La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Temmuz 24, 2007

GERMANY F.A.Q.

L'altra settimana a pranzo sono stato protagonista di una discussione a tre il cui contenuto può essere sintetizzato nelle seguenti frequentissime domande (molti di voi, leggendo taluni commenti storici, se le saranno rivolte). Ora rispondo una volta per tutte (anche se l'argomento non verrà disdegnato in seguito).

D: Perché ami i Tedeschi? Sono quelli che hanno provocato i più gravi disastri: guerre mondiali e sciagure e crimini e massacri d'ogni genere.
R: Io amo i tedeschi per la loro efficienza e la loro genialità (doti quasi sempre mutualemente esclusive). Non indago sulla loro morale. Quando penso all'ordine delle loro autostrade (prive di limiti di velocità, ma non di sicurezza) e al pragmatismo delle loro leggi (non ultime quelle sui bordelli) e quando rimiro personaggi come Gauss o Ferry Porsche (per citare due "estremi temporali" nella storia della scienza e dell'ingegneria), per non dire di Wagner e di Bach, di Nietzsche e di Schopenhauer, non posso che rimanere estasiato. Non dico che i tedeschi siano "più buoni" di altri popoli. Dico semplicemente che sono più ordinati, determinati, resoluti e, soprattutto, geniali.
Hanno provocato disastri? Né più né meno di altri popoli. Se gli inglesi hanno costruito l'impero sulla pirateria e sul commercio di oppio perché il Kaiser non avrebbe dovuto farlo occupando provvisoriamente il neutrale belgio per esigenze tattico-militari? Nella storia non ci sono buoni e cattivi: solo potenze in lotta. Un giudizio etico è dunque fuorivante ed anche profondamente ingiusto.
Ovvio che nel caos della lotta le contigenze possono portare l'uno o l'altro a compiere atrocità più o meno evidenti e tali da dar l'apparenza di maggior cattiveria: ma si tratta, appunto, soltanto di apparenza. La sostanza è sempre solo il tentativo di dominare il mondo con ogni mezzo. E chi appare più "aggressivo", come i prussiani prima e i tedeschi poi, è solo perché parte da una condizione di svantaggio e deve recuperare (come le squadre sotto nel punteggio che spesso sono portate a commettere più falli). E chi pare più pacifico e rispettoso è così solo perché deve semplicemente difendere beni e privilegi acquisiti e non ha bisogno di attaccare: per questo dice di volere la pace, come il ladro con la refurtiva in mano che, dopo aver rapinato, inneggia alla non violenza.

D: vabbé, allora l'Olocausto?
R: Lo stesso avvento al potere di Hitler è stato causato più dal modo in cui Francia e Gran Bretagna hanno preteso di fare la pace nella Prima Guerra Mondiale (contrario non solo alla giustizia, il che non sarebbe una novità, ma anche alla ragione, alla geografia ed alla storia) che non da presunta "malvagità" dei tedeschi. Sarebbe successa la stessa cosa in qualunque altro paese al mondo!
Non vi era altro modo di far ripartire l'economia e di risollevare la società che non fosse quello di stracciare il trattato, cancellare il debito e rilanciare l'industria con le commesse statali. Per quello gli industriali scelsero Hitler, mica per malvagità: per interesse. Poi nel 36 il ministero delle finanze fece una stima: le commesse statali non avrebbero potuto sostenere l'economia tedesca oltre il 1939. Quindi si scelse il riarmo (per aumentare ancora il valore delle commesse) e nel 39 ci si preparò alla guerra. Del resto quando si sfida il potere delle banche ci si deve aspettare di avere prima o poi un certo mondo coalizzato contro. Ed il modo per uscire dalla situazione è quello di attaccare duro e per primi. Come fece Federico II ai tempi della guerre dei sette anni (allora si coalizzarono Francia e Austria e Russia contro di lui, che attaccò per partire da una posizione di vantaggio attaccò a sorpresa la Sassonia). Questo modo materialista e machiavellico di spiegare la storia (che è anche il modo di Marx e dunque non ha nulla di nazista o antisemita) spiega molto meglio le cause che non quello politicamente corretto di oggi.
Hitler ha potuto far accettare bestialità in politica interna proprio perché in politica estera avanzava rivendicazioni legittime (o comunque non meno illegittime di quelle dei nemici della Germania) e proponeva soluzioni di cui la germania aveva assoluto bisogno sia per cancellare le umiliazioni e le ingiustizie subite sia per sopravvivere economicamente e politicamente da stato autonomo e forte (quale non era dopo Versaglia).
Quando ci si deve rimettere in piedi e tornare a combattere chiunque sia in grado di aiutarci va bene, anche se magari è un pazzo criminale. Questo hanno pensato i tedeschi. In condizioni normali H. sarebbe rimasto a marcire in gattabuia con tutti i suoi simili.
E se fosse anche rimasto a fare il pittore gli industriali tedeschi avrebbero trovato un altro al suo posto. Certe reazioni storiche sono inevitabili. Germania forte al centro dell'Europa in un'Europa al centro del mondo (ossia il contrario di quanto sancito dalla due guerre mondiali vinte dai solo parzialmente europei) era il fine che giustificava ogni mezzo. Citare l'etica, come dimostra Machiavelli, è infondato, in quanto mai la storia dell'uomo l'ha seguita. Usarla per giudicare e agire è dunque fuorviante. Si rischia non solo di dare giudizi ingiusti, ma anche di lasciarsi ingannare da chi usa la morale come strumento di giustificazione dei propri fini schiettamente egoistici e materiali.
Le ragioni della potenza sono superiori a quelle di una presunte etica (specie se si tratta di un'etica post-rivoluzionaria fondata sempre e solo sulle parole arbitrariamente scritte di punto in bianco da sedicenti "illuminati" su pezzi di carta straccia e mai su qualcosa di tradizionale o di trascendente). Se anche Machiavelli non l'avesse detto la storia lo dimostrerebbe comunque.

D: Ma perché vuoi giustificare l'imperialismo e i suoi crimini?
R: Ogni organismo cerca di crescere e affermarsi: è naturale per gli uomini e lo è anche per le nazioni che diventano imperi.
Il novecento non era il momento di stare a cincischiare su, mi si passi il termine, pugnette nazionalistiche di basso profilo. Era in gioco la supremazia dell'Europa nel mondo e per questo bisognava unire l'Europa (come già aveva tentato Napoleone). Un'unione nella conquista è più efficiente, rapida e capace di decisioni forti che non quella per "votazione" (anche il Kaiser e il Savoia "conquistarono" in maniera militare per unire le loro patrie).
Scusa il mio amore infinito per Machiavelli, ma la questione dei crimini contro l'umanità non ha rilevanza sulla mia scelta di campo. Le ragioni politiche non dipendono dai crimini commessi.
E anche volendo trattere l'etica, l'oggettività del fatto che molte azioni hitleriane in politica interna siano state criminali non rende le azioni dei suoi nemici migliori (o la loro politica estera giustificata). Hitler sotto questo aspetto "interno" rimane un pazzo criminale ma anche i suoi nemici rimangono sempre criminali e non divengono eroi solo perché lo hanno sconfitto. Quindi per piacere non mi si tenti di dipingere i tedeschi peggiori degli altri o addirittura "male" contro cui combattere. Era anzi DOVERE (politico, e se vogliamo IDEALE prima che morale) di ogni europeo serio stare con la potenza che poteva unire l'europa nella forza politica e militare, alla faccia degli extraeuropei angloamericani e russi che l'hanno poi spartita in maniera coloniale!

D: Va bene, anche gli Inglesi hanno sterminato popoli e non sono qui a difenderli, ma l'efferatezza di Hitler e dei suoi crimini sono fuori dalla storia! Vanno considerati a parte.
R: Fuori dalla storia vi è solo la pretesa giudaica di essere il popolo eletto, per la quale chi tocca loro (o i loro interessi) è più colpevole di chi stermina altri popoli.
Gli ebrei sono come le donne: usano il vittimismo ed i sensi di colpa suscitati ad arte per tiranneggiare gli altri ed avere privilegi. Pensano di potersi permettere di tutto senza subire le conseguenze perché protetti dal loro status. A furia di tirare ogni tanto la corda si rompe. Si rompe con gli uomini spesso e si ruppe coi tedeschi quella volta.

D: Penseresti così se avessi avuto dei parenti nei lager?
R: Allora dobbiamo anche chiederci se dovrebbero pensarla come gli storici "anzi-nazisti" i Rumeni, i Bulgari, gli Ungheresi che erano alleati della Germania per legittime aspirazioni di indipendenza e di prosperità delle proprie nazioni e si sono visti massacrati dai "Liberatori rossi". Chissà cosa hanno pensato dei soldati russi quando crocifiggevano i vecchi, violentavano i bambini e stupravano le donne: immagini che "la storia ufficiale" non riporta e che perciò non possono "muovere le coscienze europee" troppo impegnate a guardare solo i video (ricostruiti) della liberazione dei lager.

D: Ovvio che ognuno di noi è portato a guardare con più partecipazione agli eventi che hanno coinvolto i propri cari. Ma come hanno potuto votare Hitler? Indipendentemente da tutto quanto successo prima, non ti pare una scelta criminale in sé?
R: Magari se si fosse rimasti a vivere nella miseria o a morire di fame per colpa di certi banchieri internazionali e di certi trattati di pace (ben identificabili) avresti una visione diversa dalla nostra (mi ci metto anche io) di gente piena di soldi e di cibi succulenti, facile alle lacrime e incapace di riflettere autonomamente. Oggi gli africani, se fossero arringati demagogicamente sui concetti di finanza internazionale, usura e sfruttamento, non desidererebbero vedere gli americani affamati come loro? Questo (poiché opportunamente arringati) pensavano i tedeschi degli ebrei.

D: Ma quella tedesca prima dell'ultima guerra era una cultura di morte...
R: Questo è il modo con cui i nemici della Germania vedono il militarismo prussiano, non è il militarismo prussiano. Esattamente come le menti femminee che, non cogliendone la profonda spiritualità, criticano il mondo omerico e l'etica guerriera non parlano del mondo guerriero, ma di una sua parodia materialistico-brutalizzante. La Germania raffigurataci dai media è una caricatura delle Germania vera esattamente come il Chaplin-dittatore era la caricatura di Hitler. Ora i media sono controllati dalla cultura e dai capitali delle potenze vincitrici, per cui è inutile pretendere di giudicare in base alle informazioni ivi provenienti. Sarebbe come il tipico processo in cui solo una parte viene ascoltata, compresa e presa per verità a priori e l'altra viene considerata a priori bestiale e indegna di parlare per difendersi o, quando, parla, non è creduta o è ritenuta portatrice di istanze indegne (mentre le istanze dell'altra parte sono invece state implicitamente considerate legittime). Se per il giudizio si considerano la prospettiva, la sensibilità e il sistema di valori e di valutazioni soggettive di una sola parte e la verità è ricostruita con gli occhi, le orecchie e i sensi e i sentimenti e la mente di quella sola parte, ovvio che l'altra parte appaia infinitamente colpevole (e persino disumana). Magari si tratta di quello che le femministe immaginano per "giusto processo" per violenza, ma non è quello che IO ritengo un giusto modo di valutare i fatti passati.
Il totalitarismo, qualsiasi totalitarismo. può finire per produrre morte e sterminio d'innocenti, non l'imperialismo tedesco in quanto tale.

D: Perché difendi l'imperialismo tedesco? Perché, anzi, pare che tu difenda l'imperialismo in generale?
R: Sono due cose distinte l'imperialismo tedesco e il genocidio, così come è distinto l'impero russo dai crimini di stalin. La cultura russa non deve essere infangata dal fatto di aver "Prodotto Stalin" e lo stesso si dica per i tedeschi ed Hitler.
Voler identificare Hitler con il nazionalismo tedesco (solo perché ha usato il nazionalismo tedesco per creare consenso anche su questioni diverse) e voler vedere continutià fra Federico II, il Kaiser e Hitler è semplicemente lo strumento con cui i nemici storici della Germania infangano il Popolo Tedesco, si dipingono come migliori o "moralmente giustificati", fanno apparire giustizia storica il proprio arbitrio (storico) e condannano l'imperialismo altrui salvando il proprio.
Si condanni Hitler, ma non si condanni il millenario impero tedesco per colpa di Hitler! Hitler fu una reazione.
Francia e GB a Versailles avevano umiliato economicamente e politicamente la germania, l'avevano strangolata coi debiti, indebolita nelle sue risorse umane e territoriali, isolata diplomaticamente, spartito le sue colonie e distrutto il suo potere in europa. Detenevano poi la quasi totalità delle ricchezze del mondo colonizzabile. Ovvio che i tedeschi volessero ribaltare la situazione Tutto ciò è umano, non nazista. Il nazismo è stato quello che ha sfruttato quel legittimo e nobile sentimento di rinvincita dei tedeschi per i propri fini ignobili.
E anche se non si approvano nazionalismo e imperialismo non si può rimproverare la Germania rinfacciandole di fare la guerra da partedi nazioni parimenti imperialiste e guerrafondaie (la Francia spendeva gran parte del Pil in armi, più della germania, proprio perché sapeva di dover difendere posizioni conquistate con la prima guerra mondiale). L'unica differenza fra l'imperialismo tedesco e quello francese o inglese (e poi sovietico e americano) è che, provendendo da una catastrofica sconfitta nella grande guerra, la Germania doveva "attaccare" per riconquistare quanto aveva perduto e, se possibile, conquistare per la prima volta quanto si era proposta di ottenere nel 1914, senza riuscirci mentre le potenze occidentali dovevano semplicemente difendere posizioni già precedentemente conquistate. Ciò non fa queste ultime "moralmente superiori" alla Germania per il mero fatto di giocare in difesa anziché in attacco. Ciò dipende infatti da una pura situazione del gioco geopolitico, non da minore imperialismo. La Germania doveva attaccare semplicemente perché partiva da una posizione svantaggiata e doveva recuperare (come nelle partite di calcio quando si è sotto nel punteggio), non perché fosse "più cattiva".
Hitler ha potuto apparire credibile agli occhi dei tedeschi e far accettare follie criminali o politiche interne inaccettabili proprio perché in politica estera le sue rivendicazioni non erano infondate, ma contenevano legittime aspirazioni (o, se non vogliam dire legittime, non più illegittime di quanto non fossero le aspirazioni al primato mondiale Inglesi, Francesi prima e Amricane e Sovietiche poi). Con l'intervento decisivo di Usa e Urss il mondo viene diviso in due sfere di influenza e di fatto l'Europa (simbolicamente, la Germania) viene spartita in maniera coloniale fra le due superpotenze, ed anche le nazioni europee formalmente vincitrici (vedi GB e Francia) risultano in realtà sconfitte poiché perdono, con i loro imperi d'oltremare smemnrati dal nuovo ordine , la posizone centrale nella politca mondiale (l'unico che vanamente prova ad opporsi è De Gaulle). La decolonizzazione è in realtà il risultato del nuovo modo di colonizzare il mondo fra Usa e Urss (impostesi al mondo con la forza), non un gesto di bontà verso il terzo mondo o la dimostrazione che Francia e GB abbiano rinunciato all'imperialismo per volontà propria.
Io non esprimo giudizi morali né sull'imperialismo, né su altri processi storici. Mi limito ad evitare che si usino la morale o l'etica per etichettare buoni o cattivi ad uso e consumo dei vincitori.

D: Ma che ne è del diritto dei popoli?
R: Ah, sì, i principi di autodeterminazione inventati da Wilson e comodi a lui per dividere l'Europa a proprio piacimento (ma scomodi da applicare sul continente americano), quei bei principi immutabili che emergono solo quando fa comodo ai presidenti yankee (vedi la questione del Kossovo)!

D: Ma è il diritto dei popoli ad essere se stessi ed a decidere del proprio destino! Non ti pare importante?
R: Se contesti il "relativismo politico" declamando a gran voce "i diritti naturali" dei popoli e i territori a loro appartenenti per tradizione, storia, cultura, se mi contesti sulla base di quanto, ad esempio, aveva spinto l'Italia a partecipare alla grande guerra (per Trento e Trieste) allora io ti rispondo che la ragione nella Seconda Guerra Mondiale è dalla parte della Germania. Hitler, infatti, assicurò il confine naturale col brennero all'Italia e rivendicò al resto del mondo quanto era tedesco proprio per tradizione, storia, cultura: l'Austria felix, cuore del Sacro Romano Impero Germanico ai tempi della reggenza imperiale da parte degli Asburgo (ovverosia dai tempi di Dante a quelli di Napoleone), i Sudeti, abitati da tedeschi protestanti profughi delle guerre di religione, la Boemia e la Moravia, territori storici appartenenti sempre al Sacro Romano Impero, e infine la città di Danzica, patria di Schopenhauer e anticamente tedesca (nonché prussiana dai tempi di Federico il Grande), senza dimenticare l'Alsazia e la Lorena, costituenti il quinto dei cinque ducati territoriali di cui era formato il Reich dell'Anno Mille: la Lotaringia (nonché appartenuti alla Germania fino alla fine della grande guerra).
Nulla di quanto rivendicato da Hitler fino al 1940 era estraneo a quanto si sarebbe potuto ritenere appartenere "di diritto" al popolo tedesco, mentre molto era estraneo ai "diritti naturali" di quanto era francese o inglese (India e Algeria i due esempi più eclatanti).
Gli altri territori occupati erano tali solo per imperativo militare, non per imperialismo. Non vedendo accettata la proposta di pace del 6 ottobre, successiva alla campagna di Polonia, Hitler sa di dover affrontare Francia e Inghilterra e si prepara per non ripetere l'errore del Kaiser: invade Danimarca e Norvegia per garantirsi sicure forniture di ferro dalla Svezia in vista di una guerra lunga e dura, anche se poi la Blietzkrieg, passando (sempre per pure esigenze militari) per Belgio, Olanda e Lussemburgo, risolve la questione francese in poco più di un mese. Visto che anche a quel punto la GB non cede, passa nell'agosto del 40 alla guerra aerea e allo strangolamento economico con gli U-boot.
Poiché nel 41 la guerra totale è in vista (con la GB sempre più sostenuta sottobanco dagli usa che, per aiutarla, producono più navi di quante i tedeschi ne possano affondare) e diversamente non poteva essere dato che Hitler aveva per primo osato contrastare il potere assoluto delle banche e delle lobbies finanziarie, non rimane poi altra scelta alla Germania che dare al mondo una definitiva dimostrazione di forza distruggendo l'ultimo possibile (e gigantesco) nemico sulla terraferma: la Russia. Si tratta della stessa situazione in cui si trovò l'altro personaggio in grado di unire di fatto l'Europa: Napoleone.
Non potendo colpire l'Inghilterra (e il suo impero d'oltremare) direttamente, si cerca di distruggerla isolandola, e per isolarla serve eliminare definitivamente ogni suo possibile alleato sulla terra. D'altronde, se Hitler non avesse attaccato Stalin nel 41, Stalin avrebbe attaccato Hitler nel 42, una volta risistemata l'armata rossa rovinata dalle purghe (e in difficoltà in Finlandia). La partita era un gioco a tre: Hitler, Stalin, Alleati e lo scontro era inevitabile fra tutti (come poi è stata inevitabile la guerra fredda). Quindi non c'entra la "furia nazista": è un risiko e un gioco di forze materialisticamente determinato.
Come direbbe Machiavelli, le guerre non se fuggono, e se momentaneamente pare di evitarle, le si procrastinano solo ad un momento più favorevole per i nostri avversari.

D: Ma proprio non provi orrore particolare per l'Olocauso, tale da farti scadere i tedeschi nella considerazione morale?
R: L'Olocausto degli Ebrei non fu né il primo né l'ultimo, né il più vasto: potrei citare lo sterminio degli Armeni, il primo del Novecento, i crimini contro l'umanità che ancora oggi si commettono in molti paesi "politicamente amici" degli Usa, i più vicini nel tempo, o i massacri di Stalin, i maggiori per vastità. Non voglio però stilare una classifica degli orrori per cronologia o "qualità" o "quantità". Voglio cogliere subito il nocciolo.
Il concetto di sterminio scientemente pianificato non appartiene né ai tedeschi in quanto tali, né ai russi, né ai turchi con gli armeni e né, dopo, ai cambogiani, o a certi popoli africani, ma alle conseguenze della rivoluzione francese. Il primo ad applicarlo è stato Robespierre con i vandeani che non volevano accettare gli "immortali principi" e rifiutavano di cancellare la tradizione per conformarsi al modello ideale di società imposto dallo stato sedicente "etico".
Nasce con la rivoluzione francese, non con i tedeschi, il concetto di stato etico, unico ente con il diritto di stabilire verità e significati e fini per la vita dell'uomo e sola
incarnazione dello spirito. E' da lì che lo stato pretende di farsi dio, fatto mostruoso da cui infatti derivano tutte le mostruosità del novecento, dai giovani turchi al nazismo, dallo stalinismo ai kmer rossi.
I tedeschi in quanto tali non c'entrano più dei russi, dei turchi, dei cambogiani e dei francesi. L'idea di genocidio è ahimé sovranazionale e discende proprio dalle pretese totalitarie del pensiero rivoluzionario giacobino. La dimostrazione è presto fatta: nessun sovrano germanico del 1200 l'avrebbe concepita (allora, al massimo, si organizzavano spostamenti di massa, mai massacri), mentre tanti governi moderni (più o meno "rivoluzionari") dei più diversi popoli senza alcun legame con la Germania concepiscono ed attuano crimini simili.
I concetti di genocidio, di purga, di sterminio, di "soluzione finale" non sono stati inventati da Hitler (e neppure da Stalin) né si identificano con i tedeschi e la loro cultura (e neppure con i russi). Sono invece figli della tanto decantata cultura illuminista e rivoluzionaria. Prima di Robespierre vi era magari assolutismo, ma non totalitarismo.
L'utilizzo della pulizia etnica (o di altro genere, ad esempio la purga staliniana o le colonne infernali del comitato di salute pubblica) è una conseguenza dello stato totalitario figlio della rivoluzione francese. Quando si nega la trascendenza e si vogliono cancellare tradizioni, spiritualità, identità non materiali preesistenti e i soli valori rispettabili ed assoluti si pretendono essere quelli (unilateralmente) scritti su carta (e tracciando una linea di demarcazione con quanto sedimentato in precedenza nella storia dell'uomo, un confine fra uomo della tradizione e homo novus) è facile che poi lo stato voglia mettersi al posto di dio e decidere vita e morte di tutti, ed è facilissimo che venga negata l'esistenza a chiunque non si conformi all'ideale di società arbitrariamente deciso a tavolino dallo stato.
Esiste un filo rosso che collega Robespierre a Hitler e solo i superbi francesi non lo vedono. Incolpare i tedeschi indica cecità e indottrinamento. L'Olocausto mi fa orrore, sì, ma tale orrore mi risuona più sulle note della marsigliese che su quelle di Deutschland Uber Alles.

A chi non è d'accordo e vorrebbe rispondermi citando le note immagini dei campi di sterminio io tuono deciso (parafrasando la celebre battuta di un capolavoro di Kubrik): PREFERISCO DI GRAN LUNGA AVERE LA FAMA (nel mio caso, non meritata) DI FILO-NAZISTA PIUTTOSTO CHE QUELLA DI IMBECILLE!
E non state a tediarmi con il fatto che l'Olocausto è ben documentato e se lo si nega in Europa si va anche in galera e ciò è anche giusto ecc. ecc.
Certo, furono documentati subito i crimini di Hitler (lo sconfitto). Poi sono stati documentati i crimini di Stalin (ma sono stati presi in considerazione solo e soltanto quando anche l'URSS è stata storicamente sconfitta). Quello che non è documentato (o che non viene mostrato o, se viene mostrato, non lo è mai come crimine ma sempre ricoperto d'altro) sono i crimini degli Angloamericani, per cui siamo indotti a credere che abbiano vinto i più buoni. Ma che coincidenza! E' più probabile che la storia sia buona, che esista una provvidenza salvifica, che i buoni vincano sempre oppure, più semplicemente, che sia sempre chi vince a definire ciò chi e cosa è buono?

IO VIVRO' ABBASTANZA da vedere i Cinesi vittoriosi nella Terza Guerra Mondiale smascherare le menzogne angloamericane sull'otto e novecento e presentare Churchill, Roosvelt (e, perché no, anche Bush) come ora vengono presentati Hitler e Stalin.

SALUTI (romano-germanici) dalla SUBLIME PORTA

Etiketler:

0 Comments:

Yorum Gönder

<< Home