QUESTE HANNO PASSATO IL LIMITE DELL'UMANAMENTE SOPPORTABILE!
La fatwa è promulgata contro la cotillard e la sua seguace italiana rifatta:
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Filmato di 80 secondi fa il giro del mondo
E la Cotillard si batte per evitare
alle donne gli sguardi invasivi
Finto spot dell'attrice Premio Oscar
ROMA - Perché Marion Cotillard ha girato un video nel quale si presenta in ufficio con due seni finti attaccati alla fronte? «Perché un video così viene messo sui siti di notizie di mezzo mondo e si parla di lei», hanno velocemente commentato alcune attente osservatrici dalle loro postazioni al Corriere. Vero, probabilmente. Ma l'idea è buona. In un minuto e venti secondi di finto spot, Cotillard (premio Oscar per La Vie en Rose) fa la parte di un'impiegata in un ufficio americano. Tutti i colleghi e capi con cui parla non la guardano negli occhi; fissano senza imbarazzo la sua peraltro non generosa scollatura. Lei non è contenta. Per cui torna in ufficio indossando un nuovo, rivoluzionario prodotto: le Forehead Titties, «tette da fronte», adesive, in gomma. Indossandole, finalmente, «gli uomini vi guarderanno in faccia».
Il finto spot, uscito sul sito Funny or Die, diretto da Jake Szymanski, a leggere i commenti online sembra essere stato accolto bene, in America. Molti e molte si divertono. Noi, nella beata Italia, lo guardiamo e d’istinto pensiamo «come è volgare». Succede perché non siamo abituate a vedere seni nudi sui media? Forse no. Forse la provocazione anti-maschilista di Cotillard viene accolta meglio in Paesi con problemi di maschilismo minori del nostro. Gli Stati Uniti, per dire, dove parecchie donne governano sul serio e dove la correttezza politica è presa seriamente. Ed è persino accettabile (persino divertente) che delle donne prendano in giro gli uomini. Dalle nostre parti è concesso solo a Luciana Littizzetto, che li sfotte selvaggiamente ma poi li rassicura, è pur sempre la moglie simpatica che brontola ma poi raccoglie i calzini. E anche di lei qualcuno si lamenta. Lo pseudospot di Cotillard va oltre. Sbatte in faccia (si sbatte in faccia) ai maschi le loro cattive abitudini (eh sì, cattive; come si sentirebbero se le colleghe, parlando con loro, li guardassero più giù?). Da noi è attività assai scoraggiata. Se ti lamenti delle gluteate nei programmi preserali, sei una bacchettona. Se usi le stesse armi, lo stesso modo di comunicare, esageri, che diamine. L’ironia pesante va accettata se maschile, bocciata se femminile, ancora (provate a rispondere con una battuta pesante alle battute pesanti, al lavoro; verrete bollate come sboccate e squilibrate). Oltretutto, le Forehead Titties in Italia potrebbero diventare dei boomerang (scommettiamo che le ritroveremo in qualche programmaccio televisivo, e non in funzione femminista? No, non scommettiamo, è troppo facile).
Maria Laura Rodotà
13 marzo 2010
http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_13
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E soltanto la perfidia femminile può chiamare cattivo e far sentire come una colpa o un difetto o comunque come qualcosa di cui vergognarsi e per cui essere irrisi profondamente e pubblicamente
la reazione spontanea, ingenua e inoffensiva (e natuale al pari di un augello che canta, di un fiore che sboccia, di una primavera che si stende pei prati o del riflesso sull'onde d'argento del mare di quella conchiglia che chiamiamo luna) dell'uomo all'apparire innanzi ai suoi sensi di quelle grazie corporali
che la natura gli fa desiderare immediatamente e al primo sguardo (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e che la donna stessa per prima espone (nella maniera prolungata finchè vuole ed esplicita finchè vuole, ritenendo ciò un suo diritto in occidente), in situazioni nelle quali la donna è la prima a porre in atto (per capriccio, vanità, interesse econimico sentimentale oppure gratuito sfoggio di preminenza erotica) un comportamento potenzialmente molesto ed invasivo della sfera sessuale (maschile).
Quanto al primo punto, non è logicamente, eticamente e naturalmente ammissibile che il mondo femminile presenti sotto le spoglie di "bontà" e "purezza" il proprio comportamento naturale (e quindi di origine chiaramente animale come quello dell'uomo) consistente nel mostrarsi in ogni modo tempo e luogo belle a disiabile (inconsciamente, per attirare più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, consciamente per pura vanità, supina accettazione di mode e costumi, patologico bisogno d'autostima o gratuito sfoggio di preminenza erotica) e pretenda al contempo di far apparire "più animale" o comunque "impuro" e "malvagio" e addirittura "vergognoso e colpevole" il corrispondente comportamento naturale maschile consistente nel mirare, disiare (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e cercare di ottenere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine, poichè entrambi le tendenze (tanto il suscitare disio, il rifuggire e il negarsi per attirare tutti e selezionare solo chi mostra eccellenza nelle doti qualificanti la specie, quanto l'esprimere subitaneo disio e voler godere della bellezza di tutte) concorrono al fine naturale di propagazione e selezione della vita, entrambi, in quanto natura, sono di là dal bene e dal male (almeno fino a che la cattiva coscienza di chi agisce per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sadismo non introduca un'intenzionale perfidia e un scientifico inganno) e nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro.
E cercare di dipingere come pure e giutso il proprio comportamento naturale (in questo caso monogamo, non concedersi facilmente, apparire belle e disiabili per attrarre quanti più contendenti e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, rimanendovi poi fedele) bollando al contempo come impuro e malvagio il suo opposto complementare (in questo caso poligamo, mirare, disiare e seguire con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine la bellezza e cercare di ottenerla nella varietà delle forme viventi), che non solo parimenti è naturale (e quindi di là dal bene e dal male), ma che è anche assolutamente necessario, perchè senza di esso lo stesso comportamento decantato come buono non potrebbe essere agito, è la forma più grave di immoralità.
Quanto al secondo punto, non è accettabile che la donna possa passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio ed io non possa altretanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente.
Quanto non accetto è che quando si parla di comportamenti in un modo o l'altro legati alla sessualità alla sua illimicata licenza nell'esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) debba corrispondere il mio obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la mia natura corrispondente. Perchè poi deve valere solo la sensibilità della donna?
Anche per la mia corrispondente e non già inesistente sensibilità maschile potrebbero risultare molesti certi atteggiamenti definiti "diritto della donna" o "bel gioco dell'essere donna" da demagogia femminista e stupidità cavalleresca.
Si sente offesa nella dignità di donna ad essere vista come oggetto di disio (il che è natura)? E allora io perchè non dovrei sentirmi ancora più offeso nella mia dignità di uomo ad essere trattato come un freddo specchio innanzi a cui le donne testano la loro avvenenza, come un pezzo di legno innanzi a cui si possono permettere di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi derisione al più profondo disio) o addirittura un pupazzo da attirare e respingere, da sollevare solo per farlo poi cadere con il massimo del dolore e del disprezzo?
Certi comportamenti suscitano disagio? Quanto suscita disagio è soggettivo.
Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione.
E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione).
E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale.
SIANO MALEDETTE E PERSEGUITATE QUESTE DONNE, PER LE LORO PERFIDIE E PER LE LORO MENZOGNE. E SI RICORDI CIASCUNO CHE LA BRUTALITA' E' UN MEZZO PIU' ONOREVOLE DEL SILENZIO, DI FRONTE ALLA MENZOGNA.
Mi sarebbe piaciuto discutere seriamente, ma non è stato possibile. Ogni discorso serio avrebbe dovuto partire da cosa significa mirare le forme rotonde dei seni per l'oggettività della natura, non per le valutazioni morali di questa o di quella arbitraria società.
"Un seno femminile turgido esercita un'attrattiva straordinaria sul sesso maschile perché, stando esso in rapporto diretto con le funzioni riproduttive della donna, promette nutrimento abbondante al neonato. Invece le donne eccessivamente grasse suscitano in noi repulsione: la causa è che una tale costituzione indica atrofia dell'utero: cioé sterilità; e non è la mente, ma l'istinto a saperlo".
(A. Schopenhauer, "La Metafisica dell'Amore Sessuale".
Invece qua si è voluta utilizzare la valutazione morale femminista eletta a sistema di governo per giudicare la natura (in questo caso, specificatamente maschile) anzichè, come ragione avrebbe suggerito, mettere in dubbio la liceità della valutazione morale femminista per il suo essere in aperto contrasto con la natura (non solo con quella maschile: se accetta quel giudizio di valore, le donne, che generalmente spendono e soffrono follie pur di rifarsi il seno, dovrebbero essere supposte tutte o tanto stupide da agire a proprio futuro danno, preparando la "molesta invasione" di sguardi maschili tanto "offensivi" per la loro psiche, o tanto sadiche da rifarsi il seno per farsi guardare dagli uomini e poterli poi sgridare, accusare, irridere e insultare)
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Dalle nostre parti è concesso solo a Luciana Littizzetto, che li sfotte selvaggiamente ma poi li rassicura, è pur sempre la moglie simpatica che brontola ma poi raccoglie i calzini. E anche di lei qualcuno si lamenta.
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Tipica strategia femminista parlare di quanto non c'entrerebbe nulla. Comunque rispondo lo stesso. Una donna seria (e chi fa comicità è serio per definizione) deve rassicurare e tranquillizzare l'uomo se lo ha irriso o sgridato, altrimenti questo si demoralizza e viene meno a quanto (come ad esempio la fatica della conquista, implicante fiducia in sè oltre che voglia di far fatica e di rischiare ogni sofferenza e ogni umiliazione e ogni ferimento e ogni privazione degna delle guerre e inappagamento fisico e mentale) le donne stesse PRETENDONO da lui, oppure si indispettisce e si mette intenzionalmente in sciopero verso le donne (come me).
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ti lamenti delle gluteate nei programmi preserali, sei una bacchettona
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Più che bacchettona, se te ne lamenti sei o stupida o falsa. Sono io che me ne devo e me ne posso lamentare. Anche la donnina da calendario, dietro le apparenze, appartiene alla solita sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile incipiata con il medioevo delle dame, dei cavalieri, dei servizi amorosi, dei tornei (spesso mortali), dei poemi e dei versi votivi dedicati alle donne e portata al parossismo dalla demagogia femminista contemporanea (dello stile pubblicitario e della cultura ufficiale, per i quali ...). Anche la velina infatti si pone inevitabilmente quale meta ultima del disio sincero e immediato di ogni ingenuo fanciullo, figurazione dell'irrestistibile forza di attrazione, con tutto quanto ne consegue in ammirazione universale e influenza sul mondo, data alla donna per natura dalla bellezza, e simbolo di una concezione in cui solo la figura femminile è degna di essere rappresentata, in quanto immagine di ogni bellezza, di ogni virtù estetica, intellettiva e morale, di ogni dote nobilmente umana, e quindi contributo (magari inconscio e involontario, ma comunque strutturale) all'immagine della donna sempre bella, buona e brava (proposta dalla cultura ufficiale dai banchi di scuola agli spot pubblicitari), immancabilmente vincente e perdente solo quando maschi brutti sporchi e cattivi le impediscono di esprimere la sua invincibile femminilità.
I mondi retti secondo valori virili mostravano il maschile anche come modello estetico. L'esempio massimo erano le olimpiadi doriche, vera e propria celebrazione sacrale del corpo maschile quale simbolo di splendore, forza e tensione all'assoluto della vittoria, del divino, della perfezione fisica e mentale d'impronta apollinea, a cui alle donne era severamente vietato accostarsi.
Se c'è miss italia o se c'è il mito della velina o se c'è la moda della conduttrice avvenente, vuol dire che il sentimento del mondo è invece femmineo-matriarcale. E la colpa è del femminismo, giacchè nel mondo precedente nessun uomo avrebbe mai permesso che la figlia, per moda, vanità, interesse o gratuito sfoggio di preminenza erotica, si mostrasse al mondo come una puttana, senza peraltro esserlo. E' stato proprio il femminismo a decidere che “questo è un bene”. Ora non lamentatevene se il vostro “bene” presenta anche aspetti negativi (persino per voi!)
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Forse la provocazione anti-maschilista di Cotillard viene accolta meglio in Paesi con problemi di maschilismo minori del nostro. Gli Stati Uniti, per dire, dove parecchie donne governano sul serio e dove la correttezza politica è presa seriamente. Ed è persino accettabile (persino divertente) che delle donne prendano in giro gli uomini. Dalle nostre parti è concesso solo a Luciana Littizzetto, che li sfotte selvaggiamente ma poi li rassicura, è pur sempre la moglie simpatica che brontola ma poi raccoglie i calzini. E anche di lei qualcuno si lamenta. Lo pseudospot di Cotillard va oltre. Sbatte in faccia (si sbatte in faccia) ai maschi le loro cattive abitudini (eh sì, cattive; come si sentirebbero se le colleghe, parlando con loro, li guardassero più giù?). Da noi è attività assai scoraggiata. Se ti lamenti delle gluteate nei programmi preserali, sei una bacchettona. Se usi le stesse armi, lo stesso modo di comunicare, esageri, che diamine. L’ironia pesante va accettata se maschile, bocciata se femminile, ancora (provate a rispondere con una battuta pesante alle battute pesanti, al lavoro; verrete bollate come sboccate e squilibrate).
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Sì, se la metti così siete bacchettone: mai definizione fu più appropriata per chi tenta di introdurre anche in italia costumi, leggi e modi di sentire nati da un puritanesimo a stelle e strisce passato dalla caccia alle streghe alle fregnacce femministe (e in virtù del quale si vorrebbero reato anche uno sguardo disioso o un complimento ardito)
Perchè anche a noi italiani si dovrebbe imporre questa visione della sessualità pc in senso puritano-femminista? Perchè dobbiamo per forza ragionare come negli usa ove qualsiasi espressione della sessualità viene vista come segno di libertà, bellezza e progresso quando è femminile e oppressione, volgarità, crimine quando è maschile? ove qualsiasi comportamento sessuale femminile viene considerato segno di emancipazione, di moda da proporre, di naturalità da esaltare, di costumi evoluti e raffinati, mentre i corrispettivi comportamenti maschili vengono condannati addirittura come reati?
Perchè la donna ha diritto a mostrare in ogni dove come e quando vuole le proprie grazie corporali e io non quello di guardare come voglio quanto è mostrato?
Perchè ella ha diritto a sfogare consciamento o meno il proprio naturale istinto di sentirsi in ogni dove bella e disiabile ed io non quello di esprimere naturalmente (nonchè pacificamente e senz'armi) il disio suscitato?
Perchè ella ha diritto ad essere sempre sessualmente ambigua ed io il dovere di essere sempre sessualmente corretto?
E chi stabilisce la correttezza? E se per capriccio, vanità, interesse o gratuito sfoggio di preminenza si bea di essere ambigua (e di giocare per sadico diletto), perchè io non posso altrettanto a capriccio risolvere l'ambiguità a modo mio? Se ha lasciato le cose nel dubbio ha anche implciitamente accettato che l'altro capisca nell'uno come nell'altro modo.
Cattivo comportamento, cara signora maria laura rodotà (miniscolo puramente voluto) sarò poi il suo e quello delle sue amiche femminil-femministe!
Solo la perfidia femminile potrebbe infatti definire maschilismo anche il solo principio (involontario) di un istinto naturale (come il guardare quanto suscita desiderio). E solo la menzogna femminista potrebbe dire che, verbalmente, le donne non possano usare le stesse armi. Ma quale uffici frequenta? Negli uffici reali succede che le donne si possono permettere battute neanche tanto carine come "non servite più a niente, bisogna tenervi solo per il sesso, e poi neanche in quello siete capaci" (che su animi di ragazzi non ancora formati potrebbero avere effetti devastanti) o addirittura sostenere senza mezzi termini che un uomo debba in un'unione sopportare tirannie e bastonate e umiliazioni e dolori di ogni sorta (fino al "ballbusting" che va tanto di moda nel cinema orientato alle ragazze e nelle battute delle stesse contro di noi) in pubblico e in privato, per chiamare poi "anticavalleresco" o "bruto" chi risponda "no, le bastonate van date nell'altro senso, come insegna il Machiavelli".
L'ironia pesante non è accettata se femminile?
Ma se non fate altro che prenderci in giro, socialmente e sessualmente. Socialmente continuate a chiedere moderni diritti ma pretendono di mantenere i privilegi del medioevo dei servizi amorosi, delle corvèè, delle fatiche cavalleresche, della dame idolatrate e dei tornei in loro onore cui obbligavano (e in modo ammodernato obbligano ancora) a partecipare chiunque aspirasse ad essere per loro non trasparente, continuate a dire che gli uomini sono inutili (provocando danni incalcolabili e permanenti alla psiche di chi non ha ancora avuto tempo e modo di costruirsi un'autostima o una posizione nel mondo, nella sfera lavorativa come in quella relazionale, in cui sentirsi valutato ed apprezzato) ma non hanno remore a sfruttare, materialmente e moralmente, la gentilezza e la generosità dei “cavalieri” per ottenere ogni privilegio (sia che si tratti di un'uscita a cena, viaggio gratus o un regalo
o anche solo un complimento o un ragionamento volto a rasserenare l'animo o a compiacere la vanità,
sia che si tratti di un'intera vita da passare nell'agiatezza), lamentandovi poi appena qualcuno si rifiuta di considerare la “cavalleria” un obbligo (tanto che non si capisce come farebbero una donna a sopportare l'esistenza scontrandosi con la stronzaggine sistematica, la tirannica vanità e la vanagloriosa prepotenza delle altre sue simili e senza più chi, con la forza del proprio disio, la faccia sentire bella, le dia sempre la precedenza ad ogni passaggio, sia esso una porta o una discussione, le dia tutto in pensiero, parole ed opere per la sola speranza o per un solo sorriso e sia disposto a patire sorridendo e ringraziando qualunque insulto, umiliazione ed offesa pur di evitare il minimo o presunto ferimento alla “soggettività femminile”).
E sessualmente avete ormai come costume, in ogni incontro con noi (da quello più fugace e casuale a quello più lungo e “sentimentale) e in ogni luogo e tempo, dalla strada alla discoteca, dalla scuola all'età adulta, il “fare le stronze”, suscitando ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa intenzionalmente beffarda e umiliante da una studiata perfidia, faccia sentire nullità la vittima, le faccia provare l'inferno della privazione dopo il paradiso della promessa di concessione, la ferisca, nei casi più gravi o più reiterati, tanto nel profondo da non rendere più possibile per il resto della vita sorridere nel sesso o guardare con naturalità a una donna e alla di lei bellezza, devasti insomma alla fine la psiche di chi continuamente è stato scelto fra tanti ed attirato solo per essere respinto e fatto sentire ridicolo davanti a sè e agli altri, indotto a farsi avanti solo per essere appellato molesto a prescindere dell'approccio più o meno maldestro, fatto avvicinare mediante l'ingenuo trasporto per la bellezza solo per essere gettato via e disprezzato come uno fra tanti, un uomo senza qualità, un banale scocciatore). Il fatto che gli uomini, per obbligo culturale a mostrarsi forti e cavalieri e per plagio psicologico femminista (che li dipinge come carnefici anche quando sono vittime) in genere non lo ammettano non significa non esista.
Se prendere in giro gli uomini è divertente e doveroso, perchè prendere in giro corrispondentemente le donne dovrebbe essere disdicevole e passibile di denuncia per molestia o addirittura di “incitazione all'odio e alla discriminazione”? Risponda a questa semplice domanda, cara signora rifatta femminista! O vuole forse negare, contro l'evidenza, che leggi e costumi “occidentali” impongano de facto questo?
P.S.
Le donne non guardano lì non già per superiorità morale o per maggiore delicatezza, ma per il semplice fatto che "a quello" non sono tanto interessate come noi: su quanto loro davvero interessa (posizione sociale, potere, ricchezze, a volte cultura) non hanno mai remore a guardare e indagare esplicitamente.
Vada a raccontare le sue fandonie da un'altra parte. Se cerca di importare il femminismo americano nella culla del cattolicesimo gaudente dei Borgia le prometto la più terribile delle maledizioni apostoliche.
E se anche lo facessero ci farebbe piacere, poiché ci farebbe sentire di possedere anche noi qualcosa per cui essere immediatamente (a prescindere da tutto il resto) ed intersoggettivamente mirati, disiati e apprezzato dall'altro sesso (senza bisogno di fare i salti mortali o di procurarci potere e ricchezze come siamo costretti ora), o comunque ci darebbe molto meno dispiacere del sentirci disprezzati o addirittura accusati da chi con sincero ed ingenuo trasporto per la bellezza miriamo, mentre la miriamo e proprio perchè la miriamo (questo disprezzo e questa accusa feriscono la nostra più intima natura e rendono impossibile qualsiasi dialogo schietto e costruttivo con le donne).
P.P.S.
Io voglio fondare un'associazione per difendere gli uomini dall'esposizione invasiva delle grazie femminili (conseguenza diretta dei “diritti femministi” delle donne occidentali), che ha ormai effetti devastanti nella sfera psichica e sessuale soprattutto dei giovani.
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