La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Perşembe, Temmuz 12, 2007

AMATO HA TOPPATO E VERRA' GIUSTIZIATO!

Come vedete Einstein aveva ragione: la stupidità umana è infinita. Infatti, nell'insieme (finito) degli esseri umani esiste un insieme non vuoto di persone tanto stupide da creare un sito (non ufficiale) di supporto all'uomo più ladro, assassino (il sepolcro dei quel ragazzo impiccato in seguito alle sue crociate antiprostituzione chiama ancora vendetta) e illiberale che la storia d'Italia ricordi.

Finalmente il ministro (del demonio) Giuliano Amato, nella sua politically correct smania di denigrare il maschile e di incolpare gli uomini di tutto (e le sue argomentazioni sulla prostituzione sono solo una parte del tutto) è incorso in un errore che, come spero ardentemente, gli costerà caro. Per vilipendere il patriarcato è giunto a definire i Siciliani arretrati come i Pakistani, riuscendo in un colpo solo ad offendere una delle più nobili ed antiche regioni d'Italia e a creare un caso diplomatico con un paese straniero i legami con il quale sono assai importanti e delicati.

Spero che, se non sarà raggiunto prima da una Fatwa di Islamabad, qualche picciotto faccia giustizia delle sue affermazioni. Non solo ha dimostrato di rientrare nell'ignoranza assoluta e assolutista dei "pensatori" moderni, i quali chiamano "arretrate" le civiltà che sanno mantenere salde radici nella tradizione e sono ancora capaci di quella coesione di costumi e di valori senza cui nessuna opera di valore etico-spirituali può esser prodotta e senza cui l'identità stessa di un popolo si dissolve (e le chiamano così perché il loro desiderio è cancellare ogni identità per poter costruire dal nulla un'etica fittizia la quale semplicemente nasconde il vuoto in cui la signoria delle banche e delle multinazionali ed anche in parte dei politicanti di Bruxelles può agire impunemente), ma ha anche (per l'ennesima volta) sfoggiato la propria mancanza di logica e la grossolanità del proprio giudizio. Nel film "Divorzio all'Italiana" non vi è alcuna scena in cui si picchiano le donne, né il film è incentrato sulla sottomissione di quest'ultima. Chiunque, pur non essendo critico, sia dotato di intelletto, capisce come il tema dominante sia la gelosia (oltre che la naturale infedeltà) tanto degli uomini quanto delle donne. L'eroina che ispira ed anticipa le "azioni" del protagonista (interpretato da Mastroianni) è infatti una donna, la quale ha accoltellato il fidanzato perché non aveva mantenuto la promessa di fedeltà: "se ti tradisco, uccidimi con questo pugnale", riferisce la sicula di aver udito in un giuramento dal proprio fidanzato. Quando la donna viene assolta (o, meglio, condannata ad una pena minima) il tripudio dei siciliani (tutti, uomini e donne) è totale. Questo tema della fedeltà e della vendetta del traditore è, anzi, forse più femminile che maschile e non ha dunque alcun senso attribuirlo ad una società "arretrata e patriarcale". Io stesso, che non sono tenero con il mondo moderno, non sarei affatto a favore della reintroduzione del reato di adulterio o della lapidazione (né degli uomini né delle donne) o del delitto d'onore. Io sostengo la naturalità della poligamia e la non intromissione dello stato nelle scelte di vita privata e sessuale dei cittadini, tanto meno nelle faccende sentimentali, e sono coerente, ma non mi permetto per questo di infamare la cultura siciliana la quale propone invece il valore dell'onore legato alla fedeltà (anche sessuale). Mi limito a non concordare. Forse Amato (da chi?) non si ricorda il finale. Il protagonista (Marcello Mastroianni) cerca di cogliere sul fatto la moglie ed il suo amante con la pistola in pugno, ma è anticipato dalla consorte di quest'ultimo, la quale, giunta di nascosto, spara, ma uccide solo il proprio marito (risparmiando la moglie del protagonista) e dicendo "ho vendicato il mio onore". A quel punto il povero protagonista (che sperava di non dover sparare) esclama "e il mio?" e allora anche lui uccide la consorte. Si tratta obiettivamente di una vendetta "paritaria" dove anzi la donna pare più decisa dell'uomo a punire il tradimento. Solo un IMBECILLE può vedervi del "maschilismo".
Purtroppo quell'imbecille illiberale (lo stesso che vorrebbe vietare la prostituzione così come i talebani vogliono vietare l'adulterio: "perché immorale") è ministro degli interni (meriterebbe d'essere ministro delle interiora, dato che è oggettivamente una merdaccia).

Se qualche uomo d'onore, per punire lo sgarro, volesse accettare un aiuto da Costantinopoli, sarei onorato di mettere a disposizione i miei giannizzeri e qualsiasi ausilio politico-diplomatico-logistico necessario. Non sarebbe opportuno lasciare per troppo tempo ancora in vita questi schiamazzanti quaraquaqua.

Il fatto utile è che ha suscitato un dibattito, nel quale l'immancabile Anna Finocchiaro (già a me invisa per le sue idee assurde sulla prostituzione, anche se non tanto illiberali quanto quelle di Amato) ha esternato impunemente "forse Amato non sa che picchiare le donne è usanza di tutti i maschi del pianeta".
Oppure, rispondo io, è la principale forma di AUTODIFESA adottata dagli uomini di tutto il mondo e di tutte le epoche. Ad uno schiaffo i cristiani porgono l'altra guancia, gli uomini replicano con un altro schiaffo. E gli schiaffi possono essere di diversa natura. Ognuno, nella giungla umana, usa le armi che ha.
Se è vero che la penna ferisce più della spada, che la violenza psicologica produce danni più profondi e duraturi di quella fisica, che si può avere la vita distrutta sia direttamente sia indirettamente, tramite il deserto creato attorno a sé (da altri, e magari in modo totalmente legale), che si può essere uccisi ovvero indotti al suicidio non solo con armi materiali ma anche con quelle morali, allora è anche vero, dato il corrente comportamento della donna, che questa è avvezza a picchiare l'uomo fin dai primi momenti ed in ogni modo e ad ogni occasione, per l'esclusivo fine della propria tirannia, con le armi della parola "obliqua" (tagliente ed ambigua), dell'intrigo erotico, dell'umiliazione sessuale, del disagio psicologico, della frustriazione fisica e mentale, dell'irrisione davanti a sé o agli altri, della tensione creata ad arte e della sofferenza emotiva indotta, quando non apertamente della violenza verbale, legale (vedi leggi arbitrarie, femministe e onnicomprensive su molestie e violenze sessuali e divorzio), morale (minacce attraverso terzi).

Questo discorso è ovviamente impronunciabile davanti alle donne, le quali ci accuserebbero di brutalità, inciviltà, e d'oppressione. Il motivo è molto semplice. Non potendo competere con l'uomo nella forza fisica, vorrebbero che l'uso di questa fosse bandito dal mondo, per attribuire ancora più rilevanza a tutti i restanti metodi di oppressione del prossimo, dalla violenza psicologica all'inganno, dalla seduzione perfida alla crudeltà sessuale nei quali, per natura, eccellono. Ciò dimostra l'assoluta non-moralità del discorso sulla non-violenza. Un discorso morale dovrebbe infatti prevedere la condanna totale di ogni forma di prevaricazione sul prossimo, indipendentemente dai mezzi, espliciti o impliciti, dichiaratamente brutali o perfidamente sottili, che utilizza.
Poiché ciò non avviene affatto da parte delle donne, le quali al contrario esaltano in ogni modo, scenicamente ed a parole, le loro armi perfide, i loro intrighi, la loro spietatezza sessuale, le loro malvagità eritoco-sentimentali, i loro sfruttamenti dell'ingenuità e della gentilezza altrui e addirittura si vantano dei propri "poteri" di "streghe", segue secondo necessità che l'uomo giusto debba, fra le due forme di violenza, preferire la forza virile ed eroica del guerriero, pronto apertamente ad uccidere rischiando la propria vita, alla modernamente esaltata "razionalità sentimentale" femminea, consistente nel ferire impunemente e a tradimento, protette dallo scudo dello "status sociale" di "dame" (in Occidente) o comunque di "deboli da proteggere" (in tutto il mondo) e dalla sorpresa (propria dell'agguato infame più che del corretto duello). I vituperati "maschi violenti" sono simili ai leoni o alle pantere, ai predatori conosciuti insomma, mentre le "protette" donne sono piuttosto inclini al comportamento della giovane vipera celata fra i massi. Non vi è alcuna superiorità morale o maggior evoluzione o minor violenza di comportamento e prevaricazione nello scegliere le armi più affilate che si posseggano e nel prediligere lo scontro ove si pensa di essere per natura in posizione avvantaggiata. Vi è solo più perfidia. Se il mondo non lo capisce o non lo può dire è solo perché almento tanto quanto la maggioranza delle donne è perfida e tirannica, quella degli uomini è imbelle e imbecille e si lascia sfruttare, tiranneggiare, ingannare e quindi, globalmente, crede alla versione della "femmina bella brava e buona". Schopenhauer diceva che più conosceva gli uomini, più amava gli animali. Anche io sto pensando questo. Il problema è che ora, con la "democrazia", gli imbecilli governano. Non mi basta vivere distante da questi uomini per difendermene, dato che hanno il potere di fare e far rispettare le loro leggi. Almeno fino all'ottocento era quel sesto di uomini che deteneva il senno a governare (saggiamente) tutti gli altri. Ora invece i cinque sesti di imbecilli hanno rovinato tutto e l'arroganza e la pretesa di privilegi (come fossero diritti di natura) delle donne moderne è solo il più macroscopico degli effetti. La savana dell'umanità è piombata in un caos in cui signoreggiano trappole e prevaricazioni di ogni genere (altro che le tigri e i serpenti e le volpi e i leoni di Machiavelli!). La condizione più rispettabile in tale fauna e tale flora rimane comunque, per me, quella della erbivora e pacifica gazzella (veloce), la quale non vuole sbranare né prevaricare nessuno, ma cerca solo di abbeverarsi ad una bella fonte. E così i miei venticinque lettori (per il Manzoni era un'esegerazione al ribasso, per me è al rialzo, se anche ne ho uno solo è tanto), se mi hanno seguito dai tempi di EF, sanno anche quale stile di vita privata e sessuale ho scelto. Alla faccia di Amato!

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

P.S.
Questa sarebbe una fatwa, ma non l'ho esplicitato perché, per spirito cavalleresco e obiettività d'offesa, voglio lasciare agli Uomini d'Onore del Regno di Sicilia il piacere di ucciderne il destinatario.

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