La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Nisan 10, 2007

LE PAGELLE DI SEPANG













Terminate la vacanze di Pasqua, torno in classe e distribuisco le pagelle relative al Gran Premio di Malesia, seconda prova dell'anno. Chiamo i piloti per ordine di voto.

ALONSO FERNANDO: 9 1/2
Se si fosse daltonici non si potrebbe distinguere la sua gara della Malesia da quelle che hanno segnato gli sfolgoranti inizi dei due scorsi campinati poi conclusi trionfalmente. L'unico elemento cambiato è infatti il colore: dal giallo Renault all'argento McLaren-Mercedes. Stesse sono invece la perfezione al via, l'autorevolezza nella conduzione della gara, la sicurezza nel mantenere il primato (mai in discussione per un solo giro) e la siderale distanza fra la velocità e la precisione dello spagnolo e il caos caratterizzante il resto dei partecipanti alla gara. Non merita il 10 solo per il fatto di aver perduto la Pole Position (da Massa) e perché la facilità estrema con cui ha ricondotto alla vittoria la McLaren a digiuno da più di un anno è scaturita più dai demeriti dei piloti Ferrari in partenza (e poi dalle difficoltà di Raikkonen col secondo treno e dall'inconsistenza costante di Massa in gara) che non da meriti propri.

HEIDFELD NICK: 9
Quinto in griglia e quarto in gara. Con la BMW, terza forza del mondiale e a rischio affidabilità, si permette il lusso di arrivare davanti alla favoritissima (e strapotente in Australia) Ferrari (anche se solo quella di Massa). La sua velocità sia in prova sia in gara lo pone ad un livello decisamente superiore rispetto a quello di più blasonati colleghi. Evidentemente ad inizio carriera ,ai tempi della F3 tedesca e della F3000, la Mercedes non aveva sbagliato a puntare su di lui. Ora sono i cugini bavaresi a godersi i frutti del seme piantato da quelli di Stoccarda. Forse non sarà un campione come Raikkonen, di cui è stato compagno in Sauber nel famigerato 2001 in cui fu scartato da Ron Dennis proprio per causa del finlandese, ma sicuramente non fa rimpiangere la partenza di un campione del mondo come Jacques Villeneuve.

ROSBERG NICO: 9
Non termina la gara (il motore Toyota non ce l'ha fatta), ma quanto visto è sufficiente per mostrare l'eccezionalità del compito “incompleto” non per colpa sua. Parte in terza fila a ridosso dei migliori con un'auto non certo all'altezza delle prima, non solo per velocità ma anche per la limitatezza dei mezzi economici della squadra (l'unica “indipendente” fra tante auto di grandi costruttori o di grandi multinazionali). In gara resta sempre fra i migliori finché il motore non si rompe. Esprime il proprio dispiacere in un italiano migliore di quello parlato da tanti nostri connazionali. Merita per questo un bel nove, come avesse scritto un tema mirabile.

RAIKKONEN KIMI: 8 1/2
La sua non è certo una gara perfetta come quella australe, ma nelle condizioni in cui erano lui e la squadra non poteva fare di meglio. Il motore surriscaldato dalla gara precedente lo ha fortemente limitato nelle punte velocistiche (e per questo non ha nemmeno tentato il sorpasso su Hamilton quando questi lo rallentava), mentre un secondo treno di gomme morbide scandenti lo ha palesemente penalizzato (facendogli perdere dodici secondi sul secondo pilota McLaren). Recupera decisamente nel finale (con le gomme dure), riportandosi a ridosso di Hamilton ed attendendo un suo errore che non arriva. Per un giudizio completo dovremmo sapere dalla Ferrari come sia possibile che il suo pilota di punta segni il proprio giro più veloce a fine gara e con le gomme più dure. Forse una strana (ma necessaria) gestione del “problema propulsore” non è trascurabile nella risposta. In ogni modo Kimi non arriva al nove essere stato in partenza tanto distratto da aver lasciato più di una macchina di spazio alla propria destra, sì che la McLaren di Hamilton (partita dietro) abbia potuto superare sia lui sia, clamorosamente, anche Massa. Si fosse spostato all'interno il coloured della McLaren sarebbe rimasto quarto ed avremmo forse visto un'altra gara. E' fin troppo facile però giudicare da fuori dall'abitacolo, per cui non tolgo più di mezzo voto.

HAMILTON LOUIS: 8
Si riconferma come piloto autorevole e veloce a dispetto del suo essere debuttante. Secondo podio in due gare, e passaggio da terzo a secondo. Si dovesse esaminare il campionato come un grafico di borsa, si dovrebbe concludere che sarà lui il vincitore di Sakhir.

Per le prestazioni sarebbe da 9, ma il zigzagare in rettilineo ed in frenata per resistere a Massa e rallentarlo permettendo al compagno Alonso di accumulare il vantaggio decisivo lo porterebbe all'8 in condotta. Salomonicamente, decido di dare otto in profitto.


KUBICA ROBERT: 7 1/2
La sua sarebbe stata una gara fenomenale (è risalito fino a superare la Williams di Rosberg) se non fosse stato per i problemi che lo hanno rallentato ai box. Non posso perciò attribuire un voto indeciso, seppur sia io convinto nel cuore che il potenziale per i voti alti c'è tutto in questo pilota polacco.

TRULLI JARNO: 7 1/2
Arrivare a punti con una Toyota merita di per sé un voto alto, anche se la gare rimane incolore. Dovrà essere reinterrogato il pescarese, per sapere se la sua posizione nel mondiale sia quella dell'aurea mediocritas (il sette) o della beatitudine piena (l'otto). Intanto mi limito a constatare come abbia svergognato il compagno di squadra Ralf Schumacher.

KOVALAINEN HEIKKI: 7
Si qualifica davanti all'esperto compagno si squadra, smentendo con i fatti tutte le parole denigratorie di Briatore all'indomani della gara scorsa. Meriterebbe l'otto per questo, se non fosse che si tratta comunque di un risultato che lo pone al di fuori dei dieci eletti a lottare, nell'ultima sessione, per la Pole Position. La colpa pare però più dell'auto che del pilota.

WEBBER MARK: 7
Arriva nei primi dieci, ancora a pieni giri, e rimane il primo dei quattro moschettieri della compagine Red-Bull-Toro-Rosso. Una signora gara per un signor pilota. Certamente di più non si poteva fare con un'auto che di campionato del mondo ha solo il V8 Renault dello scorso anno.

SATO TAKUMA: 6 1/2
Si riconferma un pilota valido come velocità e consistente in gara. Giunge tredicesimo, ma con una Superaguri (Honda dell'anno scorso) è come arrivare terzo. Un podio virtuale prezioso per un giapponese ed il voto deve fungere anche da incoraggiamento. Sto lentamente ricredendomi su questo pilota.

FISICHELLA GIANCARLO: 6 1/2
Arriva sesto, resistendo al connazionale Jarno Trulli. Si fa però battere dal giovane ed inesperto compagno in qualifica. La sua posizione è dunque dovuta più al mestiere ed alla gestione dai box che alle effettive doti di guida e di velocità. Poco più che sufficiente il voto per una gara sempre grigia e poco più che mediocre. Non vi sono certo grandi errori, ma nemmeno grandi slanci. L'idea è quella di un pilota stanco che si avvia alla fine di una carriere iniziata con tante speranze e passata senza grandi splendori, illuminata negli ultimi due anni dalla luce riflessa del compagno Alonso in Renault. Che la differenza fosse nei piloti e non nel materiale è evidente oggi che è lui il caposquadra.

SPEED SCOTT: 6
La sua è sufficienza pienamente meritata per aver battuto Vitantonio Liuzzi (uno che sui Kart batteva Schumacher, quello vero). Peccato che il premio sia solo un quattordicesimo posto. Si tratta comunque di un bel risultato per una scuderia che è di fatto la ex-Minardi.

MASSA FELIPE: 6
Merita la sufficienza per il semplice fatto di aver privato Alonso della soddisfazione della pole con un giro “monstre” proprio in extremis. Se per questa prodezza i suoi fans avrebbero potuto accostarlo all'epico connazionale Ayrton Senna, per quanto ha fatto vedere in gara gli osservatori più distaccati dovrebbero avvicinarlo piuttosto a Hector Rebaque: non chiude alla prima curva lasciando che Hamilton (partito quarto) lo beffi (lui che era in pole), poi si lascia prendere dalla foga e attacca l'inglese da tutte le parti senza concludere nulla, se non di infilarlo all'interno arrivando lungo e facendosi risuperare in uscita. Prosegue nei suoi inutili e impulsivi tentativi di sorpasso fino a quando la rabbia per Alonso che fugge non gli fa sbagliare la misura della staccata e lo fa finire sull'erba. Per fortuna riparte perdendo solo una posizione (quella sulla BMW di Heidfeld) che però non è più in grado di recuparare. La consistenza di un pilota si vede anche in questo: se sa mantenere saldi i nervi nei momenti difficili, se ha la pazienza e la ragione per meditare un attacco appropriato e soprattutto se sa reagire costruttivamente ai propri errori. I suoi nervi sono stati invece paragonabili a quelli del Brasile del 1982 quando più i giocatori carioca, dalla foga, insistevano ad attaccare, più continuavano a prendere goal in contropiede dall'Italia di Paolo Rossi e più la rabbia e la foga crescevano. La pazienza e la ragione hanno fatto difetto nel momento dell'attacco a Hamilton: quando si frena all'interno (dove la pista è meno gommata) non bisogna frenare impiccati come si fosse in traiettoria: in primis perché l'aderenza è minore e quindi anche se il sorpasso riesce si finisce lunghi o ci si fa passare in uscita, in secundis perché non serve finire davanti con tutta la macchina, come se si dovesse superare all'esterno, giacché, avendo il favore della traiettoria, basta arrivare con le ruote anteriori appena davanti alle posteriori dell'avversario perché questo non possa più chiudere e, restando largo, permetta il sorpasso. La capacità di reagire ai propri errori è stata poi pari a zero, se si considera come, dopo l'uscita, egli non solo non sia riuscito a riguadagnare la posizione, ma abbia del tutto perso la velocità che pareva prima renderlo in grado di raggiungere Alonso se non avesse avuto Hamilton a bloccarlo. Mai dunque sapremo se il suo distacco dalla vetta sia stato dovuto all'accidentalità della gara o all'essenza della prestazione velocistica sua e della Ferrari.

WURZ ALEXANDER: 5 1/2
Sfiora la sufficienza così come sfiora la zona punti. Arrivare noni con la Williams-Toyota, praticamente l'unico team “indipendente”, meriterebbe un voto migliore, ma non posso trascurare la batosta subita dal compagno Rosberg in qualifica (quasi due secondi) e soprattutto la posizione (terz'ultimo) in griglia. Di buono ci sono la determinazione nelle strategie, la costanza delle progressione in gara e l'occhio ancora valido nei sorpassi. Se si impegna può migliorare ed andare ben oltre la sufficienza. Le potenzialità ci sono, ci sono sempre state, come dimostrano i suoi inizi di carriera con la Benetton (sono ormai passati dieci anni esatti), quando stupiva tutti con gare da podio, prima di perdersi nella mediocrità del tran-tran quotidiano degli anni successivi, poi finita nella retrocessione a tester. Ora che è “risorto” a pilota titolare speriamo non ricada nell'errore.

COULTHARD DAVID: 5 1/2
La sua non è una gara gravemente insufficiente come quella dell'Australia, ma nemmeno merita le lodi. In qualifica perde per tre millesimi dal compagno Webber ed in gara rompe il motore. Deve essere reinterrogato per stabilire se è ancora un pilota sufficiente.

LIUZZI VITANTONIO: 5
Vince il duello con Speed in prova ma lo perde in gara, e di molto. Purtroppo devo dare un voto insufficiente da un italiano. Non voglio accrescere il dispiacere con altre parole

BARRICHELLO RUBENS: 5
Arriva undicesimo e primo dei doppiati. Con l'auto di un grande costruttore come la Honda si dovrebbe fare di più. Se l'auto non è all'altezza la colpa è, come detto più volte, anche dei piloti che non la sanno sviluppare, specie se, come nel caso, la squadra ha tutte le risorse economiche, tecniche d'espreienza per essere al top.

BUTTON JENSON: 4 1/2
Arriva dodicesimo dietro a Barrichello. Per questo ha messo voto in meno. All'insipienza del brasiliano unisce la rassegnazione di un ormai secondo pilota. E pensare che l'anno scorso era lui il primo pilota Honda ed era lui a vincere i Gran Premi (Ungheria docet). Oggi invece perde il confronto. Peccato che la lotta fra i due sia svolga così in basso.

SCHUMACHER RALF: 4
Prende un decimo in prova dal compagno e un giro in gara dal leader. A volte risulta difficile credere alla teoria dell'ereditarietà, considerando che è nato dallo stesso padre e dalla stessa madre di Michael Schumacher. Ora che il grande fratello non è più presente in Formula Uno una management serio dovrebbe eliminare chi vi rimane solo per oscurarne il cognome, soprattutto se per spargere tutto questo grigiore Ralf percepisce un ingaggio degno di un top-driver quale non è e non è mai stato.

ALBERS CHRISTJIAN: 3 1/2
Non credo che la Spyker, vettura comunque originale, sia così scarsa da meritare un'ultima fila in grigli ad un secondo dalla fila davanti e tre dalla prima e un'ultimo posto in gara costante (prima della rottura). Necessita dunque di nuova interrogazione questo pilota.

DAVIDSON ANTHONY: 3
Viene bastonato dal compagno giapponese sia in prova (dove prende 4 decimi) sia in gara, dove arriva dietro di tre posizioni. Come si può dare un voto migliore di un bel 3?

SUTIL ADRIAN: 2 1/2
La gara precedente avevo dato fiducia al debuttante, premiandolo con un buon voto. Ora invece, dato quello che ha combinato in partenza (dopo una qualifica onorevole ma comunque conclusa all'ultimo posto), devo attribuirgli un voto dal due al tre. Speriamo che le prossime gare risolvano l'incertezza in modo positivo.
Quando si parte ultimi, però si potrebbe sfruttare il vantaggio di non avere gente alle spalle assatanata di posizioni per evitare i guai alla prima curva, specie se la gara è lunga e l'auto non così competitiva da permettere di mettersi in mostra con exploit velocistici, ma solo con la consistenza alla distanza. Speriamo il pianista della Formula uno sappia far tesoro anche di questa “stecca” (comunque solo alla seconda apparizione).

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