La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Aralık 31, 2010

STASERA SARA' LA VOLTA BUONA?

I FATTI
Due anni fa una ragazza a Roma denunciò dopo una festa a base di alcool, coca, musica assordante e caos dionisiaco, di essere stata stuprata dall'onnipresente e fantomatico “branco”. Dopo aver cambiato una ventina di volte versione, riuscì però a far finire in carcere (e alla gogna mediatica) solo un ragazzo (un onesto panettiere) la cui principale colpa è stata quella (consegnandosi spontaneamente alla polizia e raccontando la propria versione) di lasciar dire ai giornali che avesse “confessato lo stupro”. Per fortuna, nonostante le ignobili intromissioni di Angelino Alfano, ministro dell'ingiustizia, nonostante la vaginate della Carfagna (poi rimediate dalla Consulta), un Pm dotato di rettitudine di giudizio riuscì a ricostruire il vero. La ragazza non era affatto stata stuprata né dal branco né dal solito stronzo (come aveva raccontato cambiando versione venti volte, alla faccia della credibilità). Aveva accettato di consumare un rapporto con il povero panettiere e, allorchè l'alcool e la droga (assunti da entrambi) non hanno reso possibile l'amplesso, ha principiato a umiliarlo, irriderlo, ferirlo nel profondo come “impotente, piccolo d'uccello, incapace”. Solo allora egli ha deciso di usare la mano per “accontentare” la ragazza insoddisfatta del suo pisello. Certo il ragazzo ha fatto male a reagire violentemente. Bisogna però comprendere che un momento d'ira può capitare a tutti, specie se si è sotto l'effetto dello sballo alcoolico e stupefacente, specie se si viene con inaudita perfidia irrisi, umiliati, feriti in quanto nell'immaginario comune è (magari a torto, ma incontestabilmente in maniera diffusa) il centro della sessualità, e tramite il quale si può essere segnati a vita dagli sberleffi e dalla conseguente emarginazione sociale e sessuale del gruppo umano in cui si diffonda la notiza dell'aver “fatto cilecca”. Poiché venne apurato che non vi fu alcuno stupro e che la violenza sessuale fu “di minore gravità” (dito nella vagina), il ragazzo fu punito e condannato al risarcimento per la sola violenza privata.
Un anno fa un'altra ragazza di Viterbo, dopo essere riuscita a farsi invitare ad una festa di ragazzi altolocati ed aver flirtato e pomiciato per tutta la serata con uno di essi, ha raccontato la mattina dopo di avere il dubbio di essere stata violentata (e qui mi viene da ridere pensando a come un trauma “grave come un omicidio” possa non venire manco percepito con sicurezza dalla stessa vittima e debba venir ricostruito a posteriori come si trattasse di un delitto estraneo a sé e letto in un romanzo nel calore della propria poltrona)
Anche qui delle due l'una: o lo stupro non è così grave come raccontano le donne e le femministe, o in questo caso non è avvenuto nessun stupro. Vera la seconda. La stessa ragazza ha rinunciato a sporgere denuncia, rendendosi conto di come quanto al risveglio le è parso “segno di una violenza” sia stato semplicemente il “disordine” di capelli e vestiti conseguente le “palpate” che il ragazzo cui aveva liberamente e coscientemente concesso tali “favori” per tutta la sera ha continuato a farle in camera da letto (magari manco accorgendosi che intanto lei, ubriaca fradicia, si era addormentata).
Anche in questo caso (alla faccia delle femministe che dicono che gli uomini mentono sempre) il ragazzo è stato il primo ad “autoaccusarsi”, andando dalla polizia a chiarire che sì è salito nella camera della ragazza, ma che non l'ha affatto stuprata. Al massimo, plausibilmente, ha continuato a fare quanto ella le aveva concesso per tutta la serata (dolci baci e languide carezze), forse senza manco accorgersi del suo addormentarsi (quando ha capito che dormiva infatti se ne è andato), sicuramente senza coscienza di star facendo qualcosa contro la di lei volontà.

LA PROVOCAZIONE
Insomma, dopo due anni di finti stupri di capodanno oggi attendo, una buona volta, quello vero (in modo da giustificare le leggi assurde approvate in conseguenza degli episodi rivelatesi farlocchi, in modo da farmi davvero sentire appartenere al genere dei violentatori, come mi accusa il femminismo). Quante ragazze, potendolo, fanno ogni giorno le stronze in discoteca, per strada, nei locali, sul lavoro? Ad essere buoni, una su due. Quanti stupri ci sono, in un anno? Ad essere larghi (accettando tutto quanto l'ordinamento attuale considera “violenza sessuale) qualche migliaio circa. Considerando che le stronze sono tali tutti i giorni e gli stupratori solo ogni tanto, ne consegue che meno di una stronza su mille ha quello che si merita, mentre nel novantanove virgola nove percento dei casi la stronzaggine rimane impunita.


LA SPIEGAZIONE
Lo so che quanto sto dicendo è antigiuridico. Lo so che è irragionevole e inaccettabile in uno stato di diritto. Non posso però ignorare che anche quanto dicono in proposito (e non per provocazione, ma seriamente) le donne-femministe (e spesso viene ahimè accettato da leggi e costumi) è, ancora più evidentemente, contro ogni ragione e contro ogni diritto.

E' forse concorde a ragione sostenere che denunciare per violenza un innocente per “trarsi da qualche impaccio” (o per vendicarsi di un tradimento) sia una “scemata” tutto sommato tollerabile?
E' forse concorde a diritto abolire la presunzione di innocenza (e dire: “nel dubbio il violentatore deve finire in carcere e, se per caso innocente, aspettare di poterlo dimostrare”)?

E' forse concorde a ragione non considerare la responsabilità personale (e dire: “poichè la maggioranza degli stupri è vera e non denunciata – fatto tutto da dimostrare n.d.r.- quando c'è una denuncia bisogna procedere subito come i fatti fossero già provati”)?
E' forse concorde a diritto considerare la gravità di un'accusa come un anticipo di colpevolezza (e volere l'abolizione dei domiciliari per chi attende il processo, la condanna sulla sola parola della presunta vittima, con la scusa “lo stupro è grave e non può rimanere impunito”, come se anche in reati massimamente gravi come l'omicidio si potesse condannare qualcuno a decenni di anni di carcere senza prove certe, senza manco l'esistenza di un cadavere)?

E' forse concorde a ragione che da un lato esista il loro diritto a suscitare disio e dall'altra il nostro dovere a reprimerlo, da una parte il loro mostrarsi e dall'altra il nostro non guardare (troppo), da una parte il loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate e dall'altra il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l'azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, da una parte il loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell'illudere e persino nell'irridere, nell'umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche e dall'altra il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal loro solo capriccio?
E' forse concorde a diritto che quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità dovrebbe essere punito da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche dovrebbe esser considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna?

E' forse concorde a ragione che l'occasionale manomorta in metropolitana diventi un caso nazionale mentre il “fare la stronza” (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali)[ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, ingannare e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi, con (s)vestimenti, movenze, sguardi espliciti e atteggiamenti impliciti, silenzi eloquenti e parole ambigue, a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione), attirare chi si vuole solo respingere, illudere chi si vuole solo deludere, fingere di apprezzare chi si vuole solo disprezzare, attrarre intenzionalmente, scegliere fra tanti e invitare all'approccio chi si vuole poi trattare come uno qualunque, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, chi poi si vuole far sentire un puro nulla davanti a sè e agli altri, chi si vuole poi chiamare "molesto" quando, in maniera magari maldestra, comunque sincera, cerca di carpire i favori, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica] non abbia punizione?
E' forse concorde a diritto che chiunque debba temere una denuncia (e quindi anche un ricatto) e una condanna a un anno e un mese (stando al modus operandi del tribunale di Bologna da me segnalato qualche giorno fa) per violenza/molestie se non ha testimoni quando è solo con una donna?

E' forse concorde a ragione che una palpata al seno possa essere punita più gravemente che una falsa denuncia di stupro?
E' forse concorde a diritto che si possa condannare un cittadino innocente fino a prova contraria sulla sola parola dell'accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, accettando la testimonianza della presunta vittima come unica fonte di prova (perchè magari coerente, credibile in sé, riscontrabile fino ad un attimo prima del presunto stupro, apparentemente ragionevole, ricca di dettagli e priva di voglia di infierire sull'imputato) con argomentazioni degne dei sofisti (ovvero basate sulle parole e non sui fatti) e dimentiche dell'insegnamento kantiano (l'essere non è un predicato e quindi la differenza fra qualcosa di reale e qualcosa di immaginario non è in una qualche qualità – perfezione, razionalità, ecc.-, ma nel semplice fatto, conoscibile solo per esperienza e mai per speculazione, che una esiste e l'altra no)?

E' forse concorde a ragione parlare di credibilità oggettiva per un racconto che riscontri oggettivi non ha (è vero che molti racconti falsi si possono scoprire come tali per le loro incoerenze ed illogicità, ma è anche vero che chi sa mentire, o ha buoni avvocati che suggeriscono come mentire, può raccontare yna storia oggettivamente credibile in abstracto pur essendo falsa nel caso concreto) e di credibilità soggettiva per chi è parte in causa nel processo (bisognerebbe verificare non solo l'assenza di motivi evidenti di astio, ma anche quella di ogni ipotetico immaginabile motivo non conosciuto – e data la complessità della psiche umana potrebbero essere infiniti-, e non basterebbe, perchè se la presunta vittima è parte civile ha già un eventuale motivo per mentire nell'ottenere il risarcimento e, anche se non lo è, con il fatto stesso di essere l'accusatrice dichiara implicitamente di voler vedere l'imputato condannato e quindi di essere, appunto, “di parte”)?
E' forse concorde a diritto sostenere la giustizia fai da te (del genere: “prendere a calci nelle palle chi fa la manomorta)?

E' forse concorde a ragione sostenere l'equivalenza fra una palpata (che, per quanto fastidiosa, non provoca alcun dolore né al corpo né alla psiche, né tantomeno rischi di danni a lungo termine) e una ginocchiata o stivalata nei coglioni (che provoca fisicamente un dolore indescrivibile, psicologicamente un'umiliazione incancellabile – accresciuta dal fatto di essere colpiti proprio in quanto l'immaginario collettivo ritiene centro di forza e di orgoglio e da quello di ricevere non il sostegno spettante alle vittime di violenza, ma o l'irrisione pubblica propria dei giullari o la pubblica gogna spettante al “cattivo” che riceve la giusta punizione, a prescindere dal motivo per cui una donna ha colpito lì - e rischia di comportare danni gravissimi e irreparabili alla sfera sessuale, intesa tanto fisicamente -sterilità - quanto mentalmente – impossibilità di approcciarsi ancora all'altro sesso senza vedervi una fonte di dolore, irrisione e frustrazione terribili)?
E' forse concorde a diritto inneggiare all'abolizione del diritto indisponibile alla salute (proponendo castrazioni chimiche, fisiche o addirittura pubbliche e senza anestesia per in condannati per violenza)?

E' forse concorde a ragione sostenere, innanzi a degli innocenti finiti alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall'esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e "seconda violenza" e quindi la terribile sensazione di chi è accusato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, che “una falsa denuncia non porta a nulla di male”?
E' forse concorde a diritto che tutto ciò avvenga in occidente?

E allora, se le donne sono in questo occidente lasciate libere di dire simili vaginate, e di essere anche ascoltate da certi giudici e da certi politici, io perchè non devo essere libero di sparare per una volta una mia cavolata soggettiva?

Perchè anche io non ho il mio diritto ad essere irrazionale come pare lo abbiano le donne?


LA CONCLUSIONE
E allora dico di tutto cuore: ragazzi, stasera, per una volta, prendete una stronza e divertitevi SU DI LEI (come le stronze fanno di solito con noi grazie allo sfruttamento della loro posizione di preminenza erotica). E se si ribella chiamate amici. In più siete, meglio è. Se necessario, uccidetela, prima o dopo l'amplesso. Per come sono stronze in genere le femmine non saremo mai abbastanza assassini e stupratori.
Ecco, le bestialità che ho appena detto sono paragonabile a quelle inneggiante alla violenza psicologica contro il genere maschile (“fate le stronze con tutti, tanto la possibilità di ferire un uomo sincero e sensibile è infinitesima”) e alla riduzione della vita dell'uomo a trasparenza sociale e frustrazione sempiterna d'ogni disio (“ viva la lesbocrazia, che gli uomini perdano ricchezza e potere e desiderabilità, siano rifiutati dalla società e dalle donne come inetti e si uccidano di seghe!”)

Del resto, tornando seri, se una donna si è dilettata a suscitare ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione (e del trauma che un rifiuto, reso intenzionalmente il più crudele, beffardo e umiliante possibile, verso chi è stato scelto fra tanti. e indotto con ogni mezzo a farsi avanti solo per essere sottoposto alla pena dell'inferno dopo la promessa di concessione del paradiso, genera nelle sessualità più fragili e nelle menti più sensibili) perchè dovrebbe poi vedere come fatto grave e "senza scuse" la decisione dell'uomo di non trattenersi nella frustrazione? Ammesso e non concesso sia umanamente possibile trattenersi in certi frangenti d'ebrietà, alcolica o sessuale, perché mai dovrebbe essere preteso come obbligo tale sforzo? Perchè un uomo dovrebbe accettare di soffrire per non ferire nella sessualità chi lo ha intenzionalmente ferito con le armi della sessualità stessa?

Perchè chi si è visto infliggere dalle armi della bellezza, dell'attrazione e dell'inganno tensione emotiva, ferimento intimo, derisione e disprezzo nel profondo naturale di sè, irrisione al disio, senso di nullità, umiliazione pubblica e privata, sofferenza fisica e mentale, addirittura inappagamento fino all'ossessione e se reiterato disagio da sessuale ad esistenziale (con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale alla perdita di ogni altro interesse per la vita e di ogni residua speranza di felicità, fino al possibile suicidio, passando per l'incapacità futura di sorridere ancora alla vita e al sesso o di poter approcciare una donna senza sentirla come potenziale fonte di ferimenti, inganni, tirannie e perfidia d'ogni sorta), non dovrebbe reagire cercando con le proprie armi di infliggere alla controparte un trauma sempre nella sfera sessuale di gravità pari o superiore?

Quando ero giovane tentavo anche di vedere le donne sempre come gemme rare e preziose da difendere e proteggere ad ogni costo e lo stupro come peggiore delle violenze.
Poi, dopo essere stato trattato con sufficienza se non con aperto disprezzo non da miss italia, ma da donne di bellezza men che mediocre,
dopo aver sperimentato quanto illusorie siano le credenze sull'anima gemella con cui dialogare come il poeta alla luce della luna confidando i teneri sensi, i tristi e cari moti del cor, la ricordanza acerba,
dopo aver toccato con mano l'esistenza di donne il unico scopo esistenziale pare quello di suscitare ad arte il desiderio per poi compiacersi della sua negazione e infliggere così tensioni psicologiche, ferimenti intimi, sofferenze emotive, irrisioni al disio, umiliazioni pubbliche o private, dolori d'ogni sorta nel corpo e nella psiche, inappagamenti fisici e mentali fino all'ossessione e disagio da sessuale ad esistenziale, al solo fine della propria vanagloria, del proprio patologico bisogno d'autostima, del proprio sadico diletto, del proprio interesse economico-sentimentale o del proprio gratuito sfoggio di preminenza erotica,
dopo averle viste trattare l'uomo come uno specchio su cui testare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso,
e averle addirittura sentito affermare esplicitamente il loro ruolo essere quello di usare l'illusione della bellezza come arma per far patire gli uomini fisicamente e mentalmente, per tenerli ad arte nell'inappagamento corporale e psicologico, per farli sentire un nulla innanzi a loro, per tiranneggiarli in ogni ambito, per rendere la loro vita un susseguirsi di irrisioni d'ogni sorta, di umiliazioni private e pubbliche e di frustrazioni sempiterne d'ogni disio, per gettarli in un abisso di pene da inferno dopo aver promesso il paradiso, per rendere loro impossibile vivere la sessualità in maniera tranquilla e appagante, e far dimenticare il sorriso e la libertà dei giorni in cui ancora non si amava, per togliere ad essi ogni altro interesse per la vita ed ogni residua speranza di gioia,
e il ruolo dell'uomo dover essere quello di accettare sorridendo senza fiatare tutto questo e tutto faticare, tutto offrire, tutto soffrire per loro nella vana speranza,
dopo aver visto coetanei indotti non solo alla depressione, ma persino al suicidio dalle donne dalla cui bellezza e dal cui veleno sentimentale sono stati intenzionalmente illusi e morsi, ho lasciato perdere ogni prospettiva cavalleresca, ho cambiato idea, ed ora credo nella pariteticità degli stupri compiuti dai bruti con la forza e di quelli compiuti dalle donne con la perfidia.

L'AUGURIO (ovviamente sempre provocatorio, ma con uno scopo fondato)
Che oggi sia la nostra notte di vendetta!
E' sicuramente la mia notte di vendetta (virtuale, perchè virtuale è stata l'offesa da me subita) verso chi con me voleva sembrare dolce, comprensiva, protettiva, perfida solo con gli ingannatori e stronza solo con gli stronzi, e poi in pubblico ha finito per vantarsi di essere la “regina delle stronze” a priori (e quindi a prescindere dalla natura, ingenua o ingannatrice, e dal comportamento, gentile o prepotente, dell'uomo a lei di fronte, preso come presunto colpevole esattamente come nel peggior femminismo: e allora io qui rovescio provocatoriamente i fattori e dico che poiché la gran parte delle donne è stronza, stuprarne una a caso è ingiusto solo in un caso su mille, e opprimerne il genere è cosa buona e giusta sotto ogni punto di vista individuale e comunitario, eudemonico e anagogico).

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