsiasi totalitarismo. può finire per produrre morte e sterminio d'innocenti, non l'imperialismo tedesco in quanto tale.

D: Perché difendi l'imperialismo tedesco? Perché, anzi, pare che tu difenda l'imperialismo in generale?
R: Sono due cose distinte l'imperialismo tedesco e il genocidio, così come è distinto l'impero russo dai crimini di stalin. La cultura russa non deve essere infangata dal fatto di aver "Prodotto Stalin" e lo stesso si dica per i tedeschi ed Hitler.
Voler identificare Hitler con il nazionalismo tedesco (solo perché ha usato il nazionalismo tedesco per creare consenso anche su questioni diverse) e voler vedere continutià fra Federico II, il Kaiser e Hitler è semplicemente lo strumento con cui i nemici storici della Germania infangano il Popolo Tedesco, si dipingono come migliori o "moralmente giustificati", fanno apparire giustizia storica il proprio arbitrio (storico) e condannano l'imperialismo altrui salvando il proprio.
Si condanni Hitler, ma non si condanni il millenario impero tedesco per colpa di Hitler! Hitler fu una reazione.
Francia e GB a Versailles avevano umiliato economicamente e politicamente la germania, l'avevano strangolata coi debiti, indebolita nelle sue risorse umane e territoriali, isolata diplomaticamente, spartito le sue colonie e distrutto il suo potere in europa. Detenevano poi la quasi totalità delle ricchezze del mondo colonizzabile. Ovvio che i tedeschi volessero ribaltare la situazione Tutto ciò è umano, non nazista. Il nazismo è stato quello che ha sfruttato quel legittimo e nobile sentimento di rinvincita dei tedeschi per i propri fini ignobili.
E anche se non si approvano nazionalismo e imperialismo non si può rimproverare la Germania rinfacciandole di fare la guerra da partedi nazioni parimenti imperialiste e guerrafondaie (la Francia spendeva gran parte del Pil in armi, più della germania, proprio perché sapeva di dover difendere posizioni conquistate con la prima guerra mondiale). L'unica differenza fra l'imperialismo tedesco e quello francese o inglese (e poi sovietico e americano) è che, provendendo da una catastrofica sconfitta nella grande guerra, la Germania doveva "attaccare" per riconquistare quanto aveva perduto e, se possibile, conquistare per la prima volta quanto si era proposta di ottenere nel 1914, senza riuscirci mentre le potenze occidentali dovevano semplicemente difendere posizioni già precedentemente conquistate. Ciò non fa queste ultime "moralmente superiori" alla Germania per il mero fatto di giocare in difesa anziché in attacco. Ciò dipende infatti da una pura situazione del gioco geopolitico, non da minore imperialismo. La Germania doveva attaccare semplicemente perché partiva da una posizione svantaggiata e doveva recuperare (come nelle partite di calcio quando si è sotto nel punteggio), non perché fosse "più cattiva".
Hitler ha potuto apparire credibile agli occhi dei tedeschi e far accettare follie criminali o politiche interne inaccettabili proprio perché in politica estera le sue rivendicazioni non erano infondate, ma contenevano legittime aspirazioni (o, se non vogliam dire legittime, non più illegittime di quanto non fossero le aspirazioni al primato mondiale Inglesi, Francesi prima e Amricane e Sovietiche poi). Con l'intervento decisivo di Usa e Urss il mondo viene diviso in due sfere di influenza e di fatto l'Europa (simbolicamente, la Germania) viene spartita in maniera coloniale fra le due superpotenze, ed anche le nazioni europee formalmente vincitrici (vedi GB e Francia) risultano in realtà sconfitte poiché perdono, con i loro imperi d'oltremare smemnrati dal nuovo ordine , la posizone centrale nella politca mondiale (l'unico che vanamente prova ad opporsi è De Gaulle). La decolonizzazione è in realtà il risultato del nuovo modo di colonizzare il mondo fra Usa e Urss (impostesi al mondo con la forza), non un gesto di bontà verso il terzo mondo o la dimostrazione che Francia e GB abbiano rinunciato all'imperialismo per volontà propria.
Io non esprimo giudizi morali né sull'imperialismo, né su altri processi storici. Mi limito ad evitare che si usino la morale o l'etica per etichettare buoni o cattivi ad uso e consumo dei vincitori.

D: Ma che ne è del diritto dei popoli?
R: Ah, sì, i principi di autodeterminazione inventati da Wilson e comodi a lui per dividere l'Europa a proprio piacimento (ma scomodi da applicare sul continente americano), quei bei principi immutabili che emergono solo quando fa comodo ai presidenti yankee (vedi la questione del Kossovo)!

D: Ma è il diritto dei popoli ad essere se stessi ed a decidere del proprio destino! Non ti pare importante?
R: Se contesti il "relativismo politico" declamando a gran voce "i diritti naturali" dei popoli e i territori a loro appartenenti per tradizione, storia, cultura, se mi contesti sulla base di quanto, ad esempio, aveva spinto l'Italia a partecipare alla grande guerra (per Trento e Trieste) allora io ti rispondo che la ragione nella Seconda Guerra Mondiale è dalla parte della Germania. Hitler, infatti, assicurò il confine naturale col brennero all'Italia e rivendicò al resto del mondo quanto era tedesco proprio per tradizione, storia, cultura: l'Austria felix, cuore del Sacro Romano Impero Germanico ai tempi della reggenza imperiale da parte degli Asburgo (ovverosia dai tempi di Dante a quelli di Napoleone), i Sudeti, abitati da tedeschi protestanti profughi delle guerre di religione, la Boemia e la Moravia, territori storici appartenenti sempre al Sacro Romano Impero, e infine la città di Danzica, patria di Schopenhauer e anticamente tedesca (nonché prussiana dai tempi di Federico il Grande), senza dimenticare l'Alsazia e la Lorena, costituenti il quinto dei cinque ducati territoriali di cui era formato il Reich dell'Anno Mille: la Lotaringia (nonché appartenuti alla Germania fino alla fine della grande guerra).
Nulla di quanto rivendicato da Hitler fino al 1940 era estraneo a quanto si sarebbe potuto ritenere appartenere "di diritto" al popolo tedesco, mentre molto era estraneo ai "diritti naturali" di quanto era francese o inglese (India e Algeria i due esempi più eclatanti).
Gli altri territori occupati erano tali solo per imperativo militare, non per imperialismo. Non vedendo accettata la proposta di pace del 6 ottobre, successiva alla campagna di Polonia, Hitler sa di dover affrontare Francia e Inghilterra e si prepara per non ripetere l'errore del Kaiser: invade Danimarca e Norvegia per garantirsi sicure forniture di ferro dalla Svezia in vista di una guerra lunga e dura, anche se poi la Blietzkrieg, passando (sempre per pure esigenze militari) per Belgio, Olanda e Lussemburgo, risolve la questione francese in poco più di un mese. Visto che anche a quel punto la GB non cede, passa nell'agosto del 40 alla guerra aerea e allo strangolamento economico con gli U-boot.
Poiché nel 41 la guerra totale è in vista (con la GB sempre più sostenuta sottobanco dagli usa che, per aiutarla, producono più navi di quante i tedeschi ne possano affondare) e diversamente non poteva essere dato che Hitler aveva per primo osato contrastare il potere assoluto delle banche e delle lobbies finanziarie, non rimane poi altra scelta alla Germania che dare al mondo una definitiva dimostrazione di forza distruggendo l'ultimo possibile (e gigantesco) nemico sulla terraferma: la Russia. Si tratta della stessa situazione in cui si trovò l'altro personaggio in grado di unire di fatto l'Europa: Napoleone.
Non potendo colpire l'Inghilterra (e il suo impero d'oltremare) direttamente, si cerca di distruggerla isolandola, e per isolarla serve eliminare definitivamente ogni suo possibile alleato sulla terra. D'altronde, se Hitler non avesse attaccato Stalin nel 41, Stalin avrebbe attaccato Hitler nel 42, una volta risistemata l'armata rossa rovinata dalle purghe (e in difficoltà in Finlandia). La partita era un gioco a tre: Hitler, Stalin, Alleati e lo scontro era inevitabile fra tutti (come poi è stata inevitabile la guerra fredda). Quindi non c'entra la "furia nazista": è un risiko e un gioco di forze materialisticamente determinato.
Come direbbe Machiavelli, le guerre non se fuggono, e se momentaneamente pare di evitarle, le si procrastinano solo ad un momento più favorevole per i nostri avversari.

D: Ma proprio non provi orrore particolare per l'Olocauso, tale da farti scadere i tedeschi nella considerazione morale?
R: L'Olocausto degli Ebrei non fu né il primo né l'ultimo, né il più vasto: potrei citare lo sterminio degli Armeni, il primo del Novecento, i crimini contro l'umanità che ancora oggi si commettono in molti paesi "politicamente amici" degli Usa, i più vicini nel tempo, o i massacri di Stalin, i maggiori per vastità. Non voglio però stilare una classifica degli orrori per cronologia o "qualità" o "quantità". Voglio cogliere subito il nocciolo.
Il concetto di sterminio scientemente pianificato non appartiene né ai tedeschi in quanto tali, né ai russi, né ai turchi con gli armeni e né, dopo, ai cambogiani, o a certi popoli africani, ma alle conseguenze della rivoluzione francese. Il primo ad applicarlo è stato Robespierre con i vandeani che non volevano accettare gli "immortali principi" e rifiutavano di cancellare la tradizione per conformarsi al modello ideale di società imposto dallo stato sedicente "etico".
Nasce con la rivoluzione francese, non con i tedeschi, il concetto di stato etico, unico ente con il diritto di stabilire verità e significati e fini per la vita dell'uomo e sola
incarnazione dello spirito. E' da lì che lo stato pretende di farsi dio, fatto mostruoso da cui infatti derivano tutte le mostruosità del novecento, dai giovani turchi al nazismo, dallo stalinismo ai kmer rossi.
I tedeschi in quanto tali non c'entrano più dei russi, dei turchi, dei cambogiani e dei francesi. L'idea di genocidio è ahimé sovranazionale e discende proprio dalle pretese totalitarie del pensiero rivoluzionario giacobino. La dimostrazione è presto fatta: nessun sovrano germanico del 1200 l'avrebbe concepita (allora, al massimo, si organizzavano spostamenti di massa, mai massacri), mentre tanti governi moderni (più o meno "rivoluzionari") dei più diversi popoli senza alcun legame con la Germania concepiscono ed attuano crimini simili.
I concetti di genocidio, di purga, di sterminio, di "soluzione finale" non sono stati inventati da Hitler (e neppure da Stalin) né si identificano con i tedeschi e la loro cultura (e neppure con i russi). Sono invece figli della tanto decantata cultura illuminista e rivoluzionaria. Prima di Robespierre vi era magari assolutismo, ma non totalitarismo.
L'utilizzo della pulizia etnica (o di altro genere, ad esempio la purga staliniana o le colonne infernali del comitato di salute pubblica) è una conseguenza dello stato totalitario figlio della rivoluzione francese. Quando si nega la trascendenza e si vogliono cancellare tradizioni, spiritualità, identità non materiali preesistenti e i soli valori rispettabili ed assoluti si pretendono essere quelli (unilateralmente) scritti su carta (e tracciando una linea di demarcazione con quanto sedimentato in precedenza nella storia dell'uomo, un confine fra uomo della tradizione e homo novus) è facile che poi lo stato voglia mettersi al posto di dio e decidere vita e morte di tutti, ed è facilissimo che venga negata l'esistenza a chiunque non si conformi all'ideale di società arbitrariamente deciso a tavolino dallo stato.
Esiste un filo rosso che collega Robespierre a Hitler e solo i superbi francesi non lo vedono. Incolpare i tedeschi indica cecità e indottrinamento. L'Olocausto mi fa orrore, sì, ma tale orrore mi risuona più sulle note della marsigliese che su quelle di Deutschland Uber Alles.

A chi non è d'accordo e vorrebbe rispondermi citando le note immagini dei campi di sterminio io tuono deciso (parafrasando la celebre battuta di un capolavoro di Kubrik): PREFERISCO DI GRAN LUNGA AVERE LA FAMA (nel mio caso, non meritata) DI FILO-NAZISTA PIUTTOSTO CHE QUELLA DI IMBECILLE!
E non state a tediarmi con il fatto che l'Olocausto è ben documentato e se lo si nega in Europa si va anche in galera e ciò è anche giusto ecc. ecc.
Certo, furono documentati subito i crimini di Hitler (lo sconfitto). Poi sono stati documentati i crimini di Stalin (ma sono stati presi in considerazione solo e soltanto quando anche l'URSS è stata storicamente sconfitta). Quello che non è documentato (o che non viene mostrato o, se viene mostrato, non lo è mai come crimine ma sempre ricoperto d'altro) sono i crimini degli Angloamericani, per cui siamo indotti a credere che abbiano vinto i più buoni. Ma che coincidenza! E' più probabile che la storia sia buona, che esista una provvidenza salvifica, che i buoni vincano sempre oppure, più semplicemente, che sia sempre chi vince a definire ciò chi e cosa è buono?

IO VIVRO' ABBASTANZA da vedere i Cinesi vittoriosi nella Terza Guerra Mondiale smascherare le menzogne angloamericane sull'otto e novecento e presentare Churchill, Roosvelt (e, perché no, anche Bush) come ora vengono presentati Hitler e Stalin.

SALUTI (romano-germanici) dalla SUBLIME PORTA

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