La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Temmuz 09, 2010

ANCORA MENZOGNE DIALETTICHE FEMMINEE SUI FORUM

Le ragazze occidentali proseguono nella loro opera di menzogna e di perfidia sui forum.
Ed io proseguo (sempre ovviamente per "ironica" PROVOCAZIONE, cosa che a loro piace sia sessualmente sia intellettualmente) a prometter loro quanto si meritano.

A furia di lamentarsi di molestie presunte e violenze inesistenti le donne occidentali avranno una vita davvero molestata e una violenza totale e totalizzante, come si meritano per le menzogne, le provocazioni e gli insulti che riversano sul mondo maschile che non si inchina a loro. E non perchè io prometta loro chissà quale violenza, ma perchè la Nemesi è dea della storia (e punisce chi grida al lupo davanti ad un agnello) e l'Oriente attende al varco certe stronze d'occidente. Parto dalla fine. Il solito maschio pentito e ignorante (ignorante nell'istinto) scrive:
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Starkleb
25-04-2008, 14.44.50
tu puoi farlo e noi no?:confused:
Alfonso come ti sentiresti se un maschietto toccasse il culetto della tua ragazza mentre è sola in autobus ???
io penso che certi gesti lasciano il tempo che trovano , se a me piace una ragazza, o mettiamola chiaramente, ha un culo della madonna, ma non faccio prima a tentare di conquistarla che a fare lo scemo toccandogli il sedere ???
e poi come ha detto qualche ragazza, il fatto di avvertire un istinto non significa doverlo e poterlo assecondare in ogni caso, alle volte si torna a casa con un insuccesso, pazienza si va avanti ...
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Non è tanto una questione di istinto, quanto di ragione.
Caro il mio difensore di donne, non è ammissibile (per la stessa ragione prima ancora che per l'istinto) che al loro diritto a suscitare disio corrisponda il nostro dovere a reprimerlo, che al loro mostrarsi debba corrispondere il nostro non guardare (troppo), che al loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate debba corrispondere il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l'azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, che al loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell'illudere e persino nell'irridere, nell'umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche debba corrispondere il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal loro solo capriccio, che quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità sia punito da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche sia considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!

Se tu chiami violenza/mancanza di rispetto il guardare con disio a fanciulle discinte (per volontà loro) perchè non dovrei considerare violenza maggiore e mancanza di rispetto più grave il mostrare (implicitamente o esplicitamente) agli astanti le grazie da parte di queste fanciulle, essendo non solo l'atto corrispondente del guardare, ma anche, fra i due, quello che avviene per primo quale causa prima non causata? Si esercita violenza in quanto si impone qualcosa senza possibilità di scelta a chi non l'ha richiesto (chi si trova poste innanzi le grazie femminili non può scegliere di non disiare quanto la natura gli mostra disiabile: può al massimo girarsi dall'altra parte, ma non può evitare nè la distrazione della mente, nè la frustrazione del corpo, per aver suscitato nel profondo quanto almeno in quel momento non può essere appagato - e, per inciso, è sempre raro, difficile, faticoso, costoso da ogni punto di vista materiale e morale appagare - nè il disagio della psiche, per trovarsi di fronte, senza armi per contrastarne la bellezza, a colei che essendo da tutti subitaneamente disiata potrebbe permettersi e ottenere tutto su tutti a da tutti).
Si manca di rispetto all'uomo, ridotto a freddo specchio su cui provare la propria avvenenza o a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (perchè quasi considerato privo di sensibilità).
Quanto all'obiezione secondo la quale tali fanciulle potrebbero essere le nostre figlie, si tratta di frase ridicola e infondata, dal momento che, non contententandosi le donne delle qualità estetiche e pretendendo da un uomo doti (ricchezza, potere, cultura, eloquenza, prestigio, fama, esperienza di vita, arte di corteggiare) che in un giovane maschio difficilmente possono essere conquistate nella stessa età su cui sulle femmine già fiorisce la bellezza, proprio quando si hanno il doppio degli anni si è in una situazione di realistica possibilità di approccio, mentre da coetanei si viene guardati con malcelata sufficienza se non con aperto disprezzo (poichè non si possiedono ancora quelle doti immediatamente evidenti e oggettivamente valide al pari della bellezza con cui essere amorosamente disiati, universalmente mirati e socialmente accetatti al primo sguardo e a prescindere da tutto, così come le fanciulle lo sono per le loro belle forme, e con cui far apparire interessante agli occhi della donna l'eventuale occasione di un incontro solus ad sola in cui POI rendere sensibili - se si ha la fortuna di possedere proprio quelle - quelle particolari doti di sentimento o intelletto, d'apprezzamento soggettivo ed arbitrario che sono volute da quella singola donna per un rapporto, che non possono emergere nei fugaci incontri, non sono visibili al primo sguardo ma si esprimono solo con i modi dell'avvicinamento naturale fra anime, con i colloqui taciti e i pensieri eloquenti, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento o comunque nelle situazioni della vita passate insieme senza tensioni psicologiche o secondi fini).
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hostess81
16-01-2008, 19.36.08
scusami tanto eh...ma se non volete che gli uomini abbiamo questi pensieri non vi mettere pantaloni iper stretti sul culo no?

e' come se una donna si mette le magliette iperscollate e poi si lamenta se l'uomo non la guarda in viso..
boh

ma siamo al medioevo???? che ragionamenti sono???
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Non c'entra il medioevo (delle cui presunte “oppressioni” vi lamentante femministicamente ma dei cui reali privilegi cavallereschi pretendente il mantenimento), stronza!
C'entrano le corrispondenze logiche, cretina!
Mi rifiuto di continuare a discutere con chi disconosce la verita’ evidente e naturale che PRIMA esiste il farsi disiare e guardare della donna POI il disio e lo sguardo dell’uomo, e MAI (il che sarebbe illogico) VICEVERSA (prima vi e' chi si fa seguire, poi chi segue, prima vi è quanto attrae l'attenzione e poi chi segue con lo sguardo, prima vi è la fonte di desiderio, poi chi desidera, così come prima vi è un campo gravitazionale e solo dopo l'attrazione di un grave). E cio’ non e’ “colpa” ne’ degli uomini ne’ delle donne, ma della natura. Guardate I corteggiamenti degli animali! Gli impulsi maschili e femminili sono complementari ed è menzognero dire che i nostri (disiare e seguire) sono "immorali e violenti" e i vostri "esser disiate e farsi seguire" sono puri e pacifici.
E non mi venire a dire che solo con questo “giustifico lo stupro” (se parlerò io dopo di stupro non è per “animalità” nostra, o perchè come pensano gli stolti il mirare e disiare la bellezza conduca allo stupro, bensì per stronzaggine vostra, nel comportamento prima che nel vestimento, per giusta e razionale vendetta verso le stronze mentitrici e perfide come te, negatrici di ogni natura e di ogni ragione e perciò meritevoli di vera violenza quando chiamano con quel nome qualcosa di naturale e di pacifico come uno sguardo o una carezza! Quindi non c'entra con quanto stiamo dicendo).
Non mi venire a parlare di stupri in questo caso. Si parlava di qualcosa di naturale come guardare quanto per istinto attira l'attenzione. Lo stupro invece non e’ natura! Nessun animale stupra. E’ una deviazione del desiderio naturale. Non nasce affatto dallo sguardo, nasce da deformazioni mentali indotte dalla societa’ o dal perverso sviluppo della psiche individuale (magari da eccessiva repressione da un lato o eccessiva malvagita’ intenzionale dall’altro), non certo dal disio naturale in se’ (solo una femminista antimaschile puo’ sostenere cio’).

Medievale è il discorso che impone agli uomini l'obbligo di trattenersi mentre dà alla donna la libertà di "esprimere se stessa", che crea con ciò disparità, privilegi, e quindi ingiustizie, arbitrii, frustrazioni e corvèe amorose (di cui il corteggiamento è l'espressione classica e le leggi sulla cosiddetta molestia quella moderna), che concede alla donna di potersi permettere letteralmente di tutto senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni (poichè protetta dal vittimismo femminista), senza dover temere le reazioni (poichè protetto dallo status di dama intangibile), senza dover pensare a quanto (in questo caso in termini di inganno, irrisione, ferimento e disagio da sessuale ad esistenziale) il suo agire "libero" provoca sulle emotività altre da sè.
Il mio è un discorso fondato sulla natura, sulla ragione e sulle logiche corrispondenze. Che poi gli istinti, la razionalità e le implicazioni logice, morali e naturali siano "maschiliste" quando le donne vogliono affermare la propria prepotenza sessuale al di là di ogni etica, di ogni ragione e di ogni logica è un altro discorso.
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senti coso, io sono una donna, e mi vanto di questo...
tu non puoi capire...

quando io mi depilo le gambe, dopo tutta la fatica che faccio, voglio potermi tenere le mie cosce di fuori, perche' senno che l'ho fatto a fare?

se poi voi uomini siete tutti porchi non e' mica colpa nostra.

non mi pare che se voi uscite in pantaloncini noi ci mettiamo a guardare le vostre di cosce.

pff

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Ma che cavolo di discorso è? Tu puoi mostrare e io non guardare? Tu puoi sfoggiare liberamente (per vanità, capriccio, moda, autostima, accrescimento di valore economico-sentimentale, o gratuito sfoggio di preminenza erotica) le tue grazie, nel modo che vuoi e per il tempo che vuoi ed io non posso altrettanto liberamente guardare quanto (da te) mostrato (secondo natura)? Tu puoi "tenere le cosce di fuori" passando sulla pubblica via ed io non posso, nel medesimo luogo, rivolgere ad esse lo sguardo e il disio (da te per prima oggettivamente suscitato con il fatto stesso di mostrare pubblicamente quelle fattezze che, in conseguenza non della mia volontà, ma delle disparità di desideri volute dalla natura, hanno valenza sessuale)?
E perchè il tuo mostrare è raffinato e il mio guardare porco?
Sono entrambi desideri di natura! E' solo ipocrisia il fatto che tu presenti il "mostrare le belle gambe depilate" non come istinto (qual è) ma come "cultura" ( mentre al contrario chiami "fare il porco" il guardare secondo natura le stesse forme da te mostrate).
Come si fa a negare che nel diritto a “vestirsi come ci pare” si nasconda il legittimo e naturalissimo disio femminile (magari inconscio) di farsi guardare (anche quando la mente cosciente non ha intenzione di incontrare o conoscere uomo alcuno, perchè l'istinto non può saperlo)? Mi considerate stupido? Sappiate che odio la vostra ipocrisia! Vestitevi e agite come vi pare! Posso accettare cio’, ed evitare il burqua e l’altre cose e restrizioni talebane, se ovviamente si riconsoce il corrispondente diritto a guardare cio’ che la donna per sua decisione autonoma ha deciso di mostrare. Altrimenti si tratta di uno squilibrio inaccettabile. Se io devo “trattenermi” dal guardare (e non si capisce perche’) la donna si deve “trattenere” dal mostrarsi (secondo me non e’ giusto neanche questo in un mondo non talebano, ma segue coerentemente dal primo divieto), come avviene presso gli Arabi. Io speravo in un occidente emancipato in cui le donne potessero farsi guardare senza essere violentate e gli uomini guardare senza essere accusati.
Non ho motivo per ritenere che essere oggetto di disio sessuale sia piu’ offensive per una donna di quanto non lo sia per un uomo essere considerato un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza (e questo sta dietro la pretesa di vestirsi e svestirsi o addirittura provocare come vogliono), o, peggio, un pezzo di legno davanti a cui permettersi letteralmente di tutto sapendo che non puo’ e non deve reagire (come invece magari farebbe nelle corrispondenti situazioni con un altro uomo). Perche’ questo attualmente succede in occidente! Questo e’ quanto succede per le strade, nelle discoteche e persino a volte nei luoghi di lavoro! E diro’ di piu’: mentre il comportamento dell’uomo e’ spesso soltanto naturale, quello della donna ha in piu’ la stronzaggine premeditata.

Riserva quell'insulto per qualcuno d'altro. Con me le tue menzogne non funzionano.
A parte il fatto che il maiale (Orazio docet "Epicuri de grege porcus") è un animale infinitamente più simpatico e creativo delle velenose vipere quali voi siete, e che è assurdo definire "maiale" chi brama appagare di quando in quando il naturale bisogno di godere della bellezza non appena questa si fa sensibile ai sensi nelle grazie femminee, mentre non viene definito ghiro chi mostra il bisogno di dormire tutte le notti o cinghiale chi esprime il desiderio di mangiare tre volte al giorno,
la tua affermazione (come quella di tutte le donne quando mescolano biologia e filosofia morale) è priva di senso, in quanto il bisogno d'ebbrezza e piacere dei sensi è proprio a tutti gli esseri viventi maschili e non ai soli suini.
Tornando agli umani (e alle merde umane quale te), vai a fare la morale da un'altra parte. Qui non è logicamente, eticamente e naturalmente ammissibile che il mondo femminile presenti sotto le spoglie di "bontà" e "purezza" il proprio comportamento naturale (e quindi di origine chiaramente animale come quello dell'uomo) consistente nel mostrarsi in ogni modo tempo e luogo belle a disiabile (inconsciamente, per attirare più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, consciamente per pura vanità, supina accettazione di mode e costumi, patologico bisogno d'autostima o gratuito sfoggio di preminenza erotica) e pretenda al contempo di far apparire "più animale" o comunque "impuro" e "malvagio" e addirittura "vergognoso e colpevole" il corrispondente comportamento naturale maschile consistente nel mirare, disiare (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e cercare di ottenere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine, poichè entrambi le tendenze (tanto il suscitare disio, il rifuggire e il negarsi per attirare tutti e selezionare solo chi mostra eccellenza nelle doti qualificanti la specie, quanto l'esprimere subitaneo disio e voler godere della bellezza di tutte) concorrono al fine naturale di propagazione e selezione della vita, entrambi, in quanto natura, sono di là dal bene e dal male (almeno fino a che la cattiva coscienza di chi agisce per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sadismo non introduca un'intenzionale perfidia e un scientifico inganno) e nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro.
E cercare di dipingere come pure e giutso il proprio comportamento naturale (in questo caso monogamo, non concedersi facilmente, apparire belle e disiabili per attrarre quanti più contendenti e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, rimanendovi poi fedele) bollando al contempo come impuro e malvagio il suo opposto complementare (in questo caso poligamo, mirare, disiare e seguire con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine la bellezza e cercare di ottenerla nella varietà delle forme viventi), che non solo parimenti è naturale (e quindi di là dal bene e dal male), ma che è anche assolutamente necessario, perchè senza di esso lo stesso comportamento decantato come buono non potrebbe essere agito, è la forma più grave di immoralità.

Le tue allusioni su nostre presunte "malattie psicologiche" (o trasformazioni in animali), sono quindi parimenti prive di fondamento (morale e razionale).
Essere (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) mossi da disio per la bellezza non appena questa si mostra ai sensi è del tutto naturale (e a volte persino poietico) e non ha nulla "da curare con lo psicologo" (il che significherebbe solo "de-naturarsi").
E' l'essere sottoposti allo sfoggio sfacciato e insistente delle grazie corporali (attraverso vestimenti e svestimenti) e alla costante, volontaria o involontaria, esplicita o implicita, provocazione di disio in modi e tempi ben superiori alle intensità e alle frequenze naturali a provocare potenzialmente qualcosa di patologico.
E' il dover continuamente trattenere, nascondere, frustrare (e addirittura, secondo quanto vorresti tu, condannare moralmente come "violenza") tale disio suscitato a generare sofferenze nel corpo e nella psiche.
Il tuo dire: "non è colpa mia/non mi interessa che la tua natura sia repressa/sofferente e il tuo corpo e la tua psiche si sentano feriti e alla lunga danneggiati, perchè io mi vesto, mi muovo e mi comporto con gli altri come mi pare" è simmetrico nella sua prepotenza individualistica e sessista ad un discorso maschile del genere: "non è colpa nostra se vi dà fastidio quando vi tocchiamo o se state male quando siete costrette ad un rapporto non voluto!". Se la libertà delle proprie azioni ha un limite in quanto esse generano nel corpo e nella psiche del prossimo, ciò deve valere anche per il vostro "vestirvi come vi pare" (e non solo per il nostro "non toccare").
Non è accettabile che la donna possa passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio ed io non possa altretanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente.
Quanto non accetto è che quando si parla di comportamenti in un modo o l'altro legati alla sessualità alla sua illimicata licenza nell'esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) debba corrispondere il mio obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la mia natura corrispondente. Perchè poi deve valere solo la sensibilità della donna?
Anche per la mia corrispondente e non già inesistente sensibilità maschile potrebbero risultare molesti certi atteggiamenti definiti "diritto della donna" o "bel gioco dell'essere donna" da demagogia femminista e stupidità cavalleresca.
Si sente offesa nella dignità di donna ad essere vista come oggetto di disio (il che è natura)? E allora io perchè non dovrei sentirmi ancora più offeso nella mia dignità di uomo ad essere trattato come un freddo specchio innanzi a cui le donne testano la loro avvenenza, come un pezzo di legno innanzi a cui si possono permettere di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi derisione al più profondo disio) o addirittura un pupazzo da attirare e respingere, da sollevare solo per farlo poi cadere con il massimo del dolore e del disprezzo?
Certi comportamenti suscitano disagio? Quanto suscita disagio è soggettivo.
Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione.
E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione).
E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale.

La tua ultima frase merita una risposta ancora più decisa, lunga e ultimativa.
Se voi non ci guardate le gambe allo stesso modo non è perchè abbiate verso di noi un maggiore rispetto (il chiamare "porco" chi soltanto si abbandona con lo sguardo e il pensiero all'ingenuo trasporto per la bellezza da te pubblicamente mostrata seguendo il desiderio da te oggettivamente suscitato dimostra anzi un assoluto disprezzo per il maschio in quanto tale) una maggiore delicatezza (anzi, il mostrare con orgoglio quelle grazie che non si ha intenzione di concedere dimostra almeno in parte la vostra volontà di ingannare, irridere e umiliare nel profondo o comunque di ferire emotivamente, frustrare sessualmente e far sentire vittima della propria onnipotenza sessuale l'astante di turno, tradisce la vostra tendenza a trattare l'uomo come uno specchio su cui testare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso, il vostro costume di attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale, e fa pensare a voi non certo come creature intelligenti e sensibili, ma come prepotenti vanagloriose pronte a diffondere disio agli astanti e attrarre a sè, o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio, sconosciuti che non siete interessae a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, come stronze che si dilettano a suscitare disio ad arte solo per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa possibile per il corpo e la psiche dei malcapitati da una pianificata e raffinata perfidia, possa provocare le pene dell'inferno della negazione dopo le implicite promesse del paradiso della concessione, o comunque come stronzette vanitose che trattano con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, e mostrano pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi vogliono far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo), o una maggire capacità o volontà di trattenervi (questo stesso forum dimostra come pretendiate di poter, consciamente o meno, mostrare le grazie e suscitare disio senza limiti, remore nè regole e come del vostro istinto, addirittura chiamato "diritto" a sfoggiare le vostre fattezze passando per via non abbiate intenzione di trattenere un solo palpito), ma è in primis perchè noi le scopriamo solo quando non ne possiamo fare a meno (quando è eccessivamente caldo, e mai per vanità), e in secundis perchè il vostro istinto naturale non è, come il nostro, mirare, disiare e seguire la bellezza appena si fa sensibile alla vista nelle lunghe chiome, nel claro viso, nell'alta figura statuaria, nelle membra scolpite, nella pelle liscia ed abbronzata, nelle forme rotonde dei seni, nella piattezza del ventre, nelle lunghe gambe modellate, e nell'altre grazie ch'è bello tacere, bensì mostrare le proprie grazie e apparire in ogni modo, tempo e luogo belle e disiabili (a prescindere dal fatto di volere coscientemente attirare e conoscere uomini).
Tu lo ammetti esplicitamente con la frase "dopo tutta la fatica che ho fatto voglio mostrare le gambe (altrimenti che le ho depilate a fare, sottointeso, se non per mostrarle pubblicamente)”. Solo la tua menzogna e la tua perfidia ti impediscono di rilevare una contraddizione nel chiamare questo mostrarsi "cultura" e il nostro corrispondente guardare "animalità".
Dare a noi dei “porci” perchè secondo natura guardiamo con desiderio le belle forme da te mostrate equivale a chiamare voi “troie” perchè altrettanto naturalmente coltivate nel segreto delle vostre camere e sfoggiate poi per via quelle stesse fattezze corporali.

E questa sarebbe la tua "fierezza" nell'essere donna?

Fiera di mostrare esplicitamente quelle grazie che non hai intenzione di concedere e che quindi sono fonte per me di inganno profondo, irrisione al disio, ferimento emotivo, sofferenza di corpo e di psiche, senso di nullità, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione, disagio da sessuale ad esistenziale?
Fiera di diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non sei interessata a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione?
Fiera di attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio per il giovane maschio di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), ad usare insomma sugli uomini l'arma della bellezza in maniera ancora più malvagia di quanto i bruti usino sulle donne quella fisica.
Fiera di generarmi frustrazione? (perchè tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione)!
Fiera, per capriccio, vanità, autostima o diletto sadico, di sfruttare la situazione per infliggermi ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione (e di come questa, resa da una scientifica e pianitifaca perfidia massimamente beffarda per il disio, umiliante per l'animo e dolorosa per il corpo e la psiche dei malcapitati, possa provocare le pene dell'inferno della privazione dopo le promesse del paradiso della concessione)?
Fiera di provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, disagio degenerante da sessuale ad esistenziale
(con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale alla perdita di ogni altro interesse per la vita e di ogni residua speranza di felicità, fino al possibile suicidio, passando per l'incapacità futura di sorridere ancora alla vita e al sesso o di poter approcciare una donna senza sentirla come potenziale fonte di ferimenti, inganni, tirannie e perfidia d'ogni sorta)?
Fiera di trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo?
Fiera di rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio?
Fiera di causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi?
Fiera di trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso?
Fiera di appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra?
Fiera insomma di usare l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso?
Fiera di seguire una "moda" cinematografica, adolescenziale e culturale femminile avente come simbolo giovani donne in vesti discinte ed atteggiamenti aggressivi, sexy-guerriere nelle cui grazie corporali (e nella cui ostilità psicosessuale verso l'uomo) si cela il messaggio di sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile e di irrisione, annullamento e disprezzo di quella maschile (attraverso l'esposizione di grazie e accrescimento di desiri i quali, non potendo essere appagati, generano negli astanti frustrazione intima, irrisione al disio, senso di nullità, sofferenza di corpo e di psiche, e alla lunga devastazione dell'autostima, inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, sentimento di impossibilità e inadeguatezza riguardo non solo al sesso ma alla vita, in cui non ci si sente universalmente mirati, anzi e quindi nemmanco amorosamente disiati e socialmente accettati, disagio da sessuale ad esistenziale, attraverso l'esibizione motivata da capriccio, vanità, interesse economico-sentimentale o gratuito sfoggio di premienza erotica, per non dire sadico diletto, e sfociante in una "divinizzazione" della donna come unico simbolo della bellezza, della grazia, dell'intelligenza, della sensibilità e di ogni altra dote nobilmente umana, al bisogno delle quali l'uomo appare risultare fin nel profondo, del corpo come della psiche, subordinato e asservito o comunque per natura dipendente) mostra "divertente" la violenza fisica e psicologica sugli uomini e doverosa la loro umiliazione nel profondo ed irrisione nel disio?
Fiera di trattarmi o come bruto e violento da punire in ogni modo o come un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi inflizione di tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione sessuale, riduzione al nulla davanti a sè o agli altri, dolore nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale se reiterato fino all'ossessione e all'impossibilità di sorridere alla vita e al sesso, disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio), un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso, un vuoto pupazzo da sollevare nell'illusione solo per farlo cadere nella delusione con il massimo possibile di sofferenza fisica e mentale e di umiliazione pubblica e privata?
Fiera, sfruttando sia le disparità naturali di desideri sia quelle maschere di servità e quelle reali corvè amorose imposte a tutti gli uomini verso tutte le donne da quel medieovo di cui le stesse pretendono di fatto ancora i privilegi in maniera proporzionale a quanto a parole la condannano come "oppressiva per le donne",
di considerarmi come un attore costretto a compiacere con recite da dongiovanni la vanagloria femminile o un giullare cui irridere nel disio, uno fra i tanti pronti a dare tutto in pensieri, parole e opere (per non dire dignità, recite, offerte materiali e morali e sopportazioni di patimenti e inappagamenti) in cambio della sola speranza, un cavalier servente pronto a tutto per un sorriso, un orante che miri dal basso verso l'alto chi in maniera imperscrutabile può decidere del suo paradiso e del suo inferno, un mendicante alla corte dei miracoli che attende di ricevere ciò di cui sente bisogno)?
Fiera di imporre la disparità per cui tu puoi mostare liberamente le tue grazie ed io non posso liberamente guardare quanto mostrato, per cui tu puoi sfogare senza limiti, remore nè regole il tuo istinto ad essere bella e disiata ed io devo reprimere sotto minacce di leggi e costumi il corrispondente istinto a mirare, disiare, seguire e cercare di ottenere la bellezza, per cui tu puoi chiamare “bello, raffinato, evoluto” il tuo “essere troia” ed io devo condannare come “brutto, rozzo e primitovo” il mio “fare il maialino del gregge di epicuro”?

E allora io sono fiero di usare tutte le mie forze fisiche e mentali per distruggere questa disparità e ripristinare il diritto, la ragione e le naturali corrispondenze di libere azioni. Io ti divaricherò con piacere quelle gambe (che hai appena depilato con tanta fatica) e farò giustizia della tua essenza femminile da cui trai la fonte della tua prepotenza sociale e sessuale!

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hostess81:
ma lo sai che le mani le devi tenere a posto pure se una si veste provocante?

questo non giustifica un gesto, un abuso... e non aggiungo altro....

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Siamo alle solite. Lo dico per l'ultima volta perchè sono stanco. Sessualmente, alle donne viene riconosciuta la libertà di (s)vestirsi come pare loro (consciamente per moda, capriccio, vanità, interesse economico sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, oppure inconsciamente, poichè dietro il "vestirsi all'occidentale" si cela l'istinto di natura di apparire massimamente belle e disiabili per attrarre quanti più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, presente nel profondo a prescindere dall'intenzione cosciente di conoscere uomini o ricercare con essi rapporti più o meno intimi) mostrando a piacimento le loro grazie, ma all'uomo viene fatto divieto di mirare liberamente quanto mostrato (sono stati recentemente inflitti dieci giorni di carcere ad un passeggero colpevole di aver solo guardato quanto la donna gli poneva innanzi in maniera da questa ritenuta prolungata e fastidiosa), alle donne viene concessa la libertà di esprimere (consciamente o meno) in ogni modo, tempo e luogo il proprio naturale istinto d'esser belle e disiate (chè, come detto, questo vi è dietro il diritto a "vestirsi come le pare" o a "esprimere la propria femminilità") e addirittura di esagerare a piacere nell'illudere, nel suscitare disio e provocare attrazione negli astanti, ma all'uomo non è parimenti permesso di esprimere il suo corrispettivo istinto di disiare al primo sguardo la bellezza, inseguirla e cercare di ottenerla (nemmeno, con le nuove vaghe e omnicomprensive leggi sulle molestie, se le espressioni di esso non mostrano oggettivamente nè violenza nè prepotenza nè prevaricazione nè volontà di costringere, giacchè la sola sensiblità femminile pare far giurisprudenza definendo a posteriori e secondo i propri soggettivi parametri cosa sia il reato),
le donne hanno insomma il diritto di mostrare e gli uomini il dovere di non guardare quanto mostrato, le donne il permesso di seguire il proprio comportamento naturale e l'uomo il dovere di reprimere la propria corrispondente della mia natura, le donne il diritto ad essere disinibite e l'uomo il dovere legare a sottoporsi a mille inibizioni, le donne il permesso ad essere ambigue e l'uomo il dovere a risultare "sessualmente corretto" (nel senso stabilito fuori da ogni etica, da ogni logica, da ogni natura e da ogni buon senso dal femminismo pc angloamericano).
Per le donne viene addirittura sancito (a costo di distruggere il beneficio del dubbio per chi vien accusato di violenza da una femmina almeno ad principio non certo costretta con la forza a seguirlo) il discutibile diritto ad attrarre, per capriccio, vanità, bisogno d'autostima, aumento del proprio valore economico-sentimentale o gratuito sfoggio di premiennza erotica, chiunque si trovi a tiro anche quando fin da principio non vogliono alcun rapporto con loro, a diffondere pubblicamente disio presso tutti gli astanti e tutti i perfetti sconsciuti che esse non hanno alcuna intenzione di conoscere, ma solo di ingannare, di far sentire nulli di fronte a lei, e di rendere sessualmente frustrati, e addirittura quello di dilettarsi a suscitare disio per poi compiacersi della sua negazione e di come questa, resa al massimo grado beffarda, umiliante e dolorosa da una meditata e intenzionale perfidia, possa far patire nel corpo e nella psiche del "prescelto" pene infernali dopo le promesse implicite di paradiso, provocando con tutto ciò continuamente negli uomini, in maniera assolutamente impunita dalla legge ed anzi da questa istigata, tensione emotiva, ferimento intimo, irrisione al disio, umiliazione pubblcia e privata, sofferenza nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale degenerante alla lunga in ossessione e disagio (se ripetuto) scivolante dal sessuale all'esistenziale.
Per gli uomini che siano accusati di aver cagionato il minimo e presunto danno fisico o psicologico ad una donna valgono invece leggi draconiane pronta ad infliggere anni di carcere per una mano morta o a distruggere vite e carriere per una proposta ritenuta "volgare". Che quanto urta la particolare sensibilità femminile (atti, detti, sguardi o toccate) debba essere considerato offensivo, punito dalla legge e giustificante la vendetta più ampia, crudele, dolorosa e soggettiva da parte della donna e quanto invece ferisce (in maniera spesso assai più grave, come si può oggettivamente rilevare dal numero di suicidi cagionati da una donna o, senza arrivare agli estremi, dalla diffusione fra i maschi di problemi come l'anoressia sessuale o il precoce bisogno di prostitute) l'altrettanto particolare (e non già inesistente) sensibilità maschile (ad esempio il comportamento intriso di stronzaggine, divenuto regola nelle femmine moderne, anche quando non usano le mani, e spesso motivato da prepotenza, vanagloria, necessità di autostima o sadismo o comunque volontà di provocare sofferenza emotiva) sia trascurabile, non penalmente rilevante, appartenente alla normalità, alla tollerabilità o comunque al "diritto della donna" e non provocante in sé offesa o umiliazione (anche se è quanto l'uomo prova, di fronte a sé o agli altri, quanto sente come intima ferita nella sessualità e può provocargli traumi, blocchi psicologico e metterlo a disagio emotivo, momentaneo e poi esistenziale) è PURO ARBITRIO di questa ginecocrazia plebea.

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babiM
28-03-2008, 21.36.23

direi che reagirei come ho già fatto ossia girandomi e dandogli una bella ginocchiata in mezzo alle gambe e spingendolo giù dall'autobus.....

ps. heehh però devo ammettere che anche io guardo i sederi degli uomini bhauhahahaha
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Ecco la tua natura violenta, perfida e bugiarda di te, stronza fra le femmine occidentali(che poi osano chiamare violento chi con ingenuità e senza alcuna intenzione di forzare o costringere allunga le mani verso la meta irraggiungibile di disio che gli viene posta innanzi non per volontà sua)!
Natura violenta, perchè fai quanto descritto (non certo meno grave di una aggressione sessuale: fisicamente, il dolore provocato è incomparabile con ogni altra esperienza umana, psicologicamente, il trauma colpisce violentemente, in senso letterale, l'intimo della sessualità, la parte più delicata, profonda e sincera della persona, non solo da un punto di vista fisico ma pure mentale, per gli intimi legami fra sesso e psiche, in maniera pari a quanto avverrebbe in uno stupro, e in più vi sono il rischio di un danno permanente non solo alla psiche, ma pure al corpo e l'umiliazione di essere mostrati risibili e impotenti in ciò in cui l'immagiario collettivo vedrebbe il centro di ogni forza e di ogni orgoglio e di ricevere in questo, a prescindere dai "motivi" - litigio o autodifesa, gioco da bimba o "reazione alle molestie" - che hanno portato una donna e rifilare tale colpo proibito, non la compassione di una vittima ma l'irrisione di un giullare o di un malvagio che riceve la "giusta" gogna-punizione, anche se magari in quel caso non ha fatto nulla di tanto malvagio).
Perfida, perchè ti vanti di poter fare quanto a noi è vietato (appagare il proprio disio fsnza essere socialmente e fisicamente condannate e reagire come ti pare a qualsiasi cosa violi in maniera minima o presunta la tua sensibilità sessual-femminea).
Natura bugiarda, perchè chiami violenza quanto non ha nulla di oggettivamente violento ma viene definito tale a capriccio dalla tua soggettiva arbitrarietà solo e soltanto perchè
"tocca"la tua sensibilità nella sfera sessuale e viene percepito come fastidioso, irritante, molesto o offensivo dalla tua sensibilità femminea
[mentre quanto ferisce, in maniera evidentemente anche più profonda e dolorosa, la diversa e non già inesistente sensibilità maschile nella stessa sfera, come
il "fare le stronze" (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita: fare le stronze non è un diritto della donna emancipata, è una vera e impunita forma di violenza sessuale psicologica ai nostri danni, perchè i danni (piaccia o no al femminismo) esistono (e vanno dalla cosiddetta "anoressia sessuale" al suicidio, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l'ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività: che per millenaria consuetudine "cavalleresca" o per moderno appiattimento sul femminismo, gli uomini tendano a negare spesso anche a loro stessi le proprie sofferenze, non toglie che essi in tali casi siano davvero vittime ), usare insomma sugli uomini l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica)
è considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!]
con il chiaro scopo di giustificare come "reazione legittima" una vera e propria forma di violenza fisica e psicologica (agita da te per prima senza alcuna motivazione di autodifesa) contro l'uomo in quanto tale (in quanto disiante la donna).
Dove sarebbero le minaccie alla tua incolumità fisica che avrebbero motivato la tua "legittima reazione"?
Dove sarebbero i tentativo dell'uomo da te colpito di violare la tua integrità fisica, di ucciderti o di stuprarti?
Tu lo hai colpito non perchè davvero rappresentasse una minaccia grave per la tua integrità fisica e psicica, ma solo perchè il suo comportamento di "corteggiatore" non risultava gradito alla tua soggettiva sensibilità. Con la stessa motivazione io potrei giustificare lo stupro di fanciulle il cui modo di farsi guardare, di farsi corteggiare, di diffondere disio fra i presenti, di farli sentire nullità e di frustrarli sessualmente, di attirare gli ammiratori, di indurli a farsi avanti e di metterli alla prova (magari con tensioni psicologiche, irrisioni al disio, umiliazioni pubbliche e private, inappagamenti fisici e mentali, sofferenze di corpo e di psiche, pene dell'inferno della negazione dopo implicite promesse di paradiso della concessione) risulti intriso di stronzaggine per la mia ferita sensibilità maschile.

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dade_bea
26-03-2008, 15.56.52
Se non sbaglio anche voi donne guardate il sedere ai maschietti...chi sa che non vi venga in mente di toccarlo??! :p:p

guarda è questa la vera differenza tra uomini e donne: il saper percepire i propri istinti e sapere quando è il caso di assecondarli oppure no:rolleyes:
Non è l'istinto in sè ad essere deplorevole, anzi tutt'altro.....è il sapere controllare l'istinto che ci rende esseri umani, l'uomo in questo senso è molto + animale, nel senso che si fa guidare dal proprio istinto e basta :ghghgh:.....ovvio che tutto questo è una generalizzazione poi;)

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CHE MENZOGNA! Voi non avete (come l'uomo) l'istinto a disiare (e a cercare la bellezza), bensì ad essere disiate e ad apparire belle (quindi nessun merito a non toccare o a non abbandonarvi all'ebbrezza dei sensi alla vista dalle bellezza!) e non fate nulla per trattenerlo, ma, anzi agite per assecondarlo ad ogni livello sotto varie mascherature (addirittura pretendete leggi per mostrarvi in ogni modo e in ogni dove belle e disiate, spendete tempo, denaro e salute per operazioni chirurgiche pur di appagare il vostro istinto, conscio o incoscio che sia). Siete dunque guidate dall'istinto esattamente come noi e SIETE IN CIO' (secondo la tua stessa definizione) MOLTO PIU' ANIMALI DI NOI!

Ma la tua definizione è pure errata. Nietzsche docet. L'uomo in quanto essere vivente (realtà) prima ancora che persona (maschera) non deve essere astratto dal mondo animale. Semmai quanto lo distingue dagli altri animali è il maggior grado con cui l'autocoscienza può non reprimere (caso degno solo dei cristiani e dei malriusciti), ma accrescere, coltivare, potenziare ed eleavare fino ai vertici dello spirito gli istinti e la loro forza.

Per dirla tutta (la dicevo a donne più intelligenti e sensibili), non deve essere valutato negativamente il fatto che nell'uomo l'illusione del desiderio, sulla quale si fonda l'essenza stessa della bellezza femminile, preceda in tempo ed intensità "tutto il resto". Negli uomini nati per le cose dell'intelletto, o anche solo in quelli sufficientemente sensibili da non potersi appagari della semplice brutalità della carne e delle piacevolezze terrene e quindi, in quanto tali, finite, questo fatto è il seme da cui germoglia il più alto e puro sentire artistico.
Un uomo che vede la bella dama, e tosto la brama con tutto il sue essere, è pervaso da quello stesso fremito che mosse Jacopo da Lentini, notaio del Grande Federico II di Svevia, a inventare il metro perfetto del sonetto per celebrare la sua divina bellezza, è inondato da quello stesso languore che rende sublimi e inimitabili le Rime del Tasso, è permeato di quello stesso desire che spinse Catullo a comporre i carmi immortali di Lesbia, è invaso da quello stesso ardore che generò le novelle Rinascimentali e le rime petrarchiste di schiere di dotti dalle raffinate squisitezze intellettuali.

Il desiderio di natura, prorompente nella brama dell'istinto, si sublima in immagini, suoni, sculture versi perfetti e parole immortali nelle menti di quegli uomini nati per le cose dell'intelletto, per vivere e riconoscersi in quell'universo di pensieri ed essenze spirituali germano all'Iperuranio di Platone. Il desiderio di purezza e la brama di perfezione, così proprie dell'uomo d'intelletto, direi quasi innate in lui, restano però sterili, quasi volontà di morte, come tutte le cose ascetiche, se a renderle feconde non interviene la figura della Musa, scatenando ad arte la forza della vita e dell'istinto. Parimenti l'artefice è necessaria la musa, parimenti all'ingegno è necessario l'istinto.
Ad altro non pensò Guinicelli, quando, effondendo le rime del Dolce Stilnovo ch'i'odo incipiò l'autentica poesia italica, ad altro non sospirò Petrarca, quando creò con suoni e i ritmi l'atmosfera pura e rarefatta dei suoi immortali sonetti, forgiando lo stile perfetto senza uguali nel mondo, ad altro non mirava Boccaccio, quando narrando le storie che restituirono l'Italia alla religione delle Lettere e della Bellezza riportò nella nascente prosa italiana quello stile ampio ed armonioso proprio del grande eloquio Latino e degno del nome di Concinnitas.
Nulla che di bello esiste è stato creato senza il desiderio di natura, senza un profondo legame con il substrato tragico e dionisiaco dell'esistenza.

Comunque tu non meriti dei versi, meriti degli stupri o comunque delle prepotenze, perchè hai stuprato ogni diritto ed ogni ragione e (per la tua brama di incontrastata preminenza sessuale di cui le gambe in mostra e le ginocchiate contro chi te le sfiora con la mano o lo sguardo sono solo uno dei possibili simboli) hai negato ogni reciprocità negli atteggiamenti sessuali più o meno impliciti.

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