I SEPOLCRI
"Dal dì che nozze, tribunali ed are dier l'umane belve l'esser pietose di sè e d'altrui", da quel giorno i morti sono seppelliti, par dirci il Foscolo innanzitutto, intendendo però comunicare quel senso del sacro, quella giustificazione tutta umana, eppur ideale, della vita, propria della Classicità e ripresa dal particolare Neoclassicismo del Grande Poeta (che molti riconducono al Romanticismo, ma non è qui il caso di fare polemiche): un senso del sacro non come semplice ingenua venerazione dell'ignoto (come certa apologia cristiana, chiamando con voce spregiativa "paganesimo" la religione de' Gentili, voleva far credere), ma come tentativo di dare senso alla vita umana e di "illuminare" di affetti e di ideali la "sotterranea notte" della morte. Sono straordinari i Sepolcri.
Con preciso Latin inizia il carme (MANIA DEORUM IURA SANCTA SUNTO), con fatidiche ma precise domande (“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte ben duro?”), non con le facili espressioni di qualunquismo (del tipo anche qui riposano dei Cromwell di Villaggio) o di lugubri descrizioni caratteristiche dell’Elegy written in a country churchyard di Thomas Gray. E’ vero: il Foscolo, in certi tratti, eccede nel macabro (senti raspar tra le macerie e i bronchi la derelitta cagna ramingando), ma solo per dare maggiore forza poetica e tragica all’accusa verso la città “d’evirati cantori allettatrice”, perché “quel tiglio non copre, o Dea, l’urna del vecchio cui già di calma era cortese e d’ombra. Forse tu fra plebei tumuli guardi vagolando, ove dorma il sacro capo del tuo Parini?” Foscolo, nota il De Sanctis, non respinge le illusioni, ma le nutre, le cerca, le difende nel nome della natura umana contro la dura verità. La “nuova legge” [l'Editto di Saint Claude] che contende il nome a’ morti e vuole in una fossa comune il Parini assieme al ladro offende l’homo sum, il suo sentimento di essere uomo. Checché ne suppongano taluni dal titolo, "nei Sepolcri c’è più luce che ombra: il Tempo che con le sue fredde ali spazza le rovine e gli avanzi che Natura a sensi altri destina ti rendono il vuoto, il silenzio, le tenebre[….], ma in questo mondo naturale penetra l’uomo e vi porta la luce e la misura, la delicatezza, la soavità, vi porta la grazia e la tenerezza, vi porta la sua umanità”. L’uomo penetra in quel mondo naturale di ferree leggi e col suo cuore e con la sua immaginazione, con tutte le sue illusione, e lo illumina e lo infiora: è il simbolo della vittoria dei valori-illusioni sul pessimismo: “rapian gli amici una favilla al sole a illuminar la sotterranea notte”.
“Questa prima voce della nuova lirica ha non so che di sacro, come un Inno: perché infine ricostruire la coscienza è ricostituire nell’animo una religione. La pietà verso i defunti, il culto delle tombe è prodotto da’ motivi più elevati della natura umana, la patria, la famiglia, la gloria, l’infinito, l’immortalità”. Su questa base generale “ i fantasmi d’Ilio e di Maratona si confondono con le ombre di Galileo e di Alfieri: Mitologia, Antichità, tempi moderni sono inviluppati in una stessa atmosfera, parlano la favella universale delle tombe: tutto è collegato, tutto è una corda sola nel santuario della coscienza” dice il De Sanctis. “Una poesia tale annunziava la risurrezione di un mondo interiore in un popolo oscillante tra l’ipocrisia e la negazione!" Riflettano su questa sante e attualissime parole coloro, Insegnanti d’Inglese in testa, che vogliono mettere il Carme allo stesso livello di componimenti stranieri preromantici! Là, in quei barbari scritti, la virtù sconosciuta veniva concessa a tutti indistintamente, la morte era un “duro sonno” che tutto cancellava e tutti uguali rendeva, in una comune pietà che molto si avvicina al nulla, qui, invece “a egrege cose il forte animo accendono l’Urne de’ forti, o Pindemonte, e Bella e Santa fanno al peregrin la terra che le ricetta”. I Sepolcri sono il vero letterario Inno d’Italia: non solo e non tanto per il santo ricordo dei monumenti patrii (Dante “ghibellin fuggiasco”, Machiavelli “Quel grande che temprando lo scettro ai regnatori gli allor ne sfronda e alle genti svela di che lacrime grondi e di che sangue” e Galileo che “mostrò nuovi numi ai celesti”), ma proprio per il senso tutto umano del sacro. “Il dolore è puro di amarezza - dice sempre il De Sanctis - temperato solo da una certa rassegnazione alle alterne veci della storia, e l’animo rimane alzato e guarda in lontananza nuove prospettive. Questa elevazione dell’animo in quella pace religiosa tiene in continuo sforzo la fantasia, la quale come popola gli avelli di fantasmi, così riempie le parole d’immagini, e ti forma un mondo di una Grandezza sepolcrale davvero”. “Con questi grandi (l’Alfieri) abita eterno: "e l’ossa/ fremono amor di patria. Ah sì! Da quella/ religiosa pace un Nume parla: e nutria contro a’ Persi in Maratona/ ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,/ la virtù greca e l’ira”. Dal santuario di Santa Croce, nota il Pagliaro, si passa alle tombe di Maratona ed alla visione notturna della battaglia attraverso la passione dell’Alfieri e le sue fiere speranze. L’ammonimento che si può trarre dalle glorie passate è palesemente in questa direzione propriamente alfieriana: un popolo non può riconquistare la libertà e difenderla se non è dotato di spirito guerriero.
Non a caso il ricordo di Alfieri è molto commosso: “E a questi marmi venne spesso Vittorio ad ispirarsi. Irato a’ patrii Numi, errava muto/ ove Arno è più deserto, i campi e il cielo/ desioso mirando; e poi che nullo/ vivente aspetto gli molcea la cura,/ qui posava l’austero; e avea sul volto/ il pallor della morte e la speranza”. Il Foscolo mirabilmente delinea l’aspetto più intimo e profondamente vero della personalità alfieriana: il tragico urto tra la volontà di rinnovamento ed una realtà irrimediabilmente bloccata dalla malvagità dei governanti e dall’inezia del popolo.
E’ “questo “impulso naturale”, un bollore di cuore e di mente per cui non si trova mai pace, né loco; una sete insaziabile di ben fare e di gloria; un reputar sempre nulla il già fatto, e tutto il da farsi, senza però mai dal proposito rimuoversi; una infiammata e risoluta voglia e necessità, o di esser primi fra gli ottimi, o di non esser nulla”.
Per questa costruzione di valori ideali che giustifichino l'esistenza non basta la tranquillità materiale ed il benessere del corpo (anche se sono requisiti indispensabili, non sono un illuso spiantato e velleitario, so benissimo che senza i commerci e le ricchezze la Grecia non sarebbe stata Atene e Sparta e Pericle e Leonida e Roma non sarebbe stata Roma), e non basta nemmeno comprendere di avere un'anima (ossia un'identità autocosciente sede dei sensi e dei sentimenti, capace dunque non solo di vedere il mondo, ma soprattutto di "sentirlo" , nel senso più altamente foscoliano e, se vogliamo, romantico, del termine "sentire"), ma è necessario elevare l'anima a qualcosa di superiore all'individuo, qualcosa che lo trascenda per tendere, assieme alle altre anime nobili ed elette, ad un mondo più che umano ed ultra-individuale: il Mondo dello Spirito.
2 Comments:
Bu yorum bir blog yöneticisi tarafından silindi.
[quote]Ciao Sultano. [/quote]
In primis ai sovrani, anche se virtuali, ci si deve rivolgere con maggior rispetto dell'etichetta. "Illuminato sovrano", o "sire", ad esempio, sarebbero state invocazioni appropriate.
[quote] Sei stato evidentemente infastidito dal commento firmato da "Ora Esatta": mi hai invitato ad iscrivermi ad una squola, sottolineando che avrei dovuto usare il mio nome. Ma scusa: tu ti chiami veramente "Beyazid II Ottomano - Sultano di Costantinopoli"? No. E allora che pretendi?[/quote]
In secundis, quando ho chiesto di "firmarvi" col vostro nome ho inteso invitarvi ad apporre accanto all'ora esatta il nick con cui siete presente nei vari forum e con il quale avrete certamente conosciuto Chiara_di_Notte e Beyazid_II_Ottomano (altrimenti non vi sareste impegnato a scrivere né qui né là).
Parlare fra personaggi virtuali protetti ciascuno dal reale anonimato è cosa gradita, dialogare con un meccanismo a orologeria che cambia continuamente il nome da un forum all'altro, o anche all'interno dello stesso forum, no.
[quote]E quante parole hai scritto per ridicolizzare la presunta ignoranza di chi avrebbe collocato il vero Beyazid II Ottomano e le opere da te (il falso Beyazid) citate nell'Ottocento?
Ti e' saltato in mente che chi scriveva non si riferisse a lui e a quelle, ma a te (chiunque tu sia) e alla mentalita' che traspare da cio' che scrivi, ivi comprese le citazioni che fai? Da cio' che scrivi tu, che stai dietro al nick.[/quote]
Proprio sul motivo per cui si è formato in voi siffatto pensiero si basa la mia accusa (etimologica e fondata e non offensiva) di ignoranza, che qui ribadisco con forza.
Voi IGNORATE che chi scrive detesta le ideologie ottocentesche (prime fra tutte il mito delle "magnifiche sorti e progressive"), odia Hegel e la sua più o meno bastarda discendenza (dai comunisti alle femministe) ed ama il "misantropo" e "irrazionalista" Schopenhauer (in effetti emarginato da quel mondo accademico per le sue coraggiose ed autonome posizioni filosofiche, simbolo del "verace saper" che si oppone all'ideologia dominante pronta a dispensare favori materiali e di carriera a chi la segue).
Questo è l'unico legame fra me e l'Ottocento (assieme ai riferimenti a poeti quali Keats, Foscolo, Leopardi ed altri che però non vengono citati in prospettiva storicista quali "epigoni" dell'ottocento, ma "sub specie aeternitatis" come creatori di arte pura, a-temporale ed a-storica, e di pensieri capaci di vincere ogni secolo innalzandosi all'eterno).
E' normale, però, che chi ha studiato in una scuola magari "sessantottina" percepisca automaticamente (quasi come per animale istinto) tutto ciò che si ricollega al Mondo della Tradizione (che è eterna e non transeunte), ai concetti di Nobiltà, alla Poesia come forma immortale attraverso cui la Bellezza e la Giovinezza, doni degli Dèi, discendono ai sensi dei mortali (facendosi suono, rima, verso, immagine, melodia e soprattutto forma metrica, atta a preservare il ricordo), come "Ottocento" (anche quando magari nasce millenni prima).
Le persone come voi (che non chiamo "inferiori", ma semplicemente "smemorate") vivono in fatti in un mondo avente una dimensione in meno rispetto a quello in cui vivono le persone come me: la profondità. Siete come quelle menti dotate della sola memoria breve, per le quali ogni cosa avvenuta un poco prima del loro limite "temporale" o "di capacità" viene classificata come "passato" incorrelato al presente e senza più nulla da far provare, da insegnare, da trasmettere.
Io penso invece, come lo pensava Demostene e come lo pensava Julius Evola, che ciò che è giusto sia anche immutabile e fonte continua di sapere cui abbeverarsi, oltre che di AUTORITA' (parola ormai bandita da voi "moderni", infatti conseguentemente allo sbando in ogni campo umano)
Mi permetto anche di non credere all'assolutezza filosofica del concetto (meramente tecnologico) di "progresso" e ritengo emeriti buffoni coloro che, come Marx, come i di lui seguaci più o meno ammodernati, come magari voi, come i "progressisti" contro cui si scagliava il Leopardi della "Ginestra", pretendono di farlo assurgere a baluardo del mondo del "divenire" contrapposto a quello dell'essere.
Un prodotto tecnico può essere superato dall'evoluzione scientifica, ma la bellezza di un verso, di un pensiero filosofico basato sulla scoperta di evidenze inscritte nella natura umana, di un'opera d'arte, di una geniale verità metafisica (come quelle di Schopenhauer o di Nietzsche) non è mai superata dal tempo.
I Treni elettrici sostituiscono quelli a vapore così come questi hanno sostituito le carovane. Il Barocco non sostituisce il Rinascimentale come questo non sostituisce il Gotico.
Ho scritto questo a beneficio dei lettori, ché voi, considerando "passato" tutto quanto avvenuto prima del secondo conflitto mondiale, non potrete certo operare siffatte distinzioni.
[quoteQuanta ironia si potrebbe fare su questo fatto? Ma evito di farla, perche' ho visto che non apprezzi.[/quote]
L'ironia, come insegna l'Ariosto, presuppone un superiore distacco, e non è il vostro caso (tanto per il "superiore" quanto per il "distacco"). La verve popolana dei vostri messaggi, l'arroganza di un "tu" non certo latino e la sconveniente confidenza con la quale vi rivolgete a Madonna Chiare e a me, tentando al contempo di adombrare una parvenza di verità per le scontate tesi che si intravedono (certo, magari "moderne" rispetto alle mie, ma solo in quanto contemporanee alla filosofia da Grande Fratello più che al "Mondo come Volontà e Rappresentazione"), vi rendono impossibile qualunque tipo di ironia. Per i vostri pensieri banali (che ritardate ad esprimere per farli sembrare preziosi) e le vostre considerazioni dettate dal facile e ottuso senso comune così ben narrato dal Manzoni, si potrebbe parlare al massimo di "comicità ridicola".
[quote]
Anzi l'ironia la gradisci molto quando e' rivolta verso persone che etichetti in vario modo come "inferiori", ma non ti piace quando per esempio e' rivolta verso di te. E' normale.[/quote]
Per citare il Vangelo: "Tu l'hai detto" (ed è l'unico caso in cui mi sentirete dare del tu).
Io non metto etichette nemmeno alle bottiglie, figuriamoci alle persone. Se questo è quanto sentite significa che esiste un motivo, ma in voi, non in me.
Avrei anche gradito una qualche forma di ironia, ma voi non ne siete stato (né, a meno che non siate persona totalmente differente da come volete apparire, lo sarete mai) capace, per i motivi spiegati sopra.
[quote]Questo commento puoi anche censurarlo (e', come minimo, off-topic in questo articolo) e buttarlo nella spazzatura, tanto mi importava che lo leggessi tu.[/quote]
Fino a che non si giunge al reato di lesa maestà nessun commento viene censurato, nemmeno se OT. Variare argomenti o introdurne di nuovi per analogia, associazione simbolica, o inconscia, può essere motore di creazione filosofica e piacevole diversivo "artistico". Anche Nietzsche, fatta eccezione per la "Nascita della Tragedia", andava sempre OT nelle sue opere, ma ciò è motivo di esaltazione e non di diminuizione della sua genialità. E' proprio la totale assenza di creatività (tanto che vi siete firmato con l'ora) nel vostro commento a renderlo inutile e noioso, non l'OT.
Un motivo poi non mi è chiaro: se per voi sono solo un sovrano da palcoscenico (tanto da meritare un'ironia ariostesca) perché vi è interessato tanto il fatto che leggessi o meno questo vostro commento? Fossimo ancora sull'immondo forum il motivo (per rispondere e perdere tempo dietro a persona ritenuta di scarso pregio) potrebbe essere il voler farmi fare una meschina figura davanti agli altri, ma qui, ove posso censurare e ove pochissimi leggono, il caso è escluso. Illuminatemi.
[quote]Mi sarebbe piaciuto rispondere nel dettaglio ai tuoi argomenti in un altro momento, quando io ne avessi avuto tempo ("sai che il tempo e' tiranno, soprattutto per l'Ora Esatta"), ma mi e' passata la voglia.[/quote]
Non siete stato in grado di controbattere alle (per una volta) sintetiche argomentazioni del commento al blog, non vedo come sarete in grado di radunare qualche ideauzza "moderna" e non banale per dialogare con me.
Penso proprio che mi annoierei.
Per evitarlo, inizio a controbattere come se voi aveste avuto la voglia (non dico la capacità) di "rispondere nel dettaglio" ai miei argomenti.
Nell'ambito del meretricio (tema di partenza del blog commentato di Madonna Chiara) le tesi ottocentesche sono piuttosto proprie dei nemici di madonna chiara,
sempre pronti, per svilire lei e le altre sacerdotesse di Venere, a dipingerle come poverette prive di altre doti e possibilità, costrette dalla vita grama e dalla miseria spirituale e materiale a concedersi per via al primo venuto, alla stregua delle meretrici quali appaiono nei romanzi di Victor Hugo
(che esisteranno certo ancora, ma non sono oggi le escort di cui si dovrebbe parlare). Essi, vicini alle vetero-femministe, per motivi opposti, nel presentare questa prospettiva del meretricio davvero appropriata per l'Ottocento e non per l'oggi, non possono tollerare l'esistenza di quella moderna forma di cortigiana, tale per scelta e non per bisogno, interpretata da donne moderne, libere, intelligenti, emancipate e colte (oltre che ovviamente belle fuor d'ogni misura) simbolicamente rappresentate appunto da Chiara_di_Notte e da me definite vanity-escort. Di fronte alla loro posizione di forza e di libertà, infatti, svanirebbe il sogno di molti (gli sfigati cronici di cui parla Madonna Chiara?) di sentirsi il "romantico salvatore" (tema questo sì ottocentesco) forte e buono pronto a portarle via dal "brutto mondo" o a far loro conoscere "momenti di umanità".
Non sono certo le opinioni di Madonna Chiara o le mie a risultare "ottocentesche" nell'ambito del meretricio (sono invece simili alle posizioni moderne e libertarie di femministe quali Cathrine Millet o Marcela Jacub, oltre che a quelle sostenute dai comitati diritti civili per le prostitute di quasi ogni nazione).
Parlando invece, più in generale, di Cultura (o, come preferisco dire, di Humanitas, ossia di ciò che rende Umano l'uomo), non nascondo che, potendo scegliere il secolo di nascita così come si sceglie il luogo di residenza nella vita, avrei scelto l'epoca di Alessandro VI Borgia, non già quella del pur valido Benedetto XVI.
Non so in quale mondo Voi abbiate la sorte di vivere, nè da quale università della terra abbiate ricevuto la laurea, ma davvero in un mondo come quello odierno, in un mondo ove gli spot pubblicitari hanno sostituito le Canzoni stilnoviste dell'uno e dell'altro Guido nella creazione dell'Eterno Femminino, in un mondo ove i sonetti dei petrarchisti sono stati rimpiazzati, nelle intenzioni di chi vuol omaggiare le dame, dalle frasi dei "Baci Perugina", in un mondo in cui i versi soavi e delicati delle "Stanze della Giostra" del Poliziano non accompagnano più la celebrazione dei matrimoni, in un mondo in cui all'armonia perfetta dell'Ottava Ariostesca si oppone lo sproloquio di frasi prosaiche, semplicemente scritte andando a capo e già solo per questo chiamate versi, in un mondo in cui le "canzonette dell'estate" hanno rubato il posto alle Rime del Tasso, alla loro tenue musicalità, al loro indicibile languore, alla loro malinconica tristezza, al loro indimenticabile chiaroscuro, in un mondo in cui ai Grandi Dialoghi umanisti, sull'Amor Platonico, sulla Questione della Lingua, sulla Bellezza, sul Libero Arbitrio, si sono sostituiti i "talk show" di Vespa e Costanzo, in un mondo in cui agli immortali versi di Dante si predilige lo studio di nozioni utili alla "casta dei mercanti", in un mondo in cui le melodie sublimi della "Norma" belliniana sono cancellate, nelle orecchie dei giovani, dai "rumori" di qualche gruppo d'Oltreoceano, in un mondo in cui gli stessi Italiani, capaci nel Rinascimento di codificare i modelli ideali della "tosca favella" (fissati una volta per tutte da Petrarca in Poesia e da Boccaccio in prosa), sembrano oramai in grado di esprimere le proprie emozioni e le passioni sentimentali soltanto con sms, parole abbreviate e faccine, davvero, in un mondo siffatto, ciò che deve essere per voi mutato può essere il nostro (mio ed anche "un pochetto" di Madonna Chiara) stile di scrittura? Se è così, non vi biasimiamo, bensì vi compiangiamo.
La mia mentalità, a differenza di quella dei contemporanei, contempla, accanto alle ragioni "infere" del divenire (le sole che voi potete comprendere) quelle "supere" dell'essere.
Non ho alcuna intenzione di cambiare per venire incontro a questa grande Recanati multimediale che è il "mondo" sedicente "non-ottocentesco".
Dico quel che direbbe il Marchese De Sade: "Uccidetemi, oppure accettatemi come sono, perché io non cambierò mai".
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