La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Ağustos 31, 2007

CASO MELE: il sesso e la coca non uccidono, l'indifferenza e il moralismo sì.
Non avrei detto nulla sul cosiddetto "caso Mele", perché nulla meritava d'essere detto per commentare la solita ipocrisia dell'Italia democristiana e le solite tirate moralistiche
di preti, femministe, uomini di presunto intelletto e quant'altro.

Poiché ho invece ora appreso che il nome d'arte della pulcella coinvolta risponde a quello di una mia odalisca incontrata qualche volta in chat e poiché non è mio costume tacere sulle ingiustizie subita da persone amiche dirò qualche parola (anche se dalla foto non sembra proprio essere lei: potrebbe trattarsi di un caso d'omonimia di "nick", ma il discorso che mi preme rimane valido in generale per tutte le sacerdotesse di Venere Prostituta e per tutti i moralisti e gli incoerenti).

Premetto che assurdo per me è lo scandalo per la squillo e scandalosa invece la sovrapposizione arbitraria fra droga, "male" e prostituzione.
Il malore è stato causato dalla droga, mica dalla prostituzione.
Se il deputato non avesse offerto denaro alla ragazza, ma solo la droga, (e il rapporto sessuale fosse stato fra quelli definiti "free" e non presi di mira dai bacchettoni) ella si sarebbe comunque sentita male.
Se invece il deputato avesse offerto il denaro (rimanendo dunque nell'ambito del Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta), ma non la droga, la ragazza non si sarebbe sentita male e sarebbe uscita soddisfatta dalla serata.

Il non capire questi semplici passaggi logici e l'ignorare (volutamente?) tali inevitabili quanto BANALI conclusioni per dare libero sfogo a proclami moralistici o comunque contrari alla prostituzione dimostra quanta mistificazione vi sia attorno al culto di Venere e quanto di falso e di ipocrita si voglia adoperare come manto menzognero per nascondere la verità.

Ciò premesso, all'Onorevole (?) Mele non rimprovero certo l'essersi accompagnato ad una sacerdotessa di Venere ed aver pagato "il biglietto", ma il non averla soccorsa subito (a quanto pare) per difendere l'ipocrita facciata "pulita" di matrice democristiana e per ossequio ad una pseudomorale nemica del culto di Venere la quale impone, a qualunque costo (anche quello della vita propria, come nel caso del ragazzo impiccatosi qualche anno fa, o altrui, come in questo caso), di nascondere il "peccato" e il fatto d'esser gaudenti puttanieri.

Che un'infondata morale (cristiana?) possa valere più della vita o comunque della salute di una ragazza la quale non ha alcuna colpa se non quella di esercitare il sacrosanto diritto a disporre del proprio corpo (e della propria bellezza) come meglio crede (e dunque anche a farme strumento d'arricchimento o di successo, come in questo caso) è quanto di più abietto si possa immaginare.

Con lo stesso sdegno con cui condannai i moralisti e i politici che con le loro criminali parole e le loro illiberali crociate (anti-prostituzione) furono i responsabili morali dell'impiccagione di quel giovane anni fa, condanno ora chi PER MORALISMO non ha voluto prestare soccorso ad una sacerdotessa che si trovava in pericolo di vita o comunque di salute.

Si scandalizzino gli altri per lo scambio di sesso, bellezza e illusione amorosa per carriera, denaro o altra utilità economica (fatto che per me è soltanto espressione di libere e lecite scelte individuali), si indignino gli altri per l'uso di coca (che io, al contrario della prostituzione, non approvo, ma che non voglio certo vietare con atti coercitivi e illiberali, giacché ognuno è padrone anche della propria salute), io mi indigno PER L'INDIFFERENZA di cui è stata vittima una sacerdotessa di Venere per il semplice fatto di svolgere un'attività considerata "sporca" dalla catto-femminista italia post-democristiana.

Serve una battaglia culturale e libertaria in sostegno delle sacerdotesse di Venere Prostitutaa affinché cessino questi comportemente discriminatori, oltre che lesivi della dignità umana,
dovuti comunque alla saldatura fra il vetero-maschilismo di certa gente ("ah, tanto è solo una puttana, chissenefrega") e il vetero-femminismo di chi non accetta la prostituzione come libera e legittima scelta della donna (e crea dunque la necessità di "nasconderla" e di "vergognarsene", da parte di uomini e donne).
Se non avesse voluto fare bella figura davanti ai preti e alle donne "perbene ed emancipate" del suo elettorato, forse il deputato non si sarebbe comportato così.

Comunque squallido resta il suo comportamento, anche se squallido ovviamente non era il suo disio di godere scenicamente e completamente della bellezza pagando il biglietto.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

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2 Comments:

At Pazartesi, Eylül 03, 2007 1:10:00 ÖS, Blogger Rocky Joe said...

Le donne son sempre vittime, gli uomini sempre carnefici.
Come se le donne fossero delle costanti handicappate, solo che però sono gli uomini a essere considerati tali, le donne avrebbero capacità intellettive "superiori".
Strano paradosso tra uomo e donna dove la parte ritenuta più intelligente, più furba, più astuta, più scaltra è sempre vittima delle frodi della parte ritenuta più stupida, più ottusa, più chiusa. Tutto questo mi ricorda tanto le barzellette sulle gare tra la 500 e la ferrari...

 
At Pazartesi, Eylül 03, 2007 4:58:00 ÖS, Blogger Beyazid II Ottomano - Sultano di Costantinopoli said...

Sono d'accordo, però in questo caso il comportamento del poco onorevole Mele è stato comunque ingiustificabile (se davvero si è rifiutato di soccorrere subito la sacerdotessa di Venere Prostituta soltanto per tutelare la propria immagina candidamente democristiana).

Certo è assurdo, come hanno tentato di fare i giornali, dipingere quella squillo come una vittima in quanto squillo. Ha rischiato di essere vittima del mix di alcool e droga unicamente per colpa dell'indifferenza e del moralismo di quel parlamentare, non già per il fatto di prostituirsi (come ho voluto sottolineare nel mio post, se la droga non ci fosse stata, non ci sarebbe stato nemmeno il malore, indipendentemente dal passaggio di denaro causa prostituzione).

Ovvio che poi la mistificazione mediatica accentui la figura della "povera ragazza" ricca di sogni e povera di prospettive, alla faccia dell'assurdo logico che da tale vittimismo deriva immediatamente. Avere una vita celebre e principesca, fra creme e gioielli abiti firmati e auto sporitive, soggiorni in posti da favola e agi d'ogni sorta in hotel di lusso, non è un diritto inalienabile: è una condizione che ognuno ha diritto a ottenere con i propri mezzi. Se come mezzo decide d'usare il sesso è una decisione tanto libera quanto legittima: sia che faccia la squillo sia che faccia la velina
Le altre persone, però, quelle che non hanno la sua bellezza e la sua desiderabilità, devono accontentarsi della vita grigia (ella dice grama) d'esser commesse
neolaureati/e ingegneri ecc., di guadagnare 800 euro e vivere con quelli accontentandosi dei divertimenti della tv (lei invece della tv vuole essere protagonista).
Si è arrivati all'assurdo di considerare condizione di sfruttamento e costrizione, per quella ragazza, la vita comune, la vita che faceva prima di prostituirsi, la vita mediocre insomma, quella propria dei suoi coetanei "normali", quella fatta di rinunce ai godimenti e alle vacanze, di limitazioni alle spese, di conti che non tornano di mediocrità nella scelta dei beni, di costante confronto con i bilanci grigi e magri ecc.

Purtroppo in tutto questo, così come nelle assurdità da voi ben elencate ed evidenziate, si saldano vetero-maschilismo e vetero-femminismo.

Ovvio che a tale cultura dominante si debbano (purtroppo) adeguare i personaggi pubblici (Mele) e quelli che pubblici diventano (vedi questa "Pocahontas").

Non attribuirei colpe a quest'ultima, tenendo conto di come certe sue dichiarazioni siano dettate dalla necessità di farsi accettare da una cultura che non accetta le meretrici (ne avevo parlato qui: http://la-sublime-porta.blogspot.com/2006/11/proposito-di-confessioni-di-donne.html#links).

Ovviamente, vivendo in un paese in cui la cultura cristiana (specialmente quella di stampo controriformista, diverso sarebbe il discorso, ad esempio, per il cattolicesimo polacco: la Polonia nel seicento era il paese senza roghi) permea alla radici la società ed il pensiero, la morale ed il sentire, non solo e non tanto in ambienti clericali o presso chi si dichiara professante, ma anche e soprattutto negli ambienti intellettuali, laici, nella gente comune, in chi si dichiara ateo o non praticante, una meretrice sia portata a dichiarare di non aver avuto una scelta completamente libera e di aver preferito un qualsiasi altro mestiere se ne avesse avuto la possibilità. Non può dire, come realmente è, che ha operato quella scelta liberamente (come tante altre persone scelgono un mestiere piuttosto che un altro per motivi di soldi o di necessità individuali, materiali o spirituali, e non sono dette in nulla costrette) da una prospettiva meramente economica (necessità o brama), o di piacere consumistico (potersi permettere creme e gioielli, vestiti firmati e oggetti di lusso, vita agiata e soggiorni in posti da sogno) o di sostentamento dell'autostima (vedere la prova di essere oggettivamente bella nel momento in cui uomini di tutti i tipi sono disposti a pagare per la di lei compagnia) o di vanagloria (vedersi pagata cifre degne di grandi artisti e considerarsi desiderata e contesa al pari di una principessa rinascimentale), non trovando nulla di male (o di impuro) nel chiaro, dichiarato e consensuale scambio di sesso (o recita completa di un sogno estetico e illusione d'elisir d'amore)per denaro. Non può dire che il mestiere l'arricchisce economicamente e non solo, lisciando la sua vanagloria e fornendo consolazioni materiali, e non fa altro che mettere a frutto certe doti (di bellezza, di fascino, di intelletto, di dialogo, di bravura recitativa) piuttosto che altre (lo studio, le braccia, l'impegno come in altri mestieri).

Rischierebbe di essere considerata materialista, superficiale, eccessivamente legata al denaro, deviata dal consumismo e priva di altri valori, scarsa di moralità, serietà, etica e dignità, priva di altre doti e che dà poco valore al proprio corpo ed alla propria femminilità.

Nietzsche diceva che dovremmo pagare il fatto d'essere stati cristiani per duemila anni. E questo persistere del pregiudizio paolino sul corpo (considerato templio della spirito santo tanto che peccare in esso o guadagnare attraverso di esso equivale a fare mercato di cose sacre) in virtù del quale si può vendere tutto di sé, dall'intelligenza alla forza fisica e persino alla perfida astuzia commerciale o legale, ma non sesso, è una dimostrazione.
La cultura "catto-femminista" odierna ha vigore proprio perché può sfruttare tale pregiudizio (assieme a quello, romanzesco, della "vergine insidiata", persistente nonostante tutti i fatti razionalmente farebbero più pensare, se non alla donna fatale, almeno ad un'abile "cacciatrice" di portafogli e sentimenti).

Per timore di non essere socialmente accettata, o umanamente compresa dal mondo ed anche dal cliente, il quale pur essendo tale non è certo sovente libero da pregiudizi, una meretrice reale lascerà sempre intendere di sentirsi "impura" e non darà libero sfogo al proprio pensiero.

PROPRIO PER QUESTO, è necessario intellettualmente apprezzare l'onestà e l'intelligenza di chi, fra le donne e le prostitute, riconosce d'essere la "leonessa", non la gazzella.

Non tutte le donne, sacerdotesse o meno, si adeguano al falso cliché da voi enunciato. Quelle che non lo fanno meritano da me, se non idolatria, almeno rispetto, anche se magari non tutto quanto dicono e fanno è da me sentito come giusto o accettabile.

Eviterei dunque il passaggio dall'immagine della prostituta vittima (imposta dai giornali) a quello della prostituta strega (che potrebbe emergere da una certa lettura "accusatoria" del vostro post).

Il dialogo (e a volte il sostegno) con le sacerdotesse di Venere e le donne sincere in generale non è da rifiutare, soprattutto perché proprio la falsità e la perfidia delle femministe illiberali e delle ipocrite piagnone dovrebbe farci apprezzare di più chi ha la sfrontatezza di esporre la propria verità.

D'altronde il ribaltamento del discorso ipocrita "donne vittima-uomini carnefici" è più credibile se ad enunciarlo è una donna (che si suppone non avere alcun interesse a svelare la verità, la quale, una volta resa nota, le impedirebbe di continuare tirannie attraverso sensi di colpa e di pretendere privilegi come "espiazione"). Non credete?

P.S.
Non so se gli uomini siano delle Ferrari, ma è indubbio che, per natura e per cultura, abbiano lo svantaggio di dover percorrere più strada per arrivare alla stessa meta (la felicità o l'illusione di essa, l'apprezzamento o almeno l'accettazione sociale, e la posizione di poter ottenere quanto si vuole), un po' come gli spermatozoi.
Il comportamento di buona parte di essi, più simile a quello di turisti intenti a perder tempo rimirando il paesaggio, a credere di poter star fermi come ovuli o ad incolonnarsi ai 2 all'ora dietro alle 500, che non a quello di piloti veri, mi fa propendere per non attribuire alle donne la colpa del femminismo. Senza l'imbecillità dei 5/6 del genere maschile (la proporzione è Schopenhaueriana) le stupidità e le ipocrisie delle femministe sarebbero prese dal mondo per quello che sono e non per dogma di fede. Come aveva capito ancora una volta il filosofo di Zarathustra, il femminismo contiene una tale dose di stupidità (di stupidità maschile in quanto pretesa razionale) che ogni donna ben riuscita, che è sempre una donna intelliente, dovrebbe vergognarsene.

 

Yorum Gönder

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