IL MESSAGGIO SOTTESO DELL'AUTRICE
SUL MERETRICIO
Eccettuate coloro che sono costrette da qualcuno mediante minaccia o debito capestro, le quali devon chiamarsi vittime e non prostitute, le prostitute (siano esse nascoste sotto le vesti di "accompagnatrici per uomini d’affari" o sotto quelle di "ballerine") sono coloro che, anziché vendere le proprie capacità, il proprio intelletto o le proprie braccia per cifre modeste, come gli altri, preferiscono vendere piacere, spesso a cifre più elevate rispetto alle persone loro coetanee.
Se ciò sia dignitoso o meno, lecito o no, tollerabile o no, se ne valga la pena e quale sia il prezzo di questa pena, PUO' ESSERE STABILITO SOLO DALLA SINGOLA PERSONA INTERESSATA.Quello che pensano gli altri, il volgo vile, il clero, i falsi sapienti, è irrilevante.
In ciò che riguarda esclusivamente due persone adulte e consenzienti (ivi compresa, fra le altre cose, la sfera sessuale) le regole (e i principi da cui debbano essere ispirate: cosa sia dignitoso, equo, accettabile, morale, cosa debba essere il sesso, ecc.) sono stabilite da loro e solo da loro.
L'importante è che nessuna delle due persone venga costretta mediante violenza, minaccia, inganno o abuso di autorità, non già che la sua scelta sia motivata dal calcolo razionale e dell'interesse materiale piuttosto che dall'amore, dal piacere, dalla libidine, dalla vanagloria e da quant'altro, giacché si tratta di motivazioni assolutamente personali e ingiudicabili.
SUL SESSO LIBERO:
Manuela75 pensa che farsi belle e sfruttare la bellezza per i propri fini sia una mancanza di libertà.
Messer Duval pensa che una donna emancipata si debba comportare, nel desiderio, come un uomo, ossia disiando la bellezza e non facendosi bella, e ricercando incontri ogni sera (sesso libero).
Qui si confondono le scelte libere con le scelte casuali. Se per scelta libera si intende una scelta che nasce senza motivo alcuno allora la libertà non esiste nella sessualità, né maschile né femminile.
Mai come in quell'ambito gli individui sono condizionati. Il sesso, ed il piacere ad esso correlato, non è dunque mai libero nel senso di "casuale", ma sempre condizionato e motivato.
Quando non è motivato dal genio della specie lo è dall'interesse razionale.
La donna perde valore se cede al sesso facile con chi le va. Non è una questione di libertà (sesso libero non coincide con libertà sessuale, che è invece possibilità di decidere in autonomia), bensì di autostima e opportunità. Concedendosi facilmente e sovente (ancorché in maniera casuale) la donna perde quella posizione di privilegio data dal desiderio che sa suscitare. Non ottiene nulla se non il piacere reciproco e decade dal suo stato di meta "ideale", quasi irraggiungibile, che tanto potere e tanta attrattiva esercita sull’uomo (è la natura del desiderio)
Il presupposto perché il valore attribuito al "bene" che custodisce, ossia la sua bellezza, le sue grazie, la sua avvenenza, la sua capacità attrattiva (fisica e intellettuale), sia elevato è proprio che tale bene sia difficilmente reperibile. Se tutti coloro che, casualmente, non le dispiacciono possono ottenere subito le sue grazie, esse inevitabilmente sono svilite, in quanto, comportandosi tutte così, anche coloro i quali non sono graditi potranno trovare facilmente il medesimo bene. L’unico modo per rendere assolutamente nobile quel bene e degno di sacrificio è restare, come donna bella e disiata, sommamente preziosa e difficile da cogliere. Per questo si concederà solo ai migliori, intesi come coloro i quali mostrano d’innanzi a lei, nelle prove cui si sottopongono, nelle parole, nei gusti, nelle azioni, nei comportamenti, nelle scelte, e anche d’innanzi alla vita e al mondo, di saper raggiungere l’eccellenza in quella dote che ella, nel suo personale e insindacabile giudizio, ritiene precipua (di solito può essere la bellezza, l’intelligenza, la ricchezza o la virilità), oppure anche ad altri, ma in cambio di qualcosa di indubbio valore. Questo qualcosa, nel mondo mercantile, non può che essere il denaro (tanto denaro), o comunque un’agiatezza di vita: i modi sono "sociali" ma il desiderio è "naturale" (da ambo le parti). Questa è la prostituzione in senso lato (che comprende ovviamente anche l’escorting) la quale nasce non dunque da un’inferiorità della donna ma da un suo naturale privilegio e dalla voglia di mantenerlo e farlo fruttare oggettivamente. Forme più sfumate di prostituzione al di là del culto di venere e del matrimonio sono i corteggiamenti in cui per la donna si donano anche solo vaghezze materiali come gioielli da favola, vacanze in luoghi da sogno, vestiti firmati, auto sportive, oggetti di gran lusso. Tutto è vanità, ancor prima che interesse. Il denaro è, nella prostituzione non dettata dal bisogno (quindi dalle top escort alle fidanzate vip) una semplice unità di misura, ma è quella universale.
Quello che non capiscono donne come manuela (perché scomodo per sé e per la propria invidia) o non vogliono capire uomini come duval (per non sentirsi gazzelle) è il motivo profondamente psicoanalitico delle donne che si fanno belle ed usano la bellezza per autoaffermarsi.
E' una questione di autostima e di sessualità parallele: l’uomo cerca l’apprezzamento (anche economico perché oggettivo) in attività legate a quello per cui ritiene di essere ammirato dalle donne o ritiene essere l’archetipo di riferimento da perseguire e in cui identificarsi (l’intelletto, la forza, la cultura ecc.), la donna farà parallelamente la stessa cosa negli ambiti che ritiene più vicini alla sua essenza femminea (ossia la bellezza, il fascino, la seduttività) e in quello per cui sa di essere massimamente desiderata dagli uomini (la bellezza sensuale): di qui il concedersi per interesse non come necessità, ma come modo per stimare le proprie doti, per misurare il proprio valore, per avere una conferma oggettiva di sé (certo vi sarebbe il pubblico, ma le donne amanti dell’avventura e della sfida vogliono confrontarsi con ogni singolo per vedere con ciascuno fin dove si possono spingere, fino a che punto arriva il desiderio suscitato in loro: il denaro non è in questo caso un mezzo di sostentamento o anche solo di arricchimento, o, meglio, non solo di arricchimento, ma un metro di misura veritiero e inconfutabile, ché le fole e le parole degli umani volano mentre i denari restano, e tutte possono avere promesse vane e stupidi regali, mentre non è da tutte ottenere un compenso da grande artista per la propria prestazione, e l’uomo così diviene lo specchio in cui mirare riverberate le proprie attrattive, corporali e intellettuali, e con esse l’immagine della propria vanità, ma è esattamente quello che fanno gli uomini negli altri mestieri)
Vi sono sì mille altri modi per farsi pagare tanto, e sentirsi valutati economicamente, ma il denaro in quel caso non sarebbe il metro di misura di QUELLA dote in cui ogni donna per natura sa d’esser massimamente disiata e ammirata dall’essere profondo dell’uomo. E’ naturale dunque che persegua l’autoaffermazione proprio nella sua bellezza o comunque cerchi una stima oggettiva di essa.
E’ naturale che primieramente l’uomo ricerchi ed ammiri in una donna le sue belle forme, l'armonia del corpo, la vaghezza del viso e l'altre grazie corporali,
Ad ogni modo, sin dal primo istante, si vede, nella donna, la femmina, il che non è dispregiativo (almeno in un contesto in cui si parla di sessualità, non di lavoro, di studio, ecc.) e la si sceglie in base alla bellezza e i desideri profondi che sa suscitare (ma in questo caso profondo è sinonimo di istintuale, naturale, insito nelle carni, di ciò che è antico, e non di intellettuale ed elevato e frutto del pensiero). Con gli occhi dell’immaginazione e i sensi del corpo si desidera subito, con la stessa naturalità di una cascata irrompente nella calura dell’estate o di un’aurora sorgente sull’onde lucenti del mare, vivere momenti di ebbrezza e di piacere discinto da tutto e tutti (o, per chi non pone fiducia alla fugacità delle gioie terrene, di sublimare gli istinti e i desideri nella divina grandezza dell'arte, o comunque ad un livello intellettivo, in opere, suoni, immagini, nel quale possano dare piacere per più tempo di qualche minuto, e tramandare il ricordo ai posteri, ma questo è già il discorso successivo).
...E SULLA BELLEZZA
Tornando al racconto, è notevola la descrizione che l'autrice fa delle due bellezze contrapposte: quella aurea di Olga e quella bruna di Irina.
La prima è descritta, al pari della Beatrice di Dante che "benigna sen va sentendosi laudare", dall'esterno, per gli effetti che provoca sugli spettatori circostanti, mentre la seconda è narrata dall'interno, a partire dal suo modo di volersi mostrare al mondo.
Entrambe paiono eteree e impalpabili come lumi di stelle lontane, e chi, pagandole, può sognare per una notte di raggiungerle, sembra soddisfare il desiderio di cogliere un fiore particolare, una rosa del paradiso, una bellezza eccezionale, una perla rara e preziosa, una donna, insomma, la cui bellezza stia tanto in alto da non potersi raggiungere nel mondo comune. Diceva il Leopardi che l'inesperto amante rimira nel volto della luna l'effigie della donna che dentro di sé desidera. Per questo appartengo alla schiera di coloro che, ad esempio, amano, sopra ogni, cosa un'accompagnatrice alta e statuaria, come le modelle della televisione, non già per "nequitia", ma per avere il piacere di poterla contemplare "suspiciens", come direbbero i Latini (letteralmente "guardando dal basso verso l'alto"), proprio come si fa per la notturna lampa, provando quell'anelito alla bellezza, quello slancio purussimo verso l'idealità, quel senso di sospensione fra cielo e terra, quell'abbandono soave al desiderio, propri del giovincello che, nel silenzio della sera, tra sogno e realtà, rimiri nella luna la fanciulla amata. La luna, l’intatta luna, la vergine luna, la graziosa luna è, per ogni uomo nato sotto il segno del cancro, l’immagine, quasi il simbolo, della speranza vergine, incolume, dell’ignoranza completa del male, delle sventure, de’ patimenti, il fiore, insomma, primissimo della vita. Proprio il non poterle tangere, il doverle ammirare in una lontana dimensione d’incanto e di sogno avvolge quelle gioie e quelle speranze tipiche dell'animo fanciullesco con un alone di luce diffusa, con un’aurea di idealità armoniosa e beata destinata inesorabilmente a svanire a contatto con le terrestri cure. Come la luna la escort è un sogno, che si materializza solo per poche ore, sia pure a pagamento. Ciò non ne svilisce il significato, se l'arcana bellezza della donna permette lo schiudersi purissimo di quel desiderio.
Può essere bionda, come le madonne petrarchesche dagli "occhi soavi e più chiari che il sole" da far giorno seren la notte oscura", e rappresentare, nella sua chioma d’angelo magnifico, tutta la bellezza delle piagge luminose della luce e delle distese marine baciate dal sole mattutino,
e chiamarsi Olga,
può essere mora, come l'eccelsa del Poema Paradisiaco, e come l’alta e sottile creatura dalle lunghe chiome, simili alle scure acque silenziose d’un fiume segreto in una notte d’oblio, refluenti attorno al suo viso, dolce e chiaro come la luna quando riluce placida sul mare notturno, e raffigurare, tra le onde della voluttà, tutto il mistero della bocca che perde le anime e tutta la purezza di quella che dice "Ave", e nomarsi Irina:
in ogni caso il suo vero nome è poesia.
Se la Donna è come un verso, non può e non deve essere apprezzata dalla Ragione, ma deve essere amata dall’anima nell’istante in cui si fa visibile,
allora l’uomo è come la prosa ampia, elegante ed armoniosa del Boccaccio: ha bisogno di tempo e di spazio per esplicare tutto il suo fascino e deve soprattutto comunicare un senso.
Una donna potrà apprezzare un uomo dopo averlo conosciuto nel fondo dell’animo, così come si apprezza un romanziere, il suo pensiero e il suo stile, dopo aver letto le sue opere, ma per un Uomo non esiste fiamma d’amore vero che non scaturisca dalla vista, il più nobile dei sensi, come sosteneva Cavalcanti. Dall’ammirazione per la Bellezza l’uomo dotato di intelletto si eleva alla contemplazione di quel mondo Ideale dello spirito a cui ha anelato a lungo nelle sue speculazioni filosofiche o nelle sue estasi artistiche. La Donna, sacerdotessa di Citera sulla Terra, proprio come un verso perfetto, deve rispettare, nel corpo e nello spirito, nel vestire e nel guardare, nel comportamento e nelle movenze i canoni classici di armonia, di compostezza e di equilibrio, raffigurando al contempo l’elegante slancio della bellezza terrena verso quella divina con la grazia dello stelo di un giglio proteso verso la luce.
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