La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Cuma, Ocak 28, 2011

Ma l'orrore sei tu.

Girando in rete (mania da cui mi sto affrancando piano piano) ho trovato una stronza femminista la quale, postando un video, segnala come vergogna nazionale e negazione delle soggettività della donna il semplice fatto che non tutti gli abitanti di un paesino in cui sarebbe avvenuto un presunto stupro siano favorevoli all'abolizione de facto della presunzione di innocenza nei casi di "stupro di gruppo".

Cara stronza, L'ORRORE SEI TU CHE PARLI DI STUPRO (E QUINDI DAI DEGLI STUPRATORI A DEI RAGAZZI SENZA DAR LORO LA POSSIBILITA' DI DIFESA chè tu e le tue amichette sinistrorse avete fatto un'interpellanza parlamentare per impedire ai ragazzi non abbienti di avere un avvocato decente) ANCHE PRIMA E ANCHE SENZA RISCONTRI OGGETTIVI E TESTIMONIANZE TERZE DELLE PRESUNTA VIOLENZA, VIOLENTANDO TU SI' IN MANIERA CERTA E OGGETTIVA SECOLARI PRINCIPI DEL DIRITTO.
Non vi è, in questo, caso alcuna prova oggettiva che la ragazza non fosse consenziente. Quindi il dire "si è divertita anche lei" non significa necessariamente "essere favorevoli agli stupri", ma semplicemente considerare l'ipotesi che il rapporto non sia stato forzato, ma sia stato denunciato a posteriori come tale magari per paura di rendere pubblico un atteggiamento giudicabile come troppo disinibito, per timore di essere mal giudicata, o per pentimento "del giorno dopo" per l'essersi "lasciata andare" (senza violenza alcuna) in preda ai fumi dell'alcool e della trasgressione.

Le tue opinioni sono pericolosamente simili a quelle di una cretina che si definisce "destra razionale" Sarà pure di destra, ma è tutto fuorchè razionale. Se possedesse la ragione capirebbe come la gravità di un'accusa non possa mai costituire un anticipo della colpevolezza (di un indagato). E allora anche tutto il resto del discorso cadrebbe.

Non potrebbe parlare in toni affermativi di "stupro" prima che la presunta violenza fosse dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolare processo (possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all'accusa).
Capirebbe che un processo è regolare (e può arrivare a stabilira una verità) solo se vi è, davanti all'accusa, il diritto alla difesa (ad armi pari, processualmente parlando), se si possono mettere in dubbio tanto la parola dell'accusa quanto quella della difesa per trovare poi riscontri oggettivi o altri elementi atti ad avvalorare l'una o l'altra tesi e non lo è se una delle due tesi viene presa per vera a priori (si tratterebbe di una tautologia e non di una dimostrazione dei fatti).
Capirebbe che qualora tali riscontri non esistano, uno stato di diritto deve far valere la massima "in dubio pro reo" (perchè il caso di un innocente in carcere è infinitamente più grave di quello di un colpevole in libertà: un conto è che lo stato non riesca nonostante gli sforzi di polizia e tribunali a punire un crimine già commesso da un criminale, altro conto è che compia ex-novo in prima persona un crimine contro un cittadino innocente, ovvero il contrario di ciò per cui lo stato nasce, difendere i cittadini dall'arbitrio e dall'ingiustizia).
Capirebbe che non sarebbe regolare un processo in cui da una parte lo stato e l'opinione pubblica si schierassero aprioristicamente ed acriticamente dalla parte della presunta vittima (solo perchè donna e solo perchè denunciante un fatto grave) e dall'altra solo un dimesso avvocato d'ufficio tentasse di difendere gli imputati (nell'impossibilità di far notare come, oggettivamente, siano ragionevolmente ancora ipotizzabili versioni dei fatti in cui gli imputati siano innocenti, senza con ciò essere a sua volta accusato di "offendere le donne" per il semplice fatto di non voler credere sulla parola alla ragazza,
e nella difficoltà di pretendere dalla stessa di circostanziare le accuse, di fornire la possibilità di riscontri o smentite al di lei racconto, e di dimostrare, prima di essere creduta, al di là di ogni dubbio la credibilità soggettiva della di lei persona e quella oggettiva della di lei testimonianza, senza con ciò essere a sua volta accusato di "seconda violenza").

Se davvero i ragazzi avessero usato la violenza fisica e la brutalità del numero per costringere una loro coetanea non consenziente ad uno o più rapporti sessuali sarebbe stato un fatto grave.
Ma sarebbe altrettanto grave se la ragazza si fosse concessa senza violenza alcuna (magari perchè mossa dall'ebbrezza dell'alcool o della trasgressione, da lei scelte e a lei non imposte da nessuno) e poi avesse denunciato i coetenei (per non assumersi la responsabilità delle proprie scelte sessuali, per paura di essere giudicata male dalla famiglia, per volontà di tenere nascosto al pubblico un comportamento giudicabile come troppo disinibito, o per capriccio, vendetta arbitraria, patologico bisogno di sentirsi vittima, interesse "economico-sentimentale" nel mantenere la propria reputazione di "turris eburnea", ancora oggi vantaggiosa in termini di "immagine attrattiva" e di "alto potere contrattuale" nell'economia amorosa, nonostante si voglia far credere il contrario, interesse "economico-finanziario" nel mirare ad un risarcimento o gratuito sfoggio di preminenza sociale nel mostrare a sè e agli altri di poter rovinare la vita di qualcuno con la sua sola parola)

Nel dubbio non si può dare per certa nessuna delle due ipotesi e quindi non si può chiamare stronza mentitrice la ragazza nè maschi stupratori i ragazzi.

E comunque, anche se i ragazzi fossero colpevoli di qualcosa (fatto tutto da dimostrare)
bisogna pensarci due volte prima di segnare per sempre la vita di persone minorenni
le quali, se davvero hanno sbagliato, potrebbero averlo fatto non per pura malvagità o cosciente mancanza di rispetto della persona, ma perchè pregiudicate nella loro capacità di intendere e di volere da una particolare condizione di abbandono ai fumi dell'alcool o all'ebbrezza dei sensi (o, ancora una volta, della trasgressione), conseguenza certo anche di un loro comportamento leggero e irresponsabile (quale appunto ubriacarsi e iniziare un sorta di orgia con la prima ragazza che paresse in principio disponibile), ma, data l'età e l'inesperienza, comprensibile (anche se non certo giustificabile), o magari addirittura perchè indotti a sbagliarsi (sulle reale intenzioni della controparte femminile di concedersi o meno) da un'ambiguità (agita scientemente o inconsciamente dalla ragazza) che avrebbe rischiato di trarre in inganno anche adulti nient'affatto intenzionati a far violenza.

In ogni caso, in particolar modo trattandosi di minorenni, bisogna essere sicuri al di là di ogni dubbio dell'effettive gravità e soprattutto realtà dei fatti contestati. Ancora una volta, non èuò essere la gravità di un'accusa la prova della colpa.

P.S.
Quando provo a contrastare chi, sull'onda emotiva di quanto narrato dai giornali
(i quali, pur di suscitare scalpore fino alla psicosi, mescolano verità e menzogne, fatti gravi e accertati e fatti la cui effettiva gravità e la cui effettiva realtà sono tutte da dimostrare, episodi eclatanti e indubbi con statistiche stazionarie o in calo, o comunque concentra in determinati periodi la pubblicazione non solo di emergenze e fatti eclatanti, ma di tutto quanto in altri tempi passerebbe in secondo piano, in modo da creare a rotazione i periodi di "emergenza stupri", "emergenza rapine", "emergenza delitti coniugali", "emergenza ubriachi al volante", ecc. salvo poi abbandonare l'argomento quando non fa più audience),
inneggia de facto all'abolizione della presunzione di innocenza per chi venga accusato di violenza sessuale, mi si replica con risposte del genere:
"se fosse tua madre, o tua sorella o tua figlia ad essere violentata, metteresti da parte il tuo garantismo".
Se fossi parimenti scorretto nell'argomentare, replicherei (non senza ragione):
"e se fosse tuo figlio, o tuo fratello o tuo padre o il tuo fidanzato a finire da innocente alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonchè con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall'esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e "seconda violenza" e quindi la terribile sensazione di chi è accuasato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, metteresti da parte la tua cavalleria veteromaschilista o la tua demagogia femminista".



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