La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Pazartesi, Ocak 03, 2011

A TUTTE LE DONNE CHE LEGGONO ALFEMMINILE.IT

E, in particolare, a quella che ha raccontato di una sua amica che vuole denunciare per violenza il ragazzo con cui quest'estate ha avuto un rapporto consenziente solo perchè, a suo dire, da sobria non gli si sarebbe mai concessa. (trovate il post nella sezione "Violenza Sessuale" - è recente, di fine agosto, e vi ho postato ieri notte)

Scrivo qui perchè non voglio più entrare in quel forum nemmanco per idea (vi abitano disgustosi troll che sotto falsi multinick simili al mio copiano e incollano miei post fuori contesto ovunque, con il solo scopo di generare confusione e renderne ridicolo il contenuto). Non cito manco il link perchè non rivisitare quell'immondezzaio anche solo per un istante mi farebbe vomitare.

Cioè, fammi capire: la tua amica si è volontariamente lasciata andare, in discoteca, allo sballo della trasgressione e dell'alcool, ha bevuto e ballato come le pareva e per quanto le pareva, senza che niuno l'abbia costretta, ha incontrato un ragazzo che aveva rifiutato in precedenza, questa volta non gli si è affatto negata ma gli ha addirittura proposto per prima un rapporto, se ne è andata dalla discoteca con le sue gambe in compagnia di lui, senza alcuna coercizione violenza ma anzi con atteggiamenti alludenti ad una consensualità, ha compiuto con lui atti sessuali consenzienti (hai detto: "hanno fatto sesso" e non "mentre era priva di sensi l'ha penetrata"), si è fatta riaccompagnare in discoteca e la mattina dopo, solo perchè non si ricorda nulla e/o si è pentita del proprio comportamento (perchè giudicabile troppo disinibito da amici, genitori e benpensanti, o perchè magari contrario all'obsoleta immagine di "turris eburnea" che anche attualmente torna comoda alle femmine per tenere alto il valore economico-sentimentale, in pericolo di calo se si sparge la voce della "facilità") pretende di denunciare il tutto come stupro?
Ma lo sai che tu e la tua amica, assieme a tutte le femministe che vi danno ragione, se non si volesse tener conto dell'incolumità fisica garantita anche ai criminali dallo stato di diritto, meritereste di essere marchiate a fuoco come troie mentitrici, sì che vi si possa riconoscere e nessun ragazzo innocente possa finire sotto processo dopo essere caduto nella trappola della vostra volubilità e della vostra menzogna?

Un conto è se il ragazzo avesse somministrato droga o alcool alla tua amica per usare la perdita dei sensi al fine di violentarla, o se comunque avesse sfruttato la debolezza psicofisica dovuta alla condizione di ubriachezza per costringerla a compiere o subire atti da lei in quel momento non voluti, altro conto è se, come il tuo stesso racconto conferma, è stata la tua amica a manifestare il desiderio di un rapporto sessuale, che magari da sobria non avrebbe avuto, ma che comunque non è stato dovuto ad alcuna costrizione esterna.

In quest'ultimo caso il consenso oggettivamente vi è stato e il fatto che sia stato motivato dall'euforia alcoolica (piuttosto che da cedimento sentimentale, da scelta razionale, da calcolo di interesse o da pianificata volontà di "divertimento" o da mille altri motivi) non può cancellarlo. Non può la freccia del tempo invertirsi e rendere violenza un rapporto avvenuto con il consenso di ambo le parti solo perchè le condizioni che hanno portato al consenso sono state "particolari" e sono poi mutate (tanto da generare pentimento o addirittura ribrezzo).
Giudicheresti forse stupratore o stupratrice un uomo o una donna che si trovino a cogliere l'abbandono erotico-sentimentale di una persona appena lasciata e bisognosa di consolazione o divertimento? Eppure anche quella sarebbe una particolar condizione di debolezza psicologica. Eppure, anche se quel rapporto non sarebbe mai avvenuto in condizioni diverse, non è "violenza" perchè la persona interessata ha prestato il suo consenso. Che poi se ne penta o provi disgusto (morale, estetico, sentimentale) all'aver in tal modo ceduto alla propria debolezza momentanea non rileva.

La tua obiezione sul presunto dovere di astenersi da qualsiasi atto con persone ubriache per causa loro è insussistente in quanto non prevista dall'ordinamento giuridico. E' vero che se io faccio ubriacare a tradimento una persona per farle firmare un contratto a me vantaggioso quel contratto è nullo (ovvero il consenso è viziato), ma è anche vero che se un ubriaco per causa propria mi propone di vendere un orologio da diecimila euro per due centesimi io non ho alcun dovere di rifiutare: essendo egli il solo responsabile della condizione di ebbrezza alcoolica è anche il solo responsabile dell'incauta proposta conseguente.

Non ti permetto di dire che il ragazzo ha "approfittato" della tua amica. Lo avrebbe fatto se avesse sfruttato l'ebbrezza alcoolica per strapparle con la forza atti sessuali contro la di lei volontà (contando sulla di lei momentanea minore capacità di difendersi). Nel caso da te raccontato è stata la tua amica a manifestare, forse in conseguenza dei fumi dell'alcool e della trasgressione, sicuramente per volontà propria (sia pure passeggera), un desiderio sessuale cui il ragazzo ha accondisceso. E' stato il ragazzo a prestarsi alle voglie erotiche della tua amica. Che poi, per strani o comunque soggettivi meccanismi di una volubile psiche femminea, queste voglie si siano trasformate in repulsione una volta passata la sbornia non può costituire illecito penale a carico del ragazzo.

Se tu neghi questo, allora spero ti renda conto di come anche voi ragazze possiate spesso essere accusate di vari reati.
Secondo il tuo ragionamento (approfittare di un momento d'ebbrezza dell'altra persona per strapparle un consenso che altrimenti non vi sarebbe mai):
1) una sconosciuta che approfittasse della mia ebbrezza alcoolica per lasciarsi corteggiare (da sobrio non lo farei mai) e (magari perchè, vinta con l'alcool ogni timidezza d'approccio, ogni paura di essere irriso, ferito o umiliato, ogni disagio nel trovarmi obbligato a fare qualcosa davanti a chi è già disiata per l'illusione del disio, dovessi risultarle stranamente spigliato ed attraente) cedesse concedendomi (o anzi proponendomi per prima) un rapporto, sarebbe da me passibile di denuncia penale qualora, tornato sobrio, mi rendessi conto che mai, a mente lucida, avrei accettato di comportarmi così, da giullare per far ridere la donna e da seduttore per compiacerne la vanagloria, rendendomi ridicolo e finendo per avere rapporti intimi con una persona priva, alla luce del sole, delle caratteristiche estetiche ed intellettuali per risultarmi gradita;
2) una amica che, dopo essere stata sempre e solo vista come tale per comune accordo, sfruttasse l'incanto delle luci soffuse e dei trucchi estetici per mostrare, con minigonne e push up, grazie fino ad allora nascoste (e magari alla luce del sole, non così perfette, divine e soprattutto reali come paiono allo sguardo vago dell'avventore di locale notturno) al fine di provocarmi un'ebbrezza (da me non voluta nè chiesta) tale da indurmi al momento ad accettarla come fidanzata, con quanto di irreversibile ne consegue in mutamento di rapporti, telefonate, regali, uscite e legami sentimentali vari, sarebbe da me passibile di denuncia per violenza e stalking (avendo sfruttato una condizione di debolezza psichica da lei peraltro create per ottenere da me quanto altrimenti non avrei mai concesso);
3) una prostituta che aggirandosi per locali notturni, usi tutte le sue arti per mostrarsi divinamente bella e disiabile e suscitare un irresistibile brama per le sue grazie nei potenziali clienti, ottenendo da questo, proprio e solo grazie a quell'ebbrezza sensuale creata ad arte, compensi e condizioni di rapporto che a mente fredda nessun uomo accetterebbe, dovrebbe essere denunciata, se non per violenza, almeno per rapina.
Non vedo quale differenza vi sia fra questi tre assurdi e quello da te postato, una volta posto come valido il tuo principio (considerare come condizione di inferiorità psichica l'ebbrezza momentanea dei soggetti, anche se questa non toglie la facoltà di dire eventualmente "no" a quanto in quel momento non vogliono).

Moralmente si può pensare quello che si vuole, ma oggettivamente non si può negare come dal principio "chi è ubriaco non è in grado di intendere e di volere, quindi il suo consenso non vale" segua secondo stringente necessità che chiunque commetta un reato, dallo stupro all'omicidio, dal furto all'incendio doloso, sotto l'effetto di alcool assunto per volontà propria, non dovrebbe essere punibile in quanto "incapace di intendere e di volere".

Concorderai che è una pretesa un po' forte.

E non puoi negare che sarebbe un grave vulnus nel diritto (e soprattutto nella logica, nell'etica e nella ragione) stabilire che la facoltà di intendere e volere a causa dell'alcool debba considerarsi venire meno solo nell'ambito del consenso all'atto sessuale e solo per le donne (chè a volte può essere l'uomo ad essere ubriaco prima di un rapporto e ad avere dunque, secondo il tuo ragionamento, il diritto a denunciare la donna per stupro, in un mondo concedente pari diritti ad ambo i sessi).

E' vero che ciò accade in Gran Bretagna, ma ciò dimostra solo quanto quel paese sia preda della demagogia femminista e della stupidità cavalleresca. In esso infatti accade
a) che la modifica alla legge da te citata è stata proposta da una nazifemminista con il chiaro intento demagogico di aumentare la percentuale di condanne nei processi per violenza (cioé, anzichè ammettere che la vaga e omnicomprensiva definizione di "violenza sessuale" voluta dal femminismo e comprendente non solo e non tanto quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro, ma letteralmente tutto ciò di cui una donna, a posteriori e secondo i propri soggettivi parametri, possa accusare un uomo, nonchè il modo "cavalleresco" di polizia e magistrati di procedere con le indagini e le incriminazioni, credendo a priori alla donna anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta "violenza", portino a giudizio fin troppi innocenti, si pensa, con la scusa della mancanza della facoltà di intendere sotto l'effetto dell'alcool, che però, stranamente, annulla il consenso della donna ubriaca ma non la responsabilità dell'uomo che da ubriaco commetta stupri o altri reati, a far ricadere nella "violenza" anche atti consensuali, al fine di condannarne il più possibile)
b) che il risarcimento per stupro viene erogato ancora prima del processo (ovvero di sapere se la donna è davvero vittima, in ossequio al dogma antimaschile secondo cui ella lo è sempre e comunque a priori), di modo che per certe ragazze con pochi scrupoli risulti conveniente adescare malcapitati alla bisogna (economica).
c) che la pena per stupro possa arrivare all'ergastolo (quando non vi arriva nemmeno quella per omicidio), mentre quella per chi fa rischiare una tale pena ad un innocente con una falsa denuncia non superi mai l'anno (e non venga quindi, causa condizionale, mai scontata in carcere).
d) che una ragazza che strappa i testicoli all'ex dopo che questo le ha rifiutato un rapporto venga condannata a due anni e mezzo mentre gli ex-fidanzati accusati di violenza (che difficilmente però può, con tutto il rispetto per le donne, causare un trauma fisico e psicologico superiore ad una castrazione violenta di quel genere) vengono condannati a pene dieci volte superiori spesso con prove assai meno certe.
e) che una donna venga assolta da un omicidio commesso perchè ha la sindrome mestruale (con lo stesso principio se un uomo uccidesse e violentasse in seguito ad uno stato di ira o di eccitazione dovuto a certi suoi problemi psicofisici dovrebbe venire parimenti assolto).

La GB è uno stato canaglia e chi la cita come fonte di diritto una criminale internazionale.

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