IL "SUGO" DELLA STORIA
(DALLA PERPETUA DI DON ABBONDIO ALLE ESCORT)
Dalla lettura congiunta dei due racconti emerge chiaramente la morale rivolta ai lettori: non sono rappresentati negativamente né i clienti (simili nella loro fede ingenua ma interessata a Don Abbondio, nella storia di Irina), né i volitivi alla don Rodrigo (come Andrej, nella storia di Olga), ma soltanto gli ingannatori, coloro che, come Misha, utilizzano l'illusione per sfruttare economicamente e sentimentalmente gli onesti guadagni delle meretrici. E' infatti solo contro Misha che dall'Olimpo il dito di Giove Punitore, per l'occasione tramutatosi da Greco a Greco-Ortodosso russo (magari pure ateo), scocca il fulmine (che colpisce a sua volta un dito).
Le genti possono dunque estrapolarvi il seguente messaggio (o, appunto "sugo" della storia, per dirla manzonianamente).
Per una prostituta può essere più dignitoso offrire servizi sessuali per un'ora piuttosto che lavorare un'intera giornata per una paga modesta compiendo attività scorrelate rispetto la propria cultura e alla propria preparazione (come accade a molti giovani) e inutile per una carriera soddisfacente. Una donna può trovare più dignitoso, anziché guadagnare poco in molto tempo (come fanno i suoi coetanei), guadagnare molto in poco tempo, offrendo le sue grazie. Scelta rispettabilissima, in quanto si tratta del suo corpo e della sua vita privata, sulla quale nessun uomo liberale ha diritto a giudicare.
Per un uomo può essere più dignitoso pagare per un momento di ebrezza, per abbandonarsi senza altre preoccupazioni, alle onde della voluttà, per trovare una donna disposta a recitare il suo “sogno estetico”, piuttosto che doversi sentire costretto dalla tradizione o dai capricci del caso a recitare la parte del giullare o del seduttore, per compiacere la vanagloria femminile, vagare per il mondo alla ricerca di un'impossibile anima gemella, o illudere con le parole dolci donzelle quando il suo unico desiderio è una notte di piacere.
Clienti e prostitute possono trovare più dignitosa e corretta la loro condotta rispetto a quella di coloro che contraggono matrimoni (legittimi) di interesse o giudicano degni di interesse solo i parner dotati di mezzi economici rilevanti o di una posizione di potere.
Per un uomo può essere più dignitoso accordarsi civilmente con una donna disposta a recitare a pagamento il suo sogno estetico per un tempo prestabilito, piuttosto che scegliere una fanciulla sedicente “onesta”, sostenere i rischi e i sacrifici, i disagi e le privazioni, caratteristici delle campagne militari che sono tipici, come reso immortale da Ovidio nei suoi esametri perfetti, dell'”Ars amandi”e poi, una volta raggiunto il suo cuore e con esso il piacere, finire per illuderla e abbandonarla. Non è forse questo “ratto ingannevole” più turpe di un accordo chiaro e onesto fra individui?!
Per una donna può essere più dignitoso dichiarare subito di volere un compenso per l'offerta del proprio corpo e dei suoi nascosti piaceri piuttosto che recitare la parte della turris eburnea, sfruttare il disio altrui per vedersi recitare la parte del giullare o del seduttore, ad esclusivo beneficio della propria vanagloria e poi, con fidanzamenti od unioni matrimoniali, ricevere di fatto molti doni e benefici economici, dando in cambio comunque la propria compagnia e il proprio corpo, infine andandosene quando il vaso della bramosia è colmo. Se ciò non è mercato del sesso, è almeno mercato dei sentimenti. Non è forse più turpe ?! Comunque si tratta di problemi su cui la sensibilità individuale è l'unica signora e nessuno, tanto meno a nome della collettività, può esprimersi al posto di un altro.
C'era forse per tutto quanto detto più comprensione ai tempi dei Romanov che ora nel 2006, quando, allorché una donna virtuale preferisce uno stimolo letterario al pc ad una cena reale con un pisquano, viene definita acida, o quando si mette ancora in dubbio la naturalità dei motivi per cui si cercano le escort, ignorando quanto di cui sopra e ai precedenti capitoli.
Probabilmente la colpa ricade anche su certe femministe, le quali considerano oggetto la donna solo perché decide di interpretare il segno estetico dell'uomo in cambio di un compenso economico (esattamente come un'attrice), oltre che ovviamente sui maschilisti i quali si vantano di esser dongiovanni irresistibili, pensano e pretendono le donne sempre pronte alla copula con loro (e senza nulla in cambio) o vogliono poter considerare come oggetti le Sacerdotesse di Venere.
Su questo ci siamo ampiamente dilungati.
Ora concludiamo solo dicendo che le considerazioni degli uni e delle altre sulle prostitute erano forse vere nell'ottocento, ma certo non oggi, ove, come dimostrato dai racconti del ciclo russo di CHIARA DI NOTTE il sacerdozio di venere è caratterizzato da una fortissima spinta soggettiva (e dunque della donna come soggetto e non oggetto, sia pur sempre, per natura, oggetto di desiderio).
Bellezze come Irina e le altre stanno alle lamentose manuela75 come le amazzoni dell'Iliade starebbero alle piagnone di Savonarola.
Mentre le seconde si ritirano dal campo (nel caso, il meretricio) piangendo e invocando punizioni dall'altro, le prime vi rimangono per adeguarlo alle loro esigenze, se necessario combattendo per difendere i propri interessi e i propri diritti e per rivolgere la situazione a proprio vantaggio.
Quello che Papa Borgia, ammirato da Nietzsche, chiamerebbe "Eros dionisiaco", il piacere puro ed assoluto (da ab-solutus-sciolto), discinto dai rapporti personali (dalla loro gestione) e dalle fatiche del corteggiamento e ridonato alla furia originaria della vita di natura cupida di sé antecedente la frammentazione in indivudui, l'ebbrezza assoluta (quella tipica dell'arte: nel meretricio si può godere dell'estasi più profonda e terribile della natura senza che il relativo tormento sconvolga la vita, gli interessi e i sentimenti dell'individuo) costituisce una parte inscindibile della sessualità.
Questa sessualità che, rotta ogni legge umana e divina (come appunto è tipico dell'ebbrezza dionisiaca) è santificata dalla pornografia
e celebrata, nel senso di messa in pratica nei corpi degli individui, attraverso la prostituzione (detta appunto: Sacro Antichissimo Culto di Venere Prosituta) in passato è stata volta solo al maschile.
Le femministe della FALSA LIBERAZIONE hanno così creduto di maledirla, considerandola negativa in sé solo per questo fatto (e se ne lamentano, appunto come moraliste piagnone degne della Firenze del Savonarola, invocando il proibizionismo e giustificando la loro illliberale volontà con una presunta mancanza di volontà soggettiva della prostituta).
Le Femministe libertarie invece ne riscoprono il valore intrinseco e la vogliono volgere ANCHE al femminile.
Un fulgido esempip è la "pornofemminista" Ovidie, per non dire di Marcela Jacub o Cathrine Millet, grandi sostenitrici della libertà di prostituirsi.
Esse se ne vogliono riappropriare per quanto appartiene anche a loro, come a tutti i viventi.
Duval e le vetero-femministe come manuela75 invece vorrebbero farci credere di essere ancora la situazione ottocentesca dell'eros dionisiaco, ma sono smentiti dalla realtà.
Ad esempio questo ciclo di racconti dalla russia, ed in particolare la storia di Irina, ci ha mostrato la prostituta come non più sottomessa senza altra scelta o possibilità, costretta dalla mancanza di altre doti o alternative valide di vita (come piacerebbe pensare a duval) o indotta e sfruttata d’altrui, bensì come una Donna emancipata dal fisico superbo e dalla cultura superiore che stabilisce e raggiunge i propri scopi (materiale e/o spirituali)
di ricchezza e di autostima usando gli uomini incantati dalla sua bellezza fuori dall’ordinario e rapiti dalla grandezza della sua arte scenica che li avvolge e li divora.
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