12 giorni di sfumature
DAL BLOG DI CHIARA DI NOTTE
Sfumatura
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Inserito: 12.01.2007 17:34
"Ma che belle parole, e quante pretese per giunta!
Vedi, tu vieni qui a giudicare tutti suggerendo tecniche per il rimorchio altamente specializzate, come se fosse una cosa del tutto naturale. Non lo è. Io sono per la parità dei sessi, la parità vera, e allora perchè tu puoi andartene in un localino a bere aspettando che qualcuno sia alla altezza delle tue aspettative per concederti, mentre a me non è permesso lo stesso? Perchè devo essere io ad a farmi il culo quando tu non devi fare niente? Facile starsene li a giudicare e dire all'uomo cosa deve fare per conquistarti, quando non hai bisogno di batter ciglio per trovare qualcuno disposto a venire con te. Tu consigli all'uomo un determinato approccio modellato a seconda delle tue esigenze! E sai una cosa? Questo non è logico, ne giusto.
Io ho il cazzo, e questo significa che ho piu problemi di te nel trovare un partner. E vedere che te ne stai li a dire cosa fare o non fare per compiacere una donna mi sembra un discorso assurdo che si basa soltanto sulla diversa concezione che c'è tra uomo e donna che nasce da stupide usanze radicate nella società, e il fatto che tu lo dia per scontato è ancora piu irritante."
Ciao, ho letto questo tuo messaggio nell'immondezzaio, che a volte seguo per avere degli spunti riguardo alle "psicopatie" (lo dico in senso buono) che affliggono i maschietti.
Soprattutto quei maschietti che evidenziano palesi disturbi della personalita' legati alla difficile accettazione della loro condizione di "spermatozoi".
Non sono Lubna ma vorrei anche io provare a dare la mia versione riguardo al dilemma che ti sta affliggendo.
Non sei il primo ne' sarai l'ultimo (a proposito "ne'" negazione necessita' dell'accento) a lamentarti del fatto di "dover fare qualcosa" per poter scopare... ma... non so come dirtelo... forse faticherai ad accettarlo pero' ogni uomo (non solo tu) per scopare e' costretto "a fare qualcosa".
Fosse anche solo l'azione di "cacciare la busta"... non so se mi comprendi.
Mentre la donna no.
Lei, se vuole, puo' starsene li' paciosamente ad attendere la tua busta...
Tu la consegni... lei ci guarda dentro e se cio' che vi trova la soddisfa allora riesci a scopare, altrimenti ti restituisce la busta (se sei fortunato) e ti dedichi all'onanismo.
E' cosi' che stanno le cose e staranno sempre cosi', anche se tu non sarai d'accordo e declamerai la tua appartenenza al "movimento per l'uguaglianza dei diritti scopatori fra uomini e donne".
La natura ha pensato da sola a compensare tutto.
Non so se mi leggerai (credo di si) ed in caso ti auguro sogni d'oro.
BY CHIARA DI NOTTE
Ciò che voi dite madonna, risulta assolutamente vero, e coincidente con quello che da anni cerco di far apprendere agli uomini ed alle donne virtuali che mi leggono. Da comprendere è però chi sostiene anche il contrario, in quanto spesso non è una persona stupida o maligna, ma solamente illusa dagli ideali egalitari e progressisti proposti dal mondo politicamente corretto della cultura di oggi. Non tutti hanno letto ed interiorizzato le parole di Schopenhauer e di Nietzsche. Molti credono ancora alle favole di Rousseau e alle utopie di Marx.
Se pensate quanto ha sempre dovuto faticare Machiavelli per far accettare la realtà effettuale in un ambito così apertamente "spietato" e "spoglio" come la politica, figuratevi se è possibile farla prendere per vera alle genti di oggi in una sfera tanto sublimamente cinta di poesia e di illusione come quella amorosa.
L'anelito umano alla felicità, alla serenità ed alla gioia sensuale che traspare dalle accorate parole di SFUMATURA è però non solo comprensibile e portatore di un desiderio legittimo, ma persino condivisibile, tanto che pare preso da uno di quei post del periodo natalizio in cui dibattevo con voi, e le cui conclusioni confermo.
Quello che non si può condividere invece è la di lui pretesa di "pareggiare" sperando che l'altra squadra si lasci segnare apposta, quasi per "bontà". La bontà non esiste né in natura né nello sport. Non si vede perché dovrebbe esistere nell'Ars Amandi. Più realisticamente io mi sono sempre battuto per eliminare dalle donne corteggiate la stronzaggine (che non esiste in natura), ma non ho mai preteso mi venissero regalati vittorie o goals. Al massimo è meglio "comprare la partita". Come voi insegnate, nulla è gratis.
Per questo detesto gli uomini che parlano di parità.
Chi si lamenta della natura e delle sue disuguaglianze è vano, chi spera di avere compensazioni gratis è illuso, solo chi si adopera attivamente per compensarle è saggio.
Ha senso infatti "giocare per il pareggio", e su questo ogni civiltà, così come ogni Scuola Calcistia, da sempre ha la sua strategia. Il mondo eroico ed omerico aveva la virtù guerriera, il mondo cavalleresco e cristiano la cultura, il pensiero, le belle arti, la conoscenza, il cor gentile, il mondo capitalista ha il denaro. Forse un futuro (utopico) proporrà finalmente il puro spirito. Il sugo della storia è però che oggi come ieri la donna ha sempre privilegio di natura d'essere apprezzata, ammirata e desiderata in sé per la bellezza. Per naturale compensazione l’uomo ha sempre potuto proporre altre doti per essere simmetricamente apprezzato, a seconda del mondo.
E' invece assurdo un mondo che programmaticamente voglia eliminare le differenze.
E' ipocrita poi un mondo che chiama svantaggio il privilegio e chiama discriminazione una scelta (dettata da diversi desideri di natura)
Quella che le sostenitrici dei "diritti delle donne" chiamano condizione di debolezza (o di discriminazione) è invece una condizione di privilegio.
Non solo vive di più (fatto da talune presentato sotto l'aspetto della "sfortuna" di doversi onerosamente mantenere in vita, anziché sotto quello, naturale, della "fortuna" di poter ancora agire nel mondo terreno, ivi compreso" faticare" per provvedere ai propri bisogni), non solo va in pensione prima, ma ha anche meno BISOGNO di guadagnare (o di eccellere economicamente) poiché la sua accettazione sociale, il sorriso del prossimo, l'ammirazione degli astanti e l'interesse dell'altro sesso non dipendono, come per l'uomo, dal grado di preminenza economica o mediatica raggiunto, ma semplicemente dal suo essere, dalla sua grazia, dalla sua bellezza, a volte neanche tanto e dalla sua leggiadria.
Il fatto che in una coppia la donna sia in genere meno abbiente o meno produttiva di reddito (così come la constatazione statistica che le posizioni di preminenza socio-economica non siano raggiunte in genere da donne) non deriva da una debolezza, naturale o sociale, o da una discriminazione, bensì da un PRIVILEGIO di natura e da una scelta naturalmente conseguente.
La donna ha il privilegio di essere desiderata in sè e per sè, per la propria mondanità, per la propria grazia, per la propria leggiadria, non ha bisogno di imporsi nel mondo del lavoro o nella società. Un uomo invece non può essere apprezzato se non è avvolto dall'aurea si successo data soltanto dall'aver mostrato la capacità di raggiungere i propri obiettivi. Quello stesso fascino che a una donna è attribuito dalla bellezza a un uomo è donato dal successo, inteso proprio come capacità di ottenere i risultati proposti. A meno che un uomo non sia cinto dall'aureola dell'artista, la quale anche qualora immeritata, fa dire alla donna "in lui brilla la pura fiamma dell'arte alla quale mi scaldo io sola (G.d'A)" egli, come cavaliere, è obbligato a mostrare quanto vale.
Difficilmente una donna ammira un uomo esclusivamente per la bellezza, più facilmente lo apprezza se egli ha la capacità di imporre il proprio valore, anche sul campo delle battaglie economiche, dato il capitalismo imperante in questo mondo. Se nel mondo eroico ed omerico la gloria era conseguita mostrando la propria virtù sul campo di battaglia, in un mondo capitalista come quello moderno la stessa stima è raggiunta con la capacità di produrre ricchezza. Quel medesimo fascino che a una donna è donato dalla bellezza a un uomo è attribuito dal successo, inteso come capacità di ottenere i propri obiettivi. Non è assolutamente escluso che in futuro il valore di un uomo venga attribuito da altro (in un futuro mondo utopico, nel quale gli uomini, emancipati dalle occupazioni terrene e soddisfatti al contempo nel proprio desiderio di beltade e di ebbrezza e di piacere dei sensi grazie ad una sessualità emancipata, potranno dedicarsi totalmente alla creazione di opere immortali, nell'arte, nella cultura, nelle belle lettere, nella matematica, nella filosofia ed in ogni altra espressione della speculazione intellettiva o della sublimazione ideale della Bellezza e del desio per la donna, potrà essere, anziché il denaro, il puro spirito) ma rimarrà il fatto che le donne cercheranno in lui l'eccellenza e gli uomini la bellezza muliebre. Perché questo è natura.
E' naturale che le donne trovino affascinanti gli uomini migliori (ognuna nel campo che ritiene soggettivamente più importante, ovviamente, virilità, bellezza, soldi, cultura, intelligenza, cuore, cc.) mentre per l'uomo conta primieramente la bellezza e il desiderio profondo, istintuale (ma al contempo tanto soggetto ad essere elevato dall'intelletto e sublimato in pensieri, parole, versi e rime) da essa suscitato.
Dal discorso di certe femministe sembra che le donne siano più deboli, per natura o convenzione sociale, o che si dica: "ti pago di meno a parità di lavoro perché sei donna", cosa che non è. La paga, a parità di occupazione e di livello sociale, è indip dal sesso (e ci mancherebbe). Succede invece che sovente le donne scelgano di lavorare partime o di impegnarsi in professioni più polleggiate, (+ tranquille e piacevoli e scelte per desiderio e non soldi) semplicemente perché non hanno bisogno di guadagnare assolutamente tot euro al mese, come invece gli uomini, pena essere stimati delle nullità. Quando una donna vuole davvero arrivare in una certa posizione, vi può arrivare esattamente come un uomo, se come un uomo vi si dedica (non vedo perché debba avere degli ostacoli, a meno che non dipinga come tali le difficoltà che incontrano normalmente gli uomini: le donne, nei rapporti, sono abituate ai privilegi della galenteria). Dire che sono più deboli (o svantaggiate) guardando semplicemente alla media dei profitti è errato, in quanto confonde la causa con l'effetto (effetto di un privilegio naturale). Così come è errato supporle svantaggiate solo perché (avendo l'ammirazione degli uomini in altra sfera) in genere non raggiungono le posizioni di preminenza socio-economica. Non c'entra affatto invece la (presunta) debolezza. Semplicemente la posizione economica del partner è spesso (quasi sempre, come dicono loro per la "debolezza") uno dei criteri principe di scelta da parte della donna, esattamente come per un uomo è la bellezza femminile. E semplicemente non è raggiungendo l'eccellenza nel lavoro o nel guadagno che una donna vede la possibilità di essere felice per sé, apprezzata dal mondo, desiderata dagli uomini (mentre per questi la realizzazione, in un mondo che è capitalista, non può essere altra da quella lavorativa, pena l'essere negletti dalle donne).
Talvolta la minore importanza nel pubblico compensa l'enorme peso nel privato. E non viceversa, poiché è la società che si è adattata alle leggi della natura (per bilanciarle) e mai (il che non è possibile) la natura ad aver compensato privilegio sociali.
Tutto l'equilibrio sociale si regge su queste compensazioni reciproche.
Chiunque, sia uomo o sia donna, romperà, per motivi di femminismo o di maschilismo, questo meccanismo di naturali differenze e compensazioni si assumerà la piena responsabilità di tutte le sciagure che ne potrebbero conseguire e della infelicità del genere umano (faccio sommessamente notare come io, da voi allegramente definito spermatozoo pigro, non mi propongo di rompere il meccanismo, ma di difendere ad oltranza il diritto a compensare col denaro e, ovviamente, ad avere la posssibilità sociale di guadagnarlo)
Ora, se davvero (e non già formalmente) si realizzassero i propositi dei ministeri delle pari opportunità, il rapporto sarebbe SBILANCIATO (a favore della donna).
SFUMATURA si lamenta infatti di come, se davvero alle donne viene riconosciuta piena parità, sia possibile tollerare che esse mantengano cotesti privilegi "servili" nel corteggiamento e nella sessualità in generale, degni più del medioevo che di un'era democratica ed egalitaria. Chiunque sia nato uomo e privo di pregiudizio contro le donne, ma educato in un mondo paritario, si è proposto la questione. Chiunque però abbia anche una conoscenza storica ed un disincanto di giudizio capirà anche che tale incongruenza (o vogliam dire ingiustizia?) non possa essere "colpa" della Natura, la quale, per definizione, non può "sbagliare" nell'ordinare i desideri e le inclinazioni, bensì dell'uomo moderno, il quale, nella sua follia politicamente corretta ed egalitaria ha preteso di renedre uguale ciò che è naturalmente diverso. E' questo che crea ingiustizie, infelicità e frustrazioni, non la natura in sé. Non è dunque "sbagliato" o "da correggere" il fatto che le donne godano di un privilegio naturale nel sesso, bensì il pensiero secondo cui, con forza di legge, si deve imporre una situazione di perfetta "uguaglianza" (e quindi di falsa parità) in cui, in ogni luogo, per ogni fatto, sotto ogni aspetto, vi sia un 50% di uomini ed un 50% di donne, in barba alle differenti necessità, alle differenti doti naturali, ai differenti desideri innati, alle diverse sensibilità, alle diverse propensioni, alle diverse visioni del mondo.
Non servono (anzi, sono controproducente per chi ha volontà e intelletto) privilegi o discriimazioni per riequilibrare: serve invece la massima libertà di azione e la possibilità di far valere il merito, l'impegno, lo studio. Saranno le inclinazioni naturali e le volontà innate di compensare e lottare per essere felici a fare il resto.
Proprio perché la disparità iniziale nella sessualità è naturale, naturalmente avviene anche la compensazione, se gli individui sono lasciati liberi di agire. Un uomo che comprenda quanto svantaggio avrebbe in natura nell'amore sessuale e nelle sue possibilità di appagare la brama di bellezza e di piacere, volgerà infatti ogni sforzo del suo intelletto, ogni marchingegno della ragione, ogni creazione del suo spirito, ogni goccia della sua volontà, ogni brandello di possibilità offertagli dal caso o dalla condizione sociale per raggiungere l'eccellenza in quanto sia oggettivamente apprezzabile. In questa lotta mortale userà tutti i mezzi, fas et nefas, per primeggiare, di là dal bene e dal male (così come di là dalla morale, dalla comprensione umana e dalla pietà è il comportamento sessuale delle donne, protese a sfruttare ogni vantaggio e a colpire nei punti deboli per mezzo del loro affilato intelletto) e sarà portato ad affinare al massimo grado le proprie doti, le proprie forze e le proprie inclinazioni di natura e a crearne, con la volontà e lo studio, addirittura di nuove, a svilupparle e a renderle armi efficaci come e più della bellezza.
Ciò ovviamente non sarà usato nel corteggiamento, ove sarebbe sempre svantaggiato dalla disparità di numeri e desideri, o comunque nella sessualità in genere, ove sarebbe comunque in condizione di debolezza poiché mosso dal genio della specie, ma nell'agire sociale, guerriero, artistico, spirituale o economico, là dove può creare un valore pari o addirittura superiore alla bellezza, per il quale essere immediatamente apprezzato, ammirato, disiato, allo stesso modo in cui sono bramate al primo sguardo le fattezze femminee.
A questo punto non vi è più nemmeno bisogno di inscenare un corteggiamento, giacché tutto è naturale e reciproco, e soprattutto non vi è disparità di desideri, ma complementarietà (è quanto esplicitamente accade nell'escorting ed implicitamente in un incontro erotico-sentimentale fra un sultano ed una modella, ove ciascuno possiede qualcosa che l'altro desidera).
Questa è la condizione di equilibrio ideale, verso cui ogni sistema sociale evolve naturalmente, con un meccanicismo che è il motore vero e profondo dell'azione umana, dal lavoro materiale a quello intellettuale, dalla poesia alla musica, alla pittura, al commercio.
Questo è ciò verso il quale ogni uomo è spinto da un potere che non potrà mai avere uguali in alcuna forza sociale, individuale, intellettiva, morale o di autocoscienza.
E' quanto, fra le altre cose, ha permesso all'umanità di passare dalle palafitte e dalle incisioni rupestri ai palazzi rinascimentali ed al Cenacolo di Leonardo.
Ciò è sempre infatti il naturale motore di evoluzione. E la storia, come diceva Schopenhauer, è la prosecuzione della zoologia.
Le pulsioni maschili di disiare e fare ed inseguire e quelle femminili di esseri disiate, di aspettare e di farsi inseguire sono complementari e volute dalla natura per l'evoluzione, perché nell'inseguimento, nella lotta, nella competizione si migliora.
Anche potendo scegliere non è disprezzabile il modo di chi nella sua furia feconda crea e distrugge mondi rispetto a chi è deputato a conservare e mantenere.
Del resto, anche letterariamente, io non cambierei il ruolo di chi compone versi ispirato dalla bellezza con quello di chi o stronzeggia o scrive diari sentimentali. Senza quello che ad una prima vista è debolezza, nessun uomo avrebbe potuto essere poeta, né conseguire immortalità o donarla alla donna disiata.
Inoltre ben poco gusto proveremmo nel sesso se risultasse davvero facile (e forse è proprio per questo che alle donne interessa meno, essendo per loro addirittura eccessive in abbondanza le occasioni) e a buon mercato, così come ormai proviamo poco gusto per il cibo prelibato e nobile che un tempo era forse il massimo dei vizi (perché ad appannaggio solo degli aristocratici e dei possidenti).
Sono Volontà e l'intelletto (almeno negli uomini che ne nascono provvisti) a permettere il naturale riequilibrio della altrettanto naturale disparità iniziale, secondo i metodi "competitivi" propri dell'evoluzione.
Le più forti virtù dello spirito nascono, per merito e per necessità, dal bisogno nelle ristrettezze e nelle condizioni di svantaggio.
Il naturale disio dell’uomo per il corpo della donna è da sempre il motore della Vera arte. Al mondo non v’è motivo più forte che infonda negli animi degl’uomini gentili quel sentimento da cui germoglia la vita dell’arte.
Così è per tutto il resto di quanto di apprezzabile esista a mondo. L'importante è che lo svantaggio iniziale possa essere compensato col merito la forza o la fortuna dell'individuo.
E' l'imposizione di uguaglianza fra gli uomini ad essere assurda ed ingiusta, in quanto non permette a chi, fra tutti, più forte sente il desiderio e la volontà di ottenere, di esprimere massimamente le proprie capacità e di trarre da esse la forza per il necessario "primato fra gli uomini" che lo appaghi e senza cui non può avere pieno soddisfacimento dei propri bisogni (sia naturali sia ideali). E' la pretesa che le donne abbiano, sia materialmente, sia spiritualmente, tutto quanto posseduto dall'uomo ad essere assurda ed iniqua, in quanto impedisce a quest'ultimo di sfruttare integralmente le proprie doti, di svilupparle, di crearne di nuove, e di trarre dal desiderio profondo la forza di vincere ogni ostacolo per raggiungere il naturale riequilibrio (è assurdo come impedire ad un sistema fisico di evolvere verso l'equilibrio imponendogli "variazioni uguali" dove vi è diversità iniziale).
Sono il femminismo ed il socialismo ad essere assurdi e malvagi, non la natura. La natura al massimo è crudele, ma può essere compensata. E' il divieto "umano" di tale compensazione ad essere malvagio.
Il privilegio delle donne(di essere ammirate dal mondo, apprezzate dalle genti, accettate socialmetne e disiate da tutti al primo sguardo in sé e per sé, per la propria grazia, la propria bellezza, quando c'è, la propria leggiadria, la propria essenza mondana dunque, senza bisogno di raggiugnere una preminenza economica o lavorativa o mostrare obbligatoriamente altre doti come devon invece far i cavalieri, i quali senza esse sono puro nulla e non hanno né stima né accettazione sociale né interesse da parte del sesso opposto) nasce dalla natura mentre quello (eventuale e presunto) degli uomini dall'organizzazione sociale. Visto che sono la società e le persone ad adeguare i loro comportamenti, i loro modi di agire, i loro pensieri e le loro organizzazioni alla realtà naturale e mai viceversa, debbo dedurre con conseguenza necessaria come sia il secondo ad essere un necessario prodotto e adeguamento e bilanciametno del primo (si raggiunge sempre, in natura, un certo equilibrio, altrimenti i sistemi instabili saltano).
Poiché non sono tanto sciocco da pretendere che chi ha un privilegio non lo usi fino alle estreme conseguenze, le donne hanno tutto il diritto di goderselo (nei rapporti gratuiti che piaccino a loro) ed anche di sfruttarlo (infatti non condanno le escort né qualsiasi donna tragga profitto materiale o ideale dal desiderio maschile, se nell'ambito di un accordo dichiarato e consensuale), esattamente come ognuno sfrutta la propria lettera di privilegio ottanuta dalla natura (alcuni in termini di intelligenza, altri di coraggio, altri di forza fisica o spirituale, altri ancora di raffinatezza d'intelletto), ma non quello di farlo con perfidia e inganno (così come condannabile sarebbe chi usa la cultura, l'astuzia o altre doti per danneggiare o ingannare il prossimo).
Visto che nulla è gratis nemmeno nel pensiero, io riconosco il diritto a sfruttare il desiderio di natura suscitato più o meno ad arte nell'uomo, a fini utilitaristici e personali, giacché il corpo è il loro, ma voglio riconosciuto il diritto a scegliere come compensare questo privilegio, giacché la vita è la mia.
Io non odio le donne, ma solo le femministe che mi vorrebbero impedire di compensare semplicemente pagando, lasciando lo sforzo eroico della competizione a qualcosa di più spirituale e di più oggettivo. Per me l'appagamento sessuale è pari agli altri desideri di natura, non è un fine esistenziale come per il cieco spermatozoo: la sua sublimazione non è la sacralità del sentimento, che lascio all'amicizia, ma la bellezza dell'arte, che ricerco nell'Opera scenica delle escort in grado di farmi vivere un sogno estetico completo ed un'ebbrezza (comunque reale) dei sensi e delle idee. Nessuna donna ha diritto a farmi cambiare convincimento o stile di vita.
Come sorrido di fronte alle lamentele vane di SFUMATURA, sorrido anche del tentativo di chi (magari voi, Madonna, lo fate solo ironicamente) vuole convincerlo di quanto sia bello e giusto corteggiare. Nessun uomo saggio può essere convinto a fare ciò che, seppur naturale, è contro il suo interesse. Si potrebbe convincere una gazzella a non scappare se questa sapesse che vi è il leone in agguato? Sarebbe comico se arrivasse una donna nelle sembianze di madre natura a dire: guarda che ti devi lasciar divorare, perché io voglio così, è nell'ordine del cosmo". "Chissenefrega dell'ordine del cosmo! Io impongo il mio ordine nel mio sotto-cosmo" risponderebbe la gazzelle emancipata ed autocosciente "che mi permette di abbeverarmi a fonti sicure e di scappare prima che le leonesse mi azzannino".
L'uomo ha in comune con gli animali i bisogni naturali (il cibo, il sonno, il sesso), che devono ovviamente essere soddisfatti a pena di infelicità profonda, frustrazione intima, disagio da sessuale ad esistenziale, ossessione, ma è distinto dall'autocoscienza. Per questo il tentare di ottenere il soddisfacimento dei propri desideri seguendo i modi "naturali" può, per via della particolare sensibilità individuale o del fatto stesso di rendersi conto della crudeltà della natura, comportare per lui disagi psicologici, ferite emotive, o addirittura ancora infelicità profonda come nell'inappagamento. La "recita" nasconde tutto questo.
L'appagare i propri bisogni nel modo puramente "naturale" (ossia corteggiando) può talvolta portare a situazioni di disagio emotivo o di ferimento psicologico (che per gli animali nelle corrispondenti situazioni non vi sarebbero) quali più avanti, ancora una volta, esemplificherò.
La differenza fra la competizione nello sport, nelle battaglie, nei giuochi, e quella che le donne vorrebbero nel corteggiamento è presto detta: nel primo caso si lotta non già per compiacere la vanagloria di una femmina, ma per un ideale, per un divertimento, o per una voglia di mettere alla prova le proprie doti e di migliorare, e, se il risultato dipende comunque spesso dalla fortuna, il merito, la gloria e la soddisfazione delle proprie azioni sono sotto l'esclusiva dipendenza dal nostro valore e da quanto e come lo esprimiamo. Anche se si perde, non si è umiliati, se ci si è ben comportati. Viceversa, i codardi sono tali (agli occhi di un Omero che racconta e ricorda) anche nella vittoria fortunosa.
Nelle competizioni di studio, poi, quelle che ho amato di più, la fatica dell'applicazione, i disagi della concentrazione e lo spasimo dell'impegno non pesano nulla, giacché si ha la consapevolezza che nulla sarà inutile o disprezzato (come invece è la regola nel corteggiamento). Innanzitutto la valutazione sarà basata su criteri oggettivi e noti a priori e anche se la fortuna non dovesse essere dalla nostra parte, avremo comunque, con lo studio, ottenuto qualcosa di valore indiscusso. Il merito dunque in tali competizioni è individuabile, oggettivo e meritevole di fatica (perché incrollabile), mentre nella competizione per il corteggiamento è aleatorio, impalpabile, assolutamente indefinito e totalmente dipendente dal capriccio della fanciulla di turno (e soprattutto non sono noti a priori le regole di battaglie e i criteri di valutazione, quindi non si può parlare di merito).
Sarei molto stupido se accettassi di competere in queste condizioni. Sarei davvero un animale.
Sono rafforzato in questa considerazione teoretica dal vedere, praticamente, come anche le pulcelle con la più vaga somiglianza con le belle donne di cui sopra godano in realtà di una posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale, e possano vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile.
A me fa soffrire questa situazione, mi fa sentire sempre guardato con sospetto o addirittura sufficienza e, dato che già mi trovo a disagio in tutte le situazioni nelle quali una donna può mostrare la propria avvenenza mentre io non posso rendere evidenti le doti d'intelletto, la cultura e l'eloquenza che sole mi renderebbero degno di star di pari alla sua bellezza o eventuali virtù che potrebbero farmi gradito agli occhi di chi miro, non posso né voglio avere approcci nel mondo di oggi con donne non-escort.
Si tratta infatti di una situazione chiaramente impari, in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.
Poiché anche la chiara disparità di numeri e di desiderio non gioca a mio favore, e attorno alle ragazze non dico belle, ma lontanamente assomiglianti a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, circola la corte dei miracoli, ed io ho ben studiato il calcolo delle probabilità, nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi.
Non voglio fare come coloro i quali, pur di avere una speranza, sopportano i comportamenti psicologicamente molesti di quelle che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Io disprezzo profondamente coloro le quali sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza. Ho dunque, verso queste donne non escort (che dovrei chiamare oneste ma non lo meritano) un comportamento di indifferenza cordialmente ricambiata. Per togliere loro ogni occasione di compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte, mi dissocio da coloro i quali si dilettan nell'atto di corteggiar pulzelle.
Il corteggiamento è troppo simile alla "supplica". Meglio il dichiarato commercio per soddisfare lo stesso bisogno.
Perché dovrei accettare una situazione di disparità di numeri e desideri del genere 1:1000?
Darei la possibilità alle varie mediocri di ferirmi psicologicamente, di trattarmi con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore", di rendermi ridicolo agli occhi nostri o degli amici o dei presenti, di sbeffeggiarmi, svilirmi, offendermi nel desiderio e di farsi gioco del mio purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, di attirarmi e respingermi con il solo scopo di umiliarmi, di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente.
Tutto per colpa della "speranza che delude sempre" (Turandot).
Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.
Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d’intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l’avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto, secondo voi, è da un punto di vista fisico, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo voi ben sapete avendo fatto la escort (è il motivo della vostra forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare “dalle parole che dici umane” o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Proprio per evitarla (tale asimmetria) pagano subito ed in moneta.
Non è tollerabile dover sentirsi obbligati a recitare la parte ogniqualvota si voglia legittimamente soddisfare il proprio desiderio di natura. Talvolta conviene cogliere dalla vita la propria parte di piacere come si trae un pomo da un albero carico. Ciò con le sacerdotesse di Venere a pagamento risulta possibile. Le donne non possono pretendere che un uomo indossi sempre la maschera del seduttore, dell'infallibile Don Giovanni. Il ricercare un'accompagnatrice da parte di uno spirito leopardiano come il mio si configura come la riconquista dell'Eden, di una dimensione di purezza irrimediabilmente perduta, di quell'espressione da fanciullo innocente, che ha “l’inesperto amante” de “La Sera del dì di festa” figurandosi in cielo la disiata effige, avvolta dall’aurea dell’irraggiungibilità. Si tratta di riconciliarsi con quel candido palpito di desiderio che sorge in petto ai giovani quando prime rimirano le grazie delle dame, le loro forme, le loro bellezze ed i loro femminei sorrisi. E' la speranza che viene certata, la “promessa arcana di felicità”
Una società EMANCIPATA deve far sì che per soddisfare i propri bisogni gli individui non siano tiranneggiati da altri, i quali, rendendo difficilmente appagabile un certo bisogno, potrebbero pretendere in cambio del suo soddisfacimento ogni cosa, a proprio capriccio, oppure potrebbero ingannare, irridere, umiliare o opprimere in ogni dove tramite la promessa o il miraggio della "concessione".
Non mi dico costretto nel corteggiamento, ma certo se non avessi l’alternativa delle donne a pagamento urlerei a gran voce la mancanza di libertà di scelta: allora sì sarei costretto a corteggiare, e per me sarebbe un “dovere” insopportabile. Preferirei la morte. Penso che lotterei fino all’ultimo, pur di mantenere viva la possibilità del meretricio.
Senza di esso sarei costretto a recitare sempre da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire (magari lasciandole irridere al mio desiderio profondo e alla parte più intima e vera di me), ed esse potrebbero costringermi così a compiere qualsiasi cosa, in pensieri, parole, opere, ed avere tutto da me in cambio della sola speranza. In ogni caso dovrei farmi cavalier servente per relazionarmi con loro (ed avere dunque un principio di speranza), o comunque avrei l'obbligo di "fare qualcosa", magari anche in forme moderne ed anticonvenzionali, per compiacerle, mentre loro sarebbero apprezzate e disiate a priori e quindi, le guardarei sempre dal basso verso l'alto, non vi sarebbe nulla di paritario nella sessualità, e da lì in tuttot (mediante i ben noti meccanismi psicoanalitici).
Anche in tutti i campi della vita umana, se non esistesse la possibilità del "commercio" e gli individui, per appagare i propri bisogni e i propri desideri, dovessero ricorrere o alla coercizione violenta o alla supplica, il mondo diverrebbe una giungla, o una corte rinascimentale (che è anche peggio, come insegna la "selva incantata" dell'Orlando Furioso). La Democrazia è altro.
Non si può essere costretti a fare ciò che ci mette a disagio. A volte il soddisfare (o il tentare di) i propri bisogni naturali potrebbe (come spiegato sopra) provocare profonde ferite emotive (ciò che è normale per gli altri animali, protesi alla vita senza altro scopo, può risultare causa di infelicità nell'uomo, che proprio per il maggior grado di autocoscienza raggiunto, ha fini diversi e sensibilità tutte individuali). Se si intuisce ciò, è giusto che si possa evitare il dolore psicologico, la paura della quasi certa delusione e la vulnerabilità alla possibile umiliazione pubblica o privata e al capriccio delle varie "stronze", e, in genere, l'ossessione del "corteggiamento" (quando è l'unico modo).
Io non odierò né le donne che pretendono "la corte", né quelle che pretendono "la busta", finché mi sarà consentito di scegliere le une o le altre (io preferisco di gran lunga le seconde). Detesto invece profondamente e cerco di eliminare materialmente (ed idealmente) tutte quelle persone che vorrebbero impedirmi di ottenere i favori femminili offrendo la busta, giacché esse limitano il mio agire ed il mio pensare, mi impediscono di seguire la via da me scelta per vivere in maniera serena ed autarchica, meno infelicemente possibile, e sono causa di potenziali infiniti patimenti.
Le pene amatorie sono naturali ma non necessarie. Soprattutto nella società evoluta, dotata di prostituzione, sono evitabilissime. Pretendere che un uomo le viva ugualmente è ingiustificabile da parte di chi, per natura, non le deve soffrire (o, almeno, non nella stessa misura "ordinaria" data dal dover tentare n volte per sperare che la n+1 esima sia quella giusta, ben sapendo che la probabilità è minima, giacché non si può pretendere di essere graditi proprio a chi ci attira al primo sguardo, o di possedere le doti in grado di conquistarla o anche solo, possedendole, di avere l'occasione per mostrarle, e quindi andando incontro alla delusione reiterata). Sarebbe come se un sano dicesse ad un malato di accettare le sofferenze ed anche la morte per malattia, dato che è tutto naturale (rafforza la specie). Peccato che quando quello stesso che era sano si ammala, non accetti di soffrire e morire come in natura, ma voglia essere curato.
Sono convinto che il corteggiamento abbia una componente naturale ed anche piacevole ed appagante (il simmetrico della seduzione, il modo complementare che il maschio ha per rendersi gradito e disiato e degno di stare accanto alla bellezze femminile). La crudeltà è solo nella selezione e nella competizione. In natura però non esistono l'inganno perpetrato scientemente, la malvagità, il ferire intimamente per vanagloria o per capriccio o gratuita dimostrazione di preminenza, o la voglia di umiliare ed irridere in pubblico o in privato o render ridicolo il prossimo nel suo desiderio davanti a sé o agli altri.
Dato che tali doti sono invece massimamente sviluppate nell'animo umano (specie nel raffinato intelletto femmineo) un uomo saggio evita tutte le situazioni in cui il privilegio naturale (e sociale) della donna potrebbe permetterle di esplicarle massimamente a suo danno.
Talune femmine sostengono invece che le disparità, le fatiche, le pene, gli affanni e persiono le delusioni reiterate e le frustrazioni, del corteggiamento, essendo naturali, come tali debbano essere affrontate. Anche la difficoltà di reperire cibo, però, sarebbe naturale, così come quella di deperire per non averlo trovato o per malattia: ciò non significa che l'uomo saggio non debba organizzarsi per risolvere facilmente il problema della fame, senza dover penare ogni volta. Anche il bisogno di riparo, la sete e il sonno sono impegnativi da appagare in natura, ma la società si dice evoluta proprio perché, grazie alla sua organizzazione, all'efficienza tecnica, alle differenze sociali ed alla suddivisione dei ruoli e delle classi, permette all'uomo di appagare senza sforzo i propri bisogni naturali. Certo, così come in natura, nulla è gratis: tutto si paga.
Ossia si fatica altrove (dove si sceglie di faticare, nel lavoro più congeniale alle nostre doti e al nostro temperamento) per non dover soffrire e penare direttamente nel bisogno naturale (che si soddisfa semplicemente pagando). Sarebbe ben triste si dovesse perder tutti il tempo dietro al cibo ! Per fortuna ci sono i ristoranti ed il cibo non è certo meno gustoso di quello che ci si potrebbe preparare cacciando da soli e cucinando (cosa che si può fare al massimo la domenica, ma non certo tutte le volte che si ha fame).
Ogni tentativo di mostrare che sia giusto il contrario risulta soltanto una scoperta e ingenua modalità femminea di mantenere il privilegio naturale ad un livello eccessivo ed innaturale, in quanto esteso alla sfera del sentire e del pensare (che gli animali non autocoscienti non hanno), ove la sofferenza da fisica si fa psicologica, il ferimento intimo ed emotivo, l'inappagamento da fisico diviene mentale e, se reiterato, degenera in disagio non più solo sessuale ma esistenziale, con anche il rischio di generare ossessione (nella quale non vi sono né libertà né possibilità di agire lucidamente in imprese grandi e belle). Le femmine che vorrebbero eliminare per l'uomo la possibilità di compensare la disparità naturale nella sessualità pagando il biglietto non vogliono più soltanto, come le donne che rispetto, mettere legittimamente a frutto un privilegio di natura (magari con chiarezza, consensualità e senza inganni, come le escort) allo stesso modo in cui altre persone decidono di sfruttare economicamente o sentimentalmente altre doti innate, ma vogliono tramite il desiderio naturale instaurare una loro tirannia, e perciò non sono più donne, bensì terroriste (vogliono terrorizzare l'uomo prospettandogli un'esistenza da trascorrere nella sempiterna frustrazione del suo NATURALE bisogno di bellezza e di piacere, giacché l'inappagamento finirebbe per renderlo esistenzialmetne infelice e per permettere alle poche donne belle di sfruttarlo per illuderlo, deriderlo, sbeffeggiarlo, renderlo ridicolo davanti a se stesso o agli altri, deriderlo nel profondo del desiderio, umiliarlo intimamente o pubblicamente, sbranarlo economicamente e sentimentalmente o opprimerlo, e alle tante brutte di tiranneggiarlo comunque, una volta svanita per disparità di numeri e desiderio e proibizione legale della prostituzione la possiblità di raggiungere le altre).
In quanto tali non meritano alcuna forma di rispetto umano e devono essere tolte al più presto dalla faccia della terra, senza remora morale o esitazione alcuna. Fia delitto la pietà.
Chi diviene autocosciente e sa di essere, per natura, preda è stupido se, per superbia, lo nega e si spaccia per predatore, è vano se implora pietà al predatore vero o supplica per ottenere, è saggio se si arma di fucile. Se poi tanto lui quanto l'altra parte sono anche intelligenti, si giungerà ad un accordo pacifico e vantaggioso per entrambi senza troppo spargimento di sangue. Per arrivare a ciò, però, bisogna essere armati almeno come la controparte. Si vis pacem para bellum.
Non mi si dica che ciò è innaturale, in quanto è la natura stessa a voler sempre l'evoluzione e ad aver portato l'uomo all'autocoscienza; la civilità è il risultato di ciò ed anche il suo tendere al riequilibrio è naturale (come l'evoluzione di un sistema fisico che si possa conservare e non autodistruggere): se si impedisce il riequilibrio il sistema esplode (come appunto avverrebbe in natura).
Visto che comunque, stante la prostituzione (che è in ogni caso un modo antico e naturale della donna di mettere a frutto il desiderio per fini individuale e utilitaristici, o economico/sentimentali, nella sua accezione allargata) l'influenza e il privilegio della donna sull'uomo rimangono, almeno in questa sfera, notevoli, si potrebbe trovare un accordo pacifico vantaggioso per entrambi (mantenendo l'uso e regolarizzando acciocché nessuna delle due parti abbia a subire svantaggi, penalità, pene accessorie, persecuzioni o discriminazioni).
Si deve considerare (quanto al "vantaggioso") che i guadagni sono reali mentre l'illusione d'amore venduta è chimerica (come ogni piacere). Dunque la donna guadagna comunque materialmente ed oggettivamente. Inoltre è reale anche la presenza dell'esercito di gaudenti la cui oppressione sarebbe perniciosa (oltre che iniqua e illiberale).
Oppressioni millenarie totali non esistono, non sono esistite e non esisteranno mai. Qualsiasi sistema di potere ha bisogno di contrappesi e compensazioni per non esplodere. Solo se gli esseri umani sono appagati in ogni loro desiderio naturale e idealmente giustificati (dal poter produrre opere dello spirito apprezzate e disiate) e quindi esistenzialmente soddisfatti non avranno mai brama di ribellione. Se invece sono tenuti insoddisfatti (dalla disparità di numeri e desideri nel sesso), disprezzati e privi di ruolo esistenziale, coveranno sempre un sentimenti di ribellione il quale, come la coscienza di classe di marxiana memoria, potrà esplodere ad ogni occasione, costituiendo un pericolo tanto maggiore quanto maggiore sarà il loro numero e la loro insoddisfazione, in quanto tenuto vivo proprio dai sentimenti di frustrazione e di oppressione che vivranno a livello materiale (cibo, casa, averi), sessuale e nell'ideale. Si pensi a come per tenere l'ordine gli Antichi DOVESSERO soddisfare la plebe con "panem et cirsenses" (oltre che con un numero adeguato di bordelli). Si potessero dominare tanti individui senza queste concessioni e questi appagamenti lo si sarebbe fatto.
Questo basta a dimostrare come il dichiarato e consensuale scambio di momenti d'ebbrezza e di piacere dei sensi per un compenso economico sia opportuno per la società e vantaggioso sia per gli uomini sia per le donne, non già ingiusto per gli uni (come pensa SFUMATURA) o oppressivo per le altre (come pensa manuela75), che hanno comunque in esso, oggettivamente, una possibilità in più, rispetto ai primi, di guadagnare.
Su una cosa però messere SFUMATURA ha ragione, e non deve essere definito "spermatozoo pigro" o "personalità debole e disturbata"o "psicolabile che non si accetta": la ragione "emotiva" della ricerca di escort.
Per ogni donna cosiddetta “onesta” infatti vale quanto detto dal Nostro. Non può ella dannare tutti coloro i quali osano dire una mezza parola non concorde con il suo sentire, non può definire dotati di sensibilità solo chi è in sintonia con lei e solo dopo che lei si è palesata a loro. Non si può considerare la fonte della sensibilità. Non può considerarsi, in quando donna, lo spirito santo. Il rispetto che le si deve come persona e come amica nostra, non le dà il diritto di sentirsi su un piedistallo. Chi va a escort come me lo fa perchè non sopporta di vedere sempre e comunque le donne, anche quelle comuni, anche quelle senza doti particolari, su un piedistallo, non sopporta di dover sempre tributare loro doni e oggetti votivi (sotto varia e moderna forma) senza altro motivo che non lo “status” (“è una donna”), non sopporta di essere spinto alla galanteria di maniera dalla necessità di non apparire scortese, non sopporta di sentirsi costretto da ventisette secoli di storia (conto la storia dell'Ars Amandi dal Ratto delle Sabine, come insegnato da Ovidio) a recitare la parte del seduttore (sia pure virtuale), non sopporta di doversi agitare come un giullare per colpire l'attenzione di una donna e farla divertire, non sopporta di vedere dal proprio lato il dovere di un'affettata premura e dall'altro il diritto alla naturalezza, non sopporta essere costretto alla gentilezza e alla cortesia per essere ripagato dall'indifferenza e dalla normalità, non sopporta di constatare venerazione e dolcezza da un lato e freddezza, durezza di risposta, sufficienza, quando non aperto disprezzo, dall'altro, non sopporta di rivedere adorazione e delicatezza da un lato e superbia, altezzosità, alterigia dall'altro, non sopporta di essere costretto ad “agire”, a “dimostrare” quando dall'altra parte basta l'essere, non sopporta di doversi far casanova per lisciare la superbia femminile, non sopporta di dover divenire diverso da quello che si sente di essere all'unico scopo di appagare la vanagloria di una donna, non sopporta di vedersi necessitato a tollerare i disagi e le privazioni, tipici delle campagne militari e caratteristici, come sottolinea Ovidio ne' suoi esametri perfetti, dell'Ars amandi, non sopporta di vedersi costretto ad affrontare i rischi e i sacrifici di un paladino che si appresti a vincere un torneo per la bella, non sopporta di vedersi legato alle regole cui è vincolato un cavaliere e poi vedere dall'altra parte estrema ed irriguardosa licenza di toni e contenuti, non sopporta di di vedersi uno fra tanti quando l'altra è considerata a priori “unica”, non sopporta, come scritto altrove, di “mettersi in coda” come fosse un mendicante nella casa di un patrizio.
Dire il contrario significa introdurre un doppiopesismo sentimentale, per cui quanto emotivamente sperimentato dagli uomini è irrilevante mentre quanto provato dalle donne è degno d'interesse, per cui quello che per queste è sensibilità e preziosa finezza d'animo per quelli è debolezza e sciocca lamentela, per cui le stesse situazioni, gli stessi disagi psicologici, gli stessi (o i corrispondenti) dolori (in temini di umiliazione, inappagamento, frustrazione o irrisione del desiderio) sono naturali, giusti e dovuti quando vissuti dagli uomini e ingiustizie e sofferenze da eliminare e magari da vendicare quando capitano alle donne.
PER IL RESTO NO, è tutto vero quanto dice Madonna Chiara.
Mi dispiace che taluni maschi manchino di vedere l'aspetto positivo (e per il quale non cambierei mai la mia condizione di spermatozoo con quella dell'ovulo). Se è vero che a parità di livello economico, sociale ed intellettivo è la donna a godere di un privilegio erotico-sentimentale, è ancor più vero che, mentre un uomo, avendo la fortuna o il merito di raggiungere una posizione di preminenza socio-economica, ha una ragionevole speranza di ottenere i favori e la compagnia delle donne che desidera e di godere della bellezza corporale di colei che interpreta il suo sogno estetico (pagando, quasi la certezza), di essere, cioé, appagato, una donna, per quanto sia ricca, intelligente e simpatica, e per quanti sforzi possa compiere di piacere o di promuoversi socialmente, se non dotata dalla natura di bellezza o se bella di una bellezza sfiorente per l'età, non potrà mai pensare di ottenere l'uomo che desidera, se questi ha doti intellettive, culturali, materiali, per accompagnarsi ad una donna più bella e giovane (o, anche se lo dovesse avere, saprà di non essere desiderata come le altre più avvenenti e quindi destinata ad essere tradita o ad avere dall'uomo le elemosine dell'amore sentimentale).
Questa consapevolezza, per chi anche non è ancora né ricco, né potente, né esperto, né seduttore, ma dà valore alla speranza, vale bene il prezzo della fatica del corteggiamento e/o delle "spese escortistiche", giacché riempie di sogni di felicità tutto il periodo sessualmente attivo dell'uomo. E l'uomo, come ho tratteggiato nei miei post, è fatto di sogni più che di realtà.
E questo senza contare che, anche nella realtà più concreta, è quasi sempre possibile, magari risparmiando e diradando le occasioni, o non pretendendo l'eccellenza (ma che diritto si avrebbe a pretenderla, senza essere eccellenti noi stessi?) , appagare la propria brama di bellezza e di piacere con le sacerdotesse di Venere. Almeno noi maschi di questa almeno per ora Libera Europa non possiamo affatto lamentarci, in completa onestà, su questo aspetto.
Questo, come ripetuto più volte, è forse l'unico vero motivo per cui valga la pena nascere uomini piuttosto che animali di altra specie, giacché il dolore, nella sfera sessuale, derivante dalla più forte coscienza del proprio stato è compensato dalla più forte capacità di sognare o dalla possibilità di godere pagando il biglietto del teatro.
Sempre per questo detesto i vari socialismi e i vari femminismi che vorrebbero appiattire le differenze ed imporre uguaglianze sociali o sessuali le quali, per il semplice fatto che esistono le diversità e i privilegi naturali, sarebbero altrettante ingiustizie crudelmente aggiunte alle già crudeli condizioni della onnipossente natura. La possibilità di compensare col proprio valore, con le costruzioni sociali, con le opere dello spirito, con l'arte, o anche solo col denaro, le disparità naturali, e soprattutto di scegliere il modo, è proprio ciò che ci distingue dalle bestie.
Doveva proprio essere uno sciocco francese quel Rousseau che credeva alla bontà della natura e condannava il denaro come principio di iniquità e infelicità.
Le Disuguaglianze umane, soprattutto se fondate sul merito più che sulla condizione di nascita, sono invece quanto di più bello esista nell'universo mondo.
SALUTI E OMAGGI DALLA SUBLIME PORTA
Il Sultano Beyazid II "il Giusto"
POST SCRIPTVUM
Un filo (anzi, una sfumatura) di ragione deve davvero essere riconosciuto a Messere. Il corteggiamento e la fatica sono naturali, come dite, ma non lo sono né la stronzaggine (diffusa fra le femmine italiche molto più che in qualunque altra popolazione di donne), né il privilegio di potersi permettere verso il prossimo
qualsiasi derisione profonda, qualsiasi umiliazione pubblica o privata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione nel desiderio, qualsiasi
arroganza, qualsivoglia crudeltà o perfidia (mascherata da nobile alterigia)senza dover temere nulla ( dato che, se un uomo reagisce corrispondentemente, come sarebbe giusto, come si farebbe infatti con un altro uomo, viene appellato da tutti molesto, violento, bruto, irrispettoso delle donne o comunque "anti-cavalleresco" e disprezzato), nascente dal fior fiore della stupidità cristiano-germanica che ha nome galanteria e di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i greci.
Basti pensare a come molte, oggi come sempre, sfruttino il loro privilegio sociale per potersi permettere di tutto (dall'essere apprezzate e disiate al primo sguardo al ricevere trattamenti particolari in ogni ambito pubblico, dal venir considerate "rare e preziose" e dunque ricevere attenzione per quanto possono provare o sentire mentre gli stessi sentimenti e le stesse eventuali ferite emotive sono neglette quando capitano agli altri, al potersi permettere comportamenti di ogni genere, sanzionati o vituperati negli altri, solo per il loro "status", "in quanto donne", dallo sfruttare la legge giuridica e convenzionale per far accettare come vera la propria versione dei fatti e minacciare denunce per capriccio, vendetta o ricatto all'utilizzare senza giustizia alcuna le regole economico-sociali per sbranare economicamente e sentimentalmente gli uomini, nei matrimoni, nelle unioni o anche solo nei dai capricci materiali di doni e regali considerati d'obbligo per avere contatti con loro alle varie molestie erotico-sentimentali spesso elargite con noncuranza o addirittura perfidia, e divenute modus vivendi, ad onta dei disagi emotivi, delle umiliazioni private o pubbliche, delle irrisioni intime nel desiderio, e di tutte le altre sofferenze trasmutate da sessuali ad esistenziali causate a chi, volente o nolente ne è oggetto senza possibilità di replica o di difesa) senza dover temere le reazioni senza dare in cambio nulla, né giustificazione, né ringraziamenti, se non alterigia e disprezzo.
Infine, quanto alle velate (anzi, sfumate) illazioni su messere, qualsiasi essere intelligente e sensibie diviene anche psicolabile se è costretto a vivere in una condizione di reiterata frustrazione di un desiderio di natura e, per giunta, in un mondo di giustificazioni ipocrite e "politicamente corrette" (come quelle che vengono regolarmente presentate dai media parlando di sessi) accanto ad una realtà in cui l'irrisione e la stronzaggine, sotto varie SFUMATURE, costituiscono quasi la regola
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