La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Çarşamba, Temmuz 25, 2007

CASUS BELLI contro gli Usa: ragazzini rischiano 1 anno carcere per pacca sul sedere

Questa nota degli Stati Uniti mi fa GIUSTAMENTE decidere per la guerra.
(ANSA) - WASHINGTON, 24 LUG - Due tredicenni dell'Oregon sono in carcere con l'accusa di molestie e abuso sessuale perche' davano pacche sul sedere alle compagne. Denunciati dalle loro coetanee, i due ragazzini sono stati interrogati dalla polizia e trasferiti in carcere per cinque giorni. Rischiano un anno di reclusione e la schedatura come molestatori sessuali: il processo a loro carico si terra' il 9 agosto. Il procuratore distrettuale di McMinville ritiene che la pena piu' appropriata sia la liberta' vigilata."


"Scherzi di mano scherzi di villano" amo sostenere in questi casi, ma amo anche, ripensando alla mia adolescenza, ricordare a TUTTI/E come quando "scherzi" ancora più lesivi dell'intimità sessuale (e possibile causa di traumi in questa delicata sfera, molto più della pacche sul sedere) sono attuati dalle femmine non solo non vengano mai perseguiti per legge, ma siano pure esaltati dalla pubblicità oppure salutati con plauso o ilarità dalle coetanee.
Solo un imbecille politicamente corretto può non cogliere la sproporzione della pena (e anche solo della MINACCIA di pena, che è anche peggio) rispetto al fatto in sé. Tale sproporzione viene giustificata agli occhi politicamente corretti del mondo soltanto con la gravità soggettiva rispetto alla sensibilità femminile: tale fatto è infinitamente grave sia perché viola l'oggettività del diritto (che deve essere imparziale, e non assumere una visione soggettiva ed empatica, legate alle infinite sfumature degli animi individuali e non già giungere al paradosso attuale in cui in pratica è la donna sola a stabilire, a proprio capriccio, se ha subito violenza o molestia) sia perché non ha come equo contrappeso un'analoga attenzione "empatica" alla sensibilità maschile, la quale non viene mai presa in considerazione nel giudicare il comportamento delle donne. Nessuno si chiede mai, a fronte di un comportamento maschile, quale sia il simmetrico comportamento delle "ragazzine", o cosa questo provochi nella psiche e nella sensibiltià dei coetanei maschi, ma tutti si fermano alla superficie, ossia alla "donna vittima" a all'uomo molestatore, senza indagare la sostanza e i motivi e senza vedere come le molestie, le prepotenze, le tirannie e le violenze delle donne (sempre nella sfera sessuale ed oltre) non siano affatto "inesistenti" o "meno gravi", ma semplicemente usino mezzi "nascosti" (ma a volte neanche tanto) e psicologici (o, a volte, "psicofisici").

Non dico che i ragazzini indagati siano innocenti o che le ragazzine li abbiano provocati e si siano meritate le pacche (non conosco la vicenda e correttamente taccio sul caso particolare, e poi non lo credo, poiché la reazione a certi comportamenti da femmina stronza per me sarebbe del tutto diversa: sono propenso a pensare proprio allo "scherzo villano", leggero e immotivato, come tante imbecillità adolescenziali, e nulla più), ma che quando sono le ragazzine a "scherzare" in maniera simmetrica (e spesso non di mano ma di psiche, provocando più profondo dolore e più intima umiliazione) nessuno grida alla molestia sessuale: perciò, non potendosi condannare (per ovvi motivi di impossibilità a indagare, discernere e valutare oggettivamente comportamenti privati afferenti una sfera tanto intima e soggettiva) le ragazze, non è giusto condannare nemmeno i ragazzi per queste schermaglie da adolescenti stronzetti e imbecilli (anche perché nessuno ha mai fatto niente quando, fin dalla notte dei tempi, le vittime del bullismo erano solo i ragazzi studiosi, anzi, si diceva che faceva tutto parte della crescita e dell'educazione e che chi sta troppo sui libri si doveva svegliare: mi fa adirare che ora, con le classi miste, quando vittime del medesimo bullusmo sono le femmine, scoppi il putiferio e l'accusa al genere maschile).

In generale, come ribadito più volte, depreco entrambi i comportamenti: sia, da un lato, il mettere le mani addosso, sia, dall'altro, il provocare per avere modo di sfoggiare sadismo e prepotenza oppure preminenza erotico-sentimentale, l'umiliare, l'irridere nel desiderio, il ferire intimamente, o il distruggere psicologicamente (o fisicamente) o addirittura il tiranneggiare.

Quanto alla chiara stronzaggine di queste femmine (desiderose di rovinare la vita a ragazzini imbecilli sì, ma, conoscendo le femmine e gli americani, non tanto più di loro) e di altre, non vale con me la giustificazione che sia una motivata REAZIONE.
Se vogliamo giustificare i fatti secondo principi di azione e reazione allora anche quanto viene sovente definito violenza o molestia da parte dell'uomo (in ogni campo) può essere visto quale reazione a ben più gravi violenze o molestie (di natura psicologica, emotiva, sessualmente offensiva in maniera esplicita o implicita) attuate dalla donna (ovviamente con le sue armi naturali).
Che quanto urta la particolare sensibilità femminile (atti, detti, sguardi o toccate) debba essere considerato offensivo, punito dalla legge e giustificante la vendetta più ampia, crudele, dolorosa e soggettiva da parte della donna e quanto invece ferisce l'altrettanto particolare (e non già inesistente) sensibilità maschile (ad esempio il comportamento intriso di stronzaggine, divenuto regola nelle femmine moderne, anche quando non usano le mani, e spesso motivato da prepotenza, vanagloria, necessità di autostima o sadismo o comunque volontà di provocare sofferenza emotiva) sia trascurabile, non penalmente rilevante, appartenente alla normalità, alla tollerabilità o comunque al "diritto della donna" e non provocante in sé offesa o umiliazione (anche se è quanto l'uomo prova, di fronte a sé o agli altri, quanto sente come intima ferita nella sessualità e può provocargli traumi, blocchi psicologico e metterlo a disagio emotivo, momentaneo e poi esistenziale) è PURO ARBITRIO di questa ginecocrazia plebea.

Tale arbitrio e sciocca credenza, assieme all'opinione falsa che alle donne interessi il sesso "libero" allo stesso modo degli uomini, dà troppe possibilità di divertimento alle "stronze".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.
Qualsiasi uomo scorga fra le parvenza la bella dama, tosto è spinto verso di lei da quella stessa forza che muove le stelle scorrenti del cielo, che spinge la fiera per i boschi a seguitare la femmina, che fa sbocciare ad arte i fiori laddove la bellezza fiorosce, che ricopre i nidi di piccole rondini e manda pel mondo le colombe e i conigli a Venere santi.
La vita si propaga per istinto (“Aeneadum Genitrix, hominum divumque voluptas, Alma Venus caeli subter labentia signa, quae mare navigerum, quae terre frugiferentis…”) l’arte si genera dall’istinto, i versi sgorgano dagli animi bramosi dei poeti che rimirano le dame.
“Desìo degli uomini e piacere degli dèi, Alma Venere che sola dai alimento alla vita, senza Te nulla può sorgere sotto le stelle scorrenti del cielo o alle radiose piagge della luce. Tu fai che il mare sia sparso di navi e le terre siano feconde di messi: tra i viventi di ogni essere nuovo Tuo è il merito se viene concepito, se ha nascita e se vede la luce; Te, o Dea, fuggono i venti quando arrivi, e le nubi del cielo; ai Tuoi piedi ad arte la terra fa spuntare fragranti i suoi fiori, a te sorridono le distese marine, e nel cielo fatto sereno una chiara luce e diffusa sfavilla. Cosi’, non appena un giorno rivela Primavera, e dischiuso lo Zefiro fa sentire il suo soffio fecondo, sono primi gli uccelli dalle candide piume, o Divina, a dar segno di te e del tuo arrivo, il cuore scosso dalla tua forza.” (Lucrezio, "De Rerum Natura", Inno a Venere)
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto credon gli sciocchi, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo chi è ben risaputo ad esempio da chi ha interpretato la escort ben (è il motivo della di lei forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare "dalle parole che dici umane" o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Chi sfrutta questa situazione di debolezza maschile non già per vivere il proprio normale e legittimo corteggiamento, ma solo e soltanto per deridere l’aspirante corteggiatore di fronte a sé o ad altri, per farsi gioco e beffe di lui per ribadire con pura vanagloria la propria posizione di preminenza su di lui, e mostrargli quanto lui è insignificante e banale e sostituibile mentre lei è invece unica e da tutti idolatrata viene vista da me come una vera prepotente molestatrice.

Del resto basta guardare alle società matriarcali già presenti in natura, dalle api agli elefanti, per rendersi conto di quanto infinitamente infelice sia in esse la vita del maschio. Il grado di coscienza proprio dell'essere umano la renderebbe poi intollerabile. Erra chi pensa la femmina della specie umana essere men crudele o addirittura (fatto impossibile in natura) più comprensive ed inclini al compromesso o alla pietà.

Il fatto che la donna non sia affatto portata per natura alla mediazione ed alla conciliazione, bensì al litigo, alla tirannia e al trarre le estreme conseguenze dai propri privilegi è data dal loro orinario comportamento laddove godono di privilegio per natura e ordine sociale: il CORTEGGIAMENTO

Basti pensare a come struttano il nostro desiderio di natura per farci recitare da giullare o da seduttore, a seconda che vogliano divertirsi o che bramino compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingerci a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.
Sovente poi esse traggono le estreme conseguenze dai loro privilegi, senza trattenimento di regola morale alcuna o di remora razionale.
Basti pensare a come molte, oggi come sempre, sfruttino il loro privilegio sociale per potersi permettere di tutto (dall'essere apprezzate e disiate al primo sguardo al ricevere trattamenti particolari in ogni ambito pubblico, dal venir considerate "rare e preziose" e dunque ricevere attenzione per quanto possono provare o sentire mentre gli stessi sentimenti e le stesse eventuali ferite emotive sono neglette quando capitano agli altri, al potersi permettere comportamenti di ogni genere, sanzionati o vituperati negli altri, solo per il loro "status", "in quanto donne", dallo sfruttare la legge giuridica e convenzionale per far accettare come vera la propria versione dei fatti e minacciare denunce per capriccio, vendetta o ricatto all'utilizzare senza giustizia alcuna le regole economico-sociali per sbranare economicamente e sentimentalmente gli uomini, nei matrimoni, nelle unioni o anche solo nei dai capricci materiali di doni e regali considerati d'obbligo per avere contatti con loro alle varie molestie erotico-sentimentali spesso elargite con noncuranza o addirittura perfidia, e divenute modus vivendi, ad onta dei disagi emotivi, delle umiliazioni private o pubbliche, delle irrisioni intime nel desiderio, e di tutte le altre sofferenze trasmutate da sessuali ad esistenziali causate a chi, volente o nolente ne è oggetto senza possibilità di replica o di difesa) senza dover temere le reazioni e senza dare in cambio nulla, né giustificazione, né ringraziamenti, se non alterigia e disprezzo.

Non oso pensare che sarebbe (e che cosa effettivamente era nelle società matriarcali) se tale posizione di preminenza (nella sfera diciamo "erotico-sentimentale") non fosse più compensata dall'uomo in altre sfere con la fama, col prestigio, col denaro, col potere, con la cultura, e con tutto quanto ogni uomo savio si sforza di ottenere al massimo grado per essere ammirato e disiato allo stesso modo in cui la donna lo è per le grazie corporali.
Molti e molte nascondono volutamente questo fatto, parlano di presenti discriminazioni e di necessarie educazioni alla parità.
Si può anche essere educati alla parità, ma la disparità naturale provoca intime e profonde sofferenze di per sé, gravi e verissime infelicità se si è autocoscienti, e diviene fonte di reiterate umiliazioni e di continue frustrazioni se è guidata da un intelletto raffinato come quello femminile. L'evidenza di questo si mostra manifestamente in quella condizione di uguaglianza fra uomini, in quella specie di stato "di natura" che è il periodo scolastico, nel quale nulla è dato al giovane maschio, ancora privo di posizioni sociale e ricchezze, per compensare la invece già rigogliosa bellezza muliebre.

Le giovin ragazze fanno ivi sovente un uso della propria avvenenza (o, a volte, dell'illusione del desiderio che fa vedere e bramare all'uomo la bellezza anche dove essa non v'è) ancora più malvagio e tirannico di quanto la già di per sé malvagia maggioranza dei maschi (almeno i cinque sesti del genere) non faccia della propria forza fisica e prepotenza (verso il restante sesto che detiene il senno e studia ed è deriso). STRONZE, ECCO COSA SONO!

SI INTENDONO CON STRONZE LE DONNE APPARTENENTI ALLE SEUENTI CATEGORIE
1) coloro le quali, essendo appagate del semplice sentirsi ammirate da schiere di corteggiatori, senza che questo necessariamente si traduca in un vero rapporto umano, sincero e appagante, poiché la vanità, naturale nelle femmine, si mostra manifestamente soddisfatta dal ricevere quelle cure, quelle riverenze, quelle attenzioni che i plurimillenari privilegi della Galanteria impongono di tributarle, sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza
2)coloro le quali dimenticano come non tutti siano commedianti nati al pari di loro, che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori
3) coloro le quali trattano con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”.

Ognuno ha anche il proprio modo di reagire. Non credo che, come vorrebbero rappresentare le femministe, quello più diffuso fra gli uomini sia la violenza (la quale sarebbe intimamente sbagliata in tali casi, più per rispetto di se stessi che non della donna stronza, la quale, sentendosi violemente bramata, potrebbe comunque compiacersi), bensì un più diffuso e sfumato sentimento di distacco e di avversione verso il mondo femminile e un certo tipo di donna che si matura lentamente con l'abitudine (per "dovere sociale", "definizione di norma" e "rispetto della donna") a subire certi comportamenti senza reagire (tanto sono comportamenti "normali") e può esprimersi poi nei più vari casi della vita e del lavoro in tutte le discriminazioni e le offese delle quali le femministe si lamentano.

Il mio modo di reagire è invece quello di restare indifferente e ostentatamente guardare altrove dalle belle forme di donne che, come la natura leopardiana, promettono e non mantengono (ed anzi vogliono ferire nel profondo, umiliare in pubblico o in privato ed irridere nel desiderio).
Per abolire ogni rischio di essere sessualmente deriso e ferito, devo potermi affidare al Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta giacché altrimenti, per riconciliarmi alla vita di natura, sarei costretto a cercare sempre l’approccio con ogni donna dalle parvenze simili al mio sogno estetico, concedendo a molte “stronze” la possibilità di trattarmi con sufficienza, disprezzo o irrisione, quando invece non voglio ciò succeda nemmeno al primo sguardo. Certo potrei testarle tutte e mandare a quel paese le “stronze” ma in primis esse avrebbero comunque la possibilità di ferirmi psicologicamente (dato che un minimo contatto è necessario nel tentativo), di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente (anche se sarebbe solo un episodio, ma gli episodi feriscono) ed io voglio evitare ciò, in secundis anche nei casi di non stronzaggine non è piacevole subire rifiuti e non mi piace il modus vivendi di tentare N volte con N donne diverse per sperare nella n+1 esima (non sono un tester), in tertio non sono a disagio solo quando donna fa la stronza, ma anche solo quando le situazioni la pongono in condizione di poterlo essere. Il corteggiamento, come detto, almeno al primo stadio, quello in cui le virtù dell’uomo (soprattutto d’intelletto) non possono ancora esser rese evidenti, è uo di questi casi, soprattutto nei luoghi di barbaro divertimento come le discoteche, nei quali l’uomo virtuoso è ridotto a un nulla, poiché non può esercitare e sfoggiare le sue fondamantali qualità, ossia la cultura e l’eloquenza. In questi luoghi di perdizione, dove volteggiano figure di donna impenetrabili e intangibili, come le ombre dei gironi danteschi, l’impossibilità di ottenere dannunzianamente l’amanza alimenta insani desii. Non credo di essere il solo a pensare così.

Se una fanciulla ha la bellezza per farsi immediatamente apprezzare e disiare un fanciullo deve possedere qualcosa d'altro per allettare con la stessa rapidità la donzella, altrimenti risulta condannato ad una situazione chiaramente impari,in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.

Poiché anche la chiara disparità di numeri e di desiderio non gioca a mio favore, e attorno alle ragazze non dico belle, ma lontanamente assomiglianti a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, circola la corte dei miracoli, ed io ho ben studiato il calcolo delle probabilità, nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi.
Non voglio fare come coloro i quali, pur di avere una speranza, sopportano i comportamenti psicologicamente molesti di quelle che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Io disprezzo profondamente coloro le quali sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza. Ho dunque, verso queste donne non escort (che dovrei chiamare oneste ma non lo meritano) un comportamento di indifferenza cordialmente ricambiata. Per togliere loro ogni occasione di compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte, mi dissocio da coloro i quali si dilettan nell'atto di corteggiar pulzelle.

Poiché la stronzaggine è presente nell'animo umano in entrambi i generi e non la si può realisticamente sanzionare per legge, si dovrebbe innanzitutto non tutelarla per legge (come invece fanno gli americani) e in secondo luogo si dovrebbe permettere ad ognuno di evitare quelle situazioni in cui l'altro (o l'altra) può essere infinitamente stronzo (o stronza). Come le donne devono poter evitare i luoghi bui ed isolati per timore di violenze, ed avere comunque modo di vivere liberamente, incontrare uomini e passeggiare, gli uomini devono poter evitare le donne non puttane ed avere comunque modo di godere della bellezza femminile.

Qualcuno (soliti psicanalista da strapazzo, che qui a Costantinopoli faccio strapazzare davvero per mano del boia) parlerà in proposito di paura o insicurezza. Io rispondo che sono assolutamente SICURO di ciò che ho scritto e di ciò che penso e su questa sicurezza si fonda il mio comportamento. La paura si ha dell'ignoto, mentre io conosco perfettamente la situazione. Perciò non ho paura.
Non si tratta di voler essere timidi o impauriti: io voglio solamente essere realista (più realista del re? dopotutto sono un Sultano....).
Lasciando perdere i casi idilliaci di ricerca dell’anima gemella e focalizzando l’attenzione sugli incontri in cui si cerca il divertimento tipico della giovinezza, il cogliere le gioie schiette che la natura concede, devo osservare la disparitù di numeri e di desiderio che mi mette in una posizione non certo di forza.

Ciò è vero soprattutto quando l'uomo brama di riconciliarsi alla vita di natura tramite una donna disposta a concedersi in maniera apparentemente "gratuita". E' ovvio che quando non voglio pagare subito ed in moneta mi trovo poi (o prima) a dover pagare in altro modo e in altro tempo e senza sicurezza di un corrispettivo: permetterei così che una donna, bella o meno bella, possa sfruttare il mio desiderio di natura per farmi recitare da giullare o da seduttore, a seconda che voglia divertirsi o che brami compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingermi a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.

Pretendere che una donna giovine e bella si conceda spontaneamente, facilmente e senza corrispettivo (in utilità economica o attrazione data da atteggiamenti, parole, atti soavi alle donne, e strani a ciò che nelle stesse situazioni piace primieramente agli uomini) è sinceramente irrealistico (dato soprattutto l'impari rapporto numerico fra le belle e i loro ammiratori) e chi ci crede è ingenua preda di donne che da lui e di lui potrebbero tollere ogni cosa.
Il compenso da fornire alla donna in cambio del piacere dei sensi, quando non è materiale (come nel meretricio), è "spirituale" (ammesso si possa invocare qualcosa di nobile come lo spirito in quel gran giuoco di società che è l'ars amandi): sovente consiste nel ricoprire, grazie alla propria capacità di far vivere alla donna quella "favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", la parte del seduttore per compiacere la bella donna nella sua vanagloria, mostrando l'abilità di perdere la sua mente negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento.

A volte, invece, pur essendo disposti a portare quella maschera di dongiovanni, o perché non se ne hanno le doti, o perché non si sa recitare bene, o semplicemente perché le donne sono così incapricciate, non si ottiene nulla se non di far la figura di mendicanti alla corte dei miracoli, o di giullari, o di farsi deridere intimamente o pubblicamente. Va bene, loro non saranno solo un buco per il nostro piacere (non l'ho mai sostenuto), ma io non sono il giullare per risollevare il loro animo nei momenti di sconforto (magari lasciandole irridere in vari modi al mio desiderio di natura per provare la loro avvenenza o sostenere la loro autostima) o l'attore per far sensibili i loro drammi sentimentali (sulla mia pelle!).

Da qui l'assoluta necessità per i giovani maschi di abbandonarsi all'ebbrezza e al piacere dei sensi grazie alle fattezze corporee delle sacerdotesse di Venere. Indispensabile risulta poter ignorare le coetanee.

Il negarsi dapprima per concedersi poi è qualcosa che serve ad aumentare il desiderio in chi interessa alla femmina, non già dilettarsi ad umiliare il singolo da lei scelto per la sua ingenuità o far vivere frustrata l'intere popolaziona maschile.
Il corteggiamento e la fatica sono naturali, come mi diceva Madonna Chiara, ma, ripeto, non lo sono né la stronzaggine (diffusa fra le femmine occidentali molto più che in qualunque altra popolazione di donne e da me ben definita), né il privilegio di potersi permettere verso il prossimo qualsiasi derisione profonda, qualsiasi umiliazione pubblica o privata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione nel desiderio, qualsiasi arroganza, qualsivoglia crudeltà o perfidia (mascherata da nobile alterigia)senza dover temere nulla ( dato che, se un uomo reagisce corrispondentemente, come sarebbe giusto, come si farebbe infatti con un altro uomo, viene appellato da tutti molesto, violento, bruto, irrispettoso delle donne o comunque "anti-cavalleresco" e disprezzato), nascente dal fior fiore della stupidità cristiano-germanica che ha nome galanteria e di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i greci.

Fra un atto fisico non certo violento (anche se soggettivamente definito molesto) e mosso da semplice libido e non già da malignità scientemente pianificata, da ingenua pulsione naturale (come nelle fiere che seguono la femmina e cercano di vincere le sue resistenze) e non da prepotenza o volontà di umiliare,
e qualcosa anche di non fisico, ma comunque di sessuale ed agito con parole, immagini, atti simbolici, provocazioni di ogni natura, seduzione o irrisione del desiderio suscitato ad arte, e contenente l'inganno perpetrato scientemente, la malvagità, il ferire intimamente per vanagloria o per capriccio o gratuita dimostrazione di preminenza, o la voglia di umiliare ed irridere in pubblico o in privato o render ridicolo il prossimo nel suo desiderio davanti a sé o agli altri.
io ritengo men grave il primo caso.

Non è giusto confondere l'ingeuo e il debole fanciullo mosso dalle pulsioni naturali e dall'ingenuo trasporto verso la bellezza con il bruto prepotente e con chi usa la forza per annullare la volontà altrui.

A chi vorrebbe tiranneggiarmi sfruttando le mie debolezze erotico-sentimentali, a chi vuol solo provocarmi frustrazione e farmi sentire una nullità, a chi dall'alto delle sua posizione di privilegio data dalla bellezza mi guarda con sufficienza o aperto disprezzo, a chi mediterebbe di irridermi e deridermi, intimamente o pubblicamente, suscitando ad arte in ogni modo il desiderio per poi compiacersi della sua negazione,
a chi vorrebbe dilettarsi a prendersi gioco di me o a mostrare il proprio potere attirandomi sottilmente e poi respingendomi, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendermi ridicolo agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il mio desiderio di natura, del farsi gioco del mio purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, a tutte coloro che insomma esprimono la propria stronzaggine (su cui mi sono dettagliatamente dilungato) suscitando ad arte il desiderio carnale in un uomo quando il loro obiettivo non è avere un rapporto con lui, e nemmeno verificare nel corteggiamento se egli avrebbe o meno le doti per piacere (ché non si può capire al primo sguardo), ma solo compiacersi del proprio potere, illuderlo, deriderlo o sbeffeggiarlo o misurare la di lui capacità di sopportazione della tensione psicologica da loro indotta, a tutte costoro io posso dire:
"non mi avrete,
non riuscirete a infliggere le vostre violenze psicologiche su di me
a irridermi nella mi essenza di uomo, a molestarmi sessualmente in ciò che per voi è un gioco,
io non ho bisogno di voi
e me ne vo' con le mie puttane".

In caso contrario darei la possibilità alle varie mediocri di ferirmi psicologicamente, di trattarmi con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore".

Per mia fortuna vivo nella liberale Europa, in cui è praticato e tutelato il Culto di Venere Prostituta. Per mia fortuna ho superato la fase adolescenziale di "uguaglianza" ed ora posso usare il denaro nel rapporto con le "coetanee". Tutto per me sarebbe meglio che rivivere quella situazione in cui il denaro non mi proteggeva e risultavo di fatto obbligato ad avere a che fare con certe stronze per sperare di appagare di quando in quando il mio naturale bisogno di bellezza e di piacere. Quello stato "egalitario" nascondeva un'ingiustizia di fondo (il non poter compensare con qualcosa di oggettivo le disparità naturali favorevoli alle femmine e propizie alla stronzaggine di molte).
Poiché gli Usa sono in prima linea nella lotta "alla prostituzione" in quanto tale io mi pongo oggi IN PRIMA LINEA nella lotta CONTRO GLI USA in quanto tali. L'unica mia preoccupazione è quella di evitare di venir confuso con quei talebani e quei terroristi che lanciano proclami anti-americani ma sono in realtà stati creati ad arte dagli americani stessi (e chi ci crede più alla storia di Bush e della guerra al terrore?) per i loro comodi geopolitici (leggi: guerre imperialiste e lobbiste).

Poiché la prepotenza femminile negli USA è semplicemente un'espressione individuale della prepotenza di quello stato nei confronti del mondo intero, e la pretesa di assolutezza morale e di possedere l'unica verità, l'unica organizzazione sociale, l'unica cultura, l'unica sensibilità degne del genere umano (disprezzando e bollando come "arretrato" o addirittura "amico del terrorismo o del nazismo" quanto di cultura, di sensibilità e di organizzazione sociale è diverso da loro) è nelle singole donne la medesima che prorompe nella politica e nel pensiero USA nel suo complesso (dal presunto diritto ad istituire Norimberga, un abominio giuridico di vincitori che processano i vinti, alcuni dei quali non già per i ben noti crimini contro l'umanità, ma per l'unica colpa di aver contribuiti al potenziamento politico, militare ed economico della propria patria, fino alle moderne guerre in giro per il mondo motivata da balle ideologiche sull'esportazione della democrazia, sulla lotta ad un terrorismo dalla Cia stesso costruito ad arte e su inesistenti armi di distruzione di massa), io iudico bene questo.

MERITANO QUELLE RAGAZZINE USA, UNA VOLTA DIVENUTE DONNE E MADRI, DI VEDERE LA MORTE IN GUERRA DEI LORO FIGLI, così da capire il significato di una vita distrutta d'altrui (con lo stesso arbitrio con cui esse hanno voluto distruggere la vita dei loro coetanei per un motivo così leggero e arbitrario).
Ed a quelle DONNE ITALIANE che ora, leggendo me o la notizia, penseranno che sia giusta l'accusa, che sia adeguata al modo di contrastare "le violenze e le molesti elle donne" e che si dovrebbe fare sempre così per i loro preziosi culi (e questa è una figura retorica chiamata IRONIA) auguro parimenti di sperimentare, durante l'appena invocata TERZA GUERRA MONDIALE, un'invasione dall'armata rossa, in modo da verificare con i propri occhi cosa siano le vere violenze e le vere molestie. E non dico questo perché ritenga giusto far loro del male, perché sia un sostenitore degli stupri di massa o perché sia mosso da misoginia, ma SEMPLICEMENTE perché voglio che capiscano la differenza fra lo stupro e lo scherzo (così forse smettono anche di scherzare). SIAMO INFATTI ARRIVATI AD UN PUNTO DI CONFUSIONE INSOSTENIBILE (voluto dalle femministe per puro odio ideologico verso il desiderio maschile e la sua ingenuità) fra questi due differenti concetti. NON DESIDERO SOPPORTARE OLTRE LE PROVOCAZIONI E LE MISTIFICAZIONI FEMMINISTE (addirittura schedare quei ragazzi come molestatori! Se ci fosse un elenco delle molestatrici secondo miei simmetrici e parimenti arbitrari criteri non basterebbe un intero volume!). Non mi si dica dunque che sono violento e violentatore. Io desidero solo ridare gli esatti significati alle parole stupro e scherzo (per quanto pesante e poco innocente quest'ultimo possa essere) Per questo desidero l'Armata Rossa del 44-45 per certe italiane (quelle che considerano "violenza sessuale" le pacche sul sedere).
E il fatto di aver conosciuto intimamente certe donne con certe esperienze mi fa aggiungere: AUGURO QUESTO DI CUORE (in tutti i sensi).

SANTA SIA LA GUERRA ALL'AMERICA E SANTA LA MENTE CHE PUNISCE LE STRONZE
Il Sultano Beyazid II Ottomano
Comandante dei Credenti e Successore del Profeta
Alla testa dell'Esercito di Allah

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