Finalmente dopo diversi giorni di notizie idiote ieri sera ne ho udite almeno tre interessanti.
La prima non è piacevole, è anzi correlata con una delle precedenti elencate idiozie, ma è interessante perché istruttiva.
Anna Falchi piange davanti ai microfoni dei telegiornali per il fallimento del proprio matrimonio d'amore.
Che l'amore sia la trappola tesa dalla natura all'uomo per propagarne la specie è stato ampiamente e soddisfacentemente dimostrato da Arthur Schopenhauer.
Che la donna, in quanto strumento in questo della natura, volendo, possa sfruttare la disparità di numeri e desideri per trarre il proprio interesse, diciamo, economico-sentimentale, è un fatto da riconoscere oggettivamente, qualunque cosa si pensi (per me, quando tale dinamica è dichiarata e consensuale, come ad esempio nell'escorting, ma anche in certe unioni di interesse, non vi è nulla di male, come invece quando vi sono l'inganno, il raggiro e la perfidia, come in certe situazioni nelle quali non l'interesse ma la brama di autostima, di tirannia, di infliggere sofferenza emotiva e di sfoggiare preminenza erotico sentimentale muove la donna).
Che però certe donne possano pensare a tutti gli uomini come a dei citrulli pronti a credere a certe favole, incredibili persino alle orecchie di un fanciullo innocente (ma esistono ancora nella scuola di oggi?), risulta sinceramente insopportabile.
E' pur vero che come sostiene Schopenhauer i cinque sesti degli uomini sono emeriti imbecilli, ma, poiché io non mi ritengo tale, mi ribello alla pretesa che da parte nostra si creda ai pianti televisivi e alle storielle di chi PRIMA ha ceduto "per amore" ad un uomo il quale, persi soldi e potere, le appare POI in tutta la sua grettezza (avesse fatto la escort forse avrebbe probabilmente potuto conoscere "sultani" più veri e più gentili).
Sorvolando sulle lacrime di coccodrilla (anzi, di Porcodrilla, riprendendo la celebre canzonetta del Veronese), approfitto per ribadire il mio pensiero circa le donne pronte a "fare un buon affare" con l'uomo. Non si tratta, per me, di una distorsione sociale, o di una prostituzione occasionale, ma del comportamento all'ordinario, prosecuzione di quanto avviene in natura, ove la femmina
(dalla mantide che per provocare movimenti o azioni indispensabili all'evoluzione arriva persino a divorare il compagno all'elefantessa che, sempre per motivi di selezione della specie, costringe l'elefante maschio ad una vita di insostenibile frustrazione ed emarginazione) sfrutta il desiderio maschile per fini utili alla specie o, nelle speci più evolute, dove esiste l'autocoscienza, a se stessa. Questo è lo stato di natura.
Il mondo civile invece è il mondo in cui l'uomo si organizza per limitare la crudeltà della natura e aumentare il proprio grado di libertà e di felicità individuale (o illusione di essa, che è lo stesso). Nel mondo civile infatti esiste la santissima prostituzione.
Chi, fra tutti gli uomini dotati d'intelletto e non solo di desiderio, si accorge del suddetto inganno non cade nella trappola della natura (o della donna) e vive l'amore sessuale esattamente come il Greco, grazie al Teatro, viveva l'ebbrezza dionisiaca: scenicamente gode dell'estasi profonda e terribile della natura senza che il relativo tormento sconvolga la propria esistenza individuale.
La differenza è che nel mondo occidentale di ora si deve pagare spesso il biglietto. L'importante è che il prezzo sia fissato chiaramente prima dello spettacolo, che non vi siano pagamenti extra fra un tempo e l'altro e che l'uomo non ceda alla tentazione di immedesimarsi con il "principe" della rappresentazione
E' la quadratura del cerchio: una parte guadagna (la donna, come sempre), l'altra, pagando il biglietto (non potrebbe essere altrimenti), vive il proprio sogno estetico completo.
La seconda e la terza notizia sono molto più divertenti. Riguardano infatti l'immortale Regista Tinto Brass. Egli rivela due fatti fondamentali.
Innanzitutto, sulla falsariga del decalogo redatto dai registi che chiedono soldi allo stato, egli sta redigendo un proprio scritto il quale, dato l'argomenti principe dei suoi film, si dovrà chiamare (a suo stesso dire) DECULOGO.
In secondo luogo, egli rivela la propria prospettiva epistemologica sul Vero:
"La verità ha le chiappe appuntite e taglienti. Se si prova di darglielo in culo le serra a mo' di tenaglia e addio uccello".
Questa è la dimostrazione di come oscenità e volgarità non siano affatto sinonimi (come credono le anime sciocche) e di quanto l'oscenitò artistica possa risultare profondamente filosofica e molto più VERA di tanta presunta "cultura per bene".
SALUTI DALLA SUBLIME PORTA
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