Le donne sono creature semplici, gli uomini esseri complicati: questa è la verità checché se ne dica il contrario.
Sono complicati gli uomini. A volte riflettono le proprie complicazioni (così come i propri difetti e le proprie virtù, quando queste ci sono, o le proprie idealizzazioni, quando non ci sono) nella donna e definiscono incomprensibile o complicatissimo quanto sarebbe invece assulutamente CHIARO ad una creatura pensante più semplice.
Quanto io sia complicato è evidente dal genere di post che pubblico (pagelle dei Gran Premi a parte). Ho tentato di darmi una spiegazione "analitica" (psicoanalitica?) nel lunghissimo post di Natale, che costituisce il mio "testamento" amoroso (intendendo con questo il mio pormi versi l'amore sessuale e le escort che ne sono attrici)
Ora, in molto meno spazio, analizzerò quella creatura che Freud (anche lui un uomo troppo complicato) non riuscì ad analizzare e i successori (proprio perché, come spesso fanno gli uomini, cercano in vano, nel cielo, quanto avrebbero davanti al naso) continuano a definire "dolcemente complicata": la donna.
Per me la donna è semplicissima, non è difficile. Non risulta affatto complicata da quando si capisce come l'amore sia l'inganno preparato dalla natura agli uomini per propagarne la specie. Le femmine sono molto più vicine dei maschi ai fini della natura, vivono più nella specie che nell'individuo e, in modo inconsapevole ma proprio per questi istintivo e infallibile, hanno a cura più la continuazione e l'accrescimento di quella che la felicità di questo.
Se per attirare e far cadere nella trappola amorosa (utile non già alla felicità individuale, la quale è illusoria, ma alla continuazione della vita, in cui dolori nascosti dietro le promesse di sommo bene e la fatica per raggiungere quest'ultime sono invece reali) un animale bruto sono sufficienti fisicità e odori, per ingannare in senso erotico-sentimentale un uomo d'intelletto (ossia un animale senziente, a volte fornito anche di ragione e di prudenza) sono sì sempre indispensabili le belle forme (ivi comprese quelle rotonde dei seni), le lunghe chiome, le perfette membra e i vaghi odori (giacché mossi siamo nella sessualità non dal libero arbitrio bensì dal genio della specie), ma servono anche artifici di ogni genere, malìe, movenze sapienti, squisitezze intellettuali ed estasi carnali, sì da far apparire non solo ai sensi ma anche all'intelletto le grazie tutte del corpo come fossero di dea (solo così, vedendo in quella sola donna la meta dei propri moti dell'anima, un uomo può abbandonare, come Orlando, il proprio senno sulla luna e lasciarsi andare alla passione amorosa, rinunciando alla vita serena e autarchica propria del saggio per i diavoli e l'inferno del matrimonio o, oggi, della convivenza, con una creatura che a ben guardare non gli procura vantaggio alcuno, ma solo doveri e costi e processi, e non ha spesso altra attrattiva per lui dalla bellezza, inesorabilmente destinata nel tempo a sfiorire o comunque, anche prima, a non soddisfarlo più una volta posseduta) . L'insieme di queste bellezze sensitive e intellettive, tanto alte e incantevoli alla vista come la luna nel cielo d'estate, ma in realtà proprio come questa splendenti della luce riflessa del nostro desiderio, che è il vero sole, si chiama "Donna".
Oltre a non essere complicata non è neppure dolce, ma serba in sé tutta la crudeltà della natura, nella sua essenza nuda in tutti i sensi.
Per me, ad esempio, la semplice presenza delle fanciulle discinte della pubblicità o delle fiere o delle discoteche è occasione di distrazione, turbamento, disagio.
Tranne le sacerdotesse, le quali sì recitano e suscitano ad arte desideri, ma non ingannano, in quanto mettono liberamente a disposizione (ovviamente dietro compenso da loro stabilito) la loro abilità scenica e la loro corporale bellezza di chi decide altrettanto liberamente di vivere il proprio sogno estetico completo, le altre donne, che invece diffondono l'aurea della loro beltà non perché io che le miro sia felice (o abbia l'illusione di felicità) ma, anzi, per attirare quanti più maschi possibili e poi respingerli (perché questo è selezionare), o semplicemente, spesso, per pura vanità di femmina o, talvolta, per compiacersi di avere un corteo di cavalieri serventi attorno a sé o di giullari da irridere o addirittura di uomini ingenui ferire intimamente, da umiliare nel profondo del desiderio, o da rendere ridicoli davanti a loro stessi e agli altri, e quindi per ferirmi (consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente, con leggerezza naturale o con perfidia studiata non fa differenza dal lato del mio desiderio illuso e frustrato), impersonificano ciò che di più crudele e ingannatore vi sia nel mondo palpitante di vita (e di dolore) della Natura Onnipossente.
Sono spesso coloro le quali studiano ogni modo, dall'abbigliamento alle movenze, dalle parole agli sguardi, dai messaggi subliminali all'esposizione delle proprie grazie, per diffondere un'aurea di disio sensuale non già al fine di instaurare un principio di rapporto sentimentale, o sinceramente amichevole o schiettamente erotico, ma solo per il gusto di mettere alla prova la propria avvenenza e la sopportazione altrui, non per vivere il proprio normale e legittimo corteggiamento, ma solo e soltanto per deridere l’aspirante corteggiatore di fronte a sé o ad altri, per farsi gioco e beffe di lui per ribadire con pura vanagloria la propria posizione di preminenza su di lui, e mostrargli quanto lui è insignificante e banale e sostituibile mentre lei è invece unica e da tutti idolatrata
Sono spesso coloro le quali dimenticano come non tutti siano commedianti nati al pari di loro, che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Sono spesso coloro le quali trattano con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”. Anche se non sono nulla di tutto questo, anche se non sono stronze, ma comunque non sono escort, al mostrare le grazie che non sono destinate a me, ma comunque davanti ai miei occhi, dalla claritade angelica del viso, dalla figura alta, dalle chiome fluenti e lunghe, dalle linee scolpite delle membra, dalle forme dei seni rotonde, dallo slancio statuario della persona, dalla piattezza d'un ventre perfetto, dalla liscia pelle e levigata e dalle fattezze tutte d''un corpo quasi dea, esprimono di per se stesse "l'arcana promessa di felicità", mi fanno riecheggiare nel profondo la frase: "O Natura o Natura, perché non mantieni poi quel che prometti allor, perché di tanto inganni i figli tuoi?"
La mia sensibilità "leopardiana" è probabilmente esasperata, ma tale disagio esiste è stato da me verificato anche in tanti altri giovani uomini, ed è in dubbio se davvero gran parte delle femmine sia naturalmente costituita da stronze o se semplicemente non sia da esse colta (a scorno della loro presunta sensibilità) questa sfumatura non troppo rara dell'animo maschile.
L'adolescente, nel periodo della prima maturità sessuale, coincidente con quello in cui passa dal mondo dei giochi a quello del pensiero, della riflessione e delle idee, sente profondamente tutta la drammaticità della condizione umana, del "basso stato e frale e 'l mal che ci fu dato in sorte". L'amore poetico dei giovani per Leopardi è significativo, così come significativa è la corrispondenza d'amorosi sensi verso bellezze pure e irraggiungibili come la luna e come quella circonfuse di un'aurea di idealità armoniosa e beata tale da renderle vaghe e sublimi come nulla di raggiungibile può essere (ed oggi raffigurate dalle altissime ed eteree creature che sfilano sulle passerelle come musiche al vento).
Il maggior grado di coscienza fra tutti gli esseri viventi fa sì che ami se stesso più della propria vita, ossia si ami "supremamente" (come dice lo stesso Leopardi nel dialogo di Malabruno e Farfarello). Per questo ricercherà sopra ogni cosa non tanto la vita, la sua conservazione e la sua propagazione, come gli altri animali, bensì la vita felice (e quando la possibilità di essa, o l'illusione di essa, sarà svanità, preferirà la morte alla vita priva di felicità) La ricerca sarà però sempre mossa dal desiderio, da quello stesso desiderio di cui la natura in diverse forme modi e intensità fornisce gli individui affinché perseguano i suoi fini, illusi come da una chimera.
L'uomo ha in comune con gli animali i bisogni naturali (il cibo, il sonno, il sesso), che devono ovviamente essere soddisfatti a pena di infelicità profonda, frustrazione intima, disagio da sessuale ad esistenziale, ossessione, ma è distinto dall'autocoscienza. Per questo il tentare di ottenere il soddisfacimento dei propri desideri seguendo i modi "naturali" può, per via della particolare sensibilità individuale o del fatto stesso di rendersi conto della crudeltà della natura, comportare per lui disagi psicologici, ferite emotive, o addirittura ancora infelicità profonda come nello stesso inappagamento. La "recita" nasconde tutto questo.
L'appagare i propri bisogni nel modo puramente "naturale" (ossia corteggiando) può talvolta portare a situazioni di disagio emotivo o di ferimento psicologico (che per gli animali nelle corrispondenti situazioni non vi sarebbero) quali ho fin troppe volte esemplificato.
Quel rapporto con la donna auspicato e laudato da chi generalmente critica i clienti delle prostitute (appellandosi al sentimentalismo e dimostrando in questo l'ignoranza dei sentimenti dei giovani maschi), ossia il ricercare l'ascoltatrice dei "teneri sensi", dei "tristi e cari moti del cor", della "ricordanza acerba" è precisamente quanto sogna ogni adolescente (nessuno nasce puttaniere), quanto ogni occhio di giovane maschio vede nel tremolare in cielo delle stelle, o in quell'alone di luce diffusa che, come un'aurea di idealità armoniosa e beata, circonda il volto chiaro della luna, ma che il suo intelletto gli fa presto capire poter essere amato soltanto "col telescopio" (per proseguire il discorso leopardiano).
E come la luna la donna è sempre duplice: chiara ed oscura, odalisca ed amazzone, generosa e avara, pietosa e spietata, dolce e fredda, accondiscendente e crudele.
Come la luna la donna ha due volti, quello grave e soave che si mostra a noi (o, meglio che noi abbiamo creato nell'arte ed evochiamo ogni volta nelle immagini e nei suoni delle poesie) e vagheggiamo come irraggiungibile guardando dal basso verso l'alto con occhi sognanti e quello leggero e pragmaticamente duro, "petroso", che ci è nascosto ma ne costituisce l'essenza.
L'atteggiamento dolce, remissivo, carezzevole, l'essere dal sentimento delicato e puro, dalla sensibilità quasi fanciullesca e dalla fantasia ingenua
è proprio del maschile che desidera, non già del femminile, che è desiderato e su questo semplicemente si conforma per proseguire l'illusione e trarre vantaggio diciamo "economico-sentimentale" o semplicemente di autostima.
Che la donna sia invece naturalmente più pragmatica e meno sentimentale, più terrestre e meno sognatrice, e più adatta nel complesso a risolvere i problemi mondani è evidente, se non altro per il semplice fatto di essere potenzialmente madre e dunque predisposta ad incipiare e a curare la vita e i bisogni corporali e attenta a cogliere ogni sfumatura, ogni affetto ed ogni vaghezza del mondo sensibile.
Forse proprio perché, nella sua essenza più profonda, è molto più vicina dell'uomo ai fini della natura, e quindi più "utile", è dotata più dell'uomo di senso pragmatico "particulare" (indispensabile per valutare la soluzione più pragmatica di ogni problema, per trarre il massimo profitto da ogni singolo uomo e da ogni situazione umana concreta) e meno di amore per "le cose necessarie, universali, perpetue", e per questo raramente si innamora di un ideale o di una bellezza ideale (abbiamo il canzoniere di Petrarca per Laura ma non avremo mai un canzoniere femminile per un uomo, se non come esercizio di imitazione o vezzo letterario di qualche cortigiana la quale intende così soltanto accrescere intellettivamente la propria malìa, e quindi come qualcosa avente la leggerezza di un vestito e non la profondità di un desiderio), raramente traspone il proprio più profondo sentire verso una sublimazione artistica (che non sia ovviamente imparentata con quelle persone e quei libri innumerevoli "facenti pubblica professione di sentimento", di cui donne vittime del loro stesso inganno riempiono enfaticamente le biblioteche con il mal gusto romantico nemico di ogni animo sincero e sensibile e già castigato dal Leopardi a proposito del "sentimentale che si getta a manate e si vende a staia"), raramente desidera uscire dalla dimensione soggettiva ed utilitarista del sapere per raggiungere l'assoluto dell'oggettività (ad esempio nella filosofia o nella matematica, almeno a certi livelli, ovvero in ogni opera di pura speculazione e di creazione implicante un "vivere in astratto", o comunque un "astrarsi" dal particolare concreto e vissuto, dalla propria soggettività,dalla propria natura terrena, dal proprio utile materiale).
Il che dimostra ancora una volta che l'essenza dell'uomo è spirituale e quella della donno corporale, e ciò non perché le donne siano intellettivamente meno dotate (versione maschilista), anzi si potrebbe quasi dire il contrario, e nemmeno perché siano "oppresse" (versione femminista, ed anche qui si potrebbe dire che l'oppresso è spesso invece l'uomo, nel profondo, tramite lo sfruttamento delle sue debolezze erotico-sentimentali) ma perché sono solo la volontà ed il sentimento a farci raggiungere le vette dello spirito, non l'intelletto. Volontà e sentimento nelle donne sono rivolte agli abbellimenti della vita mondana, giacché così vuole la natura, mentre nell'uomo, meno utile al mondo di natura, si volgono alla consolazione del mal di vivere e della mancanza di felicità nel presente, e al riequilibrio dei desideri (in natura favorevoli alla donna, che è mirata e bramata di per sé al primo sguardo). Come il pavone crea la bellezza con la coda, il passero con il canto, i pesci con mille vaghi colori, tutti per rendersi graditi alle femmina allo stesso modo in cui ella è da loro disiata per natura, ed esser così parimenti apprezzati e ammirati e accettati, riequilibrando il rapporto, così il maschio della specie umana ha creato l'Arte.
L'uomo, al contrario degli altri animali, non ha come fine la vita in sé, ma la vita felice. Siccome la felicità non esiste mai realmente nel mondo, egli ha fin dalla sua infanzia (l'infanzia dell'umanità: il mondo antico e mitico) creato le opere dello spirito (dalla matematica alla filosofia) o, a livello meno intellettualistico e astratto (anche se ancora intellettuale) e più sensitivo, il sogno (ivi compreso quel sogno estetico che è l'eterno femminino, quando vive nelle musiche e nelle lettere, nelle rime e nei versi, nelle immagini e nei suoni delle poesie, donando l'ebbrezza dei sensi e delle idee).
La donna percepisce meno questo distacco con la vita, giacché è preposta dalla natura (e molto più dell'uomo) proprio a dare continuazione, ad ogni costo, alla vita stessa. Se non fosse così la nostra specie ora non esisterebbe.
SALUTI DALLA SUBLIME PORTA
Il Sultano Beyazid II
Post Scriptum
Non è indispensabile che una donna faccia ciò scientemente per essere definita tale. Quanto descritto infatti appartiene al suo modo di essere, per cui la donna rimane tale anche quando, come individuo, non avrebbe alcun bisogno di aumentare il numero di ammiratori o di amanti o tanto meno di trovare padri per i propri futuri figli.
E' un puro istinto, esattamente come in noi uomini la brama di godere della bellezza nel maggior numero possibile di donne.
L'istinto non sa (o non si cura) che gli individui hanno trovato altri modi per assicurare il benessere e la continuazione della specie umana e non avrebbero più bisogno per la loro sopravvivenza della forza dei desideri suscitati dalla natura. Schopenhauer diceva che alla nascita e alla morte non ci sono rimedi, tranne godersi l'intervallo. Anche agli istinti, dico io, non ci sono rimedi, tranne appunto goderseli. E' questa consapevolezza a muovermi nell'amore sessuale, che ho deciso appunto di vivere in maniera "escortistica", ossia scenica, per dilettare e ingannare piacevolmente, con la bellezza, i sensi e le idee, in attesa che la farsa più grande, ossia la vita umana, trascorra. Il suicidio per noia sarebbe cosa volgare.
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