La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Temmuz 17, 2007

FINANCIAL STUPIDITY LONDINESE

L'altra sera apprendevo che gli albionici censori del Financial Times criticavano l'Italia nella quale, a loro dire (ma da quando in qua gli Inglesi sanno anche "dire"? Pensavo si limitassero solamente a parlare senza dire nulla, come nei salotti narrati da Oscar Wilde) vi sarebbero soltanto veline e donne oggetto e il femminismo sarebbe stato dimenticato.

Chissà se sapranno comprendere la risposta di Costantinopoli (la Roma d'Oriente). Lo dubito molto, anche perché non sono riusciti mai a capire il pur chiaro e geniale Schopenhauer (al quale faccio spesso riferimento in tema di filosofia).

Cari Inglesi, non è che il femminismo sia stato dimenticato: viene semplicemente riesaminato criticamente, come sempre avviene in Italia per tutti i movimenti culturali, dal gotico al romanticismo. E dagli spiriti più saggi viene valutato semplicemente per quello che è e trattato di conseguenza (e non già preso a dogma di fede o a imperativo categorico, come fate voi).

Il femminismo, in quanto prodotto di scarto dell'illuminismo, dell'hegelismo e infine del marxismo, si fonda su una visione errata, distorta o almeno fortemente deformata ideologicamente, del mondo e della storia, della natura e dell'uomo. Come del resto ciò da cui deriva, il femminismo contiene in sé non solo diritti individuali e rivendicazioni legittime, ma anche pretese assolutamente contro-natura quando non addirittura strampalate stupidaggini degne più del riso che dello studio.

Ha la pretesa di voler cambiare comportamenti, desideri e situazioni che pensa siano prodotto della cultura e dell'uomo ma che in realtà sono semplicemente prosecuzione umana di quanto già avviene in natura.

Gli uomini infinocchiati dal femminismo e le donne femministe o invidiose si convincono così che ad esempio nessuna donna si concederebbe per interesse (nella prostituzione o nel fidanzamento più o meno ufficiale) se fosse davvero libera di farlo senza, che nessuna donna userebbe il sesso come mezzo o porterebbe alle estreme conseguenze il privilegio di natura d'esseri desiderata al primo sguardo se avesse altre possibilità per affermarsi e ottenere o altre doti per farsi apprezzare, che nessuna donna porrebbe tanta cura alla propria bellezza se non fosse a ciò spinta dai modelli della televisione o da un'imposizione culturale o se avesse altri modi per essere ammirata e stimata, che in un mondo libero da pregiudizi sessisti le donne gradirebbero spettacoli di spogliarelli come gli uomini o cercherebbero al pari degli uomini il libero divertimento sessuale ed altre amenità del genere.

IN REALTA' E' TUTTO NATURA

Essere belle è per le donne altrettanto naturale quanto è per gli uomini disiare la bellezza. Sono le società talebane che proibiscono questo con motivi religioso-morali al fine(pratico) di controllare la società guidando gli individui fin nel profondo delle pulsioni e dei desideri. Un mondo libero non può dannare i desideri di natura, né i modi che uomini e donne scelgono per appagarli (o per trarre dall'appagamento di altri in essi un vantaggio individuale, come nella prostituzione libera).
La teoria femminista portata avanti da molti fra cui, devo constatare con rammarico, quelli del Financial Times (e creduta, perché tutto sommato comoda per chi vuol sentirsi in posizione di forza, da tanti uomini) riprende per motivi opposti ma uguali lo stesso principio delle teorie talebane (come del resto le crociate contro la prostituzione e la pornografia, entrambe invece, quando non imposte d'altrui, libere espressioni della sessualità individuale e collettiva). E' strano che una certa "censura" al nudo e alle veline venga auspicata come "femminismo positivo e liberatorio" nello stesso momento in cui altre donne, in fuga da società talebane e sessuofobiche, cercano di raggiungere, a rischio della loro stessa vita, lo stile di vita e di parvenza che voi, stolidi articolisti perbenisti del Financial Times criticate, e vedono nel vestire occidentale (e italiano) e nel modo di farsi belle delle donne libere un simbolo ed una speranza di emancipazione.

E' naturale il desiderio che muove il maschio verso la bellezza corporale della donna, la claritade del suo viso, le sue chiome fluenti, le divine lunghezze delle membra, le rotondità del petto, lo slancio statuario del corpo, le grazie tutte della sua angelica figura, alta, e cara allo sguardo suspiciente, e della pelle liscia e levigata, soave al tatto, è altrettanto naturale il disio della femmina di corrispondere a tale ideale estetico e d'esser così da tutti rimirata, apprezzata, bramata e idolatrata al primo sguardo.

E' immediatamente conseguente ad ogni animo razionale come sia "normale" per le donne sfruttare tale desiderio per fini materiali o sentimentali, ove il verbo sfruttare non deve assumere NECESSARIAMENTE la valenza negativa di approfittare indebitamente, ma quella semplicemente di "mettere a frutto" per legittimi scopi individuali, quali possono essere quelli economici (quando ciò avviene senza inganno né costrizione, come nell'escortaggio indipendente, non contiene in sé nulla di male: diverso il caso in cui vi siano la costrizione verso di sé, come nella prostituzione coatta, oppure l'inganno nei confronti del prossimo, come in certe "donne oneste" da matrimonio o altra unione, o da ricatto sentimentale o legale + o meno occasionale: finché tutto avviene invece con chiarezza e consensualità da ambo le parti, la donna-prostituta, in senso stretto o allargato, può essere vista al pari di una "artista" che sfrutta l'amore per la bellezza di un mecenate al fine di avere compensi regali o vita agiata) esattamente come un pittore mette a frutto il dono della sua mano, il poeta quello della sua penna o, più prosaicamente, un professionista o un operaio quello del suo intelletto o delle sue braccia.

Non siamo noi a scegliere cosa soddisfare: noi scegliamo solo i mezzi e i modi.
E' la natura stessa che ci indica cosa ci piace, non possiamo farci piacere qualcosa ad arbitrio, almeno nei bisogni naturali. Non possiamo essere appagati se non soddisfiamo la brama di bellezza e di piacere che la natura stessa ci inculca nei petti.

Perché un uomo si avvicina ad una donna (attraente)? Non intendo per l'amicizia, la quale è invero rara, se sincera, ed è propria dell'uomo (in natura non esiste), ma per quanto si dice "amore"? Perchè lo ritiene giusto? Perché esegue un calcolo o una dimostrazione che a ciò lo convincono? Perché la società glie lo insegna? Perché lo ritiene moralmente accettabile o positivo? NO! perché la natura lo spinge a ciò, come spinge le fiere ad inseguire la femmina nei boschi, come muove le stelle scorrenti del cielo e dà vita alle distese luminose del mare e alle terre che producono frutti! Come narra il De rerum natura di Lucrezio.

Se così non fosse, e si fosse spinti da mero edonismo o necessità estetico-intellettuale, si sceglierebbe di mirare la Venere di Milo o le Tre Grazie del Canova piuttosto che attaccar discorso con certe donzelle (dal comportamento magari intriso di stronzaggine e di vanagloria) solo perché sono le uniche creature viventi, nel raggio di qualche miglio, in grado di assomigliare a qualcosa in grado di suscitare un minimo palpito di desiderio.
Spesso converrebbe anche all'uomo poter scegliere di non desiderare (quante sofferenze e quante spese eviterebbe!) carnalmente e il fatto che non possa significa che non è lui a decidere (così come, ad onta del vanto femminile, non è nemmeno emancipazione dalla natura o merito intellettivo della donna la sua "razionalità erotico- sentimentale", ma meramente un'espressione raffinata del suo istinto sessuale, il quale non è desiderare ma farsi desiderare, e poi selezionare l'eccellenza). Si possono inibire le pulsioni, non cambiarle né annullarle.

SULLE FINTE COLPE DATE AGLI UOMINI (O ALLE DONNE)
A volte mi pare che gli Angloamericani in genere definiscano "meno evoluto" un popolo solo perché la degenerazione capitalista non lo ha ancora ridotto ad uno stato totalmente contro-natura come il loro.
Che la donna abbia l'istinto materno e che la sua sessualità la porti più ad accudire che non a divertirsi fra cento letti, più a selezionare il miglior padre per la prole che non a faticare direttamente essa stessa per raggiungere quella preminenza economico-lavorativa da lei ricercata nell'uomo, e che l'uomo viceversa abbia il desiderio "diffusivo" di godere della bellezza così come è diffusa sopra la vastità multiforme dell'unierso femmineo ed abbia bisogno di eccellere in doti oggettivamente e immediatamente apprezzabili (quali ad esempio quelle economiche) per compensare la disparità di numeri e desideri con il femminile ed essere parimenti ammirato e disiato come una donna lo è al primo sguardo per le sue forme belle,
sono fatti naturali, non culturali. La cultura può variare modelli e modi di bellezza e di eccellenza, ma non il fatto che la donna desideri l'eccellenza (nelle doti da ciascuna ritenute più importanti secondo i propri rispettivi e magari inconsci parametri) e l'uomo la beltà del corpo.

Che la donna sia tanto madre da un lato quanto oggetto di desiderio dall'altro non è stabilito dall'uomo o dalla cultura, ma da madre (matrigna?) natura. Ciò non è offensivo, come pensano le sciocche che gridano contro la "dicotomia madre/puttana imposta dall'oppressione maschile". Non è l'uomo a scegliere di disiare la donna appena le grazie di lei si fanno sensibili agli occhi né è l'uomo a far desiderare alla donna di procreare e accudire i pargoli. E' la natura.

Allo stesso modo non deve offendersi o lamentarsi l'uomo che si senta usato o tradito da una donna la quale, dopo averlo valutato, ha ritenuto di abbandonarlo per un futuro miglior padre della prole (magari più abbiente, di successo o intelligente). Come diceva Schopenhauer l'uomo per la donna è un mezzo il cui fine è il bambino. Sciocca è l'illusione kantiana dell'uomo come fine se stiamo parlando di sessualità.
Come è stolto lamentarsi dell'esistenza delle meretrici oggetto di desiderio e piacere sessuali così è stolto lamentarsi dell'uomo mezzo per i fini femminili (e solo per questo desiderato dalla donna), riguardino essi gli interessi della specie (come nel matrimonio/riproduzione) o della singola donna (come nella prostituizione, esplicita o implicita, come l'unione o l'accompagnamento per interesse). Significativamente il massimo fra gli stolti moralisti, Blacktempest, su EF, infatti, usciva dai suoi soliti discorsi "contro la prostituzione" e "a difesa della dignità delle donne" (indimenticabili le lap-dancers protese a mantenersi vergini a dispetto dei clienti danarosi e vogliosi) solo per criticare le "donne egoiste" che "guardano al portafoglio" per sposarsi, fidanzarsi o anche solo uscire a cena. Fu eccellente nell'occasione (penso fossimo all'epifania scorse) la risposta secca di Chiara di Notte, che non riporto per il semplice fatto che fu memorabile e quindi tutti se la ricordano.
Non lesino mai critiche alle donzelle italiche, ma l'oggettivo amore del vero e soprattutto la necessità, per essere credibile, di non criticare quanto non è colpa delle donne ma pura e semplice natura, mi impongono di censurare chi rivolge lamentele alle donne con certe motivazioni. Se per antipatia verso le femmine dessi ragione anche ai blacktempest o comunque le criticassi a priori, pretestuosamente e senza ragionare, non potrei poi avere l'autorità e la credibilità per ridere in faccia alle critiche femministe verso i desideri naturali dell'uomo (e il diritto naturale ad appagarli).

L'importante è che nell'utilizzo reciproco non vi siano inganni o perfidie. Il rispetto dell'individuo (uomo o donna) deve prevedere in questo caso soltanto la chiarezza e la consensualità dei patti.

Chi nega questo e vorrebbe un "sesso libero" in assoluto non sa di cosa stiamo parlando. Ammesso e non concesso che esista in genere il libero arbitrio, il sesso libero rimane una stupidaggine sessantottina, come il mondo dei figli dei fiori o l'utopia socialista. Mai come nella sessualità siamo condizionati da fattori "terreni", e quando non lo siamo dal genio della specie lo siamo dall'interesse materiale.

Come la rivoluzione francese ha tentato, senza riuscirci, di eliminare la domenica, come il comunismo ha tentato di eliminare l'interesse individuale, così il femminismo ha voluto eliminare il culto di venere prostituta.
Non ha capito ultimativamente questo.
NELLA SESSUALITA' gli uomini e le donne non sono mossi dal LIBERO ARBITRIO, ma dal GENIO DELLA SPECIE.
I primi sono spinti dalla brama di bellezza e di piacere a disiare al primo sguardo il maggior numero possibile di femmine, fatalmente attratti dalle loro forme (ivi comprese appunto quelle rotonde dei seni) e dalle loro chiome, mentre le seconde sono parimenti spinte a farsi desiderare dal maggior numero possibile di maschi, in modo da poterli mettere alla prova e selezionare colui che fra tutti eccelle nelle qualità da lei volute (se fosse mossa da ugual desiderio non potrebbe selezionare efficacemente).
Tutto ciò non è voluto dalla Società, ma dalla Natura (la quale persegue i propri fini, che attendono alla conservazione, alla prosecuzione e all'evoluzione della specie e della vita e non coincidono con quelli degli individui, i quali si volgerebbero invece alla Felicità, ad un concetto diverso). La società al massimo può variare i concetti di bellezza e di eccellenza cui naturalmente donne e uomini saranno portati a desiderio e perseguimento, ma non lo schema di cui sopra, che è semplicemente NATURA e non ha nulla a che vedere neppure con l'educazione, la cultura, il gusto e l'animo individuale. I desideri di natura non cambiano per contratto sociale, né per volontà del singolo.

Non possiamo infatti scegliere chi e cosa ci deve piacere, altrimenti non si chiamerebbero passioni (dal latino "patior": subire). E' la natura che, tramite i desideri più veri e le pulsioni più profonde, ci fa bramare con tutto il nostro essere le doti a lei più utili. Non è dato sentirsi appagati nell'ambito amoroso senza seguire e soddisfare tali desìi.

Anche tutte le contro-argomentazioni fondate sul fatto che (ovviamente) uomini e donne si cerchino senza pensare alla riproduzione non hanno valore in quanto, nell'ambito sessuale, è la natura (e non certo il pensiero o il libero arbitrio), a far sì che al nostro sguardo, al nostro tatto, ai nostri sensi tutti e persino al nostro intelletto, risultino in genere desiderabili gli individui del sesso opposto con determinate caratteristiche, immancabilmente correlate alla sfera riproduttiva e utili non a noi ma alla nostra discendenza("che ci corrispondono individualmente", direbbe il filosofo di Danzica). Ad esempio:

"Un seno femminile turgido esercita un'attrattiva straordinaria sul sesso maschile perché, stando esso in rapporto diretto con le funzioni riproduttive della donna, promette nutrimento abbondante al neonato. Invece le donne eccessivamente grasse suscitano in noi repulsione: la causa è che una tale costituzione indica atrofia dell'utero: cioé sterilità; e non è la mente, ma l'istinto a saperlo".

DEI PREGIUDIZI SULLA COSIDDETTA DONNA-OGGETTO (veline, prostitute, mogli e donne libere)
Se una fanciulla ha la bellezza per farsi immediatamente apprezzare e disiare un fanciullo deve possedere qualcosa d'altro per allettare con la stessa rapidità la donzella, altrimenti risulta condannato ad una situazione chiaramente impari,in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista.

Non parlo delle qualità soggettive, aleatorie, o d'apprezzamento casuale ed arbitrario. E nemmeno di quelle profonde dell'animo che si scoprono soltanto con la conoscenza intima o raffinatamente intellettuale.
Discuto di quelle doti immediatamente evidenti, desiderabili ed oggettivamente apprezzabili dal mondo, in grado di conferire con certezza e rapidità uno "status" sociale, una capacità di attrarre, un'aurea di ammirazione e quasi di stupore, un valore materiale o spirituale da tutti riconosciuto, tale da poter essere "scambiato" con la bellezza, o comunque da conferire lo stesso fascino, lo stesso riconoscimento e gli stessi privilegi di essa, in modo da "pareggiare" il rapporto con la bella donna.

Chi si lamenta della natura e delle sue disuguaglianze è vano, chi spera di avere compensazioni gratis è illuso, solo chi si adopera attivamente per compensarle è saggio.
Ha senso infatti "giocare per il pareggio", e su questo ogni civiltà, così come ogni Scuola Calcistia, da sempre ha la sua strategia. Il mondo eroico ed omerico aveva la virtù guerriera, il mondo cavalleresco e cristiano la cultura, il pensiero, le belle arti, la conoscenza, il cor gentile, il mondo capitalista ha il denaro. Forse un futuro (utopico) proporrà finalmente il puro spirito. Il sugo della storia è però che oggi come ieri la donna ha sempre privilegio di natura d'essere apprezzata, ammirata e desiderata in sé per la bellezza. Per naturale compensazione l’uomo ha sempre potuto proporre altre doti per essere simmetricamente apprezzato, a seconda del mondo.
E' invece assurdo un mondo che programmaticamente voglia eliminare le differenze.
E' ipocrita poi un mondo che chiama svantaggio il privilegio e chiama discriminazione una scelta (dettata da diversi desideri di natura)

Io sono mosso da incantamento la claritade angelica del viso, dalla figura alta, dalle chiome fluenti e lunghe, dalle linee scolpite delle membra, dalle forme dei seni rotonde, dallo slancio statuario della persona, dalla piattezza d'un ventre perfetto, dalla liscia pelle e levigata, dalle fattezze tutte d''un corpo dea, e dall'altre grazie che, come diceva Dante, "è bello tacere" e desidero godere carnalmente di tale bellezza che par discesa dal cielo per delizia dei sensi e per estasi dell'intelletto, nell'idea di congiungermi con la dea stessa il cui astro (Venere) rimiravo nel silenzio intento delle notti d'estate, quando sospirando guardavo con gli occhi dell'immaginazione le stesse fattezze che ora posso sfiorare, toccare, palpare..

Visto che l'interprete di tale sogno estetico (completo) mi dona un'ebbrezza inesausta di sensi e di idee, e propriamente posso definirla, per questo, sacerdotessa di Venere Citerea, giacché attraverso il corpo di lei mi congiungo con la divinità, non posso pretendere tutto ciò senza dare nulla in cambio (non posso pretendere che sia il solo piacere, dato che la forza del desiderio è dispari fra uomini e donne, e per queste l'espressione carnale è infinitamente meno rilevante). Persino i devoti antichi qualcosa sempre portavano alle sacerdotesse degli déi olimpici.

Devo poter contraccambiare dunque con qualcosa di altrettanto desiderabile, o di cui la donna ha, sensitivamente o intellettivamente, pari bisogno, o comunque che, per necessità o per brama, vuole con pari forza.

Sa tale possibilità di "compensare" non esiste, l'uomo non potrà mai appagare i propri desideri più profondi e, realisticamente, non potrà nemmanco sperare, al di fuori di casi meramente fortuiti, di ottenere le grazie corporali delle donne di cui rimira la bellezza. O, comunque, non sarebbe mai veramente desiderato o apprezzato dalla donna.

Tali doti servono sia a ottenere con la certezza di uno scambio dichiarato, sia a permettere di corteggiare con una probabilità di successo non infinitesima.

Che esista o si voglia il corteggiamento o meno è un fatto puramente formale e dipendente dai gusti e dalle sensibilità individuali: la sostanza è lo "scambio" di doti sensitive o intellettive, utili o gradite a ciascuno, o di cui ognuni ha bisogno o brama, e che l'altro possiede ed è disposto a concedere per ottenere a sua volta. Tale meccanismo, spesso inconsapevole, è più profondo e antecedente del concetto stesso di commercio e di ragione. La prostituzione, sia quella esplicita, sia quella implicita (ossia un'unione amorosa propiziata dal desiderio di agiatezza di vita, fra "cani, cavalli e belli arredi", oppure di promozione o prestigio sociali, quando non chiaramente fama e/o ricchezza) è soltanto un aspetto di tutto ciò, la punta dell'iceberg. Le fondamenta sono in natura.

La prostituzione è soltanto un aspetto. Non si dimentichi inoltre che le più belle e desiderate, quelle davanti alla cui parvenza "parlare null'omo pote ma ciascun sospira", proprio perché potrebbero avere qualsiasi storia con qualsiasi uomo, provano solo sovrano disprezzo per chi pensa di poter ottenere un'avventura con loro, e concedono le loro grazie solo a chi riesce, con arte sopraffina e inimitabile di parola e di gesta (sostenuta da non comuni doti di bellezza, intelletto, ricchezza o virilità, a seconda di quel che ogni donna considera più importante) a farle infatuare di sé, oppure per denaro o comunque interesse.
Solo da qui possono iniziare i discorsi seri.

Nel sesso le donne veramente belle non si concedono MAI LIBERAMENTE, sempre per infatuazione amorosa OPPURE utile economico sentimentale o soldi (o, razionalizzato nelle società più evoluto, quelle doti materiali o intellettuali che rendono un uomo gradito o utile alla femmina, o conferiscono prestigio sociale).

Se non vi fosse il denaro si darebbe qualcos'altro di parimenti utile o desiderato.
E' naturale il "dare il compenso" per ottenere l'accoppiamento. Esso può consistere semplicemente nel "cibo" o nel riparo o nell'aiuto all'accudimento della prole, oppure nel "dono" (non solo materiale, ma anche canoro, come negli uccelli, o visivo come nei pavoni), nell'offerta di qualità utili alla specie o alla prole, nel combattimento con altri maschi della stessa specie, nell'eccellenza in quelle doti volute dalla natura per l'evoluzione e la selezione della specie (e perciò desiderate dalla femmina proprio perché preposta dalla natura a questo scopo) o semplicemente in qualcosa d'utile o gradito alla femmina o da lei bramato: trasposte nel mondo umano tale doti (e tali doni) si
razionalizzano, si specificano a seconda dei bisogni intellettivi e sensitivi, dei gusti e delle sensibilità delle singole donne, e, nella società individualista-capitalista, divengono spesso sinonimo di ricchezza materiale (a volte invece di cultura, intelletto, poesia o prestigio sociale) . Non è escluso che in un mondo più nobile e più elevato i modi di eccellere del maschio e i doni ch'egli darà alla femmina si indentificheranno magari con doti ed espressioni del puro spirito, ma non cambierà mai il fatto che gli uomini desiderino la femmina per la sua bellezza corporale, al primo mirar le sue grazie, le sue forme, le sue membra e le sue chiome, e le donne desiderino i maschi per l'eccellenza, abbiano l'istinto di farsi massimamente belle e desiderabili (anche inconsciamente, per attirare quanti più pretendenti possibili fra cui selezionare l'eccellente, simmetricamente a come gli uomini siano attratti al primo sguardo dalla bellezza e bramino goderne in quante più donne possibili) sfruttino il desiderio per selezionare e/o ottenere.

La prostituzione non è che l'abbreviamento e la razionalizzazione di tutto ciò. E' uno dei tanti modi in cui, come in natura, la brama di bellezza e di piacere del maschio viene sfruttata dalla femmina (non è automatico come detto prima il significato negativo di tale termine) per fini di propria utilità.
E' prediletto dai maschi stessi ad altre forme di sfruttamento (tipiche delle donne oneste, con le quali si deve pagare con probabilità 1 e ricevere con funzione di variabile aleatoria, e spesso si rimane vittime di raggiri economico/sentimentali, leggi fidanzamenti e regali costosi e/o matrimoni, e sovente si deve pagare in sincerità, dignità suppliche, nel recitar da cavalier serventi miranti supplici e pronti a tutto per la sola speranza o da giullari per dilettarle magari lasciandole irridere al desiderio, o comunque sempre da seduttori per compiacere la loro vanagloria) perché non vi è quasi mai l'inganno ma quasi sempre il consenso bilaterale
e soprattutto perché il prezzo, per quanto elevato (e comunque sempre stabilito dalla femmina) è noto a priori (dunque non ci si può poi lamentare).

SALUTI (velati) DALLA SUBLIME PORTA

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