La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Salı, Ekim 31, 2006

PENULTIMA PARTE

SULLE CONCLUSIONI PER GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'
Molti fra i lettori si saranno identificati con coloro che, nel racconto, non hanno bisogno di pagare per godere della bellezza di Irina o di Olga.
Moltissimi, fra coloro che abitualmente leggono Chiara_di_Notte nei forum, si chiederanno quale sia lo strano motivo per cui ella non consideri la norma accettare inviti e corteggiamenti dalla prima persona che "simpaticamente" le si presenta in un forum e ritenga invece preferibile, ad esempio, la compagnia delle lettere.
Tre cose si vanta di essere la maggioranza degli italiani: il commissario tecnico della nazionale di calcio, il boss del quartierino, e l'irresistibile Casanova. Il primo vanto è sempre innocuo (a meno che non ci si chiami Donadoni), il secondo lo è finché non si incontra un vero boss russo come Andrej, il terzo è invece sempre pericoloso, in quanto spinge a travisare ogni sorriso ed ogni occhiata, ad auto-illudersi e quindi a provare infinite volte l'essere disprezzati da chi si desidera e ammira, o comunque la sofferenza della delusione. Inoltre induce a comportamenti da giullare e, divenuto ormai la norma, dà la possibilità alle varie mediocri di ferirci psicologicamente, di trattarci con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore", di renderci ridicoli agli occhi nostri o degli amici o dei presenti, di sbeffeggiarci, svilirci, offenderci nel desiderio e di farsi gioco del nostro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, di attirarci e respingerci con il solo scopo di umiliarci, di compiacere la loro vanagloria e di irriderci intimamente o pubblicamente.
Tutto per colpa della "speranza che delude sempre" (Turandot).
Tale "modus" risulta dannoso non solo per gli animi maschili più sensibili, ma anche per quelle donne non stronze che vorrebbero soltanto essere lasciate in pace o avere la possibilità di incontrare uomini per amicizia, senza che essa risulti soltanto una maschera per ottenere (gratis) i favori di cortigiana.
Causa di ciò, spesso, non è la malvalgità, bensì l'infelice "educazione sentimentale", la quale induce qualsiasi uomo, prima o poi, a sentire il "dovere" di "proporsi", o comunque di "fare qualcosa", quasi che non facendo nulla svilisse se stesso o la bellezza della donna.
E' dall'epoca del Ratto delle Sabine che i discendenti di Romolo, volenti o nolenti sentono tale "dovere".
Forse se anziché Romolo, quella sera il re fosse stato Numa Pompilio, notoriamente saggio ed avveduto, non esisterebbe questo "dovere" da parte degli uomini, ma si sa, il buon Quirino era tutto impeto ed ardore. Certo, se al suo posto vi fosse stato il Cunctator, Quinto Fabio Massimo, avremmo una bellissima società in cui le donne belle dovrebbero morire nella spasimante attesa che il cavaliere si faccia avanti. Come disse Ovidio Nell'Ars Amandi, "se noi uomini decidessimo, tutti insieme, di ritrarci, la donna, vinta, si farebbe aventi per prima". E allora forse ci sarebbe il problema inverso nell'amicizia. Purtroppo per quelli come me la società si è evoluta sotto questo punto di vista in maniera assai conservatrice, per cui il rapporto non è paritario mai, poiché gli uomini hanno sempre il dovere della conquista.
A rendere sgradevole (per entrambi) ciò quando il momento non è opportuno si aggiungono due fattori:

a) l'eccessivo uso da parte dei mezzi di comunicazione di massa (che agiscono con immagini e scene sull'inconscio, e pesantemente) di richiami sessuali tali da distorcere la prospettiva sulla sessualità (concentrandosi sulle forme perfette di donne discinte appartenenti ad un unico e schematico, nonché difficilmente reperibile, modello estetico), e da esaltarne il desiderio nell'uomo e l'importanza molto più di quanto non sia già in natura;

b) il mito dell'anima gemella da ricercare senza sosta per le vie nel mondo, tanto da non lasciar perdere in questa ricerca nessun tentativo (soprattutto con le persone con cui si instaura un minimo di armonia umana).

In realtà chi non segue i punti "a" e "b" non è ritenuto veramente uomo, lo si dice "sfigato" o "timido", se, per riconciliarsi alla vita di natura, e cogliere nel fluire dei sensi il palpito della vita universa godendo della bellezza di una donna, si rivolge alle escort, e "pigro" o "rinunciatario" se non vuole illudersi sulla possibilità di incontrare in una donna reale il vero amore, e si contenta di idealizzarlo.
Se si vuole però evitare il comportamento di chi, ad ogni incontro con una donna, cerca inesorabilmente di convincerla alla copula o all'innamoramento (e un uomo può rifiutare di assumere questo atteggiamento solo se per la copula può pensare alle puttane, e per l'amore alla sublimazione ideale, altrimenti la legge dei grandi numeri glie lo impone), si deve tener conto di quanto segue.

1) Il sesso facile non esiste, gratuitamente, giacché nessuna donna è per natura portata a bramare un uomo al primo sguardo, o a cedere a chi non le ha mostrato eccellenza. Non ha affatto il nostro stesso desiderio, ma il complementare. Ella preferirà sempre una buona lettura o una serata in compagnia di amiche o di amicizie virtuali ad una cena con uno sconosciuto che si vanta d'esser casanova e che brama le sue grazie senza voler dar nulla in cambio. Del resto anche chi, fra noi, è un vero amante della bellezza preferirà leggere dei capei d'or a l'aura sparse e dell'angelico seno in Petrarca, o evocare nei madrigali la bruna madonna delle languide e musicali rime tassiane, piuttosto che accompagnarsi ad una donna reale di aspetto mediocre.
Pretendere che una donna giovine e bella si conceda spontaneamente, facilmente e senza corrispettivo (in utilità economica o attrazione data da atteggiamenti, parole, atti soavi alle donne, e strani a ciò che nelle stesse situazioni piace primieramente agli uomini) è sinceramente irrealistico (dato soprattutto l'impari rapporto numerico fra le belle e i loro ammiratori) e chi ci crede è ingenua preda di donne che da lui e di lui potrebbero tollere ogni cosa. Il compenso da fornire alla donna in cambio del piacere dei sensi, quando non è materiale (come nel meretricio), è "spirituale" (ammesso si possa invocare qualcosa di nobile come lo spirito in quel gran giuoco di società che è l'ars amandi): sovente consiste
nell'interpretare il sogno della vanagloria femminile, nel soddisfarne il desiderio e farsi suo seduttore, concedendo alla donna una bellezza non corporale (che chiamo cor gentile), la quale si accompagni piuttosto alla conoscenza ("biltà di donna e di saccente core", diceva Guido de' Cavalcanti), alla cultura, alla squisitezza intellettuale, all'abilità di creare, con le parole, suoni e immagini tali da perdere la mente negli imperi dell'illusione e del sogno e di donare a chi ascolta, come nel rapimento estatico dell'arte, un'ebrezza inesausta dei sensi delle idee (non dunque ad altra bellezza corporale associo la fisicità di una donna, ma all'amore per la Bellezza stessa, ossia per tutto ciò che essa ha ispirato nei secoli agli uomini dotati d'intelletto e di sentire nobile, e, sopra ogni cosa, per l'idea immortale del Bello in tutte le espressioni attraverso le quali si rende sensibile agli occhi, alle orecchie, alle menti dei mortali: la poesia, la scultura, la pittura, il bel canto, la musica, le belle lettere e, ovviamente, le Donne).

2) il tentativo perseguirlo gratuitamente rende ridicoli.
Scriveva un insospettabile saggio nel 1952

"Si può vedere ogni giorno, in una via di grande città, che cosa succede quando
una ragazza appena desiderabile passa dinanzi ad un gruppo di giovani: questi la
scrutano e la seguono con lo sguardo "intenso", come se fossero tanti Don
Giovanni o degli affamati tornati dopo anni di Africa o di Artide; l’altra
mentre nelle pitture, nell’incedere, nelle vesti e così via non fa mistero di
tutta la sua qualificazione femminile, affetta un’aria di sovrana indifferenza e
di "distacco" (anche quando si tratta di una mezza calzetta, ove sarebbe
difficile trovar dell’altro, oltre la qualità biologica di esser nata, per caso,
donna); tanto che l’osservatore di simili scenette è portato a chiedersi
seriamente se l’una e gli altri non abbiano davvero nulla di meglio da pensare
per compiacersi di una simile commedia."

Dato che è cambiato tutto fuorché questo, per abolire ogni rischio di essere sessualmente deriso, devo potermi affidare al Sacro Antichissimo Culto di Venere Prostituta giacché altrimenti, per riconciliarmi alla vita di natura, sari costretto a cercare sempre l’approccio con ogni donna dalle parvenze simili al mio sogno estetico, concedendo a molte “stronze” la possibilità di trattarmi con sufficienza, disprezzo o irrisione, quando invece non voglio ciò succeda nemmeno al primo sguardo. Certo potrei testarle tutte e mandare a quel paese le “stronze” ma in primis esse avrebbero comunque la possibilità di ferirmi psicologicamente (dato che un minimo contatto è necessario nel tentativo), di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente (anche se sarebbe solo un episodio, ma gli episodi feriscono) ed io voglio evitare ciò, in secundis anche nei casi di non stronzaggine non è piacevole subire rifiuti e non mi piace il modus vivendi di tentare N volte con N donne diverse per sperare nella n+1 esima (non sono un tester), in tertio non sono a disagio solo quando donna fa la stronza, ma anche solo quando le situazioni la pongono in condizione di poterlo essere (poi posso anche liberamente decidere di corteggiare e rischiare, ma, se ho l'alternativa, almeno lo faccio in libertà e solo le volte che mi sento preparato a ciò, molto più rare di quelle in cui desidero, e, soprattutto, nulla mi trattiene da lasciar perdere se avverto sufficienza o prepotenza nella donna, come invece non sarebbe se non vi fossero alternative metodologiche). Il corteggiamento, come detto, almeno al primo stadio, quello in cui le virtù dell’uomo (soprattutto d’intelletto) non possono ancora esser rese evidenti, è uo di questi casi, soprattutto nei luoghi di barbaro divertimento come le discoteche, nei quali l’uomo virtuoso è ridotto a un nulla, poiché non può esercitare e sfoggiare le sue fondamantali qualità, ossia la cultura e l’eloquenza. In questi luoghi di perdizione, dove volteggiano figure di donna impenetrabili e intangibili, come le ombre dei gironi danteschi, l’impossibilità di ottenere dannunzianamente l’amanza alimenta insani desii.

3) Tale tentativo e la sciocca credenza che alle donne interessi il sesso "libero" allo stesso modo dà troppe possibilità di divertimento alle "stronze".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.
Qualsiasi uomo scorga fra le parvenza la bella dama, tosto è spinto verso di lei da quella stessa forza che muove le stelle scorrenti del cielo, che spinge la fiera per i boschi a seguitare la femmina, che fa sbocciare ad arte i fiori laddove la bellezza fiorosce, che ricopre i nidi di piccole rondini e manda pel mondo le colombe e i conigli a Venere santi.
La vita si propaga per istinto (“Aeneadum Genitrix, hominum divumque voluptas, Alma Venus caeli subter labentia signa, quae mare navigerum, quae terre frugiferentis…”) l’arte si genera dall’istinto, i versi sgorgano dagli animi bramosi dei poeti che rimirano le dame.
“Desìo degli uomini e piacere degli dèi, Alma Venere che sola dai alimento alla vita, senza Te nulla può sorgere sotto le stelle scorrenti del cielo o alle radiose piagge della luce. Tu fai che il mare sia sparso di navi e le terre siano feconde di messi: tra i viventi di ogni essere nuovo Tuo è il merito se viene concepito, se ha nascita e se vede la luce; Te, o Dea, fuggono i venti quando arrivi, e le nubi del cielo; ai Tuoi piedi ad arte la terra fa spuntare fragranti i suoi fiori, a te sorridono le distese marine, e nel cielo fatto sereno una chiara luce e diffusa sfavilla. Cosi’, non appena un giorno rivela Primavera, e dischiuso lo Zefiro fa sentire il suo soffio fecondo, sono primi gli uccelli dalle candide piume, o Divina, a dar segno di te e del tuo arrivo, il cuore scosso dalla tua forza.” (Lucrezio, "De Rerum Natura", Inno a Venere)
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto credon gli sciocchi, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo chi è ben risaputo ad esempio da chi ha interpretato la escort ben (è il motivo della di lei forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare "dalle parole che dici umane" o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Chi sfrutta questa situazione di debolezza maschile non già per vivere il proprio normale e legittimo corteggiamento, ma solo e soltanto per deridere l’aspirante corteggiatore di fronte a sé o ad altri, per farsi gioco e beffe di lui per ribadire con pura vanagloria la propria posizione di preminenza su di lui, e mostrargli quanto lui è insignificante e banale e sostituibile mentre lei è invece unica e da tutti idolatrata viene vista da me come una vera prepotente molestatrice.

4) Cercare la recita del sogno estetico nelle escort serve a non dover illudere, a non illudersi e a non soffrire nel reale.
L'amore "non a pagamento" esprime tutta la sua profonda crudeltà: verso le donne perché le rende potenziali vittime di continui tradimenti, i quali metteranno a dura prova la loro autostima, poiché nella bellezza (da cui nasce il desiderio verso di loro e di conseguenza derivano i loro privilegi sociali e privati) si saranno identificate, e non capiranno come il ricercare la medesima bellezza incarnata in altre donne non implichi, per il loro uomo, il rifiutare loro, e verso gli uomini, poiché la femmina, attirando tutti e respingendone la maggior parte (poiché questo significa la selezione) provocherà in essi profonda ed intima sofferenza, prima sessuale, per la frustrazione dell'inappagamento di ciò che è stato ad arte suscitato, e immediatamente dopo emotiva, per il fatto di essere rifiutati ad onta delle doti e delle caratteristiche che si sono tentate di affinare e mostrare e nelle quali si è finito per identificarsi, o di sentirsi derisi, sbeffeggiati, illusi e feriti nel desiderio, proprio in quanto in loro vi sia di più vero ed insito nelle carni, offesi e umiliati nel proprio puro e ingenuo trasporto verso la bellezza (magari messi in ridicolo, di fronte a sé o agli altri, per i propri tentativi o per il puro gusto da parte delle belle di guardarli dall'alto al basso e di farli sentire alcuni dei tanti, banali scocciatori o con il solo scopo di provocare per compiacersi del negarsi ed infoltire così le schiere di ammiratori). Questo disagio emotivo molto profondo, anche se spesso interiorizzato e ritenuto normale, si profonda facilmente in un vero e proprio disagio esistenziale, nell'osservare come l'amanza, nel cui raggiungimento si crede di identificare la propria felicità, sfugga tanto più lontano quanto più intenso è il desiderio di coglierla e più animosi si fanno i tentativi di carpirla, e nel rendersi conto di quanto tutte le nostre virtù e le nostre imprese, nelle quali abbiamo trasferito noi stessi nella speranza arcana del summum bonus, non valgono in fine né ad ottenere ciò che abbiamo bramato né a farci apprezzare dall'altra. Con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi e per i quali la sfera sessuale influenza fin nel vertice dello spirito le espressioni dell'uomo, questo disagio emotivo nato dal sesso e divenuto esistenziale è causa tanto (come mostrato) dell'infelicità globale dell'essere umano quanto della sua vulnerabilità nella sfera erotico-sentimentale, tanto rispetto al genio della specie (il quale la utilizza per gli scopi della natura) quanto rispetto ad una donna sufficientemente cinica e intelligente da capire come sfruttarla per per fini sia materiali (spesso soldi, ottenuti sovente in modo subdolo, ingannevoli o addirittura ricattatorio) sia "spirituali" (la vanagloria di cui sopra e su cui ci dilungheremo in seguito).
Per me l’escorting è quello che la grande tragedia attica classica era per il mondo greco: una momentanea interruzione del regno apollineo nella quale è dato all’uomo sperimentare le ebbrezze e le follie dell’insondabile regno dionisiaco senza rompere per sempre l’ordine razionale di cui è parte, provare la furia orgiastica della vita primordiale cupida di sé e antecedente la frammentazione in individui senza esserne annientato per sempre, attingere insomma dal substrato profondo e terribile dell’esistenza senza venirne distrutto; le escort sono come grandi attrici sulla scena, permettono all’uomo di vivere l’estasi senza che il relativo tormento sconvolga la vita fuori dal palco: se poi uno si fa prendere la mano pretendendo di proseguire la finzione anche fuori da "teatro" peggio per lui; i savi pagano solo il biglietto, salato ma pur sempre razionale, e godono della bellezza e della furia della natura senza essere dilaniati nella realtà; tale rappresentazione scenica permette all’uomo giusto di non essere più dipendente dalle donne che lo vorrebbero usare come strumento attraverso il disio sessuale suscitato ad arte: chi sa che può attingere all’ebbrezza pagando il biglietto alle donne non si lascia dilaniare nel reale da esse.

5) Non è normale ottenere i favori di una donzella. Non basta che vi siano motivi "ostativi" all'evento, ma devono esistere motivi validi "a favore" di esso. E tali motivi sono rari come le vincite alla roulette. Chi si ostina a giocare sui "grandi numeri" e a sperare che la prossima sia la volta buona è come il giocatore ingenuo che aspetta l'uscita di un numero in ritardo, non sapendo che i numeri non hanno memoria e che ogni volta che si rigioca la probabilità torna la stessa (bassa). E questo anche senza contare che nel mondo le roulette (e le donne) truccate (in tutti i sensi) abbondano.

6) Pagare è l'unico modo, per chi non è un Casanova vero, per avere come come amante una di quelle donne dalla bellezza tanto "alta e nova" da poter essere, in condizioni ordinarie, soltanto vagheggiate di giorno, nel sogno ad occhi aperti di chi le mira gir per via, o castamente disiate di notte, come l'imminente luna e le stelle palpitanti, dall'anima sospesa di chi, nel silenzio e nello stupore, eleva a loro lo sguardo sospirando, le quali nella vita "ufficiale" fanno magari le modelle, e per avere un'esistenza molto agiata sono disposte ad arrotondare concedendosi per una notte a clienti, invaghiti dalle loro fattezze e dalla loro classe, disposti a pagarle cifre ben superiori allo stipendio medio di un impiegato.

7) COME SI FA A CHIEDERE PERCHE'?
Pare evidente, anzi lampante, dai discorsi che le più belle e desiderate, quelle davanti alla cui parvenza "parlare null'omo pote ma ciascun sospira", proprio perché potrebbero avere qualsiasi storia con qualsiasi uomo, provano solo sovrano disprezzo per chi pensa di poter ottenere un'avventura con loro, e concedono le loro grazie solo a chi riesce, con arte sopraffina e inimitabile di parola e di gesta (sostenuta da non comuni doti di bellezza, intelletto, ricchezza o virilità, a seconda di quel che ogni donna considera più importante) a farle infatuare di sé, oppure per denaro o comunque interesse.
Se non si paga l'incantamento estetico-amoroso diviene ossessione: non si può certo pensare di dover vivere in castità o in frustrazione fino all'anima gemella....
Le donne intanto possono divertirsi perché a loro basta cedere, mentre un uomo deve sempre "fare qualcosa" per rendersi gradito agli occhi dell'amata (comunque disiata al primo sguardo: "chi è questa che vien c'ognom la mira che fa tremar di chiaritate l'aere e mena seco amor
sì che parlare null'omo pote ma ciascun sospira") o almeno (per aver speranza) recitar da giullare per far divertire la donna, o da seduttore per compiacere la sua vanagloria (anche se magari in forme moderne o anticonvenzionali).
Il proprio bisogno naturale e fisiologico o, nei casi più elevati, estetico-ideale, di bellezza non può essere appagato dai rari ed improbabili casi di incontro "gratuito".


Allora lasciamo che ogni volta si abbia quel desiderio lo si cerchi di appagare con le escort in grado di recitare il sogno estetico completo, anziché andare per le vie del mondo cercando amiche per dialogare, con la segreta speranza che poi il dialogo si trasformi in passione. Smettiamola di illuderci. Meglio l'illusione a pagamento.
Smettiamola di chiamare pigro o insicuro chi a priori rifiuta di cercare prima di tutto la comunanza di interessi, l'intesa, l'amicizia nelle donne, anche quando ha bisogno di sesso o di amore, perché "da cosa nasce cosa", e di dire che questo è il modo umano mentre l'altro (il cercare le escort per questo, e il loro elisir d'amore) sarebbe solo "consumista". Ho spiegato prima (nei punti 1 e 2) perché proprio questo criticato comportamento sia invece in grado di lasciare l'amicizia (quella vera) al libero incontrarsi delle anime, non spinte da altro interesse o da necessità "probabilistiche".

Non è pigrizia, perché da giovani ci si prova,poi però quando si vede (da esperienza proprie e altrui, dal mondo, dal cinema ecc.) che il più delle volte si perde solo del tempo o si
finisce per rendersi ridicoli (quando non capita di peggi e di soffrire
emotivamente) se si è intelligenti si cambia meta.
Anche puttanieri non si nasce, lo si diventa. Come puttane. A volte la
scelta non è data dalla libido, ma dalla ragione (è il mio caso). Io
l'ho scelto freddamente, anni fa. Non lo sono diventato per caso o
compulsivamente.
Non è pigrizia: è consapevolezza dell'irrealtà di certe situazioni
(nulla è gratis) della disparità di numeri e di desideri, e voglia di
evitare atteggiamenti inutili e alla fine, quando insistentemente ripetuti, anche non dignitosi (oltre che, nel caso di uomini sensibili come me, di evitare a priori la possibilità di lasciarmi irridere, umiliare o sbeffeggiare nel desiderio dalle stronze o comunque di farmi sentire "uno fra i tanti", un banale scocciatore, di guardarmi dall'alto al basso, di guardarmi a prima vista con sufficienza se non con aperto disprezzo, e di ferirmi in seguito emotivamente o di provocarmi disagio psicologico, soprattutto nelle situazioni "asimmetriche" in cui è evidente la bellezza ma non il suo corrispondente intellettuale, ossia il cor gentil, che solo potrebbe consentire all'uomo di star di paro a quel dono divino).
Non c’entra la paura di non riuscire: è un calcolo delle probabilità (e non venitelo ad insegnare a me), un puro calcolo razionale. Deriva da una disparità di numeri: tutti bramano la donna bella e giovane e conforme al sogno estetico dell’anima moderna (abbastanza restrittivo), mentre al contrario le donne hanno desideri più vasti, apprezzano varie virtù, varie forme e varie età dell’uomo (per cui tanti potrebbero eventualmente piacere loro), le belle (nel senso specificato) sono poche e la concorrenza è altissima, anche quelle di bellezza mediocre sono circondate da stuoli di ammiratori. E’ un rapporto di mille a una.
Deriva da una disparità di desiderio: tutti gli uomini bramano, accanto ovviamente agli altri rapporti, una notte di ebbrezza e di piacere con una dama ammaliante, mentre le donne in genere non si concedono se non per amore o per interesse, oppure perché infatuate (ossia come se fossero innamorate, per opera del seduttore che ha saputo interpretare la parte del dongiovanni conquistando la vanagloria femminile).
La probabilità diviene una su un milione, poiché non si può pretendere di pensare che proprio colei da noi bramata fisicamente sarà attratta da noi e dalle nostre eventuali doti d’intelletto e di eloquenza. Né si può pensare che colei che ci apprezzerà sarà a noi gradita fisicamente. Inoltre si potrebbero possedere doti valide e virtù deduttive, ma non quelle gradite alla donna in questione. Si possono avere tante chiavi ma delle porte sbagliate. Oppure si potrebbe avere la chiave giusta, ma potrebbe essere impossibile usarla per le circostanze inopportune (come i moderni luoghi di divertimenti in cui l’uomo d’intelletto è ridotto ad un nulla, giacché non può mostrare le sue principali doti, ossia la cultura e l’eloquenza, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, mentre la beltà muliebre è comunque resa evidente ed esplica la tutta la sua attrattiva).
E in ogni caso: perché doversi considerare in obbligo a fare qualcosa? Perché doversi sentire, in ciò che dovrebbe essere un ristoro dalle fatiche dello studio e del lavoro, sotto esame? Perché dover accettare di porre la donna, a priori, su un piedistallo, conferirle doni e offerte votive (in senso materiale o figurato), preghiere e corteggiamenti? Perché pagare comunque in moneta o in sentimento, sincerità (quando si recita da seduttori per la sua vanagloria) o dignità (quando si fa da giullari per farla divertire) per lei, e ricevendo in cambio la sola speranza? Perché dover accettare la tensione psicologica da lei imposta (attraverso il suscitare ad arte il nostro desiderio, attraverso il volerci far recitare da seduttori, attraverso il suo metterci alla prova per pura vanagloria, per diletto, per autostima o a volta anche per derisione e umiliazione)?
Anche nei casi di non stronzaggine non è comunque piacevole ricevere continuamente rifiuti come regola (non si può pretendere di pensare di essere graditi nella maggioranza dei casi).
Perché provare n volte con la speranza che la n+1 esima sia quella giusta?
Non siamo tester!
Troviamo dunque quella giusta lasciando fare al destino! Senza sforzo e senza insistenza, con serenità e fiducia in noi, senza volerci forzare né spingere gli eventi....

E' d'uopo cessare di vedere in ogni donna desiderabile la possibile amante, di illudersi ch'ella possa corrispondere il nostro profondo sentire che ci muove ad amare la sua bellezza o di tentare di illuderla con arti ingannatrici (anche perché, lasciando da parte ogni altra considerazione umana, sono pochi coloro che in esse eccellono davvero come Misha, e se neppure essi riescono ad aggirare le difese di Irina e Vlada e di altre, non vi può essere realistica speranza per i tanti sedicenti dongiovanni).
Se ella preferisce altro alla nostra compagnia o se desidera altri piaceri da quelli che noi per natura vogliamo da lei non è saggio ingannare o lasciar illudere noi o lei. Insistere o provare ogni volta ad "offrirci", come par naturale nelle italiche terre, conduce soltanto a conoscere l'affanno e la delusione reiterata (la probabilità è minima, l'errore in una simulazione di BER), con conseguente afflizione erotico-sentimentale, oppure a far conoscere alle pulcelle l'amarezza di non poter avere amici privi di secondi fini non dichiarati.
Dobbiamo dunque comportarci come se le donne che conosciamo normalmente sessualmente non esistessero
e considerare soltanto le escort come possibili attrici del nostro sogno estetico.
In tal modo otteniamo il duplice fine di far provare il duro gelo dell'indifferenza a quelle che disprezzano i propri ammiratori, punendo la loro stolta superbia, e di poter offrire un'amicizia disinteressata alle donne che invece ci sono affini per sentimento e intelletto o mostrano di meritare il nostro apprezzamento anche per doti diverse da quelle "amatorie".

Per essere indifferenti alle "stronze" e amici alle altre servono le "attrici" disposte a concedersi a pagamento (altrimenti, poiché il naturale bisogno, legato alla sfera sensitivo o sublimato a quella intellettiva, di godere della Bellezza è inderogabile, a pena di ossessione e di infelicità profonda, sarebbe la teoria della probabilità, ed in particolare la legge dei grandi numeri, ad imporci di "tentar la fortuna" con ogni donna catturi il nostro sguardo).
Sceglierle è un segno di buon senso e di buon costume sentimentale, altro che di pigrizia!

Sì, sono possibili i contatti umani anche con donne non escort, ma quelli di amicizia, mica di
godimento estetico: quello non c'è liberamente e facilmente, non c'è gratis, ma sempre legato ai fattori descritti in precedenza; mentre va assolutamente evitato qualsiasi contatto umano con le cosiddette "stronze", al fine di non dar loro possibilità alcuna, nemmeno al primo sguardo, di provocarci del male psicologico o di trattarci con sufficienza).

Fa parte dell'Etica Nicomachea evitare di agire se la possibilità (in questo caso quasi sempre chimerica) del piacere è annullata dalla probabilità (quasi sempre certezza) e realtà del dolore correlato.

Proprio chi ha mostrato l'insussistenza di certe facili realtà (vedi i dongiovanni e i gaudenti gratuiti),
Proprio chi ha fatto volare via i castelli di carta dei faciloni
vanitosi,
Proprio chi non perde occasione per mettere in ridicolo e umiliare, davanti a sé o agli altri, chi si illude di poter avere rapporti con donne del proprio livello intellettivo ed estetico,
Proprio chi disprezza colui che sbava dietro ad ogni creatura femminea vagamente assomigliante a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, e pur di avere una speranza fa e dice cose incredibili o poco dignitose, bugie e assurdità, o non resistendo al fascino della bellezza si appresta a far da cavalier servente e diviene di fatto uno zerbino privo di personalità, o cedendo all’abbandono dei sensi si comporta in modo poco consono come un fanciullo incontinente o una lumaca che lascia la scia,
Proprio chi mostra atteggiamenti di sufficienza quando non di aperto disprezzo verso colui il quale tenta un qualsiasi approccio a fine sessuale (esplicito o implicito, diretto o sfumato), perché non le piace come la guarda bramoso, come le parla anelante, come la segue sperando,
Proprio chi rende evidente l’insussistenza dei falsi miti (l’uomo denim, l’italiano amato da tutte ecc.,
Proprio chi continua a ricordare, a raccontare e a inventare gli
infiniti modi in cui donne pari suo possono irridere nel desiderio,
mettere a disagio emotivo, sbeffeggiare pubblicamente o
psicologicamente, far sentire nullità, illudere e sbranare, o distruggere nell'intimo
i propri non graditi ammiratori e spasimanti,
Proprio chi insegna a disprezzare colui che non è all'altezza,
Proprio costei dovrà capire ed anche apprezzare questa scelta erotico-sentimentale.

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Yorum Gönder

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