La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Eylül 21, 2007

TURISTA SESSUALE

"libero", ma non dalla morale da quattro soldi
L'altro ieri leggevo sul giornale "libero" e sui vari blog che un trentino è stato arrestato per "turismo sessuale" dopo essersi recato in Thailandia pagando minorenni in cambio di atti sessuali. Nulla da eccepire sul provvedimento, molto da eccepire sul giornalista di Libero, sui lettori e commentatori dei vari blog, sul titolo e sui contenuti dell'articolo. Nei vari blog si confondeva il gaudente cercatore di prostitute (maggiorenni) con il pedofilo o il pederasta e si parificava il turismo sessuale lecito ed adulto con quello illecito e minorenne. L'articolista di "libero" poi superava se stesso (e la stessa linea editoriale del giornale, sempre favorevole al libero scambio, anche di sesso) e faecva la ramanzina ai turisti sessuali che dai tempi di Goethe venivano in Italia a pagare le donne locali ed ora, assieme agli italiani, vanno all'estero sempre in cerca di meretrici.
Non posso esimermi dallo sfogarmi.
Che nel GRAND TOUR sia compreso il sesso è un fatto normale, anzi sublime, splendido, appagante e financo necessario.

Senza l'estasi carnale non vi è appagamento completo e il tour risulterebbe come una commedia priva dell'ultimo canto del paradiso.
Anche Dante, del resto, nel suo giro escatologico fra i gironi infernali, le cerchia purgatoriali e i cieli paradisiaci, è partito dall profondità insondabili dell'umano, è salito verso il cielo e non si è fermato al monte del paradiso terrestre, ma ha proseguito fino alla visio dèi ed ha concluso con un "venni" preso dal linguaggio sessuale. E se persino il Poeta, per il suo tour, sceglie "colei che dà beatitudine" come compagna dell'ultima cantica e un orgasmo per significare il compimento dell'opera divina, non si capisce perché un uomo normale non possa scegliere (con la prosa del denaro anziché con la poesia dei versi oggi molto poco apprezzati) una escort in grado di conferire una beatitudine molto terrena come compagna e un godimento carnale per incoronare la propria vacanza.

Pagare in moneta è il modo più rapido e sicuro per ottenerlo, fin dai tempi in cui viaggiando per le calde acque del mediterraneo, si potevano vivere momenti d'ebbrezza e di piacere congiungendosi carnalmente con le sacerdotesse di Venere Prostituta e godendo, nelle grazie del loro corpo, la perfezione stessa della bellezza divina alla cui forza ed alla cui voluttà ci abbandonava infinitamente.

Solo un povero illuso può pensare di conquistare bellezze divine senza pagare.
Questo è vero anche in patria, figuriamoci all'estero, ove vi è meno tempo da dedicare e si dovrebbero risparmiare le fatiche mentali (il riposo, soprattutto psicologico, è un altro fine precipuo della vacanza).

Se non si paga si è costretti dai fatti a tentare in continuazione con n donne diverse (molte delle quali ovviamente non certo corrispondenti ai nostri ideali estetici e ai nostri sogni sentimentali) sperando che la n+1 esima sia quella giusta, illudendosi ogni volta (illusione e desiderio sono gemelli e perché una donna "normale" appaia bella e desiderabile è necessario illudersi in tal senso e idealizzarla) per poi sperimentare, realisticamente, sia la naturale crudeltà insita nelle circostanze, ovvero il rifiuto di sé, la frustrazione del desiderio e la delusione della mente, in quanto non si può pretendere di essere graditi proprio a chi ci attira al primo sguardo, o di possedere le doti in grado di conquistarla o anche solo, possedendole, di avere l'occasione per mostrarle), sia la artificale stronzaggine del raffinato intelletto femminile (l'inganno perpetrato scientemente, la malvagità, il ferire intimamente per vanagloria o per capriccio o gratuita dimostrazione di preminenza, o la voglia di umiliare ed irridere in pubblico o in privato o render ridicolo il prossimo nel suo desiderio davanti a sé o agli altri).

Anche prescindendo da queste chiare evidenze umane, e volendo fare un discorso solo di diritto, finché si parla di prostituzione fra adulti, deve vigere la regola che ciascuno, uomo o donna, cliente o meno, prostituta o meno, ha il sacro e santo diritto (alla faccia di San Paolo) di disporre a piacimento del proprio corpo (e quindi anche di usarlo come "mezzo" di arricchimento, se così decide) e di fare di esso e della sessualità in genere quanto, in base ai propri soggettivi parametri, alla propria insindacabile valutazione ed alla propria irriproducibile sensibilità, più ritiene piacevole, opportuno, degno, gaudente o vantaggioso (sentimento e coinvolgimento o, al contrario, recita e straniamento; passione amorosa, o mero divertimento o fatto estetico puro di cui godere, come a teatro, pagando il biglietto). Nessuno ha diritto a giudicare dall'esterno. Non ne hanno più diritto i preti, non devono averlo gli stati, non dovranno averlo le femministe.

Nell'articolo si parlava di minorenni e per questo e solo per questo la persona in questione è stata condannata. Tutta la prosopopea contro la prostituzione, storica ed attuale, è fuori luogo, e serve solo ad attirare attenzione da parte dei pruriginosi moralisti e delle femministe stronze e proibizioniste. Per fortuna l'Italia, al contrario della Corea del Sud (che oggi ha annunciato di ritirare i passaporti a chi va all'estero per cercare le prostitute vietate in patria) è ancora uno stato liberale e la distinzione fra prostituzione e pedofilia, turismo sessuale fra adulti e turismo sessuale su minori è ancora ben netta (così come è ben netta la distinzione fra lavoratori regolari e bambini sfruttati dagli schiavisti nella produzione di beni irregolari). Non ho dunque bisogno di convincere alcun legislatore. Aggiungo solo che chi usa i bambini e la loro immagine come strumento per condannare comportamenti fra adulti che non condivide, che non ritiene morali nella sua arbitraria visione del mondo ma che non può proibire in uno stato liberale, è moralmente non migliore di chi per altri scopi (sessuali o lavorativi) usa gli stessi bambini. Sfruttare il giusto sdegno contro chi approfitta dei minori per montare una campagna di odio o comunque di stigmatizzazione della prostituzione in sé (sia inteso: fra adulti consenzienti) non significa né essere integerrimi, né voler difendere i bambini: significa solo non avere argomenti oggettivamente fondati per sostenere validamente le proprie idee moralistiche e proibizionistiche, e non avere alcun senso oggettivo dell'etica (l'etica liberale e libertaria intendo, magari essi per etica intendono solo lo stato etico di hitleriana o staliniana memoria) e alcun oggettivo rispetto della libertà degli adulti e della condizione dei bambini (che infatti viene semplicemente usata in senso "pubblicitario").
Che certe donne e femministe eccellano in tale compito di disinformazione ed in tali campagne denigratorie contro i clienti di prostitute adulte non mi sorprende. Mai è appartenuto al femminile il senso dell'oggettivo e del rispetto del diritto altrui (fatto ampliamente dimostrato da Schopenhauer, e chi fra le donne si arroga privilegi (travestiti da diritti) "in quanto donna", e sensibilità particolari con diritti particolari a decidere il bene e il male, non può certo riconoscere oggettivamente le libertà del prossimo (quando sono contrarie al proprio "diritto da regina") e il diritto del prossimo (tanto degli uomini quanto delle donne quando sono prostitute) a stabilire autonomamente ed altrettanto arbitrariamente il bene e il male nella propria vita privata.

Bisogno e sfruttamento fra balle ideologiche e libero mercato
Quanto poi alle varie obiezioni sullo "sfruttamento delle condizioni di bisogno", sui paesi poveri "con donne senza scelta" e via andare, si tratta di argomentazioni il più delle volte infondate.

Quando le stesse persone che vengono dette "poverine" se stanno a casa loro ricevendo turisti vengono in Europa per fare le badanti, le colf o le infermiere sono ben accette e non sono dette sfruttate se guadagnano una piccola frazione dell'europeo medio in mestieri che molti europei non vogliono più fare. Se poi decidono di prostituirsi per guadagnare di più la cosa ad alcuni non va più bene perché immorale e, per vieterglielo senza incolpare delle donne (che sarebbe politicamente scorretto) sono dette "poverine" e "vittime". E già qui vi è la prima incoerenza sessuofobica e femminista (o il primo opportunismo: "non è sfruttato chi è utile a noi, mentre lo è chi è utile agli altri": ecco il ragionamento delle donne-femministe che magari hanno la colf thailandese per potersi permettere la loro vita "emancipata" e poi condannano gli uomini che, per essere a loro volta sessualemnte emancipati, cercano prostitute in Thailandia). Per fortuna in molti e in molte la pensano ormai diversamente, ed accettano quanto rivendicato dalle associazioni di prostitute libere da decenni: la liceità e la libertà della loro scelta. Infatti, ormai anche la maggioranza delle donne in Italia è favorevole a riaprire le cosiddette "case chiuse", in cui lasciar operare le prostitute straniera altrimenti prive di possibilità di esercitare in casa come le italiane, sancendo quanto appena sostenuto. Risulta allora piuttosto incoerente voler considerare illecito all'estero quanto è accetatto in patria. E vietare in patria e all'estero è profondamente illiberale: colgo l'occasione per offrire asilo politico nell'Impero Ottomano a tutti i cittadini della Sud Korea i quali siano perseguitato dal regime nemico del culto di Venere Prostituta.

Lavorare per campare, scegliere un lavoro piuttosto che un altro per motivi di soldi, spostarsi ad acquistare o cercare manodopera dove costa meno e a vendere e cercare clienti dove costa di più, nonché vivere meglio quando si hanno più quattrini sono principi del capitalismo e non possono essere moralmente deplorati solo quando permettono finalmente all'uomo di trovare sesso a buon mercato e di sfuggira alla tirannia delle donne "normali" ed agli spennamenti (o addirittura sbranamenti economico-sentimentali) delle escort (dichiarate o meno, esplicite o implicite).

E' dunque normale che i meno abbienti cerchino all'estero quanto non possono permettersi in patria, così come le aziende cercano fuori dai confini la manodopera per continuare ad essere concorrenziali. Un imbecille di avvocato o uno stronzetto di giudice un tempo in un forum sull'argomento disse che tali marxistiche considerazioni non sono accettabili perché si sta parlando di persone e non di merce. IMBECILLE! Certo che si parla di persone! Ma si parla di persone anche quando parliamo degli operai rumeni che producono la Renault Logan al metà del costo d'un'auto francese, quando si parla di ingegneri indiani che lavorano ad un decimo del costo di un collega americano, quando si parla di uomini o bambini cinesi che lavorano 14 ore al giorno per produrre i beni che fanno concorrenza all'Europa! Pare che per questi "amici delle donne" vi sia sfruttamento solo quando la parte femminile non è quella che riesce a sfruttare l'altra. IMBECILLE E FALSO!
Se gli ingegneri italiani non dovessero subire la concorrenza del sud-est asiatico, guadagnerebbero diecimila euro al mese anziché mille e potrebbero permettersi le top escort di tutto il mondo. Visto che invece esiste la Cina, devono andare in thailandia per permettersi col proprio stipendio una escort senza svenarsi, esattamente come la famiglia italiana media impoverita dalla situazione economica mondiale provocata dal colosso cinese deve andare nel negozio ove i prodotti costano meno e non più nella boutique.
Si potrebbe costringere questa gente a comprare dove costa di più pur tenendole con lo stipendio attuale?
D'accordo che lo sfruttamento va combattuto ovunque, ma non si può prendersela con chi deve cercare di conviverci. Questo non è un invito a sfruttare, ma a cercare di acquistare ogni cosa (dal cibo al sesso) ove i prezzi sono minori, in conformità alla pura e semplice legge di mercato. L'importante è mantenere il rispetto per le persone e la loro libertà. Esistono poi le leggi degli stati per definire cosa è sfruttamento e cosa è costrizione. E visto che non mi risulta siano condannabili per sfruttamento le industrie europee e italiane che spostano all'estero la produzione, o i datori di lavoro che impiegano regolarmente manodopera straniera (non lo sono moralmente e non potrebbero esserlo legalmente, altrimenti verrebbe condannato l'intero sistema capitalista fin nei suoi principi fondanti), non vedo perché dovrebbe essere chiamato "approfittatore" chi cerca escort meno costose all'estero (sempre che, ovviamente, trovi donne adulte, consenzienti e autonome), quando queste donne semplicemente scelgono di accompagnare i turisti più ricchi per vivere più agiatamente dei loro connazionali maschi (e delle loro coetanee non avvenenti) i quali non sono detti di per sé né poverini né sfruttati (in certi paesi come Cuba dovrebbero intervenire i ministeri delle pari opportunità per riequilibrare una situazione finanziaria di fatto non certo favorevole ai maschi rispetto alle femmine). E di fatto perché un'azienda dovrebbe pagare un operaio rumeno o thailandese come un operaio italiano dato che il costo della vita (e degli stipendi medi) è diverso? Non mi parrebbe giusto soprattutto nei confronti dell'operaio italiano (che a questo punto vivrebbe peggio del suo collega residente laddove la vita costa meno). Invece per le escort si pretenderebbe che gli uomini pagassero in Romania o in Thailandia come in Italia. E perché? Per privilegio femminile? Per consentire alle donne locali di vivere, di fatto, più agiatamente dei loro uomini e delle stesse donne occidentali? A volte l'etica dei moralisti traballa nella logica. Un conto è sfruttare il bisogno, altro è muoversi alla cerca dei prezzi migliori.

Sfruttamento impossibile
Anche a termine del codice civile, lo sfruttamento della condizione di bisogno esiste solo quando una delle due parti conosce la condizione di bisogno dell'altra e sfrutta tale conoscenza per ottenere una disparità di prestazioni superiore alla metà del valore della prestazione stessa. Orbene, anche ammesso e non concesso che il turista sessuale conosca la condizione di bisogno della prostituta locale (e ovviamente che tale prostituta sia realmente in una situazione di bisogno: e tale eventualità, peraltro, restringe notevolmente il numero di casi in cui l'accusa morale suddetta si può applicare, ché anche nei paesi meno sviluppati dell'Italia non tutti sono poveri e sfruttabili), perché possa esistere sfruttamento è necessario che ottenga un prezzo più che dimezzato. Chi crede ciò sia possibile non conosce il meretricio. Qualsiasi prostituta, dalla più disagiata alla più altolocata può confermare che il prezzo è quasi sempre (escludendo i soli casi di costrizione e di pesante sfruttamento da parte di un magnaccia violento che imponga arbitrariamente prezzi bassi per far lavorare di più la ragazza) fatto dalla prostituta, non dal cliente. Poi vi sono i clienti illusi, i quali riportano di aver "dimezzato" il rate: essi non si rendono conto che non hanno dimezzato proprio un bel niente (se non, forse, il loro conto in banca), ma semplicemente sono stati al gioco della prostituta che prima ha chiesto un rate raddoppiato ben sapendo le puerili intenzioni del cliente "contrattatore". Tale "gioco contrattuale è comunemente in uso nei paesi arabi, e ovunque nel mondo lo spirito mercantile del popolo sia forte, sia riguardo al meretricio, sia riguardo ad ogni altro aspetto del commercio. In ogni parte del mondo, però, alla fine il rate è sempre e solo quello che la prostituta stabilisce (in base ai propri soggettivi parametri i quali, qui sta il punto, possono ovviamente essere diversi da nazione a nazione, per via delle diverse culture e diverse economie). E' anche giusto, solo la singola donna ha diritto a stabilire il prezzo della propria recita scenica e del piacere reale che dispensa con le grazie del proprio corpo e le illusioni della propria arte. E' così anche per gli artisti. Del resto, se la cifra proposta dal cliente è troppo bassa, la prostituta, come l'artisa, ha un mezzo efficacissimo a disposizione: il rifiuto. Ella può dire che a quella cifra non vende la propria "opera artistica" e che se vuole dell'arte a basso prezzo il cliente deve andare altrove. Il più delle volte, in tali casi, il cliente finisce per accettare il rate (o, se se ne va, troverà un'altra prositituta che in un modo o nell'altro, farà accettare il proprio rate). Il motivo è molto semplice e naturale, anzi, come si direbbe oggi, biologico.

Il bisogno naturale è stare con una donna (e non farsi seghe come dicono brutalmente certi perfidi proibizionisti che è una perversione sociale dovuta alla solitudine: nessun animale si masturba), accarezzarla come la brezza del marina fa con le onde d'argento nei pleniluni d'estate, inebriarsi del suo profumo, della sua voce, delle sue chiome aulenti e sparse come quelle della sera dannunziana, poterla sfiorare, tangere, scorrere il suo corpo con le dita come un sublime strumento di musica arcana, godere di lei e della sua bellezza, abbandonarsi alle onde della voluttà (la quale è sensualità innalzata a sentimento) e del piacere dei sensi, lasciarsi, per un momento, all'ebbrezza sessuale e al fluire di immagini suoni e sensazioni, e non è totalmente vero possa essere cancellato o escluso per volontà. Certo, in ogni singola situazione, la volontà umana può decidere di inibire l'impulso sessuale (se vi è un motivo ritenuto valido), altrimenti saremmo davvero degli animali privi del libero arbitrio, però, reiterando queste inibizioni all'infinito e facendole divenire abitudini, per un proibizionismo de iure o de facto della società e della tradizione (le quali impongono, normalmente, certi comportamenti, certe prove, certe condizioni per arrivare a ciò, rispetto a cui il singolo può non trovarsi a proprio agio, non ritenere dignitoso, non sentirsi in grado o non trovare piacere o addirittura trovarvi sofferenza emotiva) si crea una vera e propria infelicità, poi divenente frustrazione quando non sfociante in qualcosa di più serio e distruttivo.
Si vive a metà: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi un vero disagio esistenziale che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiagato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinato a scoppiare prima o poi in qualche modo.
Alla lunga il bisogno di vivere almeno qualche momento di abbandono è davvero impellente e vitale come la fame, o, meglio, l'aria. Su questo le escort guadagnano (ed i loro rate lo dimostrano). Quando manca la possibilità (per lo meno nel pensiero: ossia che la possibilità della via a pagamento sia possibile, anche se magari non abbiamo ancora risparmiato tutti i soldi necessari) di scegliere come raggiungere la donna manca davvero il respiro.

Quando l'unico modo è il corteggiamento, se esso affronta questi problemi, nel caso meno grave la donna e il corteggiamento diventano un'ossessione (e la necessità di riuscire perché non vi è altra strada per la felicità porta a quelle incomprensioni, a quei disagi e a quelle illusioni di cui leggiamo spesso), anche se il desiderio per lei resta naturale, e nell'ossessione non c'è libertà.
Tutti questi problemi si curano non con le medicine e nemmeno con la morale: si curano con la libertà di scelta (per tutti).
Naturali sono i bisogni, umano il modo per soddisfarli, Ed in un mondo libero deve essere sempre e solo l'individuo a decidere qual modo scegliere. Questo per me è irrinunciabile.

Sono questi bisogni (inscritti nella natura) a spingere l'azione dell'uomo in ambito "escortistico" (in patria come all'estero), spesso colorata da calda passione (per la bellezza, per la recita, per l'ideale femminino in genere), quando l'azione della donna è invece spinta da freddo calcolo razionale e da motivazioni non naturali, ma sociali (e dunque molto più libere e gestibili). La scelta dell'uomo è condizionata dalla sua natura e dai suoi bisogni tanto istintivi quanto, diciamo, erotico-sentimentali (soprattutto nell'escorting, che è di fatto una vendita di semplice bordò spacciato per elisir d'amore), mentre quella della donna, a meno che non sia costretta a concedersi al cliente dalla minaccia di violenza o dal pericolo di perire per fame (e allora torneremmo al caso guidato dall'istinto di sopravvivenza, ma non è certo il caso delle escort, le quali sono su un piano socioculturale non certo infimo, possono scegliersi i clienti e guadagnano in una notte quanto un normale lavoratore risparmia in mesi e mesi), opera ad un superiore livello di libertà (quello della ragione rispetto a quello emozionale).
Sono dunque le donne, e non gli uomini a ricoprire il ruolo del leone nell'escorting, l'uomo, come dice Madonna Chiara, è sempre gazzella. Vani sono i tentativi di negarlo (spinti dal desiderio di non sentirsi deboli, situazione alla quale si preferisce, vedo, il senso di colpa), basati su pregiudizi morali e generalizzazioni arbitrarie (tirare in ballo il pregiudizio paolino sul corpo, il fatto che chi vende sesso venderebbe se stesso, il supporre che vivere certe situazioni del mestiere per tanti soldi sia peggio che sopportare le normali spiacevoli situazioni degli altri mestieri per molto meno, il tacitamente sostenere che sia tutto sgradevole, e non magari indifferente, il supporre a priori che non vi siano puttane veramente libere, che nessuna donna si concederebbe per denaro se non costretta da violenza o da bisogno estremo, come invece non è, osservando la realtà, nelle quale le persone, tanto donne quanto uomini, usano ordinariamente il sesso, nella sua accezione più piena anche emotiva e sentimentale, per motivi di interesse, pur non essendo spinte dal bisogno, il criticare con esclusivo riguardo al meretricio schemi di comportamento e forme mentali proprie dell'intero sistema capitalista, il citare situazioni tristi di costrizione per insinuare che qualcosa di esse rimanga anche per le meretrici libere, come se si citassero gli schiavi delle piramidi per criticare la situazione degli operai specializzati di oggi o le situazioni fantozziane per dire male anche di supermanager perché sempre stipendiati ecc., sono tutte considerazioni nascenti non dalla ragione, ma dal tentativo di falsare la realtà con un subdolo tentativo di coinvolgimento emotivo).
La libertà risiede nel poter scegliere, ed il fatto che la scelta sia dettata da un interesse razionale anziché da una libidine irrazionale (come avverrebbe nel sesso gratuito) o dalla altrettanto irrazionale vanagloria (nel caso di certe dame “Oneste”) non limita la libertà della scelta stessa, anzi, per me l’amplifica (dato che si può essere più facilmente schiavi delle passioni piuttosto che della ragione, Seneca docet).
Nella prostituzione è la donna, e non l'uomo, a sfruttare i desideri di natura, i bisogni sensuali o intimi, le debolezze carnali, le debolezze sentimentali, le intime necessità di illusione, le sue difficoltà con l'altro sesso, la sua timidezza, la sua insicurezza innata o indotta dal comportamento altrui e dalle situazioni sociali, per mero interesse (materiali, come emanciparsi dalla povertà, o raggiungere in fretta il benessere, o evitare i "normali" problemi economici della vita delle classi medie, o potersi permettere capricci lussuosi e costosissimi, o vivere nella ricchezza e nello sfarzo come moderne principesse, oppure "spirituali" come sostenere l'autostima nel vedere molti uomini disposti a pagare pur di avere la loro compagnia e quindi nell'avere la conferma "oggettiva" di essere belle fra le belle, o sentire cosa si prova a mettere economicamente a frutto, di propria iniziativa, il desiderio di natura provocato altrimenti "gratis" negli uomini, o provare l'emozione di poter avere rapidi guadagni in modo da permettersi auto sportive, vestiti firmati, gioielli sontuosi, oggetti alla moda e vita di gran lusso, o appagare la vanità di sentirsi desiderate e valutate cifre degne di grandi artisti, e di vedere uomini ricchi che fanno follie per loro o uomini "medi" che sacrificano, per loro, interi stipendi, o ancora vivere in ambienti raffinati e costosi, o poter incontrare i "primi" fra gli uomini per ricchezza, cultura, gusto o livello sociale, o comunque uomini molto abbienti che, si suppone, abbiano raggiunto l'eccellenza in campo socio-economico d'eccellenza in virtù di doti personali e intellettuali, di carattere e di ingengno, apprezzabili nel mondo moderno, come la determinazione, la capacità di imporre il proprio valore nel mondo, la costanza, l'impegno, l'arguzia, la genialità ecc. in tutti i tempi apprezzate dalle donne nell'uomo più della bellezza)e quindi (a meno che non sia davvero costretta a sua volta dall'istinto di sopravvivenza, ma, come detto, non è il caso delle prostitute incontrate dai turisti occidentali le quali vivono più agiatamente dei connazionali). E' lei a condurre il gioco. Con questo nessuna accusa: dico che è una leonessa mica una strega

Chi disconosce questo (e ne leggo tanti nei commenti alle varie notizie sul "turismo sessuale" e la "prostituzione), pur vivendo tutte le evidenze per capirlo o addirittura sapendo dentro di sé che è vero, può per quanto mi riguarda bere la cicuta. Se prova a dirmi di vergognarmi gli rispondo per le rime.
E se c'è qualcuno o qualcuna che ritiene giusto e normale ch'un uomo si sottoponga alle forche caudine del corteggiamento e non raggiunga mai di fatto il proprio sogno estetico e comunque possa mai scegliere nella sfera sessuale (ché, senza pagare, difficilmente sceglie), sappia che per me la sua vita, così intimamente protesa all'infelicità della mia, ha presso il mio impero il valore di quella di una noiosa zanzara. Non speri nelle convenzioni Onu. Lo schiaccerei senza pietà.

Liberali a tratti

Poi vi sono quelle persone (ivi comprese, per ovvi motivi d'interesse egoistico sublimato all'intelletto, le escort operanti ad alto livello in Europa Occidentale) che accettano la prostituzione ma ritengono immorale chi cerca di pagare meno andando all'estero. E chi dice che il "prezzo equo" del sesso sia quello italiano e non quello thailandese o quello rumeno? Non si è forse sempre detto che ogni donna stabilisce il proprio prezzo? E se alcune donne d'alcuni paesi chiedono un prezzo minore ha senso sceglierle. Scelta immorale?
Non sono "morali" nemmeno le varie italiane, le quali sfruttano le particolari condizioni locali, come l'eccessivo uso da parte dei mezzi di comunicazione di massa (i quali agiscono con immagini e scene sull'inconscio, e pesantemente) di richiami sessuali tali da distorcere la prospettiva sulla sessualità (concentrandosi sulle forme perfette di donne discinte appartenenti ad un unico e schematico, nonché difficilmente reperibile, modello estetico), e da esaltarne il desiderio nell'uomo e l'importanza molto più di quanto non sia già in natura, e la rarità di creature in grado di mostrare una seppur lontana e vaghissima somiglianza con l'ideale estetico interpretato dalle fanciulle del motor show e dalle modelle della televisione, al fine di attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, al fine di pretendere da chiunque voglia relazionarsi con loro nella sfera erotico-sentimentale la recita da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire ed esigono comunque si paghi (in tempo, fatiche, corteggiamenti, e talvolta sempre in denaro, sotto forma di doni e omaggi o comunque in sincerità o addirittura in dignità, quando si dovrebbe recitare da cavalier servente disposto a dire e fare tutto per avere in cambio la sola speranza), al fine di atteggiarsi a miss mondo anche se di bellezza mediocre o di ricevere grandi benefici materiali nello spennamento da matrimonio o ricatto socio-legale se non-escort, o in quello da rate se escort.
Senza la "particolare situazione locale" di cui sopra, esse non potrebbero trattare con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”, non potrebbero sforzarsi con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori, soprattutto non potrebbero godere della attuale posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale (ed economico-sentimentale), vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile, se giovani, chiedere, se escort, rate impensabili all'estero per donne anche molto più belle, o, se non escort, spennare comunque oppure semplicemente compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte.
O per voi, anime "liberali a tratti", sono immorali solo coloro che gioiscono quando il "mercato" si allarga e le possibilità di guadagnare o di essere altezzose, per le discendenti delle stronzette di leopardiana memoria, si riducono?

Chi non è d'accordo su questo punto risponda, prego.

Quanto a tutti gli altri che mi leggono, soprattutto uomini amanti delle escort, va da sé che se riconosciamo come bisogni solo quelli altrui e li consideriamo sempre fonte di costrizione mentre i nostri bisogni non vengono considerati tali o vengono considerati superabili e si ignora la forza con cui, attraverso di essi, possiamo essere guidati, sfruttati, veramente oppressi o addirittura tiranneggiati dalle donne, allora è inutile scrivere sui forum di quanto siamo infelici e di quanto le donne siano perfide. Non si tratta di cattiveria ma di natura. Chiunque abbia un potere o una posizione di privilegio ne farà il più ampio uso. L'uomo consapevole non si lamenta di questo (che non avrebbe senso), ma cerca di evitare le situazioni in cui la sua debolezza è più evidente e non mediata da alcunché di razionale (come potrebbe invece essere nell'escorting [1]),

L'emancipazione dal dovere del corteggiamento tramite il frequentare le escort (in Italia o all'estero) è uno di quei sistemi (funziona ovviamente se si usa una misura, altrimenti ci si rovina in un altro modo).

L'uomo virtuoso, poi, tenta non solo di porre dei freni al potere altrui ma anche accrescere il proprio, spostando la "fatica" da una sfera in cui sarebbe solo preda (come quella erotico-sentimentale) ad una nella quale può giocare le carte del proprio intelletto, dalla propria industria, della propria virtù (la sfera finanziaria, ad esempio).
Cercare o addirittura creare sfere in cui sia possibile eccellere, e faticare in esse per guadagnare quello che sarà speso nella sfera amorosa, anziché faticare inutilmente in quest'ultima, ecco il sistema. E spendere meno significa solo ottenere un sistema più efficiente.

Guardiamo poi al meretricio in un'ottica chiaresca e non credendo alle favole, e vedrete che non ci ritroveremo piangere dicendo: mi ha ingannato, mi ha deluso, credevo ci fosse qualcosa, è una poverina ecc.....
Chi non crede alle favole non fa la fine di cappuccetto rosso.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

Nota [1]
E' vero che anche nel culto di Venere Prostituta la donna (parliamo delle donne che scelgono autonomamente la prostituzione come via per guadagnare più della media: coloro che vi sono costrette da altri van chiamate vittime e non prostitute, cionondimento le prostitute libere esistono e sono tante a scorno di moralisti preti e femministe) continua (come detto più volte) a mantenere una posizione di forza e di preminenza, giacché comunque sfrutta per propria utilità il desiderio naturale dell'uomo, ma è altrettanto vero che qui, al contrario dei rapporti "gratuiti" non regolati da "contratto economico" (verbale), ed eccettuati certi episodi di truffa (comunque simili alle truffe di qualunque altro genere e dunque fuori da questo discorso), non vi è mai inganno, promessa vana o aleatorietà del corrispettivo, ma sempre chiarezza d'intenti, parole schiette, patti concordati, rapporto onesto e finalità dichiarate.
Anche quando non vi sono inganni e irrisioni, nei rapporti "gratuiti" vi è comunque la possibilità (che in Italia è quasi la regola) per le belle o sedicenti tali, di trattare con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”.

La escort, invece, qualunque cosa pensi la donna dietro di lei, se accetta il cliente (il che non è giustamente scontato, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista "personale", ma qui l'eventuale rifiuto non fa male perché è chiaro, senza inganno e senza perfidia: solo business), lo condurrà, non solo fisicamente, in excelsis, inebriando l'anima come i sensi. Certo si tratta di finzione (le passioni e le vicende del teatro), ma almeno in quei momenti non si sta male (come nei rapporti "gratuiti") e non si viene umiliati o trattati con disprezzo e sufficienza.

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