La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Pazartesi, Temmuz 25, 2011

IERI, OGGI, DOMANI: eravate, siete e sarete delle stronze

Ed io vi rispondo qua.
Dopo aver letto di gente che incita le donne a reagire fisicamente (come nel video heybaby di cui ho parlato l'anno scorso di questi giorni) a semplici apprezzamenti verbali (e allora figuriamici agli insulti), ho provato a rispondere in quel forum: IOD...
http://iod.forumfree.it/a
al topic "il sottile confine fra corteggiamento e molestia".

Mi hanno bannato subito. Allora (vi) rispondo qui.

Non mi si dica che è stato per i toni "violenti". Mi sono semplicemente messo al vostro livello. Con le vostre stesse motivazione (usare verso la persona di sesso opposto la più terribile fra le violenze possibili alla sua sfera sessuale, provocando al corpo e alla mente un dolore e un'umiliazione tremendi nonché rischi di danni fisici e psicologici gravi e irreparabili, quale arbitraria vendetta per quanto si è soggettivamente sofferto a causa sua nella stessa sfera) io potrei arrivare a giustificare lo stupro di fanciulle il cui modo di "stronzeggiare" ferisca la mia diversa (e non già inesistente) sensibilità maschile.

SCRIVO QUELLO CHE AVEVO POSTATO

[QUOTE=difra64,14/7/2011, 18:29 ?t=27129839&st=105#entry463333026]
non c'entra nulla ed è una digressione che fai tu..

[QUOTE=Le Garcon,14/7/2011, 12:38]
oppure se manchi di rispetto ad una donna ti corcano di botte
(padri e/o fidanzati) qui si limitano a mandarti affanculo....
[/QUOTE]
non posso continuarla io? :D

[QUOTE=Le Garcon,14/7/2011, 17:03]
[QUOTE=difra64,14/7/2011, 16:26 ?t=27129839&st=105#entry463316501]
io invece ritengo importante anche il sottolineare che la reazione agli atti/parole/gesti che travalicano il complimento/corteggiamento e diventano molestia sono indicativi di una società e della sua civiltà
che il vaffanculo è una risposta diretta e chiara ad un atteggiamneto maleducato o peggio
invece il coltello è una risposta incivile e pericolosa e indicativa di un pensiero deviato

appurare in maniera precisa e chiara da dove arrivi questo atteggiamento deviato credo sia un lavoro improbo e da specialisti
noi possiamo dare interpretazioni o esprimere opinioni o raccontare sensazioni
[/QUOTE]
si ma non c'entra nulla con le molestie sessuali e/o verbali
era una digressione su certi comportamenti di reazione maschile
[/QUOTE]
in ogni caso non mi pare che si possa fare una distinzione così netta tra azione e reazione
siccome l'azione genera qualcosa nell'oggetto dell'azione stessa la reazione anche merita di essere considerata
sia quella della diretta interessata che delle persone che le stanno accanto o attorno (persone presenti anche estranee alla donna)

il massimo viscidume e schifo è vedere certi uomini (over 30 ed oltre) guardare le ragazzine
è come una bava malefica che sembra avvolgerle ed avvolgermi (di riflesso) e che mi fa fremere di disgusto e di rabbia
ma se decisa tirassi loro un calcione nelle palle (sono spesso accompagnati da regolari mogli o fidanzate) capirebbero qualcosa?
oppure è talmente deviante questa cosa che la prenderebbero solo come un'offesa (incomprensibile e da pazza) mia?
[/QUOTE]
Attenta a quello che scrivi. Altrimenti sono io che, quando ti incontro nel reale, ti tiro un calcio nelle ovaie.

per tre motivi
1) pretendi di dare alla donna il potere di definire il confine fra lecito e illecito secondo i propri soggettivi e inconoscibili parametri, includendo persino quanto per tua stessa ammissione "l'uomo non può capire", con sommo spregio di oggettività del diritto, presunzione di innocenza e proporzionalità della pena. Non concedendo tale potere all'uomo (con, ad esempio, l'introduzione del reato di "stronzaggine", da definire come in nota) fai della sola donna la fonte di verità e diritto, come gli uomini rappresentassero la serie b dell'umanità. Perchè noi uomini siamo contrari a certe sentenze? Perchè amiamo nel diritto oggettività e dimostrabilità. Chi stabilisce in uno sguardo cosa è molesto? Come si fa a rilevarlo e dimostrarlo? Perchè, per leggi che regolano la vita di tutti, devono valere solo sentire e parola femminili?
Come noi uomini non siamo in grado di capire quando uno sguardo è "offensivo", così voi donne non siete in grado di capire quando un comportamento, una movenza un (s)vestimento è "stronzaggine". Come noi uomini non possiamo sapere come si sente una donna guardata in un certo modo voi donne non potete sapere come si sente un uomo oggetto del fare la stronza di una certa donna. Con il vostro criterio allora anche noi uomini avremmo diritto a reclamare l'introduzione del reato di stronzaggine e a pretenderne la dimostrabilità per il nostro soggettivo (e per voi inconoscibile) sentire.
2) Chiami violenza psicologica quanto anche solo lontanamente e in maniera presunta ferisce la soggettività femminile mentre da femminista continui a ritenere ciò che in maniera simmetrica ferisce in modo spesso assai più profondo la diversa e non già inesistente soggettività maschile (come il suscitare pubblicamente, per capriccio, moda, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sfoggio di premienza erotica,nell'uomo un disio che, per non essere almeno in quel frangente appagato, genera inganno ai sensi, frustrazione alla psiche, senso di nullità innanzi alla bellezza e disagio da sessuale ad esistenziale) come "diritto della donna" o "bello dell'essere donna".
3) Consideri "morale e civile" ogni comportamento più o meno sessualmente femminile (come il gir per via mostrando esplicitamente o implicitamente le proprie grazie, l'apparire in ogni modo tempo e luogo belle e disiate, anche quando non si ha alcun interesse a conoscere uomo alcuno, come per attirare tutti e selezionare chi eccelle nelle doti volute, giacchè non è la mente, ma l'istinto a saperlo, come nel caso dell'uomo cui la natura fa vedere belle le tette che garantiscono abbondante nutrimento al neonato) e immorale e incivile il corrispettivo maschile.

Non posso ammettere che, se certe grazie corporali non sono sessualmente offensive quando vengono liberamente mostrate sulla pubblica via, lo divengano quando vengono altrettanto liberamente guardate, che se l'atto, esplicito o implicito, volontario o involontario, di mostrare certe grazie suscitanti per natura (e non già per volontà o colpa dell'uomo) disio è ritenuto "puro", divenga "impuro" l'esprimere ingenuamente, in maniera più o meno poeticamente vaga o prosaicamente diretta, e comunque oggettivamente non violenta nè offensiva, tale natural disio (e non ammetto neppure venga chiamato sprezzantemente "bava").

Non è tanto una questione di istinto, quanto di ragione.
Cara la mia avvocata\giustiziera, non è ammissibile (per la stessa ragione prima ancora che per l'istinto) che al loro diritto a suscitare disio corrisponda il nostro dovere a reprimerlo, che al loro mostrarsi debba corrispondere il nostro non guardare (troppo), che al loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate debba corrispondere il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l'azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, che al loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell'illudere e persino nell'irridere, nell'umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche debba corrispondere il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal loro solo capriccio, che quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità sia punito da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche sia considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!

Se tu chiami violenza/mancanza di rispetto il guardare con disio a fanciulle discinte (per volontà loro) perchè non dovrei considerare violenza maggiore e mancanza di rispetto più grave il mostrare (implicitamente o esplicitamente) agli astanti le grazie da parte di queste fanciulle, essendo non solo l'atto corrispondente del guardare, ma anche, fra i due, quello che avviene per primo quale causa prima non causata? Si esercita violenza in quanto si impone qualcosa senza possibilità di scelta a chi non l'ha richiesto (chi si trova poste innanzi le grazie femminili non può scegliere di non disiare quanto la natura gli mostra disiabile: può al massimo girarsi dall'altra parte, ma non può evitare nè la distrazione della mente, nè la frustrazione del corpo, per aver suscitato nel profondo quanto almeno in quel momento non può essere appagato - e, per inciso, è sempre raro, difficile, faticoso, costoso da ogni punto di vista materiale e morale appagare - nè il disagio della psiche, per trovarsi di fronte, senza armi per contrastarne la bellezza, a colei che essendo da tutti subitaneamente disiata potrebbe permettersi e ottenere tutto su tutti a da tutti).
Si manca di rispetto all'uomo, ridotto a freddo specchio su cui provare la propria avvenenza o a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (perchè quasi considerato privo di sensibilità).
Quanto all'obiezione secondo la quale tali fanciulle potrebbero essere le nostre figlie, si tratta di frase ridicola e infondata, dal momento che, non contententandosi le donne delle qualità estetiche e pretendendo da un uomo doti (ricchezza, potere, cultura, eloquenza, prestigio, fama, esperienza di vita, arte di corteggiare) che in un giovane maschio difficilmente possono essere conquistate nella stessa età su cui sulle femmine già fiorisce la bellezza, proprio quando si hanno il doppio degli anni si è in una situazione di realistica possibilità di approccio, mentre da coetanei si viene guardati con malcelata sufficienza se non con aperto disprezzo (poichè non si possiedono ancora quelle doti immediatamente evidenti e oggettivamente valide al pari della bellezza con cui essere amorosamente disiati, universalmente mirati e socialmente accetatti al primo sguardo e a prescindere da tutto, così come le fanciulle lo sono per le loro belle forme, e con cui far apparire interessante agli occhi della donna l'eventuale occasione di un incontro solus ad sola in cui POI rendere sensibili - se si ha la fortuna di possedere proprio quelle - quelle particolari doti di sentimento o intelletto, d'apprezzamento soggettivo ed arbitrario che sono volute da quella singola donna per un rapporto, che non possono emergere nei fugaci incontri, non sono visibili al primo sguardo ma si esprimono solo con i modi dell'avvicinamento naturale fra anime, con i colloqui taciti e i pensieri eloquenti, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento o comunque nelle situazioni della vita passate insieme senza tensioni psicologiche o secondi fini).

Non c'entra il medioevo (delle cui presunte “oppressioni” vi lamentante femministicamente ma dei cui reali privilegi cavallereschi pretendente il mantenimento), stronza!
C'entrano le corrispondenze logiche, cretina!
Mi rifiuto di continuare a discutere con chi disconosce la verita’ evidente e naturale che PRIMA esiste il farsi disiare e guardare della donna POI il disio e lo sguardo dell’uomo, e MAI (il che sarebbe illogico) VICEVERSA (prima vi e' chi si fa seguire, poi chi segue, prima vi è quanto attrae l'attenzione e poi chi segue con lo sguardo, prima vi è la fonte di desiderio, poi chi desidera, così come prima vi è un campo gravitazionale e solo dopo l'attrazione di un grave). E cio’ non e’ “colpa” ne’ degli uomini ne’ delle donne, ma della natura. Guardate I corteggiamenti degli animali! Gli impulsi maschili e femminili sono complementari ed è menzognero dire che i nostri (disiare e seguire) sono "immorali e violenti" e i vostri "esser disiate e farsi seguire" sono puri e pacifici.
E non mi venire a dire che solo con questo “giustifico lo stupro” (se parlerò io dopo di stupro non è per “animalità” nostra, o perchè come pensano gli stolti il mirare e disiare la bellezza conduca allo stupro, bensì per stronzaggine vostra, nel comportamento prima che nel vestimento, per giusta e razionale vendetta verso le stronze mentitrici e perfide come te, negatrici di ogni natura e di ogni ragione e perciò meritevoli di vera violenza quando chiamano con quel nome qualcosa di naturale e di pacifico come uno sguardo o una carezza! Quindi non c'entra con quanto stiamo dicendo).
Non mi venire a parlare di stupri in questo caso. Si parlava di qualcosa di naturale come guardare quanto per istinto attira l'attenzione. Lo stupro invece non e’ natura! Nessun animale stupra. E’ una deviazione del desiderio naturale. Non nasce affatto dallo sguardo, nasce da deformazioni mentali indotte dalla societa’ o dal perverso sviluppo della psiche individuale (magari da eccessiva repressione da un lato o eccessiva malvagita’ intenzionale dall’altro), non certo dal disio naturale in se’ (solo una femminista antimaschile puo’ sostenere cio’).

Medievale è il discorso che impone agli uomini l'obbligo di trattenersi mentre dà alla donna la libertà di "esprimere se stessa", che crea con ciò disparità, privilegi, e quindi ingiustizie, arbitrii, frustrazioni e corvèe amorose (di cui il corteggiamento è l'espressione classica e le leggi sulla cosiddetta molestia quella moderna), che concede alla donna di potersi permettere letteralmente di tutto senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni (poichè protetta dal vittimismo femminista), senza dover temere le reazioni (poichè protetto dallo status di dama intangibile), senza dover pensare a quanto (in questo caso in termini di inganno, irrisione, ferimento e disagio da sessuale ad esistenziale) il suo agire "libero" provoca sulle emotività altre da sè.
Il mio è un discorso fondato sulla natura, sulla ragione e sulle logiche corrispondenze. Che poi gli istinti, la razionalità e le implicazioni logice, morali e naturali siano "maschiliste" quando le donne vogliono affermare la propria prepotenza sessuale al di là di ogni etica, di ogni ragione e di ogni logica è un altro discorso.

Ma che cavolo di discorso è? Tu puoi mostrare e io non guardare? Tu puoi sfoggiare liberamente (per vanità, capriccio, moda, autostima, accrescimento di valore economico-sentimentale, o gratuito sfoggio di preminenza erotica) le tue grazie, nel modo che vuoi e per il tempo che vuoi ed io non posso altrettanto liberamente guardare quanto (da te) mostrato (secondo natura)? Tu puoi "tenere le cosce di fuori" passando sulla pubblica via ed io non posso, nel medesimo luogo, rivolgere ad esse lo sguardo e il disio (da te per prima oggettivamente suscitato con il fatto stesso di mostrare pubblicamente quelle fattezze che, in conseguenza non della mia volontà, ma delle disparità di desideri volute dalla natura, hanno valenza sessuale)?
E perchè il tuo mostrare è raffinato e il mio guardare porco?
Sono entrambi desideri di natura! E' solo ipocrisia il fatto che tu presenti il "mostrare le belle gambe depilate" non come istinto (qual è) ma come "cultura" ( mentre al contrario chiami "fare il porco" il guardare secondo natura le stesse forme da te mostrate).
Come si fa a negare che nel diritto a “vestirsi come ci pare” si nasconda il legittimo e naturalissimo disio femminile (magari inconscio) di farsi guardare (anche quando la mente cosciente non ha intenzione di incontrare o conoscere uomo alcuno, perchè l'istinto non può saperlo)? Mi considerate stupido? Sappiate che odio la vostra ipocrisia! Vestitevi e agite come vi pare! Posso accettare cio’, ed evitare il burqua e l’altre cose e restrizioni talebane, se ovviamente si riconsoce il corrispondente diritto a guardare cio’ che la donna per sua decisione autonoma ha deciso di mostrare. Altrimenti si tratta di uno squilibrio inaccettabile. Se io devo “trattenermi” dal guardare (e non si capisce perche’) la donna si deve “trattenere” dal mostrarsi (secondo me non e’ giusto neanche questo in un mondo non talebano, ma segue coerentemente dal primo divieto), come avviene presso gli Arabi. Io speravo in un occidente emancipato in cui le donne potessero farsi guardare senza essere violentate e gli uomini guardare senza essere accusati.
Non ho motivo per ritenere che essere oggetto di disio sessuale sia piu’ offensive per una donna di quanto non lo sia per un uomo essere considerato un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza (e questo sta dietro la pretesa di vestirsi e svestirsi o addirittura provocare come vogliono), o, peggio, un pezzo di legno davanti a cui permettersi letteralmente di tutto sapendo che non puo’ e non deve reagire (come invece magari farebbe nelle corrispondenti situazioni con un altro uomo). Perche’ questo attualmente succede in occidente! Questo e’ quanto succede per le strade, nelle discoteche e persino a volte nei luoghi di lavoro! E diro’ di piu’: mentre il comportamento dell’uomo e’ spesso soltanto naturale, quello della donna ha in piu’ la stronzaggine premeditata.

Riserva quell'insulto per qualcuno d'altro. Con me le tue menzogne non funzionano.
A parte il fatto che il maiale (Orazio docet "Epicuri de grege porcus") è un animale infinitamente più simpatico e creativo delle velenose vipere quali voi siete, e che è assurdo definire "maiale" chi brama appagare di quando in quando il naturale bisogno di godere della bellezza non appena questa si fa sensibile ai sensi nelle grazie femminee, mentre non viene definito ghiro chi mostra il bisogno di dormire tutte le notti o cinghiale chi esprime il desiderio di mangiare tre volte al giorno,
la tua affermazione (come quella di tutte le donne quando mescolano biologia e filosofia morale) è priva di senso, in quanto il bisogno d'ebbrezza e piacere dei sensi è proprio a tutti gli esseri viventi maschili e non ai soli suini.
Tornando agli umani (e alle merde umane quale te), vai a fare la morale da un'altra parte. Qui non è logicamente, eticamente e naturalmente ammissibile che il mondo femminile presenti sotto le spoglie di "bontà" e "purezza" il proprio comportamento naturale (e quindi di origine chiaramente animale come quello dell'uomo) consistente nel mostrarsi in ogni modo tempo e luogo belle a disiabile (inconsciamente, per attirare più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, consciamente per pura vanità, supina accettazione di mode e costumi, patologico bisogno d'autostima o gratuito sfoggio di preminenza erotica) e pretenda al contempo di far apparire "più animale" o comunque "impuro" e "malvagio" e addirittura "vergognoso e colpevole" il corrispondente comportamento naturale maschile consistente nel mirare, disiare (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e cercare di ottenere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine, poichè entrambi le tendenze (tanto il suscitare disio, il rifuggire e il negarsi per attirare tutti e selezionare solo chi mostra eccellenza nelle doti qualificanti la specie, quanto l'esprimere subitaneo disio e voler godere della bellezza di tutte) concorrono al fine naturale di propagazione e selezione della vita, entrambi, in quanto natura, sono di là dal bene e dal male (almeno fino a che la cattiva coscienza di chi agisce per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sadismo non introduca un'intenzionale perfidia e un scientifico inganno) e nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro.
E cercare di dipingere come pure e giutso il proprio comportamento naturale (in questo caso monogamo, non concedersi facilmente, apparire belle e disiabili per attrarre quanti più contendenti e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, rimanendovi poi fedele) bollando al contempo come impuro e malvagio il suo opposto complementare (in questo caso poligamo, mirare, disiare e seguire con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine la bellezza e cercare di ottenerla nella varietà delle forme viventi), che non solo parimenti è naturale (e quindi di là dal bene e dal male), ma che è anche assolutamente necessario, perchè senza di esso lo stesso comportamento decantato come buono non potrebbe essere agito, è la forma più grave di immoralità.

Le tue allusioni su nostre presunte "malattie psicologiche" (o trasformazioni in animali), sono quindi parimenti prive di fondamento (morale e razionale).
Essere (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) mossi da disio per la bellezza non appena questa si mostra ai sensi è del tutto naturale (e a volte persino poietico) e non ha nulla "da curare con lo psicologo" (il che significherebbe solo "de-naturarsi").
E' l'essere sottoposti allo sfoggio sfacciato e insistente delle grazie corporali (attraverso vestimenti e svestimenti) e alla costante, volontaria o involontaria, esplicita o implicita, provocazione di disio in modi e tempi ben superiori alle intensità e alle frequenze naturali a provocare potenzialmente qualcosa di patologico.
E' il dover continuamente trattenere, nascondere, frustrare (e addirittura, secondo quanto vorresti tu, condannare moralmente come "violenza") tale disio suscitato a generare sofferenze nel corpo e nella psiche.
Il tuo dire: "non è colpa mia/non mi interessa che la tua natura sia repressa/sofferente e il tuo corpo e la tua psiche si sentano feriti e alla lunga danneggiati, perchè io mi vesto, mi muovo e mi comporto con gli altri come mi pare" è simmetrico nella sua prepotenza individualistica e sessista ad un discorso maschile del genere: "non è colpa nostra se vi dà fastidio quando vi tocchiamo o se state male quando siete costrette ad un rapporto non voluto!". Se la libertà delle proprie azioni ha un limite in quanto esse generano nel corpo e nella psiche del prossimo, ciò deve valere anche per il vostro "vestirvi come vi pare" (e non solo per il nostro "non toccare").
Non è accettabile che la donna possa passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio ed io non possa altretanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente.
Quanto non accetto è che quando si parla di comportamenti in un modo o l'altro legati alla sessualità alla sua illimicata licenza nell'esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) debba corrispondere il mio obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la mia natura corrispondente. Perchè poi deve valere solo la sensibilità della donna?
Anche per la mia corrispondente e non già inesistente sensibilità maschile potrebbero risultare molesti certi atteggiamenti definiti "diritto della donna" o "bel gioco dell'essere donna" da demagogia femminista e stupidità cavalleresca.
Si sente offesa nella dignità di donna ad essere vista come oggetto di disio (il che è natura)? E allora io perchè non dovrei sentirmi ancora più offeso nella mia dignità di uomo ad essere trattato come un freddo specchio innanzi a cui le donne testano la loro avvenenza, come un pezzo di legno innanzi a cui si possono permettere di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi derisione al più profondo disio) o addirittura un pupazzo da attirare e respingere, da sollevare solo per farlo poi cadere con il massimo del dolore e del disprezzo?
Certi comportamenti suscitano disagio? Quanto suscita disagio è soggettivo.
Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione.
E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione).
E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale.

E un'ultima tua considerazione merita da parte mia una risposta ancora più decisa, lunga e ultimativa.
Se voi non ci guardate le gambe allo stesso modo non è perchè abbiate verso di noi un maggiore rispetto (il chiamare "porco" chi soltanto si abbandona con lo sguardo e il pensiero all'ingenuo trasporto per la bellezza da te pubblicamente mostrata seguendo il desiderio da te oggettivamente suscitato dimostra anzi un assoluto disprezzo per il maschio in quanto tale) una maggiore delicatezza (anzi, il mostrare con orgoglio quelle grazie che non si ha intenzione di concedere dimostra almeno in parte la vostra volontà di ingannare, irridere e umiliare nel profondo o comunque di ferire emotivamente, frustrare sessualmente e far sentire vittima della propria onnipotenza sessuale l'astante di turno, tradisce la vostra tendenza a trattare l'uomo come uno specchio su cui testare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso, il vostro costume di attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale, e fa pensare a voi non certo come creature intelligenti e sensibili, ma come prepotenti vanagloriose pronte a diffondere disio agli astanti e attrarre a sè, o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio, sconosciuti che non siete interessae a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, come stronze che si dilettano a suscitare disio ad arte solo per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa possibile per il corpo e la psiche dei malcapitati da una pianificata e raffinata perfidia, possa provocare le pene dell'inferno della negazione dopo le implicite promesse del paradiso della concessione, o comunque come stronzette vanitose che trattano con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, e mostrano pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi vogliono far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo), o una maggire capacità o volontà di trattenervi (questo stesso forum dimostra come pretendiate di poter, consciamente o meno, mostrare le grazie e suscitare disio senza limiti, remore nè regole e come del vostro istinto, addirittura chiamato "diritto" a sfoggiare le vostre fattezze passando per via non abbiate intenzione di trattenere un solo palpito), ma è in primis perchè noi le scopriamo solo quando non ne possiamo fare a meno (quando è eccessivamente caldo, e mai per vanità), e in secundis perchè il vostro istinto naturale non è, come il nostro, mirare, disiare e seguire la bellezza appena si fa sensibile alla vista nelle lunghe chiome, nel claro viso, nell'alta figura statuaria, nelle membra scolpite, nella pelle liscia ed abbronzata, nelle forme rotonde dei seni, nella piattezza del ventre, nelle lunghe gambe modellate, e nell'altre grazie ch'è bello tacere, bensì mostrare le proprie grazie e apparire in ogni modo, tempo e luogo belle e disiabili (a prescindere dal fatto di volere coscientemente attirare e conoscere uomini).

NOTA

Il "fare le stronze" (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, ingannare e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi, con (s)vestimenti, movenze, sguardi espliciti e atteggiamenti impliciti, silenzi eloquenti e parole ambigue, a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione), attirare chi si vuole solo respingere, illudere chi si vuole solo deludere, fingere di apprezzare chi si vuole solo disprezzare, attrarre intenzionalmente, scegliere fra tanti e invitare all'approccio chi si vuole poi trattare come uno qualunque, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, chi poi si vuole far sentire un puro nulla davanti a sè e agli altri, chi si vuole poi chiamare "molesto" quando, in maniera magari maldestra, comunque sincera, cerca di carpire i favori, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica non è un diritto, è una vera e impunita forma di violenza sessuale psicologica ai nostri danni, perchè i danni (piaccia o no al femminismo) esistono (e vanno dalla cosiddetta "anoressia sessuale" al suicidio, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l'ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività: che per millenaria consuetudine "cavalleresca" o per moderno appiattimento sul femminismo, gli uomini tendano a negare spesso anche a loro stessi le proprie sofferenze, non toglie che essi in tali casi siano davvero vittime).

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