La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Perşembe, Mart 08, 2007

LE PSEUDOPSICOLOGHE E SAN GIUSEPPE

"Gli uomini passano per essere crudeli, le donne invece lo sono. Le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono".

Friedrich Nietzsche
L'amore, nella sua essenza, non è altro che l'inganno dato dalla natura agli uomini per propagarne la specie. Sono le donne che (A PAROLE) lo pongono a fondamento dell'esistenza(e a principio universale delle azioni e dei pensieri). Come la natura, suscitando i desideri più profondi e le pulsioni più vitali, lo usa per muovere gli uomini al compimento dell'interesse non loro ma della specie, così (consciamente o meno) lo usano le donne (le quali, per il loro compito di genitrici, sono molto più vicine degli uomini ai fini della natura) per trarre dall'uomo, tramite lo sfruttamento delle di lui debolezze erotico-sentimetali, il proprio interesse, diciamo, "economico-sentimentale".
Per questo trascorrono gran parte della loro vita ad idolatrare l'amore, a tessere le lodi dei comportamenti passionali, dei sacrifici fatti per amore, delle scelte esistenziali compiute non nell'interesse proprio ma in quello "dell'amore per qualcuno", della vita dedita non al proprio legittimo desiderio di felicità, ma a quello di "chi si ama". Tanto recitano bene questa parte che talvolta alcuna di esse cade nella trappola da lor stesse preparata.
Più frequentemente, però, di tale trappola non si avvede qualcuno troppo ottuso d'intelletto (o troppo distratto quando si spiegava Schopenhauer), il quale finisce per credere davvero l'amore essere un sentimento (come l'amicizia, magari, la quale sola è invece il vero sentimento propriamente umano) o addirittura una giustificazione della vita per l'individuo.
Va da sé che una volta fatta propria questa credenza, questa "deificazione" dell'amore, non solo si cade nella trappola delle donne (con le ovvie conseguenze del caso, variabili da un matrimonio-capestro ad uno stranamento economico o sentimentale), ma non si può vivere senza questo cosiddetto "amore", così come non potrebbe vivere un fedele senza il suo dio. Una volta privata di ciò su cui si erano fondate la propria felicità (o l'illusione di felicità) e la propria giustificazione esistenziale (non insegnano forse i romanzi d'amore amati dalle donne a chiamare queste "vita de la mia vita"?), la vita perde significato e viene di conseguenza rigettata. E' dunque all'idolatria femminea dell'amore che vanno ascritti gli omicidi e i suicidi ed ogni altro atto distruttivo e irrazionale. Chiunque valuti le cose con ironico ed ariostesco distacco, infatti, non penserebbe mai di togliersi la vita per amore o anche solo di rischiare di vedere sconvolta la propria vita per una donna.
Non vale citare motivazioni storico-sociali (come amano fare quelle sciocche psicologhe o sociologhe ahah), dato che tutto ciò avveniva anche al Paladino Orlando nel tempo di "re carlo imperator romano".
Chi invece vede nell'amor naturale un semplice bisogno da appagare (magari nel modo più nobile e raffinato possibile, seguendo il proprio "sogno estetico"), come il sonno, il cibo, il riparo, e non certo da mitizzare, non andrà mai nella foresta a tirar colpi di spada contro gli alberi riportanti gli amori della sua bella con un altro.
Forse girerà per locali in cerca di compagnia a pagamento....


"Le donne nell’odio. Nello stato di odio le donne sono piú pericolose degli uomini; innanzitutto perché esse, una volta che il loro sentimento ostile sia suscitato, non sono trattenute da nessun riguardo di equità e lasciano invece crescere indisturbato il loro odio fino alle ultime conseguenze; poi perché sono esercitate a trovare punti deboli (che ogni uomo, ogni partito ha) e a colpire in essi: nella qual cosa il loro intelletto, affilato come un pugnale, rende loro eccellenti servigi (mentre gli uomini alla vista delle ferite si trattengono e divengono spesso magnanimi e concilianti)."
Friedrich Nietzsche


Avevo preparato questo post in risposta ad una pseudo-psicologa che pretendeva con miseri argomenti di spiegare (e soprattutto di giudicare) perché soprattutto mariti o fidanzati abbandonati o traditi ricorrano all'omicidio o al suicidio per uscire dalla loro disperazione amatoria.
Visto che però un pisquano di nome davide (che altrove critico nel merito delle sue fandonie) ha citato come una certa interpretazione dei fatti "non sia di parte, ma sia sostenuta da molti psicologi mi pare tempo di pubblicare qui. Non mi sorprende che la più CRETINA delle scienze (ma è degna di questo nome?), forse l'unica che, anziché RISOLVERE problemi all'umanità, glie ne ha CREATI (basti pensare alle pretese psicologiche della moderna decaduta letteratura ripiegata sull'ombelico o al danno creato alla società e ai giovani da greggi di psicologhe incompetenti cui viene sciaguratamente conferito l'arbitrio di decidere sull'idoneità o meno all'assunzione dei neolaureati d'eccellenza) sia da un lato comprensibile alla mente dei pisquani e dall'altro dia totalmente ragione in genere alle donne.

Si usano spesso snocciolare cifre di omicidi e degli omicidi/suicidi per passione.

Le cifre non sono bilanciate. Si riporta il marito che (magari prima di vedersi costretto a vivere privato degli affetti e dei beni, della casa, delle ricchezze e dei figliuoli, e dunque delle ragioni e dei mezzi per vivere) uccide la moglie, ma non si riporta il ragazzo che, caduto nella trappola amorosa della "dama" di turno, si impicca per disperazione sentimentale.

La violenza è nel mondo, e per ovvi motivi gli uomini tendono ad usare quella fisica, le donne quella psicologica, ma non è scontato quale delle due sia più grave. Dipende dai casi. Inoltre non ci si può stupire se con l’inganno si genera quasi la follia nell’animo altrui e le reazioni sono inconsulte. Non vi è infatti il diritto di molestare nel sesso il prossimo con la menzogna o la falsa illusione (sia essa fisica o psicologica), né per gli uomini né per le donne.
Se ammettete l'irrazionalità nel comportamento umano dovete ammetterla in amendue i sessi, non solo dove vi fa comodo.
Fra uno che spara e una che suscita ad arte la disperazione per indurre al suicidio non trovo differenza.

Distinguerei poi i delitti fra fidanzati e amanti, il cui movente è solo passionale puramente, da quelli fra coniugi, in cui subentrano molti altri fattori, quali la necessità di sopravvivere economicamente, di non farsi defraudare degli averi e dei figli, di doversi ricostruire una vita, di veder distrutto tutto quello per cui si era lavorato e sofferto (la famiglia, i beni, la casa ecc., l'avvenire sereno in familia, la vecchiaia consolatrice ecc.).

Nel primo caso, spesso, il tutto è accompagnato sovente dal suicidio (per cui è il classico esempio di ciò che si dice "omicidio altruista"): è dunque una testimonianza di cosa accada se si porta al punto estremo il concetto di amore come sentimento assoluto, senza cui la vita, propria e altrui, non ha senso. Nessuno ucciderebbe o si suiciderebbe se considerasse l'amore come esclusivamente legato all'eros, o se si prendesse il sesso solo come un gioco ed un piacere. Il terribile sorge quando amore ed eros si intrecciano e diventano una giustificazione esistenziale, quando quello che nel puttaniere o nel seduttore è solo un desiderio di natura da appagare e di cui godere, si sublima e si razionalizza in un rapporto che dà senso alla vita (il fidanzamento, il matrimonio o l'unione amorosa in genere). Venendo a mancare quel rapporto, va da sé che anche la vita deve finire e finisce. Da questo punto di vista dovrebbe essere maggiormente apprezzato il puttaniere solitario: egli non uccide, poiché per lui l'eros non è apollineo (non coinvolge realmente la persona dentro l'uomo e la donna, ma solo la natura in loro).

Nel secondo caso, invece, il tema amoroso non è sempre quello scatenante. Come detto, vi sono altri elementi decisivi.
Lo vedo quasi come un distruggere pria di essere distrutti, una sorta di "muoia Sansone con tutti i filistei (le filistee?)".
Spesso si tratta di una lotta per la sopravvivenza, di una vendetta per non subire la distruzione della propria famiglia, della propria identità, della propria vita, della propria dignità, del proprio onore.
La vita dell'uomo separato è simile a quella dell'esule: senza famiglia, privato degli averi, della casa, dei mezzi di spostamento, spesso inviso all'ambiente sociale, lontano dai figli, vaga in cerca di una nuova vita, di un tetto e di un lavoro (anche umile o faticoso) che gli permetta di pagare i debiti (magari un mutuo contratto per la casa ora non più sua) e gli alimenti. Vi è chi prende tutto con dignità e con filosofia e con entusiasmo ricomincia daccapo (anzi, da meno quello che deve pagare della vita precedente), e chi invece concepisce tutto questo come un'insanabile ingiustizia (perché, se i sessi sono pari, i figli e la casa finiscono sempre alla donna, e la colpa quasi sempre a lui? Perché i capricci e le difficoltà psicologiche della donna sono sempre giustificate, con frasi del genere "è insoddisfatta della vita di coppia, della noia casalinga o del doppio lavoro ecc., del disinteresse del marito, si sente oppressa, soffocata ecc." e quelle dell'uomo, come le scappatelle, no?) alla quale si ribella nel solo modo possibile (una volta che la legge e la società gli sono contro): quello del tirannicida alfieriano (o, se vogliamo, del terrorista).

Ho visto (nel mio lavoro reale) tante situazioni in cui i mariti vengono bersagliati dalle ex-mogli in ogni modo umanamente immaginabile, vivono quasi peggio dell'esule ottocentesco (alcuni dormono davvero in macchina perché non riescono a pagare l'affitto, tanti svolgono lavori faticosi con straordinari impossibili per pagare alimenti impossibili, tanti cambiano lavoro e città) e devono subire umiliazioni (pubbliche e private) di ogni sorta (dagli schiaffi ai quali non possono replicare per non essere accusati di violenza, alla calunnia con amici e tribunali), accuse false e infamanti (di default quella di violenza, spesso presenti altre invenzioni più fantasiose riguardo ad abitudini sessuali, comportamenti e fatti privati in famiglia), falsità e malignità (mettere i figli contro e sparlare con i conoscenti dando al marito la colpa di tutti), soprusi ed angherie, pignoramenti improvvisi e ingiustificati, veri e propri espropri (di auto e di case), e il tutto in maniera perfettamente legale e protetta dalla mentalità femminista e dalla società galante, che persino un uomo mite e pacifico come me (una volta ferito nell'intimo e in quello che doveva essere un aspetto di dolcezza) potrebbe trasformarsi in un efferato killer.

Le psicologhe parlano in proposito di "pulsioni bruttissime", ma solo secondo il loro falso (in quanto non conforme né ad un'oggettività non esistente nella sfera sentimentale né alla natura intima dell'anima che deve essere giudicata: quella maschile) e inumano (in quanto non comprensivo dell'animo altrui) ragionamento di donna. Per me è molto più brutto subire passivamente la distruzione della propria vita (da parte di chi spesso fa ciò protetto dai benefici di legge e di galanteria)
Io sono per la serie: se tu distruggi la mia vita io distruggo la tua.

Le donne (e le psicologhe) pensano di poter continuare all'infinito ad approfittare di una posizione di preminenza di natura (nel sesso) e di galanteria (nella società) per infliggere umiliazioni e irrisioni psicologiche (nell'intimità, nei divertimenti pubblici, nella vita sociale), torture e giochini sentimentali per la loro vanagloria, derisioni (pubbliche o private), raggiri e vere e proprie tirannie (attraverso lo sfruttamento del desiderio) sessuali, senza subire le conseguenze delle proprie azioni perché protette dallo status di "donna": invece ogni tanto (non spesso, certo) la corda si spezza, a furia di tirarla.

E certi pisquanoidi persino giustificano il COMPORTAMENTO DELLE STRONZE (quando non nascondono la realtà di quello delle "mogli-vampire" dipinte invece come povere vittime). Perché si uccide? Perché si impazzisce? Perché si diventa violenti? Semplice. Perché la pazienza ha un limite: non tutti gli uomini reali sono pari a San Giuseppe. A volte le donne pensano l'uomo essere un pezzo di legno davanti a cui si può fare di tutto, o un attore che deve recitare una parte voluta d’altrui (non siamo pagato per questo come invece le escort che l’hanno scelto). Invece non siamo né pezzi di legno né falegnami.

SALUTI DALLA SUBLIME PORTA

P.S.
E non siamo tutti nemmeno tanto stupidi da non vedere il giochino dell'esasperare per avere la reazione ed essere giustificate nella malvagità. E' un giochino vecchio come la guerra. Ricorda tanto quello dei partigiani che uccidevano a tradimento per provocare la rappresaglia tedesca ed accrescere così l'ira della popolazione e il dissenso contro la Wermacht. Io non sto con la resistenza, ma con chi, in divisa e dovendo rispettare obblighi (al contrario del nemico vile e protetto) reagisce secondo giustizia. In guerra ed in amore è fallo l'indugiar....

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