La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Ekim 05, 2007

FATWA CONTRO SUA IMBECILLITA' IL MINISTRO PADOA-SCOPPIA (speriamo)

E' fantozzianamente tragicomico che chi prende dallo stato 25 mila euro al mese pensi sia possibile uscire di casa, acquistare o affittare un immobile, sposarsi, fondare una famiglia con i 25 euro in più al mese che lo stato ora promette.

A parte che in uno stato liberale non deve essere il ministro dell'economica a dire se i giovani debbano sposarsi o meno, debbano fare i padri di famiglia o i gaudenti, debbano vivere fra le comodità o fra i doveri, fra le spese dilettevoli o fra i sacrifici e i risparmi, la "scoppiata" del ministro non ha fondamento né giustificazione nella realtà materiale, morale e civile dell'Italia di oggi.
Benito Mussolini, nella sua politica demografica e nella sua retorica nazionalista, avrebbe potuto incitare gli italiani a sposarsi, a odiare "la vita comoda" e ad amare il lavoro, a procreare copiosamente per la patria e ad essere "padri, mariti, soldati".
Allora almeno vi erano ancora un'identità spirituale, un insieme di valori tradizionali e forse anche rivoluzionari, un'idea romantica di nazione (quale l'aveva espressa il Foscolo), vi erano insomma le motivazioni ideali per sacrificare la felicità materiale dell'individuo. Ora tutto ciò non solo è stato distrutto dal progresso, dalla cultura materna e materialista, dalla globalizzazione, ma è anche considerato politicamente scorretto.

Come si fa dunque a sposarsi, a procreare, a sacrificare la propria vita, per l'Italia di Prodi? Solo a pensarci come minimo si ammoscia il pisellino.
Vuole il ministro di Prodi imitare il Duce ed imporre una tassa sul celibato? Perché altro motivo non vi è per un uomo celibe di sposarsi.

Personalmente, sul matrimonio, la penso come Schopenhauer: sposarsi, per un uomo, significa dimezzare i diritti e raddoppiare i doveri, dunque è da evitare. E se lo era a quei tempi lo è ancor maggiormente oggi, con le assurde e vessatorie leggi femministe su aborto, divorzio e "violenza domestica o sessuale", in conseguenza delle quali non passa giorno senza che, pubblicamente o privatamente, un uomo sia incriminato, umiliato o "spennato", quando non totalmente privato di casa, famiglia, roba, oltre che della dignità, della voglia di vivere e di ogni residua speranza di felicità.

I giovani d'oggi hanno occhi per vedere, orecchie per sentire e intelletto per capire tutto questo. Non tutti sono ancora rimbecilliti dalla propaganda televisiva e dalla sopravvalutazione estetico-filosofica della Donna (che gli imbecilli scrivono così con la maiuscola) operata dalla pubblicità.
E anche se vi fossero altre leggi, altre usanze e altre donne, è comunque assurdo per un uomo accettare la monogamia, che per lui è contro-natura (dove sono mai stati infatti i veri monogami? Tutti, chi più chi meno hanno vissuto, vivono e vivranno, almeno per qualche tempo, in regime di poligamia di fatto).

Non è un segreto io sostenga come l'unico rapporto costruttivo (o, meglio, non distruttivo per l'uomo) con il mondo femminile possa e dabba essere soltanto quello commerciale del Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta.

Come Padoa Schiopppa mi dà del bamboccione per il vivere con la madre anziché con la eventuale moglie, qualche donna, per il fatto che in tale situazione mi possa tranquillamente dilettare (ovviamene pagando) a godere della bellezza così come il cielo l'ha diffusa per la vastità multiforme dell'universo femmineo, può darmi dell'animale.
Et invece proprio perché , a differenza degli altri animali, siamo dotati di intelletto, possiamo comprendere come l'amore sia soltanto la trappola che la natura ha teso all'uomo per propagarne la specie, e proprio per questo cerchiamo, per quanto umanamente possibile, di non caderci, di starne lontani, o comunque, quando ne vogliamo godere, di viverlo come mero divertimento, come fatto estetico puro, o anche come sublimazione ideale o (per chi è portato) artistica,, ma mai come fatto sentimentale, il che sarebbe deleterio non solo e non tanto per la felicità individuale (la quale, come ampiamente dimostrabile, è di natura illusoria) quanto per la nostra stessa possibilità di vivere "sopportabilmente", in maniera serena ed autarchica, lontana dai troppi affanni e dalle occasioni di dolore, e dedita alla contemplazione, allo studio, alla conoscenza, con qualche svago carnale ogni tanto per appagare i propri naturali bisogni (intellettuali e sensuali) di bellezza e di piacere, evitando divengano altrettante ossessioni o occasioni di turbamento del nostro amore per la tranquillità, le belle lettere, la matematica e la speculazione astratta.

Non è pura misoginia a spingermi ad affermare che la felicità di un uomo non possa essere mai data, ma solo tolta, da una donna.
Semplicemente la persona che la natura ha scelto per noi (e dunque ci ha reso irresistibilmente attraente da un punto di vista non solo e non tanto "estetico" o "intellettuale", ma profondamente "chimico") non è quasi mai quella con la quale vi sarebbe affinità sentimentale o addirittura (e questo spiega le frequenti e quasi naturali disarmonie nei matrimoni e nelle unioni: che tale disarminia non sia invece quasi mai presente nelle amicizie, nelle quali la scelta è presa dal nostro libero arbitrio, dimostra quanto l'amore sia istinto e non sentimento).

Per questo l'Amore è cieco
"La volontà della specie è talmente più potente di quella dell'individuo da far chiudere gli occhi all'innamorato su tutte le caratteristiche per lui ripugnanti, da farlo passare sopra a tutto, da fargli disconoscere tutto e da indurlo a legarsi per sempre con l'oggetto della sua passione: così interamente lo acceca quella illusione, la quale, non appena sia appagata la volontà della specie, svanisce, lasciandogli dietro un'odiosa compagna di vita. Solo così si spiega perché vediamo spesso uomini molto ragionevoli, anzi eccellenti, uniti a vipere e diavoli di mogli, e non comprendiamo com'essi abbiano potuto fare una scelta del genere" A.S.
Solo così, vedendo in quella sola donna la meta dei propri moti dell'anima, un uomo può abbandonare, come Orlando, il proprio senno sulla luna e lasciarsi andare alla passione amorosa, rinunciando alla vita serena e autarchica propria del saggio per i diavoli e l'inferno del matrimonio o, oggi, della convivenza, con una creatura che a ben guardare non gli procura vantaggio alcuno, ma solo doveri e costi e processi, e non ha spesso altra attrattiva per lui dalla bellezza, inesorabilmente destinata nel tempo a sfiorire o comunque, anche prima, a non soddisfarlo più una volta posseduta.

La donna può dare la felicità all'uomo solo finché resta un sogno: quando si realizza diviene un incubo.

I più ingenui pensano di convincermi del contrario di quanto affermo con l'argomentazione che la vita di un uomo non sposato non sarebbe completa. Certo, non è completa come non lo è una sciagura senza la distruzione completa dei suoi protagonisti. Io voglio la mia vita sia un'altra storia. La vita dell'uomo si compirebbe soltanto con l'unione coniugale? No, perché il fine precipuo del matrimonio, ovvero la riproduzione, non attiene agli interessi dell'individuo ma a quelli della specie. Si sacrifica in esso la felicità della vita presente per quella futura. Perché dovrei cedervi una volta conosciuto per via filosofica l'inganno?
D'altra parte, il matrimonio senza riproduzione per l'uomo non ha senso in quanto significherebbe rinchiudersi nella per lui innaturale monogamia senza seguire alcun interesse né personale né naturale.
Il fine dell'uomo doppiamente sapiente non è la vita senza altro scopo, come negli animali, ma la vita felice (o, almeno, con l'illusione di felicità), per cui le sue scelte esistenziali dovrebbero essere volte più a rendere sopportabile la vita esistente che non a crearne di nuova senza riflessione (e senza garanzie né per la felicità propria né per quella della prole).
Sposarsi significa nel mondo occidentale raddoppiare i doveri e dimezzare i diritti (senza considerare che la monogamia è innaturale nell'uomo). Non porta alcun vantaggio né sensitivo né intellettivo: anzi, riduce (con la sua assurda pretesa di fedeltà) la possibilità di appagare il proprio naturale disio di bellezza e di piacere diffuso alla vastità multiforme delle creature viventi.

Dato che il ruolo di Pater Familias non solo è culturalmente deprezzato e attaccato, ma è persino stato abolito sia dal codice sia dal pensare, perché dovrei prenderne gli oneri senza riceverne gli onori? I doveri senza i diritti? I rischi e le fatiche senza i privilegi? I sacrifici senza le ricompense materiali e spirirtuali? Sarei un pazzo! Allora, visto che invece sono saggio, canto serenamente e a perdifiato come facessi la parodia di Leporello che attende Don Giovanni, "notte e giorno faticar/ per chi nulla sa gradir,/ pioggia e vento sopportar,/ mangiar male e mal dormir:/ voglio fare il puttaniere,/ e non voglio più servir,/ no, no, no, no, no, non voglio più servir!"

Che senso ha poi sacrificare se stessi in un mondo in decadenza? Me lo spiega Padoa Schioppa?
Risulta del tutto privo di significato limitare se stessi, le proprie possibilità di essere liberi, di scegliere i godimenti (o le consolazioni dai mali) e di ricercare la vita felice o, meglio, il vivere sopportabilmente, di fare insomma della propria vita qualcosa di vivibile, di rendere il rumore caotico dell'esistenza qualcosa di ascoltabile grazie ai versi, alle rime ed alle parole musicali che decidiamo di introdurre, in nome della prosecuzione della vita senz'altro scopo. Gli animali lo farebbero, ma solo perché non sono in grado di rendersene conto. All'uomo, cui l'intelletto è stato dato, non solo per soffrire maggiormente del proprio stato "basso e frale", ma anche per capire l'ordine delle cose e trarre dalla conoscenza il modo per rendere la vita sopportabile o comunque per trarre delle soavi consolazioni, non può apparire degno di sé compiere sacrifici per mera la prosecuzione specie. La natura non ha infatti un senso umano. Avrebbe invece senso nobile compiere sacrifici di sé, anche estremi, per permettere la prosecuzione, nel mondo, di un ideale in cui viva la parte più pura di noi e nel quale vivremo ancora dopo la morte, l'affermazione insomma e l'immortalità, sulla terra, di un valore spirituale in cui risieda la nostra identità, quale poteva essere, AD ESEMPIO, il senso sacro e romantico di Nazione.

Una delle ultime soddisfazioni del padre, quella che avrebbe potuto, nonostante tutto, convincere i più nobili e i più idealisti degli uomini ad essere, nonostante tutto, genitore, era la perpetuazione del proprio cognome. Ogni grande civiltà solare e supera dell'Occidenta fondava la propria identità di culto, di cultura e di Spirito su questo. Ora, invece, in nome dell'ideologia femminista e material-maternalista, il governo di Padoa Schioppa vuole contro ogni rispetto della tradizione abolire anche ciò, cancellando persino il nome di ciò che è stato grande. Come si suggeriva a quel tale, rispondo senza guardare indietro: "la mia parola io l'ho già detta".

Ora prometto solo a Padoa-Schioppa di trovare un gruppuscolo simile al Fight Club[1] per tagliargli le palle, dopo ciò che ha detto e ciò che il suo governo ha fatto. Stia attento quando, dopo i suoi tuonanti discorsi, entra nelle toilettes, ché potrebbe trovarsi a pantaloni abbassati con un elastico attorno al sacchetto. Gli uomini al servizio di Costantinopoli sono sempre dappertutto, In Sha' Allah.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

P.S.
[1]Là era una rivolta "proletaria" di chi "lavora nei sotterranei dei tuoi grattaceli, serve nei tuoi ristoranti, guida le tue ambulanze, ti sorveglia mentre dormi", una ribellione al sistema che "ci constringe a fare lavori che non ci piacciono per comprare cose che non ci servono", qua è la rivolta di chi ha studiato fino a quasi trent'anni, sacrificandosi sia materialmente sia moralmente (meno tempo e denaro per i divertimenti rispetto a chi aveva abbandonato l'università) per poi trovarsi, una volta laureato, a guadagnare, grazie all'economia italiana frutto di ministri come Padoa-Schippa, meno di un manovale (e in maniera totalmente indipendente dalle proprie doti e dai propri sacrifici), o comunque meno di quanto servirebbe a vivere dignitosamente senza il sostegno di genitori, nonni, parenti di vario grado o benefattori di vario genere. Ma lo sa il ministro che ormai un ignegnere delle telecomunicazioni non può più permettersi (salvo appunto aiuto dei genitori) di comprare un televisore nuovo e di godersi da casa il digitale terrestre in alta definizione su cui progetta e inventa per lavoro?
I giovani sono stanchi di "studiare tante cose, che non sono economicamente apprezzate, per farci sfruttare da chi non ha studiato".
Propongo, pur da sovrano liberale, un "esproprio proletario" dei beni di Padoa Schioppa, da distribuirsi presso coppie di neolauerati con intenzione di sposarsi, per compensare questa situazione.

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