LE MENTITRICI NON SONO MAI SOLE. OGGI C'E' ANCHE ORIANA DI EF
Ero provvisoriamente tornato sull'Immondezzaio solo per leggere i commenti alla tragicomica sentenza della Cassazione (sempre che sia vero quanto riportato dai giornali) e non ho potuto non notare cosa finisce per dire colei che ha postato la notizia.
L'argomento è vasto, e vasta (ma senza sconti) sarà la mia risposta.
[quote]QUESTO E' UN CUMULO DI MENZOGNE.
by orianaa on 10.03.2010 15:53
io sono proprio fuori da questo coro.
io da donna amo le donne. amo quella sensibilita' che solo noi possediamo. amo quella forza interiore che ci spinge a vivere e a riscattarci anche quando il futuro e' avverso. amo le donne che si presentano al colloquio di lavoro vestite in maniera provocante xche' hanno compreso che gli uomini si piegano solo davanti alla figa e poco importante e' il cv vitae. amo anche quelle che piuttosto che farsi palpare dal capo si provocano dei lividi per sfuggirgli intorno alla scrivania. amo quelle donne che se nn la danno vengono giudicate di legno e amo anche quelle che se la danno solo a chi vogliono loro vengono considerate vanitose e amo anche quelle che se la danno solo x puro piacere fisico vengono chiamate troie. amo le donne che si occupano di grandi aziende e che hanno trasformato imprese maschili in imprese dove e' stato creato il nido aziendale ma amo anche la piccola imprendidrice che nella sua libreria sforna torta di mele e un luogo caldo dove poter allattare dei bebe' al seno.
amo molto meno gli uomini. troppo aggressivi verbalmente e ancora di piu' fisicamente, amo molto meno gli uomini per la maggiorparte incapaci di accettare un no grazie, amo molto meno gli uomini xche' credono , ancora, che con i verdoni tutto possono comprare. amo meno gli uomini che dopo le vacanze a patong o luoghi simili tornano dicendo "voi itaGliane... "
nn c'e' niente da fare.. tra un'anima da donne e quella di uomo salvo sempre la dimensione femminile.
il vero problema delle donne e' che troppo spesso combattono tra di loro invece d' essere complici
( ovviamente esistono le eccezioni )
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E non ti lamentare se ora divengo aggressivo. Non si può provocare e pretendere non vi sia reazione. Essere emotivi e sentimentali implica anche questo.
Tanto più si è teneri, tanto più si diventa duri quando la tenerezza è insultata, irrisa, negata, ingannata.
Oggi le qualità propriamente maschili vengono definite come “fonte di ogni male”, anche quando hanno chiaramente costituito, nel bene come nel male, la struttura etico-spirituale dei grandi popoli fondatori di città e civiltà, senza la cui forza generatrice di storia vivremmo ancora sulle palafitte, oppure negate nella loro specificità maschile, come nel caso delle doti “sentimentali” di cui i poeti maschi di ieri, ma anche quei fanciulli di oggi, tanto seri nell'atto creativo del gioco quanto ingenui nel trasporto per la bellezza, e pronti molto più delle coetanee ad eternare in rime, filosofie, musiche, pitture o poemi la persona amata e disiata quanto a uccidere o morire per causa essa, sarebbero testimonianza, ma che continuano ad essere propagandate contro ogni evidenza come “femminili”
Che le femmine siano più empatiche, comunicative e capaci di provare ed esprimere sentimenti è una frottola da loro propagandata per secoli e sostenuta dai più mendaci poeti idolatri della donna. La donna è semplicemente più abituata ad essere ascoltata, osservata e accontentata a priori (per le disparità di disio che la avvantaggiano) , più chiacchierona (che non significa più espressiva) e più pronta a gridare ai quattro venti, gettare a manate e vendere a staia quel sentimentale che è il contrario del vero sentimento (il quale ama stare al riparo dall'occhio vile del volgo, in un hortus conclusus in cui conservarsi puro per il proprio ideale).
Tutte quelle doti (la delicatezza d'animo, la propensione al sogno, la sensibilità esasperata per i moti dell'interiorità, la variopinta finezza di sentimento, la squisitezza sincera di modi, la soavità di pensiero, il trasporto ingenuo per la bellezza, lo slancio della grande passione,l'amore per il bello, il nobile, il grande e l'eroico, la capacità di sacrificare il miglior sè al proprio ideale)
attribuite dal genio dei poeti alle donne appartengono in realtà alla parte più profonda e nascosta (nonchè rinnegata per obbligo sociale e per vantaggio delle femmine) dei più compiuti fra gli uomini (compiuti perchè rimasti compiutamente fanciulli).
Per secoli ciò è stato da noi espresso nella poesia (poichè era represso nella società), con toni di delicatezza peraltro ineguagliati dalle pretenziose "poetesse" o "intellettuali" di oggi (che chissà mai se hanno letto e compreso le rime del Tasso e i suoi personaggi femminili della Gerusalemme Liberata, in cui solo allo stesso è concesso di identificare le tenui sfaccettature della propria anima).
Oggi come ieri, però, nella realtà dei fatti e non in quella degli psicologi, se un uomo si dimostra sinceramente debole e sentimentale (qualità necessarie per essere davvero "sensibile", giacché quanto è solido come una roccia non può percepire alcuna sfumatura di sentimento) viene disprezzato (come già lo fu il Leopardi, incarnazione della più pura sincerità e della più frale delicatezza di sentimento anche davanti alla lucida visione della tragica condizione esistenziale dell'uomo): è inutile che si propagandi il contrario (illudendo così gli uomini più sensibili di poter essere apprezzati "per quello che sono", e inducendoli poi davvero, per la delusione, al suicidio, alla droga o a comportamenti esageratamente aggressivi).
Il sentimentale può essere un'arma per la donna, che già per la bellezza induce all'attenzione (e alla sublimazione della debolezza erotica in debolezza sentimentale), ma l'uomo, che è costretto se non dalla società almeno dalla natura e dalle sue disparità di numeri e desideri alla fatica della conquista, deve possedere ben altre armi.
Solo avendo qualcosa di oggettivamente valido ed immediatamente apprezzabile al pari della bellezza per bilanciare in desiderabilità e potere un eventuale rapporto
ha la speranza di scegliere (o essere scelto da) chi desidera o comunque di vivere libero e felice nella sfera amorosa e oltre.
Ecco spiegato tutto quanto descrivi come "aggressività". Se magari ti fermassi ogni tanto a leggere qualcosa di quanto scritto nei secoli dai poeti maschi vedresti l'esistenza di qualcosa che può essere ferito e turbato nella sfera psicologica e sessuale, di diverso da voi.
E' ora di cessare questo rapporto asimmetrico nel quale gli uomini generano la storia e sono detti primitivi, creano la poesia e sono detti rozzi, rendono possibile l'esistenza reale del mondo tecnologico (inventando, perfezionando e rendendo utili e belli gli strumenti della tecnologia, in quei luoghi di studio, produzione, ricerca in cui comunque costituiscono e costituiranno ancora la maggioranza, nonostante tutta la demagogia antimaschile di cui sono vittime fin da piccoli per via della scuola in mano alle donne, della cultura femminista inculcata fin dalla tenera età fra cartoni e spot e di mille privilegi e quote riservati per legge o costume al “gentilsesso”) e vengono detti “inutili in un mondo tecnologicamente avanzato”, creano bellezze immortali con le rime, i suoni, le immagini e i film e sono detti brutti, si disperano e si suicidano per motivi sentimentali e sono detti insensibili, giocano con la serietà (e quindi la creatività) dei fanciulli e sono detti non creativi e, più prosaicamente, da adulti lavorano (spesso a rischio della loro vita o della loro salute fisica e mentale), producono (e non mi si venga a dire che producono anche le donne, perchè le uniche eccezioni al loro adagiarsi in ruoli “amministrativi” hanno un sentire virile come Minerva), si sacrificano, rischiano e ricevono dalle donne solo disprezzo, accuse e menzogne. Se quelle stesse femmine che pretendono la cavalleria avessero un'etica cavalleresca (o anche solo naturale) dovrebbero evitare di ferire e disprezzare chi le idolatra e le apprezza, e non rimproverargli addirittura come colpe o difetti bisogni o doti naturali. Ma le donne moderne conoscono la cavalleria solo in un senso. Per questo bisogna scendere da cavallo e prenderle a mazzate (perlomeno verbali, come in questo caso) quando mentono per la gola.
[quote]Eppure ripeti a memoria il ritornello della propaganda femminil femminista che risuona nella cultura ufficiale e nello stile pubblicitario. Sempre dentro un coro canti. E quel coro ha stancato!
io sono proprio fuori da questo coro.
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io da donna amo le donne. amo quella sensibilita' che solo noi possediamo.
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Per compiere quelle imprese esprimenti forza, coraggio e splendore più che umani e tali da fondare città e civiltà, per generare quelle opere di grandezza, potenza e durata degne degli dei e tali da costituire il mito fondativo di interi popoli d'eroi, per raggiungere ad ogni costo il nobile, il grande, il bello e l'eroico quali ce li mostrano la Baghavad Gita, i poemi persiani, l'Eneide, l'Iliade, l'Edda, il Beowuf, come piace dire a me, o semplicemente per rivestire il ruolo sociale richiesto di "protettore di donne e bambini", come voglion dire i sociologi, è stato necessario non dico reprimere ma almeno trascurare fortemente le pulsioni eudemoniche e soggettivistiche, fino a rendersene quasi insensibili affinchè il sentire fosse libero per il fine "anagogico".
Ora, se questo viene a mancare, o se viene semplicemente sublimato nell'attività poetica, anche il maschio diviene eudemonico e soggettivista come (almeno in linea presunta) lo è la femmina. Se è lasciato libero dal ruolo di “padre-marito-soldato”, “principe”, “cavaliere conquistatore di dame” e “protettore di donne e bambini” allora anche l'uomo sviluppa (anzi, evita di inibire) la propria toccante sensibilità.
Da tibullo a Torquato Tasso (che nel poema eroico esprimeva la propria anima languida e multiforme nei diversi persoanggi femminili, lasciando a quelli maschili il semplice compito di far funzionare la trama imposta dal dovere religioso), da Leopardi a Proust (che parlava di uomini-donne) la letteratura è piena di tali esempi, e la realtà se ne sta riempiendo ora.
Eppure tu dici che solo voi siete sensibili. Non ti viene il sospetto che, a volte, possano essere le ragazze la causa della presunta insensibilità maschile? Chi, avendo sensibilità e intelletto, può tollerare di tentare n volte con n donne diverse (perchè questo impone l'ars amandi amata dalle femmine), magari facendosele piacere anche quando queste non coincidono nè con il proprio sogno estetico nè con quella confidente dei teneri sensi e dei tristi e cari moti del cor che ci si è immaginati alla luce sognante della luna imminente, illudendosi e lasciandosi illudere ogni volta per poi sperimentare la delusione (o addirittura il ferimento intimo, l'umiliazione pubblica e privata, l'irrisione al disio, l'inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione) senza o esserne annichilito o divenire petroso?
[quote]Semplicemente voi mantenete tutto quanto in desiderabilità e potere è dato dalle disparità di numeri e desideri (nell'amore sessuale e in ogni rapporto umano in cui entrino le influenze psicologica) volute dalla natura, mentre la stupidità egalitaria non ci permette più di bilanciar la situazione con tutte quelle mirabili strutture dell'arte come della religione, della politica come della storia, del pensiero come della società che la saggezza degli antichi aveva edificato per i fini anagogici della società e quelli eudemonici degli individui,
amo quella forza interiore che ci spinge a vivere e a riscattarci anche quando il futuro e' avverso.
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o almeno di compensare la bellezza con doti altrettanto e immediatamente evidenti, con le quali (a prescindere da tutto il resto) essere oggettivamente e al primo sguardo mirati, disiati e accettati, dalla società e dalle donne, così come queste lo sono per le grazie corporali.
L'unica dote intersoggettivamente valida e immediatamente apprezzabile è il denaro: ecco perchè bisogna pagare
Chiunque sarebbe capace di essere forte con tutte le leggi a favore. Potete permettervi letteralmente di tutto di fronte all'uomo (qualunque tensione emotiva, qualunque espressione di vanità tirannica o vanagloriosa prepotenza, qualunque irrisione al disio, qualunque sadico gioco di attrazione-repulsione, qualunque ferimento intimo, qualunque inflizione di umiliazione pubblica o privata, di dolore nel corpo o nella psiche,
di inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, di disagio da sessuale ad esistenziale e persino di sbranamento economico-sentimentale) senza dover temere le reazioni poichè protette dal vostro status di dame intangibili.
Un tempo non era affatto così: il costume impediva lo stronzeggiare e la legge puniva le femmine dal comportamento ingannatorio o disonesto.
Si pensi ora alle leggi su aborto, divorzio e violenza sessuale.
Aborto: una donna può disconoscere il figlio, un uomo è costretto a riconoscerlo (e a pagare per lui gli alimenti) anche nel caso sia stato concepito contro la sua volontà (ad esempio con l'inganno).
Divorzio: al diritto per la donna di accedere al mondo del lavoro non corrisponde il simmetrico dovere di lavorare per mantenersi, giacchè essa può pretendere di essere mantenuta a vita dall'ex- marito (e di lavorare solo se ne ha volgia o se trova un impiego adeguato ai suoi gusti e ai suoi desideri di guadagno). Il caso contrario non accade mai, essendo la posizione economica, per via delle ben note disparità di numeri e desideri nell'amore sessuale, un criterio di scelta da parte delle donne altrettanto naturalmente valido e diffuso quanto quello della bellezza femminile da parte degli uomini.
Violenza sessuale: Grazie alla vaga ed omnicomprensiva definizione del reato di violenza sessuale voluto dalla demagogia femminista ed accettato dalla stupidità pseudocavalleresca dei moderni, in esso ricade non solo e non tanto quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro, ma letteralmente qualsiasi cosa una donna possa a posteriori e persino senza prove raccontare di aver subito da un uomo (indipendentemente dalla gravità , dalla realtà e dal fatto magari di aver concesso o lasciato credere di concedere l'assenso). Quando si pretendeva la prova di un corpo stuprato per accusare di stupro (così come si pretende almeno il cadavere per parlare di omicidio) bastava un referto medico negativo per scagionare un uomo accusato ingiustamente, mentre ora si può finire in galera a tempo indeterminato per la sola parola di una donna (alla quale viene riconosciuto, contro l'oggettività del diritto e la necessità di definizioni chiare e note a priori di reato, il diritto di stabilire a posteriori, e secondo i propri soggettivi parametri, il confine fra lecito e illecito, e, contro la presunzione di innocenza, di essere creduta anche senza riscontri oggettivi).
In un mondo così dove potrebbe trovare un uomo la forza di vivere, dopo che magari è finito a fare il barbone mentre la moglie se la spassa con il frutto del suo lavoro o che è finito condannato a cinque o dieci anni per una violenza mai commessa? O che comunque è stato privato di ogni affetto, dell'amore e dei figli? Sai cosa c'è? Non è che voi siete forti, siamo noi che alla fine siamo più sentimentali. Per noi dire “vita de la mia vita” ha un significato. Ecco perchè uccidiamo o ci uccidiamo quando ci lasciate. Chi “trova la forza per andare avanti” evidentemente non aveva la propria vita legata così profondamente a quella dell'altro. Altrimenti vorrebbe sparire con lui nell'infinito della morte.
[quote]Non vi amo perchè vi fate beffa di ogni logica e di ogni etica. Fra chi è predisposto a subire per natura e a prescindere dalla propria volontà il fascino e l'illusione della bellezza e chi questo fascino e questa illusione coltiva ad arte e sfrutta scientemente per fini di propria più o meno legittima utilità chi è più moralmente responsabile?
amo le donne che si presentano al colloquio di lavoro vestite in maniera provocante xche' hanno compreso che gli uomini si piegano solo davanti alla figa e poco importante e' il cv vitae.
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Fra chi, per comportarsi in un modo da te ritenuto corretto, è costretto ad uno sforzo contronatura, e chi potrebbe senza sforzo vestirsi e comportarsi correttamente, ma, per capriccio, vanità, interesse economico-sentimentale-lavorativo o gratuito sfoggio di preminenza erotica preferisce fare di tutto per rendere difficile per all'altro lo svolgimento corretto e tranquillo del proprio compito, chi è il più stronzo?
Tu dai per scontato che sia tuo diritto far piegare il capo all'uomo, ottenere da lui quello che vuoi o comunque sottometterlo mentalmente, e quindi concludi che il mezzo migliore è l'arma erotica. Quindi non ti contenti di essere giudicata come sarebbe giudicato un maschietto tuo coetaneo nella stessa situazione, ma vuoi esercitare anche sull'esaminatore quella tensione psicologica e quella vanagloriosa prepotenza che sei abituata ad esercitare fuori dal lavoro, ad ogni incontro con l'altro sesso, sfruttando quella situazione chiaramente impari nella quale tu sei apprezzata immediatamente a priori per quello che sei (bella), mentre noi siamo obbligati a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista, o comunque, angustiati dal desiderio, a sentirci “sotto esame”. Questo mostra che, come la maggior parte delle donne, non vuoi un rapporto equilibrato e sereno, ma una preminenza femminile dietro la parvenza di parità: sei una sadica per natura e non sai di esserlo, sei una tiranna nata e credi di essere una povera serva.
Se devo scegliermi un'amante poco importa il CV, ma se devo scegliere una segretaria o una collaboratrice conta praticamente solo il CV, e se la candidata si veste in maniera poco seria è la prima a porsi in maniera non corretta e ad indurmi a non tenerla in seria considerazione per le proprie doti di studio/intelletto/capacità (come quelle aziende i cui prodotti sono reclamizzati solo da donnine nude, le quali si squalificano rispetto ai produttori d'eccellenza che non hanno bisogno di mettere in mostra altro dalle qualità oggettive e tecniche del prodotto).
[quote]Io non amo quelle che dicono di essere sessualmente infastidite dal capo e poi sono le prime ad infastidire colleghi e inferiori con l'arma sessuale. Il disagio e la molestia sono soggettivi. Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione.
amo anche quelle che piuttosto che farsi palpare dal capo si provocano dei lividi per sfuggirgli intorno alla scrivania.
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E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione). E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale. Altro che molestia!
[quote]Queste sono favole l'una più incredibile dell'altra. Raccontale al tuo bebè, se sei stata in grado di partorirne uno. Non è raro infatti che alla mania intellettuale di una donna si associ la sterilità.
amo quelle donne che se nn la danno vengono giudicate di legno e amo anche quelle che se la danno solo a chi vogliono loro vengono considerate vanitose e amo anche quelle che se la danno solo x puro piacere fisico vengono chiamate troie. amo le donne che si occupano di grandi aziende e che hanno trasformato imprese maschili in imprese dove e' stato creato il nido aziendale ma amo anche la piccola imprendidrice che nella sua libreria sforna torta di mele e un luogo caldo dove poter allattare dei bebe' al seno.
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Lascia che frattanto ami quegli uomini che con i loro parti intellettuali hanno permesso l'esistenza del mondo attuale retto dalla tecnica e senza il quale tutte queste belle donne dovrebbero andare in giro a raccogliere cibo e a cercare una grotta per dormire.
Io intanto vivo la mia realtà in cui accanto al lavoro tecnologico ho il tempo e il modo (anziché uscire con le amiche o andare al cinema) di coltivare con amore la mia libreria storica, il mio museo di pc d'epoca, la mia collezione di automobili da corsa in miniatura. E intanto allatto con i versi i miei sogni d'amore (che poi qualche escort meno odiatrice degli uomini di te acconsente benignamente ad interpretare per qualche momento).
[quote]Quanto ad aggressività verbale dubito fortemente che le donne siano inferiori a qualcuno (che poi sovente dissimulino l'aggressività in melliflua dolcezza e perfida gentilezza è un altro discorso). Quanto a quella fisica, è ormai dimostrato (persino dal GF) che sono spesso le prime ad “attaccare” (forse perchè protette dal proprio status di intoccabili alla pari delle scimmie di Benhares, forse perchè, essendo fisicamente più deboli, possiedono assai meno autocontrollo nell'aggressione, come mostra il loro comportamento quando incontrano qualcuno ancora più debole: la maggioranza dei maltrattamenti nel babysitting e degli infanticidi per percosse è compiuta da loro).
amo molto meno gli uomini. troppo aggressivi verbalmente e ancora di piu' fisicamente,
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Nel dire questo non mi baso su menzogne bibliche, ma sull'osservazione della natura e sull'utilizzo della logica. Concordo sul partire dall'assunzione che colpe e malvagità sono equamente distribuite fra i due sessi. Proprio per questo, quando un uomo vuole esercitare la propria malvagità, può usare direttamente la violenza diretta (mostrando in ciò comunque il coraggio di esporsi in prima persona e potendo restare, in quanto non menzognero, almeno ancora leale e rispettabile, in quanto non offuscato dalla menzogna e della codardia), mentre una donna deve ricorrere a quella armi sotterranee che la natura le ha conferito in iper-compensazione della minore forza fisica (appunto la perfidia, l'inganno, la crudeltà sessuale, il veleno sentimentale, la tirannia erotica, l'uso strumentale della persona tramite l'illusione amorosa o la finta amicizia, la violenza indiretta, il vittimismo, lo sfruttamento di leggi, costumi e sentimenti altrui, l'intorpidimento dei sensi e delle idee in un nero di seppia morale, il rovesciamento di ogni etica, di ogni logica, di ogni buon senso tramite il suo influsso psicologico su uomini ed eventi).
Ecco allora come mentre l'uomo, nella sua azione malvagia, incontra sia i limiti della natura (la quale dota sempre chi è forte della capacità di autolimitarsi nel ferire, di istinto "cavalleresco" a seguire regole e a riconoscere limiti e a non infierire alla vista delle ferite, altrimenti le speci forti si estinguerebbero per autodistruzione)
sia quelli della società (la quale da tempo immemorabile limita l'uso della violenza per poter esistere e prosperare e attua strumenti legislativi e morali per colpire gli elementi più brutali)
la donna non conosce alcun limite nè dalla natura (chi non ha la forza non ha neanche l'istinto a limitare o perlomeno gestire la propria aggressività, come mostrano gli augelli pacifici che non essendo predatori si possono distruggere fra loro quando "litigano", per cui alla vista delle ferite la donna non solo non si trattiene, ma crudelmente si appaga dell'infierire, giustificandosi poi con qualche moralismo della vendetta), nè¨ dalla società (la quale pare rilevare solo le violenze fisiche in quanto più evidenti, trascurando quelle sotterranee anche se spesso più gravi)
E questo è evidente nelle donne sia quando sono "normali" e secondo il loro istinto (prescindente dalle intenzioni coscienti) sfoggiano pubblicamente le proprie grazie (con la motivazione apparente di vestirsi all'occidentale, star bene con loro stesse, seguire la moda) e studiano di essere massimamente belle e desiabili in ogni modo, tempo e luogo (anche quando non hanno intenzione di conoscere uomo alcuno) e trattano poi con malcelata sufficienza o con aperto disprezzo chiunque cerchi un qualsiasi contatto con loro o addirittura appellano molesto o violento chi secondo natura rimiri quanto da loro mostrato, tenti di ottenere i loro favori o anche solo di esprimere secondo natura il disio da loro suscitato
o secondo un diletto a dir poco sadico attirano chi non hanno alcuna intenzione di conoscere e apprezzare, ma soltanto di irridere nel disio, ferire nel profondo, umiliare in pubblico o in privato, frustrare sessualmente
o addirittura per vanità, capriccio, patologico bisogno di autostima, interesse economico-sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica, suscitano ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa da una scientifica e pianificata perfidia massimamente beffarda per il disio, umiliante per l'animo e dolorosa per il corpo e la psiche dei malcapitati, possa provocare le pene dell'inferno della privazione dopo le promesse del paradiso della concessione)
sia quando sono conclamate assassine ed usano le armi della menzogna e dell'avvelenamento erotico-sentimentale dell'animo altrui per servirsi degli uomini nei loro crimini (vedi erica e amanda)
passando per quelle che sfruttando le leggi femministe su aborto, divorzio e violenza sessuale per ridurre a capriccio la vita di un uomo a quella di un esule ottocentesco privato di casa, famiglia, roba, per privarlo della libertà e della rispettabilità sociale, per ridurlo con la sola parola (ancora prima di riscontri oggettivi e prove fattuali) ad un mostro da incarcerare e punire (anche senza prove) o, con l'arma erotica, a un fantasma privo ormai di qualunque interesse vitale, di qualunque capacità di sorridere alla via e al sesso, di qualunque residua speranza di felicità.
Chi ha il privilegio di natura e cultura di stare, nel gioco amoroso, dalla parte del banco che non deve chiedere mai e vince sempre non ha alcun diritto a criticare gli stati d'animo di chi è costretto a tentare n volte con n donne diverse sperando che la n+1 esima sia quella giusta e con il rischio di essere preso in giro con dadi truccati.
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amo molto meno gli uomini per la maggiorparte incapaci di accettare un no grazie,
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E poi voi dovete tacere, perchè quando vi sentite non dico rifiutate, ma meno fortemente desiderate di quanto pretendete ne fate una questione di stato, anche con chi non è il vostro partner (io ho perso un'amica, per questo, un'amica che mai mi avrebbe voluto come amante ma non ha saputo accettare che io non la desiderassi più come tale).
E fossero dei “no, grazie”...Sono quasi sempre dei forse, pronunziati con perfida ambiguità sessuale, o dei no detti quando ormai l'uomo è in una condizione sentimentale tale da non poter più vivere senza la speranza del sì (da cui poi, spesso l'omicidio/suicidio).
Se le donne, per capriccio, vanità, bisogno patologico d'autostima, interesse materiale o morale o gratuito sfoggio di preminenza erotica (per non dire sadismo), usano l'illusione della bellezza come arma per infliggere ferimento intimo, tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, senso di nullità, sofferenza fisica e mentale, e, se questa si prolunga, inappagamento fino all'ossessione e disagio da sessuale ad esistenziale, si dilettano a suscitare ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione e di come questa, resa intenzionalmente beffarda e umiliante, faccia sentire nullità la vittima, le faccia provare l'inferno della privazione dopo il paradiso della promessa di concessione, la ferisca tanto nel profondo da non rendere più possibile per il resto della vita sorridere nel sesso o guardare con naturalità a una donna e alla di lei bellezza, devasti insomma la psiche di chi è stato scelto fra tanti ed attirato solo per essere respinto e fatto sentire ridicolo davanti a sè e agli altri, indotto a farsi avanti solo per essere appellato molesto a prescindere dell'approccio più o meno maldestro, fatto avvicinare mediante l'ingenuo trasporto per la bellezza solo per essere gettato via e disprezzato come uno fra tanti, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, o addirittura traggono piacere e autostima dal provocare traumi irreversibili nella sessualità dei maschi e da lì nella loro complessiva esistenza, dall'allontanare con intenzionale crudeltà chi con premeditata perfidia hanno fatto perdutamente invaghire proprio quando lo sentono massimamente pazzo di disio, avvelenato di sentimento, folle di sublimazioni spirituali e di progetti amorosi e impossibilitato (sotto ogni punto di vista fisico e psicologico, sessuale e sentimentale) a vivere senza di loro, per il gusto di iscriverlo nel libro nero dei sedotto e distrutti e di vederlo sopravvivere come un fantasma, dallo sbranare in senso economico-sentimentale gli uomini prescelti o addirittura dal distruggerli (grazie alla stupidità cavalleresca e alle leggi femministe) in ogni senso materiale, morale, finanziario e legale, fino a ridurli come esuli privi di tutto (casa, vamiglia, roba), quando non come carcerati (vedi le accuse false), dal distruggere insomma la loro vita e la loro psichie e dal far perder loro ogni interesse per la vita (vedi i suicidi) ed ogni speranza di felicità (vedi la follia), perchè l'uomo dovrebbe vedere come crimini massimi l'abbandonarsi per incontinenza (e non già per malvagità) alla furia dei sensi (forzando un attimo la natura al di là del volere e del bene della donna, così come al di là del volere e del bene dell'uomo è forzato, con le armi della tirannia erotica, della perfidia sessuale, del veleno sentimentale e dell'inganno amoroso, sociale e legale, il rapporto da parte della vampira-seduttrice), ovvero il toccare qua e là la donna sessualmente (comunque meno nel profondo di quanto sia l'uomo "toccato" nella stessa sfera dai comportamenti femminili sopra descritti e accettati come diritto della donna o addirittura bello della seduzione) o anche (perché no?) l'usare coscientemente (così come coscientemente le "dame usano le armi femminee) le proprie armi per provocare sempre nella sfera sessuale traumi pari o superiori (a quelli subiti da chi cade nella rete delle donne-ragno)?
Solo la donna può usare le sue?
Se si riconosce grave lo stupro per i danni psicologici, perchè quando gli stessi danni sono provocati dalla donna con mezzi diversi da quelli banalmente fisici non sono reputati crimine equivalente?
[quote]La distruzione di ogni rapporto umano non convertibile in moneta è stata operata dal capitalismo
amo molto meno gli uomini xche' credono , ancora, che con i verdoni tutto possono comprare.
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anche attraverso il femminismo (che ha distrutto, attraverso il padre, la famiglia tradizionale, ovvero l'ultimo retaggio di un mondo fondato non sull'utile e sul tempo, ma sul sacro e sull'eterno). Dare di questo la colpa agli uomini è falso e ridicolo.
Nelle società rette da valori virili e aristocratici non solo la casta mercantile non dominava, ma neppure le donne erano portate a puttaneggiare come oggi (e come sempre avvenuto nelle società matriarcali e mercantili, del genere babilonese o etrusco).
Un uomo pensa di comprare il sesso, non l'amore. Sono le donne ad usare non solo il sesso, ma l'amore, se non come merce di scambio (economico-sentimentale, per ottenere quanto comodo alla vita, vantaggioso per la prole e necessario per sentirsi appagate mentalmente), almeno come strumento di potere contrattuale o addirittura tirannia in ogni rapporto (che vogliono sempre psicologicamente dispari in loro favore).
Quando una bella donna si innamorerà di uno studente povero e poeta come Mimì nella Boheme e quando le donne si suicideranno per un amore finito nella misura in cui si suicidano oggi gli uomini (è da poco che un mio caro amico d'infanzia si buttato sotto il treno per amore di una fanciulla) allora amerò anch'io le donne.
[quote]I giovani puttanieri al ritorno da quei luogi dicono delle italiane quanto queste si meritano per aver trattato con sufficienza e disprezzo i coetanei mossi dall'ingenuo trasporto verso la bellezza e per aver sfruttato la situazione per infliggere ferite emotive, umiliazioni pubbliche e private, irrisioni al disio, inappagamenti fisici e mentali, disagi da sessuali ad esistenziali ai loro coetanei quando questi non avevano ancora la possibilità di conquistare quelle doti
amo meno gli uomini che dopo le vacanze a patong o luoghi simili tornano dicendo "voi itaGliane... "
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necessarie a bilanciare (in desiderabilità e potere) la bellezza che invece già fioriva sulle femmine.
Il primo in ordine di tempo ad essere ingannato e ferito tramite l'arma erotico-sentimentale è il fanciullo, non la fanciulla, se non altro per una disparità temporale nell'ottenere dalla natura o dal mondo le armi per essere disiati.
La causa prima è sempre il loro comportamento. Ogni donna cosiddetta “onesta”, infatti, serba in sé, pur senza saperlo, un cuore barbaro. Il suo crimine è l'uccisione, nell'uomo, di quella facoltà pura ed immaginifica che ha nome ingenuità, laddove si intenda per essa il chiamare le cose con il loro nome, il desiderio di un rapporto immediato con il mondo. Quando un giovane esce dall'età dei giochi per entrare in quello del pensiero e della ragione, è come il fanciullino del Pascoli, si sente desideroso di essere parte del cosmo come una goccia di rugiada nell'alba, come lo stelo di un fiore in un prato, allo stesso modo nel quale un figlio è parte di una famiglia e una provincia di un regno, e si rivolge a ogni animale, a ogni pianta, attribuendo loro un nome, come Adamo nell'Eden, che li identifichi e ne riveli l'essenza. Egli sente intimamente il bisogno di indagare, prima razionalmente, poi per accostamento analogico di immagini e sensazioni, il mistero insondabile dell'esistente e guarda alla natura come fonte inesauribile di bellezze, tra le quali ascoltare la parola arcana della vita e ricercare la promessa di felicità. Quando inizia a rivolgere con un simile trasporto verso le proprie coetanee si trova dinnanzi un universo di artifizio e di falsità, persino dipinto in volto col nome di trucco, che gli impone di innalzare una barriera fra sè e la natura circostante, una barriera che resisterà per tutto il resto della sua esistenza, impedendogli di cogliere le gioie schiette e sincere dell'era fanciullesca.
Se vuole avere successo con le ragazze deve imparare ad atteggiarsi, ad assumere un ruolo, a nascondere i propri desideri, a fingere falsi interessi. Non può, come vorrebbe la sua natura, andare dalla fanciulla che abita i suoi sogni più soavi e dirle: sei bella, ti desidero, poiché ella non lo accetterebbe. Egli dee dunque fingere disinteresse per il suo corpo e simulare attrazione per i suoi gusti, le sue attività, le sue piccole cose, i suoi pettegolezzi e dire che sogna progetti assieme a lei. Chi non vuole alzare questa barriera, perché non si vergogna del proprio desiderio di natura (il quale, dai profondi abissi dell'esistenza mai cessa di ispirare negli animi dei poeti la vera arte), chi si rifiuta di essere complice delle donne nella loro opera di uccisione dell'ingenuo di natura, è costretto a confidarsi con la luna e le stelle, coi "teneri sensi, coi tristi e cari moti del cor, la ricordanza acerba". I più puri spiriti ed intellettuali, in cerca della Verità, come il Sommo Leopardi, non vengono compresi e apprezzati dalle donne, in cerca di attori e giullari che soddisfino la loro vanagloria. Proprio per questo motivo i giovani spiriti più elevati sono sempre stati oggetto di un comportamento refrattario da parte delle coetanee, le quali, mentre il puer, ad esempio, vorrebbe dibattere sulle assonanze fra le Rime del Tasso e le elegie di Properzio, vagheggiare sulla natura differente della bellezza di Laura rispetto a quella di Beatrice, quando non dissertare sull'amor platonico del Sommo Bembo, preferiscono sovente parlare di cose mondane o decorare il diario con l'effigie dei loro urlatori preferiti (essi non meritano l'appellativo di cantanti).
Il modo naturale di avvicinarsi ad una donna è proprio quello di desiderarla carnalmente. Tutto il resto, ossia il corteggiamento, il mascherare il desiderio puro, il fingere un desiderio per l'anima (prima che questo possa svilupparsi naturalmente a partire dall'altro), il recitare da giullare per risollevarle di morale nei momenti di sconforto o da seduttore per lisciarne la vanagloria, il ricoprire il ruolo di cavalier servente disposto a rinunce e sacrifici per avere in cambio la sola speranza, fa parte delle costruzioni sociali dell'ars amandi che derivano dalla notte funesta del ratto delle sabine e a cui le donne rimangono particolarmente legate per natura e tradizione.
Qualsiasi uomo scorga fra le parvenza la bella dama, tosto è spinto verso di lei da quella stessa forza che muove le stelle scorrenti del cielo, che spinge la fiera per i boschi a seguitare la femmina, che fa sbocciare ad arte i fiori laddove la bellezza fiorosce, che ricopre i nidi di piccole rondini e manda pel mondo le colombe e i conigli a Venere santi.
C'è qualcuno che si scandalizza, o anche solo che non si commuova nel vedere una il toro e la giumenta, o la madre che allatta il cucciolo o gli usignoli che affiancali l'ali?
Si può dunque pensare che il desiderio per il corpo della donna abbia la stessa naturalità di tutto ciò.
La vita si propaga per istinto (“Aeneadum Genitrix, hominum divumque voluptas, Alma Venus caeli subter labentia signa, quae mare navigerum, quae terre frugiferentis…”) l’arte si genera dall’istinto, i versi sgorgano dagli animi bramosi dei poeti che rimirano le dame.
“Desìo degli uomini e piacere degli dèi, Alma Venere che sola dai alimento alla vita, senza Te nulla può sorgere sotto le stelle scorrenti del cielo o alle radiose piagge della luce. Tu fai che il mare sia sparso di navi e le terre siano feconde di messi: tra i viventi di ogni essere nuovo Tuo è il merito se viene concepito, se ha nascita e se vede la luce; Te, o Dea, fuggono i venti quando arrivi, e le nubi del cielo; ai Tuoi piedi ad arte la terra fa spuntare fragranti i suoi fiori, a te sorridono le distese marine, e nel cielo fatto sereno una chiara luce e diffusa sfavilla. Cosi’, non appena un giorno rivela Primavera, e dischiuso lo Zefiro fa sentire il suo soffio fecondo, sono primi gli uccelli dalle candide piume, o Divina, a dar segno di te e del tuo arrivo, il cuore scosso dalla tua forza.”
Da qui inizia il rapporto.
Poichè le femmine fin da piccole uccidono l'ingenuità dei giovani maschi trattando con sufficienza e disprezzo chi si avvicini loro soltanto con il sincero trasporto per la bellezza e pretendono simulazioni e dissimulazioni amorose intrighi sentimentali lotte di nervi, giochi di parole non dette ed atti non visibili, ovvio che qualcuno poi capisca il trucco e si prenda giuoco di loro.
Mostri ben poca della tua vantata sensibilità psicologica se non capisci come proprio con questo il puttaniere mostri di avere un'anima.
Proprio il considerare i sentimenti un bene prezioso, da non dissipare nelle banalità quotidiane, un “io” delicato custode della nostra intima e vera identità, impedisce che si possa accettare quel mondo di artificio e di trucchi, di mezzi sorrisi e di finti sguardi, di frasi a metà e di significati sottesi, di parole non dette e di tacite falsità, quel mondo insomma che ha nome "corteggiamento".
Su questo delicato argomento ha steso un trattato aristotelico (in tre libri) Papa Alessandro (scire est scire per causas)
Come diceva Ovidio “voglia o non voglia, ella ama essere pregata”.
Per questo è necessaria la regola dell'ars amandi. Talvolta, però, ciò limita le occasioni di conoscenza, di piacere intellettuale e spirituale e pure di sublimazione ideale. Gli animi nobili che non si sentono disposti a recitare la parte dei seduttori per raggiungere il cuore della donna desiderata, gli uomini d'intelletto che non sentono dignitoso ingannare una pulcella quando il loro unico desiderio è una notte di piacere carnale per poi tornare a prendere il volo nei regni dello spirito, gli spiriti puri ed elevati, i quali non concepiscono, di doversi adeguare, quando vogliono godere della bellezza dei loro sogni estetici, ai gusti della grande Recanati moderna, per avere più probabilità di successo, non possono avere contatti con il mondo femminile di oggi. Essi hanno bisogno di qualcosa di più di una donna: necessitano di una vera e propria sacerdotessa di Venere, come ai tempi dei greci. In un mondo di mercanti tali sacerdotesse sono raggiungibili solo a pagamento. Non scandalizzi questo.
La donna onesta è per loro inadeguata o inaccessibile.
Da qui la ricerca di momenti di ebrezza con le donne di piacere (da parte soprattutto degli spiriti più puri ed intellettuali fra gli uomini: quelli mossi da sentimenti verso le eteree creature dell’arte, i sublimi accadimenti del pensiero, le nobili dissertazioni dei dotti d’ogni epoca sulla natura dell’amore, in una parola, verso le cose “necessarie universali perpetue” e non verso le banalità terragne, gli amorini terreni, le commedie tra innamorati e il trac trac giornaliero), per evitare quell’universo di falsità, quell’equilibrio di calcoli, sguardi, parole sussurrate e frasi non dette, quella lotta di astuzie fatta di inganni, tattiche, intrighi, quel ginepraio insomma di futili cose, di mondanità, e pensieri vacui in cui la vanagloria femminile, imponendo recite e maschere, ha portato ad essere l’arte di amare.
Uno spirito nobile non può accettare di vedersi costretto, ogniqualvolta brama di riconciliarsi alla vita di natura godendo della bellezza di una donna e congiungendosi in estasi al suo corpo, a recitare la parte del giullare per consolare la donna nei momenti di sconforto o quella del seduttore, per compiacere la sua vanagloria.
Se il suo animo è sincero e puro, si rifiuterò di fingere falsi interessi per lei, di fingersi innamorato prima di esserlo, o di nascondere il suo palpito di desiderio, come fosse qualcosa di impuro, anzichè quel profondo istinti che partendo dagli abissi della vita primordiale cupida di sè giunge alle vette del pensiero e dell'arte, essendo anche capace di rendere immortale una donna mortale.
Un animo sincero non ama l'inganno, non ama essere ingannato da una donna, ma nemmeno ingannarla facendo l'innamorato o l'interessato alla sua anima e non, primieramente come è secondo natura, al suo corpo.
Del sesso si può far benissimo mercato, ma dei sentimenti no.
Uno spirito veramente nobile concepisce come molto più paritario e onesto il rapporto “mercenario”, ossia lo scambio, chiaro e dichiarato, di sesso per denaro, rispetto a quella “prostituzione psichica”, consistente nella prassi ridicola di flirts, il rituale dei “complimenti”, del “fare la corte”, della obbligata “galanteria” del “forse che si, forse che no”.
Chi nega questo motivo fondamentale, forse non ha capito perchè davvero gli uomini, e fra di essi gli uomini d'intelletto, i leopardiani, coloro i quali rimirano ancora, col candore di un fanciullo in preghiera, il volto della loro donna ideale nell'etereo chiarore della “notturna lampa” sì vagamente circonfuso di sogni e di speranze, gli spiriti insomma più puri ed elevati, quelli più “eroici” e fedeli a loro stessi, nel senso più vero che il Leopardi dava alla parola eroismo, si rivolgano alle escort. Il motivo, almeno per quanto mi riguarda, è la possibilità di un incontro con una donzella capace di interpretare i nostri sogni estetici senza pretendere la recita, da parte nostra, del contrasto “Rosa fresca aulentissima” di Cielo d'Alcamo, ove messere insiste, giura e spergiura, fra iperboli e promesse impossibili, mentre madonna nega 20 volte, poi dice un forse e poi alla fine cede.
E' la ricerca di un incontro basato sulla sincerità e l'abbandono ai sensi, sul tentativo di un rapporto immediato con il mondo ed il piacere, sulla speranza di un oblio dolce de' mali fra le braccia e fra le parole di una fanciulla dal viso d'innocenza. Si tratta di una brama di gioie semplici e schiette, pure e soavissime, anche quando carnali, di una brama aliena da ogni falsità, estranea a quella
dura e spietata competizione per la preda, a quel delicato equilibrio di calcoli, sguardi, parole sussurrate e frasi non dette, a quella lotta di astuzie fatta di inganni, tattiche, intrighi, a quel ginepraio insomma di futili cose, di mondanità, vanagloria e pensieri vacui nel quale appunto si è trasformata nei secoli l'arte di amare.
Non è tollerabile dover sentirsi obbligati a recitare la parte ogniqualvota si voglia legittimamente soddisfare il proprio desiderio di natura. Talvolta conviene cogliere dalla vita la propria parte di piacere come si trae un pomo da un albero carico. Ciò con le sacerdotesse di Venere a pagamento risulta possibile. Le donne non possono pretendere che un uomo indossi sempre la maschera del seduttore, dell'infallibile Don Giovanni. Il ricercare un'accompagnatrice da parte di uno spirito leopardiano come il mio si configura come la riconquista dell'Eden, di una dimensione di purezza irrimediabilmente perduta, di quell'espressione da fanciullo innocente, che ha “l’inesperto amante” de “La Sera del dì di festa” figurandosi in cielo la disiata effige, avvolta dall’aurea dell’irraggiungibilità. Si tratta di riconciliarsi con quel candido palpito di desiderio che sorge in petto ai giovani quando prime rimirano le grazie delle dame, le loro forme, le loro bellezze ed i loro femminei sorrisi. E' la speranza che viene certata, la “promessa arcana di felicità”
Per questo una escort è, nel momento in cui è bramata, la donna ideale: ella non potrà mai essere la nostra compagna reale, e quindi mai ci perderà in quel mondo di intrighi e mondanità, in quell'universo di banalità terrene e sciocchezze sentimentali, nella ordinarietà del vivere. Ella rimarrà sempre il sogno, e, anche quando l'avremo abbracciata, chiudendo gli occhi sarà come stringere la mite e circonfusa alba lunare. Intatte nella loro divina bellezza le escort sono sempre ricordate, da chi ama l'ideale di bellezza, in quanto sacerdotesse di Venere, espressioni ideali dell'unica idea del Bello, mai come coloro che ingannano, che tradiscono, che si dilettano a vedersi circondati di ammiratori, che si pascono di vanagloria, che si trastullano nell'asservire chi le desidera.
Giacendo con una escort non si ha la banale sensazione di giacere con una donna qualsiasi, ma, a contatto con quel fiore purissimo ed incantato di bellezza, si ha l'idea di dormire “fra le bianche braccia della creatura celeste che ha nome Luna” (G.D'Annunzio”) come “
quel pastore, giovinetto Endimione, che fra le sue bianche braccia dormiva sempre”.
Da quel sogno ogni uomo non stolto si è svegliato un volta giunto all'età della ragione, è stato svegliato dalle donne, ed ha visto quanto di più caro avesse al mondo giacere ucciso.
Per ogni donna cosiddetta “onesta” infatti vale quanto detto in [nota 7]. Non può dannare tutti coloro i quali osano dire una mezza parola non concorde con il suo sentire, non può definire dotati di sensibilità solo chi è in sintonia con lei e solo dopo che lei si è palesata a loro. Non si può considerare la fonte della sensibilità. Non può considerarsi, in quando donna, lo spirito santo. Il rispetto che le si deve come persona e come amica nostra, non le dà il diritto di sentirsi su un piedistallo. Chi va a escort come me lo fa perchè non sopporta di vedere sempre e comunque le donne, anche quelle comuni, anche quelle senza doti particolari, su un piedistallo, non sopporta di dover sempre tributare loro doni e oggetti votivi (sotto varia e moderna forma) senza altro motivo che non lo “status” (“è una donna”), non sopporta di essere spinto alla galanteria di maniera dalla necessità di non apparire scortese, non sopporta di sentirsi costretto da ventisette secoli di storia (conto la storia dell'Ars Amandi dal Ratto delle Sabine, come insegnato da Ovidio) a recitare la parte del seduttore (sia pure virtuale), non sopporta di doversi agitare come un giullare per colpire l'attenzione di una donna e farla divertire, non sopporta di vedere dal proprio lato il dovere di un'affettata premura e dall'altro il diritto alla naturalezza, non sopporta essere costretto alla gentilezza e alla cortesia per essere ripagato dall'indifferenza e dalla normalità, non sopporta di constatare venerazione e dolcezza da un lato e freddezza, durezza di risposta, sufficienza, quando non aperto disprezzo, dall'altro, non sopporta di rivedere adorazione e delicatezza da un lato e superbia, altezzosità, alterigia dall'altro, non sopporta di essere costretto ad “agire”, a “dimostrare” quando dall'altra parte basta l'essere, non sopporta di doversi far casanova per lisciare la superbia femminile, non sopporta di dover divenire diverso da quello che si sente di essere all'unico scopo di appagare la vanagloria di una donna, non sopporta di vedersi necessitato a tollerare i disagi e le privazioni, tipici delle campagne militari e caratteristici, come sottolinea Ovidio ne' suoi esametri perfetti, dell'Ars amandi, non sopporta di vedersi costretto ad affrontare i rischi e i sacrifici di un paladino che si appresti a vincere un torneo per la bella, non sopporta di vedersi legato alle regole cui è vincolato un cavaliere e poi vedere dall'altra parte estrema ed irriguardosa licenza di toni e contenuti, non sopporta di di vedersi uno fra tanti quando l'altra è considerata a priori “unica”, non sopporta, come scritto altrove, di “mettersi in coda” come fosse un mendicante nella casa di un patrizio.
Proprio per evitare tutto questo (che con le "np" è la regola) pago subito ed in moneta.
Voi non avreste nemmeno diritto a parlare di anima, visto come avete trattato il leopardi (immagine fatta sensibile di ogni delicatezza di animo, sincerità di sentimento, altezza di pensiero, lucidità di sguardo sulla vita e profondità di riflessione).
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nn c'e' niente da fare.. tra un'anima da donne e quella di uomo salvo sempre la dimensione femminile.
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E la situazione dei maschi adolescenti di oggi (per causa delle coetanee, privi di fiducia in sé e precocemente bisognosi di prostitute) lo conferma.
L'adolescente, nel periodo della prima maturità sessuale, coincidente con quello in cui passa dal mondo dei giochi a quello del pensiero, della riflessione e delle idee, sente profondamente tutta la drammaticità della condizione umana, del "basso stato e frale e 'l mal che ci fu dato in sorte". L'amore poetico dei giovani per Leopardi è significativo, così come significativa è la corrispondenza d'amorosi sensi verso bellezze pure e irraggiungibili come la luna e come quella circonfuse di un'aurea di idealità armoniosa e beata tale da renderle vaghe e sublimi come nulla di raggiungibile può essere (ed oggi raffigurate dalle altissime ed eteree creature che sfilano sulle passerelle come musiche al vento).
Il maggior grado di coscienza fra tutti gli esseri viventi fa sì che ami se stesso più della propria vita, ossia si ami "supremamente" (come dice lo stesso Leopardi nel dialogo di Malabruno e Farfarello). Per questo ricercherà sopra ogni cosa non tanto la vita, la sua conservazione e la sua propagazione, come gli altri animali, bensì la vita felice (e quando la possibilità di essa, o l'illusione di essa, sarà svanità, preferirà la morte alla vita priva di felicità) La ricerca sarà però sempre mossa dal desiderio, da quello stesso desiderio di cui la natura in diverse forme modi e intensità fornisce gli individui affinché perseguano i suoi fini, illusi come da una chimera.
L'uomo ha in comune con gli animali i bisogni naturali (il cibo, il sonno, il sesso), che devono ovviamente essere soddisfatti a pena di infelicità profonda, frustrazione intima, disagio da sessuale ad esistenziale, ossessione, ma è distinto dall'autocoscienza. Per questo il tentare di ottenere il soddisfacimento dei propri desideri seguendo i modi "naturali" può, per via della particolare sensibilità individuale o del fatto stesso di rendersi conto della crudeltà della natura, comportare per lui disagi psicologici, ferite emotive, o addirittura ancora infelicità profonda come nell'inappagamento. La "recita" nasconde tutto questo.
L'appagare i propri bisogni nel modo puramente "naturale" (ossia corteggiando) può talvolta portare a situazioni di disagio emotivo o di ferimento psicologico (che per gli animali nelle corrispondenti situazioni non vi sarebbero) quali più avanti, ancora una volta, esemplificherò.
Quel rapporto con la donna auspicato e laudato da chi generalmente critica i clienti delle prostitute (appellandosi al sentimentalismo e dimostrando in questo l'ignoranza dei sentimenti dei giovani maschi), ossia il ricercare l'ascoltatrice dei "teneri sensi", dei "tristi e cari moti del cor", della "ricordanza acerba" è precisamente quanto sogna ogni adolescente (nessuno nasce puttaniere), quanto ogni occhio di giovane maschio vede nel tremolare in cielo delle stelle, o in quell'alone di luce diffusa che, come un'aurea di idealità armoniosa e beata, circonda il volto chiaro della luna, ma che il suo intelletto gli fa presto capire poter essere amato soltanto "col telescopio" (per proseguire il discorso leopardiano).
Non è accettabile, per un uomo dotato di intelletto, veder per sé trasformati, per millenaria consuetudine di costumi amatorii, quei momenti e quelle situazioni, che dovrebbero costituire, per tutti e tutte, una lieta distensione, un puro piacere, una sospirata pace dopo le fatiche intellettuali dello studio o del lavoro, in una dura e spietata competizione per la preda, in un delicato equilibrio di calcoli, sguardi, parole sussurrate e frasi non dette, in una lotta di astuzie fatta di inganni, tattiche, intrighi, in un ginepraio di futili cose, insomma, di mondanità, vanagloria e pensieri vacui quale appunto si è configurata nei secoli l'arte di amare.
Anche io preferisco di gran lunga fare la figura (davanti agli altri, non certo di fronte a me stesso) del consumista al supermercato del sesso, piuttosto che sbavare dietro a quello che sono (e che erano anche ai tempi del Leopardi: limitatamente a questo aspetto il femminismo è innocente) la maggioranza delle pulcelle italiane.
Per questo ci si disinteressa delle donne cosiddette "oneste" e del corteggiamento, con tutte le correlate crudeltà insite nella natura o create ad arte dal bisogno femminile di autostima. Si parla poi, a parziale giustificazione della pretesa superba delle donne di creare, prima di pensare a concedersi, forme più o meno ammodernate di "tornei e giostre medievali" fra esse e gli aspiranti corteggiatori, del gusto che i maschi dovrebbero avere per la competizione. Tale ragionamento è perfidamente fuorviante e sottilmente falso.
La differenza fra la competizione nello sport, nelle battaglie, nei giuochi, e quella che le donne vorrebbero nel corteggiamento è presto detta: nel primo caso si lotta non già per compiacere la vanagloria di una femmina, ma per un ideale, per un divertimento, o per una voglia di mettere alla prova le proprie doti e di migliorare, e, se il risultato dipende comunque spesso dalla fortuna, il merito, la gloria e la soddisfazione delle proprie azioni sono sotto l'esclusiva dipendenza dal nostro valore e da quanto e come lo esprimiamo. Anche se si perde, non si è umiliati, se ci si è ben comportati. Viceversa, i codardi sono tali (agli occhi di un Omero che racconta e ricorda) anche nella vittoria fortunosa.
Nelle competizioni di studio, poi, quelle che ho amato di più, la fatica dell'applicazione, i disagi della concentrazione e lo spasimo dell'impegno non pesano nulla, giacché si ha la consapevolezza che nulla sarà inutile o disprezzato (come invece è la regola nel corteggiamento). Innanzitutto la valutazione sarà basata su criteri oggettivi e noti a priori e anche se la fortuna non dovesse essere dalla nostra parte, avremo comunque, con lo studio, ottenuto qualcosa di valore indiscusso. Il merito dunque in tali competizioni è individuabile, oggettivo e meritevole di fatica (perché incrollabile), mentre nella competizione per il corteggiamento è aleatorio, impalpabile, assolutamente indefinito e totalmente dipendente dal capriccio della fanciulla di turno (e soprattutto non sono noti a priori le regole di battaglie e i criteri di valutazione, quindi non si può parlare di merito).
Sarei molto stupido se accettassi di competere in queste condizioni. Sarei davvero un animale.
Sono rafforzato in questa considerazione teoretica dal vedere, praticamente, come anche le pulcelle con la più vaga somiglianza con le belle donne di cui sopra godano in realtà di una posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale, e possano vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile.
A me fa soffrire questa situazione, mi fa sentire sempre guardato con sospetto o addirittura sufficienza e, dato che già mi trovo a disagio in tutte le situazioni nelle quali una donna può mostrare la propria avvenenza mentre io non posso rendere evidenti le doti d'intelletto, la cultura e l'eloquenza che sole mi renderebbero degno di star di pari alla sua bellezza o eventuali virtù che potrebbero farmi gradito agli occhi di chi miro, non posso né voglio avere approcci nel mondo di oggi con donne non-escort.
Si tratta infatti di una situazione chiaramente impari, in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.
Poiché anche la chiara disparità di numeri e di desiderio non gioca a mio favore, e attorno alle ragazze non dico belle, ma lontanamente assomiglianti a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, circola la corte dei miracoli, ed io ho ben studiato il calcolo delle probabilità, nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi.
Non voglio fare come coloro i quali, pur di avere una speranza, sopportano i comportamenti psicologicamente molesti di quelle che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Io disprezzo profondamente coloro le quali sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza. Ho dunque, verso queste donne non escort (che dovrei chiamare oneste ma non lo meritano) un comportamento di indifferenza cordialmente ricambiata. Per togliere loro ogni occasione di compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte, mi dissocio da coloro i quali si dilettan nell'atto di corteggiar pulzelle.
Il corteggiamento è troppo simile alla "supplica". Meglio il dichiarato commercio per soddisfare lo stesso bisogno.
Perché dovrei accettare una situazione di disparità di numeri e desideri del genere 1:1000?
Darei la possibilità alle varie mediocri di ferirmi psicologicamente, di trattarmi con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore", di rendermi ridicolo agli occhi nostri o degli amici o dei presenti, di sbeffeggiarmi, svilirmi, offendermi nel desiderio e di farsi gioco del mio purissimo ed ingenguo trasporto verso la bellezza, di attirarmi e respingermi con il solo scopo di umiliarmi, di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente.
Tutto per colpa della "speranza che delude sempre" (Turandot).
Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".
Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità, ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché è parte della natura.
Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d’intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l’avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all’inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto, secondo voi, è da un punto di vista fisico, è l’uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo voi ben sapete avendo fatto la escort (è il motivo della vostra forza contrattuale). L’uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell’istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare “dalle parole che dici umane” o per capire l’inadeguatezza dell’aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.
Proprio per evitarla (tale asimmetria) pagano subito ed in moneta.
Feroci non sono gli uomini, feroce è solo la menzogna femminea. Tu, che in senso non dispregiativo sei puttana, menti sapendo di mentire, perchè se hai parlato con i tuoi clienti, specie se giovani, dovresti sapere benissimo come il motivo del loro rivolgersi alle escort sia cercare un rapporto amoroso senza dover passare per le forche caudine del corteggiamento (nelle quali le dame potrebbero permettersi di tutto), senza dover tollerare i rischi, i sacrifici e le fatiche della conquista, senza dover recitare da giullari cui lasciarsi irridere o da seduttori per compiacere la vanagloria, senza dover fare da cavalieri serventi (per fanciulle dalla bellezza quasi mai alta e dal comportamento quasi sempre altezzoso) pronti a dare (e subire) tutto in pensiero parole e opere per la sola speranza, perchè, proprio in quanto più sensibili delle coetanee, non sopporterebbero gli inganni, i ferimenti e le perfidie che le tanto sensibili a parole donne avrebbero nei fatti costume di infliggere loro, per vanità, capriccio, interesse economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica, nel cosiddetto corteggiamento.
Il modo in cui le italiane hanno trattato il leopardi dimostra immortalmente da quale parte stia il vero bluff.
Volevano solo attori e seduttori, giullari e mentitori
per servirle cavallerescamente e compiacere la vanagloria e hanno saputo soltanto ferire, irridere e ingannare quell'animo grande e infelice.
[quote]E tu vorresti che, anziché bilanciare tutto quanto è dato alle donne dalla natura (evidente sia, soprattutto nel ruolo di amante e soprattutto di amata, in desiderabilità e potere grazie alle disparità di numeri e desideri a lei favorevoli e da lei sfruttate in ogni modo, tempo e luogo senza limiti, nèremore né regole, sia, in ogni rapporto non solo e non tanto sessuale o erotico-sentimentale, in influenza sul mondo tramite quell'influsso naturale su quanto in ogni uomo vi è di più profondo e irrazionale, derivante dalla sua predisposizione naturale all'esser madre e dunque al plasmare un'anima come si fa coi fanciulli pur mo' nati, all'intuire in anticipo i desideri e i bisogni, a parlare senza parole e a intendere senza mostrarlo, a vedere quanto alla coscienza altrui è ancora oscuro, a leggere dentro senza esser letta, e in virtù del quale in ogni rapporto non banale l'influenza dell'uomo sulla donna è molto minore di quella inversa)
il vero problema delle donne e' che troppo spesso combattono tra di loro invece d' essere complici
( ovviamente esistono le eccezioni )
[/quote]
la società fosse organizzata in maniera tale da aggravare ancora la situazione già precaria per un uomo (nelle sfere che davvero contano innanzi alla discendenza e alla felicità individuale?
Ti sei mai, per un solo istante, messa nei nostri panni?
Quando invecchierai e la tua bellezza appassirà forse capirai come ci siamo sentiti per tutta la vita!
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