"Cara al sol con la camisa nueva" recitava l'inno falangista, ricordando che tornerà la primavera " que por cielo, tierra y mar se espera" prima di gridare "Arriba Espana". Anche questa volta c'erano la primavera, il sole, il cielo terso e il profumo dei fiori terrestri, ma QUESTA VOLTA gli Spagnuoli, tanto fiduciosi nella vittoria, sono stati invece duramente battuti da una alleanza Italo-Brasiliana.
MASSA FELIPE: 10 e Lode
Realizzare un "hat trick" (pole position, vittoria e giro più veloce) costituisce di per sé un capolavoro, ma compiere tutto ciò in casa dell'avversario diretto, e per giunta svergognandolo alla partenza ruota contro ruota, costituisce motivo di gloria immortale. Non sono mai stato tenero con Felipe. Negli ultimi anni pareva aver offuscato la propria fama di demolitore di avversari che si era costruito vincendo tutto nelle categorie minori tanto da meritarsi i test in formula 1 già nel 2001, giovanissimo. Negli ultimi mesi non mi era piaciuto perché alla determinazione del giovane perfezionista pareva aver sostituito la boria del campioncino appena arrivato. Ora invece, grazie a quest'impresa e al dolore che ha saputo infliggere agli spagnoli che ghermivano le tribune pronti a festeggiare Alonso e sbalorditi da tanto grande sconfitta, merita il titolo di aspirante campione vero. Non ho tema di essere smentito nel dichiarare questo gran premio la gara della svolta, quella che segna la nascita definitiva di un campione, il passaggio da pilota forte a corridore fortissimo, da giovane promettente e veloce a punto di riferimento per la categoria, come fu per Schumacher a Interlagos nel 94, quando (con sole due gare vinte alle spalle) sconfisse in pista e senza appello il tre volte iridato Ayrton Senna (che, come domenica Alonso, correva in casa con i favori del pronostico e un supporto di pubblico calcistico: quando si dice "corsi e ricorsi storici") o come fu per lo stesso Senna a Estoril nell'85, quando con la Lotus letteralmente umiliò, alla sua prima vittoria, campioni del mondo passasti e futuri come Prost, Piquet, Lauda, Rosberg, Mansell (12 titoli mondiali in cinque) e piloti non propriamente "fermi" come Alboreto, De Angelis, Patrese, Laffite, Berger, Boutsen, Tambay (tutti prima o dopo vincitori di Gran Premi).
Non mi ero esaltato per le vittorie di Massa lo scorso anno, perché ottenuto in circostanze favorevoli (con una vettura prestazionalmente superiore alla concorrenza e Schumacher messo fuori gioco da fattori esterni), ma ora, d'innanzi alla vittoria nello scontro diretto con Alonso, devo oggettivamente riconoscere la piena grandezza del Brasiliano.
HAMILTON LEWIS: 10
Non si può negare il massimo dei voti ad un debuttante che sale in cima alla classifica della massima formula. A memoria d'uomo, l'ultimo ad esservi riuscito si chiamava Ayrton Senna. Non sono necessari ulteriori commenti. Come sia stato il solo a contenere il distacco da Massa in termini accettabili e come abbia ancora una volta dimostrato una maggiore consistenza in gara rispetto al bicampione iridato compagno di squadra sono fatti che tutti hanno potuto verificare con i propri occhi. E rimarranno scritti a lettere d'oro nella storia del mondiale.
ROSBERG NICO: 9 1/2
Non esistono più parole per descrivere l'abilità di questo giovanissimo pilota, che oltre a portare sulle spalle il peso del nome d'arte del grande Keke deve portare dietro la schieda il propulsore Toyota e un cambio innovativo di dubbia affidabilità. Nonostante i risicati mezzi a disposizione (la Willams è di fatto l'unico team privato) si piazza sesto, permettendosi il lusso di lasciarsi indietro colossi come Renault, Toyota e Honda. Non è tutto merito dell'abilità di Patrick Head e dell'esperienza di Frank Willams, dato che Alexander Wurz, con la stessa vettura, è distante anni luce.
KUBICA ROBERT: 9
Qualificarsi quinto e arrivare quarto con la BMW, terza forza del mondiale, equivale ad una vittoria per i non-Ferrari non-Mercedes gp. Questa volta batte anche il compagno di squadra Heidfeld, complice forse un minor quantitativo di carburante. Il pilota polacco si conferma comunque come un solido corridore, veloce in qualifica e consistente in gara. Tutto sue è difatti il merito di non lasciarsi mai avvicinare da nessuno degli inseguitori e di non prendere troppo distacco dalle imprendibili monoposto rosse e argento.
COULTHARD DAVID: 8 1/2
Conferma le buone prestazioni del Bahrein con fine settimana da incorniciare, sia per essere rientrato nei primi dieci in qualifica, sia per la consistenza dimostrata in gara nonostante il finale palpitante a causa del guasto al cambio che rischiava di fargli perdere la ottima quinta piazza. Evidentemente il tramonto di questo pilota non contiene solo oscurità (come la gara di Melbourne), ma emette ancora qualche bagliore.
SATO TAKUMA: 8
Una gara maiuscola per un pilota minuscolo. Non voglio dire altro. L'otto è pieno come nella pianta del circuito di Suzuka di proprietà dell'Honda casa madre che il giapponese ha ancora una volta strabattuto.
KOVALAINEN HEIKKI: 7 1/2
Ridicolizza Fisichella sia in qualifica sia in gara e alla fine conquista anche due punti mondiali (contro lo zero tagliato del compagno di squadra), con una Renault non certo competitiva. Non è affatto un cattivo risultato per un pilota debuttante che alla prima gara, molto ingiustamente e altrettanto superficialmente, i giornalisti (assieme allo stesso Briatore) avevano definito disastroso e deludente. La forza d'animo per continuare a lottare nonostante i ripetuti tentativi di farlo apparire un pilota lento e con la valigia gli ha permesso di esprimere in pista la propria classe e la propria forza. Si imbarazzino pure i giornalisti italiani che stravedono per Fisichella.
SUTIL ADRIAN: 7
Lo stare davanti al più esperto compagno di squadra Albers sia in qualifica sia in gara gli fa meritare un voto discreto, anche se il penultimo posto non sarebbe tale. Certo che con la Spyker, unica fra i team di seconda fascia ad essere onesta e a correre con una monoposto propria (con tutti i rischi e le inefficienze connesse) anziché scopiazzare o adattare monoposto esistenti della casa madre pagante (ogni riferimento a Toro Rosso e SuperAguri è totalmente voluto), di più non farebbe nemmeno il vero Schumacher.
HEIDFELD NICK: 6 1/2
Avrebbe potuto fare grandi cose, con la sosta ritardata per aver imbarcato più carburante, se ai box non avessero pasticciato dandogli il segnale di ripartenza prima che il meccanico della ruota anteriore destra avesse avvitato il bullone. Il resto segue da sè.
TRULLI JARNO: 6
Se si guarda all'ottima posizione di partenza in terza fila ci si ricorda di come Jarno Trulli sia ancora il pilota che dieci anni fa stupiva tutti all'A1 Ring percorrendo con autorità al comando il primo tratto di gara con la Prost-Honda. Dispiace però vedere tanto talento sprecato in una squadra che di grande ha solo il nome e lo spreco di budget. La carriera di Trulli pare un ciclico ripetersi delle medesime avventure e disavventure: perennemente veloce in qualifica, perennemente perfetto nel trarre il massimo dalla vettura, perennemente destinato a rompere quando è fra i primi, a correre con vetture che in mano ai compagni di squadra si posizionano nella seconda metà dello schieramento o ad andarsene dal team nell'anno in cui la vettura diventa vincente. E' successo così nel 98, quando alla sua prima stagione con la Prost, la nuova vettura si dimostrò una caffettiera, è successo così nel bienno 2000-2001, quando, dopo anni di vittorie con Hill e Frentzen, la Jordan, cui Jarno approdò, non era più un top team (e l'italiano faceva miracoli a collezionare terze file in griglia e podii in gara), è successo così a fine 2004, quando è passato dalla Renault (che con lui fu vincente e vinse solo a montecarlo) alla Toyota (che pareva un futuro top team dai grandi mezzi). Direbbe una professoressa: se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo.
RAIKKONEN KIMI: 5 1/2
E' bravo ad approfittare del duello fra Massa e Alonso per sfilare quest'ultimo alla esse dopo il via e a resistere alle sue pressioni. Peccato che sia la vettura a non resistere alla gara e a tradirlo. Non si può incolpare il finlandese di ciò, così come non si poteva incolpara Massa per il motore di Melbourne. E' un dramma, però, che Kimi perda per questo la testa del mondiale e si trovi in posizione molto svantaggiata tanto rispetto al compagno di squadra quanto rispetto ai due della McLaren-Mercedes. Questa leggere insufficienza sia di monito a lui ed alla squadra.
LIUZZI VITANTONIO: 5
Si qualifica fra i primi sedici, ma la squadra non è in grado di fargli disputare il turno successivo di qualifica che lo avrebbe messo in lizza per i primi dieci posti. In gara un guasto idraulico lo ferma. L'insufficienza non è per lui, ma per la Toro Rosso.
DAVIDSON ANTHONY: 4 1/2
Poiché rimane abbondantemente dietro il giapponese compagno di squadra sia in qualifica sia in gara, l'insufficienza è netta. C'è poco da commentare, se non sottolineare il fatto che di piloti britannici, giovani e veloci ve ne sarebbero tanti nelle formule minori.
ALONSO FERNANDO: 4
Con aria da bravo di Don Rodrigo cerca al via di spaventare Massa, il quale però non è Don Abbondio e non teme le schioppettate (anzi, le ruotate). Il duello finisce male per lo spagnolo, che deve desistere a farsi superare da Hamilton e Raikkonen. Nel procedere della gara non riesce mai né a recuperare né a inventarsi qualcosa per tentare di ribaltare la situazione. E' solo fortunato che Raikkonen rompa, altrimento oggi sarebbe quarto nel mondiale (ossia ultimo fra i driver che dispongono delle vetture migliori). Visto che per la seconda volta consecutiva è più lento di Hamilton, nonostante abbia voluto vietare di provare all'inglese, per impedirgli di imparare, il voto ci sta tutto. Il suo è stato un comportamento antisportivo e perdente. Il coloured della Mclaren lo ha comunque svergognato in pista, senza ordini di scuderia. Così sia sempre punita la superbia spagnola.
ALBERS CHRISTIJAN: 3 1/2
Ultimo in qualifica ed ultimo in gara: di più di questo mezzo voto, con tutta la clemenza che Allah mi concede, non posso dare.
WEBBER MARK: 3
Nella gara in cui il decotto compagno Coulthard fa faville, la giovane promessa australiana dovrebbe fare fuochi d'artificio e invece fa soltanto sbadigliare. Ci vuole proprio un bel tre, da stampare in faccia con la mano, per svegliarlo.
SPEED SCOTT: 2 1/2
Più alla squadra che a lui si rivolge il suo voto, dimezzato rispetto a quello di Liuzzi perché lo statunitense è stato ancora una volta battuto nettamente dall'italiano.
WURZ ALEXANDER: 2
Con l'auto con la quale Nico Rosberg giunge sesto, l'austriaco è capace solo di ritirarsi per incidente al primo giro dopo essere partito diciottesimo. Dovrei dare qualcosa di più di due?
FISICHELLA GIANCARLO: 1 1/2
E' un piacere dimezzare il tre per questo pilota romano. Data l'insussistenza delle sue prestazioni non vi è motivo di spendere consistenti parole.
SCHUMACHER RALF: 1
La gara è insussistente, lontana anni luce da quella che stava disputando il compagno Trulli. Il voto cade a fagiolo per il fratello di Michael. Michael Schumacher era e resterà a lungo il numero uno fra i piloti di tutti i tempi. Ralf Schumacher, invece, merita e meriterà spesso l'1 come voto in una scala da 1 a 10.
BARRICHELLO RUBENS: 1/2
Come se non bastasse la lentezza della Honda ferma più della più ferma terra nel mondo Aristotelico, il brasiliano si impegna per scontrarsi col compagno di squadra. Il mezzo voto è per il semplice fatto che almeno gli riparte davanti dopo la sosta per la sostituzione del musetto.
BUTTON JENSON: 0
Il voto rispecchia il valore dell'intelligenza dei piloti e della vettura Honda. Per il pilotino inglese, però, un tempo grande promessa e l'anno scorso vincitore a Budapest, un po' mi spiace.
Etiketler: Le Cronache
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