La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Pazar, Kasım 28, 2010

Domenica sera

Oggi la Hunziker ha fatto la sua bella comparsata rovinandomi la cena. Ora io rovino il dopocena a tutte quelle che mi leggono (ed anche se è una sola, mai come in questo casi nei rapporti con le donne conta la qualità prima della quantità).

Nel cosiddetto "stalking", come in tutto ciò che non ha una realtà in sè ma è pura parola importata d'oltreatlantico, è d'uopo distiguere il reale dall'immaginario, i fatti dalle parole. Bisogna dunque chiarire sempre se i fatti contestati sono oggettivamente violenti e minacciosi (come tentativi insistenti di aggressione o lettere minatorie) o se vengono definiti tali solo dalla soggettiva (suggestiva o intenzionale che sia) interpretazione della presunta vittima e in realtà, lungi dal contenere violenza o minaccia, non si distinguono da normali atti quotidiani (come telefonare ad una persona conosciuta o aspettare un'amica sotto casa) altrimenti non costituenti reato (e che sono resi penalmente rilevanti solo, per via della follia giuridica importata in Italia dalla Carfagna, a posteriori e a discrezione della denunciante).

Nel primo caso, si tratta di fatti comunque puniti anche prima dell'invenzione carfagnesca (mai è stato ammesso in uno stato di diritto minacciare o usare violenza verso un altro cittadino). Il fatto che molte volte "la polizia non facesse nulla" poteva solo significare che: a) non si trattava di fatti gravi, ovvero producenti danni oggettivi, rilevanti e riscontrabili; b) conformemente al lassismo giuridico di una nazione in cui le madri assassine non vedono manco il carcere e i delinquenti abituali non vengono manco inseguiti e condannati, non si calcava la mano più di tanto nè nella rapidità d'indagine e d'azione dell'autorità di ps nè nell'entità delle pene comminate. Anche nel caso di fatti gravi (che venivano puniti comunque, come l'omicidio), essi non dimostrano affatto una maggiore violenza del genere maschile, ma semplicemente la sua condizione di disagio e costrizione cui non resta altra via d'uscita dalla ribellione violenta.
Lungi da me dare sempre ragione agli uomini o giustificare tutti gli omicidi.
Senza entrare nei motivi per cui "vendicarsi" di un ex-partener (di ambo i sessi) possa essere giusto o sbagliato, noto solo quanto è sotto gli occhi di tutti.
Quando una donna (a torto o a ragione) vuole vendicarsi di un uomo, ha dalla natura a disposizione tutte le armi (la perfidia sessuale, l'inganno sentimentale, il veleno amoroso, la tirannia erotica, la capacità d'intrigo, l'uso strumentale delle persone o delle leggi, la violenza indiretta, la violenza psicologica, la violenza della debolezza, il vittimismo) per ucciderlo o indurlo al suicidio, per sbranarlo in senso economico-sentimentale, per distruggere la sua vita e la sua psiche senza commettere formalmente reato o anche facendo sì che altri commettano il reato per lei (Salomè madrina delle mandanti) e (anche qualora per strano caso priva di tali doti naturali di seduttrice o manipolatrice) ha dalla cultura tutti i modi per rendere la condizione esistenziale del proprio ex simile a quella dell'esule ottocentesco, privato di famiglia, casa, roba, depredato di ogni avere, allontanato dai figli e dagli affetti materiali e morali, derubato di ogni possibilità materiale e morale di rifarsi una vita e di ogni residua speranza di felicità (quando non della stessa libertà e della stessa salute con le ormai solite false o strumentali accuse cui seguono carcerazioni preventive, spese insostenibili e cazzi e mazzi vari), non infrangendo la legge, ma anzi sfruttandola.
Quando un uomo (a torto o a ragione) vuole vendicarsi della propria ex, non ha invece altro modo che inveire contro di lei per strada e minacciarla con le uniche armi che possa agitare di persona (una volta che quelle delle legge sono oramai schierate a senso unico "in protezione della donna"), specie dopo che un giudice lo ha privato di tutto.

Nel secondo caso, quando nulla di violento è commesso, ma solo tentativi (magari patetici o goffamente poetici) di riallacciare il rapporto sono manifestatamente espressi e reiterati, si tratta della dimostrazione di quanto detto da Nietzsche: "le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono. Gli uomini sembrano crudeli, le donne invece lo sono".
Se davvero spesso gli uomini non possono rassegnarsi alla perdita dell'amata (come non vi si sono rassegnati i poeti da Tibullo a Petrarca) è solo e soltanto perchè quanto per le donne, alla fine, è solo un mezzo per ottenere apprezzamenti, appagamenti di vanità, sicurezza per la prole, bella vita per sè, regali, mantenimenti o anche solo momenti psicologicamente piacevoli, per gli uomini è davvero, parafrasando il Tasso, "vita de la loro vita", un'essenza e un senso vitale senza i quali la vita stessa perde significato e al di là dei quali resta solo la possibilità di uccidere o essere uccisi. Se solo gli omicidi commessi per mano maschile fossero maggiori di quelli compiuti da donne, allora si potrebbe (volendo rimanere ciechi alle motivazioni di chi di fatto viene in occidente dalle donne vampirizzato con beneficio di legge) ancora ammettere per ipotesi la tesi della "violenza maschile". Poichè invece, parallelamente, anche i suicidi amorosi sono maggiori da parte degli uomini, allora si deve concludere in favore della mia tesi.
E far passare per maggiore malvagità quanto è invece maggiore e più profonda sentimentalità significa avere nel cuore non il chiaro di luna, bensì il NERO DI SEPPIA.

Suffragherò queste mie considerazioni con i fatti.
Quando la legge dello stalking fu approvata, il primo a finire in carcere fu un ragazzo sentimentalmente fragile (la madre lo aveva abbandonato, segnando così la sua psiche e i suoi rapporti con le donne) "colpevole" di aver tentato più volte di avvicinare (senza alcuna intenzione minacciosa o violenta oggettivamente dimostrabile, altrimenti sarebbe stato condannati ben prima per violenza privata o minacce) la ex-fidanzata che lo aveva lasciato dopo quasi una decina d'anni di rapporto intimo. I giudici ebbero il coraggio di metterlo addirittura in carcere prima del processo e l'avvocata disse che l'esperienza, per quanto dura, era servita a "farlo crescere". Ora io non so quale cuore possa sentire giusto condannare chi già soffre per amore, considerare vittima la donna che ha provocato tale sofferenza solo perchè riceve qualche telefonata o qualche tentativo d'approccio di troppo e carnefice l'uomo che soffre e non trova altro modo per esprimere la volontàò di ritrovare l'amore perduto, ma so che nessun cervello sano può considerare "formativo", specie per una persona giovane, immatura, non tendenzialmente delinquente, anzi psicologicamente fragile, un ambiente di violenza, inganno e sopraffazione quale il carcere.
La vicenda mi colpì. Scissi questo, ma non lo pubblicai.

[quote] Che cercare di avvicinare persone con le quali si sono intrattenuti rapporti sentimentali comporti il rischio del carcere (e per la solita vaghissima definizione omnicomprensiva del reato voluta dalla demagogia delle propugnatrici e la presunzione di colpevolezza de facto, come tipico dell'inquisizione femminista, rischia lo stalking anche chi non fa nulla di oggettivamente nè violento nè molesto, nè tantomeno minaccia o danneggia) è qualcosa di talmente crudele, perverso, eccessivo e iniquo da potere essere considerato giustizia soltanto dalla perfidia femminil-femminista. Chi agisce preda della follia amorosa dovrebbe semmai avere riconosciute (qualora compia qualcosa di oggettivamente sbagliato) delle attenuanti, non delle aggravanti (o addirittura delle definizioni di reato per cose banali come telefonate, regali, sms o tentativi di incontro per strada che altrimenti reato non sono). Due parole sui maschi. I maschi sono, almeno nelle cose afferenti l'amor naturale, assai più ingenui delle femmine, amano credere davvero alle favole, quasi in ogni caso (al contrario delle donne, che al principe azzurro credono solo quando vedono lo splendore di ori, castelli e regali) e quindi sono più soggetti, già per debolezza propria (conseguente il naturale trasporto per la bellezza, o, meglio, per la sua illusione, poi facile a profondarsi in complicazioni sentimentali e spesso cosmiche) a cadere in quella trappola erotico-sentimentale (e a volte anche economico-sentimentale) che il volgo vile chiama "amore" (e nella quale vi è tutta la crudeltà dalla natura anche quando la donna in oggetto non ha nulla di intenzionalmente malvagio). Una legge davvero giusta (ovvero protesa, in ogni campo, a difendere i più meno difesi per natura) dovrebbe semmai punire quelle femmine che, per vanità, capriccio, sadico diletto, interesse (materiale o morale d'autostima) o gratuito sfoggio di preminenza o qualsiasi altro strampalato o sensato motivo sfruttano per i loro fini la predetta debolezza e usino le armi erotico-sentimentali a loro disposizione per natura provocando consapevolmente danni alla psiche di chi nella vita le incontra (più o meno occasionalmente). Qua invece si infierisce su chi già soffre a causa dell'amore per una donna (a volte senza la volontà di quest'ultima, a volte invece per sua precisa volontà). Non dico che tutte le vittime di stalking siano delle stronze, ma sono pronto a scommettere sull'esistenza, fra di esse, di un certo numero di perfide e di mentitrici, cui la legge serve da strumento di arbitraria vendetta o da ulteriore arma per infierire su chi già hanno sbranato sentimentalmente, economicamente o psicologicamente. Penso che chi ha sostenuto questa legge meriti di incontrare almeno qualche volta nella vita un insieme di uomini in grado di far loro provare lo stesso dolore fisico e mentale e di produrre la medesima devastazione psicologica e la stessa umiliazione sessuale. Avete già capito cosa intendo e non faccio eccezioni nemmeno alle amiche. [/quote]


Pochi giorni fa un altro ragazzo, la cui unica colpa è stata quella di litigare con la fidanzata, è stato finalmente assolto dopo mesi e mesi di custodia cautelare in carcere causata solo dal fatto di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato dopo la denunzia della cognata (egli non poteva ancora sapere di essere stato denunciato per stalking e diffidato dall'avvicinarsi da quella casa, e soprattutto non aveva fatto nulla nè di male nè di simile allo stalking pur secondo le femministe).

http://falseaccuse.blogspot.com/2010/09/unaltra-vittima-di-false-denunce-sei.html

Questo succede quando, per via di un abominio giuridico importato da oltreatlantico ed inserito a forza nel nostro ordinamento, fatti altrimenti non costituenti reato possono divenire penalmente rilevanti sulla sola parola della presunta vittima (cui sono di fatto concessi i poteri sia di definire il reato in abstracto sia di stabilire la sua sussistenza nel caso concreto).

Commentano le giornaliste "si moltiplicano le denuncie, sono ormai 4000 le donne che usufruiscono di questa legge" (come se la denunzia sola equivalesse ad una dimostrazione di effettiva gravità e soprattutto realtà dei fatti contestati).

Sfido che le denunzie aumentano! Anche senza avere fantasia e limitandosi a constatare la tendenza al litigio e all'esagerazione (da ambo i sessi) del popoli italico, appaiono evidenti le possibili (e, come mostrato dai fatti citati, reali) applicazioni della legge (ben diverse dalle esigenze di "pubblica sicurezza" nel cui minestrone sono state approvate) e il loro rischio di "sistematicità". Se la definizione del confine fra lecito e illecito si basa sulla soggettiva sensibilità della presunta vittima senza alcun obbligo di raffronto oggettivo con il reale (lo "stato di ansia" di cui parla la legge non è scientificamente definito e, poichè la decisione del giudice si può basare sulla sola parola dell'accusa in assenza di riscontri oggettivi, è come decidesse la donna stessa la sussistenza del reato nel caso concreto) allora chiunque, per qualunque motivo (dal ricatto premeditato al capriccio di giornata, dalla vendetta arbitraria al gratuito sfoggio di preminenza sociale nell'esser presa a priori quale unica fonte di sensibilità e verità umane mentre l'altra campana è tenuta a tacere e se parla considerata solo degna o del riso o del disprezzo), può, in qualunque momenti, accusare qualunque uomo per il più normale degli atti (dicendo che le ha "messo ansia"), se i provvedimenti restrittivi della libertà possono essere emessi anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze delle presunte violenze o minacce, allora le ex-mogli troveranno comodo, come prima mossa, usare lo stalking come arma per rendere inefficace l'affido condiviso dei figli o per trattare da una posizione di forza la causa di divorzio. Ecco da dove saltano fuori i "grandi numeri dello stalking contro le donne"!

Ecco perchè dico che il motivo della legge sullo stalking non sono le fantomatiche e presunte molestie ma la demagogia femminista che vuole dare alle stronze in occidente un'arma in più per infierire sugli uomini alla bisogna.
Può sinceramente essere considerata positiva una legge che produce i fatti sopra indicati (e non mi si dica che la sua assenza produrrebbe uxoricidi: essi esistono come esistono gli omicidi e possono e debbono essere perseguiti allo stesso modo, senza fare prima il processo alle intenzioni, rendendo reato un atto non ancora violento solo perchè nella testa della presunta vittima anticiperebbe una futura più grave violenza: altrimenti secondo tale principio tutti i cittadini di tutti i sessi dovrebbero essere messi ai domiciliari per prevenire tutti i reati)?
E come debbono essere considerate le donne che l'hanno sostenuta?
Alla Hunziker ho già dato della stronza puttana diverse volte. Ella potrebbe offendersi, ma non leggerà mai il mio blog. A chi invece può leggere il mio blog e non si offende (ma anzi si vanta) non solo di essere puttana, ma anche di essere stronza (a prescindere dal fatto che lo sia o meno) dico questo: le donne che, sostenendo la legge, hanno permesso tutto quanto da me esposto (protezione oltremisura delle stronze, persecuzione spietata dei sofferenti d'amore, incarcerazione preventiva di innocenti fino a prova contraria, possibilità di condanna per fatti che, senza la denunzia della presunta vittima, sarebbero mera quotidianità) sono responsabili di crimini contro innocenti e quindi meritano di subire il crimine che subirono le donne innocenti invase dall'Armata Rossa o dai Liberatori coloniali francesi nella Seconda Guerra Mondiale. Sono generatrici di un clima d'odio e quindi meritano di essere odiate. Sono portatrici della violenza di una legge ingiusta (che, con un processo alle intenzioni, punisce come violenza o minaccia quanto non è nè violento nè credibilmente minaccioso) e quindi meritano di subire la ritorsione di una vera violenza e la minaccia di un male definitivo e terribile (peggiore del carcere). Ci sono cose che anche a distanza di tempo DEBBONO essere dette.

P.S.
Le femministe parlano delle mie come "false accuse" per difendersi dall'imputazione di stalking. Ricordo loro che per uno stato di diritto dovrebbe essere l'accusa a dimostrare oggettivamente ed indubitabilmente la sussistenza di qualsiasi reato (stalking compreso), non già l'accusato a doversi arrampicare sugli specchi (ovvero ciò di cui si accusano me e gli altri che riportano i casi di false accuse da parte di donne), "inventando le false accuse" per difendersi. In assenza di riscontri oggettivi dovrebbe sussistere l'assoluzione per insufficienza di prove (o addirittura la non procedibilità da parte del pm). Se questo in Italia non sta avvenendo (ovvero è necessario per un uomo dimostrare che l'accusa a suo carico è falsa non essendo sufficiente la mancanza della prova che sia vera) bisogna denunciare il cedimento del diritto e non la "fantasia" dei maschi.

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