La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Ekim 09, 2007

LETTERA APERTA A CHI CREDE DI RIAPRIRE UNA SUBLIME PORTA SEMPRE APERTA

L'altro pomeriggio dovevo reinstallare Windows XP Professional 64 bit (a proposito, chissà se qualcuno che mi legge mi può prestare una copia non trial...) su un pc intitolato all'Imperatore Venceslao I di Lussemburgo e, volendo inserire nei bookmark del nuovo firefox il mio stesso blog (di cui non ho voglia di digitare l'indirizzo completo), ho digitato "beyazid ottomano" su google, trovando, fra i primi risultati, un'inaspettata pagina di Chiara di Notte in cui ella diceva di salutarmi e di riammettermi nel suo blog. Avrei potuto perfettamente ignorare il fatto e proseguire nella mio splendido isolamento (giacché tenuto non sono a leggere il suo blog, in cui non ero entravo da più di sei mesi), ma poiché non mi va fare come quando da piccolo, per timidezza più che per snobbismo, fingevo di non vedere le persone conosciute per non doverle salutare, rispondo cordialmente al saluto con una lettera aperta.

Gentile madonna Chiara, innanzitutto se l'incomprensione di cui parlate è sorta in seguito all'ormai famigerato (e mai da me pubblicato) post del 24 Maggio vi consiglio di scegliere i vostri futuri emissari fra coloro che conoscono la Letteratura, o comunque fra chi non si offende se qualcuno ironicamente cerca di spiegargliela. "Uccidiamo il chiaro di luna" era un celebre manifesto di Marinetti e voi che conoscete il mio amore per il mito futurista della velocità avreste dovuto capire per prima come "la bomba" che nell'introduzione annunziavo mai e poi mai avrebbe potuto essere qualcosa di terribile contro di voi (rivelazioni proibite? Insulti pubblici? invettive mirate? minacce collettive?). Era invece qualcosa di terribile contro la società odierna, contro lo spirito femmineo dei tempi, contro il falso mito della pace, dell'immobilismo e della lentezza, ma ho preferito tenere alla fine per me il tutto, giacché non avrei neppure lontanamente voluto che tale polemica fosse letta come ostilità nei vostri confronti.
Ed in altre tre occasioni, per lo stesso motivo, mi sono trattenuto dall'esporre le mie tesi (nonostante le abbia vergate nero su bianco nel segreto del mio studio), poiché non sono io l'oltreuomo futurista e non ritengo dignitoso scaricare all'esterno le mie contraddizioni interne fra ciò che sono e ciò che penso. Sia rispondendo alla vostra ultima chat, sia dopo aver visto il film 300, sia dopo aver letto certi vostri allucinanti commenti nel blog di un tizio entrato per caso a commentarmi (ero curioso di conoscere chi fosse il mio solo lettore) ho scritto ma non ho pubblicato, poiché odioso sarebbe stato il sospetto di dare l'impressione di odiare qualcuno o qualcosa solo perché vedo in esso quello che è anche in me e mi impedisce di raggiungere la completezza di uomo.
Ora però che gentilmente mi salutate mi sento in dovere di parlare apertamente, sinceramente e lungamente (non posso certo permettermi di smentire il vostro giudizio di "logorroico").

1) Noto innanzitutto un punto a mio favore (permettetemelo). Di solito è il maschio a seguire la femmina che fugge e s'asconde. Qua invece pare che, mentre io sono riuscito a fuggire da voi (e dal vostro blog) senza più guardarvi, voi, nascostamente (per vostra ammissione) abbiate continuato a seguirmi con lo sguardo (e la lettura). Nulla di male, anzi, il fatto mi compiace e dimostra che in ogni uomo ci può essere del femminile e in ogni donna del maschile e già per questo tutte le vostre generalizzazioni sugli uomini sono infondate o rischiano di ritorcersi contro le stesse donne. Dopo aver letto il vostro saluto ho voluto scegliere un post a caso, per vedere se e come eravate cambiata e mi è toccato leggere che "è giusto generalizzare sugli uomini, bestie affamate di potere, soldi e sesso". Ho concluso che non mi sono perso nulla a non leggervi. Sarà anche una deformazione professionale, ma il puro fatto formale di perdere tempo a decodificare ciò che non aggiunge informazione mi risulta ancora più insostenibile del contenuto stesso.

2) Voi parlate di incomprensione, ma, eccetto quella del chiaro di luna di cui sopra, non ve ne è stata alcuna per me. Per voi sarà stata una incomprensione, per me una comprensione. Forse voi non avevate compreso come, nonostante le apparenze gentili sotto cui mi avete conosciuto nell'immondezzaio, io non sia affatto il cavaliere idealizzante la donna ed ideologicamente disposto a tollerare per lei ogni fatica e ad accettare ogni cosa per "missione" (come forse vorreste). Io, al contrario, avevo perfettamente compreso come sia da un punto di vista pubblico sia da un punto di vista privato non sarebbe stato più accettabile permettervi impunemente di dire male degli uomini, di idolatrare le donne, di propagandare come difetti animali le caratteristiche dei primi (anche quando sono causa profonda di quanto di bello e di immortale alla fine apprezzate) e come pregi divini la natura delle seconde (anche quando è soltanto frutto del genio della specie) nonché di adoperare ogni mezzo sottile e perfido della persuasione e della ripicca (immotivata e basata su fatti immaginari) per farmi sentire appartenente alla serie b dell'umanità.
Non si tratta di orgoglio, ma, una volta tanto di pragmatismo. Se avessi permesso quello avrei finito inevitabilmente con il dover accettare da voi ogni nequitia e non sarebbe stato più possibile alcun rapporto veramente amichevole (ché l'amicizia non può essere iniqua: "sine iustitia non est amicitia, sine amicitia non est iustitia"). Se ciò si diffondesse come norma nel mondo non sarebbe poi più possibile per nessun uomo alcun rapporto costruttivo con le donne.
Se un uomo dicesse delle donne quello che voi dite degli uomini, se generalizzasse su di esse con la stessa noncurante costanza e la stessa malignità di pensiero con cui voi volete dipingere l'intero genere maschile,
se insistesse contro le donne con la medesima turpitudine a dire sempre male ribaltando ogni volta i fatti e le considerazioni a proprio comodo, rovesciando costantemente (e incoerentemente) l'alto e il basso, la terra e il cielo, il bene e il male, affinché l'oggetto del proprio disprezzo appaia sempre quale misero, malvagio, inferiore, come voi fate ormai senza accorgervene contro gli uomini, sarebbe fatto oggetto di sdegno o di rimprovero dalla cultura dominante e invitato a "rispettare le donne" e ad "apprezzare la diversità", sarebbe reputato pazzo o frustrato ed additato quale barbaro spregiatore della civiltà o disadattato da cui guardarsi, sarebbe bollato quale "maschilista" ed allontanato dalla cosiddetta società civile.
Voi invece potete dire tutto ed avete anche un discreto seguito di maschi pentiti d'esser nati tali e pronti ad ogni pié sospinto a umiliare la propria natura, a conformarsi alle ideologie femminil-femministe, a credere alle prospettive distorte, a denigrare il maschile e a darvi ragione anche contro le evidenze dei fatti e dell'intelletto.
Questo è il frutto di duemila anni di cristianesimo de-virilizzato e cavalleresco, di due secoli di "democrazia" effemminata e di due decenni di ideologia femminista e di cultura pubblicitaria antimaschile, pazienza.
Io non avevo e non ho intenzione di definirvi (come fanno i pisquani che non trovano con voi argomentazioni migliori) una pazza, una disadattata o una donna affetta da problemi sessuali o da difficoltà con gli uomini (non lo penso nemmeno, credo alla vostra sincerità e ho sentito invece continuamente confermate le vostre doti positive nel dialogare), ma non potevo nemmeno far finta di non vedere e di non sentire.
Ricordate la storia raccontata dal cinematografo del Nuovo Cinema Paradiso, sul ragazzo che sotto la pioggia, il freddo e la neve aspetta immobile la bella per tutte le sere e proprio all'ultima se ne va? Quando è troppo è troppo, anche per la più bella. Voi avete esagerato, pubblicamente e privatamente, come non sarebbe mai stato tollerato né da una singola donna né dalla società galante a nessun uomo nella situazione inversa: un sovrano doveva reagire.
Non avevo certo il potere di espellervi dal bel mondo d'Occidente, però avevo quello di espellervi dal mio salotto virtuale, ed è stato quello che ho fatto senza indugio alcuno. Il fatto che non abbia tolto il link al vostro blog è dovuto alla semplice constatazione che qualunque cosa pensi di voi e dei vostri pensieri, la vostra grandezza virtuale, la vostra genialità letteraria ed il vostro acume nel trattare il tema escortistico rimangono inalterati. Si può amare Pasolini scrittore pur essendo anticomunisti, no? Io non vario i miei giudizi obiettivi in base all'andamento delle faccende personali. Voi forse lo fate e fa parte delle ben note ingiustizie dell'animo femminile. Io invece sono equanime. Eravate un mito quando vi ho conosciuta e resterete un mito per quante cose non condivisibili scriverete sugli uomini.
Mi offende pensare che mi supponevate tanto pisquano da iniziare a scagliarmi contro di voi o a sminuirvi solo perché non siamo più in dialogo quotidiano!

3) Mi accusate d'essere anti-femminile. Lo ritengo ingiusto. Il mio stesso schierarsi con voi e le altre escort contro branchi di pisquani, il mio non accettare a priori tesi discriminatorie contro le donne di un ambiente tanto "chiacchierato", il mio fidarvi di voi più che dei vostri nemici, nonché il mio stesso comportamento non certo ostile sia pure dopo certi fatti dovrebbero aver sufficientemente dimostrato come qualsiasi mio pensiero sulle donne non sia affatto costituito, come dite, da pre-giudizi "anti-femminili", bensì da ponderati giudizi sul genere femminile, fondati sull'osservazione obiettiva e disincantata dello stesso, arricchiti da meditate letture dei dotti di ogni epoca (soprattutti Antichi), et corroborati dall'esperienza.
Del resto i saggi del mondo classico avevano una visione realistica e superiormente oggettiva, delle donne come di tutto il resto, mentre sono i medievali ed i moderni a proporre visioni idealizzanti e ideologiche (sulla donna come su tutto il resto del mondo), fondate su null'altro che sulla grossolana pseudo-spiritualità cristianeggiante (effemminata), sul facile e ottuso senso comune (ciò di cui i veri sapienti amanti della libertà di giudizio consigliavano di diffidare), e su pezzi di carta (vedi le varie Dichiarazioni e Costituzioni) che si pretende di far passare quali fondamenti degli Stati e dell'Etica (come sia possibile un qualsivoglia fondamento statuale o etico avendo negato la Tradizione e l'Essere e tutto avendo consegnato al Divenire è per me ancora un mistero, ma non voglio dilungarmi su questioni filosofiche che vi annoierebbero).
Le argomentazioni addotte dagli Antichi (e convalitade dal mito) sulla donna come forza naturale, crudele e potenzialmente pericolosa per chi ama innanzitutto la serenità interiore, la libertà individuale e le cose dello spirito non sono mai state validamente smentite (né posso ignorare le conferme nella mia esperienza personale, sia virtuale sia reale). Sono soltanto state proibite in pubblico poiché contrarie al femminismo, all'uguaglianza, allo spirito dei tempi. Tutto qui. Ed io, pur non odiando le donne, non amo le proibizioni. Di qui forse il malinteso. Del resto io non incolpo le donne della loro natura (che non dipende dalle intenzioni e dalle doti individuali) quanto voi invece pare incolpate gli uomini dei loro bisogni, delle loro debolezze e persino dei loro punti di forza (quando riescono a crearli). Il fatto che per elogiare un amico gli attribuiate sensibilità femminile e gli ripetiate che "non è come gli altri" e per questo "non deve offendersi quando parlate degli uomini in generale" sarebbe una conferma e non una smentita di ciò. E una conferma potrebbe anche il fatto che, in prospettiva futura, non vogliate a priori distruggere gli uomini come persone, ma solo imprigionarli più o meno umanamente o trattarli come bambini-animali da rendere innocui privandoli di tutto. Quasi mi sovviene il sospetto che Voi non odiate gli uomini come gli stolti vi accusano di odiare, ma odiate il maschile in quanto tale, che sarebbe ancor peggio, e vorreste eliminarlo dal mondo. Mi dispiace dover supporre ciò quando il contatto con voi mi aveva invece convinto dell'esatto contrario, ossia di come voi non solo sappiate cogliere l'essenza più vere dell'uomo specie quando si sublima nelle immagini e nei suoni delle poesie sorte dal desiderio per la bellezza femminile, ma anche diate segni d'apprezzare chi è veramente uomo nel senso che ha un contenuto, che è portatore di valori, virtù e significati e non è vuota maschera come molti uomini moderni o vuota ribalderia come molti pisquani. Pensavo che voi non disprezzaste nessun uomo a priori, ma vi limitaste ad emettere giudizi dopo aver valutato (virile deriva da vir, che per Cicerone è virtù e quindi valore).
Quando ho letto e ripensato alle ultime cose mi è invece sembrato che voi accettiate un uomo solo se rinnega di essere tale e mostra una natura femminea. In tal caso sareste come quei nazisti che amavano gli ebrei antisemiti, specie se si suicidavano. Io non ho alcun tema di dire che non odio il femminile, ma, detestando le stronze e le tiranne, voglio venirne in contatto solo tramite donne interpreti dei ruoli di madre o di puttana, ché, il primo per essere garantito dalla natura, e il secondo per esserlo dall'accordo chiaro consensuale della recita, sono gli unici ai quali l'uomo senza tema d'esser distrutto come individuo si può abbandonare ed obliare fra i flutti della forza femminile (la quale non è in sé "malvagia", ma come tutte le cose della natura, merita d'esser comunque trattata con rispetto e diffidenza). Voi invece pare a volte temiate di ammettere apertamente un odio per il maschile. Se così fosse, dovreste essere più onesta ad ammetterlo piuttosto che vedere negli altri misoginia o atteggiamenti anti-femminili.

Premesso che non ho alcun diritto a "psicanalizzarvi", resto comunque convinto che voi non siate quanto rischiate di apparirmi ora e che forse solo ingiustizie subite (o credute di subire magari anche da me), attacchi gratuiti e ingiustificati nonché frotte di pisquani pronti a togliervi la parola, ad usare contro di voi l'insulto e la diffamazione personale vi abbiano all'apparenza mutata. In ogni caso preferisco serbare il ricordo positivo di come mi apparivate prima, anche perché farei terribilmente fatica ad ammettere di essermi sbagliato sul vostro conto.

4) Evidentemente non pronunziare frasi quali "gli uomini sono bestie affamate di potere, soldi e sesso", non adeguarsi alle litanie esaltanti la donna quale "casta e pura", meta celeste e principio d'ogni bene , essere superiore in grado di stabilire il bene e il male e luce intellettuale pien d'amore, e non rinenere normale qualsiasi perfidia e qualsiasi ferimento si permetta verso gli uomini e degno della peggior punizione qualsiasi tentativo di questo di sottrarvisi o di opporvisi è considerato essere "anti-femminili". E sia

Vi perdono perché evidentemente viviamo in mondo diversi, non nello stesso. Io vedo che nel mondo in cui vivo l'uomo deve sempre "pagare" in ogni modo, rischia di perdere tutto con le donne, materialmente, moralmente e legalmente, vedo tutti i giorni alla televisione e nella vita processi ove il finale è sempre scontato come nei tribunani islamici, vedo storie che sembrano fiabe ove l'uomo è l'orco cattivo, ma la donna, con l'aiuto della fata buona (il giudice, maschio pentito, o l'avvocatessa superintelligente) o della violenza scenica, o della perfidia sessuale, si salva e infligge la punizione, vedo stabilirsi l'uso di permettere ad una donna di decidere la vita o la morte del frutto del seme maschile mentre nel caso inverso l'uomo viene costretto (con infamie, minacce e insulti) a mantenere moglie e figli anche non suoi o non riconosciuti o contro la sua volontà (se si hanno dei doveri si devono avere anche i corrispettivi diritti, in un mondo fondato su un'etica non capricciosa), vedo reclamare come diritti privilegi assurdi (se si deve pagare una donna per farsi mettere incinta come se lavorasse allora ad un uomo dovrebbero essere dati denari e tempo libero aggiuntivi per cercare, incontrare e conquistare una donna adeguata al suo desiderio naturale, avendo anch'egli lo stesso diritto delle donne a riprodursi), vedo ovunque la demagogica volontà di avere per forza un certo numero di donne anche nei lavori più "maschili" e pur di rendere questi più appetibili alle donne li si snaturano (con grave danno per le oggettive necessità di un mondo civile efficiente), li si banalizzano, li si rendono più facili, dopo che gli uomini vi hanno invece dovuto sempre faticare e adattarsi (se certi luoghi di lavoro diventano asili nido, zone da cui si può andare o venire per fare la spesa o tutti gli altri porci comodi o parchi giochi per fanciulli solo per farli comodi alle donne io ritengo di avere lo stesso diritto di vedervi costruiti vicino bordelli aziendali, così non sono distratto dalle stronzette che suscitano ad arte il disio per compiacersi della sua negazione o per accusare gli uomini d'esser "porci"), vedo dar peso infinito alle aperte e saltuarie violenze fisiche (a volte anche a fatti oggettivamente né violenti né molesti ma tali solo per demagogia femminista o per il capriccio momentaneo della donna) e nessun peso alle corrispondenti e sistematiche violenze psicologiche delle donne sugli uomini, vedo uomini rovinati e donne irate ma sempre perfettamente vendicate, vedo la sopravvalutazione estetica e filosofica della figura femminile e la contemporanea denigrazione, disconoscimento o umiliazione di quella maschile (dalle irrisioni della pubblicità ai ferimenti del reale), vedo le conseguenze di tutto questo in termini di sofferenza emotiva, blocchi psicologici e traumi nella sfera erotico-sentimentale presso i giovani maschi che ancora non possono avere costruito sufficiente autostima e posizione economica e accettazione sociale e vivono in un disagio che da sessuale si fa sempre più esistenziale.
Non sono vissuto in uno stato islamico, ma dubito molto che la presunta misoginia di tali sistemi arrivi a vette tanto demagogiche. Sarebbero addirittura ridicolo tutto ciò, se non ci fosse da piangere (basterebbe sostituire al generico "uomini" un qualsiasi indentificativo di razza, religione, pensiero o persino pettinatura per ottenere un manuale di perfetta propaganda ideologica confronto cui il mein kampf di Hitler diverrebbe un manuale per fanciulli).

Non avete bisogno di insegnare a ma la natura malvagia degli uomini, ma, per favore, per rispetto al mio intelletto ed alla mia capacità di giudizio autonomo, per amore del mio disprezzo per il conformismo e l'indottrinamento ideologico, non tentate di convincermi che le donne non siano peggio!
Conoscete troppo la storia e le cose umane per non sapere cosa hanno fatto nei regni e cosa fanno tuttora (nel privato e oltre) laddove il loro potere non ha limiti le donne (fra l'altro molto più pericolose degli uomini, come sapete, nello stato di odio, e trattenute da ancor meno remore morali o criteri oggettivi di equità). Se voi foste una qualunque altra donna vi darei dell'ignorante snocciolando esempi reali da Agrippina alla Thatcher, passando per Caterina de' Medici e Maria Teresa, e raccontandovi di sistematiche situazioni nei rapporti fra coetanei, ma visto che voi siete tutto fuorché ignorante vi risparmio l'excursus (ché non ho nulla da insegnarvi su questo).

Non sono tanto gli uomini ad essere bestie affamate di soldi, sesso e potere, quanto piuttosto sono le donne ad essere vere erinni pronte ad ogni crimine personale e pubblico pur di ottenere soldi e potere, e avvezze in ciò, per natura, ad usare gli uomini sfruttando le loro debolezze sessuali (e sentimentali), e i loro naturali bisogni di bellezza e di piacere (che, volti diversamente, potrebbero produrre, anziché oppressione, iniquità, furfantieria, come ora avviene nei modi da voi ben descritti, opere immortali dello spirito, consolazioni infinite e versi sublimi). Potete dire quello che volete e argomentare come vi pare, ma saranno sempre e solo parole, mentre la vostra vita, tanto reale (stando a quanto avete raccontato) come virtuale (e in entrambi i casi non mi riferisco tanto all'escorting, quanto a tutte le volte in cui dalle donne il contatto con l'uomo è voluto per gusto sadico, vendetta arbitraria o gratuito sfoggio di preminenza erotico-sentimentale), è la prima dimostrazione di questo e la prima ed inequivocabile smentita di quanto volete sostenere contro gli uomini.
Non ribaltiamo i fattori con la storiella degli "uomini-porci o oppressori che inducono le donne a fare le troie o a usare perfidia", poiché il bisogno sessuale (proprio della natura tutta, prima che dei porci in particolare) degli uomini è primieramente istinto (e non ha nulla d'oppressivo), mentre lo sfruttamento da parte delle donne è frutto innanzitutto della ragione (e spesso motivato proprio da brama di tiranneggiare o di dominare scientemente): ogni etica seria fa presto qui a trarre le conclusioni (anche considerando che Essendo il potere delle donne fondato sulla natura e sugli istinti ad essa correlati, ed essendo quello degli uomini invece fondato sull'arte intesa in senso lato come ciò che è opera delle mani dell'uomo, sulla parola, sulle costruzioni culturali, sociali e poetiche si deve concludere essere il secondo una limitazione del primo e non viceversa, giacché Costruzioni dell'intelletto umano sono successive allo stato di natura).
Quello che avviene nell'escorting avviene anche dietro le quinte della vita reale: l'ingenuo trasporto per la bellezza fa sì che l'uomo sia guidato come un burattino da chi sa creare sogni, illusioni e inganni, il maggiore dei quali è proprio quello di credere di condurre il gioco. Se la balla del "dominio maschile" può essere creduta da donnette ingnare (ammesso che ce ne siano), detta da chi invece conosce tutti i segreti delle cortigiane (donne di potere più che di piacere) e tutti i metodi per guidare lasciando credere all'altro di guidare suona solo come un insulto all'intelligenza di chi legge.
I crimini e le guerre sono principalmente attuati da uomini? Certo, unicamente perché le donne son dai tempi d'Omero avvezze ad usare principalmente gli uomini come mezzo per compiere violenza su chi (uomo o donna) vogliono loro, non avendo le doti, la forza, il coraggio o la voglia di farlo personalmente. Non a caso per causa di una donna nell'Iliade morirono tanti uomini. Per raggiungere i loro scopi le donne non agiscono rischiando direttamente (le "amazzoni" come voi nel virtuale sono l'eccezione, e sono in ciò simili agli uomini), ma preferiscono sia per comodità, sia per avere maggiore libertà manovrando da dietro le quinte, operare per interposta persona (un po' come le divinità nelle guerre epiche). Si parla tanto di donna-oggetto quando è invece quasi sempre stato l'uomo ad essere puro strumento della donna, dallo stato di natura (in cui, come nota S., "l'uomo è per la donna un mezzo il cui fine è il bambino") fino a quello della più raffinata e corrotta civiltà.
La storia ha esempi infiniti di questo (Caterina dè Medici, per dirne una, la quale tanto era preda di tale brama di potere che finì con il trascinare nella rovina i suoi stessi figli) ed anche la vita quotidiana mostra come, nelle cose che davvero contano (matrimonio, abitazione, educazione dei figli ecc.) il dominio dell'uomo sia tale soltanto in apparenza, persino nelle civiltà apparentamente più "anti-femminili" come quelle islamiche tradizionaliste.
Sono tanto convinto di questo che non mi fido neppure del cosiddetto "islamismo contrario all'emancipazione femminile". Per me dietro i veli e le apparenze di donne sottomesse e pacifiche si celano tiranne vanagloriose rese peggiori di quelle occidentali dall'abitudine ad agire nel buio e nel torpido (come le seppie), le quali decidono tutto sulla vita dei figli (educazione, matrimonio, orientamento filosofico-religioso) rendendo il marito una mera appendice utile solo a mantenere la famiglia e ad occuparsi delle faccende pubbliche, faticose e costose e pericolose.
Checché ne dicano e pensino i vostri amichetti (perennemente abbacinato da voi e dalla propaganda occidentale sulla "orribile oppressione della donna islamica"), che ogni tanti si lapidi un'adultera (cosa da me comunque condannata in tempi non sospetti) è un fatto irrilevante rispetto a tutti gli uomini che muoiono sgozzati, uccisi in guerra o sempre lapidati per causa di una società avente comunque una forte "spiritualità" femminile (propria peraltro dell'oriente). Io sono sultano nel senso che amo la naturale poligamia, non che abbia intenzioni islamiche verso il sesso femminile. Dicevo questo rispondendo ad un "maschilista" che commentava il mio blog quasi inneggiando alla necessità di un ruolo subordinato della donna. In questo senso io non sono affatto contrario all'emancipazione femminile ed alla parità di diritti individuali, per rispetto di me e della mia libertà prima ancora che di quello della donna, poiché mi rendo innanzitutto conto di come volendo opprimere la donna (o comunque costringerla in ruoli rigidi come in oriente) finirei per essere io il vero oppresso, così come sempre è avvenuto nella storia, similmente a come chi vuole sottomettere un serpente e vi rigira attorno finisce inevitabilmente per esserne avvelenato. Con le donne, per il piacere, per il sogno, per l'apprezzamento della bellezza o anche solo per la vita tranquilla, serena e libera, serve innanzitutto distanza.

Siano libere le donne di fare e di dire, ma non si permettano di attribuire agli uomini le colpe di una società (in cui fra l'altro le donne detengono incontrastate il potere di educazione, di istruzione e di influenza sulla cultura ad ogni livello) degenerata e priva di valori spirituali proprio perché drammaticamente (specie negli uomini) mancano valori, significati, spiritualità e virtù maschili. Se si vuole essere ascoltati seriamente si deve rispettare una certa coerenza ed una certa oggettività, almeno davanti all'evidenza. Continuino pure a selezionare chi vogliono loro e come vogliono loro, con la frequenze e i criteri più liberi e capricciosi che vogliono, (non sono certo costrette a darsi a tutti per compiacere gli uomini), ma non si lamentino delle conseguenze globali di ciò (delle loro scelte) e delle necessarie reazioni degli uomini: mica possono pretendere che questi accettino di vivere nell'infelicità fisica e intellettiva e nell'inappagamento continuo, lasciandosi tiranneggiare, ingannare, o infliggere la frustrazione eterna d'ogni disio. Non sono le donne i soli esseri viventi ad avere il diritto di ricercare la felicità. E, poiché come sapete in questo ambito sono le femmine a scegliere, le scelte degli uomini sono sempre funzione dipendete di quelle delle donne, non son mai la causa prima non causata.
Evidentemente vi siete abituata a dialogare con pisquani con i quali potete rigirare comodamente la frittata. Con me non funziona questo sistema "a specchio" di attribuire ad altri le responsabilità proprie. La maggior parte degli uomini assetati di ricchezza e di potere non lo è per malvagità o per cieca cupidigia, ma per necessità, per naturale pulsione ad essere riconosciuti, per logica conseguenza dopo aver sopportato la propria gioventù ad osservare come o un uomo riesce a diventare "capobranco" o la sua sarà una vita fatta di irrisioni al desiderio, ferimenti psicologici, umiliazioni intime, frustrazioni fisiche e mentali, infelicità sia sensitiva sia intellettiva e inappagamento continuo, con conseguente disagio da sessuale a esistenziale. Questa è la pura ed amara verità. Finché un uomo non dispone di ricchezza e potere risulta socialmente trasparente, non può godere di ciò di cui ha bisogno per natura e non ha, effettivamente, né accettazione né stima del sesso opposto. Ve l'ho detto e ve lo ripeto. Nel desiderio un uomo si "accontenta" della bellezza, mentre una donna "pretende" l'eccellenza (nelle doti che ognuna, soggettivamente, pone in ordine diverso d'importanza, e possono essere, oltre alla bellezza, l'intelligenza, la virilità, la cultura, la ricchezza, il cuore ecc.). Sovente le doti da lei volute devono risultare utili o gradite a lei per motivi soggettivi o conferenti prestigio sociale. Nel mondo materialista e de-spiritualizzato tali doti coincidono sovente con la capacità di produrre ricchezza o comunque di raggiungere una posizione di preminenza economico-sociale. Per raggiungere tale posizione servono di norma tempo, doti e soprattutto fortuna. Chi è troppo giovane, troppo poco portato a ciò (perché magari ha doti volte più all'affermazione nel mondo dello spirito che non in quello mondano) o non abbastanza assistito dalla dei bendata deve o rinunciare a ciò che intimamente desidera (ossia la bella donna) o costringersi a cercare di ottenere quella posizione di forza socio-econimica ad ogni costo e con ogni mezzo. Di qui nasce ogni sorta di iniquità e di furfanterie, che l'uomo, per natura, non commetterebbe mai, ma che è spinto dalla brama muliebre di cose terrene a fare (altrimenti viene disprezzato, umiliato nel suo desiderio, considerato debole e costretto a rimirare altri al suo posto accompagnarsi ai suoi sogni estetici viventi).

Le donne che si lamentano dei comportamenti "tipici degli uomini" sono disprezzabili soprattutto per la loro spudorata FALSITA'. Si lamentano a livello individuale dei comportamenti "insistenti" degli uomini e a livello sociale del mondo "violento" dei maschi. Si "dimenticano" di considerare che tale comportamento e tale mondo sono indotti dalle donne.
Sono queste a pretendere che chiunque miri a loro superi delle prove. Sono queste a imporre il torneo a tutti i pretendenti (magari anche in forme moderne e anti-convenzionali). Sono queste a non concedersi mai liberamente ma a pretendere che il garzoncello affronti fatiche, disagi e privazioni. Sono queste a voler (consciamente o inconsciamente) essere in ogni dove belle e desiderabili e a farsi guardare per accrescere il desiderio e con esso il numero dei competitori da cui scegliere l'eccellente. Sono queste a fuggire per essere inseguite e farsi massimamente desiderare. Sono queste a lottare come chi non vuol vincere, a provocare e a resistere appositamente per misurare il grado di interesse del maschio. Sono queste a volere la competizione estrema fra uomini in loro onore e a compiacersi dei sacrifici (materiali, morali, sentimentali), del dolore (fisico, psicologico, emotivo) e dei rischi (fisici, mentali o legali o addirittura vitali) di questa, quale misura della propria beltà. Sono queste a volere che l'uomo lotti, insista e rischi (o con altri maschi o addirittura con la donna stessa stessa).
Chi non ama lo scontro, l'insistenza ed il rischio non ha alcuna possibilità di conquistare davvero una donna e di godere della bellezza sognata. Può godere solo se paga.
Ed a livello storico-sociale, è l'infinita brama di "eccellenza" (quasi sempre nelle doti conferenti preminenza fra gli uomini) e di cose terrene delle donne a creare i motivi profondi delle guerre e di ogni altra forma di violenza e di ingiustizia (sono infatti freddi calcoli economici e precisi interessi finanziari a provocare i conflitti e tutto quanto indebita e impoverisce i popoli, non già le furie istintive o gli impulsi irrazionali come nelle semplici risse: solo chi non capisce nulla di storia può credere il contrario e dare ragiona alle pensatrici "antimaschili", poiché sono le banche e non gli uomini in generale a fare le guerre e, giacché sono le donne e non gli uomini a scegliere il partner per la quantità di ricchezze possedute basta fare due più due per capire di chi dovrebbe essere la colpa ragionando per generalizzazione). Quando il mondo era davvero virile ed era condotto dalla casta guerriera, non solo non esistevano le banche, ma le guerre erano ben altra cosa, una sorta di giustificazione ideale dell'esistenza, e la componente eroica e cavalleresca (quindi di "costruzione spirituale") era prevalente su quella banalmente materiale e ciecamente violenta e distruttiva: ma non sono più questo da ormai diversi secoli (ovverosia da quando sono le "dame" a muovere il mondo). Non era certo dovuta a pulsioni eroiche, virili e cavallaresche la prima guerra mondiale, che invano i Futuristi (da me in precedenza citati per spiegare un malinteso) hanno tentato di mitizzare (certo vi fu chi visse eroicamente quella guerra, e non dubito di Marinetti e Boccioni, ma sono le cause e i mezzi di quella guerra a risultare oggettivamente ben poco eroici e spirituali). Se vi fosse ancora una guerra mondiale sarebbe giusto inviare al fronte soltanto le donne, non solo per compensazione di quanto hanno subito i maschi in passato in situazioni simili, ma anche perché le cause, essendo materiali, sarebbero tutta faccenda loro.

Le donne che si lamentano dei maschi meriterebbero di essere lasciate sole fino a quando non si siano scannate fra loro (ciò avviene sistematicamente, tanto è vero che mentre vivere in un monastero di frati è per un uomo sopportabile e tranquillo, se gli si dà modo di quando in quando di appagare i suoi bisogni naturali, vivere in un convento di suore è sempre stata una punizione terribile per le donne, pur con tutti gli amanti che si potevano concedere alle madri badesse).

Vi era un film (forse "Gli Anni Ruggenti" con Nino Manfredi) ambientato a Matera durante il Fasismo in cui si criticavano gli uomini pronti, dietro le parvenze eroiche, retoriche o comunque rispettabili, a qualsiasi bassezza pur di arraffare a destra e a manca dalla politica e si mettevano in risalto gli atteggiamenti disincantati delle mogli che non cadevano nell'inganno. Non si metteva però in risalto come esse fossero le prime beneficiarie di tale sistema e come potessero godere dei privilegi "arraffati" dai mariti senza faticare né rischiare, e potendo anzi "saltare su un cavallo migliore" alla bisogna. Se un uomo non raggiunge una certa posizione socio-economica non può esercitare alcuna attrattiva di sorta verso il mondo femmineo.
Non credo alle favole delle principesse che baciano i rospi (e il rospo, in un mondo capitalista, non è l'uomo brutto, ma quello privo di ricchezze). Nemmeno nel medioevo si sono baciati i rospi. Le donne hanno sempre voluto i cigni migliori. Solo che ora invece di avere i mantelli, i cavalieri devono avere i quattrini. Inutile a questo punto ribadire quale sia la causa prima non causata delle sopra-citate furfanterie, o, peggio, delle guerre mondiali.

5) Che la causa di tutte le guerre (moderne) e di tutti i mali sia la cupidigia è cosa filosoficamente nota. Lo sosteneva persino una persona lontanissima dal mio pensiero come Gandhi. Sbagliate però (e sbagliate non certo per cecità d'intelletto, quanto per cosciente volontà denigratoria verso gli uomini) a voler attribuire all'uomo maggior cupidigia, giacché tale forza vitale è propria di ogni essere vivente, e negli umani, in ambo i sessi, è sviluppata al massimo grado essendo essi massima espressione della schopenhaueriana Volontà (che, per economia di principi, è anche la nicciana volontà di potenza e, spesso, nel mondo, virtuale o reale, di pre-potenza). Senza di essa non vi sarebbero la vita, l'evoluzione, il progresso umano, come voi avete a me ricordato in una lettera natalizia (in cui lamentavo per me un aspetto negativo di questa necessità quale il dovere per i maschi del corteggiamento e della "lotta"). Ovvio che, essendo diversi, uomini e donne abbiano anche diversi modi di esprimere e far valere la propria "volontà di potenza" o la propria cupidigia. Non è corretto sovraesporre le espressioni più tipiche dei primi e celare quelle più proprie delle seconde. Si rischia poi di essere sempre smentiti dalla storia: aveva forse la madre Olimpiade meno volontà di potenza e più remore morali del figlio Alessandro il Grande, tale perché da lei stessa forgiato per conquistare il mondo, dominare popoli e soggiogare o sopprimere vite? Fu il cinico Diogene, educato non da brame femminili ma da virile virtù, a dare a quel principe una lezione di semplicità e di vera grandezza, rispondendo alla sua offerta superba "chiedimi tutto, perché tutto ti posso dare" con un appunto "cinico": "proprio tutto? Allora spostati, ché mi levi la luce del sole".
Citare il maggior bisogno sessuale (e sentimentale) dell'uomo per dimostrare che questo sia più "bestialmente cupido" è colpevolmente falso da parte vostra, poiché le debolezze sessuali e sentimentali di cui avete tratto profitto nel reale e di cui mostrate le evidenze nel virtuale sono a voi ben note (non sono una mia balla giustificativa) e ben note sono le metodologie per sfruttarle appagando invece le cupidigie della donna (e di questo avete fatto ampio vanto in tutti i blog e in tutti i forum). Non vorrete dire che se la savana è violenta la colpa è delle gazzelle. Finta è la forza dei clienti nell'escorting, finto è il potere dell'uomo nel mondo.
Il disio naturale, in quanto tale, non ha in sé nulla di bene come nulla di male, ma solo la stessa forza che muove le stelle scorrenti del cielo, che spinge la fiera per i boschi a seguitare la femmina, che fa sbocciare ad arte i fiori laddove la bellezza fiorosce, che ricopre i nidi di piccole rondini e manda pel mondo le colombe e i conigli a Venere santi. C'è qualcuno che si scandalizza, o anche solo che non si commuova nel vedere una il toro e la giumenta, o la madre che allatta il cucciolo o gli usignoli che affiancali l'ali?
Si può dunque pensare che il desiderio per il corpo della donna abbia la stessa naturalità di tutto ciò.
E' solo la volontà scientemente pianificata della donna che lo suscita ad arte e lo sfrutta per i propri fini (spesso appunto legati alla cupidigia di vanagloria, di potere o di beni terreni) a introdurre una valenza negativa e a creare, nel complesso, con la diffusione di tale sistema di "valori" (potere, ricchezza, culto di sé), un mondo di uomini bramosi in costante lotta fra loro, pronti alla dissimulazione e al delitto, quale efficaciemente ed immortalmente lo descrive il Machiavelli.
Non vi convince? Pensate che questo sia un discorso misogino e inquisitorio? Do allora la parola ad un filosofo che passa per essere "amico delle donne". "Gli uomini saranno sempre quello che le donne vogliono.". Jean-Jacques Rousseau.

Comunque sbagliate a generalizzare. Non tutti gli uomini poi hanno avallato questo sistema. Vi si opponeva il cinico Diogene, che viveva in una botte disprezzando le ricchezze e il potere del grande Alessandro. Purtroppo non viene più ascoltato. Aveva tentato di opporsi San Francesco, predicando la semplicità e la povertà, ma ha incontrato solo una donna disposta ad apprezzarlo. Va bene che si chiamava Chiara anch'ella, ma questo è troppo poco per sostenere che le donne apprezzano la vita francescana e gli uomini poveri ma puri di spirito. Io, che anziché Santa Chiara ho incontrato Chiara di notte. mi sono accorto di come, nel rapporto con le donne, contino molto di più le capacità finanziarie, il potere sugli altri uomini a la posizione sociale che non i più sublimi cantici di purezza e di beltà.
Certo che queste prediche contro la cupidigia gridate proprio da voi che mi contestavate una visione troppo "rinunciataria" della vita, volta al vivere sopportabilmente secondo i dettami di Schopenhauer, lontano dalla volontà naturale e dalle occasioni di turbamento dell'anima e alieno dalle lotte per il potere e le ricchezze terrene fra gli altri uomini (e le altre donne), suonano alle mie orecchie alquanto fuoriluogo. Anche senza tirare in ballo (ché sarebbe disgustoso) le vostre scelte private, dico ugualmente (per quanto pubblicamente e privatamente avete con me sostenuto): "da qual pulpito viene la predica? Forse da quello da cui si glorificavano i sette vizi capitali?".
O almeno siate coerente: se chi, conformemente alla "noluntas", nega la cupidigia assieme a tutta la volontà naturale, è definito "fantasma", non può essere "bestia assetata" chi fa il contrario. A meno che non consideriate inesistente la dimensione intermedia dell'uomo "normale".

Rimango convinto che, come nel mito, senza Pandora gli uomini vivrebbero d'amore e d'accordo. Questo è stato vero per me anche a livello personale.

6) L'Usurocrazia mondiale che da ormai quattro secoli governa il mondo (Ezra Pound indicava come nascita la fondazione della Banca d'Inghilterra nel 1614) è certo spietata e disumana, ma è più rappresentativa delle donne che degli uomini (infatti è anche quella che ha promosso la cosiddetta emancipazione femminile, che esalta la figura della madre sopra quella del padre, che conferisce alla vita solo senso materiale e materno negando quello spirituale e paterno, che presenta tutto quanto è femminile come più evoluto, più raffinato, più complesso, più ricco, più puro e più pacifico e tutto quanto è maschile come più bruto, più semplicistico, più rozzo, più distruttivo, più immondo, che esalta all'inverosimile le doti delle donne, presentando come pregi anche i più irrazionali o perfidi difetti e trascura e ignora i valori degli uomini, anche quando si eleverebbero all'oggettività o producono grandezza, bellezza, immortalità, e il contrario fa con i difetti). Sono infatti le donne le prima ad avere chi eccelle finanziariamente come modello di principe azzurro. Non contavano i denari nella guerriera Sparta. Non si vinceva solo con l'oro nella virile Roma. Non era l'eccellenza economica il valore principe nel medioevo degli imperatori cristiano-germanico. I soldi sono sempre contati e i commerci sono sempre esistiti, ma mai come nell'era moderna i quattrini hanno conferito status sociale prioritario e chi li possiede, li tratta e soprattutto li presta è stato signore del mondo (non certo mai del mondo retto dalle superiori caste dei sacerdoti e dei guerrieri): è così solo nel mondo contemporaneo retto dalle caste inferiori degli "schiavi" e dei "mercanti" (ma anche questo è un discorso che esula).
Perché non entro nel merito delle vostre discussioni storico-politiche onorandovi della mia compagnia? Perché la compagnia dei vostri "amici" non mi sopporterebbe, ammesso che io riesca a sopportare loro. Non saprei neppure come insultarli, dato che ho appena constatato (nel vostro post su di me) come persino chi ho aspremente criticato (quasi insultato) a suo tempo dice di avermi letto e apprezzato ( incapacità di comprendere? imbecillità totale? masochismo? autocritica? voglia di compiacere cecamente voi quando mi lodate? zerbinismo per interposta persona?). Vi lascio volentieri tutta la vostra corte dei miracoli e spero vi divertiate con loro. Permettetemi solo un'unica digressione su questo.

Essi esaltano gli americani come "liberatori", ma non si accorgono che ciò da cui ci hanno liberati erano gli unici due tentativi oggettivamente seri di distruggere il potere assoluto della banche: il socialismo nazionale (volgarmente detto nazismo) e quello internazionale (meglio noto come comunismo). Vengono presentati oggi come mali assoluti e mali relativi proprio per questo motivo, e in relazione alla maggiore o minore pericolosità nei confronti della signoria del denaro (perché veramente Hitler sia il "male assoluto" è stato da me spiegato qua). Come argomentazione vengono continuamente presentati i massacri di milioni di persone compiuti da Hitler e Stalin, mentre si tace sui metodi utilizzati (prima, durante e dopo) dalle sedicenti "democrazie occidentali" (l'Impero Inglese fondato sulla pirateria, la violenza e la rapina, nonché sul commercio di stupefacenti viene sempre presentato come il baluardo della civiltà occidentale, il genocidio sistematico delle popolazioni americane da parte degli "americani" attuali, più efficiente dello sterminio hitleriano, è censurato al massimo come malcostume e, quanto alla seconda guerra mondiale, si tace sistematicamente sulle centinaia di migliaia di civili intenzionalmente bruciati vivi per volere di Churchill con il napalm, peggio che in qualsiasi camera a gas nazista, e sulla scelta Usa di sterminare, per motivi di pura opportunità politica come mostrare al mondo e soprattutto all'Urss la propria potenza, gli abitanti di intere città con l'atomica quando il Giappone aveva già chiesto la resa: e tutto questo è testimoniato, non racconto balle).
I crimini dei vinti vengono decuplicati nella loro gravità e sovraesposti mediaticamente, mentre quelli dei vincitori vengono "decimati", minimizzati o addirittura rimossi (un po' come se in una guerra di mafia si presentasse una cosca come la sola carnefice, mostrando le immagini dei morti ammazzati, dei bambini sciolti nell'acido e delle famiglie sterminate, mentre l'altra cosca venisse citata sempre e solo come "una parte che ha dovuto rispondere").
Questo è particolarmente evidente da quando dalla parte dei "vinti" sono finiti i comunisti: prima Stalin era l'eroe vincotore del "cattivo" Hitler, poi è diventato un "cattivo" a sua volta.
In realtà nella storia non ci sono "buoni" e "cattivi", come credono gli imbecilli, ma soltanto (come voi mi pare ben avete capito) prepotenze di uguale natura in lotta spietata per il potere. Se qualcuno in qualche frangente pare più aggressivo ciò è dovuto soltanto al maggior bisogno di usare brutalità (il Machiavelli direbbe "medicine forti") per rinsaldare lo stato in una condizione difficole o violenza per recuperare in fretta posizioni perdute, oppure per ribaltare una situazione di partenza sfavorevole (e questo è l'unico motivo per cui l'imperialismo della piccola Prussia circondata da stati grandi e potenti è stato storicamente chiamato "militarismo prussiano", mentre gli imperialismi francese e inglese sono invece "Grandeur" e "Impero"), non a maggiore malvagità, così come chi pare più "pacifico" e "tranquillo" sembra tale solo perché deve semplicemente "difendere" posizioni già conquistate (come capitò in effetti a Francia e Inghilterra dopo la prima guerra mondiale: sfido volessero mantenere ad oltranza la pace di Versailles, avevano già rubato i due terzi delle risorse mondiali! avevano solo da temere una "ridistribuzione"!) e non perché sia più buono. Quello che infatti i "buoni" fanno quando hanno bisogno di imporre i propri interessi non differisce qualitativamente ed eticamente in nulla dalle azioni dei "cattivi", come dimostrano non solo i crimini di guerra prima citati, ma anche, ad esempio, i piani d'invasione inglesi di Norvegia e Svezia (citati a Norimberga nella difesa di Goring) qualora queste avessero aiutato la Germania (piani non attuati soltanto per l'azione audace e fulminea dell'esercito tedesco che occupò dal cielo e dal mare la Norvegia prima che l'Inghilterra potesse agire, garantendosi il ferro svedese) e la stessa invasione inglese (questa volta reale) dell'Iraq volta a rovesciare il governo filo-tedesco (che stava creando un nazionalismo arabo alleato dell'asse molto pericoloso per gli interessi britannici): in cosa tali violazioni della sovranità popolare erano diverse dalle tanto vituperate invasioni hitleriane (o staliniane)?
A nulla vale dunque citare che i "cattivi" hanno fatto più morti, giacché ciò è dovuto in parte alla contingenza storica e in parte alla ricostruzione sistematicamente falsificata degli eventi (e protetta ancora oggi da leggi severissime, qualora la propaganda ideologica principiante fin dalle elementari e diffusa in ogni aspetto della vita sociale non sia sufficiente ad eliminare qualunque dissenso) da parte dei vincitori, non certo ad una differenza "morale".
La prima guerra mondiale era stata l'apice dello scontro imperialista fra le nazioni. Nessuno più oggi osa negarlo come un tempo citando torti o ragioni, buoni o cattivi: nessuno potrebbe essere creduto nel proseguire la propaganda occidentalista di allora sulla "barbarica" Germania del Kaiser minaccia per la sopravvivenza del mondo evoluto, sulle "atrocità tedesche in Belgio contro donne e bambini" e sul "pangermanesimo nemico delle civiltà latine e della civile Inghilterra". Pare assodata per quel conflitto la tesi "leninista" dell'imperialismo quale fase suprema del capitalismo, senza differenze sostanzali (al di là della retorica e dell'utilizzo propagandistico della storia per convincere le masse) fra un imperialismo e l'altro. Di fatto nello scontro mondiale due imperi furono sconfitti (e per crollo del fronte interno più che per motivi militari): quello tedesco e quello russo, e per questo nel primo dopoguerra la nuova Russia e la nuova Germania dovevano cercare strade alternative allo stato liberal-massonico per ricostruirsi e non essere ancora sconfitte da chi con quel sistema aveva raggiunto il controllo del mondo (ossie le cosiddette "democrazie occidentali"). Poiché il capitalsmo si fonda sull'interesse (o, meglio, su una minoranza che segue il proprio interesse e lascia credere alla maggioranza di star facendo altrettanto) e le uniche due forze al mondo che possano far sostanzialmente deviare un uomo reale (non un santo o un eroe) dal perseguimento dell'interesse personale sono non già l'evangelica bontà ed il pacifico altruismo, efficaci solo nel mondo dei sogni, bensì l'odio ed il terrore, Hitler scelse il primo per la Germania, Stalin il secondo per la Russia. Dovendo entrambi rinsaldare nazioni disgregate, risollevare sorti disperate e ricostruire economie e società profondamente devastate (e ostacolate dal nuovo ordine mondiale fortemente ostile) puntarono su metodi brutali: Hitler strinse il popolo nell'odio per quanto non era tedesco (e fortemente come solo l'odio può stringere gli uomini anche se di interessi diversi), Stalin nel timore della deportazione. Entrambi, oggettivamente, mutarono due stati letteralmente crollati in altrettante potenze militari e industriali ineguagliate e tali da far tremare il resto del mondo e, potenzialmente, da conquistarlo. E nella misura in cui hanno rischiato di fare ciò (che è lo stesso che poi hanno fatto i "buoni") sono stati definiti "male".
Con tutto ciò non dico che Hitler o Stalin non siano stati dei grandi criminali, ma soltanto che i loro nemici, al di là delle apparenzaìe, non erano sostanzialmente diversi dai "buoni" (e non lo sono gli eredi di questi: su quanto dite riguardo alla politica Usa e sulle lobbies varie concordo pienamente).
Poiché la natura degli uomini (sia colpa, come sostengo io, o meno, come sostenete voi, delle donne) è quella perfettamente descritta da Machiavelli ("Perché delli uomini si può dire questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de' pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, ófferonti el sangue, la roba, la vita è figliuoli, come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, è si rivoltano. E quel principe che si è tutto fondato in sulle parole loro, trovandosi nudo di altre preparazioni, rovina; perché le amicizie che si acquistano col prezzo, e non con grandezza e nobiltà di animo, si meritano, ma elle non si hanno, et a' tempi non si possano spendere. E li uomini hanno meno respetto a offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere; perché l'amore è tenuto da uno vinculo di obbligo, il quale, per essere li uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai.") i mezzi da utilizzare se si vuole raggiungere un fine concreto sono quelli descritti nel Principe (ovvio che poi quando, per colpa della rivoluzione francese, entrano in giuoco le masse il numero degli ammazzamenti finisce per crescere di molto rispetto ai tempi del Duca Valentino e di Vitellozzo Vitelli): se si hanno remore nell'uso della violenza non si raggiunge il fine, poiché "Li profeti armati vinsono e li non armati ruinorono". Chi osa sfidare il potere della finanza mondiale (con comportamenti sostanzialmente ispirati a considerazioni del genere "cari signori Rotschild&C., io quel debito immenso ed ingiusto che strangola l'economia, affama il popolo e tiranneggia la nazione non lo pago, e se rompete vi faccio la guerra: ho gli uomini e le industrie per farla, della grande finanza di carta non so che farmene") deve prepararsi presto o tardi a sostenere una guerra globale (e il modo migliore, come insegna il Grande e Illustre Federico, è quello anticipare le mosse dell'avversario, e colpire per primi e più duramente possibile, così come chi vuole abbattere il potere capitalista deve, Lenin docet, prepararsi ad affrontare l'ostilità della borghesia internazionale ed usare dunque mezzi adeguati, dall'armata rossa al terrore (altrimenti fa la fine dei vari riformatori russi periodicamente fatti fuori). Si possono contestare questi fini e dire che il sistema liberale è meglio sia del socialismo nazionale sia del comunismo (ed è infatti anche quanto intimamente penso), ma non ha affatto senso criticare questi per "i metodi" o "per le vittime", dato che se si dovesse tenere realmente conto delle vittime del sistema attuale (come voi pare teniate, dal tono giustamente accusatorio con cui criticate il sistema) e dei metodi delle attuali nazioni libere per conquistare (prima) e mantenere (oggi) il potere ci sarebbe comunque da rabbrividire.
E' dunque errato scegliere una parte (o condannarne un'altra) per "motivi etici". Preferisco di gran lunga chi sa coerentemente individuare e inseguire i propri interesse a chi si lascia guidare da quelli altrui con lo specchietto della morale e non sopporto chi pretende di convincermi con argomentazioni del genere "ma questi mezzi sono eticamente sbagliati" o "non si puà giustificare questo imperialismo": sono o insulti all'intelletto di chi legge o assurde pretese che si rinunci al proprio interesse per favorirne un altro.
Secondo Manzoni il cardinale Borromeo diceva all'Innominato che Dio perdona molte cose per un'opera di misericordia. Io invece dico che l'europeo avrebbe dovuto perdonare all'Innominabile molte cose se questo fosse riuscito laddove aveva fallito Napoleone, poiché sarebbe stata per l'Europa un'opera di potenza (ben diversa da quella debole e decentrata rispetto al mondo di oggi). La colpa che davvero ricade su Hitler è invece quella di aver fatto di tutto per fallire, di essersi creato per motivazioni puramente ideologiche e poco pragmatiche troppe inimicizie tutte assieme, e spesso assolutamente evitabili agendo con più machiavellico realismo, di aver condotto l'esercito da piccolo caporale incompetente, di aver esautorato i generali sul loro campo pretendendo di sostituirli e perdendo una guerra che essi, se lasciati al loro naturale posto, avrebbero benissimo potuto vincere, di aver sprecato risorse in stronzate come i cappellini per le signore berlinesi anziché impiegare tutto nella guerra (come fece invece giustamente Stalin), di non aver saputo produrre in massa tutti i panzer che sarebbero serviti a completare l'opera su vasta scala (specie contro la Russia). Non costituiscono invece colpa il riarmo, la lotta volta a strappare alle potenze occidentali parte delle loro ricchezze (economiche e coloniali) ed il tentativo di porre la Germania al centro dell'Europa in un'Europa al centro del mondo. Tutto questo è solo il legittimo (o comunque non più illegittimo di quello opposto e poi realizzatosi) progetto politico. E i mezzi usati (ivi compresa l'eliminazione fisica di chi a torto o a ragione è ritenuto nemico del nuovo ordine o l'accettazione del fatto che per raggiungere l'obiettivo si uccidano civili innocenti) erano qualitativamente non diversi da quelli dei suoi avversari (basta chiedere a chi è riuscito a sopravvivere ai lager americani di cui mai si parla o ai loro bombardamenti terroristici sulle città: avevano forse quei civili più colpe delle vittime di Hitler?). Ciò che decide sulla bontà o meno di un'azione, poi, è il fine, non il mezzo. Chi sposta l'attenzione sui mezzi (come fanno gli antinazisti ed anche gli anticomunisti) significa che ha molto da nascondere sui veri fini. Io mai mi rallegrerò mai per una sconfitta dell'Italia, della Germania, dell'Europa tutta. Pare invece che, nel vostro blog così come nel resto del mondo, ciò sia obbligatorio.
Se si dovesse ragionare eticamente si dovrebbe in toto rifiutare il mondo, come diceva Schopenhauer e come fanno i monaci orientali (o, meglio, come dovrebbero fare visto che ora vanno in piazza pure loro), giacché "tutti sono cattivi". Se invece non si vuole fare le anime belle ma si vuole cambiare qualcosa nel modo ritenuto almeno "meno ingiusto" per gli individui liberi, o semplicemente si vuole perseguire il bene della nazione cui si appartiene, allora bisogna prima valutare razionalmente e autonomamente e poi, posto che è tranquillamente dimostrabile come tutti i governanti delle grandi nazioni negli ultimi due secoli siano stati (almeno nei frangenti in cui ne avevano necessità per i loro obiettivi) sotto l'aspetto etico dei "criminali", scegliere "il criminale più utile" ai nostri fini (non già quello "minore" secondo le apparenze di un'improbabile morale nascente non certo dall'Etica ma dal caso e dalle contingenze storiche). Tale valutazione, per essere davvero utile (o almeno obiettiva), deve però astrarsi dai condizionamenti ideologici della cultura dominante (che è quella dei vincitori, dunque sempre di una parte). Io non dico che il comunismo fosse la soluzione (la storia ha dimostrato il contrario) o che Hitler fosse il liberatore dell'umanità dal giogo dell'usura e delle lobbies giudaico-massoniche, ma invito solo a non credere ciecamente alle definizioni "morali" imposte dell'indottrinamento politico odierno.

Tale cecità mi è parsa la caratteristica principe dei vostri interlocutori, per cui ritengo assolutamente inutile intervenire nelle discussioni sul vostro blog. Non ho voglia di sorbirmi la solita dottrina "democratica". Assurdo poi doversela sorbire (massimo dell'incorenza o dell'imbecillità) proprio in mezzo alle lamentele per le necessarie conseguenze (negative) di quanto viene presentato come "mondo libero". Sentire un europeo che ringrazia chi ha tolto l'Europa dal centro del mondo, ha distrutto la sua potenza planetaria, la sua autonomia, la sua cultura, la sua influenza sul mondo, la sua civiltà millenaria, insomma, e l'ha spartita in maniera coloniale con un altro ente storicamente extraeuropeo (la Russia) e ha fatto tutto ciò per giunta dipingendo l'imperialismo europeo (rappresentato dalla Germania di Hitler che poteva unire l'Europa nella potenza come un tempo la Francia di Napoleone, e, come tentato da questo, attribuire allo stato e non alle banche quel quarto potere che la rivoluziine francese si era "dimenticata" di dare al popolo: il potere finanziario) come "colpevole", "barbaro", "incivile", "nemico dell'umanità" e quello americano come "salvatore", mi fa cascare le braccia. E mi fa sospirare per come gli uomini siano davvero imbecilli a credere alle apparenze: accettare la versione anti-tedesca e anti-europea degli americani,e i sensi di colpa correlati e la relativa negazione delle proprie identità di sangue e di spirito, del proprio orgoglio, dei propri diritti, della propria storia è per me tanto insopportabile come tollerare la versione femminista della storia volta a raffigurare i maschi come colpevoli, barbari, primitivi, malvagi, da sempre carnefici e le donne come vittime, pure, più pacifiche ed evolute, più raffinate e buone e a far sentire i primi indegni d'appartenere al genere umano, vergognosi della propria natura, e pronti a lasciare tutto alle seconde permettendo ogni prepotenza ed ogni vanagloria.
Posso sopportare il dominio degli usurai mondiali, ma non posso accettare la falsità.
Scusate se ve lo dico, ma le stesse balle che si raccontano sulla seconda guerra mondiale si raccontano anche sulla guerra dei sessi.
Uguale natura e diversi metodi (ma stesso malvagio effetto) hanno la politica nazista e quella "democratica", e uguale natura e diversi metodi (e stesso malvagio effetto) hanno la violenza maschile e quella femminile.
Per me uguali sono i civili morti nei lager (sempre per più o meno fondati motivi di "protezione della nazione") ai civili morti per il terror-bombing (per i medesimi motivi politici e con la stessa noncuranza per la vita degli individui). Uguali sono le donne violentate e uccise agli uomini indotti al suicidio o alla "morte in vita" dalle vampire. Non mi fanno cambiare idea le immagini di Auswitz, non mi farate cambiare idea voi con le vostre storie (che pure prendo per vere). Tanto si tratta sempre e solo di guardare da una parte insistentemente (e con la lente d'ingrandimento) e mai dall'altra (o di guardarvi di sfuggita, tanto per dire di non essersene dimenticati, e con il binocolo al contrario).
Poi sui numeri (e sull'ordine dei fattori e le presunte "giustificazioni"), in tutte e due le questioni ci sarebbe da discutere (se si potesse, ma pare vietato dalle leggi, per le lobbies ebraiche in un caso, per quelle femministe nell'altro). Pensate voi, con il resto del mondo, quanto vi pare. "Misogino" o "nazifascista" sono offese che non mi toccano, quando so di essere sincero.

7) Forse voi vi chiedete ora perché io, se non sopporto il vostro atteggiamento e le vostre opinioni sugli uomini vi scriva tranquillamente ora e vi abbia sempre sostenuto in passato.
Come sempre la spiegazione è nel mito. In Omero le amazzoni non vagavano per il mondo ad ammazzare tutti gli uomini in qualto tali, mosse da odio cieco e da gratuita brama di distruggere o vendicare, bensì, al pari di ogni popolo serio, erano organicamente inserite nella guerra. Se Pantasilea si era recata da Priamo per essere liberata dalla maledizione ed in cambio aveva offerto l'aiuto delle sue guerriere nella guerra contro i Greci ciò non era dovuto a concordanza di vedute sulla società e sul mondo o da improbabili trasporti sentimentali, ma dal semplice fatto di avere nemici comuni o di riconoscere un superiore principio di giustizia: dare e ricevere nel rispetto di "ciò che mio e ciò che è tuo".
Le Amazzoni seppero rispettare i patti, per cui i Troiani non ebbero nulla da temere (né nulla da odiare) da loro per il solo fatto di essere uomini. Nessuna guerriera (come del resto nessun guerriero) è infatti tanto stupida e tanto poco rispettosa della vita (potendo perderla sa quanto vale) da uccidere gratuitamente tutti coloro che capitano a tiro (anche quando sono alleati o possono risultare utili o comunque non sono nemici). Solo i Greci avevano a temere le amazzoni.
Orbene ora io, come Priamo (e si dice anche che Costantinopoli sorga presso l'antica Troia), mi sento assediato da novelli greculi, feroci, falsi e bramosi di bottino come gli antichi, i quali, guidati da un Agamennone come Bush Jr.(che con la scusa della tratta spinge paesi come la Corea del Sud a vietare la prostituzione e a ritirare il passaporto a chi scopa a pagamento all'estero) e da un Menelao come il governo inglese (che vorrebbe incrinimare i clienti delle prostitute) e forti di un numeroso seguito (dalle vetero femministe ai preti, dai maschilisti cavallereschi alle politicamente corrette sostenitrici della "parità" e quindi nemiche dell'umano tentativo maschile di compensare le disparità naturali con la fatica, il denaro, il merito, il potere, dai politici socialisti scandinavi e proibizionisti ai giudici sempre ideologicamente favorevoli alle donne, dai ministri dell'economie a della gioventù pronti a obbligare i maschi al matrimonio agli avvocati pronti a permettere alle donne di spennarli con esso e con altri metodi e accuse, dalle psicosessuologhe spandenti menzogna sul desiderio maschile a tutti coloro che vorrebbero con esso costringere l'uomo a mantenere la donna) minacciano (per fini puramente politici afferenti il loro modo teo-con di governare le masse fin nell'anima) con l'ideologia, la menzogna, l'etica rovesciata, il femminismo e il moralismo le mie uniche possibilità di vivere felice (indissolubilmente legate alle escort ed alla vita autonoma da scapolo lontana dalle donne, dagli obblighi sociali verso di loro imposti e dalla dipendenza psicosessuale da loro).
Le "amazzoni", se coerenti, mi risultano naturalmente alleate, non nemiche, nella mia grande guerra contro le stronze, contro il femminismo e contro le dame di medievale memoria, in primis, idealmente, giacché da un lato il rivendicare la posizione di forza e di libertà della donna distrugge l'arma del vittimismo e della sistematica falsificazione del reale operata dall'ideologia femminista, e dall'altro l'immagine della donna quale forza combattiva, mente pragmatica e sesso "utile", e non già quale gemma preziosa, angelo di purità, fragile bellezza da proteggere e servire, rovina le assurde pretese delle "dame" di essere "belle, rare e preziose" e quindi di avere tutto dagli uomini per il loro "status" e potersi permettere nei loro confronti, da ciò protette, letteralmente di tutto (pretese fomentate sia dal femminismo invocante "leggi di protezione per la donna", colpevolizzazioni infondate per l'uomo e privilegi rosa infiniti, assurdi ed illiberali, sia dal maschilismo galante bramoso di mostrare un'inesistente forza con concessioni cavalleresche) e permette dunque a me di tornare "il bel sesso" (come sarebbe in natura), anziché "il sesso forte che dunque deve faticare, sopportare e sacrificarsi" (come affermatosi nella mostruosa e innaturale società umana comunque ben avallata dalle "donne per bene" di ieri e di oggi), in secundi materialmente, poiché se la visione della escort come leonessa, o comunque come donna forte, intelligente, colta ed emancipata, quasi un'amazzone che vive in maniera indipendente dagli uomini e da essi prende solo ciò che vuole, ed è pronta a lottare fino alla morte per difendere la liceità e la libertà della propria scelta senza invocare aiuti o lanciare lamentele si afferma (un po' come nel capolavoro Sin City in cui, una volta tanto, le prostitute non sono misere donne senza scelta e oppresse, ma guerriere; e del resto attualmente le prostitute autonome sono le donne che, anche tacendo delle battaglie sui forum degne dell'epica, più punti in comune hanno oggettivamente con le amazzoni, come la totale indipendenza intellettuale, sociale e materiale dal mondo maschile e la capacità di accoppiarsi a uomini per cui provano solo indifferenza in nome di un fine più alto del piacere: la vita agiata, l'autostima o il denaro per realizzare un sogno nel caso delle prime, la generazione di nuova vita, altrimenti impossibile per un popolo di sole donne, nel caso delle seconde) ed un numero discreto e crescente di donne diviene escort nel senso proposto da voi senza con questo essere discriminate, emarginate o criticate, io non sarò costretto a fare di tutto per raggiungere grandi ricchezze e grandi poteri nella speranza di interessare un giorno alle donne della cui "divina" bellezza ho sensitivametne ed intellettivametne naturale bisogno, poiché mi basterà risparmiare di quando in quando parte di un modesto stipendio da studioso pio e utile per appagare i miei desideri di natura e vivere il mio sogno estetico completo (e quindi la mia vita sarà migliore, dovendo faticare meno per gli stessi bisogni).
Detto questo, le "amazzoni" sono libere di pronunciare qualsiasi sentenza contro gli uomini, di prefigurare qualunque società e di avere qualunque comportamento, giacché, nella realtà effettuale (virtuale e reale) di oggi i loro interessi non confliggono con i miei, bensì coincidono (pur partendo da presupposti diametralmente opposti) avendo infatti, io e loro, nemici comuni (il maschilismo, il femminismo e una certa visione "debole" e "idealizzata" della donna, nonché, più materialmente, le proibizioniste nemiche del desiderio maschile e i preti nemici del culto di Venere Prostituta). Poiché grazie all'azione di "amazzoni" come voi mi viene garantito il diritto e la possibilità di rivolgermi alle escort e viene allontanta da me qualsiasi colpevolizzante ombra di essere la parte "forte e predatoria" del leone, non ho obbligo, per poter appagare i miei bisogni naturali, né di entrare nella grande lobby finanziaria che governa il mondo né di avere troppo a che fare con le donne nella sfera realmente sentimentale: conseguentemente come si dirige la società e come pensano, agiscono e giudicano le donne divengono fatti assolutamente marginali (potendo io vivere felicemente comunque, grazie al mio amore per lo studio, la tranquillità, la vita serena e autarchica, grazie alle escort che della bellezza appagano il bisogno sensitivo ed alla mia capacità di astrarre, sublimare e trasporre all'ideale, che della stessa appaga quello intellettivo). Forse il mio ragionamento vi pare arduo e quasi assurdo, a giudicare dalla foga con cui altri uomini vi si scagliano contro. Ebbene questo dimostra solo che quegli uomini sono assolutamente incapaci di elaborare una qualsivoglia strategia di guerra e siano protesi, come si fa nelle semplici risse, a gettarsi contro qualunque essere sembri ostile (nel caso, una donna che combatte contro degli uomini).
In politica (e queste guerre virtuali sono una politica delle idee) le "amicizie" non si stringono a simpatia o ad affinità ideale, ma per quello che di funzionale al fine possono portarci. I vostri "nemici" attuali non lo capiscono: peggio per loro.
Io invece non ho scelto il nome di un sovrano del Rinascimento (sia pure turco) a caso: da principe machiavellico non avrei mai esitato neppure un attimo a servirmi di un Hitler o di uno Stalin, e ad accordarmi con loro, se lo avessi ritenuto utile ed adeguato al fine, figuriamoci se mi pongo problemi o remore (morali o di opinione) ad allearmi con voi (per quanto possa pensare di voi dopo il vostro comportamento). Vi dico dunque chiaramente: se avete bisogno o piacere di poter contare sulle forze di Costantinopoli per combattere contro i pisquani (ché a differenza dei Greci non hanno Achille) come un tempo, sono assolutamente disponibile e lo faccio anche con piacere, ma se avete invece intenzione di indottrinarmi contro il genere maschile e di convicermi (come fate con i vostri attuali seguaci) di quanti siano brave belle e buone ed evolute le donne e malvagi, barbari e oppressori e animali gli uomini avete per una volta sbagliato bersaglio. Nemmeno Pantasilea pretendeva questo da Priamo in cambio dell'alleanza militare.

Per dirvela tutta, con me non funziona il trucco di chiamare le cose con nome diversi. A leggere voi, quando un uomo critica (argomentando) le donne la colpa è di lui che è antifemminile e non le sa apprezzare (o non potendole avere le odia), mentre quando è una donna a criticare (magari con generalizzazioni demagogiche) gli uomini la colpa è di loro che sono bestie e non sanno farsi apprezzare (o non hanno nulla per cui essere apprezzati). Questo si chiama "paralogisma". Ed è un errore logico, prima che un trucco retorico.

Potere poi usare tutta la retorica maternalista del mondo, ma io, fra il sesso di Leopardi e quello delle stronze che lo prendevano in giro, preferisco il primo, così come preferisco appartenere al sesso di chi con le creazioni immortali della poesia, delle lettere, dei versi, delle musiche e della bellezza eternatrici, rende sopportabile questa vita di caducità e di dolore, piuttosto che a quello di chi la propaga senza altro scopo (e giustificando con questo qualsiasi crudeltà e tirannia).

8) Ho scritto tutto questo non per polemizzare un'ennesima volta, ma per chiarire una volta per tutte. Non sarebbe costruttivo continuare a discutere su quanto (le nostre opinioni) non potremmo, con tutta la migliore volontà del mondo, cambiare. Mi è venuta anche la nausea a parlare sempre degli stessi argomenti, e a ingigantire, fatti, sitauzioni e argomentazioni. Sembra troppo che mi lamenti quando invece appartengo alla minoranza di coloro che a questo mondo vivono (o potrebbero vivere) bene. Poiché ho avuto dagli dèi la fortuna di vivere in condizione di privilegio, potrei godermela benissimo anche in questo mondo plutocratico ed effemminato, pensando alla mia felicità materiale e ignorando qualunque discussione, critica, speculazione storico-antropologica (che tanto non cambia la realtà né del mondo né della mia vita). Poiché quando espongo le mie tesi per un mondo meno signoreggiato dalla finanza, dall'iniquità, dal vuoto spirituale, vengo definito "anti-femminile" e "anti-semita", tanto vale ormai persegua il mio stretto interesse infischiandomene del mondo, spassandomela con quanto posso "arraffare" e ricordando che nessuna fra le donne o fra i "meno fortunati" ha mai fatto qualcosa per limitare le mia infelicità quando ci trovavamo tutti allo "stato di natura" della fanciullezza e dell'età scolare. Quando penso a quella sottospecie di stato di natura (fra l'altro guidato spesso da donne) che era il periodo scolastico, comprendo come sia meglio, infinitamente meglio, un mondo ingiusto in cui comunque, con un po' di fortuna e di impegno, è possibile avere almeno una speranza di felicità, ("Date all'uomo almeno possibilità ed egli sarà salvato", diceva Soren Kierkegaard) rispetto ad un mondo "forzatamente giusto" in cui l'infelicità è sistematicamente garantita per colpa dell'uguaglianza (e quando mancano valori oggettivi in cui competere ed eccellere, le uniche gerarchie sono quelle della prepotenza: i fatti, a partire dalla violenza giovanile per finire alla storia mondiale, lo dimostrano). Torno dunque a rallegrarmi del mondo (ingiusto ma sopportabile, almeno finché non arriveranno gli Americani e le Americane a distruggerlo, o, peggio, le Svedesi a probire, socializzare, effemminare) in cui vivo ora. Sappiate poi che più voi parlate male degli uomini, più, pur allontanandovi da me, mi risultate utile. Poiché il vostro ruolo nella "mia guerra" è legato principalmente all'argomento dell'escorting e della sua libertà, se le vostre tesi (che io ho semplicemente ripreso e di cui voi molto più di me potete conoscere la verità) fossero espresse da una persona "amica degli uomini" o sospettata di esserne succube, complice o comunque da essi ideologicamente orientata, potrebbero essere accusate di esser "tesi di comodo" (infatti animale le accusava proprio di questo e sosteneva, animalescamente, che io fossi voi e scrivessi quello che voi scrivete per "sentirmi meglio come cliente", anche se non vedo proprio come ci si possa sentire meglio ad essere gazzelle davanti alle leonesse: forse qui si sopravvalutano i sensi di colpa, che invece, come i pisquani nemici vostri dimostrano, sono comunque preferibili ai sensi di debolezza, altrimenti mica vi contrasterebbero). Dette da voi, invece, tali tesi emergono in tutta la loro oggettività pura, in tutta la loro cruda verità, non già comoda per i clienti, non certo inventata dagli uomini per giustificarsi, ma emergente da una donna che rivendica, con sincerità e orgoglio, il proprio ruolo di leonessa, e senza alcuna concessione alle idealizzazioni maschili (che pure, quando sincere e limitate alla "scena", apprezzate, rispettate e leggete). Quindi continuate pure a fare "l'antimaschile" come vi pare. Qui serve essere machiavellicamente realisti. Se vi interessa un'alleanza mandatemi i vostri ambasciatori, altrimenti vi saluto cordialmente, vi auguro virtualmente felicità e lunga vita e voglio riconoscervi di tutto cuore che qui nel virtuale chi vi lascia, comunque ed ovunque vada, al contrario dei vostri ex-clienti, se ne va più ricco, non più povero.

OMAGGI DALLA SUBLIME PORTA
Il Sultano Beyazid

P.S.
Visto che probabilmente siete la mia unica lettrice (infatti fino ad ora credevo di scrivere per me solo) ed io non sono uno scrittore tanto sadico da provare dispiacere nell'irritare chi legge, se non vi piacciono certi argomenti trattati perché li ritenete "anti-femminili", fatemelo sapere. Vedrò di accontentare le richieste del "pubblico". Tanto quanto mi premeva è già stato ABBONDANTEMENTE detto. Volete rubriche di storia, di letteratura, di filosofia, di lirica? O di escort? Volete mi limiti a versificare? Mandatemi messi a comunicarmi cosa più vi piace, perché altrimenti tanto vale che chiuda qui il blog. Se deve diventare un centro di aggregazione per i vostri nemici dell'immondezzaio (che magari credono di trovare in me, solo perché vi contraddico, un possibile ed insperato alleato) preferisco davvero chiudere e tenere tutti gli scritti per me solo. Per quanto sia ostile alle stronze, alle femministe, alle sostenitrici delle donne e denigratrici degli uomini, anche io odio gli imbecilli.

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