Traendo ispirazione dal modus operandi di Madonna Chiara, decido di incipiare una serie di post (per una volta brevi, ma costituiti dalla stessa sostanza, ossia del medesimo argomento, e quindi nominati gocce) riguardanti episodi storici illuminanti su questioni come la gloria, la forza d'animo, la volontà, il merito e la grandezza. La prima di queste serie sarà coerentemente dedicata a Napoleone. Non è aliena da questa scelta la considerazione di come Madonna Chiara stessa, per la sua capacità di raggiungere il vertice partendo da origini non propriamente aristocratiche, per la sua tenacia nell'impegno, per la sua perfezione nell'arte che le ha dato la gloria e le darà l'immortalità (le qualità per eccellere nell'ars amandi, nell'escorting, nei forum, nella conquista in generale, di anime, di popoli, di corpi o di spettatori virtuali non sono sostanzialmente diverse da quelle proprie delle campagne militari napoleoniche) frutto sia di doti innate sia di studio, per il suo essere la figlia più eccelsa della "rivoluzione" (in questo caso escortistica, intendendo con essa la rivendicazione di forza e di libertà delle independent escort, delle loro scelte e della loro cultura, rispetto allo stereotipo tradizionale della prostituta debole e tale per mancanza di altre doti o possibilità), per la portata innovativa delle idee alla base del suo agire, per l'odio e l'invidia profondi di cui è circondata e da cui muovono le gigantesche coalizioni contro di lei (sempre regolarmente battute sul campo), sia la "Napoleone" delle escort. I pisquani, simmetricamente, paiono simili ai tanti piccoli reazionari che vi si opponevano, incapaci di comprenderne e la grandezza e di accettare il cambio di prospettiva epocale. L'invidia di chi è nato re eppure sfigura di fronte ad un imperatore che si è "costruito" da solo e l'odio dell'impotenza di chi sa di essere (in quanto a capacità, doti, impegno) un puro nulla di fronte a lui rivivono negli atteggiamenti tipici di chi oggi, in un modo o nell'altro, con un pretesto o con un altro, con una giustificazione più o meno basata sulla morale, sulla politica, sulla giustizia, sul diritto, sulla vendetta (ah, quanti erano gli argomenti per condannare Napoleone! Ma tanto era evidente fossero altrettanti pretesti che gli Inglesi, riconoscendolo onestamente, preferirono relegarlo in esilio piuttosto che processarlo) la combatte coalizzandosi con chiunque abbia in comune questa stessa avversione, che è "il più abissale di tutti gli odi" (Nietzsche).
SALUTI DALLA SUBLIME PORTA
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