La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cumartesi, Temmuz 21, 2007

IL DIRITTO ED IL PRIVILEGIO

E' di ieri la notizia delle diverse decine di milioni di Euro, di Dollari o di Sterline (non ricordo, ma il risultato non cambia) che la celebrità Paul McCartney dovrà devolvere alla seconda moglie. Ora mi chiedo: ma con quella cifra, di quante diverse e ben più belle (e forse anche più simpatiche) accompagnatrici avrebbe potuto godere nel frattempo, evitando litigi, inganni e ferimenti sentimentali? Che ragazzi italiani "normali", i quali non possono certo spendere migliaia di euro a notte per le modelle di Venus, si sposino ad avvenenti donzelle dell'est europa, rimanendo a volte contenti, a volte fregati (come sempre avviene nelle cose umane), è comprensibile. Ma che chi si può permettere letteralmente di tutto, ivi compreso un ipotetico harem di ammiratrici magari da non pagare nemmeno, finisca per ammogliarsi ad una perfida, gelosa e vanagloriosa femmina la quale gli procura soltanto diavoli e inferno resta per me un mistero. Non accetto l'ipotesi del "volere un amore vero, un rapporto intellettuale e sentimentale e non solo fisico, un coinvolgimento emotivo". Le vere escort, soprattutto quelle che si fanno pagare cifre che solo Paul McCarthney potrebbe permettersi ogni sera, sanno recitare perfettamente la parte dell'amante appassionata, sono colte, raffinate e dall'intelletto vispo e aperto al dialogo ed alla conoscenza, e il fatto di essere pagate non impedisce loro di far vivere al cliente la "favola bella che ieri m'illuse che oggi t'illude" in maniera molto più coinvolgente di certi banali rapporti "gratuiti". Nell'escorting non mancano né emozioni né dialogo, né bellezza intellettuale. Certo è una recita, ma, come dimostrato da Schopenhauer, anche l'amore naturale è una recita, solo che nel primo caso siamo noi a scrivere il copione (e a pagare i personaggi), mentre nel secondo caso è la natura ad illuderci per i suoi fini.
Preferire un inganno totale in cui ci si può rovinare la vita ad uno circoscritto nel tempo e nei rischi e concordato a priori non è certo segno di superiore intelligenza degli uomini rispetto agli altri animali, per cui l'obiezione "perché non siamo animali" che molti usano per spiegare la scelta "matrimonio" rispetto a quella escortistica non ha valore.
Rimane più plausibile, per me, l'ipotesi schopenhaueriana secondo la quale i cinque sesti degli uomini sono costituiti da imbecilli.
Quelli moderni sono poi impareggiabili in imbecillità. Magari si fanno davvero convincere che pagare subito ed in moneta e senza inganni sia "contrario alla dignità umana", che sia diritto della donna ricevere con probabilità 1 (materialmente, in regali, doni, vantaggi economici d'ogni sorta, e idealmente, in complimenti, accrescimenti d'autostima, fatiche da corteggiamento, recite umilianti, comportamenti da giullare, tensioni psicologiche e sacrifici mentali e fisici a lei dedicati, implorazioni, idolatrie e quant'altro possa compiacere una vanagloria prepotente e tirannica) e dare solo come funzione di variabile aleatoria, e che l'uomo debba essere costretto dalla donna al regime per lui mostruosamente innaturale della monogamia.

Che differenza c'è fra una prostituta e una moglie pretendente il mantenimento? Dal punto di vista di chi paga, la differenza è che la prima può essere cambiata ogni volta che le sue grazie vengono a noia, mentre la seconda va mantenuta.
Dal punto di vista di chi è pagata, la differenza è nell'onestà intellettuale: la prima si fa pagare solo per il tempo in cui offre la propria compagnia, la seconda vita natural durante.

Orbene, siamo sinceri: che una donna possa scegliere di maritarsi ANCHE, se non direttamente per interesse, per migliorare la propria posizione socioeconomica e il proprio tenore di vita effettivo, qualunque cosa si pensi di ciò, rientra nei diritti di libertà individuale e di autodeterminazione delle scelte afferenti la vita privata e sessuale. Che però quanto acquisito (non per merito, o per lavoro, sottolineo, ma per puro sfruttamento di una OPPORTUNITA') sia da considerarsi "DIRITTO acquisito", da mantenersi anche quando non è più sposata (e quindi quando viene a cessare il motivo per cui ha acquisito qualcosa che è sì legittimo ma non appartiene ai suoi diritti naturali) e magari anche quando l'ex-marito non guadagnerà più tali cifre (da cui, dato il momento storico non certo di boom dell'economia occidentale, la rovina di molti mariti separati che devono vivere da sfruttati e da vagabondi per pagare "alimenti" non più sostenibili) è qualcosa di contrario non solo ad ogni più elementare buon senso e ad ogni eventuale principio etico (non so se possa esistere, ancora, in un mondo post rivoluzionario, un'Etica oggettiva e fondata), ma anche ad ogni concezione moderna dello stato di diritto, della CORRISPETTIVITA' e dell'uguaglianza di diritti e doveri fra i cittadini.

Si tratta di un privilegio pseudo-galante di stampo prettamente medievale, che soltanto un pactum sceleris fra quella stupidità cristiano-germanica che ha nome cavalleria (di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i greci) e un certo femminismo a senso unico, privo di senso dell'oggettività e dimentico di ogni coerenza logica, e di ogni valore ideale rispetto ai termini "Parità" ed "Emancipazione" può tollerare.
Il privilegio è il contrario del diritto. La donna separata, per il semplice "status" di moglie di un "signore" economico acquisisce A VITA una rendita che non ha corrispettivo e non ha uguali in alcuna altra situazione (nessun cittadino riesce a procurarsela con "merito", esattamente come un privilegio feudale non poteva essere guadagnato lavorando da una persona non nata nobile). Un diritto senza il corrispettivo dovere non è un diritto, è un PRIVILEGIO, poiché, come suggerisce l'origine etimologica del termine (PRIVATA LEX), deriva da una legge valida solo per la persona che ne usufruisce e non per gli altri cittadini. Non mi si dica che "la legge è uguale per tutti", giacché, data la oggettiva disparità di numeri e desideri fra maschi e femmine stabilita dalla Natura, non esiste realisticamente per l'uomo, a parità di condizioni, la possibilità di usufruire degli stessi benefici delle donne. Come tali privilegi possano non solo sussistere ma addirittura essere garantiti da uno stato che proclama l'uguaglianza è un altro mistero. Si spiega soltanto prendendo per vere le considerazioni di Schopenhauer sulle donne simili alle seppie che, per difendersi o per prevaricare, non essendo dotate come i leoni di forza fisica e di coraggio, usano il torpido per nascondere la verità e colpire gli avversari.
Evidentemente, dato che il mondo Tradizionale conteneva disparità fra uomini e donne (ma disparità che si equilibravano a vicenda per ottenere un sistema nel complesso organico), le femministe vogliono "pareggiare" laddove le donne hanno meno e lasciare le cose come sono laddove hanno di più, al fine di ottenere una disparità globale favorevole alla donna e tale da permetterle la tirannia e la prevaricazione ideale e materiale, fisica e psicologica, sull'uomo. E fanno tutto ciò attraverso la mistificazione della realtà, il vittimismo e l'esagerazione di verità parziali (che, in quanto tali, significano FALSITA').

Alla prossima (ministra, avvocata, parlamentare) che si lamenta di come STATISTICAMENTE le donne guadagnino meno, prometto una fatwa per manifesta bugia e insulto all'intelletto altrui. Solo immaginando l'interlocutore TOTALMENTE IMBECILLE si può difatti supporre che non capisca come, finché le femmine mantengono privilegi medievali, non avranno mai il BISOGNO (proprio oggi quasi solo degli uomini) di lavorare, guadagnare ed emergere che spinge a dedicarsi totalmente al lavoro e quindi (a parte le eccezioni di coloro che AMANO un dato lavoro in quanto tale e non per il denaro guadagnato) lavoreranno e guadagneranno ed emergeranno, mediamente, meno degli uomini (costretti dal sistema a sacrificarsi nel lavoro e a cercare l'affermazione economica, indipendentemente dalle loro inclinazioni e dalle loro sensibilità), poiché è il BISOGNO SOGGETTIVO (a diversi livelli: economico, di accettazione sociale, di ottenimento di quanto è desiderato per natura, di perseguimento delle condizioni materiali necessarie a cercare la propria illusione di felicità ecc.) a spingere le persone a lavorare, non vaghi concetti di "parità", "dignità del lavoro" o "progresso".
Finché le donne avranno tutto "gratis" solo le stupide (o le bruttine) faranno fatiche "maschili". A me può anche andare bene così, ma che non mi si facciano passare per discriminate, svantaggiate o "stupidelle ingannate dalla TV" quelle donne carine, intelligenti e pienamente consapevoli dei propri vantaggi, le quali godono del privilegio naturale e sociale di poter ottenere quanto da loro desiderato per la propria felicità senza l'obbligo del "fare" proprio degli uomini.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

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