La Sublime Porta

"Signori e cavallier che ve adunati/ Per odir cose dilettose e nove,/ Stati attenti e quieti, ed ascoltati/ La bella istoria che 'l mio canto muove;"

Perşembe, Mart 04, 2010

FINE DI UNA STORIA

Temo che il mio idillo con le escort finisca qui. Quello con i giudici e la giurisprudenza post-femminista era finito da un pezzo.
DAL CORRIERE.IT

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L'imputato aveva chiesto all'hotel di cancellare le prove della sua presenza
Non pagare la prostituta è uno stupro
Sentenza della Cassazione: confermata la condanna per violenza sessuale e privata ad un uomo di Sestri Levante


MILANO - Se la prostituta non viene pagata per la sua prestazione sessuale, il cliente può essere condannato per violenza sessuale, ovvero per stupro. È quanto emerge da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione inflitta dalla Corte d'appello di Genova ad un cinquantenne di Sestri Levante accusato, appunto, di violenza sessuale e violenza privata per avere avuto con una lucciola un rapporto in un albergo senza il pagamento del corrispettivo precedentemente concordato. L'imputato è stato condannato anche a risarcire i danni alla vittima con una provvisionale di duemila euro.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo la ricostruzione effettuata dai giudici, l'uomo non aveva pagato una prostituta e quindi era finito sotto processo perché aveva voluto comunque consultare il rapporto. Il cinquantenne aveva fatto ricorso dopo la sentenza sostenendo che i giudici del merito avevano ricondotto tutto «al giudizio di assoluta attendibilità della teste, parte offesa, e di credibilità di quanto da essa dichiarato in merito allo stato di soggezione che avrebbe causato nella donna una supina accettazione delle iniziative sessuali del prevenuto». La Suprema Corte (terza sezione penale, sentenza n.8286), ha rigettato il ricorso: «la vicenda non può inquadrarsi - spiegano gli "ermellini" - in quella fattispecie particolare nella quale la donna risulta consenziente all'inizio del rapporto sessuale, per poi, manifestare il proprio dissenso a continuarlo», visto che, nel caso in esame, la vittima aveva già manifestato all'imputato «di essere solo in attesa del pagamento del dovuto, per l'attività dalla stessa prestata, come in origine concordato tra le parti». Insomma, in mancanza di un pagamento in denaro la donna non aveva alcuna intenzione trascorrere momenti di intimità con il cinquantenne.

«COSCIENTE DEL SOPRUSO» - Correttamente, scrive la Cassazione, i giudici di merito hanno ritenuto che «non sussiste dubbio» che l'imputato avesse «piena coscienza e consapevolezza» del «sopruso che stava consumando in danno della donna: il comportamento di costui - si legge nella sentenza - ne costituisce prova, in occasione della richiesta al portiere dell'albergo di distruggere le schede di permanenza nell'hotel» dove, evidentemente, era avvenuto l'incontro. Ciò, osserva la Supprema Corte, evidenzia «il desiderio dell'imputato di non lasciare traccia della permanenza, circostanza spiegabile solo con lo scopo di precostituirsi la possibilità di una futura negazione, che non avrebbe avuto senso se colà si fossero consumati rapporti consensuali e non imposti».


03 marzo 2010
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DUBBI SULLA SENTENZA
I giornalisti sono bravi a creare titoli ad effetto travisando le sentenze, facendole apparire assurde o generalizzando e assolutizzando casi particolari (con relative particolari condizioni) in modo da creare il massimo scalpore possibile presso il pubblico e la massima violazione (apparente) di ogni logica e di ogni buon senso.

Davvero può essere condannato per stupro chi semplicemente non paga la prostituta (dopo la prestazione da questa volontariamente offerta dietro promessa di pagamento) o chi, ben sapendo che ella si concede solo previo pagamento, la costringe al rapporto mentre questa sta ancora aspettando il pagamento?
Sono due cose ben diverse.
Un conto infatti è avere un rapporto consensuale dietro promessa di pagamento e poi non pagare truffando la donna (ma non certo stuprandola, perchè nel momento del rapporto questa è consenziente proprio per l'attesa del denaro), altro conto è pretendere e ottenere un rapporto con chi ha esplicitamente detto di volersi prima far pagare.

A me sono inizialmente venuti due dubbi:

1) Ha il cliente preteso in qualche modo di avere un rapporto senza pagare (nonostante gli accordi presi prevedessero il pagamento anticipato) e la prostituta ha per qualche motivo di "soggezione psicologica" dovuto soggiacere oppure il cliente ha avuto un rapporto consensuale con la prostituta (la quale si aspettava poi di ricevere il compenso) e se ne è andato senza pagare?
Nel primo caso la sentenza avrebbe senso, nel secondo sarebbe un abominio contro ogni logica (se esiste un accordo esiste un consenso e l'accordo nel momento dell'atto esisteva; poi l'uomo l'ha violato non pagando: a quel punto la donna è stata truffata, ma non certo stuprata, perchè il rapporto è già avvenuto e non può quello che avviene dopo cambiare quanto è avvenuto prima), ogni etica ed ogni buon senso, o comunque una disparità inaccettabile (almeno fino a quando una prostituta non verrà condannata 4 anni di galera senza benefici di legge per non aver compiuto le prestazioni sessuali concordate pur avendo intascato il denaro).

2) Non esistono davvero altre "prove" oltre alle semplice dichiarazione dell'accusa e alla richiesta dell'imputato di cancellazione della scheda d'albergo?
In tale caso davvero si sarebbe condannato un uomo (innocente fino a prova contraria secondo il diritto) per la sola parola della donna (la parola dell'accusa, in quanto parola di parte, anche quando viene dalla persona più credibile e integerrima, non può valere come testimonianza imparziale nè come prova) senza riscontri oggettivi davvero probanti (la cancellazione avrebbe potuto essere chiesta per motivi di privacy e comunque non può essere in sè una prova di stupro).
Se è davvero così allora dovremo farci rilasciare sempre ricevuta. Come faremo infatti a dimostrare la nostra innocenza, qualora, approfittando di simili sentenze, certe prostitute decidessero di denunciare comunque i clienti (anche quelli paganti) dopo il rapporto (magari per ricevere ulteriore denaro con ricatti o risarcimenti)?
Certo la maggioranza delle prostitute non si comporterebbe mai così, ma il cittadino ha diritto ad essere tutelato anche nel caso incontri le persone più false e cattive.

E stavo per andare a dormire tranquillo, volendo sempre pensare bene dei giudici e della giustizia....

L'INACCETTABILE SPIEGAZIONE
Peccato che poi abbia trovato questo (sito dubbio, ma citazione certa):

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La spiegazione della Suprema Corte è questa: "L'uomo, essendo consapevole del consenso della donna solo in cambio di danaro, è altrettanto consapevole, argomentando a contrario, che in assenza di danaro la donna non avrebbe mai dato il proprio consenso ad avere un rapporto sessuale. E' come se il rapporto sessuale avesse come appendice una condizionale, cioè la somma di danaro. In casi come questi, il cliente è ben conscio del sopruso che sta consumando ai danni della donna, per cui è colpevole".
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Il fatto che senza la prospettiva del denaro la donna non darebbe il consenso non dimostra affatto che non esista consenso durante l'atto qualora la donna si conceda proprio avendo in mente tale prospettiva e poi non venga pagata.
Ove c'è un accordo c'è consenso. E durante l'atto, prima che il cliente se ne vada senza pagare, l'accordo c'è.
Che poi dopo l'accordo venga rotto dal cliente costituisce una truffa, ma non certo un rendere non consensuale quanto nei fatti lo è già stato.

L'argomentazione proposta dai giudici è uno schiaffo al principio di causalità, secondo il quale un l'effetto deve sempre seguire temporalmente la causa e mai viceversa. Qua invece si stabilisce che quanto accade prima può dipendere da quanto accadrà dopo. Ove vi è un accordo è logico pensare vi sia un consenso. Al momento del rapporto sessuale tale accordo esisteva e la donna era consenziente proprio perchè, in base all'accordo, si aspettava il denaro.
Dopo il rapporto l'uomo, rifiutandosi di pagare, ha rotto l'accordo (ponendo in essere certamente una truffa), ma non per questo ha potuto tornare indietro nel tempo e rendere non consensuale per la donna un rapporto che per questa (proprio perchè truffata) lo è stato.

IL MIO GIUDIZIO
Per me questa sentenza (qualora non venga smentita domani da opportune rettifiche) dimostra chiaramente tre cose.
1) Che ormai la giurisprudenza italiana considera, nei reati sessuali (dagli atti osceni per cui Cassarà è stato condannato senza prove a questi presunti stupri che costano quattro anni di carcere effettivi a chi non ha davvero causato alcun oggettivo danno alla psiche o al corpo della presunta vittima), come prova dell'effettiva gravità e veridicità dei fatti la semplice parola della donna senza riscontri oggettivi davvero probanti il fatto contestato.
Se l'uomo avesse pagato regolarmente il compenso e chiesto la cancellazione della scheda dell'albergo per motivi di privacy e la prostituta per qualche motivo avesse voluto denunciarlo, sarebbe stato condannato comunque, stante le spiegazioni dei giudici.
2) Che la definizione del reato di violenza sessuale è ormai tanto vaga e omnicomprensiva da non giustificare affatto (almeno non a priori) le pene che nell'immagiario collettivo devono corrispondere a ciò che ogni mondo civile ha da sempre giustamente riconosciuto e condannato come stupro.
Gli anni di carcere che si infliggono per violenza sessuale sono giustificati dall'enorme e incontestabile trauma subito da una persona costretta ad un rapporto contro la propria volontà. Nella fattispecie non si può ravvisare nessun trauma nel corpo e nella psiche di chi, per la prospettiva del denaro, concede l'assenso al rapporto e poi, al momento del pagamento, si scopre truffata.
Gli anni di carcere e le migliaia di Euro di risarcimento sono dunque pene assolutamente sproporzionate per questa come per altre fattispeci del reato "violenza sessuale" (che però i giudici possono e vogliono punire come stupri per via di una legge scritta dalle femministe e da una perversa volontà di affermare in assoluto e a priori principi a dir poco discutibili e accettabili solo sub conditione, e a posteriori, in certi casi davvero gravi ed evidenti).
3) Che complici dello stupro di ogni diritto e di ogni logica sono tutti i "moderni" (a cominiciare da quel prete/poliziotto travestito da giovane non-puttaniere e redentore di lapdancer che scrive sull'Immondezzaio giustificando le ultime interpretazioni femministe della legge sulla violenza sessuale) i quali plaudono a sentenze (e non solo nè tanto a questa in particolare) che, per affermare in assoluto l'assai discutibile diritto della donna a "fare la stronza" senza limiti (a infliggere a capriccio inganni, ferimenti, perfidie e frustrazioni nella sfera sessuale, specie tramite il suscitare disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione) finiscono per condannare l'uomo senza alcuna prova oggettiva e diretta della presunta violenza, o comunque per fatti le cui effettive gravità e soprattutto realtà sono "provate" dalla sola parola dell'accusa (senza riscontri fattuali e dimostrabili).
Superfluo dire che per la mia morale "anticavalleresca" la violenza sarebbe, in certi casi estremi, "legittima difesa psicosessuale" anche se fosse vera a provata. Anche ammettendo (contro quanto io sento per vero, ma è una mia opinione personale senza la pretesa di valere per tutti come invece le demagogie pseudogiuridiche del femminismo) che la costrizione è sempre violenza (anche quando per me sarebbe giusta vendetta per chi ha subito sulla propria psiche, attraverso armi erotiche propriamente femminili, un trauma sessuale pari a quello provocato dai bruti con la violenza fisica) uno stato di diritto non dovrebbe mai far cadere la presunzione di innocenza solo per affermare dei principi astratti o "dare dei segnali" alla società. La giustizia deve essere giusta, non fare politica.

UN ULTIMO BENEFICIO DEL DUBBIO PER I GIUDICI
Dormendoci sopra, mi è venuto il sospetto che possa essere un'ennesima montatura giornalistica a danno della chiarezza e della verità di una sentanza e di fatti magari diversi da come si sono voluti in maniera eclatante, generalizzante e provocatoria presentare.
I giudici hanno detto che andersene senza pagare dopo aver consumato un rapporto cui la donna si è volontariamente concessa aspettandosi POI il pagamento è stupro, oppure dicono semplicemente che, nel caso in esame,
la nonconsensualità del rapporto è provata dal fatto che vi sia stato rapporto nonostante la donna abbia chiaramente detto di non volerlo avere senza PRIMA essere stata pagata?
Sono due cose ben differenti.

Tutto sta in quella "attività prestata".

"Attività prestata" in quel momento, con il suo essere lì in albergo (e, di lì a poco, con l'offerta del rapporto sessuale subordinata ad un pagamento anticipato) o già prestata e in attesa del pagamento?
Cioè: l'uomo ha costretto la donna al rapporto mentre questa stava attendendo il pagamento anticipato o ha avuto, con lei consenziente proprio perchè in attesa del pagamento posticipato, un rapporto (che poi i giudici vogliono poter rendere non consenziente a posteriori solo per il mancato pagamento)?

Se davvero si tratta del secondo caso, allora vi è nell'ordinamento giudiziario un concetto troppo vago di "consensualità".
Il discrimine fra consensualità e non-consensualità risiede nel fatto di volere o non volere il rapporto nel momento in cui questo si consuma, a prescindere dal motivo per cui si vuole (divertimento o passione, sentimento o denaro) o dal fatto che le eventuali prospettive e speranze per cui si vuole siano poi avverate o meno (*altrimenti anche chiunque, uomo o donna, intrattiene rapporti con la promessa di qualcosa che non mantiene, sia ciò un'unione sentimentale o un vantaggio materiale di qualsiasi genere, sarebbe condannabile per violenza sessuale*). Nell'atto la donna voleva il rapporto proprio per la prospettiva del denaro (quindi l'atto era consensuale, come dimostra l'esistenza stessa di un accordo). Il fatto che questa poi non si realizzi fa dell'uomo a posteriori un truffatore, ma non certo uno stupratore, non avendo egli la possibilità di tornare indietro nel tempo e far sì che la donna non abbia voluto ciò che in quel momento invece ha voluto (proprio perchè, truffata, si aspettava poi il compenso).

Qualche magistrato condannerebbe mai per schiavismo un committente che non pagasse a chi ha lavorato quanto pattuito (dicendo "il consenso a lavorare era condizionato al pagamento del lavoro, non essendoci questo, il consenso non è più valido e il fatto costituisce il reato di riduzione in schiavitù")?

Si fa dunque qui eccezione perchè c'è di mezzo il sesso? O perchè ci sono di mezzo le donne? Varrebbero tali considerazioni anche per gli uomini?

Se il venir meno a posteriori della condizione per cui si acconsente ad un rapporto rende questo uno stupro, bisogna incriminare per stupro tutte quelle escort/girl che mentono su altezza, peso, età, colore dei capelli e degli occhi, taglia e caretteristiche fisico/intellettuali in genere per attirare e clienti e poi, con condizionamenti psicologici vari (dalla minaccia di far intervenire un "amico", di mettersi a urlare, di chiamare la polizia e denunciare un falso stupro, alla semplice pressione psicologica dell' "ormai sei qui") inducono l'uomo a consumare il rapporto (il quale dà poi loro diritto al voluto compenso). Anche tali casi, infatti, potendo sapere prima la verità, il cliente non avrebbe mai acconsentito al rapporto (che poi implica il pagamento).

Se la presenza o meno del pagamento decide della sussistenza o meno del reato di stupro nel caso in cui l'inadempienza contrattuale sia dell'uomo, perchè non decide di un reato parimenti grave anche qualora l'inadempienza sia della donna?
Perchè chi prende i soldi e non si concede non rischia gli stessi anni di carcere?

Quale danno riceve l'uomo nel casi di inadempienza della prostituta? La perdita del denaro.
Quale danno ha ricevuto la donna nel caso di inadempienza del cliente? La perdita della stessa quantità di denaro, non certo lo stupro. E' stata lei per prima infatti a stabilire l'equivalenza fra la somma di denaro e il rapporto sessuale. Avvenendo questo senza quella il danno subito è dunque l'equivalente in denaro del rapporto e nulla più (non certo il danno di uno stupro).

Perchè c'è dunque questa differenza?
Una truffa sessuale non è neanche reato se le vittima è l'uomo mentre diventa addirittura equivalente ad uno stupro se la vittima è una donna?
Ecco dove è arrivata l'aberrazione femminista occidentale!

QUELLO CHE RESTA DA FARE
Ella ha denunciato e fatto condannare (senza prove) per stupro chi non l'ha affatto stuprata, ma semplciemetne non ha voluto pagarla.
Quante volte i clienti vengono privati del denaro dalla prostituta che poi si dilegua o non adempie a quanto concordato e non reagiscono stuprando?
Visto che invece in questo caso una prostituta ha provocato alla vita e alla psiche dell'uomo un danno corrispondente (per legge) allo stupro (anni di carcere senza benefici di legge e migliaia di euro di multa e vita rovinata con interdizione dai pubblici uffici e qualifica pubblica di criminale) pur avendo subito da lui non il danno dello stupro ma quel semplice danno economico da "inadempienza contrattuale" che i clienti devono subire in silenzio, io iudico bene questo:
sia essa stuprata, in modo che subisca il danno corrispondente alla pena che ha fatto infliggere all'uomo.
Se i coglioni dell'immondezzaio fossero uomini seri, anzichè litigare con escort virtuali si organizzerebbero nel reale per scoprire l'identità di questa escort e fargliela pagare con una spedizione punitiva di massa.
Basta lasciare che le donne si permettano di tutto nei nostri confronti (in ogni occasione di incontro, dalla più fugace e casuale per via o in discoteca alla più lunga e sentimentale, nell'unione amorosa o nel matrimonio, qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi perfidia sessuale o meno, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi tirannia erotica, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi sofferenza nel corpo e nella psiche, qualsiasi inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, qualsiasi disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio, qualsiasi sbranamento economico-sentimentale ed ora pure qualsiasi distruzione della vita e privazione della libertà tramite denuncia per stupro senza prove).
E basta anche da parte mia fare eccezione per le escort!
La violenza, quando a servizio della verità, è un modo onorevole di fermare la menzogna.

AGGIORNAMENTO
Sentite cosa dice un giudeofemminsta ammininistratore di forum:

http://www.metaforum.it/showthread.php?14588-Se-il-cliente-non-paga-la-lucciola-%E8-stupro

Prima sposta la questione (tipico dei giudei e dei mentitori) dal piano legale (oggettivo) a quello morale (soggettivo), tirando in ballo il tema della "donna-oggetto" (ma su questa base qualsiasi comportamento o opinione politicamente scorretti potrebbero essere tacciati di stupro, certo da chi vuole mandare in galera la gente solo per opinioni storiche diverse non mi aspetto altro!), poi violenta la legge.
MA NON SI STAVA PARLANDO DEL CONSIDERARE O MENO LA DONNA UN OGGETTO SESSUALE, bensì del fatto che, una volta questa si sia posta come SOGGETTO disposto a compiere o subire atti sessuali, IL CONSENSO ESISTA e possa essere ritirato semma durante l'atto (previa chiara comunicazione), ma non A POSTERIORI.
Se vogliamo discutere di morale dobbiamo discutere di come le donne, prostitute o meno, usino l'uomo come strumento per i loro interessi materiali o psicologici o biologici, di come per capriccio, vanità, interesse economicosentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica lo riducano negli incontri più casuali e fugaci per via o in disco a freddo specchio su cui provare l'avvenenza o a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, e in quelli più lunghi e sentimentali come mezzo il cui fine è il bambino o la bella vita (per non dire in ogni caso come bankomat con il consenso dei giudici).
Ma torniamo al tema.

Il non realizzarsi a posteriori di una condizione dietro la quale si concede il proprio consenso a compiere o subire qualcosa non può affatto invertire la freccia del tempo e rendere non consenziente quanto si è agito o subito consensualmente.
Se davvero il non mantenere una promessa dietro cui si è indotto qualcuno a compiere o subire qualcosa rendesse a posteriori nullo il consenso, allora, chi non pagasse ad operai o artigiani il compenso concordato sarebbe accusato di "riduzione in schiavitù".
E se un principio giuridico non vale in generale, come può valere d'improvviso nella sfera sessuale?
NON C'ENTRA CHE LA DONNA NON E' UN PACCO DI PASTA (del resto neanche operai ed artigiani lo sono, eppure anche per loro si parla di truffa se non vengono pagati, e il far sorgere diversi reati sulla sola base della natura sessuata della prestazione, oltre ad essere puro pregiudizio sessuofobico, creerebbe un VULNUS nel diritto, ma del resto cosa parlo di diritto a fare con voi giudei che odiate Roma generatrice di diritto?)
Nei "rapporti consenzienti ottenuti con l'inganno" (eccettuato, ripeto, lo scambio di persona), il consenso oggettivamente vi è stato (ed è stato motivato proprio dal credere alla promessa). Se poi la promessa non è stata mantenuta, al massimo si configurerà una "truffa", ma non certo una violazione del principio di causalità, con la trasformazione a posteriori (per un tempo t>t0) in atto forzato di quanto è già stato (al tempo t0) compiuto con consenso.
Se così non fosse (e fosse possibile, tramite la dicitura "ottenere il consenso con l'inganno", invertire l'ordine temporale) allora il dongiovanni che promettesse innamoramento e unione sentimentale per ottenere dalle donne (evidentemente con l'inganno) la concessione delle loro grazie corporali sarebbe passibile di denuncia per stupro e, viceversa, le "stronze" che dietro la promessa di concedere i propri favori, inducessero gli uomini a cambiare i loro programmi e spender con loro tempo e denaro con loro a far shopping, ad accompagnarle in vacanze costose o a far loro regali principeschi, sarebbero perseguibili per sequestro di persona e furto (giacchè anche per gli uomini ingannati dovrebbe valere il principio "la nostra anima e il nostro corpo non sono oggetti da trattare giuridicamente come pacchi di pasta).

Ma l'omuncolo giudeo (lo stesso che ritiene giusto l'uomo dover finire in galera se guarda troppo una donna e questa non pagare nessuna multa se si mostra come vuole e per il tempo che vuole a tutti gli uomini che vuole e che magari non vorrebbero - giustificando ciò con il disagio psicologico della stessa donna, dimenticando come anche l'uomo potrebbe soggettivamente sentirsi a disagio ed avrebbe pari diritto ad essere psichicamente tutelato, come si discuteva qui, contro le pretese assolutistiche femminil-femministe del "diritto ad apparire come ci pare", ovvero anche a mostrare quanto voluto per tutto il tempo voluto a prescindere da quanto provocato nell'emotività e nella psiche altrui a breve e lungo termine!) farnetica (nel tentativo di replica alle giuste obiezioni di una persona sana di sangue e spirito):

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Quote Originariamente inviata da gladiatore78rm Visualizza il messaggio
c'è un errore di fondo nel tuo ragionamento, la bici è una cosa, il corpo e la perona no. ma quel corpo non viene "rubato". questo sarebbe vero se la persona fosse costretta con la forza o minacce o ricatto, non se la persona concede quel corpo di sua spontanea volontà.
i motivi per cui lo concede (mi pagano, farò cariera, è bello, mi è simpatico etc) non contano, conta che sia una libera scelta.
tu infatti parli dopo di consenso estorto con l'inganno e non ti rendi conto che questo concetto vale per una marea di casi.
se uno dice che mi ama e io ci vado a letto e scopro che non mi ama è stupro?
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Roderigo: No, perchè qui la condizione non è verificabile. Come puoi stabilire e misurare l'amore? La condizione del compenso in denaro invece è verificabile. Puoi stabilire se c'è o non c'è. Dunque, puoi anche accertare se c'è o non c'è l'inganno.

Ripeto che "stupro" è parola usata dal titolista dell'Ansa. La sentenza parla di "violenza sessuale".
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Quindi se si riuscisse a quantificare l'amore o a dimostare che una promessa amorosa (come l'accompagnarla al cinema o all'altare) non è stata mantenuta si potrebbe condannare per violenza sessuale?
E poi chi dice che l'inganno amoroso non è dimostrabile?
Se io prometto ad una ragazza di fidanzarmi dopo il rapporto, ella può benissimo, assieme la magistratura, dimostrare che poi ho tagliato invece tutti i ponti con lei. Eppure non mi sembra vi siano condanne per tali comportamenti da dongiovanni.
E da quando in qua l'impossibilità di quantificare qualcosa determina la sua non rilevanza penale? Anche il danno psicologico di uno stupro non è quantificabile, eppure viene punito.
Roderigo, ti stai arrampicando sugli specchi, e riveli tutta la tua malafede tipicamente giudaica (perfidos iudaeos!) tacendo che, se per te è abbastanza grave da risultare penalmente rilevante l'inganno in un rapporto sessuale "commerciale" (quindi senza coinvolgimento emotivo), lo deve essere a maggior ragione quello in un rapporto in cui siano coinvolti i sentimenti o almeno l'emotività (del sentirsi se non amati almeno accettati, apprezzati, disiati).

Poi, da maiale giudeo quale sei, anzichè tentare di rispondere alla faccende del consenso oggettivemente prestato dietro la promessa di pagamento, dinanzi alle perplessità sulla distruzione della tassatività del diritto e della presunzione di innocenza (mie e del tuo interlocutore) citi una sentenza dei tuoi amici stronzi con l'ermellino:
http://www.dirittosuweb.com/aree/rubriche/record.asp?idrecord=186&cat=18

Posso essere d'accordo o no, ma non c'entra nulla.

Qui ci sono
1) sostituzione di persona (unica fattispecie di "violenza per inganno" scritta nella legge)
2) toccamenti (violenza di per sè perchè effettuati senza il consenso della vittima ma con la scusa delle esigenze di fotografia)
Il tuo discorso non regge.

Ed io finisco rincarando le obiezioni del tuo interlocutore a cui tu non hai risposto:

Quello che dici, o Roderigo ("l'inganno che fa venir meno a posteriori il consenso"), non sta scritto nella legge, ma nella deriva femminista corrente. La legge considera solo la sostituzione di persona come atto ingannatorio tale da integrare il reato di violenza sessuale. Per il resto servono la violenza, la minaccia o l’abuso di autorità (o di una condizione di inferiorità psichica). Se io prometto qualcosa in cambio del sesso e non la mantengo non è violenza (perchè l’altra persona presta oggettivamente il consenso contentandosi della promessa, e sempre che io non la costringa con la violenza ignorando le sue richieste di “avere il compenso” prima). Del resto, come detto e come ovvio, non si configurano nemmeno “rapimento di persona” e “furto” quando qualcuna promette sesso per essere accompagnata da qualche parte o per farsi comprare qualcosa (sarebbe l’assurdo simmetrico).
Il principio di causalità non può essere invertito: quanto è accaduto prima (rapporto consensuale) non può essere modificato da quanto accadrà dopo (scoperta della "truffa"). Chi dice il contrario stupra la ragione oltre che il diritto (e voi giudei e femministi con la scusa della morale ci siete abituati da tempo: mica siete uomini come i Greci).
Certo, stupidità cavalleresca e demagogia femminista possono anche in Italia forzare la mano a certe sentenze e a certe definizioni, specie laddove si considera possibile annullare de facto la presunzione di innocenza e l’oggettività del diritto condannando sulla sola base della parola dell’accusa (presa come prova con ragionamenti degni dei sofisti).

Ma tu resti una merda sub-umana. Difatti hai il coraggio, davanti all'obiezione di chi giustamente sostiene la prostituta in questione non potersi affatto accostare alle donne realmente stuprate, di rispondere ""stupro l'hanno detto i giornalisti, i giudici dicono violenza sessuale" (trascurando, mio perfido iudeo, che la pena inflitta è quella spettante a chi realmente stupri con violenza e brutalità la prima passante) , di notare candidamente "violenza sessuale è più ampio di stupro" e di chiedere retoricamente "che cos'è violenza sessuale?" E anzichè rispondere "dovrebbe essere quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro (perchè di gravità e dimostrabilità oggettive)" finisci per giustificare le vaghe e omnicomprensive definizioni femministe, includenti de facto tutto ciò di cui una donna possa a posteriori accusare un uomo.
Non ti passa per la tua testa di giudeo che la tassatività del diritto impone di circoscrivere a quanto scritto esplicitamente nella legge le fattispeci di reato (e non allargarle a posteriori secondo le interpretazioni dei giudici o peggio il sentire delle presunte vittime), che l'oggettività del diritto indurrebbe a stabilire in maniera chiara a tutti a priori il confine fra lecito e illecito (e non lasciarlo decidere a posteriori dalla donna secondo i suoi soggettivi parametri, sulla cui sola parola si fondano troppe sentenze di condanna), che la presunzione di innocenza non permetterebbe di mandare in galera chicchessia sulla sola parola dell'accusa (per quanto teoricamente credibile, coerente, consonante e priva di apparente intenzione di infierire) anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, che la proporzionalità della pena non consentirebbe di infliggere pene meritate da un bruto a chi semplicemente per un motivo o per l'altro non paga (o anche solo tocca un culo).
Tu sei fra i "criminali di pace" che hanno permesso alle femministe di includere,
fra fatti penalmente rilevanti, anche quanto non lascia tracce oggettivamente riscontrabili, anche quanto non ha oggettivamente nulla né di violento né di molesto ma ha la sola colpa di esprimere (in maniera più o meno poeticamente vaga o popolarmente schietta, nobilmente raffinata o banalmente triviale) disio naturale per il corpo della donna e di non essere a posteriori da questa gradito (dopo che però lo ha implicitamente indotto e socialmente preteso!), anche quanto non include nulla più del classico gioco delle parti fra maschio e femmina (voluto dalle donne e dalla natura, nel quale il primo fa la prima mossa, insiste, resiste ai no, ritenta e reinventa nuove strategie e la seconda fugge, si nega e lotta come chi vuol essere vinta, non per allontanare ma per accrescere disio, testare interesse, prendere tempo per decidere con calma, per verificare la presenza o l'eccellenza delle doti volute, per godersele se presenti o divertirsi comunque della situazione di potere psicosessuale se assenti), anche quanto viene “commesso” senza la benché minima violenza nel senso classicamente inteso con ciò dal diritto e dalla ragione.
Tu sei fra i responsabili della galera di tanti innocenti (o colpevoli di fatti ben minori per gravità della pena). Non venirmi a dire che sei innocente. Che io voglio sterminare, per quanto dirò fra poco, persone innocenti. Non sei innocente tu come non lo era gran parte dei giudei traditori del Reich! Erano molti meno gli innocenti incolpati da Hitler di quelli incolpati dalle leggi femministe da te sostenute. Quindi fra due mali scelgo il minore: il nazismo è preferibile al femminismo. Hitler agli ebrei mascherati e femministi come te.


SOLUZIONE FINALE DEL PROBLEMA:
Pensando a dei bastardi come te, esclamo: peccato se davvero (revisionismo docet) le camere a gas sono state solo un'invenzione!
Per quello che tu e i tuoi simili (se ne salvano pochi e sono odiati come sheet dagli altri giudei) avete fatto una prima volta avvelenando l'antichità greco-romana attraverso il cristianesimo e una seconda distruggendo la rinascente europa (con socialismo, femminismo e altre "amenità" da voi sovvenzionate materialmente e ideologicamente) ci vorrebbero non UNA, ma DIECI, CENTO, MILLE Auschwitz (ma non di quel campo di prigionia reale simile a quello inventato dagli inglesi nella guerra boera, ma a quello ricostruito da far vedere alle scolaresche!).


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