La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Ocak 07, 2011

A TUTTE LE DONNE CHE RISPONDONO SU YAHOO-ANSWER

e cercano il modo migliore per provocare sofferenza fisica o mentale, umiliazione pubblica o privata, irrisione al disio e disagio da sessuale ad esistenziale a chiunque osi degnarvi di attenzione.

Anche questa volta non ho voglia di cercare il link. Vi dico comunque questo.

Già che dobbiamo (nostro malgrado) sempre fare la prima mossa senza poter sapere a priori se il tentativo sarà gradito (e rischiando di essere trattati con malcelata sufficienza o addirittura con aperto disprezzo, quando non con una dose di violenza fisica e psicologica spettante piuttosto a veri e propri assalitori, se con immediatezza e sincerità, attraverso la parola, lo sguardo, il gesto, esprimiamo il disio spontaneo -o comunque l'apprezzamento subitaneo - per le lunghe chiome, il chiaro viso, la figura slanciata, le membra marmoree, la pelle liscia ed indorata come sabbia baciata dall'onda e dal sole, le braccia scolpite, le gambe lunghissime e modellate, le rotondità del petto, il ventre piatto e levigato e l'altre grazie ch'è bello tacere, o comunque di essere chiamati "molesti" se, dopo magari essere con fatica e buona volontà riusciti, nella speranza di compiacervi e di stabilire un contatto sia pur solo momentaneo ed emotivo con voi, a vincere la naturale timidezza, la razionale considerazione di non convenienza - nel dare tutto in pensieri, parole e opere per ricevere come funzione di variabile aleatoria- l'emotiva ritrosia a doverci sentire "sotto esame", il rifiuto psicologico a trovarci nella condizione del cavalier servente pronto a tutto per un sorriso e potenzialmente vittima d'ogni tirannia, umiliazione e inganno, a farci avanti, continuiamo con complimenti formulati e inviti meditati),
già che non possiamo arrenderci ai primi dinieghi (pena il vostro eterno disprezzo per i "pavidi nel corteggiamento") ma dobbiamo (per pretesa vostra) insistere, resistere ai dinieghi (da voi una buona metà delle volte appositamente posti come prova, dal significato del tutto opposto ad un invito ad andarsene), inventare nuovi modi, nuove proposte, offrire e soffrire sempre di più (per permettervi di verificare il nostro interesse, accrescere il nostro disio, valutare con calma l'eventuale presenza in noi delle doti da voi volute, pregustarle se presenti o irriderle se assenti, indugiare in tale condizione di preminenza psicosessuale),
già che dobbiamo (per disparità naturali) sottostare alla condizione psicologicamente critica di chi è costretto a fare qualcosa (o comunque ad essere "sotto esame") innanzi a chi invece è già mirata, disiate e accettata per quello che è (bella, quando non vi è la bellezza supplisce l'illusione del desio) e può già rilassarsi e scegliere se divertirsi con noi o su di noi, dando con ciò la possibilità alla dama di turno di usarci (per capriccio, moda, vanità, interesse economico-sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, patologico bisogno di autostima o sadico diletto) come freddi specchi su cui testare l'avvenenza, pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, come giullari del cui disio irridere, come attori condannati alla parte dei dongiovanni per compiacere la vanagloria femminile, come cavalier serventi costretti a dare tutto in pensieri, parole ed opere per la sola speranza, come mendicanti d'amore alla corte dei miracoli indotti, nell'attesa della sportula a guardare e implorare dal basso verso l'alto colei dal cui gensto dipendono il paradiso e l'inferno, o addirittura come pupazzi da scegligere fra tanti, sollevare per gioco nell'illusione (fingendo apprezzamento) e gettare poi con il massimo del disprezzo, dell'umiliazione e del dolore, punching ball insomma per gli allenamenti delle stronze,
dovete pure venire qui (su yahoo, intendo: scrivo qua solo perchè là i commenti hanno i caratteri limitati) a domandare il modo migliore per provocare sofferenza fisica o mentale, umiliazione pubblica o privata, irrisione al disio e disagio da sessuale ad esistenziale a chiunque osi degnarvi di attenzione?

Ah, non lamentatevi se i giovani maschi che tengono alla propria integrità psicofisica e non vogliono essere colpiti fisicamente o mentalmente in quanto di più prezioso e delicato sia in loro nella sfera sessuale, non vogliono essere fatto oggetto di odio e di disprezzo proprio da colei verso le cui grazie sono stati mossi da quel desiderio che, avendo la naturalità come di una primavera che irrompe, di un fiore che sboccia, di un fiume che si getta a valle dalle rocce, di una stella che fori l'oscurità notturna con lo splendore divino, è germoglio di ogni amor naturale e motore d'ogni poesia, proprio da colei cui hanno tentato di esprimere con il guardo, la voce, il gesto, il suono, apprezzamento immediato e sincero (in maniera più o meno raffinata, più o meno esplicita, più o meno poetica, più o meno scontata, più o meno imaginifica, più o meno comune, comunque non violenta, non offensiva e semmai "volgare" solo nel senso di "comune anche al volgo"), e proprio perchè la disiano e proprio mentre la disiano, e soprattutto non vogliono subire la stronzaggine di chi usa l'occasione del respingimento per ferire, irridere e umiliare, lasciano perdere e cercano solo sacerdotesse di venere prostituta.


Ecco la vostra natura violenta, falsa e perfida!

NATURA VIOLENTA, perchè fai quanto descritto da geisha71 (non certo meno grave di una aggressione sessuale: fisicamente, il dolore provocato è incomparabile con ogni altra esperienza umana, psicologicamente, il trauma colpisce violentemente, in senso letterale, l'intimo della sessualità, la parte più delicata, profonda e sincera della persona, non solo da un punto di vista fisico ma pure mentale, per gli intimi legami fra sesso e psiche, in maniera pari a quanto avverrebbe in uno stupro, e in più vi sono il rischio di un danno permanente non solo alla psiche, ma pure al corpo e l'umiliazione di essere mostrati risibili e impotenti in ciò in cui l'immagiario collettivo vedrebbe il centro di ogni forza e di ogni orgoglio e di ricevere in questo, a prescindere dai "motivi" - litigio o autodifesa, gioco da bimba o "reazione alle molestie" - che hanno portato una donna e rifilare tale colpo proibito, non la compassione di una vittima ma l'irrisione di un giullare o di un malvagio che riceve la "giusta" gogna-punizione, anche se magari in quel caso non ha fatto nulla di tanto malvagio).
E pure bugiarda, perchè chiami violenza quanto non ha nulla di oggettivamente violento ma viene definito tale a capriccio dalla tua soggettiva arbitrarietà solo e soltanto perchè "tocca"la tua sensibilità nella sfera sessuale e viene percepito come fastidioso, irritante, molesto o offensivo dalla tua sensibilità femminea (mentre quanto ferisce, in maniera evidentemente anche più profonda e dolorosa, la diversa e non già inesistente sensibilità maschile nella stessa sfera, come il "fare le stronze" è considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!), con il chiaro scopo di giustificare come "reazione legittima" una vera e propria forma di violenza fisica e psicologica (agita da te per prima senza alcuna motivazione di autodifesa) contro l'uomo in quanto tale (in quanto disiante la donna).
Dove sarebbero le minaccie alla tua incolumità fisica che avrebbero motivato la tua "legittima reazione"?
Dove sarebbero i tentativo dell'uomo da te colpito di violare la tua integrità fisica, di ucciderti o di stuprarti?
Tu lo hai colpito non perchè davvero rappresentasse una minaccia grave per la tua integrità fisica e psicica, ma solo perchè il suo comportamento di "corteggiatore" non risultava gradito alla tua soggettiva sensibilità. Con la stessa motivazione io potrei giustificare lo stupro di fanciulle il cui modo di farsi guardare, di farsi corteggiare, di diffondere disio fra i presenti, di farli sentire nullità e di frustrarli sessualmente, di attirare gli ammiratori, di indurli a farsi avanti e di metterli alla prova (magari con tensioni psicologiche, irrisioni al disio, umiliazioni pubbliche e private, inappagamenti fisici e mentali, sofferenze di corpo e di psiche, pene dell'inferno della negazione dopo implicite promesse di paradiso della concessione) risulti intriso di stronzaggine per la mia ferita sensibilità maschile.


NATURA FALSA, perchè ti lamenti di chi insiste per tramutare in sì i tuoi no quando chi non insiste e sbaglia nell'altro senso (ovvero interpretando per un no vero un negarsi soltanto apparente e in realtà volto solo ad accrescere disio, a testare interesse e a guadagnare tempo per valutare e godersi le eventuali doti che si costringe l'uomo a mostrare) viene punito con l'eterno disprezzo delle donne per gli uomini "pavidi" nel corteggiamento e, quindi, con la castità a vita (puttane escluse), perchè ti lamenti di chi non ti lascia tranquilla quando chi lascia "tranquille" le ragazze, è definito "pauroso" e "non uomo", perchè sai benissimo come per natura prima ancora che per cultura l'uomo sia costretto alla fatica della conquista, per cui non può né aspettare che la donna si faccia avanti per prima né chiedere a priori ed esplicitamente un permesso formale e scritto per questo o quello come fosse in un ufficio burocratico (giacché tal meccanicismo burocratico rovinerebbe qualsiasi naturalità dell'amore), ma deve tentare, deve agire per primo senza sapere se il suo gesto, la sua parola, il suo tentativo di contatto, saranno graditi, deve di volta in volta fare il primo passo (con il gesto, la parola e il tatto) e vedere le reazioni. E queste non sono quasi mai esplicite e dichiarate o verbali (le parole in certi momenti sono di troppo), ma quasi sempre implicite, nascoste in sguardi, sorrisi, gesti, movimenti di tacita accettazione, respingimenti finti o finte lotte di chi non vuol vincere, o addirittura, come fra gli animali, fughe di chi vuol essere seguita e "parole" e suoni che sembrano di diniego e invece invitano a insistere e vincere le resistenze. Come chiunque in guerra sia costretto a dare battaglia, l'uomo deve agire senza sapere se la propria azione avrà successo, non può l'uomo chiedere al "nemico" quale attacco gradisca, ma deve provare, rischiare, sorprendere, insistere e resistere, per scoprirlo, regolandosi poi in base alle reazioni. Solo l'esito della prova può dirgli se procedere nell'attacco o ritirarsi. Prima del contatto (sia esso con la parola, lo sguardo, il gesto o il tocco), infatti, neppure la donna può sapere se volere o non volere, giacché certe cose si valutano per esperienza, non per speculazione: non esiste donna che non sia puttana pronta a concedersi a prescindere da tutte quelle sfumature di luci, parole, sospiri, sguardi, carezze, labbra sfiorate, frasi non dette e pensieri non mai immaginati che solo la situazione ambientale crea e nessun ragionamento aprioristico può far realmente provare. E prima di poter valutare la reazione della donna nemmeno l'uomo può essere sicuro di essere stato accettato o meno. E se lo stesso primo tentativo vale come molestia e addirittura l'errore nell'interpretare la reazione della donna come stupro, allora tutti gli uomini andranno giustamente a puttane. E tutto questo tu sai benissimo. Sei quindi falsa perché dici di essere tranquilla quando il tuo agire consiste nell'indurre l'altro all'azione alla cieca (e poi giudicare se questa non ti piace): le donne per prime in genere pretendono che sia l'uomo a sopportare i rischi e le fatiche della cosiddetta conquista (ad agire o inscenare e indovinare quanto a loro gradito), e poichè in una sfera tanto soggettiva come quella amorosa quanto piace all'una dispiace all'altra (e prima di conoscerlo per esperienza non lo si può indovinare per speculazione) bisogna sempre tentare senza sapere a priori se il tentativo avrà successo (ovvero sarà gradito), poichè una preventiva dichiarazione, una richiesta esplitica, o comunque un rigido schematismo comportamentale fugherebbero ogni effetto sorpresa, ogni atmosfera erotica ed ogni spontaneità necessaria alla riuscita dell'amor naturale, non si possono dichiarare tutte le intenzioni, richiedere tutte le autorizzazioni, o domandare ove la controparte gradisca "l'attacco" (come non lo si potrebbe fare con il "nemico"), ma si deve procedere per tentativi regolandosi poi su come procedere o ritirarsi in base alle reazioni (a come si vienea accettati o respinti), tentando di indovinare dalle parole dette e da quelle non dette quali siano le reali intenzioni della donna, e poichè la donna pretende di sentirsi conquistata non è accettato arrendersi ai primi dinieghi, ma bisogna (come nelle battaglie) insistere, resistere e contiunuare nel rischio e nello sforzo, e se già il primo tentativo può essere considerato a posteriori molestia e la riuscita in quella schermaglia amorosa pretesa dalle donne per sentirsi "conquistate" (e nella quale all'uomo spetta di inseguire chi, fuggendo, vuol essere seguita e di vincere le resistenze di chi, lottando, vuole essere vinta) addirittura stupro, allora si dice a tutte le "normali" grazie e arrivederci e ci si rivolge solo e soltanto alle prostitute, le cui modalità sono chiare ed esplicite, le cui pretese sono soltanto economiche e con le quali sono dunque possibili accordi razionali, consensuali e noti a tutti a priori su cosa fare e non fare, senza inganni, ferimenti o fraintendimenti.


NATURA PERFIDA, perchè considerata diritto della donna o addirittura "bello dell'essere donna" il "fare la stronza" (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero
trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, ingannare e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi, con (s)vestimenti, movenze, sguardi espliciti e atteggiamenti impliciti, silenzi eloquenti e parole ambigue, a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione), attirare chi si vuole solo respingere, illudere chi si vuole solo deludere, fingere di apprezzare chi si vuole solo disprezzare, attrarre intenzionalmente, scegliere fra tanti e invitare all'approccio chi si vuole poi trattare come uno qualunque, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, chi poi si vuole far sentire un puro nulla davanti a sè e agli altri, chi si vuole poi chiamare "molesto" quando, in maniera magari maldestra, comunque sincera, cerca di carpire i favori, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), ad usare insomma sugli l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica.

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