Gentile Madonna,
come augurio dell'ultimo dell'anno avrei voluto consegnare qualcosa di meglio di questo lungo scritto, ma ho avuto fretta rispondere senza leggere il vostro commento. Devo dire che quanto espresso da voi non solo non contrasta, ma coincide perfettamente con quanto io stesso penso (e, a volte, ho anche scritto) sul maschile e il femminile come forze naturali. Si sa però che quando la Natura ha diviso in due il genere umano non lo ha fatto tagliandolo con l'accetta perfettamente a metà, bensì allungandolo e strappandolo, per cui, data la commistione di elementi spuri in entrambi, gli uomini e le donne sono veramente e completamente tali solo come astrazioni. Nelle persone reali vi sono diverse miscelazioni, e differenti gradi e particolari (spesso unici) aspetti di maschio e di femmina. Al contrario di altri, non ho nulla contro la forza vitale del bramare, del costruire e del fare, del rischiare per la grandezza, che voi identificate con lo spermatozoo, e che Nietzsche mitizzava nella nobiltà guerriera e che indubbiamente anche in ambito artistico e civile ha dato tanto al mondo (un esempio su tutti l'inimitabile Rinascimento, nato proprio da quelle pulsioni "condannabili" dalla prosettiva femminea del cristianesimo). Debbo però sottolineare che se la particolare "miscela" di cui sono costituito mi permette l'identificazione con tale principio maschile soltanto in ambiti come lo studio o l'arte e non in quelli amatori io non posso farci nulla, giacché sarebbe sciocco opporsi alla propria natura solo per conformismo sociale. Del resto animi femminei (almeno in poesia) come il Tasso o il Leopardi hanno dato parimenti tanto all'Umanità di quanto non abbiano fatto gli assai più virili e pugnaci Achille o Ettore. Lo stesso D'Annunzio, poeta conquistatore e guerriero, aveva una forte componente femminile (che era poi quella che gli permettava il successo con le donne).
Il disaccordo nasce solo sulla questione personale, e sul fatto che il principio di "competizione" debba PER FORZA trasporsi anche in ambito amoroso (e non magari rimanere confinato in qualcosa di più puramente ideale come lo studio o la guerra, o in qualcosa in cui il valore dei concorrenti è oggettivamente rilevabile e premiabile, come il lavoro o la scienza, lasciando che i bisogni naturali si appaghino semplicemente con le escort). Mi dispiace dirlo, ma esistono giochi più divertenti di quello amoroso per soddisfare il proprio desiderio competitivo e creativo. I bisogni naturali, come il sonno, il cibo ed anche il sesso, vanno soddisfatti facilmente (magari nel modo più raffinato e gaudente possibile) per non deperire o essere tramite essi guidati dal genio della specie o da altre volontà (tramite la difficoltà di soddisfarli ed il miraggio di ottenerli), non già posti a fine dell'esistenza. Secondo il vostro ragionamento sarebbe errato per l'uomo comprare una casa o andare al ristorante, in quanto, anziché pagare per il riparo e il cibo, dovrebbe costruirsi personalmente la casa e cacciare e cucinare personalmente gli animali. Per me oltre alle pulsioni naturali esiste anche un'evoluzione sociale di cui il mercato (inteso appunto come possibilità di scambio di beni e servizi e di appagamento di bisogni, comprendendo dunque l'escorting) è protagonista oggettivo (e non necessariamente negativo). E' bello però essere in disaccordo, altrimenti non vi sarebbe dialogo.
Sul fatto che in natura (e, quindi, anche nella donna e nell'uomo in quanto espressioni della volontà vitale) le leggi, i comportamenti, le pulsioni, i piaceri egli appagamenti funzionino nel modo da voi descritto non ho dubbi.
Io stesso in tempi non sospetti scrivevo
NELLA SESSUALITA' gli uomini e le donne non sono mossi dal libero arbitrio, ma dal genio della specie.
La natura inculca nel petto dell'uomo una brama infinita di cogliere l'ebbrezza ed il piacere dei sensi da quante più donne possibili, e ne fa nascere il desiderio immediatamente e al primo sguardo, con l'immediatezza del fulmine e l'intensità del tuono, ma con la soavità di plenilunio di giugno dopo la pioggia, non appena la bellezza si fa sensibile a lui nelle fattezze del corpo muliebre, nella claritate del viso, nelle forme dei seni rotonde, nelle membra scolpite, nella figura slanciata, nelle chiome fluenti e nell'altre grazie ch'è bello tacere.
Parimenti inscrive nell'istinto della donna la dote di farsi sommamente desiderare e seguire in ogni dove, (come una fiera nei boschi) dal maggior numero possibile di maschi, in modo da ampliare al massimo la rosa di coloro che sono disposti a competere per lei e dai quali selezionare chi mostra eccellenza nelle caratteristiche volute per la riproduzione e il bene della discendenza (o, razionalizzato nelle società più evoluto, quelle doti materiali o intellettuali che rendono un uomo gradito o utile alla femmina, o conferiscono prestigio sociale).
Tutto ciò risponde ai fini della natura, non a quelli dell'uomo (ed è infatti motivi di infinite infelicità individuali, da quelle dei giovani uomini intimamente feriti dalle "stronze" a quelle delle donne tradite): il desiderio maschile serve garantire la massima propagazione dell'istinto vitale, quello femminile a garantire la selezione dell'eccellenza.
Questo è l'amore naturale "l'inganno che la natura ha dato agli uomini per propagarne la specie".
Tutto il resto, nell'amore, è solo costruzione dell'uomo, della sua ragione, della sua arte, della sua parola, e, più profondamente, del suo inconscio.
L'aveva già compreso Schopenhauer:
"L'uomo tende per natura all'incostanza in amore, la donna alla costanza. L'amore dell'uomo cala sensibilmente non appena è stato soddisfatto: quasi tutte le altre donne lo eccitano più di quella che già possiede, perciò desidera variare. Invece l'amore della donna aumenta proprio da quel momento. Ciò dipende dal fine della natura, la quale mira a conservare la specie e quindi a moltiplicarla il più possibile. L'uomo infatti può comodamente generare in un anno più di cento figli, se ha a disposizione altrettante donne: la donna invece, per quanti uomini abbia, potrebbe comunque mettere al mondo un solo figlio all'anno (a prescindere dalle nascite gemellari). Perciò l'uomo va continuamente alla ricerca di altre donne, mentre la donna si attacca saldamente a un unico uomo: la natura infatti la spinge a conservarsi, d'istinto e senza alcuna riflessione, colui che nutrirà e proteggerà la futura prole." (LA METAFISICA DELL'AMORE SESSUALE)
Se da un lato è evidente (e il “vizio” narrato dalla storia di Olga è solo uno degli esempi lampanti) come l'uomo, nella sua ricerca di bellezza corporale e ideale, sia mosso dall'impulso naturale al sesso, dall'altro non risulta assolutamente vero, come par dire taluno o vantarsi taluna, che la sessualità delle donne sia meno presente o risulti meno centrale nell'esistenza. Semplicemente si esprime in un modo diverso, ma ciò non significa affatto ricopra una minor importanza nella vita, anzi. Il modo ad essa proprio è più quello del selezionare e dell'accudire che non quello del bramare continuamente e infinitamente il congiungimento carnale, è più afferente al sentirsi desiderate che non al desiderare, il quale è il modo maschile per eccellenza (ed è motore d'arte ed ispirazione di poesia negli uomini nati alle cose dell'intelletto).
La sessualità è sempre presente nell'inconscio, altrimenti le femmine, ad esempio, non si farebbero belle (“per piacere a loro stesse”) anche quando non ne avrebbero razionalmente bisogno: è invece naturale per le femmine essere massimamente belle e desiderate almeno quanto è per noi maschi naturale desiderare la bellezza.
e, citando Nietzsche,
Non è quindi a me che dovete spiegare queste realtà, ma agli sciocchi e alle false che parlano a vanvera di "sesso libero" e di "parità" (e o pretendono che le donne si concedano gratis o condannano il meretricio) quando nell'amor naturale non può esistere nulla di simile. Non dubito che quanto dite sulla natura sia vero.
Queste verità sono celate non solo dalle parole della cattiva letteratura romantica, ma, ai nostri tempi, dal falso mito del femminismo, che lascia intendere come ad un maggior grado di emancipazione per le donne si accompagnerebbe una maggior facilità per gli uomini a trovare donne belle e disponibili, basandosi sulla supposizione secondo cui le donne sarebbero pari agli uomini anche in ambito sessuale, e cercando di convincere il mondo che i differenti comportamenti (nei fatti) rispetto agli uomini siano dettati da retaggi culturali, imposizioni o convenzioni sociali o addirittura da mancanza di alternative.
Questa concezione pretende che le donne esse abbiano gli stessi desideri sessuali, la stessa pulsione verso la bellezza carnale e ideale e gli stessi comportamenti bramosi e poligami tipicamente virili, quando nella realtà effettuale ciò sarebbe invece tanto innaturale quanto, per un uomo, partorire.
Ciò inganna fortemente gli uomini più stolti (ossia i 5/6 del genere, come direbbe Schopenhauer) i quali si illudono che una donna libera sarebbe tanto sessualmente disinibita da concedersi a chi le va ogni sera (e soprattutto che ella desideri davvero ciò), attribuendo il non verificarsi di questo fatto al persistere di "cattivi pre-giudizi" sociali contro le donne che si concedono facilmente e liberamente.
Tale credenza è alimentata da alcune donne le quali, per apparire “emancipate”, fingono per l'uomo, ed in particolare per il corpo muscoloso maschile, un desiderio che non hanno, ossia che avrebbero anche tutto il diritto ad avere ed esprimere, ma che rimane inesorabilmente artefatto.
Se ciò fosse vero non vi sarebbe bisogno per gli uomini di pagare o di faticare tanto a conquistare, o pagherebbero o faticherebbero parimenti le donne. Visto che invece tanto il mercato quanto il corteggiamento funzionano a senso unico si deve dedurre che si tratta di una messa in scena di talune moderne donzelle per non “apparire da meno” dei loro coetanei maschi, per “essere al passo coi tempi”, ma senza un profondo valore istintuale e naturale.
Non è raro trovare fanciulle le quali, quando sanno d'esser udite da orecchie maschili, si scambiano apprezzamenti su giovani maschi dal fisico prestante o su possibili divertimenti serali.
Da un punto di vista meramente estetico, intellettivo o anche "ludico" come nell'esempio, è assolutamente giusto esporre con egual misura le bellezze corporali maschili e femminili.
Da un punto di vista erotico-sessuale è totalmente differente. Il corpo maschile non suscita nella donna (lo suscita forse in un altro uomo, se la sua parte omosessuale è sviluppata) lo stesso profondo, vero, cupido e creativo desiderio che quello femminile fa sorgere in petto all'uomo, fatalmente attratto dalla claritade angelica del viso, dalla figura alta, dalle chiome fluenti e lunghe, dalle linee scolpite delle membra, dalle forme dei seni rotonde, dallo slancio statuario della persona, dalla piattezza d'un ventre perfetto, dalla liscia pelle e levigata, dalle fattezze tutte d''un corpo dea, e dall'altre grazie che, come diceva Dante, "è bello tacere".
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Di qui il primo lato della disparità.
Per gli stessi motivi, però, una donna non bella, reale o virtuale che sia, avrà, come disse Madonna Chiara in uno dei suoi primi 3d sull'immondo forum, tanto poco seguito quanto ne avrebbe un uomo brutto, stolto, povero e senza cultura, a dispetto di ogni sentimento e di ogni ulteriore qualità personale. Al contrario, un uomo, mostrandosi virtuoso, o comunque capace di imporsi in qualche modo nel mondo (se nel mondo eroico ed omerico la gloria era conseguita mostrando la propria virtù sul campo di battaglia, in un mondo capitalista come quello moderno la stessa stima è raggiunta con la capacità di produrre ricchezza ) potrà sopperire a carenze fisico-estetiche, se, come cavaliere, può dimostrare quando vale. Egli, dalla pubertà alla vecchiaia, non farà altro che cercare di trarre piacere dalla vastità multiforme dell'universo femmineo, nella misura in cui le sue possibilità glie ne daranno modo.
Di qui l'altro lato della stessa disparità.
Come scrive Nietzsche nella "Gaia Scienza":
"nonostante tutte le concessioni che sono disposto a fare al pregiudizio monogamico, non potrò tuttavia ammettere mai che si parli di uguali diritti nell'amore per l'uomo e per la donna: infatti non ce ne sono. Il fatto è che l'uomo e la donna intendono per amore ognuno qualcosa di diverso e in ambedue i sessi appartiene alle condizioni dell'amore il fatto che un sesso non presuppone nell'altro lo stesso sentimento, lo stesso concetto di amore.
[...] io penso che non si potrà superare questo contrasto di natura mediante nessun contratto sociale, neppure con la migliore volontà possibile di giustizia: benché possa essere auspicabile che quanto v'è di crudo, di terribile, d'enigmatico, di immorale in questo antagonismo non ci venga posto costantemente dinanzi agli occhi. L'amore infatti, pensato come cosa totale, grande, piena, è natura, e in quanto natura qualcosa di immorale per tutta l'eternità."
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata.
Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto. Tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti.
E' anche il motivo per cui, in assenza di cacciatori, i clienti sono gazzelle e le escort leoni. Ed è ridicolo come gli uomini "denim" del forum lo neghino.
E' ridicolo soprattutto che, solo per rendere omaggio ad un pensiero sessuofobo contrario al desiderio di natura, neghino di bramare il congiungimento carnale con l'idea di bellezza attraverso la varietà delle creature viventi.
Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d’intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l’avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.
Con le escort è possibile essere (o, meglio, credere di essere) gli unici arbitri del proprio appagamento sessuale e, a prezzo di moneta, far ricadere il piacere dei sensi nel campo della certezza (o comunque del ragionevolmente probabile). Non vi è nulla di male in questo, come invece sostengono i preti, i quali in ogni tempo hanno limitato la libertà personale attraverso l'imposizione dei sensi di colpa e ora tremano per il fatto che le azioni della nostra vita (un tempo subdolamente controllata) e soprattutto le valutazioni di essa, siano nelle nostre mani.
Un uomo che vede la bella dama, e tosto la brama con tutto il sue essere, è pervaso da quello stesso fremito che mosse Jacopo da Lentini, notaio del Grande Federico II di Svevia, a inventare il metro perfetto del sonetto per celebrare la sua divina bellezza, è inondato da quello stesso languore che rende sublimi e inimitabili le Rime del Tasso, è permeato di quello stesso desire che spinse Catullo a comporre i carmi immortali di Lesbia, è invaso da quello stesso ardore che generò le novelle Rinascimentali e le rime petrarchiste di schiere di dotti dalle raffinate squisitezze intellettuali.
Raramente una donna desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana.
Per questo ogni uomo d'animo nobile è portato ad essere poeta o scrittore e ogni poeta e scrittore brama eternare la donna in prosa o in rima nella perfezione dell'opera d'arte.
Proprio il naturale desiderio dell’uomo nei confronti del corpo della donna ha creato l’arte, mentre il gusto delle donne boccaccesche l’ha affinata e consegnata alla Storia.
"Chi è questa che vien c'ogn'om la mira/ che fa tremar di chiaritate l'aere/ e mena seco amor sì che parlare/ null'omo pote ma ciascun sospira" esclama, con Guido Cavalcanti, chi vede la bella signorina.
Il privilegio "stilnovista" di essere amate dall'anima nel momento stesso in cui si rendono visibili dovrebbe far capire alle ragazze come il naturale disio dell’uomo per il corpo della donna sia da sempre il motore della Vera arte.
Ho dubbi invece sul fatto che tutto ciò sia anche positivo per l'uomo, il quale, a differenza degli altri animali, non mira alla semplice propagazione ed accrescimento della vita senza altro scopo (come vuole la natura) ma alla vita felice (tanto che quando la felicità o perlomeno l'illusione di essa viene meno preferisce la morte all'esistenza infelice e priva di significato).
Come detto, non è possibile prescindere dal considerare, secondo quanto ben esplicato da Schopenhauer, il modo in cui, nell'ambito sessuale uomini e donne non siano mai mossi, ultimativamente, dal loro libero arbitrio, bensì dal "genio della specie", il quale, attraverso gli istinti, i bisogni naturali e i desideri profondi, spinge gli individui ad agire non già secondo il proprio interesse, ma secondo quello della "Natura onnipossente". Ed essa, come noto, con le sue spietate leggi meccanicistiche, aliene da ogni concetto di umana pietà, di ricerca della vita felice e di serenità d'animo, persegue i propri fini, ossia il mantinimento e l'accrescimento della specie, disinteressandosi totalmente delle esigenze materiali e sentimenti dei singoli (i quali, proprio per via del desiderio inesausto che al raggiungimento di ogni meta si spegne solo per riaccendersi più vibrante verso la meta successiva, sono "nati all'affanno").
Come voi sapete la natura può essere anche ingannata dall'intelletto, ma mai mutata. Gli uomini desideranno sempre la beltà e le donne l'eccellenza (anche se magari muteranno gli ideali ed i modi di essere belle o di eccellere), i primi non potranno essere appagati senza esprimere verso il maggior numero possibile di femmine, quel desiderio che, fin dal primo sguardo, li muove verso la bellezza corporale della donna, la claritade del suo viso, le sue chiome fluenti, le divine lunghezze delle membra, le rotondità del petto, lo slancio statuario del corpo, le grazie tutte della sua angelica figura, alta, e cara allo sguardo suspiciente, e della pelle liscia e levigata, soave al tatto, mentre le seconde senza l'essere, proprio per quel desiderio, belle, disiate, inseguite.
La constatazione di dover soddisfare i bisogni naturali (esattamente come gli animali), le pulsioni più profonde e i desideri sessuali, a pena di vera infelicità sia sensitiva sia intellettiva, frustrazione intima, disagio da fisico ed erotico-sentimentale ad esistenziale e financo ossessione, non significa che il modo in grado di rendere l'uomo più felice (o meno infelice) in essi sia quello della natura, se non altro per il fatto che il mondo in cui viviamo realmente e da cui traiamo gioie e dolori non è direttamente quello degli oggetti e degli eventi, ma, mediatamente, quello della nostra percezione, del nostro intimo e soggettivo sentire.
Non seguire la via dell'ascesi, ma appagare i desideri di natura senza ferire, in sé e nelle persone dirette interessate, la particolare (e imprevedibile dalla natura) sensibilità individuale deve essere il modo umano.
Come voi potete provare ferimento psicologico nell'essere continuamente inseguita da una muta di maschi insistenti e bramosi (anche se ciò è pienamente natura), ed è vostro dire a costoro "non mi interessa nessuno, lasciatemi in pace" e vivere in altro modo la vostra sessualità, così io posso sentirmi profondamente a disagio, nei sensi e nei pensieri, nel dover corteggiare o sentire ferite emotive in gran parte delle occasioni di contatto "naturale" con le pulcelle.
Come spiegato, si tratta per me
di una situazione chiaramente impari, in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.
Mi pesa davvero la situazione di debolezza in un rapporto non mercenario, in quanto sono dalle convenzioni sociali costretto ad "attaccare" e a mostrare virtù quando invece vorrei "difendermi" ed abbandonarmi alla lussuria.
Vi sono momenti, come la danza, l'ascolto di un coro tragico, il furore del tifo, l'ebrezza della velocità, la tensione agonistica di una sfida sportiva, il rapimento estatico e l'attrazione fisica dinnanzi a una donna, nei quali la vita brama di uscire dalla sfera della persona per abbandonarsi ai flutti della voluttà, alle onde del desiderio, alla furia dei sensi, all'impeto dell'eroismo, a trasporre se stessa in un mondo simbolico, omerico e fantastico, ove si agisce come su un palcoscenico, si sente come i sublimi personaggi della tragedia, si palpita della medesima vita da cui sono animate le supreme creature della Grande arte. Essere costretti a ritornare nell'angusta gabbia dell'individuo da richiami alle regole che definiscono i rapporti e dall'obbligo di "fare l'uomo", o il seduttore o comunque una parte stabilita a priori e voluta dalla società o pretesa dalla donna come "compenso" è quantomeno limitativo.
Non si può concedere che la tensione lirica alla bellezza, lo slancio eroico, eroico da Eros, come diceva Giordano Bruno, il furore del desiderio animante i lirici erotici greci, per via delle tradizioni, delle consuetudini e di altri particolari accidentali e mondani imposti dalla quotidianità divenga un altro mestiere, appunto la "gestione del rapporto" tanto cara alle signore, in aggiunta a quel mestiere di vivere del quale già il grande Pavese aveva colto la drammatica e insostenibile leggerezza.
Quanti criticano senza considerazioni approfondite il rapporto mercenario, non considerano questo.
Con le escort è possibile (almeno che lo si voglia) essere naturali, non nascondere nulla di sé, nella parte più intima, naturale e profonda del desiderio, e non fingersi altro da sé per motivi "di convenzione sociale".
Bisogna inoltre tenere conto di come, non avendo l'obbligo della finta galanteria interessata al risultato e del dover "dimostrare qualcosa" per conquistare da dama (la quale, nel caso, si concede invece per puro interesse), con le escort si abbiano molte più possibilità di svelare le virtù più sincere e profonde dell'animo, la cultura e l'eloquenza e l'altre doti dello spirito e tutto quanto ho voluto chiamare "cor gentile" , come mai, in un incontro in cui si sarebbe "sotto esame" si potrebbe o si oserebbe.
Il comportamento tipico del seduttore con la propria "amata" non è con loro una atto dovuto. E questo è un fatto.
Dovuti sono la gentilezza, il rispetto, la pulizia e la puntualità, ma non certo lo sguardo incantato, il trasporto emotivo e gli atti galanti tipici di chi è invaghito di una dama.
Ciò non significa che si possa "trattarla peggio" di qualunque altra donna, ma semplicemente che, una volta pagato il dovuto e tenuto un comportamento corretto e rispettoso (come in ogni ambito lavorativo), non si hanno gli obblighi di galanteria di una "conquista" normale.
Tanto è vero ciò che dico, che molti si rivolgono ad una escort proprio per evitare di dover ricoprire il ruolo di seduttore, di armarsi di falsità settecentesca (sia pur "modernizzata") e adoprarsi a recitare da odierno Don Giovanni al fine di compiacere la vanagloria femminile, sostenendo i disagi e le privazioni, i digiuni, le lotte e le astinenze (non materiali ma morali) tipici delle campagne militari e caratteristici, come ha immortalato Ovidio nei suoi esametri, dell'Ars Amatoria.
Tutto ciò non toglie che, quando una terrena (in questo caso magari non celeste) corrispondenza di "amorosi sensi" (quello che gli amanti della lingua di Shakespeare chiamano "feeling") si instaura fra il cliente e la professionista (i quali, al di là del rapporto contrattuale, rimangono sempre due persone), sia piacevole, per un uomo di cor gentile,
lasciarsi andare ad un trasporto emotivo, ad un apprezzamento sincero, ad una citazione poetica, e rivolgere alla donna tutte le attenzioni e le galanterie che l'amante rivolge all'amata.
Spesso le donne "normali" danno per scontato che un uomo debba, per giungere a loro, faticare e penare come un paladino in un torneo, fare sacrifici e recitare da seduttore, e non apprezzano veramente i complimenti, i gesti galenti e le frasi poetiche. Esse li ritengono banali mezzi per giungere al fine. Una escort, invece, sapendo bene di essere pagata per quel fine, ed essendo ben conscia di come, oltre la gentilezza, il rispetto e il denaro, nulla in più sia dovuto dal cliente per ottenere piacere, apprezza molto più profondamente una frase gentile, un baciamano, un aprire lo sportello dell'auto, un sussurrare poetico di rime, uno sguardo incantato, proprio perchè, in questo caso, li vede indubitabilmente sinceri e privi di secondi fini: un puro omaggio alla sua bellezza.
Chi è abituata a farsi palpare come un frutto da mani bramose apprezza la delicatezza di tocco da "inesperto amante" di un cliente gentile, più della fanciulla intoccabile.
Chi è avvezza a sentire parlare di "rai2", "prestazioni", "bj" più facilmente si commuoverà all'udire risuonare per lei i sonetti puri e rarefatti di Petrarca, l'ottava armoniosa del Poliziano, i languidi madrigali del Tasso o i versi inebrianti di D'Annunzio, rispetto ad una donna abituata ad essere riverita.
Chi sente tutto il giorno telefonate oscene o apprezzamenti del genere "che gnokka, che culo", sarà più propensa a guardare con tenerezza chi le dice che la sua bellezza è unica, la sua figura è splendida come l'aurora, la sua pelle è liscia come la sabbia baciata dall'onda, i suoi lunghi capelli sono soavi come la brezza di una notte d'estate e il suo viso è claro come luna di maggio, molto più delle ragazze "normali" che ricevono complimenti galanti in ogni dove.
Questo è quanto percepisco io, e se non è vero poco mi cale.
Chi nega questo motivo fondamentale, forse non ha capito perchè davvero gli uomini, e fra di essi gli uomini d'intelletto, i leopardiani, coloro i quali rimirano ancora, col candore di un fanciullo in preghiera, il volto della loro donna ideale nell'etereo chiarore della “notturna lampa” sì vagamente circonfuso di sogni e di speranze, gli spiriti insomma più puri ed elevati, quelli più “eroici” e fedeli a loro stessi, nel senso più vero che il Leopardi dava alla parola eroismo, si rivolgano alle escort. Il motivo, almeno per quanto mi riguarda, è la possibilità di un incontro con una donzella capace di interpretare i nostri sogni estetici senza pretendere la recita, da parte nostra, del contrasto “Rosa fresca aulentissima” di Cielo d'Alcamo, ove messere insiste, giura e spergiura, fra iperboli e promesse impossibili, mentre madonna nega 20 volte, poi dice un forse e poi alla fine cede.
E' la ricerca di un incontro basato sulla sincerità e l'abbandono ai sensi, sul tentativo di un rapporto immediato con il mondo ed il piacere, sulla speranza di un oblio dolce de' mali fra le braccia e fra le parole di una fanciulla dal viso d'innocenza. Si tratta di una brama di gioie semplici e schiette, pure e soavissime, anche quando carnali, di una brama aliena da ogni falsità, estranea a quella dura e spietata competizione per la preda, a quel delicato equilibrio di calcoli, sguardi, parole sussurrate e frasi non dette, a quella lotta di astuzie fatta di inganni, tattiche, intrighi, a quel ginepraio insomma di futili cose, di mondanità, vanagloria e pensieri vacui nel quale appunto si è trasformata nei secoli l'arte di amare.
Non è tollerabile dover sentirsi obbligati a recitare la parte ogniqualvota si voglia legittimamente soddisfare il proprio desiderio di natura. Talvolta conviene cogliere dalla vita la propria parte di piacere come si trae un pomo da un albero carico. Ciò con le sacerdotesse di Venere a pagamento risulta possibile. Le donne non possono pretendere che un uomo indossi sempre la maschera del seduttore, dell'infallibile Don Giovanni. Il ricercare un'accompagnatrice da parte di uno spirito leopardiano come il mio si configura come la riconquista dell'Eden, di una dimensione di purezza irrimediabilmente perduta, di quell'espressione da fanciullo innocente, che ha “l’inesperto amante” de “La Sera del dì di festa” figurandosi in cielo la disiata effige, avvolta dall’aurea dell’irraggiungibilità. Si tratta di riconciliarsi con quel candido palpito di desiderio che sorge in petto ai giovani quando prime rimirano le grazie delle dame, le loro forme, le loro bellezze ed i loro femminei sorrisi. E' la speranza che viene certata, la “promessa arcana di felicità”.
Certo tutto ciò risulta estremamente soggettivo e forse innaturale per un uomo. Nondimeno è quello che sento.
Io riconosco che il rapporto naturale sarebbe quello che dite voi, e proprio per questo non voglio vietarlo per legge né tantomeno impedire nei fatti agli altri uomini di corteggiare o alle donne di cercare di essere corteggiate. Mi limito ad evitare le situazioni che mi provocano disagio e ad agire affinché non vi sia costretto (ad esempio garantendomi l'alternativa escortistica). Il mio atteggiamento è simmetrico a quello delle donne che, pur non potendo vietare agli uomini di guardare, di chiedere, di desiderare (possono pretendere di essere trattate con rispetto, quando vi si rivolgono le parole o i gesti, e di non subire aggressioni o comunque limitazioni della libertà di agire, ma non certo che si cancelli quel disio che sorge al primo sguardo così come una cascata irrompe, un usignolo canta, o fiorisce la Primavera per i campi baciati dal sole mattutino o risplende a notte sull'onde del mare quella conchiglia d'argento che chiamiamo Luna), rivendicano il loro diritto di negarsi alla "naturalità" del piacere e del corteggiamento.
Ammetto che, seppur naturale, essere oggetto di disio possa anche dare fastidio (così come a me può dare fastidio dover corteggiare, anche se parimenti parte della natura). Resta comunque un fatto arbitrario. A priori però non può essere immaginato, dato che la percezione di ciò che è pure naturale, in una sfera tanto intima e delicata, risulta estremamente soggettivo. Inoltre quando i gesti, le movenze, il vestire vengono realizzati ad arte per attirare sguardi, suscitare disii, diffondere onde di voluttà, non è logico pensare tutto ciò dispiaccia. Certo ciò non autorizza a pretendere nulla (può essere solo vanagloria), ma nemmeno a vietare di sognare ad occhi aperti.
Allo stesso modo io non pretendo che le donne a priori evitino di farsi corteggiare da me. Voglio però la libertà di non fare e di avere un'alternativa all'appagamento dei miei desideri, anche se "innaturale".
Se non si desiderano corteggiatori basta ignorare i loro sguardi. Se non si desidera corteggiare basta ignorare la donna che mette in mostra le proprie bellezze per attirare lo sguardo. In entrambi i casi la libertà non è limitata. In entrambi i casi non si può limitare a uomini e donne la libertà di ricercare (nel senso di chiedere, non pretendere) un rapporto "naturale", esprimendone il primo desiderio.
Ad ogni modo, sin dal primo istante, si vede, nella donna, la femmina, il che non è dispregiativo (almeno in un contesto in cui si parla di sessualità, non di lavoro, di studio, ecc.) e la si sceglie in base alla bellezza e i desideri profondi che sa suscitare (ma in questo caso profondo è sinonimo di istintuale, naturale, insito nelle carni, di ciò che è antico, e non di intellettuale ed elevato e frutto del pensiero). Con gli occhi dell’immaginazione e i sensi del corpo si desidera subito, con la stessa naturalità di una cascata irrompente nella calura dell’estate o di un’aurora sorgente sull’onde lucenti del mare, vivere momenti di ebbrezza e di piacere discinto da tutto e tutti (o, per chi non pone fiducia alla fugacità delle gioie terrene, di sublimare gli istinti e i desideri nella divina grandezza dell'arte, o comunque ad un livello intellettivo, in opere, suoni, immagini, nel quale possano dare piacere per più tempo di qualche minuto, e tramandare il ricordo ai posteri, ma questo è già il discorso successivo).
Il vero desiderio è la bellezza, non il modo di ottenerla (il corteggiamento è solo un mezzo, in cui infatti taluni si sentono a disagio), altrimenti si dovrebbe dire che gode molto poco chi compra il pranzo al ristorante rispetto al cacciatore che se lo procura con la fatica e l'impegno.
Chi mira al mondo disincantatamente capisce che la bellezza stessa, nella donna, non è reale, ma frutto di un'illusione della natura, l'illusione amorosa appunto, e il suo desiderio (sia esso sensitivo o intellettivo), la quale è la medesima, con i medesimi fini, dal primo sorgere nel petto del disio che le belle forme e le lunghe chiome catturano neglio occhi dell'uomo, fino alla decisione (presunta razionale) di accoppiarsi e generare. Spetta all'uomo sapersi svegliare in tempo, scegliendo a quale punto interrompere il sogno (per non svegliarsi in un mare di problemi). Per questo non pare sbagliato vivere comunque tutto, da principio, come un sogno, scegliendo una donna con il corpo da sogno e che proprio come il sogno si dilegui dopo l'appagamento. Si tratta di preferire un inganno consapevole e concordato ma, entro certi limiti, non pericoloso, ad uno inconsapevole, senza limiti, e potenziale distruttore dell'esistenza individuale (secondo le ferre leggi della natura che mira solo a propagare la vita della specie), per quanto idealizzato, socialmente accettato anzi codificato ed addirittura rivestito della parvenza di "felicità assoluta" (che infatti le genti identificano con l'Amore).
"Il maggior grado di coscienza fra tutti gli esseri viventi fa sì che ami se stesso più della propria vita, ossia si ami "supremamente" (come nel dialogo di Farfarello) Per questo ricercherà sopra ogni cosa non tanto la vita, la sua conservazione e la sua propagazione, come gli altri animali, bensì la vita felice (e quando la possibilità di essa, o l'illusione di essa, sarà svanità, preferirà, unico fra tutti gli esseri viventi, la morte alla vita priva di felicità).
La ricerca sarà però sempre mossa dal desiderio, da quello stesso desiderio di cui la natura in diverse forme modi e intensità fornisce gli individui affinché perseguano i suoi fini, illusi come da una chimera."
Ne segue parimenti che la natura del piacere è chimerica e irraggiungibile (la felicità non risiede mai nel presente, ma sempre in un'aspettativa del futuro o nella rimembranza di un vago passato, e non ci si scopre mai propriamente felici se non sperando o ricordando: non si sente l'immediatezza positiva del bene, ma la si percepisce solo nella perdita, mentre non si è mai certi della causa della propria felicità proprio perché essa è solo creduta possibile e mai posseduta davvero), mentre quella del doloro è reale e certa (quando si soffre si conosce benissimo la causa del male e se ne sente l'immediatezza)
L'uomo savio ha la consapevolezza della brevità e della finitezza (in tempo e in intensità) dell'appagamento terreno del desiderio stesso, il quale di per sé è invece infinito, e per questo è portato a ricercare nello spirito (privo di limiti e per questo in grado di accogliere e continuare l'infinito del desiderio) la sua salute e la sua immortalità, a trarre da esso le più vere consolazioni, l’intimo e inesauribile appagamento.
Si fa così creatore di immortalità attraverso la parola, capace di rendere infiniti i momenti di ebbrezza e di piacere, dei sensi e delle idee, di prolungare nella sfera nobile del pensiero la tensione e l'estasi carnali (altrimenti finite nel tempo, nello spazio e nella profondità), di eternare il desiderio per la bellezza, di elevarlo, nelle opere immortali, al livello dell'intelletto, nelle immagini e nei suoni della poesia, e di sublimarlo nella divina grandezza dell'arte, affinché non muoia mai, né si affievolisca.
Ciò è strettamente legato e nascente, nell'uomo, al desiderio, alla sua natura e alla sua sublimazione.
L'uomo desidera l'irraggiungibile e lo idealizza (e questo la donna intelligente sa, quella cinica sfrutta).
Diceva il Leopardi che l'inesperto amante rimira nel volto della luna l'effigie della donna che dentro di sé desidera.
Per questo molti di noi, ad esempio, amano, sopra ogni, cosa un'accompagnatrice alta e statuaria (anche se magari lo negano, lo nascondono e ne cercano di diverse nella realtà, per sentirsi tranquilli), come le modelle della televisione, non già per "nequitia", ma per avere il piacere di poterla contemplare "suspiciens", come direbbero i Latini (letteralmente "guardando dal basso verso l'alto"), proprio come si fa per la notturna lampa, provando quell'anelito alla bellezza, quello slancio purussimo verso l'idealità, quel senso di sospensione fra cielo e terra, quell'abbandono soave al desiderio, propri del giovincello che, nel silenzio della sera, tra sogno e realtà, rimiri nella luna la fanciulla amata.
Proprio il non poterle tangere, il doverle ammirare in una lontana dimensione d’incanto e di sogno avvolge quelle gioie e quelle speranze tipiche dell'animo fanciullesco con un alone di luce diffusa, con un’aurea di idealità armoniosa e beata destinata inesorabilmente a svanire a contatto con le terrestri cure.
Ogni sogno soave, ogni speranza ardente, ogni agire appassionato, volto ad un fino nobile ed eroico è destinato a cessare con il raggiungimento stesso di quella meta terrena attorno alla quale le fole del desiderio avevano figurato un'aurea di idealità armoniosa e beata. Quell'alone di luce diffusa come di sogno, che ha reso tanto veemente la nostra brama verso il fine si scioglie "come al sol neve", lasciando i risultato ottenuto spoglio di ogni valore ideale.
Tutto ciò che desideriamo di ottenere, "che pensieri soavi, che speranze, che cori" e che identifichiamo in cose della vita è destinato a svanire a contatto con le terrestri cure, a simiglianza delle bellezze del castello di Atlante narrato dall'Ariosto.
Anche chi non è seduttore, ma ha in sé, per natura, qualcosa dell'infinito, vive ardendo della stessa fiamma di Don Giovanni. Il desiderio che spinge l'uomo verso le cose amate, i pensieri e le azioni nobili, la sua brama per la bellezza, la perfezione dell'arte, l'assoluto della melodia, il suo tentativo di raggiungere la felicità, il piacere, l'appagamento, la sua speranza di vita serena, gioiosa, amorosa, il suo stesso voler vivere e godere pienamente della vita e dei suoi frutti sono tutte aspirazioni infinite, destinate a scontrarsi con la finitezza del mondo.
La meta, in quanto tale, si ammanta sempre, per gli uomini di spirito, di un alone di luce diffusa, di un'aurea di idealità armoniosa e beata che la rende sì vaga e sublime da non poter essere raggiunta da nulla di reale e quindi da nulla di ciò che esiste nel mondo. Per quanto bella e vaga l'amanza reale non sarà mai degna di quella ideale e deluderà sempre il desiderio.
Le aspirazioni, nate dalla ricerca di qualcosa di pienamente irraggiungibile nella realtà (fatta di cose imperfette, sofferenze, delusioni, accidenti, fatiche), sono mantenute in vita proprio dal mancato raggiungimento degli obiettivi e continuamente rinnovate dalla speranza "che delude sempre", oppure, quando vengono soddisfatte, disvelano una meta finita, una gioia troppo limitata rispetto all'intensità del desiderio, delle fatiche compiute e delle speranze "infinite".
Tutto ciò, diffuso ai vari casi della vita interiore dell'uomo, ha in sé lo stesso distacco, presente nell'amore terreno, fra l'ideale del sogno di bellezza e la realtà del piacere sensuale, fra l'infinito del desiderio e la finitezza del suo appagamento carnale, che spinge il seduttore a rinnovare il sogno e il disìo verso nuove mete.
E' il distacco fra finito e infinito. Questa è la tragicità dell'uomo. E' la sua debolezza (carnale e spirituale), ma anche la sua forza, se un minimo di valore si attribuisce all'arte eternatrice.
Detto questo, solo quattro punti (come le ruote di un auto) io vo' chiarire.
1) Per Voi l'amore naturale, con tutte le sue sofferenze (non ultime le delusioni, gli inganni e le fatiche del corteggiamento quasi sempre vane) è la vera vita degna di essere vissuta, per me invece la vita VERA è altro, è nello spirito, nella conoscenza, nell'amore celeste, mentre nell'amore terreno (i cui bisogni carnali pur vanno soddisfatti al pari del cibo e del sonno) la natura mostra la stessa crudeltà del suo perenne ciclo di creazione e distruzione (in cui, come nota l'Islandese del dialogo Leopardiano, chi è sbranato soffre e indicibilmente e chi sbrana non gode). Io considero le pene dell'amore naturale crudeli e vane esattamente come crudeli vedo, sempre opere della natura, lo sfiorire della bellezza, tanto cara e soave, tanto fuggevole e piena di malinconia (se si pensa come all’impietoso scorrere degli anni dovrà mutarsi, sfiorire, ed infine, vinta, appassire, similmente a un fiore senza linfa) di una fanciulla (tanto sublime però nel suo mostrarsi, nel suo dischiudersi, nel suo splendere, che un animo poetico potrebbe paragonarla ad un aurora, ad una calda ed avvolgente aurora sorgente sopra i mari, con i crini cadenti sull’onde e il rosato purissimo disteso sulla molle sabbia della riva, un’aurora che sorge e s’irradia con sempre maggiore splendore fino a diventare sole radioso: potrebbe, se non fosse per un particolare non piccolo, quello che Catullo sussurrava a Lesbia nel carme Vivamus atque amemus: “Soles occidere et redire possunt, nobis, cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda”), come la natura chimerica del piacere, come il fatto che ogni amanza sia tenuta in vita dal solo desiderio e si dissolva al raggiungimento (e quindi esista per la frustrazione e mai per l'appagamento), come la frattura insanabile fra l'infinito del desiderio e la finitudine dell'appagamento terreno.
La vita fra gli individui si propaga a prezzo della distruzione individuale, nel ciclo di nascita e morte. E' l'uomo ad aver creato la poesia eternatrice, grazie alla quale la bellezza della donna e il desiderio dell'uomo, sublimati nella perfezione delle rime e nella musicalità dei versi, si elevano all'idealità che non teme, come le cose terrene, la morte ed il tempo, ma risplende perennemente uguale a se stessa, e permette di tramandare la vita degli individui cantati nella sua unicità, come fosse la vita divina degli déi olimpici.
La parola dell'uomo eleva la bella dama dalla sfera terrena, soggetta alla corruzione del tempo e della morte, a una condizione ideale e imperitura nella quale, a similitudine delle cose divine, la medesima bellezza, intatta ed immobile, si perpetua uguale a se stessa, cosicché, al sicuro dalla furia degli anni e dall'impeto dei secoli, possa essere adorata dai posteri nella chiusa perfezione dell'opera d'arte. Così le donne amate dai poeti, come le fanciulle ritratte sulle urne greche, cristallizzate nel ricordo e intatte nella bellezza, si salvano dall'oblio della storia per elevarsi a quella sede beata di sogni e illusioni in cui albergano serene le dive d'olimpo.
Persino Diana, Bellona e Citera erano soltanto donne mortali, prima di divenire dee per il canto de’ poeti se si accetta il mito rivelato dal Foscolo nell’ode “All’amica Risanata”. La prima, casta e timida, era il terrore dei cervi: che sarebbe di lei, tutta bianca nel suo manto d’argento, se i poeti non le avessero consacrato altari in terra e il carro della luna in cielo? La seconda, vergine amazzone, correva con le chiome sciolte per i boschi di Arcadia: chi saprebbe la sua ira guerriera se un poeta non l’avesse resa immortale? Infine anche colei che sola fornisce nutrimento all’arte, Venere Citerea, colei di cui ogni amata è sacerdotessa, era una donna mortale, che schiere di poeti resero diva cantandone l’immortal bellezza.
Per ovviare a tutte le crudeltà che ho elencato paragonandole alle sofferenze del corteggiamento, l'uomo cercherà quindi di donare alla donna (ed a se stesso) l'immortalità, facendo risplendere per sempre nei marmi, risunare nelle rime, rispecchiare nelle pitture, sublimare nei suoni e nelle immagini delle liriche, ed eternare così nelle opere partorite chi ha carnalmente desiderato, vedendo in lei vivere il proprio ideale estetico e rifulgere ciò cui ha anelato nelle sue più alte speculazioni filosofiche e nelle più intense estasi artistiche, al fine di elevarla al mondo delle idee, di farla divenire dunque, parimenti alle dee, non più soggetta alla corruzione terrena, ma immortale, di cantarla in versi e permetterle di continuare a vivere grazie ad essi, anche dopo la morte, nel ricordo dei posteri.
Per risolvere il problema delle pene amorose (per voi legate alla vita) vi è parimenti la creazione dell'escorting: il procedimento intellettivo di astrazione dalla vita naturale è lo stesso.
La vita (di natura) è indissolubilmente legata al dolore ed il desiderare alla sofferenza (frustrazione per l'inappagamento o delusione nel raggiungere l'oggetto del desiderio, il quale, una volta divenuto reale, perde quell'aurea di idealità armoniosa e beata che ce lo aveva fatto bramare come sommo bene) e spetta all'uomo creare un mondo in cui la felicità possa esistere "in positivo" e non solo "in negativo" come assenza di affanno.
Questo mondo è la Poesia, questo mondo è la Letteratura in genere, sono la Pittura, la Scultura, le Arti figurative, questo mondo è la Musica. In esso il desiderio si sublima alla sfera intellettiva e l'oggetto di esso diviene rima, verso, suono, melodia, e, come tutte le cose divine, risplende di una bellezza destinata a propagarsi sempre uguale a se stessa, non più a prezzo della distruzione individuale nel ciclo di natura, non più soggetta alla corruzione del tempo e della morte.
Per i Greci questo mondo, nella pienezza dell'intensità vitale e terribile della natura di cui come esseri viventi siamo parte, è stato, fin dalla notte dei tempi, il teatro (la fusione quasi "metafisica", secondo Nietzsche, di apollineo, e dunque ragione e interesse individuale, e dionisiaco, e dunque furia orgiastica della vita primigenia e unitaria precedente il principium individuationis). Nella nostra modernità, circoscrivendo il "dionisiaco" alla sfera sessuale, può essere la parimenti teatrale recita escortistica. In essa, consci di come l'amore naturale altro non sia che la trappola tesa dalla natura all'uomo per propagarne la specie, decidiamo di vivere tutto come mero divertimento, come fatto estetico puro o addirittura (caso raro ma presente) come occasione di sublimazione artistica (magari ispirazione di sonetti e madrigali come avveniva fra poeti e cortigiane rinascimentali), ingannando il genio ingannatore.
Voi stessa, che avete appena finito di scrivere post contro chi, per appagare i propri desideri naturali, tradisce la propria consorte (mentre potrebbe tentare di appagarsi parimenti con le escort, ma assieme a lei, oppure essere sincero fin da subito e rimanere solitario de iure, poligamo de facto), non potete negare che l'amor naturale (il quale contiene non solo la sofferenza del corteggiamento e del combattimento per i maschi, ma anche quella del tradimento per le femmine) contenga un potenziale di dolore che non tutti DEVONO essere costretti a subire solo perché sono nati o maschi o femmine.
Potete dunque ammettere che come una donna non voglia giustamente soffrire nell'essere tradita un uomo non voglia soffrire nel dover faticare ogni volta che deve conciliarsi alla vita di natura godendo della bellezza corporale di una donna e congiungendosi a lei in estasi di sensi e di idee (il quale avviene anche nell'escorting).
La natura ha come fine la specie e come mezzo il genio ingannatore, l'uomo ha come fine se stesso e come mezzo la ragione: ergo può, tramite la rappresentazione scenica, provare le ebbrezze e le gioie terribili del mondo dionisiaco, sondare gli abissi crudeli e informi della natura, della furia orgiastica antecedente la frammentazioni in individui, alieno dalle regole e dalla pietà umana, senza esserne distrutto come individuo nell'apollineo (proprio grazie all'aver concesso alla natura un ambito, la scena appunto, in cui si può dar sfogo agli istinti, alle pulsioni, alle passioni, il tutto però circoscritto e preventivamente concordato dal circostante mondo razionale).
Dunque si può riprodurre tutto il piacere naturale per il solo piacere di farlo, ingannando a nostra volta in genio ingannatore (tramite l'escorting, ad esempio, o altre forme di sessualità decisa dall'arbitrio degli individui)
Come scritto innumerevoli volte, per me l’escorting è quello che la grande tragedia attica classica era per il mondo greco: una momentanea interruzione del regno apollineo nella quale è dato all’uomo sperimentare le ebbrezze e le follie dell’insondabile regno dionisiaco senza rompere per sempre l’ordine razionale di cui è parte, provare la furia orgiastica della vita primordiale cupida di sé e antecedente la frammentazione in individui senza esserne annientato per sempre, attingere insomma dal substrato profondo e terribile dell’esistenza senza venirne distrutto; le escort sono come grandi attrici sulla scena, permettono all’uomo di vivere l’estasi senza che il relativo tormento sconvolga la vita fuori dal palco: se poi uno si fa prendere la mano pretendendo di proseguire la finzione anche fuori da “teatro” peggio per lui; i savi pagano solo il biglietto, salato ma pur sempre razionale, e godono della bellezza e della furia della natura senza essere dilaniati nella realtà; tale rappresentazione scenica permette all’uomo giusto di non essere più dipendente dalle donne che lo vorrebbero usare come strumento attraverso il disio sessuale suscitato ad arte: chi sa che può attingere all’ebbrezza pagando il biglietto alle donne non si lascia dilaniare nel reale da esse.
2) Quando ella è rimirata, disiata, adorata da tutti al primo sguardo, e riceve l'accettazione sociale e l'apprezzamento universale e il sorriso degli astanti soltanto per la sua pervenza ed il suo status di donna, mentre io risulto un puro nulla, tanto per la società quanto per lei, finché, come cavaliere, non dimostro il mio valore, oppure non riesco a raggiungere una posizione di preminenza socio-economica tale da rendermi degno di desiderio o interesse in maniera parimenti immediata ed evidente, non vi è alcuna corrispondenza paritaria.
Il desiderio è dispari. Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".
Il rapporto, più che ad una paritaria "amicizia erotica", risulta simile a quello fra il cavaliere che deve sottoporsi a prove e tornei e la dama la cui fatica è solo quella di reggere l'ombrello o il ventaglio per non esporre troppo la sua pelle al sole o alla calura (mentre chi aspira al suo cuore combatte nel caldo della disfida), oppure, meno mascheratamente, a quello servile di medievale memoria, ove una persona gode dei frutti prodotti dalla fatica altrui e tutto risulta giustificato dal dire "è l'ordine naturale e divino". Non è un caso che sia infatti propria del medioevo la cavalleria, con la sua venerazione "per dama degna delle scimmie" (direbbe Schopenhauer).
Il fatto che un desiderio sia complementare all'altro (bramare ed essere bramate, corteggiare ed essere corteggiare) non prova alcuna parità, a meno che non si voglia definire paritario il rapporto fra il nobile ed il suo vassallo (che appunto si basa su una perfetta complementarietà).
Quando si gode del privilegio di essere apprezzata e desiderata in sé e per sé, per la propria grazia, la propria bellezza, la propria leggiadria, senza bisogno di faticare, di affermarsi altrimenti nel mondo o di mostrare altre virtù, del privilegio insomma di avere schiere di ammiratori pronti a seguirla con lo sguardo sospirando e a rivolgere suoni e rime, di essere la musa dei poeti, divenire eterna nel loro canto, essere l'immagine di ogni più alta speculazione filosofica ed ogni più intensa estasi artistica, e l'effigie di ogni più alto sentimento, la "beatitudine dell'animo fatta sensibile", di avere quasi sempre a disposizione tanti cavalier serventi quasi misticamente pronti ad ogni suo ordine e comunque disposti ad affrontare rischi e sacrifici e tornei in suo nome avendo in cambio la sola speranza, di avere tornei e giostre indetti a suo nome, e intere opere di poesia e canto in suo onore, vedere dunque il fior fiore degli uomini scontrarsi per lei con le armi del corpo e della parola, di avere comunque un corteo di pretendenti disposti a contemplarla, a desiderarla, ad elogiarla e ad amarla al primo sguardo quando "benigna sen va sentandosi laudare" e "sì cha parlare null'omo pote ma ciascun sospira", non ha senso parlare di rapporto paritario, in quanto il privilegio (dal latino "privata lex", ossia regola che vale SOLO per quella persona, e storicamente è di origine medievale), al contrario del diritto, non comporta un corrispettivo dovere.
E' lungo qui disquisire se tale privilegio di galanteria derivi alle donne dalla natura o dalla costruzione sociale dell'ars Amandi sviluppatasi in occidente dalla notte infausta nella quale Romolo, tutto impeto ed ardore (ah, se al suo posto vi fosse stato il temporeggiatore Quinto Fabio Massimo!), decise di rapire le donne dei Sabini.
Il fatto oggettivo è la sua esistenza, e, poiché non sono tanto sciocco da pretendere che chi ha un privilegio non lo usi fino alle estreme conseguenze, le donne hanno tutto il diritto di goderselo (nei rapporti gratuiti che piaccino a loro) ed anche di sfruttarlo (infatti non condanno le escort né qualsiasi donna tragga profitto materiale o ideale dal desiderio maschile, se nell'ambito di un accordo dichiarato e consensuale), esattamente come ognuno sfrutta la propria lettera di privilegio ottanuta dalla natura (alcuni in termini di intelligenza, altri di coraggio, altri di forza fisica o spirituale, altri ancora di raffinatezza d'intelletto), ma non quello di farlo con perfidia e inganno (così come condannabile sarebbe chi usa la cultura, l'astuzia o altre doti per danneggiare o ingannare il prossimo).
E' giusto che ognuno tragga vantaggio (materiale o spirituale) dalle proprie doti. Non è giusto che le si usi per ingannare o tiranneggiare gli altri. Vale per la bellezza, vale per il fascino, vale per la cultura, vale per l'intelligenza
Non ho mai considerato l'accompagnamento della bella donna un diritto. Considero però un diritto il poterne ricercare la compagnia nei modi e nei tempi che si ritengono più opportuni al proprio temperamento, alla propria sensibilità: che poi si abbia successo o meno è un fatto personale, su cui lo stato e gli altri non dovrebbero sentirsi in diritto né di assicurare né di proibire.
Certo mi piacerebbe vivere in un mondo più liberale nel quale, capace di riconoscere nella prostituzione il libero esercizio della volontà di uomini e donne a decidere della propria vita privata e sessuale.
Non pretendo che una donna (bella o meno bella) si conceda facilmente o a basso prezzo. Non desidero prezzi calmierati. Desidero solo la possibilità del meretricio, per uomini e donne.
Pretendo solo di avere la possibilità di scegliere se cercare di ottenerla con il corteggiamento o con il pagamento in moneta,
facili o difficili che siano entrambi i casi. L'unica cosa che conta in entrambi i casi è la consensualità e il fatto che due persona facciano ciò che ritengono più vantaggioso, dignitoso o giusto per loro stesse in base ai loro privatissimi e ingiudicabili paramentri.
Per questo è per me importante la ricerca di escort indipendenti. Io non voglio accostare il meretricio alla costrizione, ma ad un’opportunità di guadagno della donna (come altri, nelle stesse condizioni oggettive, non hanno) e per me di cogliere il piacere schietto e carnale senza sottostare al capriccio femmineo (ma solo ad un accordo razionale fra uomo e donna ritenuto vantaggioso da entrambi) e senza tollerare i disagi e le privazioni, tipici delle campagne militari e caratteristici, come scriveva Ovidio nei perfetti esametri, dell’ars amandi. Così è libera scelta per entrambi, uno scambio equo.
Io rispetto e quasi adoro le escort, in quanto vedo in loro il prototipo della donna veramente onesta la quale, senza trucchi o inganni dice all’uomo: “ti piaccio, mi vuoi? allora, se proprio non mi fai schifo, mi paghi tot., altrimenti addio”. Non vi è nulla di sotteso e di disonesto in ciò.
3) Potrei al limite (e dico: al limite!) capire il vostro discorso sulla naturalità del corteggiamento in termini di "sentirsi apprezzati", giacché, se una fanciulla ha la bellezza per farsi immediatamente apprezzare, allora è giusto che un garzoncello abbia una corrispondente possibilità di essere parimenti gradito al pubblico, o di mostrare le sue eventuali doti. Se per corteggiamento si intende questa simmetrica possibilità di "mostrare" una bellezza non necessariamente corporale, simila al cantare degli augelli, alla variopinta ruota del pavone o al fluire dei versi del poeta o al dispiegarsi delle melodie dedicata alla donna desiderata, senza sentirsi guardati dall'alto al basso con sufficienza o disprezzo a priori, senza il timore di scherni o derisioni o addirittura umiliazioni pubbliche i provate, e senza la tensione di un esame o il dovere di un "servitium amoris", ma con naturalità, a seconda dell'ispirazione del momento e senza un secondo fine, allora potrebbe avere un senso ed essere un desiderio in sé. Non è però
certo ciò che avviene oggi, né in Italia, ove le ragazze, per il semplice fatto di rassomigliare ad una creatura in grado di suscitare un minimo palpito di desiderio, possono permettersi di dire e fare di tutto, senza doverne rispondere, perché protetto dal loro "status" di corteggiate o potenzialmente tali, o comunque di "destinatarie di galanteria".
Se la maggioranza dei ragazzi è segaiola e repressa la colpa non è loro o della natura che fa bramare loro la beltade ed il piacer, ma delle loro coetanee, di bellezza spesso mediocre e dal comportamento quasi sempre altezzoso, le quali pretendono per relazionarsi con loro in tale sfera, che si reciti da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire ed esigono comunque si paghi (in tempo, fatiche, corteggiamenti, e talvolta sempre in denaro, sotto forma di doni e omaggi o comunque in sincerità o addirittura in dignità, quando si dovrebbe recitare da cavalier servente disposto a dire e fare tutto per avere in cambio la sola speranza) e soprattutto si atteggiano a miss mondo non appena mostrano una seppur lontana e vaghissima somiglianza con l'ideale estetico interpretato dalle fanciulle del motor show e dalle modelle della televisione.
Basti pensare a come sfruttano quel "fior fiore della stupidità cristiano-germanica" (la galanteria appunto) per permettersi verso il prossimo
qualsiasi derisione profonda, qualsiasi umiliazione pubblica o privata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione nel desiderio, qualsiasi arroganza, qualsivoglia crudeltà o perfidia (mascherata da nobile alterigia) senza dover temere nulla, dato che, se un uomo reagisce corrispondentemente, come sarebbe giusto (come si farebbe infatti con un altro uomo), viene appellato da tutti molesto, violento, bruto, irrispettoso delle donne o comunque "anti-cavalleresco" e disprezzato. Ovvio che le vere incarnazioni del sogno estetico dell'anima moderna (formato nell'inconscio dai mezzi di comunicazione, ma in realtà nascente dalla natura e identico a quello che prese vita dai versi, dalle rime, dalle immagini, dai suoni, dalle musiche dei poeti, mossi dal medesimo disio) siano massimamente rimirate da chi deve vivere in questo mondo. E quando basta pagare un biglietto è ovvio si apra il portafoglio volentieri, sia che si tratti dell'ingresso al motor show, sia che si tratti del rate di una top escort (ovviamente nel secondo caso serve + tempo per risparmiare).
L'unico rapporto paritario possibile risulta essere quello con escort (o anche con altre amiche, purché non corteggiate) con le quali si instaura quella sorta di "affinità elettiva senza sforzo" di cui ho discusso nel mio post sulle "Tigresse". Quando l'uomo non ha l'obbligo di essere galante per convenzione sociale o perché altrimenti non ottiene il soddisfacimento del suo disio di bellezza e di piacere, può esserlo disinteressatamente, spontaneamente e senza sforzo e allora sta al comportamento dei "corteggiatori" come una musica affettata sta all'Arte di Mozart. In questi casi, con una donna che gli si concede per altro motivo (escort) o verso cui non è sessualmente interessato (amica) egli può essere NATURALMENTE galante e gentile, con complimenti, frasi e cure pensate per puro omaggio e non quale mezzo, e allora, E SOLO ALLORA, posso ammettere che quel suo "corteggiare" è natura e piacere (di farsi apprezzare e di piacere a sua volta).
Non vedo come ciò sia possibile nella tensione della "conquista", la quale è pià simile ad una battaglia di nervi che non ad una festa dell'anima.
4) Non potete pensare che per l'immaginario maschile e l'inconscio (almeno fra gli uomini più sensibili e attenti) passino senza lasciare traccia le immagini, i pensieri sottesi, i messaggi subliminali e le pubblicità di oggi, mostranti sempre i "corteggiatori" come o dei violenti o degli imbecilli. Quesi sempre o sono presentati come bruti, volgari e potenziali violentatori, e allore vengono duramente puniti o anniantati in maniera fisica e psicologica, oppure sono mostrati quali sciocchi privi di qualità, banali scocciatori, poveri illusi nel credere una donna bella possa condersi loro, e parimenti vengono maltrattati, umiliati, irrisi in ogni modo la fantasia umana cinematografica e pubblicitaria sia in grado di inventare.
La reazione NATURALE dell'animo umano, sia essa conscia o inconscia, è quella di dire "non avrete ciò che disprezzate" (ed è quello che tacitamente dico alle donne che non sono escort proprio scegliendo di pagare le escort). Sciocco sarebbe pretendere il contrario e sciocco è voler che si rischi di essere disprezzati proprio nel momenti in cui massimamente si apprezza (la bellezza) e proprio da chi si sta mirando.
3b. Pur partendo dall’uguaglianza io devo ammettere che i gesti e gli atteggiamenti sentiti come offensivi nella sfera intima e sessuale sono molto differenti fra uomini e donne, sì che non tenerne conto equivale ad un qualcosa di innaturale e ad una mancanza di vero rispetto. Io mi dispongo a comprendere che per una donna essere toccata senza il suo assenso da un estraneo sia sentito come una violazione della sua intimità (anche se per me, da uomo, non sarebbe sentita affatto così la situazione inversa), però oso sperare che parimenti una donna cerchi di capire quanto per un uomo sia molesto ed irritante farsi provocare e deridere nel desiderio sessuale (anche se magari da una donna, a situazione invertita, non sarebbe percepito altro che un gioco). Come voi sapete il desiderio di un uomo è diverso da quello di una donna (il quale sarebbe più intellettivo, più legato ai pensieri suscitati, più etereo), e più profondo e più atavico, più insito nelle carni, e l’usarlo a mero scopo di riso e di trastullo, o per porre in ridicolo l’uomo di fronte a sé, agli amici o ad un pubblico, equivale, per me, ad una offesa molto intima, quasi fisica.
L'istinto, essendo antico, è anche profondo, radicato, nobile e rispettabile, non certo leggero e superficiale come lasciano intendere le femministe: esso è legato alle radici stesse della natura e della vita. Rimirare in una donna la bellezza significa ricreare in sé lo stupore che ebbe il mondo vedendo la nuda Venere nascer dall'onde del greco mare sulla sua bianca conchiglia, risentire quella brama che fu di Callimaco, di Catullo e di Properzio, e che rimane eterna nei carmi greci e latini, riprovare quel trasporto che rapì Guido, Lapo e Dante al mirar passeggiare “monna Vanna, monna Lagia e colei ch'è nel numer de' le Trenta”, rivivere quel distacco fra cielo e terra che in Petrarca fece germogliare lo stile puro e rarefatto dei sonetti perfetti senza uguali nel mondo, lasciarsi prendere dal quella tensione al mondo ideale e perfetto propria dei poeti Rinascimentali, primo fra tutti il cardinal Bembo, e che portarono a compiuta perfezione la lingua e lo stile della vera poesia italiana, abbandonarsi come il Tasso alle onde della voluttà dell'Aminta e al languore delle Rime, lasciarsi infine prendere dalla cupida volontà di bellezza divinamente effusa dal D'Annunzio nei versi immortali del Poema Paradisiaco.
Per questo chi se ne fa beffe mi offende, e mi offende chi lo suscita ad arte per poi compiacersi della sua negazione.
Ovvio che, come detto, un’offesa, anche se intima, non giustifica omicidi o stupri, ma può fare il paio con altre offese o molestie (le quali però si sommano e non si annullano).
Io non nego il diritto a dire di no (anche se non fossi onesto e corretto e non lo volessi ammettere come forma di rispetto del libero arbitrio delle donne, dovrei ammetterlo comunque come utile a me: se infatti le fanciulle fossero costrette a sottostare ai soprusi dei prepotenti che le rapiscono con l’inganno o la violenza, fisica o psicologica, che rimarrebbe a me, rispettoso e timido, quasi contemplativo, amante della bellezza? Come potrebbero arrivare a dire sì a me se non possono dire no a loro?)
Io nego l’esistenza del diritto a prendere in giro sessualmente. Esso non esiste, né per gli uomini né per le donne. Prendere in giro per me spazia dal lanciare messaggi contraddittori o in un linguaggio non univoco o comprensibile solo da una parte, al provocare sessualmente per poi compiacersi del negarsi irridendo chi si è illuso, pubblicamente o intimamente. Se si esasperano apposta le situazioni ed i comportamenti, quello che si rileva non è la misura vera dell’uomo, il suo comportamento sociale “all’ordinario”, ma il suo modo di divenire folle o di reagire all’offesa. Non sempre l’ira e lo sdegno sono controllabili (pur non giustificando violenze o omicidi), e non sempre le azioni e i gesti rispecchiano l’intenzione vera, l’animo e la volontà delle persone (vi possono essere fraintendimenti, problemi di comunicazione, repentini cambiamenti di decisione che confondono o traggono in inganno, e lasciano capire l’otto per il diciotto ecc., frasi non chiare che possono essere lette in un certo modo lasciandosi trasportare ecc.). La violenza è nel mondo, e per ovvi motivi gli uomini tendono ad usare quella fisica, le donne quella psicologica, ma non è scontato quale delle due sia più grave. Dipende dai casi. Inoltre non ci si può stupire se con l’inganno si genera quasi la follia nell’animo altrui e le reazioni sono inconsulte. Non vi è infatti il diritto di molestare nel sesso il prossimo con la menzogna o la falsa illusione. Come non ha diritto un uomo di ingannare una pulcella con promesse (che non siano le favole che danno l’ebbrezza o le parole che la perdono negli imperi dell’illusione e del sogno, le quali non figurano un inganno nel reale, ma solo un sogno consapevole condiviso e necessario al piacere) vane quando il suo unico desiderio è una notte di piacere, così non ha diritto una donna a suscitare ad arte il desiderio carnale in un uomo quando il suo obiettivo non è avere un rapporto con lui, e nemmeno verificare nel corteggiamento se egli avrebbe o meno le doti per piacerle (ché non si può capire al primo sguardo), ma solo compiacersi del proprio potere, illuderlo, deriderlo o sbeffeggiarlo o misurare la di lui capacità di sopportazione della tensione psicologica da lei indotta.
Ognuno ha il suo modo di definire la “stronzaggine”. Voi, giustamente, definite stronzi gli ingannatori che illudono dolci donzelle. Essi sono odiati anche da me, in quanto a me totalmente opposti.
Io però ho il mio modo di definire le stronze, come scrissi sul malocchio.
SI INTENDONO CON STRONZE LE DONNE APPARTENENTI ALLE SEUENTI CATEGORIE
a) coloro le quali, essendo appagate del semplice sentirsi ammirate da schiere di corteggiatori, senza che questo necessariamente si traduca in un vero rapporto umano, sincero e appagante, poiché la vanità, naturale nelle femmine, si mostra manifestamente soddisfatta dal ricevere quelle cure, quelle riverenze, quelle attenzioni che i plurimillenari privilegi della Galanteria impongono di tributarle, sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza
b) coloro le quali dimenticano come non tutti siano commedianti nati al pari di loro, che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori
c) coloro le quali trattano con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”.
Di fronte a siffatti comportamenti non ho altra reazione che quella di difendermi. Non sono come voi che attaccate. Forse, ironicamente, sono più effeminato e faccio quello che farebbe una pulcella: mi chiudo a riccio, evito, fuggo. “Mai nessun m’avrà”. In ogni caso non do mai occasione a queste donne di ferirmi, nel reale. Le donne sadiche e vendicatrici testano i loro “stronzi”. Danno una possibilità in un senso e nell’altro. Io invece non do alle stronze nemmeno la prima possibilità di farmi del male. Voi qualcosa rischiate io no. Ognuno ha le sue ossessioni. Io ho quella formata non tanto da esperienze dirette (ma d’altronde nemmeno la vostra lo è), quanto dall’osservazione di cosa hanno sopportato miei coetanei, di cosa ho visto e sentito raccontare da altri e di quel che pare essere il modello femminile proposto da certi film, il quale non si discosta per niente da quello dei tempi arcaici (quelle donne infatti, non vogliono ribaltare i ruoli compiendo il primo passo, ma rimangono nella medesima posizione delle Sabine di Romolo, ossia aspettano che qualcuno le "rapisca"; mantengono intatta la volontà di farsi ammirare ed apprezzare al primo sguardo da tutti, tramite l'esposizione delle proprie bellezze, e poi si compiacciono di deridere, disprezzare o umiliare chi cerca di carpirne i favori), ma aggiunge solo al disprezzo, alla derisione e agli atteggiamenti di sufficienza come risposta all'uomo costretto al corteggiamento, l'elemento violento e manesco, con in più l'aggravante di considerarlo "giusto".
Ovviamente non sto sostenendo che una donna non possa usare il rifiuto nella propria vita privata (ci mancherebbe!), ma solo che il porlo in primo piano scontatamente, come se tutti gli ammiratori fossero maniaci, sfigati, illusi, incapaci o stupidi, quasi a disprezzo e a sberleffo di chi brama, il farlo "atto scenico", il proporlo sempre come la sola giusta risposta a uno dei desideri più profondi e nobili della natura, il volerlo sempre esaltare e sbandierare come "valore" per accrescere le schiere di ammiratori, dopo che si è suscitato in mille modi, apertamento o nascostamente, il desiderio, è qualcosa che mi segna profondamente nell’animo, mi turba e mi offende quasi come per una donna vedere raffigurate scene di ordinario vetero-maschilismo forumistico. Capite?
Non sto dicendo che la maleducazione o la violenza siano consentite, lungi da me tale barbara volontà, ma solo che il desiderio sincero di un uomo per una bella fanciulla non deve essere di per sè fatto oggetto di derisione, vilipendio, repressione o "punizione", e nemmeno trattato con tanta sufficienza come fanno in molte. (Sostengo inoltre, parere personale. che l'istinto naturale, almeno nel singolo, non diverrebbe mai violento o barbaro se non fosse o mosso da ordini di “capibranco”, o represso dalle convenzioni sociali, che un certo modello femminile moderno hollywoodiano, lungi dall'abolire, semplicemente modifica in senso violento e vendicativo)
Per abolire ogni rischio di essere sessualmente deriso, devo potermi affidare al Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta giacché altrimenti, per riconciliarmi alla vita di natura, sarei costretto a cercare sempre l’approccio con ogni donna dalle parvenze simili al mio sogno estetico, concedendo a molte “stronze” la possibilità di trattarmi con sufficienza, disprezzo o irrisione, quando invece non voglio ciò succeda nemmeno al primo sguardo. Certo potrei testarle tutte e mandare a quel paese le “stronze” ma in primis esse avrebbero comunque la possibilità di ferirmi psicologicamente (dato che un minimo contatto è necessario nel tentativo), di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente (anche se sarebbe solo un episodio, ma gli episodi feriscono) ed io voglio evitare ciò, in secundis anche nei casi di non stronzaggine non è piacevole subire rifiuti e non mi piace il modus vivendi di tentare N volte con N donne diverse per sperare nella n+1 esima (non sono un tester), in tertio non sono a disagio solo quando donna fa la stronza, ma anche solo quando le situazioni la pongono in condizione di poterlo essere. Il corteggiamento, come detto, almeno al primo stadio, quello in cui le virtù dell’uomo (soprattutto d’intelletto) non possono ancora esser rese evidenti, è uo di questi casi, soprattutto nei luoghi di barbaro divertimento come le discoteche, nei quali l’uomo virtuoso è ridotto a un nulla, poiché non può esercitare e sfoggiare le sue fondamantali qualità, ossia la cultura e l’eloquenza. In questi luoghi di perdizione, dove volteggiano figure di donna impenetrabili e intangibili, come le ombre dei gironi danteschi, l’impossibilità di ottenere dannunzianamente l’amanza alimenta insani desii. Allora veramente l’umano si impossessa dell’animo dell’uomo, il quale si dimentica di essere spirito eletto, nato per vagheggiare forme perfette ed ideali artistici e si sente irrimediabilmente costretto dalle pulsioni primordiali della carne. Viene da esclamare: o Romolo, ben erano più eleganti i tuoi ludi! Dovrebbero essere incoraggiati i salotti e i luoghi d’incontro narrati dal D’Annunzio, fra i quali potrebbe emergere e raffinarsi l’animo di un futuro Sperelli.
Dati i tempi che corrono difficilmente si concede confidenza agli estranei, per cui gli incontri sono sempre più sporadici. Se si aggiunge che proprio mentre un fanciullo avrebbe necessità di stima di fiducia in sè, poiché, per l'età non può essersi ancora formato un carattere o aver raggiunto una posizione di forza o di prestigio spesso assiste nei suoi confronti ad atteggiamenti di sospetto e addirittura di sufficienza si può cogliere come sia indispensabile la figura di una giovane donna disposta a donarsi senza nulla chiedere se non un compenso. Molti giovani sono stanchi di subire i capricci di fanciulle che, anche se apparentemente sono gentili, sanno di avere tanti ammiratori e di conseguenza si atteggiano.
I giovani perciò bramano di trovarsi in una situazione nella quale si sia immediatamente apprezzati per quelle che già si è, senza attendere di essere maturati o d'essersi "costruiti un futuro". Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ricerca qualità quali la la volontà di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che non possono esser poste in luce nel primo momento del fugace incontro. Talvolta invece conviene godere subito delle grazie terrestri, senza attendere un incontro concesso dal caso o una fatale "occasione", poiché come nota il Petrarca "fugge il tempo e non s'arresta un'ora" e si potrebbe trovarsi a dire come Leopardi "ah pentirommi e spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro". Pria del dire "io fui" bisogna aver colto dalla vita la propria parte di piacere, al di là di ogni altra considerazione. Diversamente una fetta del godimento delle gioie terrestri, quella propria della età verde, se ne va: "godiam: sì dolce e rapido è il gaudio dell'amore, è un fior che nasce e muore né più si può goder!" recita Alfredo nel primo brindisi della "Traviata". Se quel che dovrebbe essere puramente un gaudio s'ammanta di doveri e di regole divenendo invece una faticosa eleborazione mentale e intellettuale è logico che molti si rivolgano alle sunnominate "donne di Piacere".
Tutto ciò detto, sperando di avervi contrariata solo quel tanto che basta per non addormentarsi leggendo le mie riflessioni, vi porgo i miei auguri di un felice 2007, anche se, come il viaggiatore del dialogo Leopardiano dice al venditore di almanacchi, non sono convinto che l'anno prossimo debba avere qualcosa di diverso da quello appena passato. Per me il miglioramento "annuale", come la felicità, è una pura chimera umana, ma spero vivamente che per voi sia diverso, o che comunque, se già felice siete, l'anno futuro sia un proseguimento della vostra attuale serenissima e nobile esistenza.
BUON ANNO DALLA SUBLIME PORTA
2 Comments:
Credo che la vita di tutti noi sia fortemente condizionata sin dalla nascita. In fondo è solo per pura fortuna che uno nasce in un posto piuttosto di un altro, ricco piuttosto che povero, bello piuttosto che brutto, solo per fare alcuni esempi.
Forse corro il rischio di andare fuori tema, ma visto che non sono quasi per niente d'accordo con la tua interpretazione, vorrei darti un unico consiglio da seguire per attrarre l'attenzione delle donzelle senza provare alcun disagio: falle ridere.
E ricorda, scelgono sempre loro.
E' questo il punto. IO NON SONO UN GIULLARE. Se le donne vogliono ridere si paghino il ciambellano di corte così come facevano i re e le regine e come io faccio con le escort. Ritengo umiliante doverlo fare GRATIS. E' servilismo bello e buono.
Quanto alla chiusa, certo, in natura (e quindi anche fra gli umani,nell'amor naturale) è la femmina che sceglie. PROPRIO PER QUESTO sono felice di essere nato uomo, anche se magari "piccolo" e non, ad esempio, "grande" elefante. La Civilità (e la scrivo con la maiuscola, a scorno degli amici di Rousseau che la criticano e vorrebbero l'amor naturale e la tirannia delle donne) permette, tramite l'arte scenica dell'escorting, di far scegliere all'uomo (sia pure a caro prezzo e sia pure in maniera strettamente limitata al "palcoscenico") l'attrice che deve interpretare col suo corpo e le sue grazie il Sogno Estetico. PRIMA CHE RINUNCIARE A QUESTO RINUNCEREI ALLA STESSA VITA.
Se esiste un privilegio di natura della femmina è SANTAMENTE GIUSTO che vi sia il modo di compensarlo. Il denaro è un MEZZO, e solo per questo meriterebbe d'esser fatto Dio, fosse anche nato diavolo. Chi ha inventato il meretricio meriterebbe tutti i premi nobel assieme. Anche se comunque, realmente, è sempre la donna a guadagnarci, vendendo "bordò a prezzo di elisir" (Madonna Chiara ne è un esempio), anche se tanti uomini vi si distruggono (perché credono di proseguire la finzione fuori dalla scena: sciocchi!), il fatto stesso di poter pensare di congiungersi carnalmente alla donna disiata senza dover passare per le forche caudine del corteggiamento e, soprattutto, avendo una certezza del corrispettivo a ciò che si dà, vale da solo più della ruota, del treno, dell'energia atomica.
Dovessi versare tutto il sangue della terra e dovessi stravolgere le tombe di tutti i defunti, farò di tutto perchè il Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta eternamente consoli gli animi maschili più sensibili.
Io non accetto né di dover faticare come un cavaliere ad un torneo medievale, né di non poter scegliere. Sono disposto a pagare (mica sono uno sciocco che pretende le donne gli si concedano per niente o per le sue presunte evanescenti doti: il gratis non esiste, né con le donne né con gli uomini, né nel sesso né altrove) ma non a svendermi come identità (come farei recitando per compiacere le donzelle).
Sarebbe poi per noi improbabile essere scelti proprio da quelle che desideriamo, e impossibile comunque soddisfare la nostra brama naturale di bellezza e di piacere con le limitate, ardue e diciamo pure inadeguate occasioni "gratuite".
Specie poi per me, che ho gusti estetici assai difficili ed amo le donne impossibili da raggiungere nel mondo "reale" (e mi piace pagare proprio per passare una notte con chi nella vita vera potrei solo sospirare alla luce della luna o sognare ad occhi aperti quando passa per via senza vedermi) non vi è altra volontà di vivere la sessualità che non sia legata alle escort.
Diceva Oscar Wilde: "La donna è il trionfo della natura sullo Spirito come l'uomo è il trionfo dello Spirito sulla morale".
Per questo chi, pur non essendo astratto dai bisogni naturali (nessun essere vivente può esserlo), ama lo spirito, deve amare almeno la possibilità dell'escorting (anche se magari non pratica o pratica saltuariamente). Altrimenti viene guidato dal genio della specie o dalle donne (che è poi quasi lo stesso).
Molto meglio la morte ad una vita che non sia fatta da noi, come un'opera d'arte, ma da altre persone (in questo caso le donne) e per giunta in maniera simile a come esse fanno le loro banalità terrene, il loro trac trac quotidiano e le loro sciocchezze mondane (ossia con finalità utilitaristiche vicine alla natura che propaga la vita senz'altro scopo).
Voi accettate forse che il principio della vostra felicità (o, meglio, dell'illusione di essa, il che è dire lo stesso) dipenda dal capriccio di una donna? Io no. Mi tolgano la vita prima che la possibilità di scegliere di pagare. Ed io farò barbara vendetta, CON OGNI MEZZO, FINO ALL'ULTIMO RESPIRO ed A QUALUNQUE COSTO di chiunque tenti di impedire l'escorting, dovesse costarmi il posto in paradiso.
Per questo stiano in guardia i proibizionisti: li vedo più alti esattamente di una testa del necessario.
SCIMITARRE IN ALTO
SALUTI DALLA SUBLIME PORTA
Yorum Gönder
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