Questione di ordine (di grandezza)
Leggete qua:
L'ex bagnina perde 250 mila dollari al tavolo da gioco e inveceA parte il fatto che solo un ricco cui i soldi sianto tanti da risultare scomodi come pulci potrebbe proporre una cosa del genere, giacché qualsiasi altro uomo, per quanto amante della bellezza femminile e delle grazie del corpo avrebbe preteso i 250mila dollari spendendoli poi in 250 (o anche solo 125) congiunzioni carnali con altrettante bellissime sacerdotesse di Venere prostituta, il fatto fa socialmente riflettere come segue.
di pagare accetta la proposta di una «notte d'amore»
ORDINI DI GRANDEZZA
Viviamo in una società in cui anche la morale e l'opinione pubblica sono funzione del denaro, in manera gerarchica secondo diversi ordini di grandezza.
Ordine dei dieci alla 1)
Le prostitute che si concedono per decine di euro vengono totalmente disconosciute, sono considerate soltanto come vittime prive di volontà e diritti, le si vogliono togliere dalle strade e, se si potesse, eliminare moralmente e materialmente dal mondo, giacché anche quando la loro è una scelta (o un tentativo di emanciparsi dalla povertà) essa non viene considerata lecita e libera. Solo il biasimo sociale e la stigmatizzazione sono gli atteggiamenti che si riserva loro,
Ordine dei dieci alla 2)
Le prostitute che si concedono per centinaia di euro (e si pubblicizzano sul web) sono accettate solo se restano al "loro posto", vengono considerate "parzialmente libere", si tollera la loro scelta anche se la si considera aprioristicamente condizionata da difficoltà economiche, sociali e da sfruttamenti di vario genere, e se osano sostenere il contrario sui forum vengono circondate e aggredite (si spera solo virtualmente) da mute di cani "moralisti" (siano essi "colpevolisti" o "vittimisti" non fa differenza). Sono comunque donne che devono nascondere il volto nelle foto.
Ordine dei dieci alla 3)
Le prostitute che si concedono solo per migliaia di euro possono invece già mostrare apertamente il viso, se si pubblicizzano sul web è solo nell'ambito di servizi raffinati e lussuosi, in siti propri o di agenzie di accompagnamento rinomate, nei quali, sebbene il rate sia spesso chiaramente indicato, non compaiono squallidi "tariffari" (del genere "rai1, rai2, cim, sif ciof) ma descrizioni di gusti, caratteri e preferenze su regali, poesie e argomenti di dialogo, e soprattutto hanno il diritto di rivendicare la libertà e la liceità della loro scelte essendo credute ("ah, per prendere in una notte quanto prendo io in un mese, ci credo!" dicono persino i bacchettoni).
Ordine dei dieci alla 4)
Le prostitute che sanno farsi pagare decine di migliaia di euro, per la loro rarità e la loro qualità (sia fisica, sia intellettuale), doti indispensabili per pretendere tali "rate", non hanno bisogno di pubblicità esplicita (o, meglio, non si accontentano di quella) e, quando parlano o diffondono le proprie immagini (direttamente, mostrando le proprie foto, o particolari di esse, a pochi eletti, o indirettamente, lasciandole vedere con gli occhi dell'immaginazione a molti) diventano presto un mito. La loro bellezza sensitiva e intellettiva è considerata tale (ed accresciuta dall'illusione del desiderio, dall'immaginazione dell'uomo e dall'abilità di "quell'artista del mondo che fluttua" che, secondo quanto giustamente riportato dalle "Memoria di una geisha", la cortigiana di lusso) da poter essere paragonata (per ammirazione e valore) alle opere di Picasso. Non solo queste escort "mitiche" (da quattro zeri) possono mostrare liberamente il proprio volto (come le top escort da tre zeri), ma il loro volto è talmente disiato che quello stesso pubblico così pronto a considerare "doveroso" il coprire il viso da parte delle prostitute da due zeri fa a gara per aggiudicarsi le foto, perde su quelle la vista e notti insonni e finisce per giocarsi all'asta persino foto false.
Un esempio di Mito è stato per tutti Chiara di Notte, finché era in attività, come escort reale, e, una volta ritiratasi (all'apice come Schumacher), come dimostrazione (sia pur solo virtuale) di tutto quanto ho appena esposto (a cui non avrei creduto se non avessi visto personalmente il comportamento dei tanti uomini con cui, nell'immondezzaio e dintorni, ella ha dimostrato quanto sopra).
Ordine dei dieci alla 5)
Le prostitute che possono concedere le proprie bellezze per centinaia di migliaia di euro non sono nemmanco ritenute prostitute. Si pensa che non esistano, salvo poi scoprire la loro presenza fra le più luminose stelle della cinematografia e dell'immaginario a stelle e strisce. Pamela Anderson, pagando il proprio debito di gioco con una notte di ebbrezza e di piacere dei sensi ne è stata la più fulgida dimostrazione. Il bello è che i medesimo giornalisti bacchettoni pronti a censurare le prostitute "normali" fanno a gara ad esaltare la bravura, "la fortuna nella sfortuna", l'astuzia e la felicità della bella Pamela. Sembra che, facendo quello per cui altre donne sono discriminate, abbia compiuto un'impresa mediatica e intelligente, meritevole di lodi e ammirazione.
LA MORALE
Morale della favola?
Aveva ragione la barzelletta.
Un uomo ferma una ragazza estremamente attraente, dalle gambe lunghe e dai capelli fluenti, che indossando una minigonna vertiginosa camminava per il centro cittadino, e le chiede "verresti con me, questa notte, per 10.000 euro?" E la fanciulla, dapprima muta per la sorpresa risponde "Beh, come dire, non me l'aspettavo. Non ci avevo mai pensato. Non l'ho mai fatto. Ma poi, che male c'è? Diecimila Euro? Penso proprio che per quella cifra la farei felice, per una notte". E l'uomo replica "e per dieci euro cosa mi fai?". La stessa ragazza replica sdegnata "ma per chi mi ha presa?" E l'uomo conclude "chi tu sia lo abbiamo già stabilito con la prima risposta, ora dobbiamo solo accordarci sul prezzo".
Anche l'etica moderna, alla luce delle reazioni comuni al fatto di Las Vegas, al casinò, e a quelli di Bologna, in via Stalingrado, è dunque una barzelletta, ed anche molto simile.
Nulla di male, a vivere secondo le barzellette, ma bisogna almeno smetterla (per rispetto dell'intelligenza prima ancora che della morale) di fare i moralisti e riconoscere che, in qualunque condizione, di necessità o di comodità, la bella donna ha una soluzione in più, non in meno, quindi non può essere considerata meno libera e più sfruttata come pensa il vittimismo femminista e il pensiero politicamente corretto.
Se Pamela Anderson non avesse avuto milioni di uomini pronti a idolatrarla, migliaia di ammiratori disposti a pagare cifre da capogiro per averla e quel singolo estimatore presente al momento giusto per versarle un compenso a 5 zeri, avrebbe dovuto pagare e si sarebbe trovata nella medesima difficoltà in cui si trovano sempre in quelle situazioni gli uomini (poi costretti a vendere tutto, a scappare, o al suicidio per debiti, eventualità questa meno frequente via via che ci siamo allontanati dai tempi del fratello di Ugo Foscolo). Se una donna diversa da Pamela Anderson ma parimenti bella contrae debiti di diversa natura (per la propria attività, per il lavoro, per la famiglia, per le spese consuimistiche o per viaggiare) e non sa come ripagarli, può facilmente risolvere il problema, mentre un uomo (o una donna vecchia o bruttina), nella medesima situazione, no.
Anche fuori dai casinò di Las Vegas, la morale non cambia. Peccato non lo si riconosca (e si riconoscano solo "i debiti che le ragazze contraggono.....e che le costringono a questa vita.......": un conto è un debito capestro creato ad arte da organizzazioni malavitose per sfruttare gli immigrati, altro conto sono i debiti liberamente contratti dalle persone per qualsiasi personale motivo, dai più giocosi ai più seri).
Quando una "giovan donna e bella" si trova in una condizione chiamata da molti (e soprattutto dai moralisti proibizionisti) "di bisogno" (a proposito: anche Pamela Anderson aveva BISOGNO di saldare un debito, e "senza quel debito non si sarebbe concessa a quello sconosciuto", per citare una frase simbolo di chi vittimizza le prostitute), ma comunque equivalente al "bisogno" che tante altre persone (coetanei maschi, coetanee femmine non avvenenti, o donne come loro che non vogliono prostituirsi) risolvono svolgendo lavori diversi (forse più faticosi, non so se più o meno "facili", certamente meno remunerati), come ad esempio gli immigrati che lavorano in fonderia, le colf, le badanti, le infermiere extracomunitarie, i neolaureati da ottocento euro al mese, i divorziati che fanno straordinari incredibili e magari dormono in macchina per pagare gli alimenti e i debiti del matrimonio fallito, i genitori che fanno sacrifici (e ne fanno fare ai figli) pur di far quadrare il bilancio con il loro misero stipendio, o, ancora gli stranieri che si adattano a lavori faticosi che gli italiani non vogliono più fare ecc. ecc., non può essere definita "costretta" dalle circostanze, giacchè costretti, poverini, sfruttati non sono definiti gli altri che, trovandosi nella stessa situazione di partenza, hanno preso strade diverse (rispetto alle quali le "escort" o simili hanno preferito, per motivi personali su cui nessuno ha diritto a discutere o giudicare, la strada dell'offrire piacere sessuale a pagamento).
Se una straniera immigrata regolare (non parlo delle clandestine vittime del racket presenti sulle strade, per cui non vi può essere scelta veramente libera), venuta in Italia magari con visto turistico, anzichè cercare lavoro come badante o colf, come tantissime sue coetanee che non vengono chiamate sfruttate o costrette, preferisce girare da una città all'altra per fare la escort, o lavorare in un locale di "lap-dance" in cui arrotondare incontrando clienti a pagamento, non può chiamarsi "costretta" nella scelta, nè sfruttata.
Se un'italiana si rifiuta di vivere col misero stipendio da mille euro con cui devono fare obbligatoriamente i conti i suoi coetanei (i quali non vengono chiamati costretti o sfruttati) e preferisce guadagnare dieci volte tanto dispensando piacere col proprio corpo, anzichè svendere il proprio intelletto, la propria preparazione, il proprio studio, la pare più intime e nobile di sè, quello in cui si è sperato e sofferto negli anni più puri della verde età, per "esigenze di mercato", non può chiamarsi costretta dal bisogno o sfruttata.
Se una donna separata vuole risolvere i propri problemi finanziari o di autostima incontrando dietro gentile omaggio “amici selezionati” nei momenti liberi dal lavoro e togliersi qualche sfizio materiale, anziché affrontare gli straordinari o tollerare certi disagi e privazioni, come devono fare persone nella sua stessa situazione (che non vengono appellate costrette o sfruttate) non può dirsi obbligata o vittima di sfruttamento.
Non si chiamano sfruttatori o approfittatori i datori di lavoro degli immigrati che trovano in loro manodopera difficile da trovare fra gli italiani, non si chiamano sfruttatori o apprifittatori coloro i quali si avvalgono degli straordinari di persona in momentanea difficoltà finanziaria, non si chiamano sfruttatori o approfittatori le famiglie che assumono regolarmente una colf o una badante, permettendole di vivere dignitosamente (o comunque al livello di tanti italiani), non si chiamano sfruttatori o approfittatori i dirigenti delle multinazionali che assumono neolaureati pagandoli ottocento euro con contratti a termine. Non si capisce allora perchè i clienti delle lapdancers o delle escort (le quali, al contrario di certe stradali, non sono costrette da nessuno) dovrebbero essere "un problema" o, come il blacktempest di turno e tanti altri implicitamente credono, "sfruttatori di una situazione di bisogno". Io vedo in ciò (in questo ragionamento usuale, su EF, da parte ad esempio di Blacktempest) un retaggio sessuofobo (secondo me ha ragione Chiara: quel black ragionava come un nonno). Il mestiere di escort (o di lapdancer pronta ad "arrotondare") e quello che, di positivo e di negativo ne consegue, non è un "problema".
E' la conseguenza di una scelta personale. Che la si condivida o meno, la scelta va rispettata (e non la si può chiamare "non scelta" solo perchè non coincide con la nostra morale!) Madonna Chiara aveva tentato di aprire gli occhi sulla libera scelta delle prostitute autonome e sulla loro volontà di non essere schiacciate nel ruolo di vittime, ma pare il mondo sia troppo cocciuto (oppure troppo costituito da donne perfidamente false e uomini clamorosamente imbecilli).
Ma come si fa a non cogliere nella leggiadria e nella contentezza con cui le giornaliste e i media in genere lodano oggi Pamela Anderson, soprattutto se comparata alla mestizia e al vittimismo con cui sempre parlano di prostituzione. la perfidia dell'animo femminile o comunque l'infondatezza della morale femminista pronta a definire "sfruttamento della donna" la prostituzione (quando è invece sfruttamento dell'uomo)? Bisogna proprio che gli uomini siano costituiti in gran parte da imbecilli!
L'etica non può essere "economicamente quantitativa", quindi non si può condannare la prostituzione e contemporaneamente esaltarne la vetta solo perché qui il vantaggio della donna è platealmente evidente (c'era anche alla base, ma era oscuro).
La prostitizione in sé è sfruttamento razionale, da parte della donna, della disparità di desideri fra maschi e femmine (voluta dalla natura a vantaggio di queste) per fini di propria personale utilità. Vi sono molte forme e diversi modi, ma la sostanza è la stessa.
LA PIRAMIDE
La società capitalista, poi, è piramidale anche nella prostituzione (pur non cambiando mai nella sostanza). Alla base vi sono delle vere e proprie sfruttate, donne (diverse dalle escort "medie", dalle "girls da appartamento", e dalle lap-dancers di cui ho parlato nel capitolo precedente), indotte a lavorare per strada per poche decine di euro a prestazione, poco distinguibili l'una dall'altra, appiattite su tariffe e prestazioni stabilite, e impossibilitate alla carriera e all'aumento del reddito in base alle capacità individuali e agli elementi di distinzione e competizione nel lavoro. Esse corrispondono infatti a chi lavora nell'ultimo gradino della società capitalista, a tutti quei lavoratori caratteristici della prima età industriale (o di oggi, nei paesi come Cina o Cambogia) costretti a lavorare come schiavi sedici ore al giorno in condizioni precarie e quasi senza diritti, e soprattutto senza speranza di poter far valere le proprie doti individuali per guadagnare di più.
Alla vetta invece vi sono le top-escort, distinguibili l'una dall'altra per le loro caratteristiche (fisiche e intellettuali, letterarie ed estetiche), libere nella scelta come nell'esercizio del mestiere, con la possibilità di farsi pagare in base al proprio valore, e di scegliere la clientela anche secondo il proprio capriccio. Esse infatti corrispondono a chi lavora nella sommità del sistema capitalista, ai top-manager delle multinazionali di oggi (da cui riprendono peraltro il tenore di vita e le vettura), superpagati e avvezzi a viaggiare su auto costose e a soggiornare in alberghi a cinque stelle, o a passare le vacanze in posti da sogno, e soprattutto in grado di scegliere a quale azienda fornire i propri ricercati servigi.
In mezzo ci sono tutte le restanti prostitute, più o meno contente, più o meno colte, più o meno pagate, più o meno distinguibili, più o meno apprezzate, più o meno in grado di scegliere, guadagnare ed ottenere, ESATTAMENTE come ci sono tutti i restanti lavoratori, più o meno ricchi, più o meno liberi, più o meno felici.
Non si capirebbe del resto perché un sistema in grado di rompere legami feudali e tradizioni millenarie e di stratificare la società in classi economiche dovrebbe lasciare un fenomeno vasto e diffusissimo come la prostituzione ancorato ad una concezione medievale di "servo/padrone" o "re/cortigiana". Solo le femministe che leggono Hegel al contrario e sono disposte persino a rinnegare Marx dopo averlo esaltato possono sostenere questo pur di dare la colpa all'uomo e vittimizzare la donna.
La costante della "piramide" della prostituzione è però questa: l'utente finale che paga il conto non è mai colui che ci guadagna, né tanto meno colui che sfrutta. E' sempre l'anello più debole della catena. Anche nel caso di prostitute poco pagate e sfruttate, chi guadagna dallo sfruttamento è il magnaccia, mai il cliente. Il cliente di prostitute, così come il cliente di una banca o di un negozio di prodotti qualsiasi, non ha alcun potere ed alcun guadagno e non fa altro che lasciarsi abbindollare dalla "pubblicità". Egli si lascia sedurre e paga: poco o molto, paga sempre (spesso convinto dall'avvenenza della donna della reclàme, dal richiamo sessuale più o meno esplicito, dalle frasi e dalle scenette appositamente studiate dai pubblicitari, di trovare nell'acquisto la propria felicità) e ottiene un "prodotto" il quale, per quanto valido e costoso, non varrà mai il prezzo pagato (poiché l'illusione con cui si è deciso di acquistare non può avere corrispettivo nel reale: nel caso delle escort l'illusione si chiama ELISIR D'AMORE).
Nel caso dell'escorting, è evidente persino ai più ciechi creduloni della storiella uomo-carnefice, donna-vittima quanto INVECE l'uomo sia gazzella e la donna leonessa, ma anche nel caso del cliente delle prostitute povere e sfruttate il cliente è tutt'altro che lo sfruttatore o l'anello forte. Così come non sono gli acquirenti dei prodotti cinesi a trarre profitto dallo sfruttamento con cui tali prodotti sono realizzati, così come non è il cliente di una banca a guadagnare dall'usura operata di fatto dalla stessa, così non è il cliente delle lucciole a guadagnare sullo sfruttamento di queste. Madonna Chiara diceva: "la ragazza è l'esca, il leone è il pappone, il cliente sempre gazzella rimane". Il cliente delle lucciole paga poco, ma anche molto poco ottiene (converrebbe spesso a lui una gratuita masturbazione, più che un rapporto consumeto in fretta, con freddezza, e in assenza di condizioni sia igieniche sia "estetiche" per una buona scopata). Il cliente delle escort paga di più, ed ottiene di più, ma rimane sempre una "gazzella". Difatti, in ogni caso, si pagano soldi veri in cambio di amori finti. Si paga la recita del sogno estetico completo, che, in quanto tale, svanisce all'alba (quando va bene, altrimenti può portare alla rovina REALE). Chiunque paga per l'illusione ci rimette.
Ad ogni modo, evitando vittimismi di segno contrario, dico solo che, mentre l'uomo nella prostituzione è mosso dal genio della specie (il quale gli impone di appagare i propri desideri di bellezza e di piacere), o da passione irrazionale (come sempre è l'amore per la bellezza femminile), la donna, qualunque sia il suo motivo personale, agisce per calcolo razionale, e dunque opera ad una sfera superiore di libertà e decisione. Questo è il fatto decisivo per cui ella è leonessa e l'uomo gazzella. Nella fattispecie, poi, il mestiere di meretrice, per i suoi guadagni quasi sempre superiori a quelli che ci si potrebbe permettere con lavori "normali" anche se ben pagati, è scelto sia da chi ha bisogno, sia da chi ha brama, di denaro, sia da dei lauti guadagni ha necessità, sia di chi trova questo comodo. Con la facilità consentita da certi uomini "polli", è come accettare la vincita di una lotteria con l'unico obbligo di scomodarsi a ritirare il premio. Accetterebbero tutti, i più ricchi come più poveri, i più bisognosi come i più fortunati. Si accetterebbe anche per opportunità, non solo per bisogno. Non si può non riconoscerlo!
SALUTI DALLA SUBLIME PORTA
P.S.
Come avrà capito chi mi segue da tempo, la critica alla morale televisiva non è volta a sostenere che Pamela Anderson debba vergognarsi e nascondersi, ma che nemmeno le prostitute da due soli zeri debbano essere costrette a celare il viso per paura di essere discriminate o stigmatizzate (come vittime o come streghe) dal facile e ottuso senso comune.
Etiketler: Picconate
2 Comments:
Mi è piaciuto il tuo post. Sono molto d'accordo con quanto hai scritto. Alla base rimane il fatto che viviamo in un mondo ipocrita fino al midollo.
Tanto ipocrita da rinnegare come "oscurantismo" ogni valore etico-spirituale ed ogni tradizione, da ritenere retaggio del passato le leggi dello spirito che organizzano gerarchicamente i popoli, da considerare oggettivamente vero solo quanto è materia e carne disconoscendo la realtà superiore e parimenti oggettiva dello spirito, da ritenere vita solo quella del corpo, da ricoprire tutto (dalle parole, alle immagini, alle idee) di esasperato sensualismo e da esaltare quindi la donna, madre e seduttrice, in una sopravvaltazione estetico-filosofica della figura femminile degna di Babilonia, e poi da sorprendersi se c'è tanta gente che COERENTEMENTE sente di aver bisogno delle sacerdotesse di Venere Prostituta per continuare a vivere.
Comunque, qualunque sia il nostro pensiero filosofico in merito a questa deriva oscura, materna e materialista dell'occidente
(rispetto invece al mondo solare ed apollineo delle civiltà greco-romane e a parole come "nobiltà", "trascendenza", "spirito", "tradizione"), è bello, come diceva Nietzsche, "dare una spinta a ciò che sta per cadere".
Yorum Gönder
<< Home