La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Aralık 22, 2006

SUBLIMI OSSERVAZIONI
SULLE "LEZIONI MORALI DA UNA Z."


Quanti si permettono critiche del genere "ah, appaga il proprio desiderio di bellezza e di piacere solo perché paga" si rendono ai miei occhi ridicoli al pari di chi dicesse: "ah, soddisfa la propria brama di cibi succulenti e prelibati solo perché paga il conto". E che, dovrebbe sempre fare la corte alla locandiera nella speranza di mangiare gratis?

L'appagamento sessuale è per l'uomo (fra le altre cose) un bisogno naturale, al pari del cibo, del sonno, del riparo. Poi può essere anche altro: sublimazione ideale, motore d'isporazione artistica, fatto estetico pure e così via (a seconda della sensibilità individuale e dell'elevatezza d'intelletto e della cultura de' singoli) ma la base biologica permane.
Non rileva il fatto che esistano i sentimenti e che la bella donna oggetto di desiderio sia sempre una persona (ovviamente), giacché in primis il sentimento vero ed autentico è nell'amicizia (che è propria dell'uomo), mentre ogni "amore", nasce esclusivamente dall'istinto sessuale (ed è dunque comune al regno animale), e per questo il legare sempre l'amore al sentimento (in quanto basato su un'illusione di natura) conduce ad ingannare o noi stessi (con conseguenze autodistruttive) o l'oggetto del nostro "amore"(con conseguente ferimento intimo), oltre che a non appagare i nostri desideri naturali, in secundis anche la locandiera (cui paragono la meretrice) è una persona, e il fatto che ci permetta di soddisfare la nostra brama "animale" (di sonno e di cibo) non fa di lei un oggetto, u("una macchina da cibo", un "automa camera"?) né implica che abbia meno dignità di tutte le altre donne o che le manchiamo di rispetto per il fatto di pagarla. Anzi, probabilmente vi è molto meno rispetto in chi, per il semplice fatto di essere un uomo e avere fame, pretende che ella conceda il cibo ed il riparo gratis, magari anche ringraziando per le presunte doti da seduttore. Chi gentilmente saluta, si comporta con i dovuti modi galanti ed il dovuto rispetto e correttamente paga il conto, ringraziando per l'ospitalità ed il servizio, e magari lasciando anche la mancia non dovrà (e infatti non é) passibile di critica alcuna, né da parte di se stesso, né da parte della locandiera, la quale infatti (quando è seria) di ben altri uomini si lamenta.
Talvolta vi sono coloro che non possono permettersi nemmeno di sedersi al tavolo primo perché non ne hanno la classe e l'eleganza (sarebbero cacciati via dalla cameriera), secondo perché comunque non potrebbero mai pagare il conto e, per puro dispetto, insultano il ristorante "raffinato" e lo diffamano. Poi vi sono i perditempo, che non vogliono pagare e quando entrano nella locanda creano solo confusione e disordine. Infine vi sono i clienti che pretendono sconti o cercano di ingannare la locandiera. Tutti questi hanno in comune l'invidia e la pretesa di ottenere senza dare, quindi la prepotenza, non già il fatto di voler, onestamente e cordialmente, "essere clienti" ed appagare il proprio desiderio.

Qualcuno (soprattutto qualcuna) può asserire che l'esempio del ristorante è troppo semplicistico. Lo è volutamente, provocatoriamente e significativamente. La verità, in quanto attiene il "mondo come volontà" (nel sesso, come nel sonno o nel cibo, si vuole perché si vuole, senza altra spiegazione o possibilità di indagine causale) è molto più semplice di quanto i falsi sapienti e i sociologi propagandino (così come, Marx docet, la verità sul capitalismo è molto più semplice di quanto ogni filosofia liberista o socialdemocratica voglia far credere).

Un uomo non può appagare la propria naturale brama di bellezza e di piacere con un'unica donna.
Non può, nella monogamia, soddisfare il suo profondo desiderio di godere della bellezza corporale di quante più donne possibile non appena le loro fattezze, il loro angelico viso, le loro fluenti chiome, le linee scolpite delle membra, lo slancio statuario del corpo, le forme rotonde dei seni e l'altre grazie ch'è bello tacere si fanno sensibili ai suoi occhi.
Il suo essere profondo non è felice con una sola donna, nemmeno se ella lo soddisfa pienamente nella sfera sentimentale. Punto.
Questo è un dato di fatto, evidente nell'oggettività della natura (e non solo nell'intersoggettività di tutti gli esseri umani di sesso maschile non omosessuali).
Tutte le critiche pseudomorali delle femministe, le elucubrazioni dei filosofi moderni e i panegirici del mondo politcamente corretto non potranno cambiare questo stato di fatto naturale.

Il sesso facile non esiste gratis (per motivi di natura e di convenienza della donna). Per questo si paga.

Poiché il sesso facile non esiste, gratuitamente, per via dell'oligopolio delle donne che anche solo lontanamente assomigliano a qualcosa in grado di suscitare un minimo palpito di desiderio, o semplicemente perché il desiderio delle femmine non è simmetrico al nostro ma complementare, è selezionare e non bramare (senza questa disparità la natura non raggiungerebbe i suoi scopi), bisogna pagare per soddisfare il proprio desiderio di bellezza e di piacere. Nelle femmine la sessualità si esprime in un modo diverso (ma ciò non significa affatto ricopra una minor importanza nella vita, anzi) più quello del selezionare e dell'accudire che non quello del bramare continuamente e infinitamente il congiungimento carnale, più afferente al sentirsi desiderate che non al desiderare, il quale è il modo maschile per eccellenza (ed è motore d'arte ed ispirazione di poesia negli uomini nati alle cose dell'intelletto), è più quello del selezionare e dell'accudire che non quello del bramare continuamente e infinitamente il congiungimento carnale, è più afferente al sentirsi desiderate che non al desiderare, il quale è il modo maschile per eccellenza (ed è motore d'arte ed ispirazione di poesia negli uomini nati alle cose dell'intelletto).
Per convivere con questa diversità in maniera pacifica e senza frustrazioni è necessaria almeno la possibilità dell'accordo razionale libero e consensuale, che avviene appunto nel commercium.

E' anche il sistema proprio delle civilità rispetto alle barbarie. Usare alla coercizione violenta per ottenere dall'altra parte il di soddisfacimento del proprio bisogno è proprio dei bruti, mentre accettare di ricorrere alla "supplica" che ha nome corteggiamento ( vera e propria "prostituzione psichica" consistente nella prassi ridicola di flirts, il rituale dei “complimenti”, del “fare la corte”, della obbligata “galanteria” del “forse che si, forse che no”) è proprio di animi servili.
Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".

Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.

Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d’intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l’avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.

La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.

Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto, secondo voi, è da un punto di vista fisico, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo voi ben sapete avendo fatto la escort (è il motivo della vostra forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare “dalle parole che dici umane” o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.

E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.

Proprio per evitarla (tale asimmetria) pagano subito ed in moneta.

Non è tollerabile dover sentirsi obbligati a recitare la parte ogniqualvota si voglia legittimamente soddisfare il proprio desiderio di natura. Talvolta conviene cogliere dalla vita la propria parte di piacere come si trae un pomo da un albero carico. Ciò con le sacerdotesse di Venere a pagamento risulta possibile. Le donne non possono pretendere che un uomo indossi sempre la maschera del seduttore, dell'infallibile Don Giovanni. Il ricercare un'accompagnatrice da parte di uno spirito leopardiano come il mio si configura come la riconquista dell'Eden, di una dimensione di purezza irrimediabilmente perduta, di quell'espressione da fanciullo innocente, che ha “l’inesperto amante” de “La Sera del dì di festa” figurandosi in cielo la disiata effige, avvolta dall’aurea dell’irraggiungibilità. Si tratta di riconciliarsi con quel candido palpito di desiderio che sorge in petto ai giovani quando prime rimirano le grazie delle dame, le loro forme, le loro bellezze ed i loro femminei sorrisi. E' la speranza che viene certata, la “promessa arcana di felicità”

Una società EMANCIPATA deve far sì che per soddisfare i propri bisogni gli individui non siano tiranneggiati da altri, i quali, rendendo difficilmente appagabile un certo bisogno, potrebbero pretendere in cambio del suo soddisfacimento ogni cosa, a proprio capriccio, oppure potrebbero ingannare, irridere, umiliare o opprimere in ogni dove tramite la promessa o il miraggio della "concessione".

Non mi dico costretto nel corteggiamento, ma certo se non avessi l’alternativa delle donne a pagamento urlerei a gran voce la mancanza di libertà di scelta: allora sì sarei costretto a corteggiare, e per me sarebbe un “dovere” insopportabile. Preferirei la morte. Penso che lotterei fino all’ultimo, fino a diventare un terrorista, pur di mantenere viva la possibilità del meretricio.
Sarei costretto a recitare sempre da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire (magari lasciandole irridere al mio desiderio profondo e alla parte più intima e vera di me), ed esse potrebbero costringermi così a compiere qualsiasi cosa, in pensieri, parole, opere, ed avere tutto da me in cambio della sola speranza. In ogni caso dovrei farmi cavalier servente per relazionarmi con loro (ed avere dunque un principio di speranza), o comunque avrei l'obbligo di "fare qualcosa", magari anche in forme moderne ed anticonvenzionali, per compiacerle, mentre loro sarebbero apprezzate e disiate a priori e quindi, le guardarei sempre dal basso verso l'alto, non vi sarebbe nulla di paritario nella sessualità, e da lì in tuttot (mediante i ben noti meccanismi psicoanalitici).

Anche in tutti i campi della vita umana, se non esistesse la possibilità del "commercio" e gli individui, per appagare i propri bisogni e i propri desideri, dovessero ricorrere o alla coercizione violenta o alla supplica, il mondo diverrebbe una giungla, o una corte rinascimentale (che è anche peggio, come insegna la "selva incantata" dell'Orlando Furioso). La Democrazia è altro.

Non si può essere costretti a fare ciò che ci mette a disagio. A volte il soddisfare (o il tentare di) i propri bisogni naturali potrebbe (come spiegato sopra) provocare profonde ferite emotive (ciò che è normale per gli altri animali, protesi alla vita senza altro scopo, può risultare causa di infelicità nell'uomo, che proprio per il maggior grado di autocoscienza raggiunto, ha fini diversi e sensibilità tutte individuali). Se si intuisce ciò, è giusto che si possa evitare il dolore psicologico, la paura della quasi certa delusione e la vulnerabilità alla possibile umiliazione pubblica o privata e al capriccio delle varie "stronze", e, in genere, l'ossessione del "corteggiamento" (quando è l'unico modo).

Il bisogno naturale è stare con una donna (e non farsi seghe come dite voi, che è una perversione sociale dovuta alla solitudine: nessun animale si masturba), accarezzarla come la brezza del marina fa con le onde d'argento nei pleniluni d'estate, inebriarsi del suo profumo, della sua voce, delle sue chiome aulenti e sparse come quelle della sera dannunziana, poterla sfiorare, tangere, scorrere il suo corpo con le dita come un sublime strumento di musica arcana, godere di lei e della sua bellezza, abbandonarsi alle onde della voluttà (la quale è sensualità innalzata a sentimento) e del piacere dei sensi, lasciarsi, per un momento, all'ebbrezza sessuale e al fluire di immagini suoni e sensazioni, e non è totalmente vero possa essere cancellato o escluso per volontà. Certo, in ogni singola situazione, la volontà umana può decidere di inibire l'impulso sessuale (se vi è un motivo ritenuto valido), altrimenti saremmo davvero degli animali privi del libero arbitrio, però, reiterando queste inibizioni all'infinito e facendole divenire abitudini, per un proibizionismo de iure o de facto della società e della tradizione (le quali impongono, normalmente, certi comportamenti, certe prove, certe condizioni per arrivare a ciò, rispetto a cui il singolo può non trovarsi a proprio agio, non ritenere dignitoso, non sentirsi in grado o non trovare piacere o addirittura trovarvi sofferenza emotiva) si crea una vera e propria infelicità, poi divenente frustrazione quando non sfociante in qualcosa di più serio e distruttivo.
Si vive a metà: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi un vero disagio esistenziale che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiagato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinato a scoppiare prima o poi in qualche modo.
Alla lunga il bisogno di vivere almeno qualche momento di abbandono è davvero impellente e vitale come la fame, o, meglio, l'aria. Su questo le escort guadagnano (ed i loro rate lo dimostrano). Quando manca la possibilità (per lo meno nel pensiero: ossia che la possibilità della via a pagamento sia possibile, anche se magari non abbiamo ancora risparmiato tutti i soldi necessari) di scegliere come raggiungere la donna manca davvero il respiro.

Si rischia a questo punto di essere tiranneggiati, tramite il desiderio di natura (o le debolezze sentimentali) nel sesso e non solo.
Si dà così nel primo la possibilità alle “stronze” (certo si potrebbe testarle tutte e mandare a quel paese quelle rivelatesi tali, ma in primis esse avrebbero comunque la possibilità, dato che un minimo contatto è necessario nel tentativo) di ferirci psicologicamente, di trattarci con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”, di renderci ridicoli agli occhi nostri o degli amici o dei presenti, di sbeffeggiarci, svilirci, offenderci nel desiderio e di farsi gioco del nostro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, di attirarci e respingerci con il solo scopo di umiliarci, di compiacere la loro vanagloria e di irriderci intimamente o pubblicamente (anche se sarebbe solo un episodio, ma gli episodi feriscono, ed un uomo savio vuole evitare ciò)?
Anche nei casi di non stronzaggine non è piacevole subire rifiuti come regola (non si può pretendere di pensare di essere graditi nella maggioranza dei casi). e non mi piace il modus vivendi di tentare N volte con N donne diverse per sperare nella n+1 esima.
La probabilità diviene una su un milione, poiché non si può pretendere di pensare che proprio colei da noi bramata fisicamente sarà attratta da noi e dalle nostre eventuali doti d’intelletto e di eloquenza. Né si può pensare che colei che ci apprezzerà sarà a noi gradita fisicamente. Inoltre si potrebbero possedere doti valide e virtù deduttive, ma non quelle gradite alla donna in questione. Si possono avere tante chiavi ma delle porte sbagliate. Oppure si potrebbe avere la chiave giusta, ma potrebbe essere impossibile usarla per le circostanze inopportune (come i moderni luoghi di divertimenti in cui l’uomo d’intelletto è ridotto ad un nulla, giacché non può mostrare le sue principali doti, ossia la cultura e l’eloquenza, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, mentre la beltà muliebre è comunque resa evidente ed esplica la tutta la sua attrattiva).

Io non tollero che una donna, bella o meno bella, possa sfruttare il mio desiderio di natura per farmi recitare da giullare o da seduttore, a seconda che voglia divertirsi o che brami compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingermi a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.
Ma sopra tutto voglio evitare che estendendo questi metodo ad ogni aspetto della vita (la psiche e dunque il comportamento umano, come sostenuto da Freud, è profondamente guidato dalla sessualità) un certo tipo di donna (non tutte, ovviamente, e nemmeno la maggioranza, agiscono così, ma molte, volendolo, potrebbero farlo ed è questo il pericolo) possa condizionarmi a vari livelli (o totalmente, nel caso estremo di un'influenza diretta) nelle scelte di vita o addirittura tiranneggiarmi, in pubblico, nella società o nel privato.
Rischierei di venire davvero dilaniato non solo (metaforicamente), nella sessualità, ma anche nella posizione sociale, nell'onore, negli averi, negli affetti e nei sentimenti, facendomi portare via "casa, famiglia, roba". Non è esagerazione o cattiveria: è natura.

Quando l'unico modo è il corteggiamento, se esso affronta questi problemi, nel caso meno grave la donna e il corteggiamento diventano un'ossessione (e la necessità di riuscire perché non vi è altra strada per la felicità porta a quelle incomprensioni, a quei disagi e a quelle illusioni di cui leggiamo spesso), anche se il desiderio per lei resta naturale, e nell'ossessione non c'è libertà.

Tutti questi problemi si curano non con le medicine e nemmeno con la morale: si curano con la libertà di scelta (per tutti).

Naturali sono i bisogni, umano il modo per soddisfarli, Ed in un mondo libero deve essere sempre e solo l'individuo a decidere qual modo scegliere. Questo per me è irrinunciabile.

MEGLIO MORIRE CHE DOVER CORTEGGIARE

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