La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Pazartesi, Mart 19, 2007

LE PAGELLE DI MELBOURNE

Ecco le pagelle del primo gran premio della stagione. Chiamiamo i piloti per ordine di voto.

RAIKKONEN KIMI: 10
Il Grande Juan Manuel Fangio diceva che il miglior modo di vincere una gara è molto semplice: partire dalla pole position, andare in testa alla prima curva e non farsi più agguantare. Ognuno di questi tre aspetti rifulge brillantemente nel weekend di Kimi Raikkonen. La pole è stata conquistata con autorità e naturalezza, dissipiando come nuvole al vento le roboanti ed ostili dicerie dei profeti da test invernali (i quali lo ritenevano più lento del compagno di squadra Massa) e con quasi mezzo secondo di vantaggio su chi era unanimanente considerato l'unico vero numero uno in gara: il campione in carica Alonso. La manovra con la quale Raikkonen è scattato davanti a tutti ed ha girato in testa alla prima curva, staccando all'esterno, sulla traiettoria ideale, ed evitando magistralmente e con precisione millimetrica una eventuale carambola con le due McLaren e la Bmw di Heidfeld (che si stavano tirando la frenata in tre all'interno, nell'esatto modo in cui proprio dieci anni fa esatti, sempre qui a Melbourne, sempre alla stessa curva, i vari Herbert ed Irvine, scontrandosi, crearono il disastro in partenza che eliminò il favoritissimo Jacques Villeneuve) ha avuto in sé una perfezione perentoria e sublime. Il modo in cui Kimi ha mantenuto in ogni momento il controllo della gara, senza esagerare nel forzare i tempi ma anche senza lasciare mai una realistica possibilità di successo agli inseguitori (lasciati avvicinare solo di qualche secondo, e in maniera assolutamente controllata, nell'ultimo terzo di gara, quando avrebbe potuto perdere anche un secondo al giro senza correre rischi, ed ha perciò preferito rallentare, evitando di far correre dei rischi alla meccanica per il puro gusto di umiliare gli avversari nel distacco) è stato superbo.
Non un errore, non una sbavatura, non una singola imperfezione si può trovare nello svolgimento da parte del finlandese del primo compito in classe che lo ha portato alla prima vittoria in Ferrari. Non ottiene la lode soltanto per la poca fantasia e la poca passione nel festeggiare l'opera, la quale, ben inteso, resta un'opera d'arte.


HAMILTON LOUIS: 9 1/2
"Vorrei la pelle nera", diceva una canzone dei tempi andati. Ora si capisce il perché della rischiesta canora: nessun bianco, dagli immemorabili tempi della vittoria al debutto di Giancarlo Baghetti a Reims, è riuscito, al debutto in formula uno, a lottare con molta audacia e pochi errori per le prime posizioni e per giunta risultando spesso più veloce del compagno di squadra bi-campione del mondo. Una impresa simile era quasi riuscita in verità proprio qui a Melbourne a Jacques Villeneuve, il quale, prima di ritirarsi, era in testa davanti a Damon Hill, ma in quel caso la superiorità della Williams Renault sulla concorrenza nonché la non certo stratosferica abilità dell'Inglese avrebbero reso meno eclatante anche la vittoria. Questa volta, non si fosse trattato del secondo e mezzo impiegato in più dai suoi meccanici rispetto a quelli di Alonso e della scelta stessa (presa dal team ovviamente a favore dello spagnolo) di fermarlo prima del compagno-rivale (sfavorendolo, dunque), sarebbe stato lui a vincere (e con merito) il duello in casa McLaren Mercedes.


ROSBERG NICO: 9
Arriva settimo con una Williams, prima fra le squadre che Enzo Ferrari definirebbe "garagiste", non certo all'altezza, per budget e organico, delle grandi case. Il suo, e quello di Frank Williams (senza una macchina valida nessun campione può nulla) è un vero miracolo, passato sotto silenzio dai commentatori che guardano solo all'apparenza delle gare. Partiva molto indietro in griglia e l'aver saputo recuparare in gara con determinazione e lucidità, evitando comunque di commettere le sciocchezze in cui cadeva lo scorso anno, lo presenta come una futura promessa di campione o, almeno, di "animale da gara". Nella classifica dei tempi in gara è quinto, segno inequivocabile che, in primis, sa essere veloce ed efficace anche nelle più disparate condizioni delle gare e dei duelli, in secundis, pone più attenziona a mettere a punto la vettura per l'efficienza in gara che non per una effimera soddisfazione mediatica al sabato. E questo, assieme al magistrale sorpasso di Ralf Schumacher nelle ultime battute (degno davvero delle gesta del padre Keke), è segno che la stoffa, quella vera, quella autentica, c'è, e non è solo ricamata nel cognome.


MASSA FELIPE: 8 1/2
Posto che la rottura in qualifica non è colpa sua, il comportamento in gara è stato da otto pieno. Partito ultimo, è riuscito a risalire in fretta ma senza rischi verso la zona punti, mettendo a segno una serie di sorpassi degna dei tempi d'oro della Formula 1. E' vero che la macchina era la migliore del lotto, ma è altrettanto vero che nei tempi moderni non è facile esprimerne il potenziale quando ci sono gli avversari a rovinare l'aereodinamica. Meriterebbe il nove se avesse mantenuto, negli ultimi giri, la lucidità ed il raziocinio per pianificare l'attacco alla Renault di Fisichella in evidente crisi di gomme (oltre che in chiara inferiorità di prestazioni a priori). Con un minimo di freddezza e di calcolo in più avrebbe potuto trovare il punto debole per attaccarlo con successo. Certo ha fatto comunque molto, date le circostanze, ma la frustrazione e la stanchezza sono giustificazioni soltanto per piloti mediocri, non per il campione che egli si propone di diventare.


ALONSO FERNANDO: 8
Un buon compito, ma da un campione del mondo ci si sarebbe aspettato qualcosa di più. Bravo a conquistare comunque la prima fila e a stare davanti al compagno in prova, meno bravo a scegliere il modo di affrontare la prima curva (avrebbe potuto costargli caro: se l'è cavata retrocedendo quarto). In gara non ha commesso errori, ma non è risultato più veloce di Hamilton, né abbastanza veloce da non farsi surclassare da Raikkonen. Certo il motivo di questo risiede anche nella vettura, ma le vetture sono anche quello che i piloti le fanno diventare nel corso dei test di sviluppo. Il proseguio della stagione dirà se il fatto di aver vinto due titoli lo pone allo stesso piano o di un Emerson Fittipaldi (divenuto bicampione giovanissimo come lui) o di un Mika Hakkinen (tanto per restare in McLaren) non solo da un punto di vista statistico.


SUTIL ADRIAN: 8
Voglio dare al giovane pianista lo stesso voto del bicampione Alonso, perché partire ultimo dai box alla gara d'esordio con una monoposto chiaramente più lenta di tutte le altre e giungere alla fine (sia pure ultimo fra i classificati) staccato di soli due giri (che è comunque il distacco che qualunque pilota, anche bravo ed esperto, prenderebbe dalla Ferrari di oggi con una Spyker motorizzata dalla Ferrari di ieri) è un compito ottimo. Se non altro emerge la costanza dell'impegno e la tenacia della lotta, che per un giovane sono le prime delle virtù per sperare di diventarare un campione.


HEIDFELD NICK: 7 1/2
Non merita l'otto pieno per il fatto di aver pasticciato con le strategia al primo pit stop, in modo da passare da secondo a quinto, dietro anche al compagno di squadra Kubica. Merita più di un mediocre sette perché comunque, in prova, si è trovato terzo a meno di un decimo da Alonso. I tempi non possono mentire e la sua classe non è dunque acqua, come hanno frettolosamente pensato alla Williams due anni fa dopo una sola stagione (in cui comunque conquistò una pole). Il voto incerto deve essere uno sprone per portare la consistenza in gara ai livelli della velocità sul giro di qualifica. Anche per lui la stagione dirà la verità. E chissà che in casa Mercedes non si pentano, dopo averlo tanto amorevolmente cresciuto nelle formula minori (formula 3 tedesca, formula 3000, di cui fu campione 1999 dopo aver perso per un soffio da Montoya l'anno prima) di averlo scaricato senza tanti complimenti, preferendogli, a fine 2001, l'allora giovanmissimo compagno in Sauber Raikkonen. Se la legge dell'ex vale anche in Formula uno i cugini della BMW potrebbero far provare molti dispiaceri a Norbert Haug e compagni.....


KUBICA ROBERT: 7 1/2
Non è potuto arrivare all'otto pieno per il semplice fatto che non ha finito la gara (anche se non per colpa sua). Prima di ritirarsi era comunque meritatamente davanti al compagno di squadra (più veloce di lui in qualifica) Heidfeld. Speriamo che in futuro la BMW Sauber gli dia modo di mostrare il suo valore (già intravisto al debutto lo scorso anno), sia rispetto al compagno di squadra, sia rispetto a più conclamati campioni, permettendoci di definire meglio questo voto incerto.


SATO TAKUMA: 7 1/2
Arriva dodicesimo ed in Giappone gli faranno grandi onori. Tenendo conto che con una SuperAguri (la Honda dell'anno scorso gestita da un tem che ha per budget una frazione di quello della casa Madre) si piazza in mezzo alle Honda vere il suo è un compito più che discreto. E dire che non ha nemmeno provocato caos come spesso in passato. Bisogna ammettere che il pilota giapponese è in crescita e questo voto deve incoraggiarlo sulla via delle serietà agonistica.


FISICHELLA GIANCARLO: 7
Un voto mediocre per un pilota mediocre. Inizia il suo dodicesimo anno di Formula uno (dodici come le stagioni in cui si corre a Melbourne, dove debuttò con la Minardi) con un quinto posto "sanza infamia e sanza lodo". Preferisco, da professore, non dire altro, altrimenti ciò che penso di lui avrebbe il sopravvento sulla pura valutazione oggettiva della gara. Aggiungo solo che, con Alonso, la stessa Renault pareva su tutto un altro pianeta. E nulla (specie nell'evoluzione competitiva delle monoposto anno dopo anno, gp dopo gp) avviene per caso.


SCHUMACHER RALF: 6 1/2
Il grande (solo per statura) fratello di Michael Schumacher inizia la stagione così come ha terminato tutte le altre da quando (1997) è in Formula Uno: nella perenne incertezza se essere l'ultimo fra i primi o il primo fra gli ultimi. La sua gara è lo specchio di tutto quanto ha saputo mostrare durante la carriera: veloce ma non velocissimo, consistente in gara senza essere un "animale da corsa" (come invece il fratello), fa quanto è umanamente possibile fare per non far sembrare la sua Toyora una versione colorata della Corolla diesel di serie. Come negli anni della Jordan, come negli anni della Williams, sembra sempre che tragga il massimo da una vettura che, pur essendo più che discreta, non è la più veloci. Visto che però le stesse vetture con altri piloti hanno vinto e che la Toyota (che non ha mai vinto) dispone del budget maggiore di tutto il circus ci si potrebbe aspettare qualcosa in più in termini di capacità di messa a punto e sviluppo sul lungo termine. Se al terzo anno della sua presenza la Toyota pare fare il passo del gambero la colpa non può non essere anche sua. Il voto tiene però conto del buon comportamento in gara: almeno non ha commesso errori.


KOVALAINEN HEIKKI: 6 1/2
Flavio Briatore ha definito la sua gara pessima. I giornalisti vorrebbero affibiargli un quattro in pagella. Io invece gli do la sufficienza piena. Debuttare in gara su un circuito non facile, non provocare incidenti, qualificarsi decendemente, non danneggiare la vettura, non andare a sbattere, portare a termine la gara nei primi dieci ed arrivare per giunta staccato di sole cinque posizioni dal compagno di squadra undici anni più esperto non è opera che meriti l'insufficienza. Chi dice il contrario non ha probabilmente mai debuttato in alcuna competizione automobilistica, né ha l'umiltà per capire cosa ciò significhi e quanto importante e difficile sia uscirne con all'attivo un risultato nella TOP TEN.


TRULLI JARNO: 6
Raggiunge la sufficienza perché non ha commesso errori, e perché è dovuto all'insufficienza prestazionale delle Toyota se non è giunto nei punti. Prende però un voto inferiore al compagno Ralf Schumacher perché ha perso il confronto diretto. Non c'è altro da dire sulla sua gara, se non confermare quanto vale anche per Ralf Schumacher: al terzo anno con una scuderia un pilota che abbia, oltre alle doti di guida, quelle di sviluppo a lungo termine e di sensibilità tecnica nei confronti della vettura, dovrebbe trovarsi in una situazione migliore.


LIUZZI VITANTONIO: 6
Con una Red Bull vecchia di un anno e ribattezzata Toro Rosso non poteva fare più di quanto ha fatto giungendo 14esimo senza commettere gravi errori. In mancanza di altri elementi di valutazione, merita la sufficienza perché, pur battuto dal compagno di squadra in qualifica, è più davanti a lui nei tempi di gara.


SPEED SCOTT: 6
Perde una ruota in gara, ma in qualifica è più veloce del compagno. Non posso dargli più della sufficienza stentata, perché i suoi tempi di gara non sono granché.


BARRICHELLO RUBENS: 5 1/2
La sua gara esiste solo perché ostacola il connazionale Felipe Massa. Ne ha tutto il diritto, essendo con lui in gara a pieni giri, ma il confronto prestazionale è impietoso. Batte il compagno Button, ma non può lavarsi le mani del disastro globale Honda, dopo che l'anno scorso la vettura era in grado di vincere i Gran Premi.


WEBBER MARK: 5
Insufficenza netta per una gara in cui il pilota di casa parte in buona posizione (settimo) ma arriva in una pessima (13esimo e doppiato). A chi si ricorda di come proprio qui, cinque anni fa, al debutto, giunse quinto con la Minardi sopravanzando le Toyota e mandando in visibilio il pubblico, sembra di guardare le corse e la carriera di un gambero. Non è però una insufficienza grave perché le potenzialità velocistiche rimangono in lui ancora vive (nono nella lista dei giri veloci, fatto non disprezzabile con una vettura "assemblata" come la Red Bull- Renault). Il voto basso serva da motivazione.


DAVIDSON ANTHONY: 4 1/2
Dietro al compagno in prova ed ancor di più in gara. Non riesce poi a ripetere l'impresa di stare davanti alle Honda come in qualifica e finisce 16esimo a due giri dal vincitore. Il suo voto incerto fra l'insufficienza recuperabile e quella grave è dovuto proprio a questa altelena di prestazioni.


BUTTON JENSON: 4
Una grave insufficienza per un pilota irriconoscibile. Risulta molto più lento di Barrichello in gara (e, assieme al brasiliano, ostacola Massa) e giunge addirittura 15esimo, ultimo dei piloti doppiati di un giro. Non si capisce come possa essere lo stesso giovane che nel 2000 sbalordì tutti al debutto con la Williams e solo l'anno scorso vinceva in Ungheria con la stessa Honda. Se Webber è un gambero, per lui non ci sono paragoni bastevoli. E' solo la prima prova dell'anno, ma se l'atteggiamento è questo, per evitare la bocciatura servirà un miracolo, a lui ed alla Honda tutta.


WURZ ALEXANDER: 3 1/2
Straperde il confronto con il compagno in Williams Nico Rosberg. Tutta la sua esperienza di pilota (ha debuttato nel 1997 ed è uno dei senatori) e di collaudatore (da anni non fa che girare per i top team come macinatore di chilometri) nulla può contro la classe cristallina del giovane Nico (che ha solo un anno di Formula uno alle spalle). Questo in sé non sarebbe tanto grave, quanto il non rendersi conto della stupidaggine che Coulthard ha fatto contro di lui ed il giusficarlo. Per me ciò non è segno di fair play, ma del fatto che la sua testa è altrove. Un pilota "con la testa sulla spalle", anche se calmo, avrebbe almeno dovuto notare e far notare come non sia concepibile guadagnare 20 metri su una frenata lunga poco più di 80. Evidentemente lui, dall'abitacolo, non si è nemmeno accorto di dove fosse Coulthard.


ALBERS CRISTIJAN: 3
Si becca 2 secondi in qualifica dal compagno di squadra debuttante ed in gara combina un disastro uscendo di pista in una maniera che necissiterebbe dei rilievi dei vigili urbani per essere coperta di una spiegazione plausibile. Merita proprio un bel tre.


COULTHARD DAVID: 0
Federico il Grande diceva che il tempo e le esperienza degli uomini e della storia passano invano, perché gli uomini (lui, principe illuimnato, si poneva al di sopra) sono tutti stupidi e non imparano mai. Per fortuna il re di Prussia non era il team manager della Red Bull, altrimenti oggi avrebbe motivo di rafforzare il suo convincimento e di ritenersi ancora più infallibile nei giudizi di quanto già non credesse nella sua illustre vita. Un pilota che ha debuttato nel 1994 (in sostituzione di Senna, peraltro) ed è perciò il più esperto della classe, non può nemmeno pensare di tentare un sorpasso all'interno quando, prima della frenata, è staccato di una macchina dalla vettura che lo precede. Se lo si pensa vuol dire che il cervello non è in funzione. Se addirittura lo si tenta vuol dire che nulla hanno insegnato 13 anni di formula uno ed ancora di meno si considera la correttezza agonistica ed il rispetto per la gara e l'impegno degli avversari (nel caso, l'incolpevole e sfortunato Wurz). Già è difficile suparare oggi quando si è appaiati in rettilineo (date le staccate brevi), è quasi impossibile quando si è appena a ruota, è da cretini quando si è dietro. Il tentativo di Coulthard passa ogni concezione umana e divina delle corse e della stupidità. Zero Assoluto.

Etiketler:

0 Comments:

Yorum Gönder

<< Home